CAPITOLO 2
“Strani
eventi”
Il sole mattutino era apparso
definitivamente sul cielo azzurro di Faring Town.
Purtroppo quella splendida
mattinata non poteva essere sfruttata a pieno dai ragazzi, visto il gravoso
impegno scolastico che i giovani dovevano, non certo per loro scelta,
rispettare.
Per fortuna, come accade in tutte
le scuole del mondo, anche Benjamin e Kaufman avevano trovato i loro passatempi,
per far trascorrere quelle interminabili ore di lezione nel modo più indolore
possibile.
In particolare, in quella
mattina, si dilettavano nel disegnare ciò che la loro fervida mente creava
stando attenti, nello stesso tempo, a non farsi scoprire dalla professoressa di
matematica, una signora sui trent’anni che loro immaginavano essere una vampira,
visto la quasi continua frequenza nel vestirsi con abiti scuri e il pesante
trucco che si metteva in viso.
Inoltre, come a confermare la
loro fantasiosa tesi, la sua bocca era ornata da canini piuttosto pronunciati,
quella stessa bocca che si preparava a richiamare all’attenzione due studenti
della classe: “Signor Luhan! Signor Kaufman! cosa state facendo?!”
“Oh…niente signora Harker!”
rispose impulsivo Bob.
“Stavamo seguendo la sua lezione,
come sempre!” tentò la via dell’apprezzamento indiscriminato Benji.
La professoressa, ascoltate le
risposte, li squadrò entrambi con uno sguardo furbo e perfido allo stesso tempo.
Dopodiché afferrò in maniera rapidissima dei fogli, che il più corpulento dei
due tentava disperatamente di nascondere sotto il proprio quaderno, sollevandoli
in aria per mostrarli al resto degli studenti.
“E questi cosa sono? I vostri
particolari appunti?” affermò in maniera ironica verso i due, facendo
fuoriuscire dalle bocche degli altri grasse risate.
In effetti i segni trascritti
sopra quei fogli potevano sembrare tutto tranne che appunti di matematica: La
maggior parte erano mostri formati in maniera quasi equa da parti umane e da
parti animali, poi vi era qualche vampiro, dei titoli di film, sempre
appartenenti al genere horror, ancora da visionare ed anche un disegno che
ritraeva l’intero Monster Commando al completo.
I due ragazzi abbassarono, quasi
contemporaneamente, la testa per avere lo sguardo fisso solamente sul bianco
delle superfici dei propri banchi scolastici.
“Sapete cosa vi aspetta ora?”
domandò loro l’insegnante, sapendo benissimo che i due si sarebbero recati
immediatamente dal preside dell’istituto per ascoltare la sentenza della propria
punizione da chi di dovere.
I due alzarono nuovamente il capo
per osservare la donna, sperando in cuor loro in un insperato ripensamento da
parte sua. Ciò non avvenne e i due, alzatisi dai propri posti, si avviarono
verso la porta della classe, circondati ancora dalle risa e dai commenti
negativi da parte dei compagni, la oltrepassarono e richiusero gentilmente.
Dopo che la sua bocca si era
piegata in un perfido ghigno di soddisfazione, la professoressa richiamò
all’ordine il resto della classe, che proseguiva a commentare il fatto appena
accaduto a bassa voce. “Silenzio ora! Oppure volete andare a fare compagnia ai
vostri due sfortunati colleghi?”.
Altra domanda in cui la risposta
era superflua e sottintesa, ma che riuscì in un attimo a zittire tutti quei
ragazzi che, in vari livelli di responsabilità, avevano contribuito alla
confusione che aveva inondato tutta l’aula.
Solo una ragazza non aveva preso
assolutamente parte a quella caotica iniziativa.
Nella stessa scuola, in un’altra
classe però, un altro dei ragazzi che abbiamo conosciuto nel capitolo precedente
si divertiva nel disegnare mostri.
Si trattava di Louis Chambers ed
il soggetto del suo lavoro artistico era se stesso in versione licantropo, come
aveva scelto la notte prima con gli altri suoi compagni.
Purtroppo per gli studenti di
questo istituto i professori che v’insegnano hanno mille occhi e anche il nostro
amico finì nella stessa trappola di Benji e Bob: “Louis cosa stai facendo? Mi
spieghi come fai a seguire la mia lezione se continui a scarabocchiare su quel
foglio?”.
