Sognando l'America.
Ho
sempre sognato di tornare alla mia città di origine, Los
Angeles, ma tra scuola e lavoro non ci sono mai riuscita e avevo quasi
abbondanato le speranze di rivedere quella splendida città;
fino al Gennaio del duemilatre dove in una splendida mattina di neve il
mio capo ha deciso di licenziarmi per motivi a me sconosciuti.
«Signorina
Anderson, dalla prossima settimana non avremo piu bisogno di
lei.» Cosa? Ma sono la tua segretaria! Come fai a non avere
piu bisogno di me?!
Eeh io lo so come, lui ha un altro tipo di rapporto con le
segretarie...cosa che tu non gli consenti giustamente.
Si infatti,
giustamente! Ma oggi è sabato, questo vuol dire che...
«Ma Signor
Smitt, tecnicamente sarebbe oggi il mio ultimo giorno di
lavoro!»
«Oh allora
sa contare Signorina Anderson, si questo è il suo ultimo
giorno e adesso, se ha finito di farmi perdere tempo, la accomodo
fuori.»
Sa contare Signorina Anderson bla bla bla, la accomodo fuori bla bla
blah.
Si ho sentito grazie!
Tornai nel mio buco:
una scrivania piccolissima messa in un angolo del muro, e continuai a
programmare ogni singolo istante della vita di quel topo/ratto del
Signor Smitt. Non ho capito perchè con tutti i dentisti che
ci sono la gente vada proprio da lui; brutto com'è con i
suoi capelli rossicci e unti, la faccia scavata e talmente piena di nei
che potrebbe partecipare al Guinnes World Records,
il corpo che sembra
un fiammifero spento - con la stessa aromatica fragranza- e la sua
statura di un metro e una Vigorsol
io personalmente
farei fatica a non vomitargli addosso appena mette le sue mani
sudaticce nella mia bocca.
Per non parlare della sua vocina irritante, acuta e nasale!
Seh, tu parli di
vocine...faresti meglio a tacere visti i consigli che mi dai.
Quando mai ti ho dato consigli sbagliati?! Comunque la vocina - che poi
avrei un nome non so se te lo ricordi- vuole caffe, su su.
Si: Goffarda per la
tua goffaggine, diamo anche ordini adesso?
Mi avviai comunque
verso la macchinetta del caffe, ma per me, mica per Goffarda.
«Mmm...vediamo, Espresso? Normale o lungo? Oppure
Cappuccino?!» Ho il vizio di parlare agli oggetti.
«Signorina
Anderson!» Balzai facendo cadere metà Cappuccino
sulla gonna e sulle scarpe.
«Mi dica
Signor Smitt...torno subito a lavoro ho fatto solo una pausa di cinque
minuti per un caffe»
Mi guardò
dall'alto in basso, o meglio, dal basso all'alto facendo una smorfia di
disgusto mentre ammirava la mia gonna.
urno «Santo cielo, non
le ho detto che questo è il suo ultimo giorno di lavoro
Signorina Anderson?»
Ma che fa piglia per
il culo? Guarda che basso come sei ciccio, ti potrei calpestare!
«Si, certo
che me l'ha detto, non meno di un'ora fa.»
«E allora,
con tutta la grazia divina, che diavolo ci fa ancora qui?! Le ho per
caso detto "Torni a lavoro"? No! Le ho detto che la accomodavo fuori,
beh, intendevo del tutto fuori SE NE VADA, ha capito adesso?»
Restai a fissarlo
qualche secondo con gli occhi sgranati.
Tu parla e sarà fatto, lo so che lo vuoi anche tu, dai!
Buttagli quel Cappuccino in faccia che aspetti?
«Si ho
capito, grazie per la "pazienza" e la "calma" con cui mi ha spiegato il
concetto!» Tzé e adesso mi sente.
«Faccia
poco la spiritosa Signorina Anderson, sono sicuro che le
passerà la voglia di scherzare quando non
riceverà lo stipendio dell' ultima settimana!»
Risi di gusto tra me
e me, o meglio, tra me e Goffarda. Cos'era una battuta?!
