Ti ho odiato profondamente.
Ti ho odiato profondamente fin dal primo giorno che seppi della tua
esistenza.
Non sapevo nemmeno come tu fossi fatto, ma seppi che ti odiavo ancora
prima di conoscere i tuoi capelli ricci e i tuoi occhi penetranti che
mai, e ripeto mai, sapevo mi avrebbero sfiorato.
Sapevo che eri ricco, sapevo che eri potente, alto, muscoloso e
invidiato da tutti e questo acuì in me il tuo odio per te.
Io, l'erbaccia di strada, parassito in questa scuola di marciume
dorato, ero costretta a sopportare la tua presenza come un ombra che
toglieva respiro anche al sole.
Tu, disgraziatamente così bello.
Tu, disgraziatamente così potente.
E io, fragile e condannata a una vita che non volevo, a una scuola che
non sopportavo, ad amici velenosi come le serpi, costretta nel vedere
la mia famiglia sfasciarsi a causa di quel denaro che tu sperperavi in
abbondanza, ti conobbi per la prima volta in un triste pomeriggio
d'autunno.
I tuoi occhi mi videro e non mi considerarono.
E io ti odiai ancora più profondamente di prima.
Ti sfidai, ti colpii, ti insultai, ti offesi, ti tradì, ti
lasciai... ti cullai nell'oblio di un sogno.
E tu continuasti, imperterrito, a tendermi la tua mano forte,
pronta nel bisogno, salda nell'attesa, calda come il sole d'estate e
beneamata come un alito di vento ad agosto.
I tuoi occhi mi incatenarono ai tuoi, mi trattennero dal cadere
miserabilmente a terra, mi soccorsero nelle ore più buie, mi
guardarono come l'alba vede la luna calare, irraggiungibile, ma tanto
amata.
E per ogni angheria subita, per ogni minuto che io avessi mai sofferto
a causa tua, tu pagasti dieci, cento, mille volte tanto ogni singolo
dolore, ogni singola goccia di sangue versata, ogni lacrima sofferta.
Sfidasti il mondo intero per me, sfidasti la povertà, le
classi sociali, le convenzioni, tua madre, i tuoi amici, l'intero mondo.
E io ancora non riesco a capire quando e perchè, il mio odio
ti amasse così tanto da perdere il respiro, da perdere il
sorriso e la voglia di vivere ogni qualvolta il tuo volto non fosse
girato verso di me e la tua mano fosse tesa nell'attesa della mia.
Le mie labbra fremono ogni volta che mi sfiori.
Tremano e vogliose arrossiscono come le mie guance, speranzose di un
tuo bacio, di una tua carezza, di una dolcissima violenza che
più di una volta mi imponesti.
Ti ho odiato profondamente e intensamente e ora il mio amore per te non
può essere meno intenso e profondo.
E mentre me ne vado, capitolando al volere di tua madre, il mio cuore
resta con te, in quelle mani forte che so essere violente, ma che
sapranno preservare il mio cuore, come il più fragile dei
cristalli.
Ti ho odiato profondamente, Tsukasa, e così profondamente ti
amo.
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