Then and there
Quando
venne al mondo, non avrebbe mai potuto capire il perché.
Vagava
cieco, senza pensare, e percepiva soltanto; il suo universo era una
distesa di pioggia, freddo e sfocato, con soltanto la macchia nera
della mamma a proteggerlo da quella gran fetta di terra.
Ripensandoci,
non faceva altro che mangiare e dormire, per tutto il tempo. Non
aveva molte alternative, in fondo – gli intervalli si
susseguivano,
fra pochi minuti di occhi sgranati e lunghe ore di un oblio molto
più
nero. Udiva ogni suono, ma non voleva muoversi. Senza forze e senza
cibo, poteva solo riscuotersi di tanto in tanto.
Era
tutto normale quando rimase solo. Si era soltanto svegliato, e
intorno il nulla. Doveva soltanto succedere, prima o poi; ma non
ancora, non lo voleva.
Barcollò
a lungo, fin dove poté arrivare – e chi sa dove
erano quelle
creature gelate e piangenti che stavano sempre al suo fianco, e chi
sa dove la montagna nera e calda, la coperta di pelo, forse ingoiata
da qualche notte.
Con
il tempo venne anche il vero freddo. Fu allora che l'istinto, fino ad
allora quasi del tutto assopito e strozzato dalla fame, gli venne in
aiuto per la prima volta.
Le
zampe scattarono; lui corse. Corse per arrivare in qualche altro
posto, per fuggire, dal freddo disperato e dai mali del mondo aperto
– in quel momento, non ebbe altra scelta che fare qualcosa. E
nessuno dei pochi solitari che visitarono Temsik Park quel giorno
fece caso al cucciolo randagio, al povero animale uguale a mille
altri.
Un
errore giustificabile. In quel mucchietto di pelle e d'ossa non c'era
nulla di speciale, e mai nulla ci sarebbe stato. Malgrado
ciò – sorride sotto i baffi al pensiero
– un piccolo gruppo di persone la
penserà sempre diversamente.
Il
gattino nero zampettò sull'asfalto, poi sulla terra morbida,
in una
ricerca senza meta. Tra l'erba alta, mentre il musetto strofinava la
terra in cerca di una briciola, il destino scorreva lento per le sue
vie – si presentò puntuale, ruotando i suoi enormi
ingranaggi,
giusto all'altro lato del crocicchio.
Era
in orario perfetto. Sissel non poteva saperlo, non ancora –
ora lo
sa, e miagola un sorriso.
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30, 30, GHOST TRICK HAS THEM! *stappa la bottiglia in trenta eleganti e
pratiche
mosse*
Che dire, che dire... se non congedarsi con un sentito ringraziamento a
tutti voi e alle mie care Crim e Shari e Juu, compagne della
più bella esperienza di fandom che abbia mai vissuto? Ghost
Trick merita ancora cinquecento di questi traguardi, ergo sotto
a scrivere, amici!
Un grazie per aver letto, e ancora più grazie se correrete a
scrivere anche voi. Moar GT fanfiction!
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