cal
Nota introduttiva:
questa storiella senza troppe pretese si è
classificata prima al contest "Dolci tentazioni" di Stellalontana.
Decisamente non me l'aspettavo, dato che è la prima volta
che
scrivo con questo protagonista: pensavo di aver fatto un completo buco
nell'acqua e tuttora sono ancora incredula. Il pacchetto che avevo
scelto per
il contest conteneva i prompt cioccolatini al liquore, sedia e grigio
perla; per qualche strano motivo, che tuttora ignoro, fin dall'inizio
queste parole mi avevano fatto immaginare questa precisa storia, che ho
sempre avuto in testa anche se poi mi sono messa a scriverla all'ultimo
minuto.
Nel momento di
pubblicare, ho
deciso di aggiungere all'inizio parte di un brano che, ognivolta che lo
ascolto, mi fa immaginare proprio l'amore che Severus provava per Lily.
Non c'entra moltissimo con la trama, solo che mi ha sempre fatto venire
in mente loro due e ho sempre pensato che prima o poi l'avrei inserito
in una storia.
Concludo augurando
buona lettura a tutti :)
Cioccolatini al liquore
And
when that queen's daughter
came
of age,
I
think she'd be lovely
and
stubborn and brave,
and
suitors would journey
from
kingdoms away
just
to make themselves known.
And
I think that I know the bitter dismay of a lover who brought
fresh
brouquets every day
when
she turned him away
to
remember some knave
who
once gave
just
one rose, one day, years ago.
(Okkervil River, A stone)
24
dicembre 1976
Era appena calato il
sole su una
giornata nuvolosa e glaciale quando Severus Piton fece il suo ingresso
nella pasticceria distante due isolati da casa sua, inevitabilmente
attratto, come altre decine di persone, dall’incredibile
varietà di dolciumi esposti in vetrina. Era uscito con
l’obiettivo di trovare un regalo alla svelta, senza dover
perdere
tempo a ghiacciarsi i piedi lungo le strade, perciò quel
posto
gli sembrò immediatamente fare al caso suo. Immerso in
quell’atmosfera di calda festosità e di profumi
che
avrebbero fatto venire l’acquolina in bocca a chiunque, il
ragazzo impiegò diversi minuti per scegliere il pacchetto
giusto; voleva presentarsi con qualcosa che non sembrasse assolutamente
misero e di poco conto, ma che allo stesso tempo non fosse tanto
ricercato e particolare da rischiare di non piacere. Conosceva da una
vita le persone a cui il regalo era destinato, era vero, ma non aveva
mai badato nel dettaglio a quali fossero i loro gusti in fatto di
dolci. Di una cosa, però, era certo: non voleva sbagliare.
Era
sua intenzione presentarsi alla loro porta per lasciarli piacevolmente
a bocca aperta e poi, senza ulteriori indugi, sparire per sempre dalla
loro vita. Non che quel proposito lo rendesse felice –
tutt’altro – ma vi era inevitabilmente costretto.
Desiderava soltanto compiere un ultimo gesto gentile, per lasciarsi
alle spalle almeno un buon ricordo di sé.
Alla fine, dopo aver
compiuto
l’ennesimo giro del negozio, si sforzò di prendere
una
decisione. C’era una scatola in particolare che aveva
attratto la
sua attenzione fin dall’inizio e fu verso di essa che si
diresse;
rimase a fissare la confezione per qualche secondo, chiedendosi se non
fosse una scelta troppo azzardata, ma poi scacciò le
incertezze
dalla mente e la sollevò con delicatezza dallo scaffale.
Tutti i
suoi compagni di Casa l’avrebbero deriso per giorni se mai
l’avessero visto lì dentro, ma lui, alla fine,
aveva
deciso di dare più peso all’aspetto pratico:
andare fino a
Diagon Alley il ventiquattro di dicembre per comperare dei cioccolatini
gli avrebbe fatto perdere soltanto un sacco di tempo, dato che Severus
era al sesto anno e non aveva ancora sostenuto l’esame di
Smaterializzazione. Ovviamente, non era contemplabile
all’interno
dei suoi piani chiedere a suo padre, Babbano di nascita, di
accompagnarlo lì; probabilmente l’avrebbe tolto
d’impaccio nel muoversi in quel luogo di non-maghi, ma
Severus
gli stava tenendo il muso ormai da giorni, arrivando a stento a
rivolgergli la parola, dopo l’ultima litigata con sua madre
alla
quale gli era toccato assistere. Certe volte avrebbe soltanto voluto
farlo sparire con un unico e spietato colpo di bacchetta, per fargli
capire cosa si provava.