Alzai il sopracciglio
e incrociai le braccia sul petto, come per dire "Scusami? Non ho capito
bene!"
Non mi diede il tempo
per pronunciare veramente quelle parole
perchè se ne andò; a quel punto scoprii che non
stava
scherzando.
Delusa e incazzata
presi le mie cose e sgattaiolai fuori dall'edificio, per mia enorme
fortuna non c'era una bufera di neve nei paraggi.
Mentre camminavo
talmente pesantemente - per i nervi- sulla neve non mi accorsi che
stavo per scendere da un marciapiede e sprofondai in una pozzanghera
«Ooh merda!
Non bastava il caffe ora sono anche tutta inzuppata d'acqua, e per di
piu gelata!»
Ma non era Cappuccino?
Taci tu! O ti ci
affogo là dentro.
Eeeh, sempre così cordiali voi americani...
Continuai a camminare
senza meta, non avevo voglia di tornare a casa ma non potevo nemmeno
restare là fuori a gelare,
decisi di entrare
nella nuova caffetteria - tanto il primo tentativo era tutto sulla mia
gonna- a prendere qualcosa che emanasse caffeina.
Mentre aspettavo il
mio ordine sentii una voce familiare litigare con il commesso di turno
«La mia
cioccolata calda, non è calda!» Sbottò.
«Mi
dispiace signorina ma non so come aiutarla, sfortunatamente abbiamo
finito il latte e non posso rifargliela...se gliela riscaldassi al
microonde scoppierebbe» Rispose subito il commesso con tono
colpevole.
«Ma siete
degli incompetenti! Non è questione di riscaldarla visto che
non sarebbe dovuta essere fredda!»
«Mi
dispiace, non so come sia potuto accadere... se vuole la casa le offre
un caffe!»
«Io non lo
bevo il caffe, se no avrei ordinato un caffe non le pare?»
La voce familiare
apparteneva a Megan Doherty: una ragazza bionda, alta e magrolina.
Non ci conoscevamo
molto allora, ma avevamo lo stesso un buon rapporto; caratterialmente
era simpatica, aveva sempre la battuta pronta, gentile e generosa ma
aveva un'inclinazione verso il comando infatti veniva spesso
soprannominata "Hitler" in modo ironico ovviamente, tutti le volevano
bene e gliene vogliono tutt'ora, me compresa. Anche lei è
americana come me, e come il mio ex capo che mi fa veramente vergognare
del mio stato. Megan è sempre stata eccentrica credo, ma da
quando la conosco mi coinvolge molto facilmente nelle sue pazze idee:
anche quel giorno, per esempio, mi ha coinvolto in una delle sue pazzie
che però mi ha cambiato letteralmente la vita, e anche a
lei. Se quel giorno avessi saputo a cosa andavamo incontro penso che
sarei svenuta più volte, ma non lo sapevo quindi decisi di
avvicinarmi a lei per salvare il povero cameriere in
difficoltà, penso che mi stia tutt'ora ringraziando.
«
Meg?» Quasi sussurrai il suo nome se no, non sapendo ancora
chi la chiamasse da dietro, mi si sarebbe rivoltata contro.
« Eh? Oh
Lexi, ciao tesoro» Il tono era amabile, ma quando dice "oh
Lexi" mi sento molto un cane.
« Ciao
biondina, che stai combinando?» Alzai un sopracciglio
indicando con la testa il cameriere, lui si che sembrava un cane,
bastonato.
« Mah
nulla, lascia stare, andiamo a sederci che è
meglio!» Tirò un' occhiataccia al ragazzo e mi
prese a braccetto fino al tavolo dove ci sedemmo, poi iniziò
a scrutarmi.
« Santo
cielo Lex, ma che ti è successo?» Disse appena si
accorse che dalla vita in giù ero praticamente fradicia.
« Oh
niente, camminavo tranquillamente per i fatti miei quando una
pozzanghera ha deciso di aggredirmi!»
« Cattiva
pozzanghera, domani le facciamo causa darling!»
«
Già...»
« Qualcosa
però mi dice che non sei giù solo
perchè ti sei tuffata allegramente in una
pozzanghera.»
