Dirty
little oh-not-so-much-a secret
«L’hanno
fatto» commentò Chie, incredula, portandosi
lentamente una mano alle labbra. I suoi occhi erano spalancati per lo
stupore, le guance che a poco a poco si arrossavano mentre la sua
mente registrava le sue stesse parole.
Rise, al contrario, non sembrava così scandalizzata. Aveva
un
sogghigno poco rassicurante dipinto in viso e appariva quanto mai
compiaciuta. «Oh, sì. Pare proprio di
sì».
Yosuke scoccò a Seta uno sguardo che voleva dire chiaramente
“fuggiamo, Rise è una pazza maniaca!”,
ma l’amico si
limitò a scrollare le spalle, atterrito quanto lui dalla
reazione
che aveva avuto la giovane idol.
Yukiko, rimasta in silenzio fino a quel momento, prese la parola
timidamente, con voce incrinata: «Uhm… hanno
davvero…?»
Chie le appoggiò una mano su una spalla e la
guardò, preoccupata
e curiosa al tempo stesso. Sotto le sue dita, il corpo della ragazza
era attraversato da strani brividi, tanto che temette si stesse
trattenendo dallo scoppiare in lacrime. «Oh,
Yukiko… per caso ti
piace uno dei due?»
«Cosa? Oh, no!» Inaspettatamente, Yukiko
gettò la testa
all’indietro ed esplose in una delle sue risate sguaiate e
inopportune. «Sono proprio contenta per loro,
invece!»
Lei e Rise si scambiarono un’inquietante occhiata
d’intesa.
«Eh eh…» Yosuke ostentò una
risatina imbarazzata mentre la
sua mano correva ad afferrare il polso di Seta. «Beh, ecco,
non è
molto carino stare a origliare davanti alle porte delle camere
altrui, no? I-io e Seta ce ne diamo a fare un giro, okay?»
Non appena ebbe voltato le spalle alle tre ragazze, si
avvicinò
all’orecchio dell’amico e sussurrò con
fare concitato, bene
attento a non farsi sentire: «Sono pazze, Seta. Pazze
e
maniache!»
Yukiko e Rise non rifletterono più di due secondi sulla
possibilità che Yosuke avesse ragione riguardo alla
violazione della
privacy; Chie, d’altra parte, era troppo confusa dai
comportamenti
di entrambe e da quel che era appena venuta a sapere per decidersi
sul da farsi e finì con il rimanere a bocca aperta a
guardare uno
scandalizzato Yosuke che trascinava via un incredulo Seta.
Un istante più tardi, la porta dinanzi la quale si era
riunito il
gruppo si spalancò di colpo e sulla soglia apparve Kanji,
che mai in
vita sua era stato più incline ad ammazzare di botte una
donna.
«Ma. Che. Cazzo» sibilò, sputando le
parole con una lentezza
pericolosa, nel trovarsi davanti le tre ragazze. Aveva indosso
soltanto i pantaloni, i suoi occhi scagliavano dardi di fiamme e le
mani erano serrate a pugno, tremanti per la rabbia che lo scuoteva.
«Si può sapere che diavolo state facendo
qui?!»
Rise increspò le labbra in un sorriso spietato.
«Ehilà,
Kanji-kun… Te la spassi con Teddie,
hm?»
Il ragazzo divenne paonazzo, a metà tra l’ira e
l’imbarazzo,
e prima di riuscire a replicare qualcosa trascorsero diversi secondi
di terribile silenzio. Alla fine, rinunciando ai suoi propositi
omicidi, sbatté la porta in faccia alle ragazze.
«Ma cazzo! Quanto casino per fare sesso,
dannazione!»
berciò, fuori di sé.
Seduto sul letto, le nudità nascoste solo dal lenzuolo del futon
e dalla biancheria intima, Teddie batté le
palpebre, perplesso.
«Tutto bene, Kanji-kun?»
«Tutto bene un cazzo!» fu la fine risposta.
«Spero almeno che
non ci abbiano spiato, cazzo…!»
Teddie tacque per un lungo momento, impegnato ad analizzare i
pochi fatti in suo possesso. Poi, afferrato il succo della vicenda,
si ravviò i capelli con grande disinvoltura e
affermò in tono
solenne, per quel che permettevano i suoi boxer bianchi, punteggiati
di stampe di pinguini blu: «È tutta invidia,
Kanji-kun».
Ormai Kanji era violaceo e rischiava l’esplosione di un
embolo
sulla tempia sinistra, che vibrava visibilmente.
«Ma vaffanculo anche tu!»
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