This mad, sick love

di devilcancry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 - Morbo Lunare ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 Underground ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 - Little surprise at Goblin castle! ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 - Compromessi Pericolosi ***
Capitolo 5: *** cap. 5 - Giuochiamo? Giochi d'attrazione e... ***
Capitolo 6: *** cap 6 tradimenti ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 - Gioie e dolori ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 - La magia dei giganti di ghiaccio ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 - Il Ballo ***
Capitolo 10: *** cap 10 - ritorno ***
Capitolo 11: *** vi chiedo perdono - piccolo paragrafo per chiedervi scusa ***
Capitolo 12: *** Rose - vicino al pozzo ***
Capitolo 13: *** Fight for her ***
Capitolo 14: *** Raccontami una favola ***
Capitolo 15: *** At the end of all ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 - Morbo Lunare ***


Si girava e rigirava, le lenzuola fradice di sudore, il petto che si alzava e si abbassava convulso. Del morbo lunare non si guariva, si peggiorava, si diventava pallide ombre e si finiva là, dove terra profumata faceva da tetto e dove giorno e notte si fondevano, si finiva là, all'ombra dei cipressi, coi passeri che cantavano dispettosi e coi piedi dei viventi in lento e ossequioso passaggio fra lapide e lapide.

 

Spalancò gli occhi e cercò con la mano la luce sul comodino. Come la accese l'infermiera si affacciò alla porta. " Tutto bene?"  "Si, volevo solo un pò d'acqua" rispose la giovane con voce rauca per lo sforzo. L'infermiera annui e sorrise con un'aria di compatimento, povera ragazza, pensavano tutti, così giovane e così malata, così pronta per necroforo e la bara.

 

Con stizza strinse i pugni e guardò la luna... come avrebbe voluto volare lassù... lassù in alto, come facevano le civette ed i barbagianni intorno al parco dell'ospedale di notte. Barbagianni... chissà come mai erano animali che la avevano sempre affascinata... Anche a sua madre Sarah erano sempre piaciuti, anche se le diceva sempre che, a volte, le ricordavano tanto una persona un pò strana che aveva incontrato da ragazza. Voleva vivere, non voleva fare come sua madre, non voleva morire di quel male che sembrava ereditario... Voleva alzarsi e correre e saltare e ballare come tutte le ragazza di vent'anni come lei!

 

Molto distante da lì...

 

"Ma mio Re non si può! Deve fare qualcosa! Morirà!"

 

Re di Goblin fiero e sprezzante come suo solito fissò lo sgorbio ai suoi piedi inginocchiato che implorava per la vita di una sciocca mortale.

 

" Io posso Trogolo! Io sono il Re!"

 

"Un re assassino " la voce tagliente come una lama di rasoio lo fece voltare di scatto, i ferini occhi bicromi di lui fissarono l'anziana figura.

 

Una fae alta e maestosa, dai lunghi capelli color del grano e occhi scarlatti era apparsa nella sala delle udienze, innanzi al trono di pietra di re Jareth. Il Re fissò a lungo lo sguardo accusatorio quasi a voler sfidare la donna.

 

" Figlio mio per quanto punirai quella famiglia? Per quanto cercherai vendetta su una donna morta da tempo? Per quanto ancora - aggiunse alzando la voce - torturerai una donna innocente, una fanciulla senza colpa, immettendole dentro una magia che sull'aboveground può solo che ucciderla?"

 

Jareth abbassò il capo, poi lo rialzò di scatto inclinando il capo di lato con fare arrogante e sibilando fra i denti rispose " Per quanto mi aggraderà ancora veder soffrire la campionessa e la sua discendenza madre!" poi con un'agile balzo guadagnò il cornicione e si trasformò in elegante barbagianni, volgendo gli occhi da rapace all'orizzonte e lasciando il palazzo con lenti e ritmati battiti d'ali.

 

Winnon sospirò e poggiò una mano sul capo di Hoggle con dolcezza, poi mormorò a se stessa più che al nano " Povero figlio mio, povero e pazzo figlio mio..." scosse la bionda criniera e poi aggiunse " Ho Hoggle, come posso fare? Quella poverina morirà come la madre se non facciamo qualcosa..."

 

Hoggle si tormentava le tozze mani e giocava nervosamente con un braccialetto di plastica " Mia signora che posso dirle? Da quando la piccola Sarah crebbe e divenne donna, rifiutando l'amore del Re, lui è come impazzito, dentro è come se fosse vuoto, sorride ma... ma è come se avesse sotto dei vermi che lo fanno sorridere, è come se fosse morto..." buttò fuori la frase tutto d'un fiato temendo le ire dell'anziana madre.

 

" Hoggle, mio povero Hoggle, quanta ragione nelle tue tremanti parole...penseremo a qualcosa si, penseremo..." .

 

Un candido barbagianni sorvolava il Memorial Hospital o meglio, sorvolava il parco dell'ospedale come in cerca di qualcosa. Qualcosa che non tardò a vedere. Reparto malati terminali, una lucina accesa e una finestra aperta nella calura estiva. Si chiese come diavolo aveva fatto a farsi intenerire dalla madre... poi capì che, nonostante tutto, lo avrebbe fatto lo stesso, prima o poi...

 

Un visino pallido ed emaciato, due sconsolati occhi azzurri ( Come il suo dannato padre - pensò -  ) e una massa selvaggia d'onde color cioccolato ricadevano sulle esilissime spalle, le mani ridotte a uno scheletro quasi, appoggiate sul davanzale... Con i cerulei occhi fissava la luna dolcemente, come se sapesse già cosa la avrebbe attesa. Elizabeth sapeva, sapeva che non sarebbe guarita. Poteva cercare la ribellione dentro se ma sapeva, sapeva che presto sarebbe stata con la mamma.

 

Intonò una canzone, una canzone dolce e triste, dove Lui dichiara a Lei che tutto ciò che ha fatto, lo ha fatto per Lei... Il cuore di Jareth ebbe un sussulto...

Everything I’ve done, I’ve done for you
I move the stars for no one
You’ve run so long
You’ve run so far
Your eyes can be so cruel
Just as I can be so cruel
Though I do believe in you
Yes I do
Live without the sunlight
Love without your heartbeat
I, I can’t live within you



... la aveva composta per Sarah e solo per Lei... e Lei la aveva insegnata alla figlia... una figlia pallida  e malata... malata come lei,malate di un male di cui lui ne era causa e cura...
 

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Capitolo 2
*** Cap. 2 Underground ***


Elizabeth ebbe un sussulto e si scansò spaurita quando il bianco rapace si posò accanto alla sua mano mentre cantava. L'uccello la fissava inclinando vezzosamente il collo di lato, come ad ascoltarla " Mi dispiace piccoletto, ma non sono una brava cantante..." fra se e se pensò anche di essere impazzita a parlare con un uccello. "E io che credevo che foste animaletti così schivi" aggiunse fissando il bianco rapace che per risposta frullò le ali e zampettò dentro la stanza  "che fai matto! vola via! via! Se ti trovano le infermiere ti fan fare la fine del pollo! ( che ci provino le maledette! - pesò con alterigia il giovane signore di Goblin ) .

 

L'uccello si alzò in volo e si scagliò contro la ragazza che, istintivamente si parò il viso e cadde... cadde e cadde... cadeva sempre più giù e pensava - che strano, non ho ancora toccato il pavimento..." .

 

 

Si svegliò dopo quella che le parve un'eternità, si svegliò e non sentiva dolore, non si sentiva debole, ma piena di forze. Si svegliò e si trovò in una strana stanza di pietra, sembrava la stanza di un castello... Guardandosi attorno non vide che l'enorme letto dove era sdraiata, un grosso armadio, un caminetto ed una poltrona, alla poltrona vi era seduto qualcuno...

 

Due occhi cremisi la guardarono con dolcezza, la donna si alzò e le andò incontro, aveva un volto dolce e sincero e abiti di foggia medioevale. " Ben svegliata figlia di Sarah  campionessa del labirinto , spero tu abbia riposato bene"

 

" Io, io.. si signora grazie... ma Lei, conosceva mia madre?" La donna sorrise ed annuì. " Ho sì, la ho osservata nel suo viaggio qui, nell'underground... e ho cercato di...convinvcerla a tornare quando si ammalò..." disse con tristezza e dolore negli occhi.

 

" In che senso tornare? "

 

La donna sospirò "Bambina mia, quando un'umano viene a contatto col nostro mondo e vi resta anche solo per un pò, si impregna di magia..."

 

Una voce maschile si sovrappose a quella della donna dagli occhi cremisi " Magia che uccide gli sciocchi umani che non hanno il buonsenso di tornare quaggiù senza pensare alle conseguenze nel loro Aboveground... Conseguenze quali la morte... E la trasmissione della magia ai loro eredi"

 

A parlare era stata una creatura appoggiata allo stipite della porta. una creatura che la ipnotizzò subito... occhi bicromi da rapace, alto, slanciato, una folta e ribelle chioma bionda... Sguardo che catturava l'anima e la serrava a sè. Un valzer di emozioni, un vortice le squassò il petto, quanta bellezza e pazzia sembrava albergare in quel magnifico essere.

 

" Spero" proseguì " che tu stia meglio, la mia sentimentale madre ha voluto che facessi qualcosa per salvarti ed eccoti qui. Sana e salva." disse sottolineando la frase con un plateale gesto del braccio che pareva studiato apposta per scoprire la snella figura fasciata con un aderente paio di calzoni di pelle nera che tutto facevano fuorchè nasconderne le forme virili. La ragazza fece per aprir bocca e arrossì  ma lui le fece cenno di tacere con un brusco e secco gesto della mano " E no, non ho voglia di rispondere a stupide e petulanti domande quindi parla con mia madre... Madre spiegale il nostro mondo in un qualche modo, visto che passerà la sua vita qui è bene sappia come deve comportarsi."

 

" La mia vita qui? Perchè? "

 

Ma lui era già sparito e l'anziana Fae le posò una mano sulla spalla " Perchè se torni nel tuo mondo morirai e, in un qualche contorto modo, mio figlio tiene molto alla tua famiglia. E' fatto un poco a modo suo ma, non è poi così crudele come vuol sembrare"

 

Stupita, confusa e scioccata dalle assurde informazioni, la giovane Elizabeth si fece un bagno caldo e si vestì con gli abiti che Winnon le preparò. Un delicato abito color salvia, composto da una pettorina rigida ed una gonna lunga e comoda, ai piedi le fecero calzare dei mocassini di pelle beige, non proprio una calzatura che avrebbe comprato, ma doveva ammettere che erano comode.

 

Fu trattata come una seconda figlia da Winnon, che la fece mangiare e le fece fare un giro dei giardini del castello trattandola con dolcezza, come fosse stata la figlia mai avuta. Le spiegava l'etichetta e nel frattempo pensava pensierosa a cosa avrebbero detto gli altri sovrani sapendo che un'altra umana era nell'underground.

 

Da lontano Jareth osservava, osservava e taceva... mentre nel suo petto la morsa d'odio si allentava e nella sua mente ponderava pensieri cortesi e non vendicativi per la prima volta dopo ventisette anni.

