Scritta
per i Dodici Mesi
di Fedeltà.
Dominic
Howard e Matthew
Bellamy non sono miei, non li conosco né pretendo di
fornirne un
ritratto fedele – anche se a loro i costumes
ed il sesso
strano piacciono e l'hanno anche rivelato pubblicamente, deal with
it.
Non mi finanziano, anzi,
per seguirli mi sveno con il sorriso sulle labbra.
Qualcosa per
metabolizzare l'esperienza allucinante e meravigliosa del Reading
nonché il decennale di Origin of Symmetry dovevo scriverlo.
Può
sembrare un omaggio insolito... Oddio, probabilmente lo è,
ma è
anche abbastanza tipico del personaggio... Del mio personaggio,
intendo. XD
Engiuoi!
:D
An end has
a start
Appollaiato sulla
balaustra del balconcino che dava sul palco, coccolato dai lussi
della zona vip ed immacolato come un giglio, Matthew Bellamy dedicava
parte della sua attenzione all'esibizione degli Interpol ed il resto
alla folla scalpitante e variopinta che premeva sulla prima
transenna, quella di fronte allo stage.
Il colpo d'occhio era
ragguardevole, dalla sua posizione, eppure non rendeva affatto l'idea
di ciò che effettivamente era stato, era e sempre sarebbe
stato il
festival di Reading: il fango appiccicoso misto al cibo abbandonato e
calpestato, alle cartacce e alle lattine, i cessi intasati, il sesso
lurido e casuale in tende strettissime e sottilissime, gli stivaloni
di gomma rigida che ti facevano venire i crampi ai polpacci, le
gomitate, le contusioni, le sbornie, l'erba, le risse.
Il Reading, prima ancora
di essere una festa della musica, era il migliore dei riti di
iniziazione possibili poiché chiunque lasciava qualcosa di
importante sul campo, alla fine: la tenda, lo zaino, una cassa di
birra, la verginità... Non si usciva interi da
lì, non si usciva
puliti neanche facendo attenzione.
Per questo Matt aveva
bisogno di celebrare la morte dell'innocenza dei Muse proprio di
fronte a migliaia di persone che stavano trucidando la propria sotto
la pioggia, sporchi ed infreddoliti, suonando ogni singola traccia di
Origin of Symmetry per l'ultima volta.
Quando il successo aveva
iniziato finalmente ad arridere alla band, tanti piccoli ingranaggi
avevano cominciato ad incepparsi: come una caricatura di rockstar,
Matt si era dato ad ogni genere di vizio; come un padre e marito
esemplare, Chris si era dato alla nostalgia di casa; come un amico
fedele ma impotente, Dom non sapeva che pesci prendere.
Non era stato facile
riscrivere le regole del gioco e della loro stessa amicizia.
Non sarebbe stato facile
cambiarle di nuovo.
-
Sbrigati!
- Oooh, siamo impazienti
stasera?
Matt ridacchiò,
sprofondando ancor di più nel divano color champagne della
suite di
Dom e stropicciandosi il volto con i palmi delle mani.
Era stanco. Voleva solo
soffocare il peso della giornata trascorsa, del concerto, dei
pensieri sotto le coperte e dormire per almeno dieci ore filate.
- Be', è da un po' che
aspetto, non ti pare?
La voce di Dom venne
attutita dalla porta chiusa del bagno.
- Sono solo venti
minuti... Il minimo sindacale, direi!
- Spero ne valga la pena!
- Te ne accorgerai, razza
di bastardo ingrato!
- Mhm, mi piace quando mi
insulti...
- Pervertito! - strillò
querulo Dom, parodiando la reazione di un'oltraggiata damigella
d'altri tempi.
- Non perdere tempo,
cretino! - lo rimproverò Matt di rimando, versandosi
dell'altro Moët
& Chandon nel bicchiere già semipieno.
Dovettero
passare altri dieci minuti prima che la porta del bagno si aprisse
con lentezza furtiva.
Matt
sentì i tonfi leggeri dei passi di Dom alle sue spalle,
smorzati
dallo spessore del tappeto, e posò il suo terzo bicchiere di
champagne sul tavolo di fronte al divano.
Sobbalzò,
quando un paio di mani guantate lo accecarono momentaneamente.
