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Wounded. Umiliated. Betrayed.
Il Sole splendeva alto nel cielo inglese. I suoi raggi irradiavano
l’estesa e magnifica distesa in cui, al centro, si ergeva alto e
imponente il castello di pietra dei Mikaelson. Era qualcosa di
estremamente straordinario scorgere una così luminosa luce nella
piovosa Inghilterra, un fenomeno che doveva essere festeggiato. Non
v’era una brezza leggera, sembrava che la stessa natura si fosse
arrestata dinanzi a tutta quella magnificenza. Piccoli arcobaleni
nascevano tra le fronde degli alberi secolari quando erano carezzati
dai raggi. Katerina osservava assorta e serena quello splendido
paesaggio, incantata dalla soavità dell’ambiente che la
circondava. Tutto era diverso in quel luogo celeste tanto da sembrare
un Paradiso terrestre. La giovane, talmente abituata ai climi rigidi
tanto da sembrare incolori e immutabili del suo paese, non era in grado
di volgere lo sguardo altrove, di interrompere quella vista. Un sorriso
appena accennato illuminava i lineamenti poco marcati del suo volto
mentre gli occhi rifulgevano come astri indipendenti e meravigliosi. I
boccoli, lasciati sciolti, le ricadevano sulle spalle e sulla veste
color dell’oro. Era appoggiata sulla cornice di una delle
finestre più ampie del corridoio centrale da pochi attimi,
quelli successivi alla colazione con i due signori della villa.
Percepì il lieve suono dei passi che si avvicinavano a lei, ma
non distolse la sua attenzione dall’osservazione del cielo. Aveva
imparato oramai a conoscerne il possessore.
« Ammirate questa luminosa giornata, Katerina?» le
domandò la voce che le faceva battere il cuore. Il sorriso si
distese maggiormente nell’udire la delicatezza con cui le si
rivolgeva. Mai un uomo l’aveva resa così importante, al
pari di un angelo o di una regina. Mai nessuno che Katerina stessa
reputasse talmente elevato di spirito e avvenente esteriormente. Volse
lo sguardo sino a incontrare i suoi occhi gentili, poi annuì,
quasi con timidezza, come se temesse di poter essere giudicata
negativamente.
« È tanto inusuale per me vedere un cielo così
terso e un Sole così energico,» aggiunse con voce fievole,
rimembrando la sua Bulgaria, talmente lontana da sembrare inaccessibile
persino alle sue memorie. La condanna all’esilio le tormentata
talmente tanto il cuore e l’animo da privarla di tutti i suoi
ricordi felici, delle carezza miti di sua madre, della sua bontà
che le aveva permesso di non allontanarsi da lei, di non abbandonarla a
se stessa, alla sua gravidanza e al suo tradimento. Scosse leggermente
il capo. Non era lecito ricordare gli avvenimenti dolori e scabrosi
dinanzi a Elijah. Non desiderava che vedesse nei suoi occhi la
tristezza del passato e renderlo colpevole del castigo che le era stato
imposto dal Destino. Non voleva che quella delicatezza nel suo sguardo
si perdesse e che anche lui, dopo suo padre, le ripudiasse il suo
amore.
« Sembrate immersa in troppi pensieri, Katerina. V’è
qualcosa che vi turba? Forse sono stato troppo audace e ardito la sera
passata, quando v’ho rassicurato sulla vostra angelica bellezza?
Ve ne prego di perdonarmi. Non era mia intenzione,» si
scusò con sentimento mentre una leggera confusione gli
ottenebrava lo sguardo. Katerina scosse il capo, lasciando che alcuni
boccoli le velassero gli occhi, e gli sfiorò la mano, senza
stringerla.
« Affatto, Elijah. Siete stato il gentiluomo che avete sempre
dimostrato di essere e io non ho parole per esprimermi tanto è
immensa la mia gratitudine nei vostri confronti. Nessuno mai mi ha
riservato cotanta attenzione.» L’ultima frase la
mormorò in un sussurro impercettibile mentre lo sguardo si
chinava e la mano si allontanava. Si vergognava lei stessa di quel
pensiero, di tutta quella vanità che le occupava il cuore. Il
battito si arrestò per un attimo per poi accelerare la sua
gittata. La mano di Elijah si era posata, cortese, sulla sua guancia
che sembrava bruciare. Era fredda, come se non conoscesse calore da
troppo tempo, ma per Katerina, in quel momento tanto atteso, nulla era
importante se non le parole che le stava pronunciando.
« Siete un angelo, Katerina. In un mondo di diavoli, di falsi
eroi e sventurate giovani serve del proprio destino, siete
l’immagine della purezza più candida e innocente.»
