Nobody

di Dark Magician
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1- NOBODY’S DESTINY ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2- MIDNIGHT’S MOON ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3- HYDING INSIDE ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4- TRAVELLING ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4.5- A LITTLE JUNGLE LOVE XD ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5- SO WARM LIKE SNOW ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6- A DREAM OF TOMORROW ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7- LOOKING FOR SOMETHING ***
Capitolo 9: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1- NOBODY’S DESTINY ***


CAPITOLO 1- NOBODY’S DESTINY

 

-Dannati heartless-, borbottò Sora mentre un gruppetto di shadows spariva sotto i colpi del suo keyblade –E’ incredibile come continuino a sbucarne fuori da tutte le parti-

Riku rise, e si appoggiò il Way to the Dawn alla spalla –Non dirmi che sei già stanco, leggendario guardiano del keyblade! Dopo solo qualche milioncino di esserini piccoli e attaccabrighe alla ricerca di cuori!-

-Io sono in formissima!-

Sora fece uno scatto verso l’amico, ma poi decise che con lui poteva anche non fingere, e si lasciò cadere stremato su un dosso di terra.

Poi cominciò ad osservare la città che cominciava a svegliarsi, poco lontano.

Amava visitare mondi nuovi, per questo era stato piuttosto contento quando King Mickey aveva affidato a lui e a Riku la Gummiship col compito di eliminare i pochi heartless rimasti a zonzo per i mondi. Anche se ormai cominciava a sentire la mancanza di casa e di Kairi, dal momento che era in viaggio da quasi un mese.

A Riku bastò uno sguardo per capire i pensieri dell’amico, e gli mollò una distruttiva pacca nella schiena, che fece gemere Sora di dolore.

-Finiamo qui poi ce ne torniamo per un po’ alle Destiny Islands, mh?-

-Razza di animale…-, mormorò il custode del keyblade massaggiandosi la spalla colpita, ma poi sorrise.

Sì, ancora qualche heartless e poi di nuovo a casa. Forse, se si sbrigavano, potevano addirittura arrivare per l’ora di cena!

Ma ora era troppo stanco per ricominciare subito a combattere. A differenza degli altri mondi, questo era decisamente pullulante di mostriciattoli divora cuori. Troppo oscurità dentro le persone?

-Riku, secondo te perché qui ci sono così tanti heartless?-, chiese al compagno, che scosse le spalle.

-Non lo so-, ammise, -In effetti me lo stavo chiedendo anch’io. Potrebbe essere solo un caso-

-Mh- Sora si alzò in piedi e si stiracchiò –Bha, in fondo non è così importante. Su, rimettiamoci in marcia. Un ultimo giro nei dintorni e poi abbiamo finito-

Riku annuì, ed insieme si incamminarono sotto il pallidi raggi del sole del mattino.

 

I due ragazzi non erano i soli però ad aggirarsi per la periferia di prima mattina.

Infatti anche una ragazzo dai capelli di un acceso rosso-arancione stava percorrendo di corsa la zona, chiamando a gran voce qualcuno che evidentemente doveva avergli fatto un brutto scherzo, dato il tono e l’espressione con cui lo cercava.

-Deym!-, gridò nel fresco silenzio dell’alba, -Deym, dannazione! Dove diavolo ti sei cacciato?!-

Nessuno gli rispose, e lui continuò ancora più arrabbiato.

-Giuro che questa volta ti massacro, così impari a fottermi la moto per andare a quei concerti idioti!-

Ancora niente. Se fosse stato possibile, avrebbe cominciato ad uscirgli il fumo dalle orecchie.

-Deym! Brutto deficiente! Guarda che così peggiori solo la situazione! Oh, ma io ti ammazzo! Anzi no! Dopo quest’uscita pulirai il cesso con lo spazzolino per un anno! Mi hai sentito?! Un anno! Got…-

Si bloccò improvvisamente. Ma quella cosa rossa spiaccicata a terra non era forse la sua moto?