- Che cosa...?
- Sta per iniziare lo
show, zuccherino... Tieni gli occhi chiusi.
Matt obbedì, seguendo
solo grazie all'udito i movimenti del suo batterista attraverso la
stanza – il debole clic dell'interruttore del lampadario, un
CD
infilato nel lettore, una canzone piena di archi struggenti e...
- … Cher? Questa è
Cher?
- Mhm-mhm. Cher.
- Be', che tu abbia dei
gusti musicali quantomeno opinabili non è una
novità ma qui si
toccano livelli di...
- Apri gli occhi,
sbruffone.
Fu per una precisa
combinazione di fattori che Matt, una volta trovatosi di fronte ad
un'inaspettata versione di Dom travestito da Rita Hayworth in Gilda,
non cadde preda del peggiore attacco di risa isteriche dai tempi
dell'incisione sotto funghetti allucinogeni di Plug In Baby: prima di
tutto, il vestito indossato dall'attrice era più lungo. In
secondo
luogo, il vestito indossato dall'attrice non si tendeva su alcun
organo genitale maschile in semierezione. Infine, il vestito
indossato dall'attrice non era indossato da Dom.
Scuotendo la fulva
criniera posticcia che gli ricadeva sulle spalle nude, Dom
fissò
Matt da sotto in su e si cinse i fianchi fasciati di seta nera.
- Di recente ho scoperto
di avere una certa passione per il burlesque, sai?
- Ma non mi dire... -
mormorò Matt, ritraendosi contro lo schienale del divano
quando vide
Dom avvicinarsi.
Il batterista tirò su la
gonna, scoprendosi ulteriormente le cosce abbronzate per salire sulle
ginocchia di Matt: gli gettò le braccia al collo, parlando
ad un
soffio di distanza dal suo volto.
- Pensavo che avresti
apprezzato...
- Pensavi bene. - ammise
Matt, socchiudendo gli occhi sotto le carezze di Dom sulle guance e
sul collo.
Tentò di fermare la mano
guantata che gli si infilò sotto la camicia, tirandogliela
fuori dai
pantaloni.
- Dom... - sussurrò ma
l'altro non gli diede modo di continuare, baciandolo sulla bocca.
Per un attimo, Matt
accolse senza protestare le effusioni del suo batterista: un lungo,
lunghissimo attimo nel quale percorse le sue gambe nude da cima a
fondo, dalle caviglie sottili ai polpacci duri e definiti fino alle
anche.
Non incontrò un solo
pelo, neanche quando per forza d'abitudine lasciò scivolare
le dita
dove di solito finivano il loro viaggio – the
underneath is
a big surprise, si ritrovò a canticchiare
mentalmente.
Poi mise da parte ogni
facezia, lo strinse sotto le ginocchia e fece forza.
Non riuscì a spostare
Dom di un solo centimetro, ma almeno attirò la sua
attenzione.
- Che c'è? -
Matt inspirò
profondamente, un po' per riprendersi dal bacio ed un po'
perché era
maledettamente difficile, per tanti motivi
– non ultimo
avere Dom accucciato in grembo che lo fissava in quel
modo, il
volto quasi inghiottito da quella stupida, enorme parrucca rossa.
Dominic James Howard era
ufficialmente la cosa più cretina, devota e bella che avesse
mai
preso in braccio dopo il cucciolo di labrador che i suoi gli avevano
regalato a sette anni – ed era un complimento.
- Scendi.
Dom schiuse le labbra,
cerchiate dall'ombra carminio del rossetto stinto e spalmato dai baci
come il trucco di un clown piuttosto sciatto, e non si mosse.
- Scendi, per favore. -
lo incitò Matt, spingendolo delicatamente sul petto per
rafforzare
il concetto.
Così, Dom mise un piede
a terra, prima di sollevarsi per un istante e poi capitombolare
miseramente.
- PORCA PUTT...!
Matt si sporse in avanti,
chiamandolo: - Dom...?
Quest'ultimo si
contorceva stringendosi un piede, calzato da un letale sandalo nero
tacco 12.
- Cazzo, che dolore...!
- Fammi vedere.
La caviglia di Dom era
gonfia e livida, ma ad un primo esame sembrava semplicemente slogata.
