Bleach school.

di ElleLawliet
(/viewuser.php?uid=180905)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo incontro! ***
Capitolo 2: *** Gira che ti rigira, la fortuna bacia tutti! ***
Capitolo 3: *** Prospettive molto rosee! ***
Capitolo 4: *** Fiducia, quello sconosciuto sentimento. ***
Capitolo 5: *** Sentimenti in fioritura?! ***
Capitolo 6: *** Al riparo! ***
Capitolo 7: *** Litigi e imbarazzo. ***
Capitolo 8: *** Così poco! ***
Capitolo 9: *** Finalmente! ***
Capitolo 10: *** Sorprese e chiarimenti. ***



Capitolo 1
*** Primo incontro! ***


POV ICHIGO


- BUON GIORNO ICHIGOOO -.
Il ragazzo si svegliò di soprassalto ed evitò il calcio del padre saltando giù dal letto. Afferrò la gamba del genitore e, con una rotazione perfetta, lo scaraventò fuori dalla stanza. Isshin si rialzò di botto e lo guardo ammirato - Bravo, figliolo! - gli urlò, con le lacrime agli occhi - evitare così un calcio simile! -. Ichigo sbuffò e chise la porta della stanza. 
Era un lunedì mattina e Ichigo Kurosaki era terribilemente annoiato. 
Prese l'unifotme, si vestì e scese a fare colazione.
- Buon giorno, Icchi-nii -.
- Yo, Yuzu - la salutò il fratello, sbadigliando. 
- Icchi-nii, non dovresti fare male al papà! - gli disse lei, mentre gli passava una fetta di pane imburrato.
- Uff, Yuzu pensavo ci avessi fatto l'abbitudine! Piuttosto, dov'è Karin? -.
- Oh, stamattina è uscita in fretta e furia dicendo che si vedeva con Hitsugaya -. Ichigo sbuffò, infastidito: sua sorella e Hitsugaya si vedevano da un bel po' ormai, ma lui non sopportava quel ragazzino dai capelli argentei. 
- Va bé io vado - annunciò il ragazzo, prendendo lo zaino. 
- Buona giornata, Icchi-nii! - gli urlò Yuzu. Ichigo uscì in strada e si avviò verso scuola.
Stava camminando da qualche minuto, quando sentì chiamere il suo nome. Si voltò e vide Renji venirgli incontro. Salutò l'amico e gli venne da ridere, osservando i grandi tatuaggi a forma di saetta che si era fatto fare quasi un mese prima. Renji fece finta di niente. 
- Caspita, non la reggo proprio la scuola! - si lamentò, calciando una lattina di succo vuota. 
- A chi lo dici - affermò Ichigo, osservando la strada. 
- Per fortuna che tra poco ci sono le vacanze estive - disse l'altro, grattandosi i capelli rossi. Ichigo annuì, distrattamente.
Arrivarono a scuola qualche minuto dopo ed entrarono in classe. 
- Ehy, Kurosaki! -. Ichigo salutò Inue e Tatsuki e si sedette con un sospiro al suo posto. 
Lanciò uno sguardo al banco vuoto di Chad e si chiese in quali guai si fosse cacciato l'amico. 
La professoressa entrò pochi secondi dopo, sorridente. 
Ichigo si chiese cosa avesse tanto da sorridere. La professoressa annunciò, con voce stridula, che la classe avrebbe avuto un nuovo membro. 
I compagni di Ichigo levarono un coro di voci sorprese, mentre il ragazzo dai capelli arancioni sospirava: un'altro nome da imparare, un'altra persona con cui parlare.
La professoressa richiamò la classe al silenzio e invitò la nuova arrivata ad entrare. La classe ammutolì e Ichigo ebbe l'impressione che tutti stessero trattenendo il fiato. Lui osservò incuriosito la porta che venne varcata in quel momento da una ragazza. Lei era piccola, magra e bassina. I capelli neri le arrivavano alle spalle e gli occhi azzurri scrutavano duri i ragazzi della classe. 
Ichigo era completamente ammaliato da quella ragazzina. Lei si posizionò davanti alla cattedra e si presentò. La sua voce era profonda e tranquilla. - Sono Kuchiki Rukia - disse, mentre i ragazzi della classe si scambiavano sguardi divertiti - e sono molto felice di essere qui -. Sorrise e i suoi lineamenti si distesero. Ichigo la osservava senza fiato.
La professoressa fece sedere Rukia in un banco libero e iniziò la spiegazione. Ma Ichigo non sentì una sola parola, completamente concentrato sulla nuova arrivata: Kuchiki Rukia era seduta dritta con la schiena, gli occhi concentrati e le mani sul banco. Ichigo la osservò per tutta la giornata. Quando suonò la pausa pranzo la guardò mangiare. La stava ancora contemplando quando Tatsuki gli prese la mano e lo fece alzare.
- Hoi, hoi che fai? - le chiese lui, quando vide che l'amica lo stava trascinando verso il banco di Rukia. - Mi devi un favore - gli disse lei, spingendolo contro la ragazza. 
Ichigo si ritovò davanti a Rukia che stava tranquillamente mangiando. Lei alzò gli occhi chiari su di lui. Ichigo deglutì e maledisse Tatsuki. 
- Yo - le disse, cercando di sciogliersi. Rukia gli sorrise, cordiale - Yo - gli rispose, mangiando un po' di riso.
- Io sono Ichigo Kurosaki - si presentò lui, calmandosi.
- Io Rukia Kuchiki, come avrai sentito - gli rispose, sempre più divertita - ma chiamami solo Rukia - gli suggerì. Ichigo le strinse la mano: la sua mano era molto morbida.
Si sedette sulla sedia di fianco a lei e iniziarono a chiacchierare.
Parlarono per tutta la pausa pranzo e Ichigo si rese conto di trovarsi molto a su agio con la nuova arrivata. Rukia si rivelò essere molto più orgogliosa di quanto non pensasse e dopo poco tempo presero confidenza. 
- Tsk, come ti permetti di darmi della nana? - gli ringhiò contro lei, leggermente irritata. Ichigo ridacchiò e le mise una mano sulla testa - Ma se sei alta appena un metro e quaranta! -.
Rukia sbuffò - Un metro e quarantaquattro per la precisione! - rispose, sbuffando. Lui rise e Rukia con lui. 


POV RUKIA

Rukia varcò le porte della scuola con la cartella a tracolla. Era molto, molto agitata. 
Si recò in segreteria e chiese dove si trovasse la sua sezione. Le fu detta la strada e, pochi minuti dopo, Rukia si imbatté nella sua professoressa. La donna la accolse con un sorriso solare e la condusse in classe. 
Quando arrivarono alla porta Rukia indugiò: non sapeva cosa aspettarsi dalla nuva classe. La professoressa entrò per presentarla. Rukia sentì i versi sorpresi dei suoi nuovi compagni e le venne da ridere. Con un respiro profondo si calmò ed entrò nell'aula.
I ragazzi la osservavano, stupiti. Tutti erano sempre molto colpiti dalla sua taglia ridotta. Rukia si posiziò appositamente davanti alla cattedra e, cercando di non far tremere la voce, si presentò.
Approfittò del momento per osservare i suoi compagni: c'era una ragazza dalle forme prosperose e i capelli arancioni, una dai capelli neri e lo sguardo duro, un ragazzo dai capelli azzurri con gli occhiali e tanti altri ragazzi e ragazze. La sorprese, però, un ragazzo dagli occhi marroni e i capelli arancioni, che la osservava con gli occhi sgranati. Sorrise, vedendolo così sorpreso e sentì la tensione passare.
Si sedette al suo posto e la lezione iniziò. Si rese subito conto che il ragazzo arancione la fissava, così cercò di ascoltare la lezione. Si sedette dritta con la schiena e mise le mani sul banco. Le lezioni si susseguivano tranquille e, ben presto, suonò la pausa pranzo. Rukia aveva appena preso il suo pranzo, quando sentì delle voci. 
- Hoi, hoi che fai? - disse una voce, sovrastando il rumore della classe. 
In un attimo il ragazzo arancione le fu davanti. Era rosso in volto e la osservava imbarazzato. Rukia gli fece un sorriso cordiale, cercando di farlo sentire a suo agio. 
- Yo - disse lui, impacciato. Rukia decise di assecondarlo - Yo - disse a sua volta, iniziando a mangiare. Amava il riso.
- Io sono Ichigo Kurosaki - si presentò il ragazzo. Rukia si presentò per la seconda volta. - Ma chiamami solo Rukia - gi disse, stringendogli la mano: la sua era forte e ruvida, ma anche molto calda.
Ichigo si sedette vicino a lei e iniziò a parlare come un treno in corsa. 
Rukia lo osservava, divertita. Iniziarono a chiacchierare e Rukia si sentì subito a suo agio con il ragazzo. In poco tempo iniziò a rivelargli la sua parte più orgogliosa e lui la sua più sfacciata.
- Tsk, come ti permetti di darmi della nana? - gli disse, quando lui mise in campo la questione dell'altezza per rispondere a una sua battuta sul colore dei suoi capelli.
Ichigo rise e le mise una mano sulla testa. Rukia ebbe un brivido. - Ma se sei alta appena un metro e quaranta! -. Lei si riprese e sbuffò - Un metro e quarantaquattro per la precisione! - era molto fiera di quei quattro centimetri! Ichigo le offrì un altro sorriso e Rukia rise a sua volta, contaggiata da quello strano ragazzo che aveva il potere di farla sentire bene.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Gira che ti rigira, la fortuna bacia tutti! ***


POV ICHIGO
La campanella suonò e i ragazzi scattarono verso la porta della classe. 
Ichigo si alzò con calma e vide Inoue e Tatsuki parlare con Rukia. Si avvicnò e sentì Inoue dire, eccitata - Kichiki-san, devi assolutamente assaggiare il mio riso al cioccolato e salmone! -. Rukia alzò un sopracciglio e sorrise, dubiosa. 
- Non ascoltarla, Kuchiki -san - le consigliò Tatsuki - Inue sarà pure una brava donna di casa, ma a cucinare non è proprio capace -. Inue sbuffò e arrossì. 
Ichigo le raggiunse e, insieme, uscirono nel cortile.
- Inoue ti ha già proposto qualche sue manicaretto? - le chiese, mentre scendevano, senza farsi sentire dall'interessata.
Rukia ridacchiò - Si: riso al cioccolato e salmone! -.
- Almeno non ti ha offerto la pizza con gelato e acciughe - le disse lui, divertito.
- Ma lei mangia davvero questa roba? - gli chiese, sorpresa.
- Eh già e dice pure che le piace è questa la cosa grave! -.
Rukia rise e Ichigo si ritrovò ancora a fissarla: perché era così attratto da quella ragazza sconosciuta?
Al cancello trovarono Renji, intento a scrivere un messaggio. 
- Yo, Ichigo! - gli urlò. Tatsuki sbuffò - Perché frequenti ancora quel buzzurro, Ichigo? -.
- Non dire così dai, Renji è un bravo ragazzo - rispose lui, salutando l'amico. 
- Bé fai come vuoi, io vado agli allenamenti di judo, ci si vede - detto questo corse alla palestra, seguita da Inue che assisteva sempre agli allenamenti dell'amica. 
Ichigo e Rukia raggiunsero Renji che osservava divertito Rukia. 
- E chi sarebbe questo qui? -.
- Renji, si educato e poi è una ragazza, non vedi la divisa?! -. Rukia avava uno sguardo assassino che fece venire i brividi a Ichigo, molto imbarazzato per il comportamento dell'amico.
- Rukia Kuchiki - disse lei, allungando la mano. 
- Renji Abarai - disse lui, battendole il cinque invece che stringerle la mano. 
Ichigo si morse la lingua e propose agli altri di avviarsi. 
Con grande sollievo di Ichigo, Renji disse che doveva restare lì per il corso di karate quindi loro potevano anche avviarsi. 
Ichigo e Rukia iniziarono la scarpinata verso casa. 
- Ti prego di scusarlo - le disse lui, ancora imbarazzato - Renji non è sempre così... -
- Figurati - rispose lei, leggermente irritata - almeno non ha parlato della mia altezza -. Ichigo sorrise.
- Comunque come mai sei venuta nella nostra scuola a fine anno? - le domandò.
- Oh, mio fratello si è dovuto trasferire qui per lavoro e io sono venuta con lui - gli spiegò.
- E i tuoi genitori? -.
- Da un po', ormai, non li sentiamo: loro non sono mai stati tanto affettuosi con noi ed hanno colto la prima occasione per lasciarci soli. Ora sono in Europa, dicono per lavoro, ma so bene che lo fanno solo per divertimento -.
Ichigo si pentì di averlo chiesto. Cercò disperatamente un modo per farle passare il mal umore e le propose un giro di Karakura con lui. Rukia accettò di buon grado. I due girarono senza fretta la città, chiacchierando del più e del meno.
La portò su una collinetta che permetteva di vedere la città e lì si fermarono. 
- Karakura non è molto grande - le rivelò - però è un posto bellissimo, se sai dove cercare le sue bellezze -.
- Allora dovrai portarmi spesso a visitarla - gli disse lei. Lui si voltò a guardarla e i loro occhi si incrociarono. Lei si fece subito rossa e Ichigo le sorrise, divertito dalla sua reazione. Rukia si riprese velocemente. - Comunque penso sia il caso di proseguire il giro - gli disse.  
- Mi hai preso er una guida turistica? - le chiese, facendo la sua migliore faccia irritata. Rukia ridacchiò - Se vuoi dopo ti pago il tour - gli propose.
Alla fine passò il pomeriggio e decisero di tornare a casa. Ichigo accompagnò l'amica fino a casa, nonostante lei avesse cercato di impedirglielo.
Arrivato alla porta aspettò che Rukia aprisse e si girasse verso di lui.
- Grazie per la bella giornata - gli disse lei.
- Figurati: fanno duecento yen - l'avvisò, sorridendo. 
Lei gli fece una linguaccia. - Allora a domani -.
- Va bene, ciao -. Stava per adarsene, quando Rukia gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia destra. Fatto ciò, la ragazza entrò in casa e si richiuse la porta alle spalle.
Ichigo era paralizzato. Non ci credeva. Si incamminò verso casa e, una volta nella sua camera, si lanciò sul letto e pensò che, alla fine, quella giornata si era rivelata più emozionante del previsto.