Si avvicinò
alla cassa con
aria imbarazzata, i cioccolatini al liquore ben stretti sotto il
braccio. Gli sembravano una buona idea, dopotutto: il gusto alcolico
avrebbe conferito al loro sapore la giusta intensità, mentre
la
copertura fondente avrebbe sdrammatizzato il tutto con un po’
di
dolcezza. Inoltre, gli piaceva il sottile involucro di carta grigio
perla in cui i cioccolatini erano avvolti: era decisamente
più
sobrio rispetto a tutte quelle scatole rosso sgargiante decorate con
alberelli di Natale e altre chincaglierie simili che erano esposte
sugli scaffali della pasticceria.
Quando posò
il suo acquisto
sul banco, la commessa gli sorrise con gentilezza, anche se lui fece di
tutto per nascondersi dietro la sciarpa che gli copriva mezzo volto.
Pagò con denaro Babbano che aveva trovato in giro per casa,
senza preoccuparsi di domandare di chi fosse, anche se sapeva che
probabilmente si sarebbe buscato una bella punizione. Quando
uscì, si accorse che aveva cominciato a nevicare; non una
tempesta, ma una neve lenta, soffice, malinconica.
Una volta raggiunta la
casa,
Severus si acquattò fra le piante del giardino. Prima di
suonare
il citofono voleva essere sicuro che lei non si trovasse lì,
sia
per evitare ad entrambi l’imbarazzo di
quell’incontro, sia
per non rischiare di essere buttato fuori a calci da lei. I suoi
genitori, invece, non avrebbero certamente osato comportarsi in maniera
scortese nei suoi confronti. Erano sempre stati adorabili con lui;
neanche una volta gli avevano fatto pesare il non aver mai ricambiato
gli inviti a cena di Lily soltanto perché si vergognava di
portarla in casa sua, in mezzo a un misero arredamento di seconda mano
e a due genitori in lotta perenne.
Alzò lo
sguardo verso il
primo piano: le luci della camera di lei erano spente, neppure un
barlume filtrava dalle semplici tende bianche ricamate con motivi
floreali. Si accostò alla porta sul retro con il cuore che
gli
batteva forte, ma per quanto rimase in ascolto non udì mai
il
timbro limpido della sua voce provenire dall’interno.
Probabilmente era in
giro con qualche amica.
Mentre ripensava alle
ultime
immagini di lei che era riuscito a cogliere in attimi rubati alla sua
volontà, gli tornò in mente che l’aveva
vista
scambiare due chiacchiere con Potter. Il pensiero lo
avvelenò
talmente tanto da spingerlo a gettare uno sguardo d’odio a
quel
pacchetto che aveva appena scelto con cura all’interno della
pasticceria; fu tentato di aprirlo, scartare gli involucri grigio perla
per divorare tutto il loro contenuto e lasciare sulla soglia la scatola
vuota, in segno di disprezzo.
Tuttavia, quando
sollevò
cautamente il capo per sbirciare all’interno della sala da
pranzo
di casa Evans, l’impeto d’ira si placò
del tutto.
Violet era seduta sul
divano a
ricamare, mentre Atticus, bardato con grembiule e guanti da cucina,
affettava verdure su un tagliere. Era sempre stato suo il posto davanti
ai fornelli – una cosa strana, decisamente, che in casa di
Severus non sarebbe mai successa. Suo padre, quando rientrava, si
piazzava sulla poltrona accanto al camino e pretendeva che la cena
fosse servita in tavola entro pochi secondi, senza neppure dover aprire
bocca. Sosteneva che i poteri magici di Eileen Prince fossero utili
esclusivamente per aver pronto da mangiare in fretta.
