Era scesa la sera.
Le prime stelle avevano iniziato a
fare la loro comparsa nel
cielo plumbeo, segno che stava per arrivare la notte.
Una notte come tante…
O Almeno questo era quello che
pensavano due giovani di
nostra conoscenza, il quale si trovavano alle prese con un equivoco...
alquanto
imbarazzante.
“Mi dispiace,
davvero…” aveva tentato di giustificarsi
l’anziana padrona della locanda “ma ci è
rimasta solo questa stanza libera, le
altre sono tutte occupate”
Manah emise un leggero sospiro di
disappunto, appena
percettibile, nell’udire quelle parole.
Avevano passato tutto il giorno a
combattere contro
briganti, mostri e ovviamente anche contro gli stessi cavalieri del
sigillo, che
li braccavano senza sosta. Non erano ancora riusciti a individuare
l’ubicazione
esatta del prossimo distretto del sigillo, quindi erano al momento
senza una
pista da seguire.
Per questo avevano deciso di fermarsi
in quel piccolo
villaggio di confine per un po’ di meritato riposo.
Peccato solo per un piccolo, non
proprio trascurabile
intoppo.
Ma andiamo per ordine.
La suddetta stanza era semplice, con
le pareti e il
pavimento in legno, un tavolino quadrato al centro e una piccola
cassapanca per
stipare le loro cose accanto alla porta del bagno, una finestra da cui
filtrava
quel poco di luce notturna e un piccolo comò, proprio
accanto al morbido e
spazioso letto.
Ecco, su quest’ultimo
punto, il problema in questione era
proprio il letto.
Nulla da ridire, peccato solo per il
trascurabile dettaglio
che loro erano in due, anche se il suddetto giaciglio era
tranquillamente
abbastanza ampio per starci comodamente entrambi.
“Mi spiace per
l’incomprensione, davvero, credevo foste una
coppia sposata…”
“Non siamo
sposati!” avevano immediatamente replicato Nowe e
Manah all’unisono, lui con tono imbarazzato, arrossendo
lievemente e lei con il
suo solito tono composto e impassibile.
“Che strano…
eppure stamattina quel signore con i capelli
bianchi che ha richiesto la stanza per voi, mi ha detto che avrei
dovuto
ospitare una giovane coppia…”
“Urick…”
si ritrovarono a pensare i due in quel momento.
E di chi altri poteva trattarsi?
Solo lui poteva essere tanto
infantile e stupido da
divertirsi a giocargli uno scherzo simile nel bel mezzo di un conflitto
apocalittico.
Nowe, inutile dirlo, era troppo
imbarazzato da quella
situazione per replicare qualcosa.
Manah, invece, era quasi tentata di
uscire a cercare quello
stupido di un uomo mascherato e di dargliene di santa ragione.
Anche perché, casualmente,
Urick non si era visto tutto il
giorno.
Si era solo limitato a cercare loro
un alloggio per la
notte, dopodiché, si era dileguato per delle faccende
lasciandoli soli.
Che misteriosa coincidenza.
Chissà cosa gli passava
per la testa.
“Chiedo perdono
ma… ora
devo lasciarvi, vi chiedo ancora umilmente
scusa per questo piccolo inconveniente…”
affermò dispiaciuta la minuta signora,
chiudendosi la porta dietro di sé.
I due restarono in silenzio per un
po’ guardandosi attorno.
Manah sospirò nuovamente
rassegnata, poggiando una mano
sulle tempie nel tentativo di calmarsi e tornare lucida.
Avrebbe ammazzato Urick a tempo
debito per questo suo
simpatico scherzo.
Ora aveva altro a cui pensare.
“Manah… se vuoi
posso dormire sul pavimento non c’è
problema…”
aveva proposto Nowe con voce flebile.
“Non dire sciocchezze! Hai
combattuto tutto il giorno, non
penserai che ti lasci dormire per terra! Sei quello che più
di tutti merita di
riposare.” Lo aveva ripreso lei seccata.
Che razza di situazione.
Tanti problemi per uno stupido letto.
Potevano benissimo dividerlo insieme
infondo si trattava solo
di dormire.
“Nowe, per me non
c’è nessun problema e il letto è
abbastanza grande per starci entrambi… sempre che
l’idea di dividere il letto
con me non ti dia fastidio.”
“Eh? No, no,
anzi… cioè… va bene… se va
bene anche a te…”
aveva iniziato a farfugliare sconnessamente il ragazzo drago,
portandosi una
mano dietro la testa in modo impacciato, abbassando lo sguardo per
l’imbarazzo.
Non che il giovane avesse secondi
fini però… non era
abituato a dividere il letto con qualcuno,aveva sempre dormito da solo
sin da
piccolo. Bè, da bambino dormiva sul dorso di Legna, ma la
cosa era un po’
diversa…
C’è da precisare
però, che i due non erano proprio soli in
quel momento…
In quello stesso istante qualcuno li
stava osservando dal
tetto dell’abitazione di fronte la locanda, impugnando un
binocolo, sbirciando
quello che succedeva attraverso la finestra della loro stanza.