POV RUKIA
La campanella suonò e i ragazzi si lanciarono cerso la porta, urlando e salutandosi. Rukia stava per alzarsi, quando la ragazza dalle forme prominenti seguita da quella dagli occhi duri la raggiunsero. 
- Ciao - disse la ragazza dai capelli arancioni - io sono Orihime Inoue e lei è la mia amica Tatsuki Arisawa -. Rukia strinse loro la mano - Io sono Rukia Kuchiki, piacere -.
- Come ti trovi qui? - le chiese cortese Tatsuki. 
- Molto bene, grazie - le rispose Rukia. Forse aveva valutato male quella ragazza. 
- Ora che sei qui - la informò Inoue - Kuchiki-san, devi assolutamente assaggiare il mio riso al cioccolato e salmone! -.
Rukia alzò un sopracciglio: quella ragazza non poteva essere seria! Le fece un sorriso, cercando di non far trasparire tutta la sua sorpresa a quella proposta.
- Non ascoltarla Kuchiki-san - si intromise Tatsuki, sorridendo - Inoue sarà pure una brava donna di casa, ma a cucinare non è proprio capace -. Rukia sorrise quando vide Inoue arrossire, contrariata. 
Ichigo le raggiunse dopo poco e scesero insieme le scale.
- Inoue ti ha già proposto qualche suo manicaretto? - le chiese lui, abbassando la voce perché Inoue non sentisse. 
Rukia annuì ridendo - Si: riso al cioccolato e salmone -. Ancora non riusciva a credere a ciò che le aveva detto la ragazza.
- Almeno non ti ha offerto la piazza al gelato e acciughe - la rincuorò lui. 
- Ma lei magia davvero questa roba? - non poteva crederci. 
- Già, e dice pure che le piace è questa la cosa grave! - le fece presente.
Rukia scopiò a ridere e non si accorse degli occhi di Ichigo che la scrutavano pieni di interesse.
Al cancello trovarono un amico di Ichigo dai capelli rossi e degli strani tatuaggi sulle sopracciglia, intento a scrivere un messaggio.
Lui salutò Ichigo e Rukia sentì Tatsuki sbuffare - Perché frequenti ancora quel buzzurro, Ichigo? - gli chiese, contrariata. Si vedeva che quel ragazzo non le andava molto a genio.
- Non dire così dai, Renji è un bravo ragazzo - le disse, mentre alazava un braccio per rispondere al saluto dell'amico.
- Bé fai come vuoi, io vado agli allenamenti di judo, ci si vede -. Così dicendo si allontanò dagli altri, seguita da Inoue che rivolse loro un rapido saluto.
Rimasta sola con Ichigo raggiunse quello strano ragazzo, che la fissava con occhi divertiti.
- E chi sarebbe questo qui? - chiese indicandola. Rukia sentì una rabbia intensa crescere e diede tutta la sua approvazione a Tatsuki.
- Renji, si educato e poi è una ragazza, non vedi la divisa - lo richiamò Ichigo. Rukia era molto arrabbiato ma vide la faccia imbarazzata di Ichigo e decise di calmarsi. 
Tese la mano al ragazzo chiamato Renji e si presentò. L'altro le diede il cinque (cosa che le diede molto sui nervi) e si presentò come Renji Abarai. 
Ichigo propose ai due di andare ma, con grande gioia di Rukia, Renji lo avvisò che doveva restare per gli allenamenti di karate. 
Rimasiti soli i due si avviarono verso casa. Rukia era ancora arrabbiata per l'incontro con quel Renji, ma si calmò quando Ichigo le chiese scusa. 
Gli disse di non preoccouparsi. - Almeno non ha parlato della mia altezza - scherzò lei, per farlo sentire a suo agio. E ci riuscì, poiché Ichigo sorrise. Lei si sentì meglio a vederlo sorridere. 
Lui, per cambiare argomento, le chiese perché fosse entrata nella sua scuola a fine anno. Lei gli spiegò velocemente che il fratello per lavoro era stato costretto a venire a Karakura. 
- E i tuoi genitori? - le chiese lui, con il massimo della naturalezza. 
Lei strinse i denti e si costrinse a rispondere. Non le piaceva parlare dei suoi genitori. Si accorse che Ichgo si era reso conto del suo fastidio. Così, forse per farla sentire meglio, lui le propose un giro per la città.
Lei fu felice della sua proposta, poiché significava che avrebbe passato più tempo lontana da casa e accettò.
Girarono la città con calma e lui le fece vedere tanti posti bellissimi. 
Alla fine arrivarono su una piccola collinetta che dava sulla città e Ichigo le indicò tutte le strade della cittadina. 
- Karakura non è molto grande - le disse, tranquillo - però è un posto bellissimo, se sai dove cercare le sue bellezze -.
- Allora dovrai portarmi spesso a visitarla - gli disse lei, sorridendo. I loro occhi si incrociarono e Rukia avvampò. Ichigo sorrise e lei si decise smuoversi. 
- Comunque penso sia il caso di proseguire il giro - gli disse. Lui fece una faccia falsamente irritata e le disse - Mi hai preso per una guida turistica? -.
- Se vuoi dopo ti pago il tour - lo rincuorò lei, ridendo. 
Il pomeriggiò passò e, alla fine, decisero fosse il caso di tornarea casa. 
Lui l'accompagnò fino alla porta, anche se lei aveva insistito per il contrario. Rimase dietro di lei fino a quando non aprì la porta. A quel punto si girò verso di lui e lo ringrazioò per la bella giornata.
- Figurati: fanno duecento yen - le disse, scherzoso. Lei gli fece una linguaccia.
- Allora a domani - lo salutò.
- Va bene, ciao -. Lui rimase per un secondo fermo sulla porta e lei si sentì il dovere di ringaziarlo in modo più decente. Velocemente, prima che lui si girasse, gli diede un bacio sulla guancia destra, alzandosi sulle punte per arrivare al suo viso: cavoli se era alto quel ragazzo! 
Fatto ciò si chiuse in casa con il cuore che batteva forte e le guancie rosse.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Prospettive molto rosee! ***


POV ICHIGO


Erano passate tre settimane dall’arrivo di Rukia, e l’ultimo giorno di scuola arrivò velocemente. In quelle settime Ichigo non era riuscito a concentrarsi su nulla che non riguardasse la ragazza e non si sorprese quando vide che aveva preso un punteggio estremamente basso all’esame di fine anno.
Non ci fece molto caso e notò che Rukia si era piazzata terza. Migliori di lei, solo Ishida e Renji. Già, perché Renji, alla fine, era uno degli studenti migliori della scuola.
Quell’ultimo giorni Ichigo si recò a scuola molto presto, perché sapeva che Rukia tendeva ad arrivare presto in classe. Infatti, non appena entrò nell’aula, la vide intenta a disegnare, con il volto vicino al foglio e gli occhi concentrati. Lui le si avvicinò e ridacchiò: i disegni di Rukia erano la cosa peggiore che avesse mai visto. Lei disegnava principalmente dei conigli o, almeno, provava a disegnarli. Alla fine, i suoi conigli erano solo obbrobri mal fatti.
Lei si accorse della sua risata e, senza nemmeno salutarlo, gli tirò il diario sulla faccia. Lui, sorpreso, non riuscì a evitarlo e si ritrovò steso per terra in un secondo.
Nonostante si fosse abituato all’atteggiamento leggermente violento e scontroso di Rukia non poté fare a meno di saltare in piedi e urlare cosa credeva di fare con un gesto simile.
Lei gli rispose con un verso scocciato. Lui si trattenne dal ridere e mantenne un espressione arrabbiata, mentre lanciava lo zaino sul suo banco.
- Senti un po’ – lo chiamò lei, chiudendo il quaderno e riponendolo nello zaino – ma tra te e Inoue che c’è? -
- CHE COSA? – Ichigo si era voltato stupito verso di lei, con la bocca spalancata e gli occhi sbarrati. Rukia fece spallucce – Lei ti sta sempre dietro – gli fece presente.
- Ma cosa blateri, nana! Inoue è solo un’amica, chiaro: SOLO. UN. AMICA. Come puoi pensare che ci sia qualcosa -. Lei notò come la aveva chiamata ma non ci fece caso.
Ichigo, dal canto suo, era terribilmente in imbarazzo. Inoue era solo un’amica. Non riusciva ad immaginare di averla come fidanzata. Certo, lei era bella, ma un po’ lenta a capire le cose. Inoltre, tra loro non era mai scattato nulla: parlavano, si, però mai di cose personali. Lanciò uno sguardo a Rukia di sottecchi. Con lei, invece, parlava di tutto. La conosceva da così poco tempo e già sentiva che c’era qualcosa che li univa, come un filo rosso che li costringeva a stare vicini e, a lui, quella vicinanza non dispiaceva affatto.
 - Perché me lo chiedi? – le domandò, cercando di ritrovare la calma. Lei arrossì di colpo e rimase in silenzio per qualche secondo prima di rispondere che non c’era nessun motivo in particolare.
- Non sarai gelosa? – la beffeggiò lui.
- Io gelosa di te? Ma non scherziamo! – lei alzò il mento con fare autoritario e incrociò le braccia al petto. In quel momento, Inoue fece la sua entrata in classe, seguita da Tatsuki che parlava animatamente con Honsho che, invece di ascoltarla, osservava Inoue che si abbassava leggermente per posare lo zaino per terra. Ichigo salutò le tre, mentre Tatsuki sferrava un pugno ad Honsho.
Rukia sorrise e si avvicinò alle ragazze. Ichigo era sorpreso: Rukia si era ambientata bene in classe in pochissimo tempo. Tutti la adoravano e si era reso conto di essere lui quello geloso.
Scacciò quel pensiero e vide Chad entrare in classa.
Gli si avvicinò e notò una benda sulla guancia destra. Lui lo notò e gli rivolse un saluto.
- Yo, Chad! – lo salutò Ichigo – è un sacco che non vieni a scuola: che cavolo ti è successo? -. L’amico fece spallucce – Problemi con dei tizi – gli rispose, soltanto. Ichigo sbuffò – Chad, è una vita che ci conosciamo, devi dirmelo se ti sei messo nei casini! -.
- Tranquillo, Ichigo – lo liquidò lui – non è niente che io non possa gestire -.
- Baka, prima o poi ti succederà qualcosa e io non potrò aiutarti – commentò lui. Chad sorrise – Tu ti preoccupi troppo – lo zittì, prima di sedersi. Ichigo si passò una mano tra i capelli.
Chad si era messo nei guai e lui, ancora una volta, non sapeva cosa fare. Stava pensando questo quando sentì una voce. – FRAGOLINOOOO!! -.
 -Buon giorno, Asano! – rispose lui, abbassandosi per evitare un suo abbraccio per poi assestargli un colpo al naso. Keigo cadde all’indietro e sbatté contro Kojima che, però, lo evitò con grazie e salutò tranquillamente Ichigo. Lui rispose al saluto e ignorò Asano, intento a urlare contro Kojima per averlo ignorato spudoratamente.
Ichigo si sedette e, dopo pochi secondi, la professoressa entrò in classe.
La giornata passò tranquillamente e, al suono dell’ultima campana, i suoi compagni saltarono in piedi con un sospiro collettivo.
Lui si preparò ad uscire e sentì Asano parlare con Kojioma dei loro progetti per l’estate. Sbuffò, pensando che lui avrebbe passato le festa costretto a casa con il padre e le sorelle.
- Allora, Ichigo – lui si voltò e vide Rukia sorridergli – che piani hai per l’estate? -.
- Assolutamente nessuno – le rispose, mettendosi lo zaino in spalla. Salutarono gli altri e si avviarono verso il cortile. – E tu? – le chiese, mentre scendevano.
- Oh, io parto tra due settimane per la Cina – gli rivelò. Lui sentì uno strano sentimento: tristezza? Non ci fece caso. – Come mai questo viaggio? -.
- Mio fratello ha qualche problemino a lavoro e deve recarsi in Cina – gli spiegò – io, ad essere sincera, non vorrei partire – confessò. Lui rifletté un attimo.
- Se vuoi, puoi restare da me – le propose. Erano arrivati in cortile e Rukia lo osservò, sorpresa.
- Puoi dormire con le miei sorelle – le spiegò.
- Saresti disposto ad ospitarmi per cinque giorni? – gli chiese, titubante.
Lui annuì con forza. Lei ci pensò un attimo – Allora oggi chiedo a mio fratello – annunciò.
Ichigo non poté fare a meno di sorridere mentre camminava fianco a fianco con Rukia: il pensiero di averla a casa per cinque giorni lo faceva sentire molto, molto felice.
Come sempre, la accompagnò a casa e la salutò. Lei gli promise che lo avrebbe avvisato il giorno dopo per dirgli il responso del fratello, prima di chiudere la porta.
Ichigo raggiunse casa sua velocemente. Quando chiuse la porta di casa sorrideva ancora come un’idiota.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Fiducia, quello sconosciuto sentimento. ***


