Introduzione
Genesis Stadium, Finale della Galactik Football Cup.
<< Non saremo mai dovuti venire a questo
incontro >> disse Bennett. << Non so
perché, ma non mi sento per niente a mio
agio. >>
<< Forse perché siamo nella tana dei
leoni? >> rispose Artie.
<< Oh andiamo ragazzi, Clamp e Sonny sono amici, il
professore non ci avrebbe mai mandato qui se non ci potevamo
fidare >> esclamò Caren.
<< Be’ Bimba, sai come la penso
io? >>
In quel momento la porta di fronte a loro si aprì
facendo entrare un imponente uomo dalla testa pelata, un occhio
robotico e abiti eleganti, Duke Maddox, il capo della Technoid, che
venendogli incontro disse << E’ un piacere
incontrarvi signori.. E signorina. >>
<< Chi noi? >> domandò Corso
avvicinandosi, non si fidava affatto di lui e voleva mettere subito le
cose in chiaro. << Hai portato le mappe? >>
<< Vi consegnerò le mappe ad una
condizione >> rispose il vecchio lasciando tutti a bocca
aperta, quello non era proprio nei programmi. << Seguiremo
questa operazione in due, Corso. >>
<< I Pirati che lavorano insieme ai
Technoid? >> domandò allibito Artie.
<< E’ impossibile >> fu la risposta
di Bennett.
<< Sarà divertente >>
esclamò invece la giovane, quelle assurde macchine da
combattimento le piacevano un sacco, le trovavo buffissime, inoltre
preferiva cento volte averle come amiche che come nemiche.
<< Al momento il vostro nemico è Bleylock, non
i Technoid e guarda caso vogliamo entrambi catturarlo. Sono sicuro che
andremo molto d’accordo >> disse soddisfatto il
capo dei robot.
I tre pirati guardarono per un attimo l’uomo di fronte a loro
non molto convinti, chi gli assicurava che potevano fidarsi di lui?
Perché all’improvviso il signore della Technoid
aveva tanta voglia di collaborare con loro? Dove era
l’inganno?
<< Oh andiamo Corso! >> esclamò
Caren interrompendo i pensieri del braccio destro di Sonny Blackbones.
<< Mai sentito il detto “il nemico del mio
nemico è mio amico”? Siamo tutti sulla stessa
barca e Sonny ha bisogno di noi. Più stiamo qui a pensare
più rischiamo che sia troppo tardi. >>
<< Ascoltala, la ragazzina ha detto delle parole
sagge. >>
Corso guardò Caren, lei si fidava di quell’uomo e
Sonny si fidava di lei, quindi se Sonny considerava saggio seguire gli
istinti della sua protetta lo avrebbe fatto anche lui.
<< E va bene. Fa strada. >>
L’insolito quintetto uscì dalla stanza per entrare
in un lungo corridoio dove due robot aspettavano gli ordini del loro
capitano e tutti insieme si diressero verso la sala delle vasche
d’acqua potabile. Per tutto il tragitto nessuno
parlò fino a che non si trovarono di fronte
all’ingresso dove Duke Maddox mise la mano sulla piastra per
il riconoscimento delle impronte digitali e voltandosi verso di loro
disse << I miei robot entreranno per primi se non vi
dispiace. >>
Le porte si aprirono e gli androidi le oltrepassarono andando dritti
verso due loro simili e neutralizzandoli aprendogli così la
strada.
<< Guarda guarda, robot contro altri robot. Deve essere un
sogno >> disse Artie fissando l’ammasso di
ferraglia abbandonata in terra.
<< Oppure un incubo.. >> rispose Caren.
<< Queste cisterne sono enormi. Credi davvero che Sonny
sia qui? >> domandò Bennett stupito a Corso,
che avviandosi rispose << Lo sapremo solo
controllando. >>
<< Non c’è tempo da perdere, diamoci
da fare. >>
<< Per una volta sono d’accordo con te Artie. Io
suggerisco di dividerci, faremo prima a ispezionare tutte le
cisterne >> propose la ragazza.
<< Parole sante Bimba. Ehi Corso se non stai attento la
ragazzina tu rimpiazzerà come vicecapitano. >>
<< Chiudi quella boccaccia e datti da fare
Bennett! >>
<< Si signore! >>
I cinque si divisero e Caren, seguita a ruota da Artie, corse verso le
varie vasche osservandole tutte con attenzione. Ispezionarono per vari
minuti senza ottenere risultati fono a che Bennett esclamò
<< Non lo troveremo mai! E’ come cercare un ago
in un pagliaio ragazzi. >>
<< Ma il nostro ago è Sonny e senza di lui
siamo finiti. >>
<< Sempre molto positivo eh Corso. >>
<< Va bene proseguiamo >> continuò
l’uomo ignorando il commento della giovane.
