Le carte non mentono

di mamie
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Attenzione: spoiler per chi non avesse ancora finito il romanzo.




 Il futuro non è mai inciso nella pietra.

  
Le carte, loro, non mentono.
Possono essere oscure, o strane, o difficili da interpretare. Le carte non mentono, ma gli uomini sì.
Ci sono tanti modi di mentire, anche senza rendersene conto.
Avrei dovuto capirlo subito, da quel giorno che sei tornato a casa così agitato e pensieroso, dal giorno che mi hai detto che avevi conosciuto il tuo avversario. Avevo visto la Torre quel giorno, la rovina.
Tu non mi amavi. Io ero solo qualcosa che riempiva il tuo vuoto. Qualcosa di cui, al momento giusto, si può fare a meno. E tu ne hai fatto a meno, hai fatto a meno di me.
Perché amavi lei. Così tanto che eri disposto a morire, o ad essere imprigionato per l’eternità e io… io l’ho capito troppo tardi, perché vedevo solo quello che volevo vedere… perché vedevo solo te.
Ora il mio mazzo di tarocchi si è sparpagliato via, e non leggo più il destino nei matti e nei re.
Avrei potuto andarmene e cercare di dimenticare tutto, ma dove? Il mondo non vuole tra i piedi i sognatori, non nella vita vera, e cosa è rimasto di me se non un patetico sogno che non vuole saperne di andarsene?
Ti ho visto la scorsa notte nel Giardino di Ghiaccio, vi ho visti insieme. Sembravate felici. Si può essere felici stando fuori dal mondo? Si può, forse anche di più.
Non sono riuscita ad odiarti allora, e non ci riuscirò più.
Io, Isobel, l’Indovina, ho chiuso gli occhi davanti ad un futuro che non volevo esistesse e ora li tengo aperti, ben aperti, ma non leggo più le carte. I miei tarocchi veritieri sono bruciati con il vecchio Circo, non hanno più un posto in questo nuovo sogno. Mago e Papessa, la Ruota della Fortuna… vi saluto.
Non voglio più saperlo, non voglio più vederlo, il tempo è solo un battito d’ala in un cielo senza fine.
 
 
 
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NOTA: nel romanzo alla fine ricompare l’Indovina, che si suppone sia Isobel. Tuttavia mi è venuto il fugace dubbio che potesse invece trattarsi di Poppet, dato che per divinare  non usa più i tarocchi, ma delle piccole stelle d’argento gettandole come rune (anche se a Poppet non si adatta molto l’atmosfera che sa di incenso, rose e cera d’api).
La frase iniziale in corsivo è tratta dal capitolo “Destini profetizzati”.




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