BUTTERFLY
CAPITOLO 1
L’inizio della fine
Mi
guardo intorno e tutto è uguale a com’era ieri, a
un mese fa.
La stessa strada, gli stessi negozi, le stesse macchine che mi passano
vicine, rischiando di schizzarmi addosso spruzzi d'acqua dalle
pozzanghere.
Ma in fondo, mi chiedo, anche
se mi bagnassero davvero me ne accorgerei?
Credo di no, oggi proprio no.
Gli alberi sono fioriti come ogni primavera, come ogni marzo e
mentre aspetto qui sul marciapiede, i petali rosa si staccano
lievi dai rami dei ciliegi e mossi dal vento mi circondano come in un
abbraccio.
Osservo il cielo azzurro e seguo il volo delle rondini sopra
la mia testa, nell'attesa del momento in cui la mia vita
cambierà.
Anche se tutto intorno a me sembra uguale e invariato, io so che
nulla, d'oggi in poi, sarà più come prima.
Perché tutto sta per svanire e diventerà un
ricordo.
Mi guardo ancora intorno, mentre i minuti passano inesorabili e lui tra
poco sarà qui.
Lo vedrò sbucare da quell’angolo, giù
in fondo alla strada e allora sarà il principio della fine.
E che arrivi allora questa benedetta fine, no?
Così smetterò di pensare a questo momento.
Dopo mesi e mesi, smetterò di avere paura,
sentendomi angosciata.
Che arrivi, così sarò finalmente libera.
Libera di provare solo dolore, puro e semplice dolore.
Che inizi allora il mio calvario nel momento in cui vedrò
il suo viso, perché saprò che è per
l’ultima volta.
Tempo scaduto, Sanae.
Eccolo che arriva.
È arrivato il momento dell’addio.
L’inizio della fine...
"Scusami ma proprio non ce l'ho fatta a non venire…"
sussurro mentre leggo nei suoi occhi la sorpresa, non pensava
proprio di trovarmi qui.
Lui abbozza un sorriso sincero e si avvicina a me.
"Ti ho portato questi!" gli porgo un pacchetto.
"Sono scarpini nuovi, quelli che avevamo visto insieme in quel negozio
in centro. Ho pensato che sicuramente ora ne avrai bisogno,
sì ora che parti..." mi precipito ad aggiungere,
perché ho paura di questo momento.
Paura di cosa fare, paura di non avere la forza necessaria.
Perché sto realmente prendendo coscienza di cosa rappresenti
questo addio per noi, ma soprattutto per me.
Mi viene da piangere.
"Ti ringrazio..." mi sorride con dolcezza.
"Di tutto, di tutto quanto..." continua, fissandomi così
profondamente...
Un groppo alla gola mi toglie il respiro.
Abbasso gli occhi non riuscendo a sostenere più il suo
sguardo.
Devo resistere ancora un po', poi non mi mancherà il tempo
per piangere.
Resisti!
Mi ripeto mentre il mio sguardo si fissa
sul marciapiede, ho un sussulto però quando mi accorgo che lui si
sta avvicinando ancora di più a me.
Così tanto, che ora i nostri corpi si sfiorano e il suo viso
è sempre più vicino al mio.
"Sanae, io..." sussurra appena al mio orecchio e i miei occhi si
chiudono, liberando una calda lacrima, che sento bruciare sulla guancia
mentre scivola fino all'altezza del mento.
E sento il suo profumo ora, non lo
dimenticherò mai.
Avverto il suo respiro, non lo
dimenticherò mai.
Le sue labbra calde sulle mie, non lo
dimenticherò mai.
E il calore della sua mano sul mio viso, non lo
dimenticherò mai.
Mentre allontana lentamente la sua bocca dalla mia, percepisco
alle sue spalle il rumore del motore dell’autobus, che nel
frattempo è arrivato alla nostra fermata.
Apro gli occhi debolmente...
È la fine, è arrivata... La fine.
Lui abbassa lo sguardo e si allontana da me, lasciando che la sua mano
mi accarezzi il volto prima di staccarsi dalla mia pelle.
Quando non sento più il suo calore, avverto il vuoto che
proverò ogni giorno, d'ora in poi... È
la fine.
E mentre vedo allontanarsi le sue spalle, verso un mondo che non
sarà più il nostro, le lacrime scendono sul mio
viso come mai nella mia vita.
I singhiozzi scuotono tutto il mio corpo ma non m’importa
più di trattenerli, perché ora non ho
più nulla da perdere.
"Realizza il tuo sogno!!" trovo la forza di urlare con la voce rotta
dal pianto, cercando ugualmente di sorridere.
Non ce la farò mai senza di te.
Lui si ferma, si volta e senza pensarci un secondo, ritorna
sui suoi passi.
Mi raggiunge e mi stringe a sé con forza, amore
e disperazione.
"Te lo prometto..." ripete più volte nell'incavo del mio
collo, prima di liberarmi dal suo abbraccio e
allontanarsi questa volta definitivamente.
Sale veloce sull’autobus, le porte si chiudono e il mezzo
riprende la sua corsa verso l’aeroporto.
Lo seguo con lo sguardo annebbiato dal piangere, finché non
diventa un puntino lontano nel traffico.
Ecco, ora è sparito e non lo vedo più.
È la fine.
"Ti amo, Tsubasa..." sussurro piano.
Ed è davvero la fine.
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