 

Guardava quel giovane corpo così simile alla madre e quello sguardo volitivo, i folti capelli color cioccolato sciolti liberi e ribelli sulle spalle... Le sinuose curve erano forse più delicate di quelle della sua Sarah, forse ache più acerbe. Vedeva sua madre rilassata in compagnia della giovane umana, cosa che non accadeva da, bhè, da un sacco di tempo. 

 

Ma Sarah lo aveva odiato e quando lui era tornato per salvarla lei aveva indicato la culla con una piccola infante " Ho già la mia vita ed il mio amore Re di Goblin! rifiutai allora e rifiuto oggi il tuo disgustoso invito! NON ti amo e mai mai lo faro! Preferisco morire! " " Ma mia preziosa... morirai sul serio se resti qui! " " Vattene Jareth! NON HAI ALCUN POTERE SU DI ME!!! Non ti voglio! Mi hai fatto abbastanza del male in quelle maledette 13 ore!" " Allora crepa inutile ragazzina!" aveva infine sibilato con cattiveria.

 

Quel giorno fuggì, andò via col cuore gonfio d'odio e oggi, si sorprese che quell'oggi fosse li, ad osservare con qualcosa di simile all'affetto la figlia di una donna che lo aveva distrutto.

 

Il pensiero di quel rifiuto lo rese nuovamente rabbioso, scagiò il calice nel quale stava bevendo contro il muro e si sedette sul suo trono con sguardo torvo, il frustino da cavallo che batteva ritmicamente il malumore del suo sovrano contro lo stivale, - stock stock stock - le nocche sbiancate nello stringerlo con rabbia, le labbra rese una linea sottile e la mascella contratta.

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Capitolo 3
*** capitolo 3 - Little surprise at Goblin castle! ***


Passavano lenti i giorni a palazzo, ma Elizabeth riacquistava di giorno in giorno il suo antico splendore, l'esile e scheletrico corpo era tornato pieno e sodo, il carattere stesso aveva tratto giovamento dall'underground e l'underground sembrava trarre giovamento dall'allegra spensieratezza dell' umana.

 

L'unico sguardo torvo era quello del bel re che sembrava sopportare a malapena l'aria primaverile che si respirava a Goblin dpo 27 anni.

 

" Rose!" esclamò scendendo nei giardini del labirinto, ovunque i roseti appassiti erano tornati rigogliosi e ammicavano al sole migliaia di bocci colorati che sembravano, con la loro bellezza, prender in giro quel lunatico e ombroso sovrano.

 

Un suono melodioso attirò la sua attenzione, lo seguì fino a giungere alle mura, fuori dal portone d'accesso al labirinto la giovane Elizabeth cantava, seduta sul bordo della vasca dei pesci, una mano dentro l'acqua a giocherellare con le carpe multicolori che cercavano di sfuggire pigramente a quelle lievi carezze. Cantava con voce cristallina e dolce e gli occhi azzurri erano volti al sereno cielo.

 

"Vi trovate a vostro agio Milady? " la voce gli uscì un po più acida del previsto. Elizabeth si alzò di scatto e chinò con rispetto il capo " perfettamente a mio agio vostra mastà e non saprò mai come sdebitarmi con voi per la vostra generosità ".

Jareth era deluso, si aspettava una sfida, uno sguardo un po più arrogante... somigliava ben poco di carattere alla madre. Cercò le giuste parole per punzecchiarla ma, per una volta, la sua lingua serpentina si rifiutava di colpire. Poi un guizzo di luce, un piccolo lampo malignio gli attraversò la testa e illuminò le contorte idee.

 

 " C'è qualcosa che potete fare per me Milady" soppesò bene la pausa oratoria e attese che lei volgesse il viso e lo sguardo a lui, poi con un sorriso sornione le si avvicinò , il viso a pochissimi centimetri dal volto di lei, i respiri si fondevano insieme e sentì i battiti cardiaci della ragazza aumentare e vide le pallide gote tingersi d'un bel porporino imbarazzo... Jareth esplose in una risata, le rise in faccia piacevolmente compiaciuto della soggezione che metteva alla figlia della campionessa. " Ma temo che qualunque richiesta io vi faccia rischi di farvi morire d'imbarazzo!"

 

Elizabeth strinse i pugni " Siete davvero incredibile!" Jareth era entusiasta, finalmente una reazione! " Spiegatevi meglio Milady" "Se avete una richiesta fatela e basta! Non è educato ridere in faccia alle persone!" Jareth le afferrò un polso e la tirò a sè, facendola arrossire nuovamente.

 

 " Vedete? Basta vi tocchi per farvi arrossire, non posso certo passare tutto il giorno in compagnia di una donna che si imbarazza per nulla mia cara! Chissà poi cosa fareste se cercassi un'altro tipo di contatto o favore, sverreste forse? Ma siete ancor troppo bambina forse per capire le esigenza di un uomo..." le disse puntando i suoi magnetici occhi carichi di derisione negli azzurri di lei. 

 

Livida di rabbia per quelle parole poco educate Elizabeth si sottrasse alla regale presa e un sonoro ceffone colpì in pieno il bianco volto del Re di Goblin, l'impronta scarlatta di cinque piccole dita apparve sulla pelle marmorea del sovrano. Jareth la afferrò per i polsi e le torse le braccia dietro la schiena e adesso  i suoi occhi erano carichi di un qualcosa a metà fra rabbia e compiacimento , un'espressione terribile e indecifrabile. " Voi farete come vi viene comandato, che siate o meno nelle grazie di mia madre donna! " fra se e se pensò che finalmente aveva un nuovo giocattolo con cui divertirsi, un nuovo giochino su cui sperimentare la sua psiche lunatica. " Voi! Siete una persona orribile! IO non sono una puttana! Certi favori cercateveli altrove e se mi avete portato qui per questo, allora rimandatemi a crepare! " eccolo qui, il carattere della Sua Sarah... Sorrise e le lasciò i polsi, poi mentre andava via " Finalmente riesco a vedere la vera voi, Elizabeth" si voltò e le sorrise " Perdonate ma ogni tanto ho bisogno di render le giornate impossibili a qualcuno e quel qualcuno eravate voi oggi " .

 

Andò via massaggiando la guancia offesa e il folle sguardo brillava d'una insolita allegria, quel nuovo giocattolo gli piaceva. Poi però un pensiero lo bloccò... la aveva trovata fuori le mura... come diavolo aveva superato il labirinto da sola? Quando fu sul suo trono,  materializzò una sfera di cristallo e richiamò a se ciò che era passato; quel che vide lo lasciò di sasso. Elizabeth sembrava aver appreso in pochi giorni tutti i luoghi e le strade del labirinto e della città... Sembrava così a suo agio, così quieta nel suo nuovo mondo. Una regina senza corona.

 

"Jareth" la voce di Winnon fu una doccia fredda ai suoi pensieri. " Madre? " la donna lo fissava severa, le mani raccolte dvanti al grembo stringevano un pezzo di carta, una lettera. " Temo che altri si siano accorti dell'arrivo della piccola Elizabeth..." porse tremando la lettera al figlio che dopo aver letto e riletto quel pezzo di carta esplose nella sua ormai risaputa rabbia rovesciando il pesante trono e prendendo a calci diversi goblin... nella sala regnava il caos ed i poveri goblin scappavano terrorizzati da tutte le parti. In netto contrasto col carattere sanguigno del figlio era la parvenza di calma dell'anziana fae. Quando Jareth esaurì la sua rabbia parlò di nuovo " Figlio io partirò stanotte stessa, cercherò di intercedere per te con i quattro reggenti e speriamo comprendano che ella è destinata al tuo regno." il giovane re annuì in silenzio, la madre prima di andarsene sussurrò qualcosa all'orecchio del figlio il quale non seppe cosa dire, fissò stupito la madre senza trovare una sola parola per controbattere.

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Capitolo 4
*** Cap. 4 - Compromessi Pericolosi ***


 

Un grazie di cuore a tulle quelle che mi seguono ehanno la compassione di lasciare un commento senza chiedermi l'indirizzo per venirmi a picchiare ^^ Giovanna grazie mille per il betaggio^^


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Winnon passò le successive ore in volo, sottoforma di aggraziato airone cinerino. Si posò al centro della reale di Witheruin, e si inchinò con grazia di fronte ai quattro reggenti del regno Fae. 

Tutti uguali, con occhi d'agnello e sorrisi di lupo i cortigiani attorno a loro. Tutti uguali i quattro regali volti, l'unica nota che li contraddistingueva era il colore degli occhi.
Un color ambra per la regina reggente delle terre a nord, azzurro ghiaccio per la regina reggente del sud, neri come carbone gli occhi dell'anziano re reggente dell'ovest, ed indaco quelli del reggente dell'est.

Parlarono all'unisono. " Winnon, figlia di Gurowin Elfa del nord e Herren guardiano della notte, guardiana delle rocce delle aquile, perché compari dinnanzi a noi, quando è tuo figlio il convocato? "

Parlavano tutti in sincrono, tanto fusi insieme nel loro compito da apparire come un'unica e simbiotica creatura. Perfino le regali vesti sembravano fondersi con quelle del re vicino.

Con parole attentamente calcolate, la regina madre rispose con voce di miele " Nobili signori, io vengo affinché mio figlio possa monitorare l'umana, poiché è per questo che è sotto accusa"
" Jareth, re di goblin, sfida la potenza e la pazienza della nostra corte! A quale scopo portare la figlia della campionessa qui? "
una fitta colpì al petto Winnon, sapevano chi era l'umana... ma chi aveva spifferato?

" Miei signori, mio figlio colto da bontà d'animo ha solo voluto salvare una vita innocente, la ragazza era.." fu interrotta bruscamente " SAPPIAMO che era malata, ma tanti sono gli umani che muoiono, perchè darsi pena per questa? Forse tuo figlio dimentica che devono essere gli umani a desiderare di esser qui? FORSE DIMENTICA LE LEGGI CHE DA SECOLI CI GOVERNANO E MANTENGONO LA PACE?" proruppero con voce tonante.

Winnon abbassò la testa, non avrebbero ascoltato ragioni. A meno che... Alzò il capo e mentalmente chiese scusa alla piccola Elizabeth " Miei re, come sapete mio figlio ha oramai passato i mille anni... Ed è ora che crei un erede per il labirinto... Un erede degno di tale nome sarebbe dovuto nascere dall'unione con la campionessa, ma..."  
Fece una pausa studiata e attese la risposta, sapeva che aveva giocato, politicamente parlando , un'ottima carta. La loro razza era al novanta per cento sterile nelle donne, e trovarne una in grado di procreare era raro come trovare una mosca bianca. Al contrario la maggior parte delle umane era fertile. Anche un erede mezzo umano avrebbe posto fine a questioni e problematiche ridicole, come quella del divieto di far vivere gli umani nell’Underground.