“Oh professore ma io la sto
seguendo attentamente…” disse il ragazzo finendo di lavorare sull’ultimo
dettaglio e, successivamente, guardando negli occhi l’insegnante.
“Bene” disse l’altro “allora,
visto che hai seguito tutto così attentamente, perché non riepiloghi velocemente
alla classe l’argomento che stiamo trattando…” uno dei metodi più odiosi che gli
insegnanti usano per umiliare lo studente stava per avere luogo.
“Come vuole lei professore…”
disse tranquillo, ma forse bluffando, il giovane, mentre si alzava in piedi.
Il viso del professore, piegato
in un malefico mezzo sorriso, cominciò pian piano a rilassarsi ed a dare forma
ad un aria totalmente allibita quando, con enorme sorpresa anche da parte di
tutti i presenti, Louis diede spettacolo riepilogando in maniera rapida ma
precisa, non tralasciando neanche una virgola, tutti gli argomenti tematiche
toccate in quei tre quarti d’ora di lezione aggiungendovi, inoltre, dei richiami
a lezioni precedenti ad essa.
Concluse tutto ciò con la frase
“e penso sia tutto!”; seguito da una quasi standing ovation da parte di tutto il
gruppo studentesco.
Non pensiate comunque che tutti e
cinque i nostri eroi siano i primi della lista nera dei professori riguardante
gli studenti da tenere particolarmente sott’occhio.
Infatti, in una terza classe
dell’istituto, Bob Kramer assisteva in religioso silenzio allo svolgersi della
lezione odierna di storia.
Per lui si trattavano di ore che
non doveva assolutamente perdere durante la settimana, visto il suo accesso
interesse verso le epoche antiche e tutti gli avvenimenti e gli eventi che vi
ebbero luogo, anche se, bisogna dirlo, dava il massimo della sua attenzione
quando veniva esaminato il periodo egizio, come già vi è stato anticipato.
Invece, per quanto riguardava il
programma scolastico, i tempi egizi erano terminati già da più di due mesi ed al
nostro non rimaneva che assistere, senza alcun tipo di enfasi, al cammino verso
l’era moderna.
Quasi a ridestarlo da un gradito
sogno mattutino, la campanella che annunciava la fine quotidiana delle lezioni
cominciò a strillare e, in appena un minuto, l’aula si era totalmente sgombrata
dei suoi giovani ospiti, pronta a ritrovarli l’indomani mattina
Il giovane Bob era appena uscito
dalla porta della sua classe, una volta ricomposta la cartella, che fu subito
chiamato da una voce amica “Ehi Bob! Com’è andata stamani?”.
Una volta identificata la
persona, Benjamin in compagnia di Louis, con la sua solita timidezza,
l’interessato si apprestò a rispondere “Molto bene e a te Benji?”.
“Non c’è male, io e Kaufman siamo
finiti nuovamente dal preside…” rispose in maniera sbrigativa e non curante
Luhan.
“Di nuovo!” fu l’esclamazione
mista a sconforto di Chambers.
Intanto i tre avevano appena
varcato l’uscita principale dell’istituto quando a loro si unì un quarto
interlocutore: “Dai ragazzi che senno perdiamo il bus!”.
A preoccuparsi notevolmente di
tale inconvenienza era stato ovviamente l’altro Bob, già in compagnia del suo
inseparabile pacchetto di patatine, o almeno di uno dei tanti.
“Bene Benji…ora che siamo tutti e
quattro riuniti di che cosa ci volevi parlare?” chiese Louis.
“Ah già! Vi volevo solo ricordare
del nostro progetto di domani sera…” spiegò il giovane.
“Sì ce lo ricordiamo sta
tranquillo!” risposero quasi in coro gli altri tre.
Vi sarete sicuramente accorti che
all’appello del gruppo manca una persona.
Dovete sapere infatti che Bill
conduce una tipologia di vita totalmente differente da quelle dei quattro
ragazzi a cui avete assistito prima.