POV RUKIA
Rukia era davanti alla porta di casa Kurosaki da qualche minuto, ormai. Aveva bussato al campanello e Ichigo le aveva subito risposto, dicendole che stava scendendo ad aprirle, eppure Rukia era certa che fossero passati minimo cinque minuti dalla risposta dell'arancione.
Sbuffò, impaziente, e corrugò la fronte. Qulla mattina si era svegliata presto per salutare il fratello prima che partisse ed era molto assonnata e, si sa, una persona stanca è, di conseguenza, molto poco paziente. Forse per questo motivo, quando vide la testa arancione di Ichigo uscire di casa e il cancello fu aperto, gli saltò al collo, tirandogli un calcio sul ginocchio destro.
Il ragazzo non capì nemmeno cosa fosse accaduto che era disteso a terra, tenendosi con espressione sofferente il ginocchio colpito. Rukia era seduta comodamente sopra il suo petto e teneva il collo di lui stretto tra le mani. Ichigo, incredulo, fece forza sulle braccia e la costrinse ad alzarsi sbraitando un " Ma che cavolo fai?".
- Che cavolo faccio? - gli urlò lei di risposta, agguerrita - sei tu che mi hai lasciato cinque minuti fuori in strada con questo caldo!  E ti rendi conto che mi sono dovuta trascinare la valigia per tutta la strada fino a qui?!-.
- E ti sembra un buon motivo per picchiarmi a questo modo?! Nana malefica! E io che ti faccio anche il pacere di ospitarti qui! -.
Lei sbuffò, con aria impertinente - Ti faccio presente che sei stato tu ad invitarmi... -.
Ichigo si zittì, non sapendo come rispondere. Così, per non farle notare la smorfia incazzata che gli corrompeva il viso, si girò verso la porta. - Su - la invitò, controllando la voce a fatica - entriamo: qui fuori si crepa di caldo -.
Lei evitò la battutina gelida che avrebbe tanto voluto dire e si limitò ad entrare.
Casa Kurosaki, come sapeva già, era adibita a farmacia. Il piano superiore era occupato dalle camere da letto e un bagno. Quello inferiore da un salotto e una cucina.
Ichigo induggiò per un secondo, prima di entrare in salotto. Rukia lo seguì , ma si bloccò sulla porta. Sulla parete davanti a lei c'era un enorme foto di una donna. Rukia scrutò la foto, non sapendo bene come reaggire. Ichigo si sedette su un divanetto e allungò una mano verso la foto - Ti presento mia madre - le disse, con voce piatta.
Rukia ringrazziò se stessa di non aver riso, una volta vista la foto. Si sedette vicino ad Ichigo.
- Come...? - non sapeva bene come chiederlo: aveva sentito in classe che la madre di Ichigo era morta ma nessuno sapeva esattamente come.
Lui arrossì - Niente di eclatante, è stato solo incidente - mormorò - uno sforutnato incidente -. Rukia non se la sentì di chiedergli altro. L'imbarazzo stava calando quando si sentì una voce femminile.
Rukia sospirò, felice che qualcuno rompesse il silenzio. - Icchi-nii! - una ragazzina con i capelli marroni chiaro entrò nella stanza. Portava un grembiule bianco e i capelli corti tenuti fermi con delle piccole mollettine.
La bambina i bloccò quando vide Rukia seduta vicino al fratello. Lei le sorrise ma l'altra sembrava piuttosto sorpreso.
- Hoy, Yuzu! - la chiamò Ichigo. La ragazza alzò gli occhi sul fratello, spaesata - lei è Rukia, ricordi? Ti avevo detto che si fermava da noi per qualche giorno... -.
Yuzo sobbalzò - Oh, si certo Icchi-nii, certo mi ricordo - fece un passo incerto verso Rukia e le testa la mano - allora, emm, salve Rukia-san -.
Rukia le strinse gentilmente la mano - Ciao, Yuzu-chan -. La ragazza arrossì a sentirsi chiamare così, e ritirò la mano.
- Yuzu, dove sono il vecchio e Karin? - le chiese Ichigo, osservando stupito la sorella.
- Umm, Karin-chan è uscita, papà dorme. Proprio a questo riguardo - si illuminò Yuzu - Karin-chan è uscita da un bel po' ormai, Icchi-nii! Sono un po' preoccupata... -.
Ichigo sorrise - Tranquilla - la confortò - sono sicuro che Karin starà in giro con Hitsugaya: vedrai che tornerà tra poco -.
Yuzu annuì, confortata. Poi sorrise, tranquilla - Allora io vado a cucinare, tra poco sarà ora di pranzo! Gradisci qualcosa Rukia-san? -.
Lei scosse il capo e Yuzu si dileguò in cucina.
- Certo che è strana - commentò Ichigo, alzandosi. Rukia lo seguì - Perché? Io la trovo così carina! -.
Lui rise - Era molto tesa, chiassà perché. In genere è più tranquilla con gli ospiti... - .
- Sarà perchè tu non porti mai ragazze a casa! -.Una voce maschile tuonò dal piano di sopra e un uomo dai capelli neri saltò giù dalle scale, atterrando in ginocchio davanti a Rukia e prendendole la mano, con occhi adoranti. Rukia sobbalzò ma non riuscì a ritirare la mano. Ci pensò Ichigo a fermare il padre, assestandogli un calcio in pieno viso. Isshin cadde all'indietro, ma si rialzò velocemente, sempre fissando Rukia.
- Ma quale angelica creatura! - gridò, in lacrime - non avrei mai pensato che la prima fiamma di mio figlio sarebbe stata così... - fu interrotto da un pugno di Ichigo che, furioso, lo stese con un montante.
Rukia aveva una voglia madornale di ridere, ma non voleva offendere il vecchio Isshin, così si trattenne e fece un piccolo inchino.
- Onorata di fare la sua conoscenza, Isshin-san, spero di venir accettata da voi e la vostra famiglia come ospite -. Ichigo lasciò andare il padre, che aveva momentaneamente intrappolato stringendogli le gambe tra le braccia. Isshin approffittò della debolezza dal figlio per saltare ai piedi di Rukia.
- Ma certo, ma certo! - urlò, piangendo - sei accetta e come! Sarai la mia terza figlia! Che gioia immensa! -.
- Vecchio, levati! - Ichigo riuscì ad allontanare Isshin da Rukia e camiare Yuzu. La sorella si precipitò nel corridoio.
- Tienilo un po' tu - le disse, affidandole il padre che fissava ancora Rukia - io non lo reggo più! -.
Detto questo, fece segno a Rukia di seguirlo - Ti faccio vedere la casa - le disse.
Rukia fece un'altro inchino ad Isshin e seguì Ichigo su per le scale. Una volta in cima, si lasciò andare a una sana risata.
- Ma che ridi, nana malefica? - sbottò Ichigo, sbuffando.
- Tu padre è... inusuale! - ribatté lei, esaltata.
- Lo dice anche Tatsuki - ammise Ichigo e Rukia rise ancora più forte.
Lui le mostrò la camera delle sorelle e poi la sua. Rukia entrò nella sua camera leggermente agitata: non era mai entrata nella camera di un ragazzo, a parte suo fratello.
La camera di Ichigo era piccola e arredata semplicemente. Lui le fece segno di sedersi sul letto.
- Io dove dormirò? - gli chiese, sedendosi. Lui si schiarì la voce - Emm, dovresti dormire... qui... - la informò, grattandosi la testa. Lei alzò le sopracciglia, sperando di non arrossire.
- Perché mai? - chiese, incredula: era troppo bella l'idea di dormire insieme a Ichigo. Sorpresa da quel pensiero, abbassò lo sguardo e si diede della stupida.
- Il nostro divano letto è rotto e non si apre, mentre la camera dalle mie sorelle è effettivamente troppo piccola da quando abbiamo aggiunto la libbreria - le spiegò. Lei notò che era addirittura più imbarazzato di lei.
Sorrise e cercò di tirar fuori la sua miglior faccia impertinente - Va bene, se proprio devo, dormirò qui - annunciò - però io dormo nel letto - lo avvertì.
Ichigo era sbalordito - Ma guardala! Appena arrivata e già pretende! Questa sarebbe camera mia! -.
- Però non è colpa mia se non ho altro posto dove dormire - rispose, semplicemente.
- Ma... e io dove dormo? - le chiese.
Lei indicò il pavimento - Ha tutta l'aria di essere confortevole - gli disse, ridendo.
Lui alzò un sopracciglio - Mi hai preso per un cane?! -.
Continuarono a battibbeccare fino ad ora di pranzo.
Quando scesero in cucina Isshin e Yuzu erano già seduti a tavola. Karin non si fece vedere per pranzo ma Ichigo cercò di non farlo notare alla sorella, già troppo preoccupata di per se.
Yuzu sembrava molto più a suo agio rispetto alla prima volta. Parlò tranquillamente con Rukia e si scusò per averla costretta a dormire con il fratello. Rukia la rinfrancò cercando di non farle pesare la cosa e riuscì a sviare l'argomento. Si ritrovarono a parlare dei loro progetti per l'estate e il pranzo passò tranquillamente.
Rukia si sentiva... bene. Tranquilla come non mai. A casa sua non aveva mai mangiato con il fratello, sempre troppo occupato con il lavoro per prestarle attenzione. Eppure, era lì, insieme a Ichigo e la sua famiglia e stava parlando con tutti loro, ridendo delle frecciatine di Ichigo contro il padre. Tutto era così perfetto che, quando entrò in casa una Karin in lacrime, per qualche attimo nessuno sembrò notarla. Poi, Ichigo saltò in piedi e, contemporaneamente, Karin si lanció su per le scale, nascondendo il viso tra le mani, con Yuzu alle calcagna.
- Karin! - Isshin si lanciò su per le scale, ma Yuzu lo fermò. - Papà, non credo sia il caso che tu venga... ci scommetto che è colpa di Hitsugaya! -.
Isshin si bloccò a metà rampa - Ma, Yuzu! Il tuo papà vuole... -.
- Non la hai sentita, vecchio? - Ichigo afferrò il padre per la maglietta e lo lanciò fuori dalla porta aperta - tu vai a fare un giretto, mentre noi vediamo cosa succede a Karin -.
- Come puoi?! - gli chiese Isshin rialzandosi - io, un padre tanto fedele, non potrei mai abbandonare mia figlia in un tanto delicato momento! -.
- Isshin-san - si intromise Rukia - lascia a noi la piccola Karin, vedremo come fare per consolarla: lei torni tra un'ora e vedrà che Karin starà benissimo! -.
Era una fortuna che Rukia fosse così brava a recitare. Isshin accettò con qualche rimpianto l'idea di andarsene, ma, alla fine, cedette e si allontanò per la strada.
- Tu - le disse Ichigo, chiudendo la porta - sei troppo strana, ma grazie -. Lei sorrise - Figurati: a scuola ero bravissima in teatro -.
- Hai fatto teatro? - le chiese, stupito. Lei annuì - Per tutte le medie, poi ho lasciato per il liceo -.
- Quindi era brava, eh? -.
- Ero sempre la protagonista nelle recite scolastiche - lo informò lei.
- Wow, allora dovevi essere proprio brava - la beffeggiò lui. Lei sbuffò - Se vuoi, non crederci -.
Lui alzò gli occhi al cielo. - Piuttosto - disse lei - cosa succede a tua sorella? -.
Ichigo alzò le spalle, sentendo la voce di Yuzu che cercava di convincere Karin ad aprire la porta della camera.
- Da un po' si vede con un certo Hitsugaya, un tipo che non mi è mai andato giù - ammise. La condusse in camera sua e trovarono Yuzu, seduta davanti alla porta.
Lei si portò un dito davanti alla bocca, intimandogli di fare silenzio, mentre la voce flebile di Karin raccontava cosa fosse successo. Diceva - E poi, lui mi ha detto che non voleva più vedermi. Ti rendi conto?! Mi ha detto che preferiva quella stupida di Momo. Hai capito chi? La ragazza che stà un anno avanti a noi. Cosa ci troverà in lei? Non capisco! Yuzu, cosa faccio? -.
Rukia spinse Ichigo avanti facendolo entrare in camera.
- Non dovremmo ascoltare le sue confessioni - lo rimporroverò - stava parlando con Yuzu-chan, non con noi -.
- Lo so - disse lui, irritato - però quello stupido di Hitsugaya è proprio un'idiota! Come osa fare questo a Karin?! -.
Rukia abbassò gli occhi - Non so che dirti: io non ho mai avuto un fidanzato - confessò. Ichigo non rise. Lei alzò lo sguardo e vide che la stava fissando con occhi sbarrati.
- Cosa? - gli chiese, rossa in volto.
- No, scusa, nulla - si affrettò a dire lui - solo non mi aspettavo un confessione del genere: dopo tutto non ci conosciamo da molto - le fece presente.
Rukia ci pensò su. Già: lo conosceva da poco, eppure sentiva di potersi affidare completamente a lui.
"Che strano" si disse, mentre lo guardava sedersi sul bordo del letto "da quando ho cominciato a fidarmi della gente?"