"Capiamo Winnon, madre del Re di Goblin, guardiana delle rocce delle aquile. Se tuo figlio darà un'erede al labirinto, all'umana sarà concesso diventare sua sposa, e nulla potrà nuocerle più. Ma se fallirà di nuovo, se anche la figlia della campionessa lo rifiuterà, ella verrà rispedita nel suo mondo, e più nulla la salverà dal morbo lunare. In quanto a tuo figlio, provvederemo noi poi a farlo convolare a giuste nozze"
Winnon si inchinò, sapeva che non poteva assolutamente contraddire o ribellarsi ai reggenti. A rimetterci sarebbe stato il suo unico figlio. Comunque andassero le cose, erano presi fra due fuochi, se anche Elizabeth, come sua madre prima di lei, lo avesse rifiutato, avrebbero perduto tutto.

Jareth vagando in solitaria per il castello, fermò lo sguardo sulla stanza delle scale di Escher, dove ben 27 anni prima era stato sconfitto. Ora  poteva vedere una figura di azzurro vestita, che si affacciava alla porta principale, e nel vederlo traeva indietro la snella figura. Pochi istanti dopo le fu accanto, piazzando i suoi  occhi da lupo in quelli da cerbiatta di lei. 

" Mi seguivate? " Lei scosse la testa " Cercavo vostra madre... La sera di solito giochiamo a scacchi assieme... " Jareth non riuscì a trattenere un sorriso " E ditemi, my precious, vi arrecherebbe disturbo giocare con me? " la guardò inclinando graziosamente il capo di lato, come fanno i rapaci intenti ad ascoltare la preda, prima di tuffarsi in picchiata e ghermirla con gli artigli.

Elizabeth lo fissò intensamente, e scelse con cura le parole, per evitare di offendere l'arrogante Re. " Non gradisco la vostra compagnia dopo oggi pomeriggio ma, d'altro canto, non ho nessuna voglia di passare una serata in totale solitudine come quando ero in ospedale." Jareth le porse la mano bianco guantata e attese, dopo un attimo di incertezza ed esitazione, Elizabeth poggiò delicatamente la mano su quella del re di Goblin, e lasciò che la conducesse via nella stanza della lettura.

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Capitolo 5
*** cap. 5 - Giuochiamo? Giochi d'attrazione e... ***


Come iniziare senza ringraziare le mie dolci lettrici? ma sopratutto come posso dimenticare la buonissima dolcissima bravissima betaryder? Jo-Jo ti lovvo ^^
 
ma ora passiamo a noi ^^hehehehe il mistero si infittisce .... allora gente? Giuochiamo?


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Elizabeth si lasciò condurre docile nella sala della lettura, al centro della quale troneggiavano due poltroncine di velluto vermiglio,ed un treppiede sopra il quale poggiava una scacchiera di marmo.
 
Con un elegante cenno della mano Jareth le fece cenno di sedersi, cosa che ella non tardò a fare. Seduti l'uno di fronte all'altra iniziarono il gioco, lui mosse per primo, spostando il pedone bianco di due caselle avanti a sè, di rimando la ragazza parò il pedone nemico piazzandovi davanti la sua nera pedina. Jareth le sorrise equivoco e si tamburellò le labbra con le dita. Mosse il cavallo, attese. Il giuoco degli scacchi era come una giostra per lui, un lento sfibrare l'avversario, con le sue capacità avrebbe potuto concludere in sole tre o quattro mosse ma... voleva portare la partita un po' per le lunghe quella sera.
 
"Uffa non è giusto! " Esclamò dopo quasi due ore e sei partite perse " Voi avete barato! " Jareth rise " E come di grazia avrei fatto a barare a scacchi? " le chiese fissandola negli occhi, e sorridendo a quello sbotto della giovane.
 
Le stesse parole della madre... quante volte le aveva pronunciate la bocca di rosa di Sarah... quel "Non è giusto" che tanto e per tanto tempo gli aveva rimbombato nelle orecchie.
 
"IO questo no lo sò proprio " disse incrociando difensiva le braccia dinnanzi al petto " ma siete magico, e quindi di sicuro avete fatto in modo di vincere !" Jareth proruppe in una risata ancora più forte della prima " Giuocare con voi è stato davero divertente, ma vedervi imbronciata per aver perso bhè, è ancor più divertente! ".

Elizabeth sorrise a sua volta... effettivamente era stata proprio inetta o meglio... forse troppo distratta da qualcosa -  o meglio qualcuno, ( come suggeriva malevola la sua mente) - altro.... arrossì al solo pensiero senza accorgersene. " E ora di cosa arrossite? " domandò con un sorriso sornione stampato in faccia.

 " Chi? IO? vi sbagliate io....io ripensavo a quanto sono negata per gli scacchi e...." non sapeva cosa rispondere, e vedere il sorrisetto soddisfatto sulla faccia del Fae era fastidioso... come se lui conoscesse i suoi pensieri e ne ridesse...
 
" Via via mia cara, se anche i ricordi vi imbarazzano non saprò mai come comportarmi con voi! " disse usando il tono più drammatico che conoscesse e portandosi teatralmente una mano sopra la fronte, ma fissandola con gli occhi ridenti.
 
" Io.. è tardi perdonatemi... ed ho sonno! Buonanotte! " disse scappando via dalla sala in un frusciar di stoffa.
 
Una volta in camera sua Elizabeth si gettò dell'acqua fredda sul viso, parlò fra sé e sé borbottando a mezza voce " antipatico... lunatico, egoista...arrogante..." soggiungendo poi senza quasi accorgersene " sexy... tentatore... bello come un dio pagano.... omiodio no! nononono! che vado a pensare! ".
 
Le gote, anzi, l'intero volto si tinse di rosso fuoco e continuò a gettarsi acqua fredda sul viso e sul collo, nella vaga speranza che l'acqua portasse via tutti i peccaminosi pensieri che aveva fatto su quel fae dalla bellezza disarmante.
 
Si gettò fra le coperte con un sospiro, socchiuse gli occhi e immaginò il suo viso... chiuse gli occhi e lo rivide davanti a se... il loro pimo incontro, appoggiato allo stipite della porta che parlava con arroganza... il suo abbigliamento conturbante... si alzò di scatto... se continuava così si sarebbe sparata prima! Si rimise giù... " Figuriamoci se uno come lui potrebbe mai davvero interessarsi ad una come me..." sospirò e chiuse gli occhi cercando ristoro nel sonno.
 
Sonno che non voleva arrivare... troppi pensieri le affollavano la mente, dall'incomprensible sovrano, a quella che era la sua vita, la sua famiglia nel mondo umano...
 
"Oh my precious... Non hai idea di quanto io possa interessarmi ad una ragazza come te" mormorò dal suo trono di pietra fissando la sfera di cristallo che aveva in mano.
 
Spiare gli umani gli era sempre piaciuto, ma spiare quella ragazza in particolare gli dava un certo non so chè di piacevole.... La stessa sensazione che gli dava spiare Sarah da piccola quando recitava nel parco... E lui curioso come una comare nei confronti del mondo umano - di quell'umana - si trasformava nel bel tyto alba alba che tanto metteva in soggezione la ragazzina...
 
 
Un curioso formicolio pervase il suo corpo, qualcuno chiedeva di essere portato da lui... ma chi poteva esser tanto pazzo da desiderare di esser al suo cospetto?
 
La sfera mostrò chi lo chiamava, mostrò un uomo sulla cinquantina, con grandi occhi azzurri ed un libricino rosso in mano...
 
Sogghignò, ce ne aveva messo di tempo a capire quell'umano zuccone... Sarah allora gli aveva davvero raccontato tutto.
 
Intanto nell'ombra un musetto volpino,avvolto in un bizzarro costume osservava in silenzio e mentalmente annotava tutto ciò che i canidi occhietti scorgevano.




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( come fatto notare dalla Jo e prima di altre domande : sì, il barbagianni si chiama proprio tyto alba alba - con 2 alba - anche se è la specie usata nel film in alcune scene pare più un tyto alba guttata tipico dell'italia che il tyto alba alba tipico delle zone nordiche ^^  - grazie wikipedia ^^ )

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Capitolo 6
*** cap 6 tradimenti ***


E come sempre grazie a tutte quelle dolcissime fanciulle che mi continuano a seguire e che per ora non mi son venute a picchiare selvaggiamente!  Jo JO.... VOGLIO IL TUO CUSCINO!!!!!!!!!!! ( lei sa di cosa parlo -.- ) su su eccovi il sesto capitolo dopo il quale fuggirò in Brazil!



Philip si trovò in cima ad una collinetta sabbiosa, in lontananza poteva vedere il labirinto, entro al quale la città di Goblin faceva bella mostra di sè, e dove le alte torri del castello facevano sventolare spavalde le araldiche intessute in seta di ragno e impreziosite con filigrane dorate, affinchè anche da gran distanza si capisse la magnificenza del regno del Re di Goblin.

 

" RE DI GOBLIN! DOVE SEI VIGLIACCO? "  urlò al vento l'uomo ma senza troppa convinzione... Era la prima volta che gli succedeva di dover credere davvero nelle favolette di Sarah, a volte l' aveva presa pure per esaurita o per un'eterna bambina. Eppure lei lo aveva avvertito che forse , dopo anni, il suo antico nemico avrebbe preso con sé la loro bambina per capriccio e vendetta. Ma Elizabeth non era più una bambina, era una donna... Cosa se ne faceva, si chiese, un rapitore di bambini di una donna ?  

 


" Via via, Phil! Addirittura un vigliacco mi reputi? " come dal nulla era apparso uno strano figuro, alto , slanciato, vestito in un'aderente calzabraga bianca, stivali da cavallerizzo neri, una camicia svolazzante e una giacca corta con pesanti coprispalle d'acciaio lucente, capelli biondi arruffati e ribelli, due occhi che ad un primo acchito sembravano spaiati, ma che la sua esperienza medica gli dicevan esser affetti da eteroctomia, probabilmente dovuta ad un trauma infantile...

 
Jareth rise " Cosa vuoi? Perchè mi hai chiamato? " Philip si impettì e cercò di fare la voce grossa " Ridammi la ragazza che tu hai rapito! "
 
"Hahahahahahahah! Oh miei dèi! Ma davvero credi che IO l'abbia rapita?" con passo lesto gli fu praticamente addosso, gli atrigliò la giacca per il bavero e lo tirò su, all'altezza del suo naso "IO ho salvato Elizabeth... Se non fosse stato per me... PER ME, sarebbe morta come Sarah...Perchè vi è TANTO DIFFICILE CAPIRE?" disse urlando e scagliando a terra l'uomo. Nulla da fare, la sua rabbia per quell'impiastro che gli aveva rubato il cuore di Sarah non poteva scemare...
 
" Io rivoglio Ellye a casa! " balbettò l'uomo restando fermo a terra, i vestiti e le braccia macchiate di rossa terra.
 
 " La vuoi in una bara? " sogghignò maligno il Re di Goblin " Vuoi la tua bambina mangiata dai vermi in una bella bara bianca? O le farai una bara di cristallo come Biancaneve? O magari la farai pungere con un arcolaio e dormirà per sempre? " man mano che parlava la voce si faceva bassa e tagliente, un siblilo di cattiveria e acredine. Gli danzava attorno come un lupo sulla preda ferita. Ogni parola  era una coltellata nel paterno cuore.
 
