Attenzione: questa
one-shot è uno spin off della long fiction sulla next generation, History
Repeating, e pertanto i due protagonisti sono Caroline Forbes (che
conoscete tutti) e Mason Lockwood II (il figliolo minore di Tyler).
Per
Alys che mi ha ispirato e Ale che ha l’influenza ç_ç Vi voglio bene <3
Fever.
Mason sbuffò, abbandonando malamente il termometro
sul comodino; affondò il capo sul cuscino con aria imbronciata, tirandosi poi
le coperte fin sopra al mento: trentotto e mezzo.
“Dannazione.” biascicò rannicchiandosi su un fianco:
detestava avere l’influenza. Non sopportava dover trascorrere l’intera
mattinata a letto, infreddolito e annoiato. In genere cercava di sgattaiolare
fuori casa prima che la sua famiglia riuscisse a far caso agli occhi lucidi o
le guance rosse. Tuttavia, quel mattino, Ricki si era svegliato prima del
solito e l’aveva colto in flagrante, mentre – tra un colpo di tosse e l’altro –
imprecava, sforzandosi di far entrare il piede sinistro nella scarpa destra.
“Febbre!” aveva diagnosticato il maggiore dei
fratelli Lockwood, afferrando il minore per il braccio senza pochi complimenti.
“Torna a letto, fessacchiotto. Tu, oggi, a scuola
non ci vai.”
Neanche Ricki fosse suo padre, pensò Mase voltandosi
pigramente di lato. Un brivido di freddo e un fortissimo mal di testa, lo
convinsero a mettere da parte quel pensiero, e il ragazzo si rannicchiò
ulteriormente, sperando di prendere sonno al più presto.
“Ho sentito dire che qualcuno si è beccato
l’influenza, oggi.”
Una voce femminile lo raggiunse alle sue spalle.
Mase la riconobbe a stento, intontito dal mal di testa, ma riuscì comunque a
trovare la forza per sbuffare, tirandosi con un gesto brusco le coperte sulla
testa.
“Che diavolo ci fai tu qui?” domandò in tono di voce
più lagnoso che irritato, lasciandosi poi sfuggire un colpo di tosse.
Caroline Forbes sorrise con aria allegra, prendendo
poi posto a bordo del letto.
“Ti tengo d’occhio!” commentò semplicemente, analizzandolo
con attenzione: sembrava davvero abbacchiato.
“Non mi metterò a fare a botte con i pupazzi di mia
sorella, puoi anche andartene.” borbottò il ragazzo, tremando per un brivido di
freddo improvviso.
“In realtà ero più preoccupata per il cane, che per
i pupazzi.” scherzò la vampira appoggiandogli con gentilezza una mano sulla
spalla, quando si accorse che Mase stava cercando di alzarsi.
“Ma non hai niente di meglio da fare?” la rimbeccò
il giovane Lockwood puntellandosi sui gomiti per mettersi a sedere.
“Sta' giù.” Lo ammonì la ragazza, costringendolo a
sdraiarsi nuovamente. Mason sbuffò con aria infastidita.
“Sarei tranquillamente potuto andare a scuola questa
mattina, se mio fratello non si fosse messo in mezzo.” aggiunse, scoccando alla
ragazza un’occhiata scontrosa che la fece quasi ridere; aveva proprio l’aria da
bambino imbronciato.
“Hai ragione; Tyler dice che tu sei quello studioso
dei tre.” ammise, sorridendogli con dolcezza. Le guance di Mason sembrarono
tingersi ulteriormente di rosso.
“N-non sono un secchione!” si lamentò scattando a
sedere, trovandosi poi costretto a vedersela con un attacco di tosse
improvviso. Caroline gli diede un paio di colpetti sulla schiena, facendo del
suo meglio per trattenere un risolino.
“Ho detto studioso, non secchione, devi sempre
capire quello che vuoi tu?” lo rimbeccò. “Ma guarda un po’ che roba, sei ancora
più scorbutico del solito quando ti ammali!" aggiunse, continuando a fissarlo di
sottecchi: aveva ancora voglia di mettersi a ridere. Mase, che se ne
accorse, la fulminò con lo sguardo.
“Piantala.” borbottò intuendo che cosa potesse aver
causato quella reazione nella vampira.