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Sentimenti in fioritura?! ***


POV ICHIGO

Per tutto il pomergio Karin rimase chiusa in camera, con Yuzu che ogni venti minuti andava a chiederle come stasse. Il vecchio non tornò che a notte fonda, dicendo che aveva trovato una farmacia enorme dove si era fermato tutto il giorno a parlare con un medico. 
Rukia fu l'unica a tenergli compagnia e cercò di farlo svagare quanto più possibile. Erano circa le tre, quando la mora si era alzata, sbuffando. Fino a quel momento erano rimasti in camera di Ichigo uno a leggere un manga, l'altra a disegnare. 
Ichigo alzò gli occhi dal manga e li puntò su Rukia. - Mi sto annoiando! - lo informò.
- Ma davvero? - le rispose, disinteressato.
- Si! - sbottò lei, tirandolo per la manica della maglia - andiamo a fare un giro! -.
- Ma non sei stata tu a dire che fuori fa troppo caldo?! - le rinfacciò lui, mentre si alzava lentamente dal letto. 
-  Uff, non fare la piattola e muoviti: portami in giro - gli ordinò. Ichigo sbadigliò. - Ma se ti ho mostrato tutti i luoghi di Karakura... -.
- Un posto lo troveremo - lo convinse lei, lanciandogli la giacca. Lui sospirò - E va bene, nana malefica, vediamo che possiamo fare oggi -.
Così dicendo la raggiunse alla porta e, dopo aver salutato Yuzu, uscirono in strada. Il sole non era poi molto forte, anche se Ichigo fu costretto a togliersi la giacca per non soffrire il caldo. Rukia camminava tranquillamente per la strada. Chiuse gli occhi per godersi il sole che le riscaldava il volto e poi, con un grande sorriso, si lasciò trascinare in giro da Ichigo per la città.
Lui non sapeva bene dove portarla, solo voleva che si divertisse, così la portò in un via secondaria che conduceva al mercato della città. Rukia, come ora sapeva, veniva Tokio, una grande metropoli ed era certo che in una città come Tokio non ci fosse un mercato come il loro. Rukia sembrava leggermente a disaggio, mentre camminavano tra i vicoletti di Karakura, deserti e silenziosi. Il sole illuminava a mala pena le strade, la luce filtrata dai tetti dei palazzi a cui erano appesi panni e cestini. 
A quell'ora del pomeriggio i bambini dormivano come gli adulti, ma il mercato era pieno di persone nonostante l'ora. Svoltarono un'ultimo angolo e arrivarono in una grande strada. Ichigo sentì Rukia emettere un sono di sorpresa: il mercato si allungava per tutta la strada e i venditori urlavano i prezzi dei loro prodotti a gran voce. Le persone passeggiavano per la strada, diriggendosi verso i vari negozi. La strada era pienissima e le voci si accalcavano l'una sull'altra. 
Lui le fece segno di seguirlo e si avviò per la strada. Lei cercò di andargli dietro ma, per non perderlo di vista, gli prese la mano. 
Lui sobbalzò ma rispose alla stretta e la guidò per la strada. 
Le mostrò tutti i suoi negozi preferiti: fumetterie e negozi di dischi, cioccolaterie e negozi di dolciumi. Per tutto il tempo lei gli tenne stratta la mano. Lui si era sorpreso molte volte a fissarla. Anzi, più che fissarla, l'ammirava. L'ammirava come si ammira una statua perfetta, un quadro sublime. Aveva percorso con gli occhi il suo viso liscio e il suo corpo minuto. Aveva cercato di sfiorarla con le dita e l'aveva condotta in posti angusti per costringerla ad avvicinarsi al suo corpo. Godeva ad ogni loro contatto e questo desiderio di lei lo spaventava. 
Alla fine la condusse in piccolo negozio tra una profumeria e un negozio d'abiti. Le aprì la porta ed entrò dietro di lei. 
Il negozio era un piccolo centro che vendeva stranezze di tutti tipi. Lui si avvicinò alla cassa e premette un piccolo campanello. Rukia gli si avvicinò ma poi gli lasciò la mano per osservare uno scaffale pieno di boccette. Ichigo sentì la mano fredda, così se la ficcò in tasca. Pochi secondi dopo comparve da dietro il bancone un uomo. Rukia si voltò verso di lui e, di risposta, quello la scrutò a fondo.
- Cavoli - sbottò, alla fine - non avrei mai immaginato che si sarebbe trovato una ragazza come lei, Ichigo-san -. L'arancione arrossì - Mi spiace deluderla, signor Urahara - mormorò, imbarazzato - ma lei è un' amica - puntualizzò.
Rukia si avvicinò al banco e strinse la mano al signor Urahara. Lui era un uomo sulla trentina, con i capelli biondi e gli occhi, coperti da un cappello a righe bianche e verdi, di uno strano colore tra il verde e il grigio. Portava un kimono verde, coperto da una giacca nera e dei sandali di legno ai piedi che producevano uno strano rumore ad ogni suo passo. 
Urahara sorrise a Rukia, poi chiese loro cosa desiderassero comprare. 
- Volevo sapere se era arrivata quella cosa... - gli chiese Ichigo, cercando di non farsi sentire da Rukia. 
- Oh, certamente... - urlò Urahara, attirando l'attenzione di Rukia, che lo scrutò interrogativa. Ichigo mise una mano sulla bocca del uomo e sorrise rassicurante a Rukia - Nulla, nulla non farci caso: tutta colpa della vecchiai non sa più quello che dice! -.
- Guardi che non sono così vecchio - gli sussurrò Urahara, ma Ichigo non fece altro che stringere di più la sua bocca. 
- Cosa succede qui? - una voce femminile risuonò nel negozio. Ichigo guardò alle spalle del negoziante e vide una testa di uno strano colore viola comparire da una botola.
- Oh, Yoruichi, cara -  disse Urahara, liberandosi dalle mani di Ichigo - niente di che: il signor Kurosaki è venuto a ritirare il suo ordine - le spigò. 
Yoruichi Shihoin si stiracchiò i mucoli. - Yo Ichigo - lo salutò lei. 
- Salve, Yoruichi - rispose lui. Yoruichi gli era sempre piaciuta: era alta, magra e dalla pelle scura. Gli occhi chiari ricordavano per la forma quella dei un gatto, anzi, tutto il suo corpo ricordava quello di un felino: sinuoso e minuto. 
- E tu sei...? - chiese, rivolgendosi a Rukia.
- Kuchiki Rukia - si presentò, allungando una mano. Yoruichi sorrise, poi guardò Ichigo con un espressione furba sul volto.  - E bravo il nostro Ichigo! Non si fa vedere per un paio di settimane e già si trova la ragazza! Ma guardatelo! Oh, non arrossire, è normale alla tua età! -.
- No, Yoruichi - si intromise Urahara - a quello che dice il signor Kurosaki la qui presente Kuchiki non è che un'amica -.
- Amica!? - sbratitò lei - Ma che hai, sei ceco? Questo qui è completamente cotto! -. Ichigo si sentì sprofondare. - Ma che accidenti dici?! - sbottò, immensamente vergognato.
Yoruichi rise - Cosa? Non è così? Non mentire, non sei capace, giovanotto! -.
Rukia era immobile e osservava Ichigo, spaesata: evidentemente era rimasta sorpresa dalla strana discussione che stava avendo luogo. Però, Ichigo fu certo di scorgere una luce di speranza negli occhi della ragazza, prima che lei abbassasse lo sguardo. Confuso, sviò l'argomento e richiese di avere il suo ordine. 
Urahara prese per mano Yoruichi che, controvoglia lo seguì, borbbottando ancora qualche parola su quanto Ichigo fosse stupido. 
Non appena i due scomparvero nel magazzino, Ichigo sospiro, alleggerito. 
- Emmm, ti prego di non fare caso alla signorina Yoruichi - disse, rivolto a Rukia, che stava osservando delle scatole su una mensola. Lei si voltò e lo rassicurò. - Non fa nulla - gli disse, sorridendo. Ichigo, però, notò che il suo sorriso era molto tirato. - Non è che tu non mi piaccia! - si affrettò a dire, temendo di averla ferita. Lei alzò un sopracciglio - E solo che non so ancora... cioè, non so bene... non ti conosco ancora bene...- cercò di spiegare lui, grattandosi la testa. - Vorrei averti conosciuta prima: con te sto bene - ammise - però non so ancora cosa provo per te -.
Lei non rispose, così Ichigo alzò lo sguardo per ritrovarla molto più vicina di quanto si aspettasse. Lei aveva ancora in mano la scatola che stava osservando prima che lui si incartasse da solo però era molto vicina a lui. Ichigo deglutì. 
Rukia gli poggiò una mano sul collo - Vorrà dire che ti farò capire a modo mio cosa provo io - gli sussurrò, prima di poggiare le labbra sulla sua guancia. Ichigo sussultò: non era come quando l'aveva baciato per ringrazziarlo. Quel bacio era più consapevole, aveva mille significati nascosti e il calore che sprigionava gli riscaldava tutto il corpo. Lui chiuse gli occhi, sentendo il respiro di lui sul collo e le passò un braccio dietro il collo. Qunado si seprarono Rukia sorrise, trionfante. - E ora sta a te decidere - gli sussurrò - io il mio l'ho fatto -.
Da dietro la porta, Urahara e Yoruichi spiavano la coppia. Lei sorrise, soddisfatta - Certo che sono proprio carini - mormorò.
- Già - ammise lui - ma non sono ancora pronti per questo... - così dicendo, prese Yoruichi per il mento e le baciò dolcemente le labbra. Lei sorrise e rispose al bacio.
"Già" pensò mentre sentiva il cuore in gola e il sangue al volto "non mi abituerò mai a questi baci".