Matt lo rassicurò,
sorridendo: - Ok, non dovrebbe essere rotta.
- Che... Che culo! -
esclamò a denti stretti il batterista, cercando di alzarsi e
desistendo subito dopo dall'impresa.
Fissò Matt torvo,
scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte.
- Dammi una mano.
Quando riuscì ad
accomodare l'amico sul divano – non senza qualche risata da
parte
sua e, nonostante il dolore, dell'infortunato – Matt
tirò fuori il
telefono.
- Chiamo un taxi e
andiamo al pronto soccorso, ok?
Dom ghignò ironico.
- Prima sarà il caso che
mi levi tutta questa roba di dosso, no?
La parrucca volò
dall'altra parte della stanza – questa cosa prude e
mi fa
sudare, la odio – assieme ai sandali e ai guanti di
raso.
Mentre abbassava la zip
laterale del vestito, Dom si accorse di Matt che lo fissava.
Arricciò le labbra,
iniziando a sfilarsi l'abito.
- Ti piace quello che
vedi, straniero?
L'altro scoppiò a
ridere, ma non rispose – piuttosto, andò in camera
da letto a
cercare un paio di pantaloni.
Tornando, fece finta di
non aver notato che Dom fosse completamente nudo – questa sua
antipatia per l'intimo...! - e si chinò immediatamente ad
infilargli
una gamba degli skinnies.
I quali, essendo
skinnies, ovviamente non erano progettati per farsi strada oltre una
caviglia gonfia.
Dopo molti tentativi ed
una serie di “ahi!” sempre più concitati
da parte di Dom, Matt
lo informò con un sospiro rassegnato: - Non c'entra.
- Come “non c'entra”?
- Dom, hai un cocomero al
posto della caviglia. Con dei pantaloni più larghi, magari...
- Tu non mi conosci
affatto, Bellamy... Secondo te ho dei pantaloni
più larghi
nell'armadio?
- Prendo un paio dei
miei, allora.
- Nonono, che dici! Al di
là del fatto che fanno cagare...
- … ma...!
- … le gente mormora,
se mi vede girare con i tuoi pantaloni.
- Non è mica la prima
volta che ci scambiamo i vestiti.
- Ma è la prima volta
che rientro in hotel con un paio di pantaloni e poi esco di nuovo con
un altro paio di pantaloni... Tuoi.
Matt sbuffò, esasperato.
- Vabbe', allora che
faccio? Li taglio?
Dom guardò i suoi
adorati, aderentissimi, trendyssimi, costosissimi pantaloni firmati
con evidente struggimento, prima di obiettare timidamente: - Magari
fai un altro tentativo...
Matt alzò gli occhi al
cielo, ma acconsentì: - Ok.
Nonostante Dom facesse
del suo meglio per trattenersi, era palesemente sempre più
in
sofferenza ad ogni centimetro di stoffa con il quale Matt riusciva a
coprirlo.
Alla fine si arrese, e
mugugnò: - Tagliali lungo le cuciture, però.
- La prossima volta
lasciamo stare il cross-dressing... Solo del robusto, sano sesso
all'antica senza vestiti e coreografie strampalate.
Proposta allettante,
tranne per il fatto che veniva dalla persona sbagliata.
Matt scosse il capo,
mormorando: - La prossima volta...
Dom si infilò la
camicia, guardandolo.
- Cosa?
- Niente. - un momentaneo
guizzo di vigliaccheria – non era stato facile prendersi cura
di
Dom negli ultimi cinque minuti, aveva rischiato più volte di
recedere dalla propria posizione senza motivo alcuno.
Mantenere l'aplomb di chi
è nel giusto era una sfida, quando bastava così
poco a farlo
deviare...
La faccia di una delle
persone che gli erano più care al mondo, per esempio.
- Matt, su...
E allora, tanto valeva
sputare il rospo così come gli veniva, accantonando ogni
discorsone
moralista che comunque aveva dimenticato nel varcare la soglia di
quella dannata suite.
- Non credi che stia
diventando tutto troppo ridicolo? Voglio dire... Guardami. Guardati.
Dom si guardò davvero, e
guardò anche lui. A lungo.