Il gruppo camminò per alcuni metri fino a che Maddox,
allertato dai suoi robot esclamò
<< Nascondiamoci! >>
All’improvviso il suono di alcuni passi rimbombò
per la stanza, si stavano dirigendo verso di loro, ma prima avrebbero
incontrato le carcasse dei robot fuori uso, infatti, come previsto il
nuovo arrivato si fermò e parlando all’interno di
un trasmettitore disse << Generale abbiamo un
problema. >>
<< Tu sei il problema Baldwin! >>
esclamò il capo della Technoid uscendo dal suo nascondiglio.
<< Ammetti semplicemente che non te l’aspettavi,
come non se l’aspettava Bleylock. Fuoco! >>
Al comando del loro signore i robot annientarono gli androidi che
accompagnavano il nuovo arrivato, uno di essi però nel
cadere si lasciò sfuggire un colpo che andò a
colpire la teca di vetro di fronte a lui infrangendola.
<< Via di qui! >>
L’incrinatura cedette e l’acqua fluì
prepotente dalla sua prigionia costringendoli a fuggire per non essere
spazzati via, fortunatamente il liquido trovò una sbocco
nelle prese d’aria della stanza e in pochi attimi
sparì, facendo tirare a tutti un sospiro di sollievo. A
tutti tranne che a Corso, che accortosi che Baldwin stava scappando lo
rincorse saltandogli a dosso e atterrandolo. << Dove si
trova Sonny Blackbones? Rispondi! >>
<< E’.. E’
nell’.. >> cercò di dire lo
scienziato senza però riuscirci a causa della mano del
pirata che gli stringeva il collo.
<< Corso! Così lo soffochi! >>
esclamò Caren.
Il vicecapitano allentò la presa e il prigioniero respirando
con profonde boccate rispose << E’
nell’ultima vasca. >>
<< Portaci immediatamente da lui! >>
Baldwin annuì tirandosi in piedi e, anche se controvoglia,
gli guidò fino alla prigione del capo dei pirati.
Sonny infatti, si trovava sospeso in una bolla d’ossigeno
all’interno della teca di vetro e stava lottando contro di
essa, che a quanto pare si stava restringendo.
<< Sonny! >> esclamarono.
<< Maledizione vuole
soffocarlo! >>
Corso mantenendo il sangue freddo estrasse dalla tasca un rampino e
con mira perfetta lo lanciò verso una trave in
metallo arpionandola e salendo verso di essa grazie al
congegno. Una volta su, si tuffò in acqua nuotando
verso la bolla e provando a romperla, con poco successo.
<< Non ce la farà mai! >>
esclamò la giovane.
<< Resisti Sonny.. Resisti Sonny >>
mormorò Artie guardando impotente l’amico lottare
con tutte le sue forze.
<< Devo fare qualcosa! Artie, Bennett ho bisogno che mi
diate una spinta verso l’alto >>
<< E cosa vuoi fare Bimba? >>
<< Voglio aiutare Sonny! Su create un appoggio con le mani
e al mio tre spingete più forte che potete. >>
I due obbedirono e Caren dopo aver preso una piccola rincorsa
saltò sul trampolino improvvisato volando verso
l’alto e aggrappandosi al bordo della vasca. Con
l’adrenalina che le scorreva ancora in corpo si
issò in verticale e dopo una piccola spinta cadde
all’interno dell’acqua. Con tutta la forza che
aveva nuotò verso Corso e quando lo raggiunse
sfilò uno dei due affilatissimi Kanzashi dai capelli e
usandolo come pugnale iniziò a colpire la sfera.
La bolla era più resistente del previsto, sembrava fatta di
gomma, ogni loro colpo rimbalzava sulla sua superficie senza farle
neanche un graffio.
“Maledizione!” pensò lei picchiando
più forte. “Stupida palla! E dai
scoppia!”
Corso da parte sua continuò a colpire infaticabile
l’involucro, doveva salvare l’amico a tutti i
costi, non poteva permettere che morisse. Con quel pensiero
caricò il colpo mettendoci tutta la sua forza e quando
toccò la bolla la perforò facendola poi
scoppiare.
<< Si! >> esclamò Caren, ma quando
vide Sonny privo di sensi scivolare verso il basso, la sua voce
ovattata si trasformò in un
<< NO!! >>
Lei e il vicecapitano si guardarono per un attimo, poi veloci nuotarono
verso il basso afferrando il loro amico e riportandolo in superficie.