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Al riparo! ***


POV RUKIA
“Come mi è venuto in mente?!”. Rukia correva da una decina di minuti, ormai. Aveva seminato Ichigo lungo il mercato e aveva continuato a correre fino a quando non aveva sentito le gambe bruciare.
Si fermò e si guardò attorno: non aveva idea di dove si trovava.
Ricordava di aver svoltato parecchie volte, durante la corsa, e si trovava in una zona della città che non aveva mai visitato con Ichigo. La strada era stretta e una serie di palazzi a più piani ne cingevano i lati. I muri erano pieni di grafiti e i sacchi della spazzatura erano abbandonati un po’ ovunque, lungo la via.
Rukia capì perché Ichigo non l’aveva mai portata in quella parte della città: il vicolo era di uno squallore deprimente.
Iniziò a camminare disorientata per la via, ripensando al suo bacio con Ichigo. Certo, si era limitata a un bacio sulla guancia, ma non riusciva credere di essersi spinta così in là. Cercò di capire cosa avesse pensato in quel momento, ma non riusciva proprio a capire quale sentimento le avesse fatto compiere un gesto simile. La sua solita timidezza e introversione erano scomparse per un solo attimo, e il suo corpo aveva agito seguendo l’istinto.
Deglutì quando ricordò la reazione di Ichigo e scosse energicamente la testa: era impossibile che il ragazzo ricambiasse i suoi sentimenti. Ma, poi, quali erano i suoi sentimenti? Non lo sapeva nemmeno lei.
Conosceva Ichigo da poco più di un mese, non poteva dire di conoscerlo bene, eppure con lui si sentiva… protetta.
- Hey, tu! -.
Una voce la riportò alla realtà. Si guardò intorno e identificò un ragazzo dai capelli rossi. Renji le venne incontro con espressione scocciata.
La mora strinse i denti e si trattenne dal ringhiare solo per una questione di buona educazione.
- Che ci fai qui? – le chiese lui, mettendosi le mani in tasca.
- Non sono affari tuoi – rispose lei, brutale.
Il rosso ridacchiò, per niente indispettito per la sua risposta. – Ed Ichigo? Pensavo fosse tipo la tua guida turistica -.
Rukia si schiarì la voce un attimo, prima di rispondere che aveva deciso di fare due passi da sola.
Renji non sembrò molto convinto dalla risposta, ma non indagò oltre. – Strano, non mi sembri tipa da avventurarsi in luoghi pericolosi come questi – considerò, osservandola, come se cercasse di scoprire la verità nascosta in quei profondi occhi azzurri. La ragazza sbuffò – Guarda che io sono in grado di badare a me stessa da sola! – lo rimbeccò.
Lui alzò un sopracciglio. – Ne sei proprio sicura? – le chiese, socchiudendo gli occhi e ghignando. Quella posa gli conferiva un aspetto inquietante. Rukia sentì un brivido correrle lungo la spina dorsale, ma lo ignorò e non abbassò lo sguardo.
Renji la guardò per qualche secondo ancora, prima di scoppiare a ridere. – Mi piaci! – disse, poi. – Sei una tipa apposto -.
Rukia cercò di non sorridere, ma alla fine le sfuggì un piccolo sorriso. L’altro sorrise a sua volta, poi le chiese se volesse un passaggio a casa. – Io ho una moto, parcheggiata qui vicino – le spigò.
- Non sei un po’ giovane per guidare? – gli chiese Rukia, sospettosa.
Lui fece spallucce. – Capirai, al massimo mi becco una multa -. La mora evitò di dirgli che la polizia avrebbe potuto ritirare la moto e accettò il passaggio: non aveva idea di come tornare alla farmacia.
- Ah, io sto da Ichigo, mi potresti lasciare da lui? -.
Renji sorrise, malizioso. – Non mi dirai che dormi da lui? -. Rukia arrossì. – E se anche fosse? -.
Il rosso scoppiò a ridere, cosa che indispettì molto Rukia. Lei fece per andarsene, ma lui la bloccò. – Scusa, scusa, è solo che non pensavo che Ichigo potesse mai avere il coraggio di dormire con una donna -.
Lei alzò un sopracciglio. – Io e lui non dormiamo proprio insieme, diciamo che mi ha ospitato da lui perché mio fratello è dovuto partire… -.
- Non cambia molto – la interruppe l’altro. – Ichigo è sempre stato un tipo chiuso: è già un miracolo che ti abbia parlato, figurati invitarti a stare da lui -. Lei tacque e si limitò a guardare la strada.
Raggiunsero la moto, una Honda CBR1000, le disse lui.
- Ti sarà costata un occhio della testa – considerò lei, prendendo un casco che lui le offriva.
Renji non rispose e mise in moto. L’aiutò a salire e diede gas. La moto ruggì e partì a razzo. Sfiorarono, passando, un cassonetto della spazzatura e Rukia si lasciò sfuggire un grido. In un attimo, si pentì di aver accettato il passaggio.
Renji guidava come un pazzo: sfiorava le macchine, passava con i rosso, imboccava sensi unici e bussava ai pedoni.
Quando raggiunsero casa di Ichigo, Rukia era certa di aver rischiato di prendersi un infarto un paio di volte.
- Come cavolo guidi?! – lo rimbeccò, non appena si fermarono.
- Oh, non fare storie! – rispose lui, a tono. – Ringrazia che ti ho portato fin sotto casa, piuttosto! -.
- Ma se è un miracolo che sia viva! -.
- Uff, quanto casino per nulla! – Renji mise il cavalletto e l’aiutò a scendere. Rukia, ancora leggermente su di giri, scese con grazia dalla moto.
- Allora, grazie – gli disse, calmandosi. Chissà perché, in quel momento sentiva che il suo astio verso quel Renji stava scomparendo.
Lui sorrise e scosse una mano. – Tu sei un’amica di Ichigo; il minimo che possa fare e darti una mano -.
Rukia annuì. Il rosso risalì in sella, diede gas e si allontanò.
La moto di Renji aveva appena lasciato il vicolo, quando Ichigo comparve dalla porta.
- Rukia! – gridò, vedendola al cancello. Lei arrossì, al ricordo del bacio, ma cercò di non perdere la calma.
- Che gridi a fare – lo rimproverò. – Sorpreso di vedermi? -.
- Temevo ti fossi persa – spigò lui, sorpreso dalla sua reazione.
- Mi ha dato un passaggio Renji – spiegò lei, entrando in casa.
- Renji? Dove lo hai incontrato? -.
- In un quartiere di periferia, sai dopo la mia fug… - si interruppe di colpo e si schiarì la voce. Non voleva parlare di quello che era successo.
- Senti, Rukia – iniziò lui, esitante. – Per quanto riguarda quello che è successo al negozio… -.
- Mamma mia! – lo interruppe lei, prima che potesse finire. – Ho un freddo cane! Penso proprio che andrò a fare una doccia! – così dicendo, corse in bagno, lasciando Ichigo immobile, davanti alla porta.
Si chiuse dentro a chiave e sospirò. Aprì l’acqua della doccia, si spogliò ed entrò sotto il getto bollente. Si sentiva un verme: stava scappando da Ichigo come una stupida.
Sentì salire le lacrime quando si rese conto che stava, pian piano, rientrando nel suo guscio al riparo da quella pioggia di sentimente che rischiava di annegarla, lasciando tutti gli altri fuori.
Si accovacciò sotto l’acqua e poggiò la testa sulle ginocchia. Rimase ferma per quasi un’ora, pensando che era davvero un’idiota, quando voleva.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Litigi e imbarazzo. ***


POV ICHIGO
 
Ichigo era steso sul letto della sua camera da quasi un’ora ormai. Fuori era scesa la notte, dovevano essere circa le otto.
Non sapeva dove fosse Rukia e, in quel momento, non gli importava. Era stanco.
Quando era passato davanti alla camera delle sue sorelle, Karin era uscita dalla stanza.
- Karin… - aveva mormorato lui, abbassando lo sguardo per non fissare gli occhi rossi di lei.
- Perché abbassi gli occhi, scemo… non è successo niente… -.
Lui aveva deglutito ma non aveva alzato gli occhi. Karin aveva sbuffato e, passandogli accanto, gli aveva accarezzato un braccio.
Ichigo, osservando il soffitto della sua camera, maledisse per l’ennesima volta Hitsugaya per la sua stupidità. Improvvisamente gli squillò il cellulare. Annoiato, lasciò scattare la segreteria.
La voce squillante del padre lo avvisava che non sarebbe rientrato quella notte: il medico che aveva incontrato in farmacia lo aveva convinto a restare da lui per mostrargli certe nuove medicine che da poco erano state messe in commercio. – Mi raccomando, tratta con tutti i riguardi la dolce Rukia!! – gli gridò la voce, inclinandosi leggermente verso la fine della frase, facendogli supporre che il padre si fosse sbronzato per bene.
- Stupido vecchio: tua figlia è in crisi e tu te ne vai così… ? -.
Passarono altri cinque minuti, prima che la porta della sua stanza si aprisse. Rukia entrò in camera, coperta da un accappatoio rosso. I capelli corvini erano asciutti, ma i piedi erano ancora umidi e lasciavano aloni umidi sul pavimento freddo della casa.
Ichigo si alzò di scatto dal letto e si mise a sedere. Rukia si morse il labbro inferiore ed arrossì.
- Mi servono i vestiti – chiarì. Ichigo strinse i denti, sentendo il tono freddo dell’amica.
– Cosa speri di ottenere? – le chiese, mentre lei apriva la valigia per recuperare una maglia.
Rukia sobbalzò e si girò verso di lui con le sopracciglia alzate. Sapeva bene a cosa si stesse riferendo l’altro, ma non aveva intenzione di dargliela vinta. – Cosa intendi, scusa? -.
- Oh, andiamo Rukia! Da quando sei tornata a casa non sei più tu! Non mi hai guardato quando sei entrata, ti sei chiusa in bagno per un’ora, senza considerare la tua fuga fulminea e ora mi chiedi cosa intendo? -.
- Bé, cosa ti aspetti che faccia?! – gli urlò lei di rimando, stringendo la maglia con rabbia. – Speravi che ti sarei saltata addosso, o che magari avrei pianto di gioia nel vederti? Allora mi spiace, perché tu non hai capito nulla di me! -.
- Non cercare di addossarmi la colpa! Sei stata tu ad avermi bac… -.
- Zitto! – gli urlò lei. Si lanciò contro di lui e tentò di dargli un calcio alla gamba destra ma lui si spostò prontamente e le afferrò il braccio destro.
- Perché devi fare così? – le chiese, avvicinando le labbra al suo orecchio. Sentì il suo profumo, confuso che quello del sapone.
Rukia trattenne il fiato. – Tu cosa faresti…? -.
Lui tacque. Le lasciò andare il braccio e fece un passo indietro. – Questa notte dormo con Yuzu – annunciò. Rukia abbassò lo sguardo. – Forse è meglio – concordò. Detto ciò, uscì dalla stanza per chiudersi in bagno.
“Chissà se piangerà” si chiese Ichigo.
 