« Non mi
sono tuffata è lei che mi ha assalito!» Ok mi
stavo decisamente irritando troppo...
Megan, di tutta
risposta al mio attegiamento incomprensibile, incrociò le
braccia guardandomi storto.
« Okay,
okay, quel cretino di Smitt mi ha licenziata. Per di più
senza preavviso.»
« Quel
brutto bastardo!» Disse battendo una mano sul tavolino
facendosi sentire da tutti e creando un silenzio generale: nel
frattempo io stavo sprofondando nella sedia mentre mi schiarivo la voce
- un po' troppo timida eh?-
Tornando in posizione
eretta e spostandomi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio mi lasciai
sfuggire un'imprecazione poco ortodossa.
Continuammo a parlare
del più e del meno per circa un'ora quando a Meg
saltò in testa una delle sue idee.
« Beh,
adesso che sei senza lavoro hai un sacco di tempo libero...»
« Dove vuoi
arrivare?»
« Potresti
finalmente tornare a Los Angeles! Per un po'...»
Non era una cattiva
idea, ma avrei dovuto cercarmi un'altro lavoro invece di andarmene
tranquillamente in vacanza.
« Non credo
ch-»
« Oh avanti
Lex, lo sogni da sempre!»
« Si lo so
ma... partire così all'improvviso, fammici pensare
ok?» Inutile girarci intorno, sarei partita anche la sera
stessa ma cercavo di fare la persona seria e responsabile... che non
ero.
« Tu che ci
pensi su? Ma fammi il piacere!» Ecco, alla faccia della
persona che conoscevo da poco.
« In
effetti...»
« Ma
immaginaci: noi, Los Angeles, shopping...» Aveva
un'aria sognante come un bambino, ma frenate un attimo: noi?
« Vuoi
venire anche tu?» Non che la cosa mi dispiacesse anzi,
però lei non era senza lavoro come me.
«
Perchè, vuoi per caso spassartela da sola?»
Aggrottò la fronte.
« No no,
anzi se vieni mi farai compagnia! Ma tu devi lavorare come
farai?»
« No
problem, posso sempre prendermi un po' di tempo fingendomi malata»
Sembrava tutto
perfetto, quell' idea mi piaceva troppo.
« Beh,
allora partiamo!» Ero visibilmente troppo eccitata, e
anche lei alla mia dichiarazione s'illuminò d'immenso.
Avevamo un sorriso
stampato in faccia che sembrava non andare più via, non
andò via nemmeno quando scoprimmo il prezzo allucinante del
biglietto.
Ormai ci eravamo messe
in testa di partire e niente e nessuno poteva impedircelo.
O meglio, qualcosa
c'era...
« Ehm,
Lexi... io ho paura di volare! Cioè dell'aereo!»
« E tu me
lo stai dicendo adesso?!»
Eravamo praticamente
dentro l'aereo e lei si guardava intorno come se
stesse cercando una qualsiasi via d'uscita, poi fece per alzarsi
« Eh no! Tu
adesso stai ferma qui e non ti muovi neanche di un millimetro,
chiaro?!»
«
M-ma-»
«
NO!»
L'afferrai
velocemente per un braccio tirandola in basso per farla sedere, la cosa
sembra facile ma in realtà non lo era perchè non
eravamo esattamente vicine, infatti, tra noi due c'era un tizio con dei
capelli da urlo, il fisico ancora meglio e gli occhi... beh non si vedevano
gli occhi in realtà, portava degli occhiali da sole - ma che
te ne fai degli occhiali da sole in aereo? Boh-.
Va bene, gli occhi non
si vedevano ma la bocca sì, e posso
assicurarvi che l'avreste desiderata ovunque, una bocca come quella.
« Meg,
respira. Non succede niente. L'aereo sale, cammina un po' e poi scende.
Amen. Finito. Capito?»
«
Sì, spiegalo a quelli dell'attentato alle torri gemelle!
L'aereo sale, cammina un po' e poi si schianta su una torre e muoiono
tutti!»
A quel punto non
seppi cosa rispondere. In compenso scoprii che l'Adone accanto a noi
aveva gli occhi azzurri. Sì, si tolse gli occhiali e
guardò Megan dritta negli occhi.