<< Ce l’abbiamo fatta! >>
esultò la bionda prendendo profonde boccate
d’aria.
<< Ce la fai Caren? >>
<< Credo di si.. >>
<< Bene, allora prendi Sonny e aggancia il rampino a
quella trave la su, poi rilanciamelo e vi
raggiungerò. >>
La giovane eseguì gli ordini e in pochi attimi fu fuori
dall’acqua , dopo aver restituito il congegno a Corso, stese
il capitano per terra e cercando di mantenere la calma provò
a svegliare l’uomo.
<< Respira? >> domandò il suo
compagno emerso a sua volta dalla vasca.
<< Si.. >>
<< Allora deve aver bevuto dell’acqua, dobbiamo
fargliela buttare fuori. >>
<< E come? >>
<< Così! >> esclamò il
pirata dando un secco colpo sul petto dell’amico che
improvvisamente aprì gli occhi tossendo e sputando il
liquido che aveva ingerito.
<< Sonny! >> urlò la giovane
gettandosi tra le sue braccia.
<< Caren.. Corso.. Mi avete salvato >>
rispose lui stringendola a sé.
<< Bleylock? >>
<< Se ne sta occupando Maddox >> rispose
l’altro uomo.
<< Maddox? >>
<< Si, Clamp e Simbai lo hanno convinto ad
aiutarci. >>
<< Questa poi.. >> rispose Sonny.
<< I Pirati e i Technoid.. Forza andiamo. >>
<< Ce la fai a stare in piedi? >>
domandò la ragazza aiutandolo ad alzarsi.
<< Credo di si. >>
Il trio tornò ai piedi della vasca, dove insieme ai due
pirati e Baldwin, trovarono anche Duke Maddox di ritorno dagli uffici
del generale.
<< Bleylock? >> domandò il
fuorilegge.
<< E’ scomparso. >>
Lo scienziato rise. << Il mach sarà finito a
quest’ora, siete arrivati troppo tardi. >>
<< Troppo tardi?! Perché? Che cosa sta
succedendo?! >> esclamò Blackbones.
<< Parla! >>
<< La finale si è conclusa. Non
c’è niente che potete fare. >>
<< Sbagliato >> si intromise Artie premendo
l’auricolare all’orecchio per sentire meglio.
<< L’incontro non è finito,
giocheranno un altro tempo. Gli Snow Kids hanno pareggiato
all’ultimo secondo. >>
<< Io credo che sia meglio che tu parli! >>
<< Vi ho detto tutto quello che so! >>
<< Ah si?! Lo vedremo. Adesso verrai con me a vedere la
finale e mi dirai tutto quello che sai. >> si intromise
minaccioso Maddox.
<< Va bene, va bene. Vi dirò
tutto.. >> Baldwin si interruppe urlando di doloro, era
stato colpito, e il gruppo si voltò verso
l’origine del proiettile.
<< Adesso non dirai più niente. Non rovinerete
i miei piani >> disse Bleylock dalla sua postazione.
<< Rimanete qui, io vado a prendere
Bleylock! >> esclamò Sonny correndo verso il
suo nemico.
<< Sonny! >> esclamò Caren
provando a seguirlo, ma venendo bloccata da Corso che prendendola per
un braccio disse << Caren no! Gli saresti solo
d’intralcio. >>
<< Devo aiutarlo! >> urlò la
giovane provando a liberarsi.
<< Lo vuoi capire che non puoi fare niente per
lui! >> disse Corso tenendo salda la presa sul suo
braccio, ma quando un’improvvisa scossa lo colpì
la lasciò andare. << Ahi! Ma che
diavolo.. >>
<< Non.. >> La scossa aveva percorso anche
tutto il corpo della giovane dandogli una tale scarica di adrenalina da
farla riprendere subito. << Scusa Corso! Devo aiutare
Sonny! >>
<< Bimba no! >> esclamò Bennett,
ma Caren era già lontana e nessuno avrebbe potuto fermarla.
La ragazza corse a tutta velocità fino alla fine del
corridoio e proprio come aveva fatto il pirata si arrampicò
sulla grata fino a raggiungere il piano superiore dove era situata una
porta aperta. Veloce la imboccò, portava ad un altro
lunghissimo corridoio che si concludeva con un ascensore, ascensore che
stava salendo.