-Ho detto un anno?! Volevo dire dieci anni!-, esclamò precipitandosi sui rimasugli del povero veicolo polverizzato –Ma guarda che roba! Ci avevo messo cinque stipendi per pagarmela!-

Sfiorò con la punta delle dita le lamiere accartocciate. Ecco, ora che aveva avuto il suo piccolo momento di sfuriata, poteva riflettere più chiaramente.

Cosa diavolo aveva ridotto così una moto di quella cilindrata?

Deym era un imbecille, questo sì, ma non così tanto da ridurre qualcosa in simili condizioni.

Forse uno di quegli strani esseri che comparivano intorno al centro abitato di tanto in tanto l’aveva attaccato. Ma in questo caso lui dov’era finito?

Ecco, ora cominciava anche a preoccuparsi.

-Deym!-, chiamò di nuovo, lasciando da parte la rabbia per la moto distrutta, -Deym! Per favore, rispondimi! Giuro che non ti uccido! Però vorrei andarmene di qui in fretta!-

Questa volta gli giunse in risposta una flebile e spaventata voce maschile.

-Sei tu Lae?-, mormorò un ragazzo dai capelli biondo scuro uscendo tremante da dietro un cumulo di sassi, e l’altro sospirò di sollievo. Aveva la mezza intenzione di rimettere su l’aria arrabbiata, ma l’espressione sinceramente terrorizzata dell’amico gli fece cambiare idea.

-Cosa ti è successo, razza di idiota?-, chiese avvicinandoglisi –E perché non mi hai dato retta? Te l’ho detto mille volte che la periferia è pericolosa. P-E-R-I-C-O-L-O-S-A. Ci sarà pure un motivo per cui non ci vive nessuno, mh? Tu e quei concerti idioti. La prossima volta vacci a piedi, così almeno non devi fare il giro da fuori per il coprifuoco! E non mi distruggi la moto-

Il ragazzo abbozzò un sorriso tremolante. Lae aveva il potere di rassicurarlo.

-Perdonami-, mormorò, ancora con le lacrime agli occhi –Giuro che non lo faccio più-

-Oh, su questo ci puoi contare- il rosso si stiracchiò –Su, andiamo-

-Non riesco a camminare-

Lae si battè una mano sulla fronte e fece sedere l’amico. In effetti aveva un aspetto piuttosto malconcio. Niente di grave ad occhio e croce, ma sicuramente la gamba sinistra era rotta.

-Questo non ci voleva. Ma mi vuoi spiegare cos’è successo?-

-E’ stato… un mostro enorme!-, piagnucolò Deym sentendo la paura invaderlo di nuovo –Mi ha atterrato, io sono stato sbalzato qui e lui ha distrutto la moto! Poi è scomparso!-

-Questo quanto tempo fa?-

Il biondino tirò su col naso –Non lo so, mezz’ora, forse un’ ora fa! Prima dell’alba…-

-Allora è meglio muoversi-

Lae aiutò l’amico ad alzarsi, e con un enorme sforzo se lo caricò sulla schiena.

Sapeva che non sarebbe mai arrivato a casa, ma forse se riusciva a raggiungere la strada poteva trovare un passaggio. Dato che erano almeno un paio di chilometri dal punto più vicino, decise di non perdere altro tempo e cominciò ad arrancare lungo un sentierino di ghiaia.

-Te lo dico sempre io che dovresti mettere su qualche chiletto di muscoli, ma tu non mi ascolti mai-, osservò Deym con una smorfia infantile, e Lae sbuffò.

-Non ti lamentare, razza di idiota-

-Ma mi fa male la gamba-

-Vuoi fartela a piedi?-

Il biondino rimase in silenzio, ed il rosso pensò che fosse il momento giusto per fargli un predicozzo.

