Soulmate
Tokyo,
anno 2000.
Ren
avvolse una sciarpa attorno al collo di Nana, doveva riconoscerlo: i
fans più fedeli li viziavano continuamente, con mille premure
diverse, pensando soprattutto alla loro salute.
«Non
devi preoccuparti per me, Ren. Guarda che sto benissimo così!»,
esclamò Nana, fulminandolo con lo sguardo.
«Se
la tua voce subisse qualche danno, saremmo tutti fottuti»,
obiettò Ren. «E tu daresti di matto, poco ma sicuro».
Nana
chinò il capo per un sol istante, rialzandolo scoprì
per l'ennesima volta il profondo sguardo di Ren: persino quando si
voltava altrove, magari ammirando il suggestivo paesaggio invernale,
aveva l'impressione che i suoi occhi la inghiottissero.
Poi,
Ren tirò fuori le Seven Stars e gliene porse una; Nana
desistette per un momento, seppure la tentazione fosse forte, alla
fine sfilò una sigaretta dal pacchetto senza troppi
convenevoli.
«Veramente
non dovrei nemmeno fumare», sentenziò, lasciando che Ren
le accendesse la sigaretta.
«La
vita è troppo breve per obbedire alle regole imposte dalla
società», rispose Ren, esalando una boccata di fumo.
Dopodiché,
il suo sguardo si diresse verso la coltre di neve: alcune volte Nana
aveva l'impressione che Ren sentenziasse delle grandi verità,
talvolta si sentiva piccola al suo fianco.
«Semmai
dovessi morire in giovane età, vorrei precipitare sotto una
valanga di neve», convenne improvvisamente Ren, indicando un
punto indefinito.
«Davvero
emozionante. Non pensare che ti tirerò fuori di lì»,
disse Nana, in un vago tentativo di imposizione.
Ren
ridacchiò sommessamente, dopodiché obiettò: «Oh,
no, tu verrai con me». Disse quelle parole con sicurezza,
come se fosse già a conoscenza del suo destino; poi,
gettata la cicca a terra, afferrò le mani di Nana e le lasciò
scivolare contro le proprie. Nana lasciò cadere la sigaretta
dalle labbra, senza alcun motivo apparente, Ren l'afferrò per
la vita e le sue mani scivolarono sotto la giacca, fino a raggiungere
la pelle nuda.
Se
Ren avesse compiuto quell'azione per provocarla, Nana non l'avrebbe
mai saputo dire: eppure, al sol contatto, la razionalità
veniva meno. Senza volerlo finirono per rotolarsi sulla neve, le
abili dita di Ren riuscirono a liberarla dalla sciarpa.
Nana,
allora, gli inveì contro freddamente: «E la mia salute?
Rimettimi quella sciarpa, io ho bisogno di cantare!».
«Non
se morirai», commentò Ren, piuttosto sarcasticamente.
Nana
avrebbe voluto replicare, eppure non riuscì a vincere quel
duello di sguardi: ogni volta che Ren la sfiorava, scavava nel
profondo della sua anima – ne sentiva la fragilità,
l'essenza, l'inconsistenza. Con il passare del tempo, Nana aveva
capito che la sua anima diveniva completa solo se sfiorata da Ren.
Quindi
distese i lineamenti, addolcì l'espressione e lasciò
andare le lunghe unghie – fino ad allora conficcate saldamente
nel collo di Ren –, per poterlo abbracciare. Così, nel
modo più spontaneo possibile, come se la neve non fosse
nient'altro che una culla in cui riposare le loro ali stanche.
Londra,
2012
«Londra
non è minimamente paragonabile a Tokyo, in particolare
d'inverno: qui il cielo è terso, l'aria pare artificiale e la
neve sembra fatta di cartapesta...», Nana accende un incenso
sopra un piccolo cumulo di neve, ricorre l'anniversario della morte
di Ren e, almeno una volta l'anno, desidera potergli parlare.
Tuttavia
non dimentica le vecchie abitudini, così sfila un pacchetto di
Seven
Stars
– nuovo, inutilizzato, conservato appositamente per
quell'occasione –, si lascia avvolgere da una boccata di fumo e
poggia la sigaretta accanto all'incenso.
«Non
mi riconosceresti mai, adesso, oppure mi ritroveresti comunque...»,
Nana sorride mestamente, poi prosegue: «Va bene così, è
solo un altro cinque
marzo
da ricordare».
Nana
alza gli occhi al cielo, stringe le nocche con forza, dev'essere
forte; intimamente spera che Ren possa comunicare con lei, le manca
anno dopo anno.
Quindi,
abbandonando le forze, si lascia scivolare a terra e avvicina le
ginocchia a sé; i suoi occhi si rivolgono verso il mare,
seppure la vista sia offuscata dalle lacrime. Talvolta Nana trascorre
intere giornate ad osservare la marea, pensando di poter trovare le
risposte alle sue domande – e, ironicamente, più cerca
risposte, tanto più le sovvengono in mente delle domande.
Nana
rivolge l'attenzione all'incenso, allora, accorgendosi di un
particolare al quale non aveva prestato la dovuta attenzione: tra il
bastoncino e la sigaretta c'è un rametto di legno, diramato in
due direzioni, al cui interno è contenuto un piccolo cumulo di
neve – a primo acchito, sembra proprio un cuore.
Lo
sguardo di Nana si sofferma a lungo su quel particolare, nonostante
sia sempre stata scettica di natura e, sulle prime, non riesce a
spiegarsi la portata di tale fenomeno.
Poi,
riflettendoci, arriva al nesso del problema: la
sua anima è concreta solo accanto a quella di Ren, così
il suo cuore non può appartenere ad altri che a lui.
«In
fondo, morirò davvero con
te», Nana inclina il capo di lato, osserva nuovamente la forma
astrusa e, senza che se ne accorga, una lacrima scivola via dai suoi
occhi.
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Settima
classificata al “Flash Contest – La neve”,
indetto da Darkrose86 sul forum di EFP.
Ecco,
l'originalità è stata il mio grande punto debole ma...
ho immaginato questa flash – semplice, nulla di troppo
elaborato per una volta. XD – all'improvviso, nonostante pare
che la Yazawa abbia dichiarato l'opera incompleta. ;___;
Una
specificazione: la prima parte è narrata al passato di
proposito, così la seconda al presente. È una mia
personale scelta stilistica, anche per sottolineare il distacco –
non solo temporale ma anche spaziale.
In
ogni caso, la storia è dedicata ad HamletRedDiablo...
la mia personale soulmate. Sister soulmate, per essere
precisi. ù__ù
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