Key to my heart
Quando Harvey dà a Mike le chiavi di casa sua, lo fa
senza troppa convinzione: anche se ha promesso che potrà usarla quando lui non
c’è saranno poche le occasioni in cui sarà fuori per lavoro, e d’altra parte il
giovane associato non sembra aver bisogno di un appartamento enorme dotato di
ascensore per impressionare le ragazze. Lo pensa con una punta di gelosia che
non dovrebbe davvero provare, e che si affretta a rimuovere dalla sua mente.
Quando, due mesi e tre settimane dopo Mike si presenta
ubriaco – di nuovo – alla sua porta, Harvey lo lascia entrare.
Non si sarebbe mai aspettato che fosse il tipo da saltargli
addosso, ma l’alcool riesce ad eliminare qualunque freno inibitorio e quindi
beh, semplicemente, accade.
Quando la mattina dopo Harvey si sveglia abbracciato al
ragazzo si ripromette di non cedere mai più.
E invece accade. E riaccade ancora, e ancora, e ancora.
Un po’ alla volta i loro rapporti diventano più frequenti,
così Mike comincia a usare davvero le chiavi di Harvey, e lo fa sempre
più spesso. La cosa buffa è che, nonostante l’aria burbera che assume ogni qualvolta
trovi quel ragazzino a casa sua, beh, ad Harvey non dà affatto fastidio. Anzi,
comincia ad abituarsi alla sua presenza costante – dopotutto sono assieme al
lavoro, nelle pause e la sera, quindi ritrovarselo anche in giro per casa non
fa che aumentare la sua assuefazione a Mike, come fosse una droga – e a sentire
la sua mancanza quando non c’è.
Non che lo ammetterebbe mai, ovviamente.
Come quando lo trova ad aspettarlo sul divano, con un
film preso da Blockbuster in mano, solo perché Harvey aveva detto che avrebbe
voluto vederlo. Gongola internamente per il fatto che l’altro lo abbia
ricordato, ma passa comunque tutta la sera a lamentarsi, solo per mantenere le
apparenze.
Oppure la sera in cui Mike gli fa trovare la tavola
apparecchiata, un paio di candele in mezzo al tavolo come unica luce. Per
festeggiare la loro prima scopata, dice arrossendo, e Harvey non può non
trovarlo dolce e tenero e per un attimo vorrebbe dargli qualcos’altro da
festeggiare, come una relazione vera. Però tiene quei pensieri per sé, perché
Harvey Specter non può lasciarsi andare con nessuno, tantomeno con quel ragazzo
con gli occhi azzurri come il cielo e il sorriso più dolce che abbia mai visto.
Alcune volte, però, vorrebbe davvero che Mike non fosse
lì. Come quando abborda quella bionda prorompente al pub, e la porta a casa con
intenzioni tutt’altro che caste. Mike, vedendoli entrare, sembra sul punto di
scoppiare a piangere e scappa via senza nemmeno salutarli. La parte razionale
di Harvey pensa che ehi, è lui in torto, non avrebbe dovuto trovarsi lì.
Un’altra parte però si sente in colpa, e lui odia sentirsi in colpa.
Oppure quella volta che Harvey torna prima dal lavoro per
colpa della febbre alta, e davvero vorrebbe non dover vedere nessuno quella
sera. Ma Mike arriva dopo poco, e passa la sera a tenergli la mano e a
raccontargli storielle buffe per tirarlo su, neanche fosse la sua fidanzatina. La
cosa che più dà fastidio ad Harvey è che non prova il minimo imbarazzo ad
essere accudito dal suo assistente, e decisamente c’è qualcosa che non va. Per una
volta, però, tiene la lingua a freno e si limita a ringraziarlo,
giustificandosi con se stesso raccontandosi di non aver abbastanza forze per
arrabbiarsi, ma in fondo sa che non è quello il motivo.
Un po’ alla volta Harvey capisce di volere Mike con sé
per qualcosa di più che del semplice sesso. Non esterna i propri sentimenti,
però, fino alla sera del suo compleanno.
Mike è andato via in anticipo dall’ufficio con una scusa,
e Harvey lo sa benissimo, ma non fa storie perché sa che il ragazzo non gli
mentirebbe, se non per una buona ragione.
Così, quando rientra a casa lo trova disteso sul suo
letto, nudo ed eccitato.
«Ce l’hai fatta ad arrivare,» si lamenta, «se avessi
aspettato un altro po’ mi sarei addormentato qui.»
Harvey lo fissa disorientato. Le mani e i piedi sono
legati con una corda e fissati al letto, il televisore nella stanza acceso su “gayanalsex
channel 23”.
«Dovevo pur farmelo tirar su in qualche modo,» si
giustifica Mike, «e tu non c’eri. Comunque, buon compleanno!» sorride, e Harvey
non può fare a meno di sorridergli a sua volta.«Il vero regalo è sul comodino…»
continua, ma l’avvocato gli impedisce di parlare e si avventa su di lui come se
fosse disperso nel Sahara e Mike fosse un’oasi d’acqua fresca.
«Davvero una bella sorpresa,» mormora Harvey sulla sua
pelle, dopo aver fatto l’amore per la terza volta.
«Beh, l’idea è stata tua. Una volta mi hai detto che se
proprio dovevo imbucarmi di continuo a casa tua avrei fatto meglio a farmi
trovare nudo, legato sul tuo letto e pronto ad essere scopato. E così, eccomi
qui.»
Harvet ride. «E te ne sei ricordato?»
«Credevo che ormai lo sapessi: io non dimentico niente. Mai,»
fa spallucce il ragazzo. Poi prende un pacchetto sul comodino, e lo porge all’uomo.
Quando lo apre, Harvey trova un cd autografato di Alicia
Keys, con una dedica “al grande avvocato Harvey Specter”.
«Credo sia inutile chiederti come fai a sapere che mi
piace… ma l’autografo?»
«Sua nonna è amica della mia,» spiega semplicemente Mike.
Harvey scuote la testa, divertito. «Sei incredibile.» La
frase successiva gli esce di getto, e neppure lui sa da dove venga. «Senti, che
ne dici di trasferirti qui?»
Mike lo guarda con occhi sgranati, e Harvey non può non
capirlo: lui stesso è stupito di sé.
«Sei sicuro?»
«Tanto stai già qui continuamente, no? E direi che è ora
di assumermi le mie responsabilità per la tua verginità violata e fare di te un
uomo d’onore, quindi --- »
Harvey non ha modo di continuare, perché Mike gli tappa
la bocca con un bacio, facendogli scordare tutto quello che avrebbe voluto
dire. Ma va bene così. Fanno l’amore di nuovo, e Mike risponde che sì, sì, si
trasferirà anche subito.
Ed Harvey, per la prima volta, è davvero felice.