 " Voglio solo la mia bambina, mostro! " Jareth rise sommessamente e con un gesto della mano fece apparire una pendola. " Hai 13 ore per raggiungere il mio castello, dopodichè non sarò io a decidere, ma Elizabeth. Deciderà lei se tornare a morire con te, omuncolo, o se restare qui e vivere i suoi giorni fino alla fine, senza il dolore e il tormento della sua malattia. " Detto ciò scomparve, lasciando il padre della ragazza solo e stravolto. 

 
Jareth era furioso, quello sciocco ed egoista d'un umano! Condannava la figlia pur di averla vicino! Creò una delle sue sfere per monitorare la situazione, sua madre stava parlando con la corte Fae e la piccola Ellye dormiva dolci sonni, un sorriso gli increspò involontariamente le labbra nell'osservare il delicato ovale incorniciato dalla folta criniera scura, le labbra come petali di rosa appena schiusi, una mano poggiata mollemente sul fianco. Sospirò il re, un sospiro malinconico... Sarebbe rimasta? Sarebbe andata via col padre?
 
Osservò l'uomo, era alle prese con il Monsieur Verme. Sogghignò, ma poi il suo sguardo s'incupì... Sarah doveva avergli indicato la corretta via per il castello. Il Libro! Sarah aveva disegnato nella copertina la mappa esatta! Un pugno si abbattè sul bracciolo del trono. Non doveva farcela! Un piccolo aiutino e sarebbe finito nella foresta dei Faeryes... E quelle saltellanti  bestiacce lo avrebbero tenuto occupato un bel pò! Anche se alla fine, sarebbe stata la ragazza a decidere, voleva vederlo fallire comunque!

 
Nel frattempo a corte...
 
Un piccolo canide vestito con abiti  di foggia medioevale entrò nella sala del trono, con il musetto chino edopo un profondo inchino, ben evitando di fissare Winnon chiese parola al consiglio.
 
" Miei signori, invero giungo dal labirinto con la vostra permissione, or ora notai con disappunto che ancora vien violata la vostra legge miei re! " 

 
"Parla, Sir Didymus"
 
" Poscia la lingua seccarmisi nella strozza! Miei signori il sovran Jareth ha portato un altro umano nel labirinto! "
 
Winnon sbiancò, piccolo delinquente ingrato... Allora era il non più fedele Didymus a tradirli! 

 
I reggenti fecero cenno a Winnon di avvicinarsi "Cosa significa questo ulteriore affronto? "  " Miei re, mie regine, probabilmente l'umano è solo uno dei molti che chiede che venga rapito loro un figlio, e ora lo rivuole indietro... probabilmente affronterà il labirinto e se ne andrà via come consuetudine..."
 
" Mylady, la consuetudine non è pratica consueta, invero, nel labirinto di vostro figlio! " declamò Sir Didymus con aria di superiorità. 
Winnon fissò con disprezzo il piccolo botolo. " Invero , Didymus, il labirinto ha sempre mantenuto fede alle leggi. "
 
" Basta così... che la corsa dell'umano venga interrotta,e che sia scelto un' altro e più rapido metro di giustizia . Che egli non resti per più di tre ore nelle nostre terre al fin di evitare che si ammali. " Con un cenno da parte degli alabardieri la sala fu sgombrata. Il piccolo canide bastardo riceveva adulazioni e complimenti, carezze e vezzeggiamenti da parte di Lady Morrowin Asthor, rampolla e futura reggente delle casate dell'estremo Nord, da sempre famiglia rivale alla loro...
 
Winnon sapeva di doversi muovere velocemente, molto velocemente. La sua mutazione da fae a airone durò pochi istanti e con un frullo d'ali si librò nei cieli dell'Underground, volava veloce e rapida, poco attenta a ciò che la circondava. Infatti non notò due occhi color del granito che la seguivano.

Troppo poco attenta alla freccia incoccata, troppo poco attenta.. quel sibilo leggero, poi il dolore, forte e lancinante... sentiva la linfa vitale scorrer via da lei. Era vicina... così vicina! Doveva farcela!
 
Philip non riuscì a scansare quel proiettile di piume bianche e grigie, si trovò nuovamente a terra con in braccio un'airone cinerino gravemente ferito da una freccia.
 
Con suo immenso stupore l'airone divenne una magnifica fae, con capelli color oro e occhi cremisi, la fae posò la sua mano sul petto di lui. " Tu sei il padre di Elizabeth vero? " Philip annui " Devi chiamare mio figlio...io... non ho molto tempo e... molte sono le forse avverse a entrambi..." Rantolava e un filo sottile di sangue celeste le colava dalla bella bocca. La freccia aveva trapassato un polmone.  
L'umano invocò a gran voce il re del labirinto che non tardò ad apparire. La speranza di Jareth di esser stato chiamato per sentire le parole di resa del suo avversario si affossò non appena vide sua madre ferita e a terra.
 
" Ja...Jareth.... avvcinati figliolo, non mi rimane molto tempo..." Jareth prese in collo sua madre fissandola col cuore gonfio di dolore e pena... Winnon mise una mano sul volto del figlio... non aveva forse per parlare, avrebbe trasmesso i suoi ricordi al figlio in modo telepatico.
 
Una scarica pervase il corpo del fae, lasciandolo esausto e senza fiato. Winnon giaceva incosciente fra le sue braccia. "Umano... afferra la mia giacca. Il Gioco è finito. Non appena mia madre sarà nelle sue stanze con i cerusici e i guaritori tu parlerai con tua figlia. " la voce era piatta e incolore, come se tutto ciò che accadeva gli fosse estraneo... o forse era solo un modo per mascherare il suo dolore.

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Capitolo 7
*** Cap. 7 - Gioie e dolori ***


E dopo questo capitolo sì che dovrò scappare via dalla furia assassina delle mie lettrici ^^
 


Un bacione grosso grossissimo a Piso, LadyJ, JO e Darkronin ^^ please non picchiatemi troppo forte ^^


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Con il volto terreo andò a chiamare i cerusici ed i guaritori, depose il corpo esangue della madre sul letto, le teneva stretta una mano. Philip cercò di aprire bocca ma Jareth lo zittì subito.
 
" Sai come guarire un Fae,umano? I nostri organismi sono differenti... Troppo diversi dai vostri in termini genetici." " Volevo solo essere utile..." Jareth si alzò di scatto e gli andò incontro minaccioso " ESSERE UITILE? tu? Essere utile? è  grazie a te e tua figlia se siamo un questa situazione! Se ne fossi rimasto fuori maledizione, mia madre starebbe bene! SE NON MI FOSSI PREOCCUPATO DI SALVARE LA TUA PATETICA E INUTILE FIGLIA, MIA MADRE STAREBBE BENE E NON RISCHIEREBBE LA VITA!"  urlò con quanto fiato aveva in gola il suo disprezzo verso lui e la sua famiglia, vomitò la sua rabbia su quel'impotente umano.
 
Quando si fu zittito vide due occhi color ghiaccio pieni di lacrime dall'altra parte della stanza. Elizabeth, svegliata dal via vai di gente per i corridoi di pietra, si era alzata per vedere cosa creasse quello scompiglio. Le parole del re erano state per lei come una pugnalata al cuore. Sentiva un gran male alla bocca dello stomaco e stava lottando per non piangere. Fissava incredula Jareth,e lui a sua volta la fissava senza trovar mezza parola da dire, incapace di aprire la bocca, cercava una qualche frase di scuse ma nessuna affiorava alle sue labbra. Rimasero in silenzio a guardarsi per due minuti buoni. Poi i medici fecero uscire tutti dalle stanze della regina madre interrompendo così quell'imbarazzante silenzio.
 
Elizabeth abbracciò il padre, poi volse lo sguardo offeso verso il re e parlò:
 
" Vostra Maestà... dato che la presenza di questa piccola e inutle umana a corte non è cosa gradita, tornerei volentieri nel mio mondo, con mio padre." la voce di lei era piatta ed incolore. Jareth si passò una mano sul volto stanco " Ellye... io non volevo offenderti...."disse dimenticando il tono formale con il quale si rivolgeva alla ragazza" le mie parole erano... " " Erano fin troppo vere" concluse lei senza farlo finire " Per voi non sono che una scusa, un qualcosa con cui divertirvi al posto di mia madre. No! non guardatemi con quella faccia sorpresa... so che è così. Non avete potuto avere mia madre a quanto pare, e ora cercate vendetta su di me. Cosa vi ho fatto io? "
Vere, come erano vere quelle parole... chinò la testa. Sorrise, un sorriso sghembo e triste " Verrò al tuo funerale, ti porterò quelle belle rose che anche mia madre ama tanto..."
poi scagliò verso di loro una sfera di cristallo. Si trovarono, padre e figlia, nella stanza d'ospedale dalla quale era cominciato tutto. 

 
Philip abbracciò la figlia, che stretta a lui piangeva tutte le sue lacrime...piangeva , perchè aveva capito di amare, almeno un po', quel bastardo di un re. Piangeva perchè si chiedeva cosa avesse mai fatto sua madre per render tanto duro il cuore di quel fae.  
 
Cerusici e guaritori fecero appello a tutte le loro energie, affaccendandosi come matti intorno al capezzale della regina madre. Passarono quasi due settimane prima che aprisse gli occhi.

 
" Madre! State bene! " Winnon sorrise debolmente, poi con un rapido gesto della mano colpì il figlio al volto. " Sei uno sciocco Jareth! L'hai fatta fuggire via... l'hai condannata..."
" Ma io.. io..." " Tu figlio mio, sei un egoista. Un povero lunatico! Un bambino capriccioso e basta! " Jareth chinò il capo e strinse i pugni, poi mugugnò a mezza voce " Tanto lei qui non ci voleva stare.. " "Sono ancora troppo debole per alzarmi e dartele come si deve... ma non credere che non abbia sentito tutte le cattiverie che hai indirizzato alla sua famiglia mentre mi portavano qui! Vai a riprendertela!" poi soggiunse con voce più dolce " so che le vuoi bene... "
 
 
Ma il tempo passava impietoso, e Jareth non aveva il coraggio di affrontare quello sguardo così vivo e pungente della giovane donna.
 
Elizabeth in ospedale si era aggravata ulteriormente, se all'inizio la permanenza nel mondo magico sembrava averle giovato, adesso dopo quasi un mese era ridotta al lumicino.
Sdraiata nel letto l'unico cenno di vita era il lento alzarsi ed abbassarsi del petto. Sembrava la grottesca caricatura di una mummia. Solo i lunghi capelli davano una parvenza di donna, la malattia la stava letteralmente mangiando, tanto che i tratti e le rotondità femminili erano scomparse, di lei era rimasta solo la pelle tirata sulle ossa.

 

Quando si svegliò, in piena notte, lo pensò intensamente e mormorò con voce roca e d'oltretomba " Jareth... mi avevi promesso le rose..." poi scivolò in un profondo sonno.
 
Il re di goblin si svegliò all'improvviso, qualcuno lo aveva chiamato... qualcuno nel mondo di sopra lo aveva nominato. Indugiò pochi secondi sul da farsi, poi sbuffando si trasformò in barbagianni e volò nei cieli dell'Aboveground.
 
