Ammutinamento

di Rowena
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Angoletto dell'Autrice: Questa storia partecipa alla Challenge di Natale su Writers Arena Rewind. Anche se non sembra. XD
Dunque, il mio spirito natalizio, non so se l'avete compreso, tende abbastanza in basso. Non so se riuscirò a scrivere 24 fic tutte sul Natale, credo che sia oltre le mie possibilità, per cui mi prenderò molta libertà nel reinterpretare i prompt, che mi saranno comunque d'ispirazione, e nel trasformarli. Non odiatemi. XD
In questo caso, Gérôme è l'ometto col buffo cappello che sta alla reception della Fata Madrina... Venti minuti per scoprire come si chiamasse, ahahahaha!
Disclaimers e Crediti: Ho scelto il prompt di Nonnapapera! Shrek&co non appartengono a me, purtroppo, ma alla Dreamworks e a chi altri ne detiene i diritti. Non scrivo a scopo di lucro e nessuna violazione del copyright è intesa. La trama è mia, non me la copiate o divento cattiva!




Che brutta giornata! Non che lavorare alle dipendenze della Fata Madrina fosse una gioia, anzi: l’essere magico prometteva la felicità a chi era pronto a pagarla, non ai suoi sottoposti. Ogni giorno c’erano disastri da sistemare, alla fabbrica di pozioni e incantesimi, problemi, ritardi nella produzione, tutti guai da risolvere prima che la Signora se ne accorgesse e iniziasse a strepitare e a richiedere ipercalorici spuntini per rimediare al suo umore, peccatucci di gola per cui poi si sarebbe sfogata con i suoi subalterni.
Gérôme raggiunse il piano d’appoggio più vicino e vi lasciò cadere la lunga lista di pozioni che aveva appena ricontrollato, sentendosi sfinito. Aveva male alle braccia, pardon, alle ali: ci mancava proprio la trasformazione in colombo, quel giorno… E poteva solo sperare che la Fata Madrina non si accorgesse che era stato proprio lui a far entrare i tre intrusi nello stabilimento bevendosi la scusa ridicola degli ispettori del sindacato.
Era stato stupido, quale allocco avrebbe sfidato la fata più potente di Molto Molto Lontano, rischiando la vita, l’aspetto, la salute e molto altro ancora? Eppure aveva voluto credere che fosse vero, con tutte le sue forze.
«Gérôme! Portami subito quei cannoli al burro ripieni di zabaione, quelli col cioccolato fuso sopra, veloce», strepitò la Fata Madrina mentre complottava con il suo inetto, azzurrissimo figlio. «E fai mettere in ordine questo posto, o vi decurterò dalla paga ogni singolo minuto di produzione persa».
«Sì, Fata Madrina», rispose prontamente l’ometto trasformato in piccione, senza neanche avere il coraggio di far notare che, se tutti fossero stati riportati al proprio aspetto, pulire e risistemare la fabbrica sarebbe stato molto più semplice.
Ma, forse… Forse avrebbe potuto chiamare lui quelli del sindacato! Sì, lui sarebbe stato l’eroe di quella favola, avrebbe salvato se stesso e i colleghi dai soprusi e dallo sfruttamento. La Fata Madrina stava progettando di uscire per le sue losche trame, doveva soltanto attendere qualche minuto… E scoprire se era in grado di scrivere una lettera con quelle zampette da gallina, ovviamente.
Nessuno notò lo sguardo stranamente luccicante di quel piccione col cappellino, nel delirio della fabbrica a soqquadro, soprattutto non la sua datrice di lavoro.
Gérôme ridacchiò, mentre svolazzava nel salone: chissà di quanti krapfen ripieni di panna montata avrebbe avuto bisogno la vecchia megera per riprendersi da quel brutto colpo.






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