PREFAZIONE
Tutto quello era davvero impossibile: quella lettere che tenevo in mano era un
vero incubo. La finestra era spalancata alla fresca sera di luglio, il cielo
era nero, la pioggia fitta e i tuoni illuminavano e facevano tremare ogni cosa
con il loro fragore. Il grosso armadio di legno marrone e antico, aveva le ante
centrali aperte che davano al suo interno: vuoto. Io e mio fratello Oz ci guardammo negli occhi; un misto di terrore e rabbia
erano vividi nelle nostre iridi...
-cosa ce scritto?-
Chiese la nostra adorata vecchia tata Moon, sul suo viso la paura pura e la
preoccupazione per la sorte di nostra sorella Amelia. Alzai di nuovo verso lo
sguardo il pezzo di carta che tenevo in mano, l'inchiostro nero ben visibile
con il messaggio lasciato nella camera vuota...
-halloween town, vi porge i suoi ossequi. Noi
qui giaciamo da secoli ormai, sono lugubri le nostre notti, urla e strilli sono
i nostri suoni amati, la città del crimine ha nuova amica in questa notte.
Amelia, qui ora vive, e voi lassù morirete. Saluti gli abitati della città di
Halloween-
Il mondo cui avevamo lottato per anni per tenere lontana la nostra amata
sorella, era riuscito in qualche modo a portarcela via. La promessa fatta a
nostra madre in quella notte di diciotto anni orsono è stata vana. Ma era
inutile nascondere ormai, anche la nostra vera identità; era arrivato il
momento di rimettere piede in quel luogo...
-dobbiamo farlo Grim-
Disse mio fratello Oz, andando a chiudere le ante del
grosso armadio. Appena lo specchio tornò ad essere uno solo, un fulmine lontano
illuminò la stanza di bianco, e dentro la fredda superficie riflettente per
pochi istanti si vide il vero aspetto mio e di mio fratello e una risata
glaciale e rieccheggiante parve farsi viva in tutta
la sua lugubrità. Ancora sguardi, cenni di assenso
segreti e poi ci voltammo verso la tata Moon...
-tata, vai nella stanza che tu sai e prendi quelle-
La donna, anziana da chissà quanti anni, rimase impaurita dal tono raggelante
che avevo usato, fu un pò presa dal dubbio e
dall'incertezza, ma quando incontrò lo sguardo di Oz,
anch'esso terribile e rabbioso, andò di fretta nella stanza suddetta. Mi voltai
e dalla tasca dei pantaloni, tirai fuori una chiave: era di ferro battuto e di
colore nero, lunga e pareva come scheletrica; alla fine dell'impugnatura
capeggiava una grossa H gotica. Misi la chiave nella toppa dell'anta sinistra
dell'armadio e girai due volte in senso orario e poi una antioraria. Dopo pochi
secondi la chiave girò da sola per tre volte e l'armadio iniziò a tremare: una
luce giallastra e arancio si fece evidente sotto di esso e risate e urla di
terrore si udirono per tutta la stanza. Il temporale fuori imperserava
più che mai, più violento di prima, e il vento ullalava
forte. La luce dei fulmini formava sui muri della stanza di Amelia, tanti
disegni; raffiguravano lapidi, pippistrelli, zucche
fameliche e infine la parola "Halloween Town" capeggiò fiammegiante arancio e nero sul soffitto sotto di noi. In
quel momento tata Moon entrò, nelle mani due maschere strane...
-siete...siete sicuri, di ciò che volete fare?-
Chiese con tono tremante, e i suoi occhi giravano rapiti dai disegni sulle
pareti e dalla scritta infuocata e viva. Io e Oz ci
voltammo verso di lei, e contemporaneamente prelevammo le nostre maschere e le
guardammo...
-per nostra sorella, questo e altro-
Io cominciai la frase e lui la finì. Eravamo gemelli, anche se fisicamente
diversi e anche di carattere, ma qualcosa di intimo era uguale, entrambi
amavamo nostra sorella minore, più di ogni altra cosa...
-andiamo!-
Il segnale di Oz fu chiaro e dietro di noi, si
spalancarono le ante dell'armadio e da esso iniziò ad udirsi la canzone della
ballata di Halloween Town. All'interno dell'armadio si formò un qualcosa di
strano: una specie di portale violastro, la luce era
leggera, bastava per illuminare le figure mie e di mio fratello. Indossammo le
nostre maschere insieme, con gesto lento e veloce insieme, da angolazioni
diverse si diede quell'idea. Sul mio volto ora vi era una maschera bianca con
le sembianze di uno scheletro dagli occhi rossi; sul volto di Oz ora vi era l'espressione di una zucca malefica e dagli
occhi verdi maledetti. Una risata forte e piena di ilarità risuonò nella stanza
e nel portale si formò l'effige della città dell'eterno "dolcetto o
scherzetto": era il volto di Jack Skeleton. La
nostra tata si portò una mano alla bocca, forse per serrare un urlo di spavento
e...
-a voi la notte, a noi Halloween Town!-
Le nostre voci si unirono forti e decise. I nostri corpi vennero tirati
indietro da una forza sovrumana e infine venimmo risucchiati dal portale.
Il silenzio tornò nella stanza, il temporale parve placarsi un pò e il vento s'indebolì pian piano. L'armadio ora la
faceva da padrone ma chiuso. In quella stanza parve non fosse accaduto nulla;
vi era solo una donna anziana inginocchiata a terra, i capelli scompigliati e
sciolti dalla sua crocchia elegante. Guardava spaventata lo specchio in cui si
rifletteva, dove prima vi era stato il portale per una città segreta e proibita.
Una città dove regnava l'incubo, le paure, gli scherzi violenti, la morte
regnava incotrastata; la città del crimine...
Questa era...la città di Jack Skeleton...Halloween
Town