-Riguardo alla moto… mi hai sentito quando ho detto che pulirai il cesso per dieci anni col tuo spazzolino, vero?-

-Uhm… più o meno-

-Ti assicuro che non stavo scherzando. Finchè non riavrò la moto farai tutti i lavori di casa e mi passerai tutto il tuo stipendio-

-Quella miseria? Non puoi fare a meno del motore?-

-E con cosa ci vado all’università, idiota?-

-In treno?-

-In treno?!-

Come offeso dalla proposta dell’amico, Lae attaccò con un lungo discorso sull’importanza di un mezzo proprio per valorizzare la propria immagine sia a scuola che sul lavoro, sul valore affettivo della vecchia moto, eccetera eccetera eccetera.

Deym alzò gli occhi al cielo. Pur di non ascoltarlo cominciò a guardarsi attorno, e ciò che vide alle sue spalle gli fece tornare il terrore di prima.

-Lae…-, mormorò rafforzando la stretta attorno al suo collo.

-…ed oltretutto vuoi mettere la comodità di una moto con i continui imbottigliamenti del traffico e i ritardi dei treni? Non c’è nemmeno paragone! Se poi prendi anche…-

-Lae!-, lo interruppe gridando terrorizzato, e il rosso si fermò.

-Cosa c’è ancora?-

-Dietro!-

Lae si voltò, giusto un attimo prima che l’enorme heartless che aveva attaccato Deym poco prima lanciasse verso di loro una scura e devastante sfera d’energia.        

 

-Energiga!-, gridò Sora sollevando il keyblade, e finalmente il ragazzo dai capelli rossi parve riprendere conoscenza.

-Cosa… cosa è successo?-, mormorò mettendosi a sedere con una mano sulla testa dolorante, e la risposta gli arrivò da un Deym ora profondamente rassicurato.

-Quel mostro che ha distrutto la moto ci ha attaccati! Tu sei stato colpito in pieno e sei caduto a terra, ma poi sono arrivati questi due ragazzi- indicò con un gesto eccitato Sora e Riku –E l’hanno distrutto con pochi colpi! Non è eccezionale?!-

Lae alzò lo sguardo verso i due keyblader, e qualcosa in una parte del suo corpo lo pizzicò. Avevano un’aria familiare…

-Quindi vi dobbiamo la vita? Grazie-

Sora sorrise e si portò le braccia dietro la testa –No problem. E’il nostro lavoro!-

Anche il guardiano del keyblade rimase un po’ perplesso. Non era mai stato in quel mondo, ma quei due… gli sembrava di averli già visti…

-Come vi chiamate?-, chiese Riku con la stessa sensazione di Sora.

Il biondino saltò in piedi sulla sua gamba appena curata –Io sono Deym! Lui invece è Lae, che si pronuncia però ‘Lee’-

-Smettila di storpiare il mio nome, idiota-, lo fulminò il rosso, poi si voltò verso i due keyblader –Si scrive Lae e si pronuncia Lae. Lae. L-A-E. Got it memorized?-

Sora e Riku si scambiarono un’occhiata perplessa. Per quel che ne sapevano, solo una persona usava quella frase. Però…

-Axel?-, mormorò Sora, e Lae inarcò un sopracciglio.

-Come scusa? Io non…-

Ma prima di poter aggiungere altro si bloccò. Da qualche parte nella testa sentiva di conoscere già quei due ragazzi, e non sapeva spiegarsene il motivo.

-Sora-, disse massaggiandosi la testa –E lui è Riku, giusto? Mi sento un po’confuso… ci siamo forse già visti?-

Tacque un attimo, forse per ascoltare qualcosa dentro di sé, poi aggiunse:- E chi è Roxas?-

Sora e Riku si guardarono di nuovo.

Forse avrebbero aspettato ancora un po’ prima di tornare alle Destiny Islands…

 

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Nota dell’Autrice: forse questa fic si potrebbe considerare una sorta di seguito di “Promessa”.

E’ nata per un semplice motivo: non è giusto che i nobody facciano una fine del genere.