Si fecero le undici, ma nessuno aveva ancora accennato a cenare; nessuno aveva fame, tutti avevano lo stomaco chiuso, chi per un motivo, chi per un’ altro.
Ichigo disse a Yuzu di andare a dormire nella sua camera. Rukia si era rifugiata nella camera delle sorelle e lui non voleva disturbarla ancora, rischiando di litigare di nuovo.
- Perché questo cambiamento? – gli chiese Yuzu, osservandolo dal letto nella camera del fratello, quando lo vide fermarsi per l’ennesima volta davanti alla sua camera.
- Nessuno in particolare – mentì lui spudoratamente, arrossendo. Si avvicinò alla sorella e si sedette sul bordo del lettino
Lei sorrise. – Sai, Ichi-nii, noi ragazze siamo più semplici di ciò che pensate voi maschi: ci basta un abbraccio per scioglierci! -.
Lui sorrise. – Penso che, questa volta, sia un po’ più complicata la cosa -.
- Ichi-nii, le cose sono semplici! Sei tu che te le complichi sempre! Sarà che tu con le ragazze proprio non ci sai parlare… -.
- Ehy, non è vero! – sbraitò lui, infiammandosi.
- E invece si! lo dimostra il fatto che stai fermo davanti a quella porta da quasi cinque minuti ormai e ancora non trovi il coraggio di entrare! -.
Ichigo non seppe come rispondere, così mormorando improperi, prese il pigiama da sotto il cuscino e uscì, sbattendo la porta.
In camera, al buio, Yuzu pensava che il fratello era proprio un imbranato quando voleva.
- Ma cosa vuole, quella?! – mormorò Ichigo, dirigendosi in bagno.
“Sai che me ne importa a me di Rukia? Quella baka…” pensò, togliendosi i pantaloni. Si fermò a metà del movimento. “E allora perché mi sento così tanto male?”.
Ripensò alla litigata. Lei aveva detto che non sapeva cosa fare. Effettivamente, se lui si fosse trovato nella sua situazione, probabilmente avrebbe avuto le sue stesse esitazioni.
“Però io non voglio perderla” si disse, tristemente. Ma perché? Non la conosceva che da un mese; poteva un legame diventare così profondo in appena un mese?
Lui aveva sempre pensato di no, però Rukia gli sembrava diversa. Aveva aperto una finestra nel suo mondo e aveva fatto entrare la luce.
Sapeva che, infondo, a lui lei piaceva. E non come un’amica. Tutte le volta che la guardava sentiva una strana sensazione alla pancia, anche se tendeva a non farci caso di solito. Chissà se anche lei provava le stesse sensazioni…?
Forse sì, ne aveva avuto la prova al negozio di Urahara. Però lei ci aveva rimuginato sopra così tanto che, forse, alla fine si era pentita di ciò che aveva fatto.
“Accidenti, io odio queste cose!” pensò. Aprì l’acqua della doccia e si infilò dentro.
Rimase sotto l’acqua per mezz’ora, poi uscì silenziosamente.
In quel momento sentì la porta aprirsi. Era certo di aver chiuso a chiave ma, talvolta, anche lui poteva sbagliarsi.
Un’assonnata Rukia entrò in bagno. Doveva essersi addormentata, perché stava sbadigliando, quando varcò la soia. Il suo sbadiglio si bloccò, quando si trovò davanti ad Ichigo.
Il ragazzo si copriva l’inguine con una mano, mentre sentiva il rossore aumentare.
- Rukia… - sussurrò lui, cercando di tenere la calma. – Ti…prego… non… urlare -.
Lei chiuse piano la bocca e si mise una mano davanti agli occhi. Fece due passi indietro e chiuse la porta.
Ichigo si lasciò cadere per terra, sul tappetino morbido del bagno.
“Saranno cinque giorni moooolto lunghi” pensò, grattandosi una guancia.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Così poco! ***


POV RUKIA
 
 
L’immagine di Ichigo nudo continuava a fare capolinea nella mente di Rukia.
Erano le tre di notte ed era riuscita a prendere sonno solo una volta ma si era svegliata di soprassalto, ritrovandosi a sognare Ichigo che, steso su un letto completamente nudo con un’enorme montagna di panna sul…. bé si !
“Cavolo! Ma che mi viene in mente?!” si disse, rigirandosi nel letto per la centesima volta.
- Rukia-san – la chiamò una voce flebile. Rukia alzò un sopracciglio e si volto verso il letto di Karin. La ragazza la osservava con un occhio aperto. – Non riesci a dormire? – le chiese.
- Oh, non ti preoccupare – la rincuorò. – Non volevo svegliarti, mi spiace -.
- Non fa nulla, non riuscivo lo stesso a dormire – le spigò, girandosi a pancia in su.
- Non hai sonno? -.
- Già – lei sbuffò. – Odio stare sveglia la notte; in genere Yuzu riesce sempre ad addormentarsi come un sasso, quindi quando mi sveglio sono sempre sola senza nessuno con cui parlare -.
Rukia annuì, poi si ricordò che Karin non la guardava e disse – Si, so come ti senti… -.
- Rukia-san, perché tu e mio fratello avete litigato? -.
- Noi non…. -.
- Non vorrei contraddirti – la interruppe l’altra. – Ma si vede che c’è qualcosa che non va: prima ho visto Ichigo e mi è sembrato molto triste. Ho pensato che fosse successo qualcosa tra voi due -.
Rukia sorrise, sorpresa dall’acume della giovane.
- Cavolo, Karin, sei sorprendente – si congratulò. Lei non rispose, così Rukia sospirò.
- Tu fratello è un’idiota, senza offesa – iniziò. Karin schioccò la lingua. – Lo so bene -.
- Inoltre non capisce niente, mi fa arrabbiare e mi prende in giro – continuò, ripensando alla loro litigata.
- Però… - la incitò Karin.
- Però è anche gentile… dolce, quando vuole… mi fa ridere… è uno dei primi amici che ho… -. Ricordò il suo primo giorno, quando Ichigo si era presentato davanti al suo banco e aveva iniziato a parlare di una serie di cose stupide una di seguito all’altra. Le ritornò in mente la passeggiata per il mercato e si concesse anche di ricordare il calore della sua pelle quando si erano abbracciati nel negozio.
- Tu pensi sia possibile innamorarsi di una persona in poco più di un mese? – le chiese in un sospiro. Karin non rispose per qualche secondo, poi Rukia la sentì ridere.
- Rukia-san – le disse – so bene che mio fratello è proprio uno stupido e so che i sentimenti non sono proprio il suo forte, però Ichigo ha un cuore grande. Io credo che, sì, sia possibile innamorarsi di lui in poco più di un mese -.
Rukia avvampò. – Non ho mai detto di essere innamorata di lui! – obbiettò.
Karin rise ancora. – Già, Ichigo mi aveva parlato del tuo carattere irascibile -.
- Ichigo ti ha parlato di me…? -.
- Già, un paio di volte -.
- Non credere a nulla di ciò che ti ha detto! – la avvertì.
- Oh, ma lui ha sempre detto bene di te – la rassicurò. – Ha detto che non sai disegnare, nonostante i tuoi tentativi, e che ti arrabbi anche per le cose più stupide. Oh, ha pure detto che ti piace picchiarlo! -.
- E queste sarebbero cose positive?! – le chiese, arrossendo.
- Però ha anche detto che sei gentile, dolce e sensibile. Divertente e cortese. Diciamo che non me lo ha detto in modo così esplicito, però io lo capisco bene, il mio fratellone -.
Karin si alzò a sedere e si voltò verso Rukia. – Rukia-san, Ichigo è molto diverso da come appare. Ha sofferto molto, però se ti piace davvero, sono sicura che lo sparai apprezzare. Ti prego, non rinunciare a lui! -.
Rukai rimase sorpresa dalla foga della ragazza. – Va bene, Karin – mormorò, osservandola. In effetti lei si stava penando troppo. Ciò che è fatto è fatto. Non poteva cambiare le sue azioni né poteva decidere cosa provare per Ichigo.
“E va bene” si disse, mentre Karin si rimetteva stesa. “Io non rinuncerò a lui!”.
- Buona notte, Rukia-san – le disse Karin.
- Buona notte anche a te e… grazie di tutto -. Poi, finalmente, Rukia si addormentò.
 
 
 
Il mattino seguente Rukia si svegliò alle undici. Il sole era già alto e Karin dormiva tranquillamente nel suo letto.
Rukai si alzò silenziosa dal letto e uscì dalla stanza.
Aveva fatto pochi passi quando Ichigo uscì dal bagno. Era coperto da un pantaloncino nero e una maglia bianca, con il numero quindici tatuato sulla spalla destra.
Rukia fece un respiro profondo. Stava per parlare, quando Ichigo scoppiò a ridere. Lei alzò gli occhi e corrugò la fronte. – Che ti prende, stolto?! -.
Lui le fece segno di abbassare la voce ed indicò il suo pigiama. Era un pigiama rosa con un coniglio nel centro. Il batuffolo bianco aveva gli occhi ridotti a fessure e gridava – Dormire è divertentastico! -.
Rukia arrossì, ma non si scompose. – Hai qualche problema con il mio pigiama?! -.
- Shhh – le intimò Ichigo, che ancora rideva silenzioso. – Ma come ti viene di prendere un pigiama così? “Divertentastico”? Che cavolo… -.
Venne messo a tacere da un pugno al mento. Cadde all’indietro e Rukia si sedette sul suo largo petto. – Ora non ridi più, eh? -.
- Nana maledetta! – la richiamò Ichigo sottovoce e, con un movimento veloce, si mise a sedere. Rukia cadde all’indietro e, per non sbattere la testa, poggiò le braccia all’indietro. Ne approfittò per poggiare le gambe sulla vita di Ichigo  e, con una leggera flessione, lo spinse a terra.
Lui batte la testa e iniziò a rotolare sul pavimento. Lei si alzò, soddisfatta. Voleva fare una battuta divertente su come le ricordasse una piccola larva in quel momento, quando Ichigo si alzò di scatto, la prese per le spalle e la bloccò al muro. Non c’era cattiveria nei suoi movimenti e Rukia toccò dolcemente la parete alle sue spalle.
Alzò gli occhi. Per la centesima volta si accorse di quanto Ichigo fosse alto.
Lui sorrise. – Tutto questo significa che mi hai perdonato…? -.
- Idiota – gli disse, guardandosi i piedi nudi. – Non avevi niente da farti perdonare, la colpa è solo mia -. Lui scosse il capo, ma lei continuò. – Non averi dovuto scappare… -.
- Ma io potevo seguirti – le disse.
- Anche se lo avessi fatto, credi davvero che io ti avrei parlato se mi avessi raggiunta? No, mi sarei ritirata nel mio guscio e ti avrei impedito di capire -.
Lui tacque. La prese per il mento e la costrinse a guardarlo. Lei arrossì di colpo ma sostenne lo sguardo.
- Non ti facevo così audace – lo beffeggiò.
Lui sorrise – Ci sono tante cose che non sai di me – le fece presente.
Rukia sorrise a sua volta, poi si fece seria. – Mi dispiace -.
- Non devi – la rassicurò. – Io avrei fatto ciò che hai fatto tu, ma sono felice che hai ripreso a parlarmi -.
- E mi dispiace anche per ieri sera – chiarì lei.
Fu il suo turno di arrossire. – Hai visto… tutto? -. Lei ridacchiò.
- Tranquillo, non ho visto nulla. Non sono una pervertita, al tu contrario -.
- Eh?! Io cosa ho fatto per meritarmi un titolo simile? -.
- Oh, bé, basta guardare come stai appiccicato a me in questo momento – gli sussurrò lei, maliziosa.
Solo allora Ichigo si accorse di essere pericolosamente vicino al suo corpo. Le loro gambe erano incrociate, i loro petti aderivano. La mano di Ichigo manteneva ancora il mento di lei. Tra i loro occhi passava giusto un sottile filo d’aria.
Rukia sentiva caldo per tutto il corpo e il fiato di Ichigo le sfiorava il volto.
- Se le tue sorelle ci vedessero ora – gli sussurrò.
Lui era immobile, la guardava negli occhi. Rukia deglutì a vuoto. – Ok, è ora di allontanarti – gli disse, battendo sulla sua spalla.
Ma Ichigo non si muoveva, anzi, si avvicinava.
Lei spalancò gli occhi. – No! Ichigo aspetta, cosa fai?! -.
Lui aprì piano le labbra. Si stavano per toccare. Rukia sentiva il respiro di lui sulle labbra e uno strano calore divampava nel suo basso ventre.
I loro nasi si toccarono, le loro fronti batterono. Le labbra di lui erano così vicine...
- Sono a casa! – la voce di Isshin ruppe la magia. Rukai sobbalzò e Ichigo fece lo stesso.
Le lasciò il mento e fece tre passi indietro, per evitare un pugno di Rukia.
- Scusa! – urlò, ma ciò non fece che alimentare la rabbia di lei.
Ciò che Ichigo non capiva era che Rukia non era arrabbiata per il suo tentativo di baciarla.