Nonostante ciò anche per lui
arriva un momento, nell’arco della mattinata, in cui bisogna rinunciare allo
stato di riposo più totale ed attivarsi…
“Ma che ore sono?” si chiese tra
uno sbadiglio e l’altro mentre allungava il suo corpo in tutta la sua più ampia
elasticità e, una volta contemplato l’orologio attaccato al muro, si diede pure
una risposta: “Le 10 e mezzo…vorrà dire che anticiperò l’inizio della mia
giornata!”.
Detto questo si mise in posizione
eretta, scostando ovviamente il cartone con cui si era riparato tutta la notte
appena trascorsa dalla lieve brezza serale primaverile, e, stirando nuovamente
il proprio corpo questa volta però piegando indietro la schiena, si fermò un
attimo ad osservare la gente che, frenetica, frequentava la stazione della
metropolitana di Faring Town in quelle ore mattutine.
Dopo una breve escursione nei
locali sanitari, Bill doveva soddisfare un altro bisogno primario che ogni
essere umano ha, ed il ragazzo
sapeva perfettamente qual’era il luogo più adatto su cui fare affidamento.
“Ciao Joe! Hai per caso uno dei
tuoi fantastici tramezzini a portata di mano?” chiese il giovane sicuro della
risposta affermativa che il proprietario del bar in cui era entrato gli avrebbe
dato.
“Come va Bill? Certo che ce li
ho! Ma te li hai i verdoni per pagare?”
“Fammi credito…”
“Farti credito? Dimmi un po’
Bill…ma lo sai a quanto ammonta attualmente il tuo credito nei miei
confronti?”
“Qualche centesimo…” rispose
divertito il ragazzo gustandosi già la risposta sarcastica che il buffo ometto,
quasi sulla sessantina, gli stava per dare.
“Tre anni fa forse si poteva
catalogare come “qualche centesimo”…”
dopo pochi attimi di silenzio Joe
porse a Bill un piatto con sopra due
tramezzini senza neanche guardarlo in faccia, preso com’era dalle
classiche attività di chi sta dietro un bancone da bar.
Il ragazzo, una volta afferrato
il cibo, proclamò uscendo dal locale “appena posso ti pago tutto quanto!”.
Joe, dopo una lieve risatina, si
voltò verso di lui e lo rassicurò “ tranquillo Bill, mi hai aiutato già molte
volte…”.
Dopo questa breve esperienza, la
giornata per Bill passava monotona come sempre: Consultando le offerte di lavoro
riportate nei giornali trovati nei cestini dei rifiuti, senza mai trovare quella
più adatta a lui, scambiando sguardi provocanti con le giovani ragazze che si
trovavano a passare nel suo stesso marciapiede, e che molte volte rispondevano
con molta complicità, fumando una sigaretta che qualche gentile passante gli
aveva offerto, forse, più che per la fiducia che riponevano in lui, per il
timore di essere aggrediti fisicamente da quel giovanotto bisognoso di
nicotina.
Infine era giunto il momento di
attuare un altro piano già ampiamente collaudato dallo stesso Bill in
persona.
“Ok…dunque: alla Stoker ci sono
già stato, alla Shelley c’ero ieri, alla Barker c’ero il giorno prima…o era la
settimana scorsa, non ricordo…direi che oggi mi tocca questa!” concluse leggendo
la scritta in rilievo sul muretto dell’enorme cancello a cui si era fermato
davanti: KING UNIVERSITY.
Il piano era semplice: Rubando, o
come diceva Bill “prendendo in prestito”, una casacca universitaria lasciata
incustodita sugli spalti del campo da football, il ragazzo si fingeva un nuovo
studente appena iscritto a quell’istituto e nuovo innesto nella rosa della
squadra sportiva per potersi fare una doccia gratis ed in totale relax.
Anche questa volta andò tutto
come previsto: qualche saluto ai suoi “nuovi compagni”, il sapone chiesto in
prestito ad uno degli studenti già presenti sotto la doccia, accappatoio ed
asciugamano fregati in precedenza è così era risolta anche la sua situazione
igienica personale.
Proprio negli stessi attimi in
cui Bill si passava le mani tra i capelli per risciacquare gli ultimi residui di
shampoo, grazie anche al getto fitto della doccia, sempre a Faring Town, ma
questa volta nei boschi presenti nel confine settentrionale della cittadina, una
giovane coppia, Mark e Sally, ha appena terminato di dare un libero sfogo fisico
al loro rapporto di amore reciproco.