Ben presto si rese conto che il suo volo lo portava esattamente dove quasi due mesi prima era cominciato tutto... il suo volo lo portò a posarsi su QUEL davanzale... solo che ora Ellye non cantava... non stava in piedi a fissare il parco e la luna... stava lì immobile...  sembrava aver vissuto cento anni di dolore. Entrò nella camera e si avvicinò al letto sperando di aver sbagliato stanza...poi però vide il libro rosso sul comodino... vide il nome sulla cartella clinica appesa alla testiera del letto... vide quel sacchettino d'ossa che pareva sparire fra le lenzuola.
 
Gli occhi si colmarono d'orrore e lui, il forte ed egoista re di Goblin , si trovò a parare con la mano il singhiozzare rumoroso che gli nasceva in gola, e dagli occhi crudeli cominciarono a scendere salate, le lacrime. Lui, che non aveva pianto quando suo padre era morto... lui che non aveva pianto la morte di Sarah Williams... lui ora piangeva, piangeva in ginocchio accanto a lei.  
Una mano così leggera e sottile tanto che poteva esser scambiata per quella di un bambino gli si posò sul capo, e lo carezzò con dolcezza " Mi hai portato le rose? "  Jareth la fissò, i suoi occhi erano rimasti del solito vivace azzurro. Scosse il capo " No mia preziosa... ti ho portato un povero idiota " disse indicando tutto se stesso con un ampio gesto delle braccia.
Lei  sorrise " Peccato, speravo nelle tue bellissime rose ... Devo esser morta di già comunque..." "Perché? " " Perché sei qui tu... quindi sono in paradiso..." poi richiuse gli occhi. 

 
Una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare " Sembra sveglia, vero? eppure sono così pochi i momenti in cui lo è davvero..." Philip aveva il volto stanco, pesanti occhiaie violacee gli sengavano il viso.
Lo fissava come fosse stato di vetro, come se neanche esistesse " Fammela portare via Philip... dammi modo di salvarla! " "No... ormai è tardi. E' già morta Jareth... è in coma da due settimane. Un' ora, forse mezza giornata, e morirà. Puoi salvarla lo stesso in queste condizioni? " Jareth si  morse a sangue un labbro " NO DANNAZIONE! Sarei dovuto intervenire prima del coma... ora è tardi." Posò un bacio leggero sulla fronte della ragazza e poi si lanciò dalla finestra, riprendendo la forma animale, e tornandosene nel suo mondo. 

 

 
" Povera fanciulla..." Una voce mielosa dietro Philip.
" Chi sei? " " Oh che maleducata! Mi chiamo Morrowin, povero caro, che brutto dover perdere una così cara fanciulla! "  " Chi diavol osei? Fatti vedere! "   davanti a lui apparve una creatura di rara bellezza, pelle eburnea e occhi verdi come smeraldi, lunghi capelli color rame acconciati in una morbida treccia.  "Mio povero, povero caro! io posso salvarla! E la salverò! Ma... c'è sempre un piccolissimo prezzo da pagare, nevvero?" " Cosa vuoi per salvarla? " La donna sorrise sorniona " Una sciocchezzuola... oltre a doverla portar via con me... voglio la sua anima. Dopotutto è un piccolo prezzo,no? " "NO! Prendi la mia! " "La tua anima non mi è utile... non è... come dire? NON è un'anima abbastanza straziata. Allora accetti, o vado via?" fece per andarsene ma Philip la chiamò, poi con un gemito a mezza voce le disse " Prendila... Salvala! " Con una risata di pura soddisfazione Morrowin schioccò le dita, apparve uno stormo di poiane che sollevarono i lembi del lenzuolo dove Elizabeth era avvolta e la portarono via, verso Nord.

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Capitolo 8
*** Cap. 8 - La magia dei giganti di ghiaccio ***


"Sorella non capisco a cosa ti serva questa "cosina" umana..." un fae dagli occhi dorati e dai corti capelli castani fissava la ragazza umana, se ne stava pigramente accoccolato sopra un grande scranno. "Alexander via... son stata colta da.... spirito di grande carità, no? " il fae sorrise " Come no... ma dici  che si riprenderà? " Morrowin lo schiaffeggiò con violenza " CERTO! Cretino, certo che si riprenderà! Deve riprendersi... Per me, per far felice la sua padrona, e per aiutarmi a vendicarmi di quello sciocco ... "  Il fratello rise, "Sei peggio di Anna Bolena, sorella, e ti assicuro che lei aveva un pessimo carattere! "

Morrowin schioccò le dita, i suoi guaritori si sarebbero occupati del corpo della donna, lei doveva occuparsi dell'anima. " Fratellino mio, Anna Bolena era un angelo [in] confronto a me... e ora, spazzolami i capelli... per favore" Alexander prese il pettine di narvalo e sciolse la treccia della sorella maggiore, pettinandola con delicatezza, la giovane fae faceva le fusa come una gatta.
 
" Sorella, sorellina mia, e quando avrai avuto vendetta che farai? " Morrowin scosse il capo " Non lo so ancora... la piccola umana è così graziosa... credo la terrò con me, come mia schiavetta personale." Annuì da sola, felice dell'idea avuta  " Dopotutto sono la futura regina delle terre del nord, nel nostro sangue scorre il sangue dei Svartálfaheimr, coloro che beffarono perfino il possente Odino e i giganti di ghiaccio! Merito di avere una schiava umana! Nessuno ha schiavi umani, neanche i sovrani reggenti! è una perla rara! " Alexander scosse il capo, sua sorella era così sciocca e volubile... un anno o due e si sarebbe scordata perfino di averla alla sua corte. A meno che l'umana non le facesse un torto... seppur appariva di una superficialità unica, sua sorella era in grado di serbar rancore in eterno. 
Elizabeth nel coma indotto dai guaritori di corte riprendeva le forze ed il suo aspetto solare e leggiadro.
 
Nel frattempo nelle segrete del palazzo del Nord.
 
" Stupido incantesimo! " Morrowin rovesciò a terra il sesto paiolo della giornata. Col bel viso livido di rabbia pestò i piedi, e gettò la radice di mandragola nelle fiamme azzurrine del camino.
Si passò le mani nei lunghi capelli rossi e sospirò. Qualcosa, c'era qualcosa che bloccava l'assoggettazione dell'anima e, con le normali pozioni non riusciva ad ottenere il risultato voluto. Quell'anima era potente e particolare, doveva riuscire a infonderle sentimenti inversi all'amore per poterla fare sua...
 
Un sorriso affiorò sul bel volto, Hajinim del pianeta Jötunheimr , uno degli ultimi maghi dei giganti di ghiaccio rimasti. Lui la avrebbe aiutata, glielo doveva.

 
Quando Hajinim apparve a palazzo, cominciarono i mormorii di scontento. Tutti sapevano che, avere uno Jötun a corte era segno di disgrazia, erano un popolo bellicoso al quale si diceva gli dèi stessi di Asgard avessero dato la caccia. Morrowin invece era tutta moine e attenzioni per il glaciale ospite.

 
" Hai capito cosa voglio da te, Jötun?" l'essere di ghiaccio increspò le labbra, quasi in un ghigno. " Mia signora, chiedi troppo e offri poco. Vogliamo che la nostra prima richiesta sia esaudita." Morrowin serrò i pugnetti e contrasse la mascella " E sia! ma l'unione avverrà con mia sorella minore, non con me! "  il gigante di ghiaccio sorrise e si proferì in un profondo inchino, nemmeno Odino in persona avrebbe potuto relegarli di nuovo se si fosse unita in matrimonio la loro razza a quella degli elfi oscuri.
 
Si avvicinò alla ragazza umana dormiente e le poggiò una mano sopra, Elizabeth rabbrividì un poco, per poi cominciare a tremare vistosamente. La mano del gigante premeva la sua testa, quasi a volerla speremere... poi sulla sua fonte apparve un sottilissimo diadema di ghiaccio, un intricato intreccio di fili sottilissimi e lucenti, che terminava a punta sulla fronte, dove una gemma cristallina si insinuava sotto la pelle, la carne, fin nelle ossa del teschio.
 
" Mia cara, vogliate porre una goccia del vostro sangue nella gemma della tiara." Morrowin si fece pungere un dito dal mago Jötun, e la gemma cristallina divenne un rubino perfetto. " Ora, mia signora degli elfi, la fanciulla umana è vostra... solo una cosa può sciogliere l'incanto "
 " E sarebbe ?"

Il mago sorrise, " Un profondo e intenso bacio di quella cosa chiamata amore, cosa che la fanciulla ha dimenticato, come da voi ordinato... non conoscerà che l'odio e la cieca obbedienza a voi mylady. Ora mantenete la vostra parte di accordo " Morrowin annuì compiaciuta e dalle fila di cortigiani fece cenno ad una ragazzina sui quattordici anni di avvicinarsi.
 
Una fanciullina dai lunghi capelli neri e occhi violetti emerse dal gruppo,  si avvicinò alla sorella " Mia piccola Syllay, ora andrai con questo signore,  nel suo regno troverai il tuo sposo. Come promesso alla mamma, ti ho trovato un bellissimo sposo, sai? "  la voce era melodiosa e dolce, lo sguardo tagliente, con due dita teneva sollevato il mento della ragazzina con forza, tanto da farle due piccoli tagli con le unghie affilate. Syllay annuì tremando e prese la mano bluastra che le veniva porsa dal mago. Alexander fece per controbattere ma, lo sguardo della sorella lo inchiodò sul posto. Quanto avrebbero sofferto per la smania di potere della sorella?
 
Hajinim prese la giovane elfa e, usando il Bifröst portò la futura sposa del principino nella sua nuova dimora di ghiaccio.
 
 
Passavano i giorni, lenti e interminabili a Goblin e dove prima splendeva sempre il sole ora vi era solo foschia e nebbia, dove prima fiorivano le rose, ora vi era una massa contorta di rami secchi.
Il re di Goblin spendeva le sue giornate nei suoi alloggi privati, triste, immusonito, a fissare il vuoto fuori dalla finestra.
Winnon era ripartita per il suo regno. Non avrebbe passato un solo giorno di più in quel tetro antro... così gli aveva detto col cuore gonfio di pena,  gli occhi carichi di rammarico per quel figlio zuccone.

Jareth pensava a quanto era stato vicino ad averla con sè, a quanto poco mancasse per stringerla fra le braccia come non aveva potuto fare con l'amata e temuta Sarah. Pensò alle sue parole... le sue ultime parole. Lei gli voleva davvero bene? davvero aveva creduto di esser già morta vedendolo là, al suo fianco?

 
Strinse i pugni, facendo scricchiolare le giunture delle nocche. Philip.. doveva vederlo. Doveva vedere dove era sepolta la ragazza.
 
 
" Sei matta sorella? Addirittura permettere che venisse usato il Bifröst per simili viaggi? E se gli Asgardiani attaccassero? " Morrowin sibilò indispettita "Heimdallr è cieco, e come lui i nostri DEI! non un solo segnale di dissenso! il Bifröst non collega più solo Asgard all'Aboveground, ma anche ai nostri regni! E nessun Dio sin oggi è venuto a lamentarsi se lo usiamo! Dubito anche che esistano, gli DEI! l'unica autorità è il potere e il consiglio!"

