gabriel koloscha _ David Brach
Sguardo Scarlatto:
Capitolo 0.0 Prologo
La terra bruciava tingendo di denso fumo nero il cielo da prima limpido,
creando spesse nubi che salirono in alto a coprire il sole. Calarono le tenebre.
Divenne
improvvisamente notte in quella tarda mattinata primaverile e silenzio, non più un suono si poté udire. Il tutto sembrò cadere in un universo
fantastico, irreale, da sembrar un sogno (un incubo).
L’intenso puzzo di benzina, però
frantumò presto quella gracile speranza.
Calò il
silenzio più assoluto, dopo le urla e le grida,
interrottò solo dal crepitio del fuoco che lentamente
avanzava, avvicinandosi sempre più al nero sentiero
tracciato dal contenuto della cisterna, riversatosi sulla strada. Un camion si era ribaltato. Il fuoco divampava mescolandosi al rosso del sangue, il quale, simile a lacrime scarlatte, sembrava
fuoruscire dallo stesso asfalto, carbonizzando i corpi che rimanevano
immobili a terra.
Mai prima di allora i
suoi occhi si erano posati su un simile disastro, mai prima di allora avrebbe pensato
potesse succedere un evento simile in un luogo tanto tranquillo e
spensierato.
Eppure la tragedia era
avvenuta, in un giorno che tanto era sembrato simile a molti altri.
Non aveva avuto
nessuna strana sensazione quando era uscito di casa solo poche ore
prima, non vi era stato niente a preannunciargli
quell’incidente. La sua era stata una
bella giornata.
Quante volte capita (a
ciascuno di noi), di sentire le varie tragedie avvenute po’
qui, un po’ la, in ogni parte del mondo, sappiamo tutti che
accadono, ma nessuno prende veramente in considerazione che possano
accadere proprio a noi stessi.
“Infondo, il
globo è cosi vasto, perché dovrebbe capitare una
cosa simile proprio a me? “ Ci si dice, per questo si
è tutti cosi impreparati quando accade.
Per questo Gabriel non
poteva. Non riusciva a credere di essere finito in un incidente simile.
“è
un incubo... Questo è solo un incubo!!!” si
ripeteva il ragazzo agitandosi disperato, riversando amare lacrime sul
proprio viso dal incarnato chiaro, graffiando con le unghie
l’asfalto cercando di trascinarsi via da quell'orrore, strappandosi la pelle
delle mani, ridotte ormai in carne viva, ignorando il dolore solo grazie alla
folle paura che lo attanagliava. Le fiamme però lo circondavano, il
calore si faceva sempre più insopportabile. Ancora, ancora e
ancora tentò di fuggire dalla prigionia di metallo che lo
intrappolava sotto i resti di una macchina accartocciata, ridotta ad un
misero scheletro dopo il violento impatto. “Si...
è solo un brutto sogno! Adesso mia madre verrà ad
urlarmi dietro perché sto ancora poltrendo e io mi
risveglierò nel mio letto...” continuava ad
illudersi mentre con il busto cercava di portarsi avanti, trascinandosi
con i gomiti dopo che le mani si erano scarnificate a tal punto da
poterne vedere l’osso. Lentamente però la gelida
consapevolezza della morte calò su di lui, il suo cuore
sembrò mancare un battito nel comprendere la sua immediata
fine, la vista gli si annebbiò, e non a causa delle lacrime
che scorrevano senza controllo sulle sue guance arrossate dal calore
del fuoco.
- NO! NON VOGLIO
MORIRE!!!- urlò con quanta voce gli fosse rimasta, ben poca
in realtà, il fumo gli aveva colmato i polmoni soffocandolo.
E fu in quel momento, in quel suo ultimo rantolo disperato che
l’occhio del ragazzo cadde poco lontano da lui, a solo
qualche metro di distanza. Lì, dove un larga pozza nera
aveva preso posto sulla strada e dove l’incendio si stava per
propagare. Gabriel sapeva che cos’era quel liquido scuro,
-No... NON è vero! – gridò
dimenticandosi del fuoco arrivatogli cosi vicino da iniziare a
divorargli le carni, - NON è POSSIBILE!!- furono le sue
ultime parole prima di scoppiare a ridere. Si, rise. Rise come mai
aveva fatto prima di allora, lo fece cosi tanto che persino la terra
sembrò fermarsi un istante ad ascoltarlo. Il tempo si
bloccò in un momento lungo quanto l’
eternità ad udire la sua risata, nell’istante in
cui le fiamme raggiungevano la cisterna piena di cherosene.
Una risate malsana,
una risata di chi si era rifugiato nella follia. Di chi non aveva
più nulla da perdere perché ormai non aveva
più niente, ricolma solo di dolore e di rimpianti.
-WHAHAHAHAHAAAAAA!!!-
Con quel riso sulle
labbra Gabriel Koloscka, studente liceale di 17 anni,
abbandonò questo mondo per sempre...
...
o almeno cosi avrebbe dovuto essere
---
Bene,
salve a tutti, è la prima volta che mi cimeto in una storia
sopprannaturale, ma quest'idea mi frullava in testa già da
un pò e alla fine non hi resistito all'impulso (essendo
un'amante del genere era solo una questione di tempo xD xD ). In
principio era nata come FF, ma mi sono trovata troppo limitata quindi,
eccola qui.
Piccola spiegazione:
scusatemi per il capitolo all'apparenza inconcludente, ma è
praticamente cosi che risulta ogni prologo ( xD xD ), anche la mancanza
di un reale ambiente è calcolata (spero sia abbastanza
chiaro che sia una strada, però ^^''' ), anche se
raccontato in terza persona questo prologo era pur sempre dal punto di
vista di Gabriel, era una descrizione di cosa vedeva lui in quel
momento e ho pensato (visto che fortunatamente non mi è mai
capitato nulla del genere), che non riuscisse a vedere molte cose che
gli stavano attorno, anche se l'ambiente in torno a lui era in
realtà un luogo familiare.
Cooomqunque spero di
avervi interessato, non sono ancora molto esperta nello scrivere su
questo genere (quindi, se il mio racconto sa da aria tritta e ritritta,
sorry xD ), la trama si sviluppera pian piano con la presentazione
degli altri personaggi. COMMENTATE, PLEASE
bye-bye ;-)))
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