- Ti trovo attraente,
siamo sessualmente in sintonia e ti voglio bene. Qual è il
problema?
- disse alla fine con la sua solita aria tranquilla, quella che di
solito faceva venire i nervi al ben più paranoico ed
esagitato Matt.
Quest'ultimo decise di
affrontare il problema girandogli prima attorno.
- Sai quanti anni compi,
a dicembre?
- Ne dimostro comunque di
meno. - ironizzò Dom, e Matt lo ignorò per
rispondere alla domanda:
- ... trentaquattro. Sai quanti ne compie Origin of Symmetry? Dieci.
Il batterista finì di
abbottonarsi la camicia, allargando le braccia sullo schienale del
divano e accavallando le gambe.
- Quindi?
- E io non posso
esattamente metterti l'anello al dito...
- E chi lo vuole?
Dom sollevò un
sopracciglio, osservandolo di sbieco: - Non riesco a seguirti.
Figurarsi, a malapena
riusciva a starsi dietro lo stesso Matt.
- Non vuoi altro? Tipo
una fidanzata, un bambino?
- Faresti prima a dirmi
cosa vuoi tu.
Giustamente,
approvò Matt suo malgrado.
- Credo che oggi sia
finito un ciclo.
- Oggi? Così, d'un
botto? Hai ricevuto lo Spirito Santo?
Il batterista sorrise
lievemente, in un modo che fece sentire l'altro un po' in colpa e
anche un po' stupido, a dirla tutta.
- Ti senti in colpa nei
confronti di Kate e Bing?
Fu con sincerità che
Matt ribatté: - Non esattamente.
In fondo, non aveva mai
ritenuto – per egoismo? Calcolo? Depravazione? - quello che
faceva
con Dom ormai da dieci anni qualcosa in grado di ferire un qualsiasi
componente della sua nuova famiglia; semmai, il problema stava nel
fatto che per cominciare il nuovo corso della sua vita doveva
necessariamente tagliare i ponti con il passato.
-
Credo che sia arrivato il momento di calmarci, di pensare un po' a
noi. Voglio dire, mi sto costruendo una famiglia, sto finalmente...
Creando qualcosa di importante al di là della mia carriera...
-
Tutto il resto non è importante? - lo interruppe bruscamente
Dom. -
Perché se è così hai ragione, dovresti
pensare un po'.
Si
issò a fatica sul piede sano, saltellando verso il bagno, e
Matt
accorse ad aiutarlo.
-
Non ti scomodare... Anzi. Torna nella tua stanza, non è un
problema.
-
Dom, sei k.o....
-
Non è vero... In fondo mi aspettavo che prima o poi mi
“scaricassi”,
se così si può dire.
-
Parlavo del piede...
L'occhiata
che Dom gli rivolse fu gelida, prima entrare in bagno e strofinarsi
la saponetta sulla mani per creare della schiuma.
Matt
restò alle sue spalle, mormorando: - Non voglio farti
sentire di
merda.
Dom
gli parlò attraverso lo specchio, una volta sciacquatosi il
volto.
-
Non sto di merda.
-
Sei palesemente incazzato.
-
Oh, certo, ti piacerebbe lucidarti l'ego con la convinzione che io
abbia il cuore spezzato, eh? Vuoi sapere qual è il problema,
invece?
Il
batterista si girò, cercando sostegno nel lavabo.
-
… è che hai ragione. Sono troppo vecchio per
vestirmi da bagascia
anni '40 per intrattenerti, per rischiare di rompermi l'osso del
collo su un paio di schifosissime Blahnik e per essere... Me,
fondamentalmente. Quindi sì, sono incazzato ma non con te.
Non sei
l'unico ad aver capito che si è chiuso un ciclo.
Alzò
le mani, e scandì: - Adesso dovresti farmi la cortesia di
chiamare
un taxi ed accompagnarmi in corridoio per prendere l'ascensore e poi
vai. A. Dormire.
Per
inaugurare il nuovo ciclo, Matt non trovò di meglio da fare
che
seguire le istruzioni dell'altro e trascorrere una notte insonne
nella splendida suite matrimoniale occupata da lui, Kate e suo
figlio.
Pessimo
inizio, ma per il resto poteva – doveva –
migliorare.
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