“Ci mancava così poco!” gridò dentro di sé, sorprendendo anche se stessa.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Finalmente! ***


POV ICHIGO
 
 
- Io esco! – urlò il ragazzo, mettendosi le scarpe.
- Ricorda di tornare per cena! – gli gridò Yuzu. – Ah, e Rukia? Non viene con te? -.
Ichigo arrossì e fu felice che la sorella fosse in cucina e non potesse vederlo. Si schiarì la voce poi le rispose che la “nana malefica” si era addormentata in camera sua e non voleva svegliarla.
- Va bene allora, ciao! – lo salutò la sorella, mentre Ichigo già si chiudeva la porta alle spalle.
“Uff” pensò. Aveva immaginato che convivere con Rukia sarebbe stato difficile, ma non immaginava certo che si sarebbero creati così tanti momenti romantici. Aveva ancora le guance rosse, al ricordo del bacio quasi dato, ma non riusciva a spiegarsi la reazione di Rukia.
In un primo momento aveva pensato che l’amica si fosse adirata per il suo tentativo di baciarla, ma nonostante le sue scuse lei non aveva trovato pace e si era chiusa in camera sua.
Dopo una mezz’ora Ichigo era entrato silenzioso in camera e l’aveva trovata addormentata contro l’armadio della sua stanza.
L’aveva presa in braccio e l’aveva stesa sul suo letto. Lei non si era svegliata ma aveva sospirato nel sonno, quasi ad apprezzare la sua premura.
A quel punto Ichigo si era seduto per terra e l’aveva osservata dormire. Aveva riflettuto bene su tutto ciò che era successo tra loro ed era arrivato alla conclusione che Rukia, probabilmente, provava qualcosa per lui.
“Non può essere” si era detto, uscendo dalla stanza “io e lei ci conosciamo da… oh, accidenti! Basta con questa storia! Un mese è stato sufficiente a farmi prendere una cotta, perché per lei dovrebbe essere diverso…?”
Nonostante tutto, non era riuscito a convincersi completamente ed aveva deciso di uscire per schiarirsi le idee.
Mentre camminava pensò a dove poteva andare per passare il tempo.
Senza nemmeno sapere il perché, si diresse al fiume.
Il fiume era un luogo tranquillo, l’acqua scorreva placida e gli uccelli si fermavano sempre lungo le rive.
Arrivato lì si stese per terra, vicino al margine. il posto era leggermente affollato: decine di coppiette si erano posizionate lungo la riva e si scambiavano bacetti e abbracci ogni minuto.
Ichigo sbuffò e chiuse gli occhi, cercando di ignorare il suono dei sospiri delle ragazze e i sussurri dei ragazzi. Dovevano essere passati cinque minuti, quando Ichigo aprì gli occhi. Casualmente girò lo sguardo verso destra. Per un primo momento non riuscì a capire cosa stesse vedendo, poi mise a fuoco.
Dovette trattenersi dal urlare di sorpresa, quando vide Renji, il bullo strafottente, e Tatsuki, la sua migliore amica, baciarsi appassionatamente ad appena cinque o sei metri da lui.
Rimase immobile, smise addirittura di respirare. Osservava sconvolto la scena, chiedendosi come una cosa così impossibile potesse star succedendo.
Tatsuki aveva sempre detestato Renji, ne era certo. Non c’era giorno in cui la ragazza non parlasse male del rosso, eppure in quel momento sembrava quasi desiderare le sue labbra.
Renji, dal canto suo, era tranquillissimo. Dolcemente, porto una mano dietro la testa di Tatsuki, mentre con l’altra scendeva a cingerle la schiena.
Tatsuki sospirò ed Ichigo non riuscì più a reggere.
Con uno scatto felino si alzò e in un secondo netto era già in piedi, correndo verso la strada.
Peccato che Tatsuki non fosse né sorda né cieca e lo vide saltare su dal nulla, per poi fiondarsi lontano da loro.
- Ichigo! – lo chiamò, rendendosi conto di esser stata scoperta. – Aspetta! -.
Ma l’arancione non si fermò. Raggiunse la strada, girò a sinistra e iniziò a correre ad occhi chiusi.
Correva e correva. Svoltava in automatico agli incroci e raggiunse per abitudine la strada di casa.
Quando arrivò alla porta non sapeva bene come avesse fatto ad arrivare, fatto sta che entrò rapidamente dentro, si tolse a volo le scarpe, e corse in camera sua.
Entrò dentro e senza pensare si lanciò sul letto.
Quando sentì un urlo aprì gli occhi.
– Ichigooo! -.
“Cavalo…” fu l’unico pensiero che gli venne in mente, prima di sentire la mano di Rukia attanagliargli il collo. – Tu, stolto! Cosa ti salta in mente?! -.
Ichigo abbassò gli occhi sull’amica e un brivido di paura lo attraversò, quando vide lo sguardo assassino della moretta.
- Oh, emm, buono giorno Rukia! – gridò, cercando di tenere la voce ferma.
Lei sorrise, sadica, poi strinse la presa sul suo collo. Ichigo non riuscì più a respirare e, per liberarsi, rotolò di fianco, finendo steso a pancia in su, con Rukia a cavalcioni sul petto, che ancora gli stringeva il collo.
- Ru…kia…ti…prego…pietà! – riuscì ad articolare. La mora sembrò pensarci su, poi gli lasciò il collo.
Ichigo tossì più volte, prima di riuscire a respirare di nuovo.
- Accidenti, Rukia! – le urlò, infuriato.
- Stolto, sei stato tu! Mi sei salto addosso come un orso in calore! -.
- Ma che dici?! – sbraitò lui, mettendosi a sedere.
- Maniaco! – ribadì lei, alzando il mento.
- Nana malefica! – ribatté lui.
Lei sbuffò, poi gli lanciò uno sguardo. – Cos’è successo ? – gli chiese, con maggiore calma.
Ichigo arrossì. – Bé, io, ecco, ero andato al fiume…volevo riposarmi un po’… e invece… ho trovato…Renji e Tatsuki insieme…a, emm, baciarsi, ecco! -. Non riuscì a non urlare l’ultima parte.
Rukia, alzò un sopracciglio. – E quindi? -.
L’arancione spalancò gli occhi. – Come “e quindi”?! Tatsuki e Renji! Non so se hai capito! -.
- Cero che si! – ribatté l’altra, irata. – Ma non vedo perché la cosa dovrebbe stupirmi; certo, Tatsuki diceva di non sopportare Renji, ma può benissimo aver finto o semplicemente aver cambiato idea! – gli fece presente.
- Ok, bene, però si stavano… -.
- Baciando – concluse Rukia per lui.
- Esatto! – gridò Ichigo, sollevato. Rukia lo osservò per un attimo – Ichigo, hanno entrambi quindici anni. Non è strano che un ragazzo e una ragazza si bacino, a quest’età – gli disse.
- Lo so…però è strano… - considerò lui.
- Perché…? Anche noi prima stavamo per… -.
- Lo so – la interruppe lui, arrossendo.
- E allora qual è il punto? – gli chiese, facendosi più vicina.
Lui abbassò lo sguardo. – Tatsuki è la mia migliore amica…la conosco da sempre…e vederla baciare un altro ragazzo mi ha fatto sentire…male -.
- Lei non è tua, Ichigo – chiarì Rukia.
- Che dici! Lo so bene, solo che…non so, ho sempre pensato che per lei ci fossi solo io come ragazzo…che stupido,eh?! -.
Rukia sorrise e gli prese il mento. Girò il suo viso per incontrare i suoi occhi. – Bé, puoi sempre essere l’unico…per qualcun altro -.
Ichigo notò l’imbarazzo di Rukia; l’amica aveva il volto completamente rosso e sembrava tesa al massimo in tutto il corpo. Però quelle parole lo spinsero a fare ciò che aveva desiderato fare da tanto.
La baciò.
Le labbra di Rukia erano la cosa più morbida che Ichigo avesse mai toccato. Sentiva il respiro di lei farsi veloce, le labbra inesperte non riuscivano a stabilire un contatto prolungato, ma si ritiravano subito.
Lui le mise, come aveva visto fare da Renji, una mano dietro la nuca e catturò il suo labbro inferiore tra le sue labbra.
Lei sussultò, ma Ichigo continuò a baciarla, lentamente. Catturava le sue labbra con dolcezza, sentendone il sapore dolce e zuccherino, per poi rilasciarle placidamente. Sentì una mano di lei toccargli la guancia destra e una scarica di adrenalina lo pervase.
La spinse stesa sul letto, senza interrompere il bacio. Lei gemette, sorpresa.
Ichigo si sentiva…eccitato.
Carezzò il volto di Rukia, beandosi della pelle liscia e accaldata che scorreva sotto la sua mano fresca.
Passarono parecchi secondi, poi i due si separarono.
Lui incrociò gli occhi chiri di lei, mentre i loro nasi ancora si toccavano.
Non ci furono parole per descrivere la gioia che provava in quel momento. Si guardarono per un attimo e Ichigo rimase incantato dallo sguardo pieno di affetto di Rukia, uno sguardo che avrebbe ricordato per molti anni a venire. - Finalmente – gli sussurrò lei, sorridendo.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Sorprese e chiarimenti. ***