“Oh andiamo
Nowe… non restare li impalato sei un uomo fa
qualcosa!” aveva replicato la figura misteriosa.
Non che ci volesse molto a capire di
chi si trattasse… se
non dell’artefice stesso di tutto quel trambusto.
Certo, Urick era consapevole che
Manah gliel’avrebbe fatta
pagare a caro prezzo quel tiro mancino, ma ne era valsa la pena.
Era stanco di vedere quei due sempre
insieme senza però mai
combinare nulla.
Perché
era chiaro come
il sole che il ragazzo drago e la principessina provavano qualcosa
l’uno per
l’altro. Eppure per qualche assurdo motivo non lo
ammettevano.
Lui era troppo ingenuo, lei troppo
testarda probabilmente.
E uno come lui non poteva starsene a
guardare senza fare
nulla. E quale modo migliore per avvicinare un uomo e una donna se non
fargli passare
la notte da soli insieme nello stesso letto?
Anche se stava iniziando a ricredersi
anche su quel punto,
visto che era passata mezz’ora e ancora non stava succedendo
praticamente
niente.
Lei era andata in bagno,
probabilmente a cambiarsi e a
sistemarsi un po’. Lui era rimasto in stanza a mettere un
po’ di ordine tra le
loro cose… utensili, armi, manufatti magici, mappe, erbe
mediche e altro.
Urick sbuffò visibilmente
seccato.
Possibile che Oror non avesse
insegnato niente a quel
ragazzo su come comportarsi a letto con una donna?
Iniziava veramente a dubitare che la
sua idea di farli
dormire insieme desse qualche frutto.
Quei due erano troppo presi dalle
loro battaglie e dai
sigilli per pensare ad altro.
Che pazienza che ci voleva con due
così ligi al dovere.
Tornando ai due diretti interessati,
la giovane maga bionda
ne aveva approfittato per farsi un bel bagno caldo e mettersi un
vestito più
comodo per la notte. Ovvero, una semplice maglia bianca larga a mezze
maniche
che aderiva perfettamente alle sue forme, con dei laccetti sul davanti
molto
simile a quella che indossava di solito, con la differenza che di
lunghezza questa
le arrivava fino al ginocchio. Era da tanto che non si riposavano un
po’, tutte
quelle battaglie e le notti passate all’aperto li avevano
sfiancati. Iniziò a
pettinarsi con calma i sottili e lisci capelli biondi, morbidi al
tatto. Non
era mai stata vanitosa o altro, era pur sempre una guerriera, ma non
aveva
certo intenzione di non curare la sua persona quando ne aveva
l’opportunità.
“Nowe…?”
lo chiamò mentre usciva lentamente dal bagno in
punta di piedi.
“Si…?”
rispose lui di rimando mentre era indaffarato a
mettere a posto un po’ di cose nella cassapanca.
“Il bagno è
libero se vuoi. Finisco io di mettere in ordine
non preoccuparti”
“Oh… va
bene.” Rispose voltandosi verso di lei.
Da quando erano li da soli era la
prima volta che i loro
sguardi si incrociavano.
Era stato questione di un attimo.
Anche se solo per poco.
Nowe distolse lo sguardo ancora un
po’ in imbarazzo e si
diresse verso il bagno passandole accanto e chiudendosi la porta dietro
di sé.
Manah restò lì
immobile sul posto con aria pensierosa per un
po’ per poi voltarsi lentamente verso quella porta chiusa
dove si trovava lui.
Urick, che nel frattempo continuava a
tenerli d’occhio dalla
sua fedele postazione, si lasciò sfuggire un ghigno
compiaciuto. Ovviamente, da
attento osservatore quale era, non gli era sfuggita
l’insolita reazione di
entrambi quando si erano dati il cambio per il bagno. Forse, dopotutto,
non
erano proprio due casi disperati come pensava.
“Ma cosa mi
prende?” pensava Nowe tra se e sé, mentre
rimuginava sulla situazione cullato dal piacevole tepore
dell’acqua calda. Era
appoggiato ai bordi della vasca a braccia incrociate fissando la porta
dove
dall’altra parte si trovava lei.
Quando le era passato accanto per
dirigersi verso la porta
del bagno, quasi sfiorandola con il braccio, aveva percepito quel buon
profumo
che lei emanava. Sapeva di camomilla… una fragranza
così dolce e inebriante… e
proprio in quel momento per la prima volta gli si era insinuato nella
mente un
pensiero non proprio… casto.
Il cuore gli batteva forte al solo
ripensarci.
Nascose il viso ancora rosso, sia per
la vergogna che per il
vapore, tra le braccia cercando di scacciare quei pensieri che lo
stavano
torturando.
Se solo l’avesse saputo che
si sarebbe trovato in una
situazione simile avrebbe chiesto qualche consiglio in più a
Urick
sull’argomento. Non sapeva come comportarsi con lei in una
situazione del
genere e questo lo faceva sentire a disagio. Manah invece sembrava
così
tranquilla e disinteressata sulla questione...