Lo sguardo di Severus
si
concentrò sui posti intorno al grande tavolo in mogano; la
sedia
riservata a lui era sempre stata quella sul lato sinistro, vicino
all’angolo. Ora che lui e Lily avevano troncato ogni
rapporto,
quella sedia sembrava fissarlo con un muto sguardo di vuota
disperazione, che lui ricambiò stringendo forte i pugni per
la
rabbia. Non era giusto che fosse andata a finire così, che
per
un suo madornale errore ora ci fosse solo un posto vacante a
ricordargli che era stato ospite in quella casa, trattato quasi come
uno di famiglia.
Sentendosi rianimare
da
quell’impeto, decise che avrebbe suonato il campanello e
sarebbe
entrato in casa, senza alcuna incertezza. Non si era meritato di essere
chiuso fuori per sempre da Lily, il suo errore non era stato
così irreparabile. Aveva fatto tutto il possibile per a
scusarsi, ma la colpa era stata di lei, che era così
testarda e
non aveva più voluto sentire ragioni.
Tuttavia il suo posto
c’era ancora, in quella casa.
Esitò
ancora un secondo,
cercando di pensare bene a cosa avrebbe potuto dire per cavarsi
d’impaccio, ma poco dopo si rese conto che
quell’attesa gli
era stata fatale: mentre stava finalmente per avviarsi verso la porta,
un ragazzo apparentemente un po’ più vecchio di
lui, con
due grossi baffoni che gli ornavano il viso rubicondo, aveva
attraversato la sala ed era andato a sistemarsi sulla sua sedia.
Sembrava totalmente a suo agio, come se quel posto fosse stato suo da
sempre. La sorella di Lily, Petunia, arrivò poco dopo ad
accomodarsi di fianco a lui, posizionando una scacchiera sul tavolo.
Iniziarono a giocare, scambiandosi ogni tanto qualche occhiata
furtivamente leziosa.
Severus
sospirò, rendendosi conto di essersi illuso per
l’ennesima volta.
Neppure il suo posto a
tavola esisteva più, ormai.
Si avvicinò
con cautela alla
porta d’ingresso e depose la scatola di cioccolatini sullo
zerbino. Premette il pulsante del citofono, dopodiché corse
via
a perdifiato e si nascose dietro alla cancellata, protetto dalle piante
del giardino.
Avrebbe voluto offrire
personalmente uno di quei piccoli dolci al signore e alla signora
Evans, scartandone per loro l’involucro grigio perla, per
dimostrare che era ancora il ragazzo un po’ taciturno ed
educato
che avevano conosciuto. Aveva immaginato che Violet e Atticus, poi,
l’avrebbero invitato a fermarsi per una tazza di the, ma lui
avrebbe declinato con gentilezza il loro invito affermando di non voler
arrecare fastidio a Lily.
Invece, rimase
soltanto a guardare
mentre Petunia apriva il portone, si guardava intorno con aria
circospetta e infine raccoglieva da terra la scatola di cioccolatini
con una smorfia diffidente, per poi portarla dentro casa e urlare ai
genitori “Secondo me sono avvelenati!”.
Rimpianse di non
averne tenuto
almeno uno per sé e di essere destinato, quindi, a lasciare
insoddisfatta la sua curiosità riguardo al sapore di quei
dolcetti che aveva scelto con tanta cura.
Con un sospiro si
scosse via la neve dalle spalle, poi si voltò e
s’incamminò verso casa.
*fine*
Ed ecco qui il giudizio completo
ricevuto :D
Grammatica e sintassi:
9.25/10
Stile e lessico: 9/10
Uso del prompt: 15/15
Originalità
della trama: 9/10
Caratterizzazione dei
personaggi: 5/5
TOT: 47.25/50
Bellissima.
Il Severus da te tracciato è perfetto, orgoglioso, educato,
curato nei minimi dettagli, veramente azzeccato. Lo stile, la
grammatica e il lessico sono curati e la storia scorre piacevolmente.
Mi è piaciuto molto come hai usato il prompt che avevo dato,
e visto che eravamo vicini al Natale è stato un momento
perfetto per ambientare la storia. Che dire di più?
Bravissima!
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