POV RUKIA
 
Rukia ancora non riusciva a capacitarsi di ciò che era successo.
In quel momento era stesa sul letto vicino ad Ichigo, schiacciata tra lui e la parete della stanza. L’arancione aveva gli occhi chiusi e le aveva passato un braccio sulle spalle.
Lei lo osservava con attenzione: notò un pelo sulla punta del lungo mento, considerò che i capelli erano troppo lunghi, osservò la fronte larga. Alzò lentamente una mano, leggermente imbarazzata, e gli accarezzò piano una guancia.
Sentì la pelle di lui fremere sotto il suo tocco.
Ichigo aprì un occhio e la guardò, sorpreso ma compiaciuto.
Rukia si morse il labbro inferiore e passò con la mano sul naso per poi scendere alle labbra.
- Pensi che Tatsuki verrà a chiarirsi? – le chiese ad un tratto lui, richiudendo l’occhio.
- Lo farà di sicuro – gli sussurrò lei, ritirando la mano. – Non è il tipo di persona che lascia le cose a metà e poi per lei sei un amico importante: cercherà di spiegarsi -.
Lui tacque per un po’. – Prima hai detto che Tatsuki avrebbe potuto fingere… credi che lo farebbe? Cioè, non sarebbe da lei -.
Rukia ci pensò su. – Bé, penso che Tatsuki sia leggermente orgogliosa. Prova ad immaginare Tatsuki che ci viene a dire che le piace Renji. Dopo tutto quello che ha detto, dubito che abbia avuto la forza di venire a dircelo. Quindi può aver benissimo aver finto per coprire la storia -.
- Chissà da quanto vanno avanti – si chiese Ichigo.
- Ieri ho visto Renji in moto… forze si era visto con lei – suppose Rukia.
Ichigo si girò su un fianco in modo da poterla guardare dritta negli occhi. – Può darsi… però hai detto di essere arrivata in un quartiere di periferia… casa di Tatsuki si trova verso il centro -.
- Possono essere andati lì per non farsi vedere – ipotizzò lei.
- Uffa – sbottò Ichigo, grattandosi una guancia. – Così non arriviamo da nessuna parte! -.
Lei ridacchiò. Stava per riprendere, quando suonò il campanello.
Ichigo si alzò di scatto. – Sarà lei…? -.
Rukia si alzò a sua volta e lo superò, per andare ad aprire.
Lungo le scale Ichigo passò avanti. Il campanello suonò ancora.
- Arrivo! – gridò lui, poggiando una mano sulla maniglia.
Rukia lesse la meraviglia sul suo volto quando alla porta trovarono Hitsugaya. Poi la sorpresa divenne rabbia.
- Tu…! – ringhiò.
Rukia studiò il ragazzino: aveva i capelli argentei, una lunga sciarpa azzurro acqua, leggermente fuori luogo, dato che erano in piena estate. Portava una camicia bianca e dei pantaloni neri aderenti.
Gli occhi verdi scrutarono Ichigo senza mostrare alcun segno di paura.
- Kurosaki – disse, con voce tagliente, che infastidì visibilmente Ichigo. – Sono qui per Karin -.
- Idiota, credi che io ti lascerò entrare così dopo il casino che hai fatto?! – gridò Ichigo. – Karin non vuole veder… -.
- Zitto! – tuonò una voce dietro di lui. L’arancione si girò e vide Karin a sulle scale. La giovane Kurosaki osservava Hitsugaya con espressione imbarazzata. Scese di corsa le scale.
Hitsugaya le sorrise e Rukia fu costretta a trattenere la mano di Ichigo, che stava tremando dalla rabbia.
– Devo parlarti – chiarì il ragazzo dai capelli argentei.
Karin deglutì ma annuì. – Arrivo -.
- Ma, Karin. Lui si è comportato da vero… - stava dicendo Ichigo, ma la sorella lo fulminò con uno sguardo.
- Lasciami fare – gli disse.
- Karin-chan… – Yuzu era ai piedi della scala, con le mani strette al petto.
Karin rivolse uno sguardo gentile alla sorella. – Tutto apposto: io e Toshiro andiamo a fare due passi – così dicendo si mise le scarpe. – Torno presto -.
Yuzu la osservava, combattuta. Poi sospirò. – Allora ti aspetto -.
Karin le sorrise, poi alzò gli occhi su Hitsugaya. – Andiamo? -.
Il ragazzo annuì e le fece spazio per farla uscire.
- Kurosaki – si congedò, facendo un piccolo inchino. Poi si chiuse la porta alle spalle.
- Ichigo…? – lo chiamò Rukia, dubbiosa: la sua mano tremava ancora.
- Accidenti! – imprecò il ragazzo, sbattendo la mano libera contro il muro. Yuzu sobbalzò.
- Meglio se sali, Yuzu-chan – le disse Rukia, guardandola di sbieco. – Resto io con Ichigo -.
La ragazza salì di corsa le scale. Pochi secondi dopo si sentì la porta della stanza chiudersi.
- Okay – mormorò Rukia, tirando Ichigo per la mano. – Sediamoci, su -.
Lui strinse i denti ma la seguì. Si accomodarono in soggiorno.
- Quello stupido… come osa venire qui dopo quello che ha fatto a Karin?! E lei gli è andata dietro come un dannatissimo cane! -. Rukia sentì la sua voce caricarsi di rabbia.
- Karin-chan sa quello che fa: avrà avuto i suoi motivi per andare con Hitsugaya -.
- No, no! Lei doveva lasciarmelo anche solo un secondo di più e gli avrei spaccato la testa, a quell’idiota del cavolo! Cosa crede, che Karin sia la sua bambola da compagnia? -.
Rukia non gli rispose, ma gli accarezzò la mano. – Calmati – gli suggerì. – Vedrai che andrà tutto bene… Karin-chan non è una stupida e riuscirà a chiarire le cose con Hitsugaya -.
Ichigo sospirò, e Rukia sentì la sua mano rilassarsi leggermente.
Era appena calato il silenzio, quando il campanello suonò ancora.
- Ma vedi che giornata – borbottò Ichigo. Quella volta non sbagliarono previsione: Tatsuki e Renji aspettavano dietro la porta.
Non appena Ichigo ebbe aperto, Tatsuki alzò gli occhi. – Ichigo fammi spiegare! – lo pregò.
L’arancione deglutì. – Entrate – disse, facendo loro segno di passare.
Renji lo superò, tenendo lo sguardo alto. Non sembrava molto preoccupato, piuttosto sembrava annoiato.
- Yo, Rukia – la salutò, alzando una mano. Lei lo salutò.
- C’è anche Kuchiki-san? – chiese Tatsuki, entrando.
- Buon giorno – la salutò Rukia, sorridendo.
Ichigo chiuse la porta e si diresse in salotto.
I quattro si sedettero sui divani. Tatsuki e Renji su uno e Ichigo e Rukia sull’altro.
Tatsuki era a disagio e teneva gli occhi bassi.
- Prendo da bere? – si offrì Rukia, alzandosi per spezzare il silenzio, ma nessuno le rispose, così si rimise a sedere leggermente imbarazzata.
- Allora? – disse Ichigo, cercando di non far trasparire la sua curiosità.
Tatsuki alzò gli occhi e scambiò uno sguardo con Renji, il quale alzò le spalle e si appoggiò allo schienale della poltrona.
- Bé – iniziò la ragazza, mordendosi il labbro inferiore. – Le cose tra me e Renji sono… cambiate poco più di una settimana fa -.
Rukia notò che Tatsuki era arrossita e un po’ le dispiacque di doverla forzare a parlare, ma era fin troppo curiosa.
- Sai, era il periodo degli esami. Tutto partì da Inoue. Come immagino tu sappia lei è sempre andata bene a scuola. Era in ansia per me, perché temeva che io non sarei riuscita ad avere buoni voti, per via di tutti i miei impegni pomeridiani. Così decise di organizzare una specie di corso.
- Io avevo appena finito le lezioni di Judo alla palestra, così decidemmo di vederci per farmi fare ripetizione. Però lei aveva un piccolo problema: Inoue non è capace di spiegare le cose che sa. Diciamo che capisce tutto al volo, ma non sa come spiegarlo in parole più semplici.
- Eravamo in biblioteca e Renji ci sentì fare lezione. Si accorse delle nostre chiare difficoltà, così decise di aiutarci. Iniziammo a vederci dopo scuola. All’inizio ero contraria, ma dopo tre giorni mi ricredetti. Renji mi aiutò molto e migliorai tantissimo. Il quarto giorni Inoue non venne a fare lezione perché aveva una visita medica e io mi ritrovai da sola con Renji.
- Con mia grande gioia, Renji si dimostrò molto… dolce, nei miei confronti. Alla fine della lezione mi chiese di uscire – Tatsuki fece una pausa per schiarirsi la voce e arrossì di nuovo.
- Come mai le chiedesti di uscire con te? – domandò Ichigo al rosso.
Renji lo guardò negli occhi. – Avevo sempre pensato che Tatsuki fosse una stupida ragazzina con la fissa per le arti marziali. Cavolo, che c’è di strano se ho cambiato idea? ho passato tanto tempo con lei e posso affermare di aver rivalutato tutto quello che pensavo su di lei -.
Rukia vide Tatsuki sorridere leggermente e non poté fare a meno di sospirare: non ci poteva fare nulla se le faceva piacere vederla contenta.
Ichigo sembrò accettare la risposta e incitò Tatsuki a continuare. Lei annuì.
- Decidemmo di vederci un sabato sera, tre giorni fa. Mangiammo insieme. Una bella serata, ad essere sincera. Ci salutammo verso mezza notte. Lui non si era ancora allontanato quando cinque ragazzi iniziarono a infastidirmi.
- Uno di loro cercò di prendermi la borsa. Io cercai di fermarli, ma erano troppi. Ancora prima che gridassi, Renji mi venne ad aiutare. Fu molto coraggioso da parte sua. Le prese da morire, però riuscì a metterli in fuga tutti e cinque – la ragazza lanciò uno sguardo al rosso, poi riprese. – Bé; da quel momento io e lui ci siamo frequentati. E quello che hai visto oggi… oh, andiamo, Ichigo! Ho quindici anni, per la miseria; non sono tenuta a darti spiegazioni per quello! – sbottò, accaldata. A quella sua sfuriata Renji sorrise e le strinse per un attimo la mano.
- Calma – le intimò, tranquillamente. Tatsuki si schiarì la voce, poi guardò Ichigo.
L’arancione la osservò. Rukia avrebbe tanto voluto sapere cosa stava pensando.
- Eravate insieme anche ieri, quando ci siamo incontrati? – domandò Rukia a Renji.
Lui scosse il capo. – Ero andato lì per conto mio. Dovevo riportare un DVD e per caso ti ho incontrata -.
Rukia annuì e sbirciò Ichigo.
- Dimmi cosa pensi, Ichigo – lo pregò Tatsuki. Rukia si stupì a vederla così: non credeva che anche Tatsuki si mostrasse debole. Si diede della stupida e rifilò una leggera gomitata ad Ichigo per riportarlo tra loro.
- Ho capito – disse, alla fine. – Però sono stupito, cerca di capire, dannazione. Una attimo prima lo odi, un attimo dopo le sbaciucchi! -.
Tatsuki alzò il mento, mentre Renji ghignò. – E come bacia… - mormorò, malizioso. Per la battuta si guadagnò un pugno allo stomaco che lo lasciò senza fiato.
- Così impari, pervertito – lo sgridò Tatsuki, a denti stretti.
- Questo… mi piace di te – sussurrò Renji, boccheggiando. La ragazzo arrossì.
Rukia sorrise e vide anche Ichigo rilassarsi.
Passarono una buona ora con i due, prima che se ne andassero.
- Sono felice che tu abbia capito – disse Tatsuki prima di andarsene, mano nella meno con Renji.
Ichigo chiuse la porta e sospirò, sollevato.
- Sembrano felici – considerò Rukia, battendogli sulla schiena.
- Pare di sì – rispose Ichigo girandosi. Poi l’abbracciò.
Rukia sobbalzò. – Ichigo…? -.
- Sssh – le intimò lui, stringendola a sé. – Restiamo un po’ così -.
Era una richiesta strana da parte sua, ma Rukia capì che era il caso di non controbattere: anche Ichigo Kurosaki aveva bisogno di un momento di pace.
Così lo abbracciò a sua volta e appoggiò la testa alla sua spalla. Per una attimo dimenticò tutto e tutti: c’era solo Ichigo e nulla, nulla aveva importanza.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1012096