<< Maledizione! Non li raggiungerò
più! >>
Doveva farsi venire un’idea e anche alla svelta, presto
Bleylock e Sonny sarebbero arrivati all’ultimo piano e lei
non avrebbe potuto fare niente per aiutare il suo amico. Ad essere
sincera non sapeva perché si era impuntata sul fatto di
voler aiutare Sonny, sapeva che lui era perfettamente in grado di
cavarsela anche da solo e che una ragazzina di appena quindici anni non
avrebbe potuto fare molto per aiutarlo, però qualcosa le
diceva di andare.
I minuti passavano e Caren non era ancora riuscita a farsi venire
un’idea per raggiungerli, poi ebbe un improvviso lampo di
genio, certo era pericoloso e assolutamente stupido, però
doveva pur tentare. Sicura si sporse verso il buco
dell’ascensore, poi togliendo dai capelli il Kanzashi lo
lanciò verso uno dei lunghi cavi tagliandolo e lasciandolo
scivolare giù, certo era un po’ in alto, ma se si
fosse arrampicata sul tubo davanti a lei ci sarebbe arrivata benissimo.
Così veloce saltò iniziando la sua scalata e
recuperando il suo bastoncino, con cui tagliò altri cavi che
l’aiutarono ad arrivare all’ultimo. La sua corda
improvvisata era un po’ lontana, per arrivarci doveva
saltare, così Caren iniziando ad oscillare si diede la
spinta necessaria per il balzo afferrando l’altro cavo appena
in tempo per evitare di precipitare con il precedente.
<< Fiù! >> sospirò.
<< C’è mancato poco 'sta
volta. >>
In quel momento ringraziò mentalmente Corso per le sue
lezioni in cui l’aveva tormentata con flessioni, addominali e
corse, poi recuperando il controllo salì fino ad un condotto
dell’aria, lo stesso in cui aveva visto sparire il piede del
suo amico. Molto lentamente vi entrò e tirando un sospiro di
sollievo voltò le spalle all’ascensore strisciando
gattoni fino ad un’apertura dalla quale si calò,
non sapeva perché fosse così sicura che quella
fosse la strada giusta, però qualcosa le diceva di si e
infatti aveva ragione. Appena in cima alla scalinata che portava sul
tetto della struttura, Caren vide apparire la testa di Bleylock, come
se qualcuno ce lo avesse appena scaraventato.
<< Si!!! Gli ho trovati >> esclamò
lei correndo per la rampa e uscendo all’aria aperta appena in
tempo per vedere Sonny gettarsi nel nulla alla rincorsa delle sfera
contenente il Metaflusso.
<< NO! >>
Il generale si rialzò soddisfatto e come se non avesse
sentito l’esclamazione della nuova arrivata si diresse verso
il bordo del grattacielo. Una maschera di rabbia gli storse il viso
quando si accorse che Sonny Blackbones era ancora vivo, appeso ad una
trave e con la sfera sana e salva tra le sue braccia.
Il generale urlò furioso e inginocchiandosi percorse gattoni
l’asta di metallo e una volta sopra l’uomo
iniziò a premere sulla sua faccia per farlo cadere.
<< Sonny! >> urlò la giovane.
Sentendo la sua voce il capo dei pirati reagì e con forza
morse la mano del suo avversario facendogli perdere
l’equilibrio e lasciandolo a suo volta appendersi a
mezz’aria attaccato all’unico appiglio.
<< E’ finita. Arrenditi Bleylock. >>
<< Mai! Il meta flusso è mio! >>
esclamò lui cercando di prenderlo, ma diminuendo la presa
sul palo e scivolando giù cadendo nel vuoto.
Caren chiuse gli occhi, poi quando l’urlo dell’uomo
si fu spento corse al bordo della struttura dicendo
<< Sonny. Grazie al cielo stai bene. >>
<< Caren, che ci fai qui? >>
<< Non importa. Lascia che ti aiuti. >>
<< Okay. Prendi il Metaflusso. Mi raccomando tienilo
stretto e non farlo cascare. >>
<< Va bene >> rispose lei allungando la mano
ed afferrando saldamente la sfera.
Nel momento stesso in cui le calde mani di Caren toccarono la palla di
vetro il fluido contenente in essa si illuminò e una forte
scarica elettrica, molto simile a quella che aveva provato con Corso,
ma molto più forte, colpì la giovane facendola
urlare di dolore. Nonostante però tenerlo tra le braccia le
provocasse un male indescrivibile lei non lasciò mai la
presa su di essa neanche quando perse i sensi con la voce di Sonny
nelle orecchie che disperato urlava il suo nome.
Erano passati quattro anni da quando quella scossa colpì
Caren, ma lei non dimenticò mai il dolore provato e da
allora molte cose cambiarono.
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