 

Alexander indietreggiò "Questa è blasfemia sorella! Prego per te che gli Dei non si offendano alle tue parole! E spero che le tue azioni non ci mandino tutti in rovina! Dare Syl a quel.. quel coso! "

" IO sono la futura regina delle terre del nord! IO avrò ciò che voglio chiaro?" Alex scansò appena in tempo il ceffone della sorella che gli si era scagliata addosso come una furia. La tenne per i polsi fino a che non si fu calmata. " IO avrò il potere fratello, avrò il mio sposo e avrò la mia vendetta... Avrò goblin e avrò Jareth... " .

 

Annuì tristemente, non c'era verso di farla ragionare... Maledetto Fae... doveva proprio rifiutarla davanti a tutti al ballo dell'inconorazione? Doveva per forza sminuirla e farla sentire debole? Perchè era tutto cominciato da lì, da quando Jareth la aveva rifiutata, da quando Winnon aveva detto chiaro e tondo che quella ragazzetta scialba, per quanto di sangue reale, non era adatta a esser regina. E lei si era data da fare, si era resa più bella, più carismatica, e la corte aveva occhi solo per lei, così come i regnanti dei vari mondi, l'unico cieco a lei era quel Jareth... un fae che voleva solo amore umano.... 

 

 

Okkkkkkk, noterete moltissimi riferimenti a.. no, non al film Thor, per quanto ami quel ragazzone biondo bono come pochi! no, i riferimenti e spero che possiate vedere i collegamenti diretti, sono sulla mitologia Norrena, in quanto credo che, la mitologia norrena e il suo meraviglioso mondo si incastonino perfettamente a Labyrinth!
Mi son permessa una licenza poetica, per così dire dato che il Bifröst collega solamente Asgard a  Miðgarðr ovvero alla terra e non a tutti i regni che invece sono collegati fra loro da Yggdrasill l'albero del mondo ^^

 Mia diletta JO, siamo in 2 ad amare la mitologia Norrena e se sei una fans di Loki, bhè.. presto su questi schermi una piccola flash solo por ti!

 

Ps - spero che possiate aprire i collegamenti, altrimenti tutte le info sui vari nomi norreni sono su wiki, dato che non posso collegarvi direttamente con casa mia e i miei millantamila libri ^^

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Capitolo 9
*** capitolo 9 - Il Ballo ***


Salve fanciulle!!!!!!!!!! perdonate l'interminabile attesa ( se se ma chi ti cacaaaa - vocina di sottofondo )
 hem diceevo, perdonate l'attesa e spero non  mi lincereteee







Morrowin organizzò un ballo, a suo dire il più bel ballo degli ultimi mille anni. E Jareth avrebbe presenziato.  In quel ballo, come deciso dai quattro re, Jareth avrebbe scelto la sua sposa.
 
Quando arrivò l'invito l'umore già tetro del re di Goblin divenne addirittura funereo. Mai a memoria di gnomo, folletto, fata o Goblin, erano state così tante le sentenze di esilio temporaneo alla Gora dell'eterno Fetore!
 
Eppure due settimane dopo si recava nel regno del nord, vestito con candidi abiti bianchi e grigi. Un lungo mantello di piume brunite lo avvolgeva delicatamente e gli spaiati occhi scrutavano infastiditi la folla e l'odiosa Ospite. Morrowin gli si avvicinò e porse la delicata mano da baciare. " Re Jareth! Quale onore vedervi alla mia corte! " cinguettò mielosa " Mylady Morrospin, quale gioia esser qui con voi! " disse storpiando volutamente il nome della nobile e, usando il tono più sarcastico che conosceva

 

La donna sorrise , un sorriso forzato dato che aveva storpiato il suo nome aggiungendovi quell'odioso animale che era il rospo...
 
Il maggiordomo continuava ad aggiornare gli ospiti arrivati introducendo man mano i restanti quando arrivavano. Morrowin sbirciava la folla in cerca del fratello... fra sé e sé lo malediceva l'idiota... quanto ci voleva a condurre la sua bambola di carne e ossa nella sala? eppure era semplice! La donna obbediva solo a lei e al fratello!
 
Jareth invece stava annoiato in un angolo della sala a fissare le varie nobili che facevan sfoggio della loro seduttività per conquistare il suo favore, il favore dello scapolone d'oro, come veniva definito a corte. 
 
Il maggiordomo batté tre volte in terra la sua asta,[virgoletta] e con voce grave annunciò
 
" Lord Alexander e Lady Elizabeth " al nome Elizabeth Jareth si irrigidì.. ma no... lei era morta. Sbiancò e vacillò quando la vide a braccetto del fratello di quella strega... era viva... bellissima, algida. Glaciale nell'abito color ghiaccio confezionato per lei. Il corpetto aderente e la gonna lunga a strascico la facevano sembrare una regina. Il delicato diadema di cristallo spiccava sulla carnagione e rimandava migliaia di baluginii sotto le fiaccole del salone.

 

Una mano si posò sulla sua spalla,e una voce odiosa nell'orecchio gli sussurrò " La vuoi? Ma certo che la  vuoi... io l' ho salvata ma... voglio una cosa in cambio da te..." Jareth strinse i pugni  " Dannatissima strega cosa diavolo vuoi? " " Te mio caro o meglio... il tuo titolo! " " MAI!" " E allora arrangiati ! per salvarla ho penato molto, non te la restituirò così facilmente... o per nulla meno del tuo regno! "
" Lei verrà con me! " Morrowin sorrise, un sorriso da iena " Oh, certo mio caro... vediamo se anche lei la pensa così..." gli occhi bicromi la fissarono con astio " Cosa le hai fatto, strega? " "L' ho salvata tesoro! Lei vive perché io nella mia bontà ho deciso così! "  sbuffò infastidita e si allontanò da Jareth sghignazzando come la più bieca delle streghe e non come una principessa par suo.
 
Lui si avvicinò alla coppia con passo di carica e la apostrofò in malo modo, non riusciva a trattenere il dispetto che provava, come mai non lo aveva cercato?

 

 " Vedo che avete trovato miglior compagnia Lady Elizabeth! " la ragazza si voltò e lo fissò con fare annoiato " Oh siete voi... Credevo non vi importasse di me, giusto? Dunque perché specar il mio tempo con voi quando la padroncina e il padroncino sono così gentili con me, a differenza vostra?" l'ultima frase gliela soffiò in viso con tutta la cattiveria di cui poteva esser capace.

 

Jareth la fissò sbalordito in silenzio totale, sempre in silenzio la guardò andar via a braccetto di Alexander, la osservò ridere alle sue battute e ogni qual volta i loro occhi s'incrociavano lei lo fissava con profondo odio o girava il capo celando a stento il disprezzo che provava.

Ma perché, si chiedeva il Re di Gobli, perché  li aveva chiamati padroncino e padroncina? Morrowin la teneva al suo fianco e mostrava fiera il suo atto caritatevole. Ellye, la sua Ellye era una specie di fantoccio, rideva e scherzava con la corte Fae, degnando tutti d'attenzioni, tutti tranne Lui. Per tutti aveva un sorriso, per lui le labbra si serravano con odio e freddezza... non capiva, non riusciva a capacitarsi del perché. Non comprendeva l'odio improvviso della bella umana. Si passò la guantata mano sul viso e le fece un mezzo inchino a mo' di saluto, saluto che ella non ricambiò, anzi, a spezzo si voltò dandogli le spalle.

 

 Volò via con un nodo in gola che non riusciva a mandar giù.

 

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Capitolo 10
*** cap 10 - ritorno ***


Jareth tornò  a palazzo furioso e carico di rancore, si chiuse nelle sue stanze a rimuginare su quanto avvenuto al ballo.
Eli, la piccol Elizabeth... l' aveva lasciata morente e ora...[puntini] ora l' aveva ritrovata. Ma a quale prezzo era rimasta in vita? Non rammentava nulla delle giornate trascorse assieme, e lui pareva un estraneo ai suoi occhi di giada. 
 
Doveva vederci chiaro... si scervellò per delle ore, seduto sul suo scranno e battendosi ritmicamente il frustino da cavallo sullo stivale... Poi di colpo si alzò in piedi e corse come un forsennato in biblioteca, tirò giù dai grossi scaffali una cinquantina di libri che sfogliò febbrilmente fino a fermasi di botto su un volume rilegato in pelle nera. 
 
" Tiara del controllo, potente magia  nordica che assoggetta la mente della vittima ad un padrone. Tecnica elaborata e perfezionata dai giganti di ghiaccio nel corso dei millenni... " più leggeva e più il quadro era chiaro. Strinse i pugni e le sue ossa scrocchiarono. Rapido come un batter di ciglia assunse la sua forma animale e volò con foga verso il palazzo di Morrowin.
 
" Me la pagherai maledetta vipera! Oh se me la pagherai! "
 
Atterrò sulla terrazza delle stanze di Morrowin e con fare tutt'altro che regale spalancò rabbioso le imposte elaborate e la chiamò a gran voce.
 
" Jareth!Ma che inaspettata sorpresa! " " Maledetta! cosa diavolo le hai fatto! Usare la magia dei giganti di ghiaccio! Sei forse impazzita? " tese le mani verso di lei e le strinse la gola. La avrebbe uccisa se non fosse che doveva dirgli come sciogliere l'incanto.
 
"Come siamo violenti! La vuoi? Dammi il tuo regno! Fammi tua regina e lascerò che lei sia la tua concubina! Ma fammi regina di Goblin! " Jareth fremette di rabbia e il bel volto divenne paonazzo. La sua mano si mosse da sola e schiaffeggiò il viso delicato dell'elfa " Come osi, sudicia mezzosangue pretendere di salire al trono di Goblin? "

La sollevò e lesse il terrore negli occhi della principessina " Tu piccola vipera... Schifosa sgualdrina nata da una relazione incestuosa...Dammi la mia Elizabeth e forse non ti torcerò quel collo da serpe! " 
 
Aveva toccato un tasto dolente... La giovane principessa cadde in ginocchio a terra. Voleva sposare un Fae per riscattarsi del fatto che fosse figlia di un capriccio materno... Voleva essere potente e ammirata, ora aveva paura della furia del Fae bianco.
 
Tremava e scossa dai tremiti sussurrò " Prima di dartela la ucciderò io stessa! Perchè mi rifiuti? " Il fae sorrise maligno , la attirò a sé e le mormorò all'orecchio " Perchè ti rifiuto? Perchè non sei altro che una vipera. Sei spazzatura e basta, Morrowin... E non potrai mai competere con nessun'altra donna " .
 
Scossa dai singhiozzi, Morrowin stava immobile di fronte alla furia del re. Prese coraggio e si alzò, cercando di ricomporsi. " Vuoi la tua stupida umana? La ami re di goblin? La desideri? "
 
" Si " annuì grave .
 
"Allora scopri da solo come spezzare l'incantesimo! Portati via quella cosina sciapa! Guardie! Conducetemi qui l'umana! "

Il cuore di Jareth sussultò quando la vide. Sorrise inconsapevolmente e le tese la mano. Elizabeth invece guardò interrogativa la sua padrona, che per tutta risposta le indicò astiosa il fae e le ordinò di andarsene con lui.
 