“Prima hai balbettato, vero?” azzardò infatti
Caroline poco dopo, confermando i suoi sospetti.
“Non ho balbettato, piantala di ridere.” si impuntò
scontrosamente il giovane.
“Ma non sto ridendo!” si difese la ragazza,
estendendo tuttavia il suo sorriso.
“Ad ogni modo, Oliver ti ha scritto poco fa, dice
che passerà nel pomeriggio.” si affrettò a cambiare discorso, mentre Mase si
voltava dall’altra parte per darle le spalle, rannicchiandosi sotto le coperte.
Seguì un silenzio che durò a lungo, coinvolgendoli
entrambi.
“Hai bisogno di qualcosa?” domandò infine Caroline qualche
minuto di tardi, notando che il ragazzo aveva incominciato a guardarsi attorno
con aria accigliata.
“Mase, che c’è?”
“Acqua.” Si arrese infine il giovane, sprofondando
nel cuscino.
“C’è la bottiglia sulla scrivania, me la prendi per
favore?”
Caroline gli rivolse un’occhiata sorpresa.
“Wow, Mason dice per favore!” lo prese in giro
affrettandosi a recuperare bottiglia e bicchiere. Il ragazzo fece una smorfia,
lasciandosi poi sfuggire l’ennesimo colpo di tosse.
“Sono un Lockwood.” Spiegò tendendo il braccio per
farsi passare l’acqua. “In casa nostra vengono tollerate un sacco di cose, ma
mio padre dà di matto se facciamo i maleducati. Grazie.” Aggiunse poi con un
sorrisetto, portandosi il bicchiere alle labbra.
Quando Mason terminò la sua acqua, tornò a
rifugiarsi sotto le coperte. Si ritirò in un secondo silenzio, intervallato dai
respiri irregolari del ragazzo e da qualche colpo di tosse di tanto in tanto.
Caroline rimase a vegliarlo dal bordo del letto, seppur consapevole di non
avere in fondo un motivo valido per restare lì: Mason era dopotutto abbastanza
grande da potersi gestire la febbre da solo, e a giudicare dai suoi occhi
chiusi, sembrava che si fosse finalmente deciso a prendere sonno, il bicchiere ancora
stretto in mano.
Caroline glielo sfilò via con delicatezza, e
istintivamente si permise di sfiorargli il capo con una carezza, addolcita dall’aria
insolitamente rilassata sul volto del giovane.
“C’è qualcos’altro che posso fare per te?” domandò a
voce bassa, decisa a non fargli abbandonare il dormiveglia.
“Uhm..” Mason mormorò qualcosa, pur continuando a
tenere gli occhi chiusi.
“Questo va benissimo.” farfugliò, alludendo al tocco
della mano di Caroline ancora appoggiata sul suo capo.
“Grazie.” concluse, abbandonandosi completamente al
sonno.
Istintivamente, Caroline tirò indietro la mano,
sorpresa. Poco dopo, tuttavia, i suoi polpastrelli tornarono a sfiorare con
tenerezza il capo del ragazzo. I suoi occhi indugiarono a lungo sui suoi lineamenti
finalmente rilassati, sull’aria serena che in quel momento pareva
aver fatto capolino sul suo volto.
“Prego.” gli sussurrò con dolcezza, riprendendo ad
accarezzargli il capo.
“Buon riposo, Mase.”
Nota dell’autrice.
No, sì, boh. Alys l’altro giorno diceva che è stata
la febbre a renderla così dolciosa nell’ultimo periodo, e Ale aveva la febbre,
quindi ho pensato di scribacchiare su un Mason abbacchiato dall’influenza. Tre
piccole note! 1. A Mase piace veramente studiare (ma non ditegli che ve l’ho
detto, eh?) 2. Mase, di tanto in tanto, balbetta ancora adesso, come avete
potuto notare. 3. I Lockwood hanno un cane di nome Silver (argento, perché
riporta un po’ alla questione dei licantropi) che conoscerete credo presto.
Basta! È una sciocchezzuola, ma ci tenevo a fare un
regalino alle due belle donne citate prima, e alla fine mi son detta che tanto
valeva postarla anche qui, soprattutto perché ci sono degli accenni a un paio
di cose che infilerò presto nei prossimi capitoli di HR.
Un abbraccio a chi ha letto!
Laura