Chi non si è commosso con il sacrificio di Axel, o il “Where is my heart?” di Saix o tutti quegli atteggiamenti divertenti o affascinanti dei XIII che ti facevano guardare lo schermo e poi dire “questi qui vogliono solo tornare completi. Perché io li devo uccidere?”

(Xaldin sta benissimo anche morto, ha detto la mia migliore amica follemente innamorata della bestia, ma io non la bado XD).

Oh, e poi c’è anche il “Let’s meet again in the next life” di Axel.

Insomma, questi affascinanti ragazzi meritavano una seconda possibilità, soprattutto per la gioia dei fan di tutto il mondo! XD

Non so ancora quanto lunga diverrà questa fic, ma, se avete voglia di lasciare un commento, vi prego di aiutarmi, perché ho un grosso problema: i nomi dei XIII.

Quelli veri dei primi sei sono già scritti nel grillario, ma gli altri? Anagrammando, ho pensato che i più carini per Axel e Demyx fossero Lae e Deym, quello di Saix probabilmente diverrà Sai (mamma che fantasia), ma per gli altri non ne ho la più pallida idea! Se mi aiutate ve ne sarò grata in eterno!

E mi raccomando…. Commentate! ^___________^         

 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2- MIDNIGHT’S MOON ***


CAPITOLO 2- MIDNIGHT’S MOON

 

Dal soggiorno, Lae sentì la teiera fischiare, e si congedò da Sora e Riku per andare a toglierla dal fuoco.

A dir la verità, non vedeva l’ora di potersi prendere un attimo da solo per riflettere su ciò che quei due ragazzi che avevano salvato loro la vita avevano appena raccontato.

Una storia fantasiosa, fatta di esseri senza cuore che ne bramavano uno con tutta l’anima e mondi in preda al caos, di chiavi e serrature, di stelle che si spegnevano ed una porta che portava al cuore di tutti i mondi- un certo… Kingdom Hearts, l’aveva chiamato.

Secondo questa fantasiosa storia, sia lui che Deym facevano parte di un gruppo dei già citati esseri senza cuore che Sora aveva combattuto e sconfitto, e di cui lui, Lae, era un elemento del tutto fuori controllo. O almeno lo era il suo… com’era? Ah, sì, Nobody.

Deym si era sorbito ogni parola di quella assurda storiella, ed ora stava ascoltando i due ospiti letteralmente affamato di informazioni su quella che era la sua metà priva di sentimenti.

Bhe, senza ombra di dubbio Deym era un credulone senza recupero, di questo Lae se n’era già accorto decine di altre volte, vedendolo tornare a casa dai suoi giri per negozi con autentiche fregature, ma ora… c’era una piccola parte di sé che gli diceva che l’amico faceva bene a credere alle parole dei due ragazzi giunti da chissà dove, e che persino lui doveva accettare questa storia, per quanto assurda potesse sembrargli.

Sospirò, e si appoggiò a braccia incrociate con la schiena al frigorifero.

Ripensò al primo momento un cui lui e Deym si erano incontrati.

Il suo compagno di appartamento di allora aveva appena abbandonato l’università per andare in chissà quale paese lontano, e Lae si era trovato costretto a cercare un nuovo coinquilino.

Aveva messo un annuncio sul giornale, e pochi giorni dopo si era ritrovato alla porta di casa quel rumoroso e loquace ragazzino biondo, in fuga dalla famiglia che non approvava il suo stile di vita.

Lae non aveva esitato nemmeno un attimo, e Deym era venuto ad abitare con lui quello stesso giorno.

Il condividere l’appartamento non era spiacevole.

Oltre ad essere piuttosto abile ai fornelli, Deym faceva anche tutte le faccende domestiche senza che nessuno glielo chiedesse, e non si lamentava neppure per le donne che Lae si portava a casa continuamente. In compenso, era un gran pasticcione e se si sentiva giù di morale diventava una vera scocciatura.