« Megan,
giusto? Beh la tua amica ha ragione non c'è nulla di cui
preoccuparsi, questo è uno degli aerei più sicuri
che esistano al mondo. Se comunque non riesci a stare calma ti posso
tenere la mano, non fraintendermi ti vorrei solo aiutare.»
Rimanemmo tutte e due
a bocca aperta a fissarlo.
Megan si
incendiò direttamente, era tanto rossa che non esiste niente
a cui paragonarla, restò a fissarlo boccheggiando per non so
quanto tempo e non la biasimo perchè si dà il
caso che il Dio che avevamo immezzo a noi avesse non solo una voce sexy
e profonda
ma anche un sorriso
talmente bello che fece sciogliere sia me che la mia amica ormai in
coma.
Sembrò un
secolo ma in realtà era passato poco più
di un attimo; la povera Meg non abbe neanche il tempo di rispondere.
« Ehm...
sei molto gent-OMMIODDIO STA PARTENDO!»
In una frazione di
secondo la vidi gettarsi addosso al meraviglioso sconosciuto, altro che
tenere la mano...
con gli occhi quasi
fuori dalle orbite tanto erano sgranati.
« Comunque,
io sono Jake piacere di conoscervi» Ed ecco un altro sorriso
mozzafiato!
« Lexi,
piacere mio!» Gli strinsi la mano cordialmente mentre
Goffarda mi istigava a gettarmi tra le sue braccia... e non per fare
compagnia a Megan.
Quest'ultima gli
rimase attaccata per tutto il resto del viaggio, non si mosse di un
centimetro,
mollò la
presa in stile polipo solo quando constatò che eravamo
atterrati da almeno dieci minuti e lo constatò solo
perchè venne una Hostes a ripeterglielo per la terza volta.
Salutammo a
malinquore Jake-il-bono per dirigerci in albergo stremate come non mai
ma con una gran voglia di esplorare la nostra magnifica
città, che ci era mancata tanto.
Dopo un lungo giro
turistico ci ritrovammo davanti a un edificio enorme praticamente
circondato da cancelli verdi.
Vicino a una delle
tante entrate sbarrate c'era un muretto di mattoncini rossi con la
scritta: "The Walt Disney Studios".
Inutile dirvi che
andammo in catalessi all'istante.
« O. Mio.
Dio.» E' tutto quello che Megan riuscì a dire
prima di prendere un foglietto e iniziare a sventolarlo per farsi aria.
Io rimasi
semplicemente a bocca aperta: inebetita.
Non riuscivamo a
crederci, certo sapevamo dell'esistenza di quello studio a LA ma
trovarcelo davanti, era una cosa che ti faceva perdere letteralmente il
fiato.
« Dobbiamo
entrarci! Meg devo assolutamente vedere com'è fatto
dentro!»
« Ma sei
matta? Oppure ignori completamente la scritta "Prohibited to
unauthorized persons"?»
Non mi interessava
cosa diceva la scritta in rosso messa sul cancello, ormai nella mia
mente si era installata un'idea precisa:
Dovevo assolutamente
entrare là dentro. Non m'importavano le conseguenze, al
diavolo tutto avevamo solo tre settimane e non potevo partire
senza essere entrata là dentro.
« L'ho
vista, l'ho vista...» Dovevo archittettare qualcosa per poter
entrare senza essere viste.
« E allora
che vuoi fare, scavalcare il cancello? Dai Lex, torniamo in
Hotel.»
« Ma sei un
genio!» Senza saperlo, la povera Meg mi aveva dato una
fantastica soluzione.
Alla fine scavalcammo
davvero il cancello.
Eravamo dentro, mio
dio eravamo dentro! Non potevamo crederci, era stato facilissimo e
nessuno ci aveva viste.
Ci rifugiammo dietro
un muro dell'edificio vicino a un'uscita di sicurezza, l'idea era che
se non c'era pericolo nessuno sarebbe uscito da li eravamo anche coperte
da un albero quindi, nessuno ci avrebbe viste.
« Ma
è possibile che questi qui risparmino proprio sulle misure
di sicurezza?»