Elizabeth obbedì al comando e stretta fra le braccia del re, scomparve dalla sala del palazzo di Morrowin per ritrovarsi poco dopo nel palazzo di Jareth.
" Mia preziosa... Come ti senti? " le chiese premuroso e preoccupato "Gradirei sapere cosa ci faccio qui con voi, e perchè la padroncina non mi vuole con sè " replicò lei astiosa. Jareth scosse il capo... Avrebbe avuto molto lavoro da fare.





Eccomiiiiiiiiiiiiiiii in un  ritardo  mostruoso ma eccomi!!!! spero che anche se breve ( è giusto un capitolo di intermezzo ^^ ) vi piaccia!

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Capitolo 11
*** vi chiedo perdono - piccolo paragrafo per chiedervi scusa ***


Mi dispiace di essere stata così scortese con tutte e tutti voi che mi seguivate...

purtroppo in due anni ho avuto un sacco di problemi...

E vi chiedo scusa.

Jo sopratutto a te.

Vi chiedo scusa, e spero di poter pubblicare presto, i capitoli sono già pronti, aspetto solo la mia beta rider, se vorrà ancora accollarsi questa mezza sega che sono...

Grazie a tutti

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Capitolo 12
*** Rose - vicino al pozzo ***


Jareth scortò Elizabeth nelle sue stanze, le aveva lasciate esattamente come erano. 
Lei si guardò attorno spaesata.
 
"Non voglio stare qui..." sussurrò.
 
"Perchè?"
 
"Perchè tu mi hai uccisa... Quella notte, tu..." le parole le morirono in gola, scoppiò in singhiozzi e si accasciò a terra.
 
Il fae si chinò su di lei, per abbracciarla. 
"NON TOCCARMI, MOSTRO!" Urlò.
 
Non poté far altro che lasciarla li, in singhiozzi, con il cuore che si contorceva nel petto. Déi, cosa aveva scatenato? Cosa aveva fatto? 
 
Corse in biblioteca, sbatté violentemente le porte in pesante quercia. Ribaltò mezza sala, attingendo fonti dall'uno e l'altro testo, confrontando, studiando un sistema.
 
Nulla. Il buio più totale. Si lasciò scivolare su una poltrona, massaggiandosi gli occhi con le dita.
 
Sentì cigolare la porta, spostò lo sguardo verso di essa; sul filo della porta, sua madre.
 
Lo raggiunse con calma e si sedette accanto a lui, prendendogli una mano.
 
"Jareth," mormorò " Lo so, è dura. Non credo che il suo odio sia frutto solo di quella strega di Morrowin. Credo che in fondo, un po' ti abbia davvero detestato..."
"Ma io non volevo! Non intendevo quello che dissi!"
"Non volevi, eh?" lo canzonò sua madre.
 
Abbassò lo sguardo, punto sul vivo.
 
Sua madre sospirò, lo carezzò sul capo, come quando era piccolo.
"Devi permetterle di spezzare l'incantesimo, non perdere la pazienza come tuo solito. Metti da parte l'orgoglio, per una volta. Deve ricordare la tenerezza, non l'odio. L'amore, non il rancore. Credo che se riuscirai ad aprirti, ad essere onesto con lei, piano piano quella tiara di ghiaccio si spezzerà, e riavrai Ellie..."
 
"Ci hai parlato?"
La madre annuì. "Ha un dolce ricordo di me. Mi ha detto cosa le dicesti quel giorno, a lei e al padre." Gli fece un'occhiata carica di rimprovero, il Re dei Goblin fu costretto ad abbassare nuovamente lo sguardo e bofonchiò qualcosa a mezza voce.
 
"Un re non borbotta, Jareth!" 
"Scusate, madre."
 
La fae si alzò in piedi.
 
Aveva quasi varcato la soglia quando disse: "Sai, al pozzo, le rose sono stupende stasera. La luna vi si riflette e le fa vibrare di colori mai visti..."
 
Jareth saltò su come se lo avesse punto una vespa. Mutò la sua forma in quella del candido rapace e planò verso il pozzo nel roseto.
 
Lei era lì. Bella, sotto i raggi della luna che irradiavano d'argento i suoi capelli. Era appoggiata al pozzo con i gomiti e una mano sfiorava delicatamente i petali di una rosa scarlatta.
 
Non cambiò la sua forma. Staccò col becco una rosa e la fece cadere nell'acqua davanti a lei, poi si appollaiò sul muretto dal lato opposto, osservandola.
 
Elizabeth sussultò nel veder cadere la rosa, non aveva sentito neanche il battito d'ali del rapace notturno.
 
Si guardarono a lungo. Dentro di sé un certo re pregava che ricordasse il calore e l'affetto che vi era stato fra loro.
 
"Perchè fai così?" la voce era quasi un lamento. La gemma sulla tiara brillò un istante, per poi spegnersi.
 
Jareth rimase immobile nella sua forma notturna.
 
"Ti rendi conto di cosa mi hai fatto?"
 
Ancora silenzio.
 
"Io ti amavo... avevo iniziato ad innamorarmi di te... e tu, mi hai denigrata, mi hai umiliata. "
 
Ancora silenzio.
 
"Hai preso mia madre... ora hai preso anche me. Non ti darai mai pace, vero? Non finché non mi vedrai morta..."
 
Si mutò davanti a lei in modo così repentino che sussultò e si ritrovò fra il Fae eil pozzo, le mani appoggiate alla ruvida parete di mattoni. Gli occhi sgranati di fronte alla rabbia che leggeva negli occhi di Jareth
 
"Amavo tua madre - sibilò - e amo te!" la afferrò per le spalle "Io ti amo Elizabeth. Ti amo come un fae può amare: con possesso, gelosia, passione! Siamo una razza volubile, ma capiamo quando siamo con la nostra parte mancante! Lotterò per riaverti! Lotterò e dovessi dare sino all'ultima goccia del mio sangue, spezzerò questo incantesimo!" Picchiettò con le dita sulla fronte di lei, sulla tiara. "Ti toglierò questa cosa cocciuta ragazzina! Così ricorderai le nostre giornate, il mio fastidioso modo di stuzzicarti... Vorrei che mia madre avesse ragione, che bastasse parlare al tuo cuore per spezzare l'incanto di quel rospo in gonnella..."
 
Lasciò la presa. Elizabeth era in silenzio. La tiara aveva ripreso a baluginare in modo quasi impercettibile. Poi la vide, una piccola crepa si era formata sul lato sinistro.
 
"Sarai mia, per sempre." Questo pensò volando via, lasciandola lì, la sua bella incantata, a riflettere sulle sue parole.
 
Elizabeth si sentì impotente. Non ricordava. 
Non ricordava se non l'odio.
Un odio profondo e vibrante... eppure, una luce, lontana, fievole... ma c'era. La testa pareva scoppiarle. Si accasciò nuovamente a terra. 
Cosa doveva ricordare? Cosa dannazione?
 
A casaccio, nei suoi pensieri, apparivano frammenti di vita che non ricordava, o meglio, che ricordava in tutt'altro modo...
 
Una partita a scacchi, uno schiaffo dato sotto un albero, un sorriso sghembo... Occhi spaiati che la fissavano sornioni e carichi di dolci promesse...
 
Si prese la testa fra le mani, non ci capiva più nulla. 
 
Alzò il viso alla luna, come cercando una risposta. Ma la luna si limitò a riosservarla in silenzio.

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Capitolo 13
*** Fight for her ***


Rimase a lungo immobile sotto la luna, si teneva la testa fra le mani, scossa da singulti. Cosa doveva credere? In chi? Un altro ricordo affiorò alla sua mente, lei, stesa sul letto d'ospedale, che lo chiamava. E lui? Era andato? Buio, non ricordava. Ma sentiva dentro una piccola parte di sè che l'affetto per padroncina Morrowin era... era Sbagliato. Sentiva che dentro di sé qualcosa andava incrinandosi. Portò la mano sulla tiara, dove Lui le aveva tamburellato con le dita poco prima... Quella cosa fredda, dura, non le apparteneva. Lo sentiva. Non era parte di lei... Provò a toglierla, senza riuscirvi, sentì solo dolore. Una fitta acuta le attraversò il cervello facendola gemere per il dolore. Provò ancora. Il dolore aumentò. Urlò. Svenne. Quando riaprì gli occhi dovette coprirsi il volto con una mano, da sotto le ciglia folte l'azzurro degli occhi brillava come un turchese. Infastidita dalla luce della finestra spostò lo sguardo. Girò lentamente la testa, lui era accanto a lei, assopito sopra una poltroncina a fianco del regale letto a baldacchino. Istintivamente allungò una mano per toccare quei capelli color oro che sembravano così serici... Lui la aveva portata li? Si era preso cura di lei? Perchè? Si odiavano! Lei lo odiava... O no? La sua mano era bloccata a mezz'aria... Sentì Lui mormorare un nome, il Suo nome... Era così dolce sentirlo sulle sue labbra... Una fitta atroce si impossessò nuovamente di lei, stavolta urlò. Jareth scattò su, la prese istintivamente fra le braccia, cercava di calmarla, tenedola stretta in quel suo abbraccio. Sua madre Winnon entrò di corsa, il volto adombrato. La levò dalle braccia del figlio e la cullò dolcemente, il Re sentì l'aura calda di sua madre fare scudo per quel dolore, Elizabeth si stringeva la fronte, vide un sottile rivolo di sangue scendere lungo la fronte di lei e cadere sulle lenzuola di seta avorio, creando un piccolo fiore scarlatto. Winnon gli fece cenno di uscire, non potè che obbedire alla madre. Si sentiva inutile, impotente. Dopo alcuni interminabili minuti sua madre uscì, il volto contratto. "Jareth..." Posò una mano sulla spalla del figlio, mai lo aveva visto così piccolo, distrutto. "Jareth ascoltami... La tiara, è stata intrisa di un incantesimo potente...sta lottando, ma tu devi aiutarla... Devi starle vicino, quella cosa, la sta distruggendo. Devi distruggerla prima tu. Io ho potuto solo calmare il suo dolore, ora dorme. Figlio mio i sogni sono il tuo terreno di caccia, il Tuo mondo. Forse là riuscirai a fare cose che qui non riesci a fare... La gemma centrale sta penetrando la sua carne... Se entra ancor più in profondità, non ci sarà davvero più nulla da fare." Jareth annuì. La Sua Elizabeth... Doveva salvarla. Doveva averla. Doveva rinunciare alla sua alterigia, ai suoi capricci. O avrebbe di nuovo perso tutto. Non di nuovo, non voleva perdere ancora. Entrò nella stanza facendo il meno rumore possibile, si sedette su bordo del letto e le accarezzà il viso. La tiara era incrinata in più punti. La gemma rosso rubino splendeva scarlatta sulla pelle chiarissima. Per metà era affondata nella tenera carne della fronte, intorno a essa la pelle era arrossata e tesa. Posò una lieve carezza sul suo viso e si chinò, le dette un lieve bacio a fior di labbra, delicato. Dolce. Solo per lei. Lei gemette nel sonno. Jareth materializzò un cristallo ,vi soffiò sopra e scomparve in un turbinio di penne candide.

ed eccomi qui dopo secoli... Ma secoli proprio!!! Capirò se ci sarà l più totale assenza di commenti...

