Teddie
in Wonderland
Topsicles, pensò Kanji, disperato.
Dovevano solo andare a
comprare dei Topsicles al negozio di alimentari vicino a casa sua.
Che, sfortunatamente, si trovava poco lontano da una bottega di
tutt’altro genere.
E, ancor più sfortunatamente, in vetrina Teddie aveva scorto
“qualcosa che somiglia a un Topsicle, hai visto,
Kanji-kun?
Andiamo a dare un’occhiata!”.
Kanji si era sforzato di dissuaderlo – con le buone e con le
meno buone – tuttavia, nel momento in cui
il ragazzo si
metteva in testa qualcosa, non c’era modo di convincerlo del
contrario, e alla fine Kanji era stato costretto ad accontentarlo per
non sentire più i suoi lamentosi piagnistei.
Purtroppo la signora sui cinquanta che faceva la cassiera era una
conoscente di sua madre e, quando lo vide entrare accompagnato da
Teddie, spalancò gli occhi a tal punto che Kanji fu incerto
se
strapparglieli o se sotterrarsi per la vergogna.
Da parte sua, Teddie non aveva fatto altro che girovagare
entusiasta per il negozio come fosse il Paese delle Meraviglie,
indicando più o meno qualsiasi cosa e ogni volta chiedendo
spiegazioni, innocente quanto un fanciullo. “Cos’è
quello,
Kanji-kun? E questo? E cos’è questa cosa che
sembra un Topsicle?”
Kanji avrebbe voluto ammazzarlo di botte, ma non poteva permettere
che la situazione precipitasse più giù di quanto
già non fosse
finita. Si risolse dunque a rispondere come poteva, di modo che
capisse a grandi linee; e ogni volta Teddie arrossiva di colpo e
Kanji sperava che sarebbero usciti da quell’Inferno, ma poi
il
ragazzo riprendeva a guardarsi intorno con rinnovata
curiosità e lui
non poteva che masticare tra i denti una maledizione.
Aveva ormai chiesto spiegazioni riguardo a quasi ogni oggetto in
esposizione, quando s’imbatté in quello che
attirò di più il suo
interesse.
Lo prese dallo scaffale e se lo rigirò tra le mani con un
misto
di curiosità morbosa, stupore e perplessità, poi
lo sollevò, di
modo che Kanji potesse vederlo e leggerne l’etichetta.
«E questo
cos’è, Kanji-kun?»
Kanji dovette respirare a fondo prima di replicare per evitare di
rispondere “ma vaffanculo”. Non
voleva che la cassiera
riferisse a sua madre che suo figlio, oltre che maniaco, era un pazzo
furioso. «Lubrificante» borbottò, deciso
a sprecare meno parole
possibili nella spiegazione. «Favorisce la,
uh…» Ingoiò una
bolla di saliva con cui si stava strangolando. «… penetrazione».
Dopo dildo di ogni colore, vibratori, staffili, corde e ogni
genere di articoli che si possono trovare in un sexy shop, Teddie
scrutava la confezione di lubrificante con uno sguardo che Kanji non
gli aveva mai visto prima di quel momento. Pensoso.
Passato un lungo istante di silenzio, Teddie alzò la testa e
incurvò le labbra in un sorrisetto beffardo. «Lo
prendiamo, vero?»
Senza attendere risposta, saltellò fino al bancone, con quel
suo
incedere che dava l’impressione che gettasse pagliuzze di
luce
ovunque; naturalmente la donna alla cassa ne fu incantata e gli fece
persino lo sconto.
Mentre Teddie piroettava entusiasta fuori dal negozio, la donna
sorrise, ammiccante. «Fatene buon uso».
Kanji la fissò, stralunato.
Mai più. Mai più.
|