« Beh
ringrazia che risparmiano, o non saremo qui adesso!»
Ma a che pensa la tua
amica? Si rende conto di dove si trova?
Goffarda! Pensavo di
averti abban- ehm lasciato in Italia.
No cara, sono sempre
con te!
Che meraviglia.
« E voi chi
siete?! Che ci fate qui?!»
Una voce che mi
ricordava molto il mio capo però al femminile ci fece
sussultare di colpo.
Ecco lo sapevo ci
hanno beccate, era troppo bello per essere vero.
« Ehm
noi...» Speravo che a Megan venisse in mente qualcos'altro
invece che "Ehm noi" ma non fu così.
« Questa
è una zona vietata! Non dovreste trovarvi qui, mi farete
licenziare sciagurate!»
La donna col chignon
e occhialetti da intellettuale continuava a lanciarci imprecazioni e
noi continuavamo a tacere, per un momento mi
cadde l'occhio sulla targhetta che aveva attaccata alla camicia bianca:
Brigitte Harris. Adetta alla sicurezza.
Avvampai.
« Brigitte!
Chi sono queste due?»
Un uomo alto e
muscoloso apparì dal nulla e lessi un velo di terrore e
imbarazzo negli occhi di Brigitte, che ci tirò
un'occhiataccia.
« M-ma come
non lo sai? Sono le nuove baby-sitter!»
Cosa?
Già, cosa?
Brigitte ci aveva
lasciato a bocca aperta, non eravamo le nuove baby-sitter e lei lo
sapeva bene.
Allora
perchè dirlo?
Nel frattempo l'uomo
che assomigliava a Mister Muscolo ci stava
scrutando fino alla punta dei capelli e non sapevamo ne cosa fare ne
cosa
dire.
« Ma non
doveva essere solo una?» Disse infine.
« Sapevo
così anche io, ma penso che due siano meglio:
accudiscono i bambini con più cura. Sai quanto ci tiene
no?»
A quel punto persi il
filo del discorso e penso che per Megan sia stato lo stesso
perchè mi guardava con un enorme punto di domanda stampato in fronte,
in stile cartone animato insomma.
Mentre Mr. Muscolo
annuiva compiaciuto nella mia mente si davano allegramente spazio due
domande:
Chi ci tiene? E quali
bambini?
Brigitte avrebbe
risposto alle mie domande qualche istante dopo, o almeno
così credevo.
Quest' ultima ci
trascino dall'altra parte della porta che noi credevamo inutilizzata,
invece era solo l'uscita posteriore.
Guardavamo tutto con
le stelline negli occhi, sembrava proprio che si stesse girando un film
perchè le persone correvano da una parte all' altra
nonostante non ci fosse ne il cast ne tanto meno il regista.
Brigitte interrupe i
nostri sogni con quella sua fastidiosa voce.
« Allora
ragazze, vi ho coperto solo per non farmi licenziare! Dovreste essermi
riconoscenti vi sto dando un' opportunità che non vi
ricapiterà mai più nella vita, quindi fareste
bene a seguire queste regole:
1. Non statemi
immezzo ai piedi. Non state immezzo ai piedi a nessuno.
2. Trattate i bambini
come se fossero cristalli, o me la pagherete.
3. Non fate
stronzate.»
Da quel momento
iniziammo ad odiarla altro che esserle riconoscenti, per cosa poi?
Qual' era questa grande opportunità?
« Ah, ora
vi porto in uno dei camerini dove vedrete i bimbi sono un maschietto e
una femminuccia, mi raccomando!»
Era quasi dolce la
sua voce finchè non disse l'ultima parola, lì era
proprio acida.
Ci portò
in un camerino come aveva detto e dopo se ne andò a chiamare
la vera baby-sitter per avvisarla che non avevano più
bisogno di lei.
Povera.
« Mbeh? Ci
molla qui da sole?» Esclamò Megan buttandosi di
peso su una poltroncina
« Ah non ne
ho idea... magari adesso arrivano i famosi bimbi!»
Neanche finita la
frase che due testoline entrarono dalla porta. Per noi fu uno shock
totale: i famosi bimbi erano davvero famosi.