Le labbra di Katerina si schiusero, senza che se ne accorgesse. Elijah
la guardava con un tale sentimento da sembrarle vera devozione. Vero
amore. Fu solo un istante, ma l’avrebbe conservato per sempre.
Elijah scostò la mano e si scusò, chinando il capo in
segno di rispetto, poi si allontanò. La protesta le morì
in gola. Era già troppo distante da lei per poterla udire. Si
portò la mano sulla guancia e la luce scomparve. Una nuvola
aveva oscurato il Sole. Si incamminò verso le sue stanze con la
mente colma di pensieri, dubbi, in qualche modo anche amarezza. Avrebbe
voluto sussurrargli che nutriva i suoi stessi sentimenti, sebbene non
fosse lecito per una donna mostrare tutta quella sfrontata franchezza
dinanzi a un uomo. Non le sarebbe importato poiché l’amore
li avrebbe legati indissolubilmente rendendo solari le loro vite sin
troppo opache e spente. Sospirò, ma si fermò dinanzi a
una porta leggermente schiusa quando sentì pronunciare il suo
nome. Si avvicinò, stando attenta a non destare
l’attenzione dei due interlocutori. Riconosceva la voce di Lord
Klaus, accomodato su di una sedia mentre l’altro uomo era in
piedi.
« Milord, la fanciulla deve necessariamente morire? Non
c’è alcun modo per salvarla?» mormorò quello
che Katerina riconobbe essere Trevor. Tremò sentendo quella
richiesta e si accostò maggiormente per percepire ogni sussurro.
« Trevor, hai angustiato la mia persona per un tempo molto
più che sufficiente. Dopo quattro secoli, non lascerò
nulla al caso e non permetterò a nessuno, né a Elijah
né, tantomeno, a te, di annientare i miei piani. Posseggo
già tutto ciò di cui ho bisogno e questa notte la
fanciulla perirà. Adesso va’.» Katerina stava
tentando di trattenere i singhiozzi. Era tutta una menzogna,
un’illusione. Non v’era nulla di vero in tutto quel mondo
incantato. Era solo una favola, un sogno di una bambina cresciuta
troppo in fretta. Prima che Trevor uscisse del tutto, cominciò a
correre, sentendo dentro di sé nascere una rabbia incontrollata,
intensificata dal dolore. Le sanguinava il cuore. Corse sino a quando
non si trovò dinanzi alla porta della sua camera. La chiuse alle
sue spalle e si lasciò cadere, lasciando liberi i singhiozzi.
Ferita. Umiliata. Tradita. Persino Elijah, in tutta la sua galanteria,
le aveva celato la verità. L’aveva illusa che il suo amore
fosse reale. Non l’amava. Per lui non valeva nulla. Le sue parole
erano vuote, orribilmente false e ipocrite. Si era fidata per la
seconda volta di un uomo che l’aveva solamente usata per i suoi
scopi. Avrebbe voluto urlare, Katerina, ma si trattenne, mantenendo nel
suo animo tutta l’afflizione della sua vita, implodendo. Le
lacrime non erano in grado di manifestare nemmeno una minima parte di
quello che provava. I singhiozzi che le scuotevano il corpo erano
capaci soltanto di farla sentire peggio di quello che già era,
accostando al dolore dell’anima quello esteriore. Non comprendeva
appieno tutto quello che stava accadendo, non ne aveva la forza. Le
parole di Klaus erano state sin troppo ambigue, ma il significato le
era parso diabolico. Volevano sacrificarla come un agnello negli
antichi riti pagani. Al dolore subentrò la rabbia. Non voleva
morire, non dopo tutto quello che aveva dovuto vivere, non dopo essere
stata costretta ad abbandonare sua figlia, non dopo aver scoperto che
il mondo era ben diverso dalla sua Bulgaria, non dopo che aveva
incominciato nuovamente a vivere, a sollevarsi da quella vergogna e
quel dolore causato dal forzato allontanamento dalla sua famiglia.
Nessuno avrebbe mai potuto portarle via la sua vita. Non
l’avrebbe permesso. Mai. Sarebbe sempre sopravvissuta.
Scattò in piedi e si rassettò le vesti. Era arrivato il
tempo di fuggire. Sospirò, però, quando rivide con gli
occhi della memoria quelli innamorati di Elijah. Era stato tutto un
sogno. Doveva svegliarsi.
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Buon pomeriggio e benvenute in questo quarto capitolo. Non ho
particolari notazioni solo che è stato particolarmente doloroso
scrivere questo capitolo dal punto di vista di una Katerina così
vulnerabile e ferita. Spero che vi possa piacere così come
è piaciuto a me scriverlo. Ringrazio tantissimo le ragazze che
hanno inserito la raccolta tra le preferite/seguite e anche chi ha
letto silenziosamente. A sabato prossimo con il punto di vista di
Elijah. Un saluto, almeisan_
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