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Capitolo 14
*** Raccontami una favola ***


Freddo, sentiva un freddo cane. Si avvolse nel mantello di piume brune e osservò il paesaggio creato dalla coscienza di Elizabeth. Un brullo deserto di ghiaccio, una fredda e sterile landa. In lontananza, un albero secco e contorto, una figura seduta su un qualcosa ai suoi piedi. Si avvicinò, camminando per quella che a lui pareva un eternità. i suoi stivali scricchilavano sula neve e sul ghiaccio. Lei era la, anche se non sembrava lei. Il volto pallido, le labbra scarlatte, gli occhi avevano assunto una tonalità gelida, come quel mondo dei suoi sogni. Era seduta sul muretto in pietra di una vasca per pesci. Ora ricordava! ORA riconosceva quel posto! Era dove si era preso gioco di lei la prima volta! La mano dolcemente infilata nell'acqua, accarezzava qualcosa, Jareth si sedette accanto a lei, accarezzava pesci scheletro, delle carpe scheletro. Macabro. Il verdeggiante olmo era secco e contorto. Rimandava a terra un ombra netta e nera, in contrasto con quel mondo bianco e sterile. "Elzabeth..." sussurrò. Non un cenno da parte sua. Ferma, algida, immobile. "Elizabeth, ti prego" mormorò a voce un po più alta. Parve scuotersi. Si voltò verso di lui, lacrime di sangue macchiavano il suo bel volto cereo. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma solo un urlo inumano uscì da quella, costringendolo a tapparsi le orecchie e chiudere gli occhi. Incubi. Era tormentata da incubi. Doveva agire, in fretta. Si sforzò di penetrare le sue difese, di entrare nel suo mondo onirico... Ma la sua volontà era altrettanto grande... Non aveva alcun potere su di lei! Se lei non lo avesse accettato là, sarebbero rimasti per sempre in quel limbo. Quando riaprì gli occhi erano su una spiaggia. Immaginò un mazzo di candidi gigli nelle sue mani e si avvicinò lentamente alla figura in controluce sulla spiaggia al tramonto. La sua Ellie aveva un delicato vestito in lino turchese, le si avvicinò piano e senza dire una parola le porsi i gigli, inginocchiandosi nel farlo. Gli occhi chiari di lei brillarono nel vedere i fiori, li prese e li portò al viso per aspirarne il profumo dolce. "Sai, venivo qui da bambina..." "Lo sò... Ti osservavo." "Ci venivo con la mamma" "So anche questo..." "Mi manca... A te manca?" "Moltissimo" "Perchè di te ricordo solo cose brutte?" "Perchè altri hanno deciso per noi... Ma c'è comunque un fondo di verità..." Alzò il viso per guardarla e vide che era tornata una bambina, lunghe trecce castane e una frangetta sbarazzina, i gigli sembravano enormi ora fra le sue mani. Si sedette sulla spiaggia e la Ellie bambina si sedette accanto a lui. "Raccontami una favola... ma una favola che sia vera, che mi spieghi..."

 

Jareth alzò il viso, rimuginò un poco. "Dunque vuoi una favola?" "Si!" "Una favola che spieghi..." Temporeggiava. Si girò verso la bambina e sorrise, con quel suo sorriso sghembo e bellissimo. Gli occhi brillavano come le stelle nella notte senza luna, Lei gli stava dando il potere di cambiare, di mettere del suo lì, nei recessi della sua psiche. Si battè l'indice sulle labbra, prendeva ancora tempo, e osservava la bimba divenire impaziente. "Dai ti prego! Raccontami una favola!" Sorrise, le passò delicatamente la mano sui capelli "Ti racconterò dello sciocco barbagianni che si innamorò della bellissima cinciallegra" "SIIII!!!" Strillò Elizabeth battendo le manine. E Jareth con la sua voce melodiosa iniziò a narrare, con un tono basso e suadente, che accarezzava l'recchio come la più lieve delle musiche. "Un giorno un cupo barbagianni, si innamorò di una cincia. Ma mentre lei viveva di sole, di fiori profumati e piogge primaverili, lui viveva nel buio della notte, sotto l'ombra della luna e nascosto fra cavi tronchi. Il barbagianni scioccamente decise di dichiararsi alla cincia, che derise il suo amore e lo cacciò via. Deluso e ferito egli maledì la cincia. La sua maledizione ebbe effetto e la cincia bella e leggiadra morì dopo la sua prima covata. si interruppe, le labbra serrate, stringeva con forza i pigni facendo scrocchiare le nocche. Elizabeth attese con calma che riprendesse la storia. Pentito del suo gesto il barbagianni fece di tutto per rimediare, e quando la maledizione colpì la giovane figlia dell'amata cincia decise di salvare la piccola portandola nel suo mondo fatto di tenebre per salvarla. La luce della luna fece riavere la piccola cincia, ma ella era triste, perchè il barbagianni ripensava ancora al torto subito da parte della madre di ella, e con lei era crudele. Una sera fu oltremodo cattivo con lei,la offese così profondamente che ella espresse il desiderio di tornare nel sopramondo, anche se avesse significato morire. Il barbagianni acconsetì e col cuore gonfio d'odio, rabbia e dolore le disse che le avrebbe portato dei fiori alla sua dipartita. Ma la cincia segretament eun pò si era innamorata di quello stupido barbagianni viziato, e una notte, quando sentì che la fine era vicina, lo invocò, per un ultimo addio. Egli apparve nel sopramondo, affranto e distrutto, sapendo che non avrebbe potuto salvarla... non di nuovo. Quando lei le chiese dei fiori egli rispose che non li aveva portati, aveva portato solo uno trupido, se stesso. Quella notte il barbagianni pianse lacrime amare, e tutto perse il suo colore. I cibi non avevano sapore e i fiori erano macchie senza senso davanti a lui. Anche volare o cacciare lo infastidiva. Finchè comare Rospa non indisse un ballo... Un ballo per accalappiare il barbagianni. Ella lo desiderava per il suo rengo, voleva far suo quel mondo della notte che lei vedeva solo dal fango. Rapì la cincia morente e le fece fare un potente sortilegio, ella avrebbe odiato a morte il barbagianni e adorato la Rospa, e se il barbagianni avsse acconsentito a convolare a nozze con l'orrida strega la cincia avrebbe avuto salva vita e memorie. Il barbagianni scoprì l'inganno e minacciando la schifosa creatura la costrinse a ridarle la cincia... Ma era tardi. Lei lo odiava, il suo cuore era nero e privo d'affetto. E il barbagianni sapeva di meritare quell'odio... Sospirò, la fissò intensamente. La ragazza bambina era seria in volto. Voleva spezzare il crudele incantesimo, voleva far sua la cincia. Perchè la amava. La amava con tutto se stesso..." Si interruppe, una lacrima scese involontaria dall'occhio del fae per cadere sulla sabbia. Chinò la testa, non riusciva a continuare. " E poi?" Sorrise amaramente " E poi dimmelo tu, my precious, riuscì il barbagianni a spezzare l'incantesimo?" Sentì due mani sollevare il suo viso, era inginocchiata davanti a lui, con le mani teneva il suo volto alto, verso il suo. L'aspetto quello della donna che amava, non più di bambina. " Io credo che la cincia sia ancora più sciocca del barbagianni" sussurrò. Posò le sue labbra su quelle del fae, un bacio casto, dolce. Jareth la attirò a se, stringendola, come se temesse vederla scappar via di nuovo, i baci si fecero più intimi, più focosi. Le bocche si cercavano e le lingue danzavano senza sosta. Poco dopo si svegliò. La tiara giaceva a pezzi sul cuscino ed Elizabeth aveva sul viso un espressione rilassata e dolce. Felice. Il suo cuore sussultò. Ce l'aveva fatta, ce la avevano fatta! Si alzò lentamente dal letto. Non voleva svegliarla...

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Capitolo 15
*** At the end of all ***


Ed eccomi qui... Dopo un secolo e mezzo... Non picchiatemi. Ma fra trasloco... Pargolo.... Tempo di finire ne ho avuto davvero pochissimo... Spero che questo possa essere una degna conclusione

Jareth attese diverse ore prima che Ellie si destasse del tutto. Passeggiava nervosamente su e giù per la sala del trono. Era davvero riuscito a svegliarla? Secondo sua madre si... Ma ora? Prese a calci un paio di goblin che gli si erano messi in mezzo ai piedi...una mano sul fianco e l altra a tenersi pensieroso il mento.

Quando senti aprire le pesanti porte si voltò di scatto. Chi osava entrare senza essere annunciato?

Sua madre lo fissò un istante, con una punta di rimprovero nello sguardo quando vide tutti i chiassosi goblin fermi terrorizzati in un angolo della sala. "madre?" "Elizabeth è sveglia. Ha chiesto di te" annunciò soddisfatta. Jareth le passò accanto come un fulmine.

Percorse a ampie falcate, quasi correndo, il corridoio infinito che portava alle stanze da notte. Ma guarda te se devo correre... Io! Un re... Pensò, ma lo pensò sorridendo... Quando la vide si bloccò un istante... Dio come era bella. Lei gli sorrise, e tese una mano. "il mio barbagianni..." sussurrò Jareth la tirò a se, stringendola al petto "la mia sciocca cincia..."

Rimasero immobili per interminabili istanti, persi in un attimo senza tempo. Elizabeth sentiva le forti mani del fae sulla schiena, sentiva, persa nel suo abbraccio, il ritmico pulsare del suo cuore cullarla... Come aveva potuto permettere alla sua rabbia di tenerla lontana? Come aveva potuto essere così sciocca?

E le stesse domande se le poneva il biondo re... Tenendola a se si chiese come avesse potuto essere così idiota da ferirla in quel modo... Ma una parte di lui sapeva che non era ancora finita... Doveva dimostrare a sé stesso, e a lei, che anche il suo cuore poteva brillare... Che il passato era sepolto. E cosa erano pochi anni per un fae se non un battito di ciglia?

I giorni successivi sorsero verso un nuovo inizio, il labirinto non era mai stato più sereno e ricco, i giardini brillavano sotto il sole come preziose gemme, fra il Re di goblin e Elizabeth era fiorito un sentimento diverso, lei aveva pian piano abbandonato ogni reticenza. Lui d altro canto si dimostrava sempre meno capriccioso. Winnon sorrideva, osservando i due giovani corteggiarsi e scherzare al sole di quella nuova primavera che aveva colpito il regno.

Dopo aver provato un dolore quasi umano alla perdita, per la seconda volta, di un qualcosa per lui prezioso, aveva in parte compreso anche la sua stessa natura. Si passò la mano guantata sui capelli, sorridendo verso il cielo. "Jareth! Jareth muoviti!" Elizabeth lo chiamava, le mani protettive sul pancione che ormai era più che evidente. "Arrivo my precious"

E.... Fine! Che dire... Grazie per la pazienza... E un grosso bacio a chiunque abbia avuto voglia di leggere il finale

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