Megan si
alzò di scatto e io mi portai una mano alla bocca, non
poteva essere vero.
Non potevamo aver
veramente davanti quelle creature, e sottolineo quelle creature.
La bambina sembrava
un po' spaesata ma si presentò ugualmente.
« Ciao, io
mi chiamo Lily... lui è mio fratello Jack.»
Aggiunse indicandolo.
« Molto
piacere, noi siamo Megan e Lexi!» Megan si inchinò
per stringergli la mano poi si rivolse a me sussurrando
« Credi
davvero che siano loro? Si insomma sono uguali e hanno anche gli stessi
nomi...»
« Sono
loro, sono loro! Oddio e adesso che facciamo? Ma ti sembra il caso di
stringere la mano a dei bambini di due e cinque anni?!»
« Ma che
vuoi, non ci so fare coi bambini io! Infatti farai tutto tu.»
« Per
quanto possano essere adorabili, scordatelo.»
Insomma, stavamo
confabulando sotto gli occhi vispi di Lily Rose Melody e Jack John
Cristopher Depp.
Per noi sarebbero
stati solo Lily e Jack, ma il cognome che avevano ci premeva
più di quanto pensiate.
Non sapevamo proprio
come comportarci con loro e si era creato un
silenzio molto più che imbarazzante, ma Lily lo
spezzò
« Lo sapete
che mio padre è un pirata?»
Non potemmo fare a
meno di ridere, ne era davvero convinta.
« A si? E
ora dov'è?»
Ma si Lex
và subito al sodo.
« Sta
saccheggiando altri pirati, proprio qui fuori.»
Ovviamente mi venne
subito in mente di mollare i bambini con Megan e
andare dritta nelle braccia di Johnny ma non lo feci, sia per il bene
dei bimbi che per il mio.
Sorrisi a Lily e mi
girai verso Meg in cerca di qualche appoggio morale, ma la trovai
inchinata davanti a Jack
« Ma chi
è questo bel bambino? E brrr e brr, sei proprio
bello, tutto il tuo papà! Eeh gni gni gni... ce lo presenti
vero?!»
Che
scena imbarazzante...
« Meg!
Non è un neonato cavolo, non dirgli certe cose magari va a
riferire...»
Si bloccò
subito fortunatamente ma tirò un'occhiata a
Lily come per indicarmi che Jack non era l'unico che poteva riferire
qualcosa, anche se a quanto pare la bimba era ignara di tutto e stava
giocherellando con i trucchi conciandosi peggio di Joker.
« HEY...
tesoro, poggia subito i trucchi o ci farai cacciare via ok?»
« Hey Lexi,
un po' di tatto ok?»
« Non hai
detto di non saperci fare con i bambini, che vuoi? Occupati di Jack
piuttosto, ti sta pasticciando la borsa!»
Scoppiai a ridere solo
a guardare la faccia di Megan mentre toglieva di
mano a quel povero bambino il pennarello che lanciò contro
la
porta.
« Non si fa
Jack! Cattivo bimbo. Cattivo!»
« Suvvia un
po' di tatto!» Mi stavo piegando dal ridere e
più Meg mi guardava come se mi volesse uccidere
più io
ridevo, coinvolgendo alla fine anche Lily.
Il povero Jack ci
guardava allibito per la velocità con cui era
successo il tutto e anche perchè parlavamo due lingue nello
stesso tempo. La sua faccia ci fece ridere ancora di più.
E così tra
una risata e l'altra Megan lanciò un altro
pennarello che fu subito preso al volo da una figura non del tutto
estranea, anzi per niente.
Ci si
piombò davanti un Orlando Bloom con un sorriso
così
amaliante da farti sciogliere all'istante o meglio da far sciogliere
Megan all'istante.
« Salve
ragazze» disse passandosi una mano nei capelli, Megan ormai
era in coma.
« C-ciao...
i-i-io sono Megan.»
« Lexi!
Molto
piacere...»
« Non
c'è bisogno di dirvi chi sono, dalle vostre espressioni so
che lo sapete già...»
«
Appunto...»