Bisogna dire che Sally, una bella
ragazza bionda dagli occhi azzurro mare ed un fisico che in molte sue coetanee
le invidiano, era inizialmente titubante riguardo questa idea del rapporto
sessuale in mezzo ai boschi di periferia che ovviamente, come molte altre
foreste sparse in tutto il mondo, avevano fama di essere stregate dal male più
profondo. Ed in effetti l’atmosfera che si presentò davanti ai due appena
arrivati in quella zona non era certo delle più rassicurante e tanto meno più
eccitanti, dato lo scopo che si erano prefissati di attuare.
Inoltre il clima non era dei
migliori e si preannunciava tempesta nelle prossime ore.
Ma tutto fu presto dimenticato
quando i due amanti si trovarono ad essere un'unica cosa tra loro. Era dall’età
di tredici anni che i due si conoscevano e da poco meno che stavano insieme,
frequentandosi assiduamente fregandosene, allo stesso tempo, delle invidie dei
loro amici o della posizione contraria delle loro famiglie riguardo la loro
unione: Loro si amavano lo stesso!
Ma dopo la conclusione di
quell’atto di puro amore qualcosa mutò nella foresta. S’intuiva facilmente
nell’aria che qualcosa era profondamente cambiato nell’atmosfera di
quell’ambiente. Sembrava che le numerose dicerie riguardanti quell’oscura
foresta d’un tratto fossero diventate reali.
Sally si sentiva osservata fin
nel profondo della sua anima, nonostante fosse sola con il suo ragazzo. Anche
gli animali che di norma popolano un bosco, e che, anche durante il rapporto,
avevano fatto sobbalzare più volte la giovane donna con i loro versi striduli ma
naturali, sembravano non essere mai esistiti, dato il silenzio che era calato
come una cappa su di loro.
Chi invece sembrava non dare la
minima importanza al radicale cambiamento delle cose era lo stesso Mark, che
anzi sentiva avvicinarsi sempre più l’effettuazione di un suo bisogno
fisiologico.
“Senti amore…”.
“Ah!” sobbalzando la ragazza
emise addirittura un leggero urlo, intenta com’era a scrutare ogni ramo degli
alberi che riusciva ad osservare stando sdraiata sul lenzuolo, che i due avevano
steso per terra prima dell’atto sessuale.
“Che succede?” si preoccupò
Mark.
“No niente…dimmi tesoro…” lo
rassicurò lei cercando nel contempo di far rallentare il suo battito
cardiaco.
“Io vado un attimo a pisciare,
torno subito!” l’avvertì sbrigativo.
“Ok…” disse per nulla tranquilla Sally al suo
ragazzo.
Una volta che lui scostò la
coperta e si alzò per andare a cercare il posto più adatto per il bisogno, lei,
con sempre maggior rapidità, passava il suo sguardo da un ramo all’altro,
notando che l’oscurità era radicalmente aumentata negli ultimi minuti lì
attorno.
Si accorse appena di due piccoli
bagliori nel buio, quando sentì una morsa al collo da cui non riusciva a
liberarsi e che le procurava un dolore pungente. Capii solo nei suoi ultimi
attimi di vita quello che le stava succedendo. Un enorme pipistrello nero si era
attaccato al suo collo e ne succhiava avidamente il sangue, dando alla donna
anche qualche brivido di eccitazione.
Mark aveva appena finito di
urinare e, dopo una stirata generale del proprio corpo, stava facendo ritorno al
suo improvvisato giaciglio d’amore.
“Rieccomi qua Sally, ti sono
mancato?” poi, sentendo che la ragazza non rispondeva ai suoi discorsi “Sally?
Oddio non mi dire che ti sei addormentata…”
Quest’ultima ipotesi gli fu
totalmente rimossa dalla mente quando vide il corpo di lei esanime e quasi
totalmente pallido al suolo e, davanti ad esso, un uomo, o almeno il contorno
del corpo faceva pensare ad esso, che sembrava far parte dell’oscurità stessa e
che, senza proferire parola, infilzò la propria mano destra, con tutte e cinque
le dita tese, nel cuore del giovane. Tale arto terminava infine conficcato nella
corteccia di un albero posizionato alle spalle di Mark.
