Genere: romantico, drammatico
Tipo: one shot
Personaggi: Gingetsu, Ran
Coppia: shounen-ai
Pairing: GingetsuXRan
Rating: PG-13, arancione
Avvertimenti: angst, death-story, lime,
slice of life
PoV: terza persona
Spoiler: qualcuno qua e là nei quattro volumi
Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma delle Clamp. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono
utilizzati senza scopo di lucro.
Note:
storia scritta il 29 aprile 2003
Per sempre… tu
Il rumore della
porta che si apriva.
“Sono tornato!”
esclamò il soldato varcando la soglia.
Il silenzio fu
l’unica risposta che ottenne, l’uomo venne colto dal panico, lasciò cadere il
sacchetto che teneva in mano, mentre a grandi passi raggiungeva il salotto e lì
lo vide, il ragazzo steso sul sofà, le membra adagiate mollemente sul tessuto
scuro del divano, i sottili capelli neri sparsi sul bracciolo, le labbra
socchiuse, il petto che si alzava e si abbassava al ritmo regolare del suo
respiro.
Il tenente Gingetsu si avvicinò al giovane addormentato, gli si
inginocchiò accanto, stava solo dormendo, constatò con sollievo.
“Ran…” sussurrò, scostandogli una ciocca di capelli dal
viso.
Il ragazzo
socchiuse lentamente le palpebre sbattendole più volte per mettere a fuoco il
viso del soldato.
“Non ti ho sentito
entrare” mormorò mettendosi a sedere con uno sbadiglio.
“Non ha importanza”
Ran
esalò un tremulo respiro.
“Hai fame?” domandò
il soldato sollevandosi in piedi, togliendosi il lungo soprabito grigio.
“Non molta, ma
mangerò comunque qualcosa, per farti compagnia”
Gingetsu
lasciò la stanza per andare in cucina, dopo poco Ran
lo raggiunse.
“Posso aiutarti?”
“Sì, puoi preparare
la tavola”
Gingetsu
osservava il ragazzo muoversi per la stanza, prendere questo o quello e posarlo
sul tavolo; era così abituato alla presenza di Ran,
come avrebbe fatto quando? Scosse la testa con forza, non voleva pensarci.
Il rumore di un piatto che si
infrangeva lo fece sussultare, si volse di scatto e vide Ran
piegato in avanti aggrappato al tavolo che faceva un enorme sforzo per restare
in piedi, tremava violentemente.
Gingetsu
lo raggiunse, gli circondò la vita con un braccio, prese una sedia facendolo
sedere su di essa.
“Ran…”
“Sto… bene… mi gira…
solo un po’… la testa…” disse a fatica, il respiro affannoso, la fronte
imperlata di sudore, chiuse gli occhi prendendo un respirò profondo.
“Sono un peso per
te, Gingetsu?”
Il soldato sgranò
gli occhi e scosse la testa “No, non lo sei mai stato e lo sai bene” disse
sfiorandogli una guancia.
“Il mio tempo è
finito”
Un brivido gelido
di paura attraversò il corpo del militare.
“Non dirlo più…”
sussurrò posando le labbra su quelle del giovane che erano fredde e pallide, Gingetsu le succhiò piano infondendo il proprio calore a Ran, ma il ragazzo si scostò mettendo fine al bacio.
In silenzio il
soldato si inginocchiò a terra per raccogliere i cocci del piatto, ma in quel
momento era come se stesse raccogliendo i frammenti del proprio cuore.
Mangiarono in silenzio
ognuno perso nei propri dolorosi pensieri.
Ran
si diresse nella propria stanza, pallido e silenzioso, si sedette sul letto.
“È inevitabile, lo
sapevamo entrambi fin dall’inizio” disse quando Gingetsu
lo raggiunse nella stanza.
Il soldato si inginocchiò
davanti a Ran, gli posò la testa sulle ginocchia.
“Però sono stato
felice qui con te, come non lo sono mai stato” sussurrò accarezzandogli i
capelli chiari e sottili.
“Ti prego non
parlare così…” disse sollevando il viso.
Gli occhi di Ran erano lucidi e distanti, forse persi in remoti ricordi.
Gingetsu
gli sfiorò il viso “Torna da me…” bisbigliò.
Il giovane spostò i
suoi occhi blu sul viso dell’uomo e sorrise “Sono qui”
Il militare prese
le mani di Ran nelle proprie stringendole un poco “Se
tornassi all’istituto…”
“No!” l’interruppe
bruscamente “Ho fatto la mia scelta, tanto tempo fa…” disse chinandosi a
baciare le labbra di Gingetsu.
“Ti prego” sussurrò
a pochi centimetri dalle sue labbra “Fa l’amore con me, un’ultima volta…”
L’uomo lo strinse a
sé soffocando un singhiozzo nei morbidi capelli neri, lo sospinse dolcemente a
sdraiarsi. Lentamente, alla pallida luce della lampada di Ran,
lo spogliò, ricoprendo di mille baci la pelle chiara, che man mano faceva
capolino dagli indumenti, facendolo sospirare e gemere.
Fecero l’amore, con
dolcezza e passione, come se fosse stata la prima volta.
Gingetsu
si sciolse nel corpo di Ran ripetendogli infinite
volte che lo amava, che lo amava disperatamente.
“Grazie…” sussurrò
il ragazzo addormentandosi sfinito nell’abbraccio dell’uomo che amava e che gli
aveva regalato la felicità.
Gingetsu,
invece, non riusciva a prendere sonno, i ricordi affollavano la sua mente, il
ricordo di un bambino che fuggiva sotto la pioggia, un bambino condannato alla
solitudine, un bambino che in breve tempo era diventato uno splendido ragazzo,
un ragazzo che aveva riempito la sua vita, un ragazzo che gli aveva confessato
il proprio amore tra le lacrime, un ragazzo che lui amava più di sé stesso.
Il sonno lo colse
trascinandolo nel proprio oblio.
La luce della
lampada tremolò un istante poi… si spense.
Un raggio di sole, che filtrava
dalla finestra, svegliò Gingetsu; il soldato si alzò
aprì le tende e la finestra, un’aria frizzante e profumata lo investì.
“Ran…” la luce del sole illuminava la stanza ed il volto del
suo angelo.
Gingetsu
si sedette sul letto, posò le labbra su quelle di Ran,
per svegliarlo, ma le labbra di ragazzo erano fredde, come freddo era il suo
corpo.
“Ran…”
lo chiamò ancora e ancora.
“Perché? Perché mi hai lasciato
solo?” sussurrò prendendo il ragazzo tra le braccia, lo cullò dolcemente,
mentre due lacrime cristalline scendevano sulle sue guance pallide.
“Aspettami…” bisbigliò “Ti
raggiungerò presto…”