« Mi hanno
mandato a qui a dirvi di fare un po' più piano,
nell'ultima ripresa si sentono le vostre risate e per quanto possano
essere adorabili non sono ben gradite durante un duello tra
pirati.»
« Concetto
capito, faremo silenzio mio amato Will.»
A quanto pare Megan si
era ripresa dal coma, aveva un colorito nella
norma e un sorriso più grande di lei e Orlando messi assieme.
« Benissimo,
ora scusatemi donzelle ma dovrei andare a rifarmi il
trucco, che non è nobile detto da un uomo ma è la
dura
realtà!»
Ci scappò
una risatina da rincoglionite e lo salutammo...
« Leeex! Hai
visto quanto è bono?! Anzi no, non guardarlo è
mio!»
« Mia cara
tienitelo, io aspetto il mio Sparrow!»
« E ora che
facciamo?»
Lily interrupe le
nostre fantasie con una domanda abbastanza giusta... Non ne avevamo la
minima idea.
« Ehm... voi
di solito cosa fate?»
Lo so, domanda poco
professionale, ma che avrei dovuto fare?
Appendili
al muro e corri dal loro papino!
Zitta un
po' Goffà.
«
Di solito
con le altre
baby-sitter stiamo qua a disegnare... ma con papà andiamo
nel
giardino qui dietro, possiamo andare li?»
Ma come si fa a dire
di no a questa bambolina? Ci sta praticamente implorando!
Guardai Meg in cerca
di approvazione e lei annuì subito facendo il labbrino.
« Benissimo,
andiamo in giardino! Ah ehm... da dove si passa?»
Lily mi prese la mano
e mi trascinò fuori, mentre Megan prese Jack in braccio.
Quello che non
sapevamo e che Lily non si era degnata di dirci era che
per arrivare al giardino dovevamo passare proprio davanti all'area dove
si stava girando,
mentre passavamo da un
operatore all'altro buttammo l'occhio su una
scena del film: " Pirati dei caraibi: la maledizione della prima luna"
per l'esattezza.
Tutto quello che
riuscivamo a vedere era una sala enorme, dei riflettori, un tizio che
dava indicazioni e... Johnny!
Se ne stava li, a
provare delle posizioni assurde o a duellare da solo e senza spada ma
la cosa che ci mandò letteralmente, emotivamente e
praticamente in delirio fu quello
che indossava: una tutina blu e nera estremamente
aderente quasi una seconda pelle, e una buffa fascetta.
Guardai subito Megan e
notai che avevamo tutte e due le lacrime agli occhi a forza di
trattenere le risate, premevo la mano contro la bocca ma qualche gemito usciva lo stesso
quindi afferrai Lily e andammo di corsa in giardino dove finalmente io
e Megan scoppiammo a ridere lasciando ancora una volta i bimbi allibiti.
« Mio
Dio Lex, al ritorno non credo ce la farò a non ridergli in
faccia!»
« A
chi lo dici, ma hai visto il Principe Albert?!»
« E
come non notarlo era li in bella vista!»
« Si
ma non guardalo troppo, è zona vietata ai non
addetti!»
« Quindi
non puoi guardarlo neanche tu, scema!»
« Touchè!
Ma prima o poi ce la farò.»
See
sogna mia cara, non ti degnerà neanche di uno sguardo!
« Hey
Lex non parlare in francese!»
« Cavolo
è vero, per fortuna giocano e non hanno sentito
nulla...»
Decisi di chiudere li
la discussione, non era un argomento di cui mi piaceva parlare, quindi
andammo verso i bambini a giocare un po' con loro...
Presi Jack in braccio
e lo alzai in aria per fare il gioco dell'aereo e sembrava piacergli
molto
« Cosa
vedi ometto?» Gli chiesi con la voce più soave che
riuscivo a fare
« Alberi!»
Lo feci girare ancora
un po'
« E
adesso cosa vedi?»
« Papà!!»
« OSSANTOCIELO!»
Misi subito
giù Jack come se avessi fatto qualcosa di sbagliato, per non
parlare del mio cuore a mille.
« Piccoli
miei! Eravate qui? Vi stavo cercando per tutto lo studio...»
Disse tirandoci un'occhiataccia.