“Benji! Vieni che è pronta
cena!”
Quell’urlo proveniente dal piano
inferiore riportò il giovane Luhan alla realtà. Il ragazzo guardò l’ora da una
radiosveglia situata sopra il comodino accanto al proprio letto, richiuse il
libro che stava leggendo fino a qualche istante prima, si sedette sul lato del
letto, cercò di inserire più rapidamente possibile l’estremità dei suoi arti
inferiori dentro le sue personali pantofole verde muschio, regalo di chissà
quali parenti in chissà quale festività annuale, ed infine uscì dalla sua camera
da letto per raggiungere il piano inferiore della sua abitazione.
La cena era già pronta alla
consumazione nei piatti su di una tavola apparecchiata in modo semplice ma
efficace e, sopra un mensola in legno discretamente lavorato, la televisione
riproduceva le immagini della sigla iniziale del telegiornale locale delle
20:00.
“Com’è andata la giornata mamma?”
chiese con il giusto interesse Benjamin. Ma venne subito zittito dalla madre
“Fai silenzio un attimo Benji, che a Faring Town ci sono dei casini…”.
Il ragazzo assunse in volto
un’aria incuriosita e sorpresa allo stesso tempo e subito voltò la testa verso
lo schermo televisivo per saperne di più.
“Non sono state ancora rilasciate
dichiarazioni ufficiali, da parte delle forze dell’ordine di Faring Town,
riguardanti il ritrovamento del corpo senza vita del camionista Frank Johnston,
orribilmente sfregiato lungo tutto l’addome da una serie di tagli del tutto
simili a quelli procurati da una grosso fiera e con un braccio totalmente
amputato dal corpo e tuttora disperso”.
“Ma davvero è successo qui a
Faring Town?” chiese Benjamin alla madre con ancora lo sguardo rivolto alla
tv.
“Aspetta non è finita qui…” gli
rispose rapidamente lei indicandogli con il dito l’apparecchio televisivo.
“Sì Ben mi trovo davanti al Museo
Storico di Faring Town dove, quasi sicuramente ieri notte, è avvenuto il furto
di un antico reperto archeologico che era situato nell’area egizia della
struttura. Si tratta infatti per la precisione di un’antica mummia risalente
addirittura al 2.500 a.c.” annuncia la giovane e bella inviata.
Dopo qualche di secondi di
silenzio Benjamin esclamò “Sarà mica stato Kramer?!”.
Questo ritorno di ironia avrebbe
giovato al nostro Luhan più di quanto lui stesso credesse visto che, di lì a
poco, le cose si sarebbero terribilmente complicate nella sua vita.
N.D.A.: Prima di passare a
rispondere ai due utenti che, fino ad ora, hanno recensito il primo capitolo di
questa mia storia, spero noterete in questo capitolo di passaggio la
particolarità dei cognomi che ho usato in queste pagine.
Inoltre i nomi degli stessi
ragazzi protagonisti sono in qualche modo dei lievi richiami ad attori classici
del cinema horror.
X Leotie: Grazie per la
recensione e, tranquilla, la storia proseguirà, dato che è ultimata, fino al suo
decimo ed ultimo capitolo. Vedrò di postare un capitolo a settimana ogni lunedì.
Infine ti invito a tornare a controllare il primo capitolo, dato che ho aggiunto
un terzo aneddoto a fine pagina.
X camomilla17: Grazie anche a te
per la recensione e per le tue correzioni che, fidati, mi fanno molto piacere,
nonché comodo, visto che è la prova “tangibile” che hai letto il primo capitolo
di questo racconto. Ovviamente ho apportato le giuste modifiche che mi avevi
evidenziato.
Spero tu non rimanga delusa da
questo secondo capitolo (anche se si tratta, come ho scritto prima, di un
semplice capitolo transitorio) che ho opportunamente riletto, dato che si tratta
di un lavoro che scrissi qualche anno fa, cercando di utilizzare il mio attuale
stile di scrittura.
Infine vi ringrazio ancora per
aver inserito la mia storia tra quelle che state seguendo attualmente, e vi
aspetto il prossimo lunedì con il Capitolo 3.
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