“Nowe?” la voce
di lei che bussava alla porta interruppe il
filo dei suoi pensieri.
“Va tutto bene?
È parecchio che sei li dentro…”
“Eh? Si tranquilla ho quasi
finito.” Disse lui uscendo
velocemente dalla vasca.
Si era talmente perso nei suoi
ragionamenti che non si era
accorto dello scorrere del tempo.
“Nowe posso entrare devo
darti una cos…”
“NO!”
replicò immediatamente lui spiazzato che, ovviamente,
essendo appena uscito dalla vasca si poteva dedurre che non avesse
nulla che lo
coprisse.
“Oh… va
bene… fai con calma ti aspetto allora.” aveva
risposto con tono più basso lei, probabilmente non
aspettandosi quel tono così
alto da parte sua.
Nowe, a quelle parole,
tirò un sospirò di sollievo e dopo
essersi asciugato prese a vestirsi, indossando solo i pantaloni e la
maglietta
smanicata nera, che di norma portava sotto la camicia. La cintura, la
camicia e
il resto degli accessori che di solito portava sempre decise di non
indossarli,
sarebbero stati scomodi per dormire, quindi li ripose in un cesto e li
lasciò
lì pronti per il giorno dopo.
Anche se aveva
l’impressione che gli mancasse qualcosa…
Ci rifletté per un momento
guardandosi attorno.
La collana che portava al
collo… ecco cos’era. Si diede
mentalmente dello stupido come aveva potuto dimenticare un oggetto a
lui così
caro?
La cercò tra i suoi
vestiti, nella vasca, ovunque ma non
c’era… com’era possibile eppure non se
ne separava mai.
Possibile che…?
Uscì dal bagno e vide
Manah affacciata alla finestra che lo
scrutava con aria seccata.
“Cercavi questo per
caso?” disse lei mostrandogli un filo
alquanto consunto con su legato un piccolo ciondolo “ti
è caduto prima che
entrassi in bagno”
Nowe alla vista del suo ciondolo
tirò nuovamente un sospiro
di sollievo.
“Grazie…”
disse timidamente avvicinandosi anche lui alla
finestra accanto a lei “quell’oggetto è
molto importante per me”
La giovane maga non disse nulla, si
limitò a sorridergli
dolcemente e a porgergli quel piccolo cimelio nella sua mano.
A quel contatto il ragazzo drago
arrossì leggermente.
La dita di lei erano così
morbide ed affusolate. Senza
rendersene conto aveva stretto anche la mano della ragazza oltre alla
collana.
La bionda infatti lo fissava con aria
perplessa per quel
gesto confidenziale alquanto insolito.
“Manah… quando
tutto questo sarà finito, le battaglie, i
distretti, Caim…” quell’ultima parola
l’aveva pronunciata con tono più basso
sperando di non risvegliare in lei brutti ricordi
“tu… tu cosa farai?”
La ragazza lo fissò con
aria malinconica.
Non aveva una risposta.
Perché semplicemente non
ci aveva mai pensato. Non aveva mai
pensato alla possibilità di un futuro a cui guardare per
sé.
Per quanto si impegnasse nella difesa
dei deboli e degli innocenti
i suoi occhi erano sempre e solo rivolti al passato… mai al
futuro.
Nowe però continuava a
scrutarla in attesa di una risposta,
accarezzandole delicatamente le dita.
Risposta che non arrivò,
perché lei si limitò a distogliere
lo sguardo e ad allontanarsi da lui, costringendolo a lasciare la presa
sulla
sua mano.
“Manah…”
“E tardi tanto vale andare
a letto.” Lo zittì lei, sedendosi
al bordo del letto, sperando che il discorso finisse lì.
“Perché non vuoi
parlarmene?”
“Perché non
c’è nulla da dire!” sbottò
Manah seccata
dall’insistenza del giovane “Inoltre si
può sapere a te cosa importa?”
A quelle parole il cuore del ragazzo
perse un battito.
Al silenzio di lui, la maga gli
voltò le spalle e si mise a
letto, sdraiandosi di fianco nel lato opposto al suo.
"Perché
l’amava…" ecco cosa avrebbe voluto dirle. Era
tanto
semplice… eppure così complicato da dire a parole.
Chiuse gli occhi amareggiato e si
infilò sotto le coperte sdraiandosi sul fianco, sul lato
opposto rispetto a lei.
Era quasi come se su quel letto ci
fosse un muro invisibile
che divideva i due, e non solo perché entrambi si erano
piazzati ai lati
opposti del letto lasciando il centro del materasso vuoto…
era anche
l’atmosfera che c’era tra loro a essere diventata
improvvisamente fredda.
“Scusami…”
aveva detto lui in un sussurro sperando che lei
l’avesse udito.
“Buonanotte
Nowe.” Detto questo spense la candela ancora
accesa sul comò.
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