Mentre i bimbi
correvano dal loro affascinante padre io mi torturavo cercando di
pensare a delle buone scuse.
« E
così voi siete le baby-sitter?»
« Ehm
si... ci dispiace molto averli portati qui senza avvisare deve essergli
preso un colpo quando non li ha trovati...»
Johnny
ignorò del tutto quello che avevo detto come se non avessi
mai aperto bocca
« Come
vi chiamate?» Disse girando la faccia verso Meg
« Io
sono Megan! Lei Lexi, comunque si ci dispiace tantissimo la prossima
volta avviseremo...»
« Megan
e Lexi, Lexi e Megan...»
Oddio, dì
ancora il mio nome in quel modo e mi sciolgo anche se è
pieno inverno!
« Ma
non doveva essercene solo una?» Questa volta
guardò me, ma non riuscivo a capire se era ironico o
incazzato tanto era profondo il suo sguardo
« Si...beh,
noi... in realtà si»
« Rilassati
ragazza, scherzavo! So tutto, voi siete le infiltrate»
« Se
la vogliamo mettere così...» Esordì
Megan
« Povera
Brigitte.» Aggiunse Johnny con una voce seria ma con il
sorriso che gli illuminava gli occhi.
Gli sorrisi anche io
ma mi evitò di nuovo.
Che
ti avevo detto? Non ti degnerà neanche di uno sguardo.
Maledizione.
« Ragazze
vorrei passare un po' di tempo con i miei figli quando sono in pausa,
vi dispiace? Poi quando riprendo tornate voi.»
« Ma
certo!»
« Perfetto,
a dopo bambini»
Eravamo sedute su
delle scalinate dietro l'edificio per non infastidire nessuno, Megan
mangiucchiava e io mi provocavo il cancro fumando, quando non
riuscii più a tenere i miei pensieri
per me scoppiai...
« Ma
secondo te gli sto sulle palle?! No perchè non so se hai
notato ma mi ha praticamente ignorata.»
« Beh
non è che a me ha parlato molto eh, lui parlava in
generale...»
« Ma
guardava te!»
« Che
poi non è vero che ti ha ignorata, ti ha detto di
rilassarti!» Disse ridendo
« Già...
io sono ancora del parere che gli sto antipatica.»
« Pessimista.»
La pausa
finì e noi tornammo dai bambini per il resto della giornata,
senza vedere più nessuno.
Quando era ora di
tornare in Hotel ci dissero che eravamo ingaggiate per il resto delle
riprese quindi dovevamo essere li tutti i giorni per tutto il giorno, per me fù
come uno schiaffo in faccia visto che così non avremo potuto
goderci ne la città ne la vacanza, però in
compenso sarei stata con i figli del mio idolo.
Già,
perchè l'Adone decidendo di passare le sue pause solo con i
figli e dandoceli alla fine non avrebbe passato neanche un secondo con
noi, neanche un attimo con me.
Tornate in Hotel ci
buttammo subito nel letto, eravamo stremate ma da buona testarda cercai
di riaffrontare il discorso
« Meeg...
perchè mi odia?» Mugugnai in preda alla depressione
« Ah
che strazio, non ti odia... Però avevi ragione ti guarda in
modo strano, ma sarà perchè vuole vedere cosa fai
con i suoi due pargoletti»
« Certo
come no... e perchè a te non ti scruta? Te lo dico io, mi
odia.»
« Megan?»
« Mmm...»
« Mi
stai ascoltando?!»
« Mmmhcerto...»
Bisbigliò mentre sbadigliava
« Certo,
certo...» Presi il mio cuscino e glielo tirai in faccia ma
niente, era gia nel mondo dei sogni.
Dopo un po' di
pensieri deprimenti riuscii ad addormentarmi anche io, dopo tutto
domani si comincia da capo e magari va meglio.
Bene
bene, ecco il primo e fatidico capitolo :) Non so mai cosa dire quando
commento un mio lavoro quindi lascio fare a voi.
Ringrazio Sara/ BlackPearl per avermi seguita e consigliata e Sharon/
Sh_NT per avermi trovato in tempo zero la foto della tutina <3
Spero vi piaccia, un bacione June.
|