Mettendosi a versare il tè nelle tazze, Lae si chiese come mai aveva accettato subito Deym come coinquilino, sebbene avesse ricevuto proposte anche da gente più matura che oltre tutto si portava a casa uno stipendio maggiore, dal momento che Deym, a differenza di Lae, che aveva ottimi voti pur non passando una gran quantità di tempo sui libri, essendo all’ultimo anno di liceo aveva relativamente poco tempo da dedicare al lavoro.

Ripensandoci bene, forse era perchè, la prima volta che lo aveva incontrato aveva avuto l’impressione di conoscerlo già, nonostante avessero sempre frequentato istituti scolastici diversi.

Bhe, se la storiella dei due ragazzi era vera, ora aveva una spiegazione.

-…Tutte balle…-, mormorò, ed intanto che il tè si raffreddava un pochino andò in bagno per togliersi le lenti a contatto.

Si sciacquò velocemente il viso, e quando alzò gli occhi non potè fare a meno di fissarsi per qualche secondo allo specchio. Sora aveva detto che anche il suo nobody aveva gli occhi dello stesso verde smeraldo. I capelli sicuramente più lunghi e di una tonalità più accesa, ma gli occhi erano uguali.

Si passò una mano sulla testa, dando una sistemata ai ciuffi ribelli che partivano in tutte le direzioni, e non riuscì a non chiedersi che fine avesse fatto il suo nobody.

Se non ricordava male, Sora aveva detto che si chiamava…

Axel.  

Lae si drizzò spaventato. Aveva… sentito una voce dentro la testa?

-Co…come?-, balbettò guardandosi intorno.

Non c’era nessuno oltre a lui.

Qualcosa gli stava veramente parlando da dentro il suo corpo.

Axel, disse di nuovo la voce, A-X-E-L. Got it memorized?

-Axel?-, ripetè Lae, ora più che altro sorpreso –Non… non capisco…-

Guardami.

Istintivamente il ragazzo portò lo sguardo sullo specchio dinanzi a sé, e così facendo ebbe il secondo infarto della giornata.

La persona riflessa… non era lui.

Gli assomigliava, certo, ma non era lui.

Allungò una mano fino a toccare la superficie dello specchio, e si ritrovò a sfiorare la mano guantata di nero del ragazzo dall’altra parte.

-Tu sei… il mio… come si dice?-

Nobody, lo precedette il riflesso.

-Sì, nobody, giusto. Però… io… sono confuso… ma tu come diavolo…-

-LAEEEEE!-, strillò Deym spalancando la porta del bagno, e Lae sobbalzò.

-Devi bussare, idiota!-, gli gridò voltandosi arrabbiato.

Deym fece un saltello indietro –Scuuusaaa… credevamo ti fossi sentito male… non tornavi più…-

Lae si calmò in fretta, e fece un inchino di scusa verso gli ospiti e il coinquilino.

-Perdonatemi-, disse, e si voltò verso lo specchio. Stavolta fu il suo riflesso a ricambiare lo sguardo –E’ solo che… prima… ho sentito quel… quel… Axel, ecco. E dopo l’ho visto allo specchio-

Sora e Riku si scambiarono un’occhiata.

-Curioso-, mormorò il custode del keyblade, poi guardò Lae, che aveva sul viso un’esplicita espressione confusa –Ma non è impossibile. Anch’io percepisco il mio nobody, di tanto in tanto. E’ probabile che d’ora in poi vi succeda di comportarvi in modo strano-

-Tipo ingurgitare chili e chili di gelato al sale marino-, aggiunse Riku ridacchiando, e Sora gli diede una gomitata.

-Non ne mangio poi così tanto!-

-Nooooooo… solo qualche tonnellata…-

Vedendo i due battibeccare, Lae si rilassò un po’, nonostante la sua mente continuasse ad essere piena di domande destinate a rimanere sicuramente a lungo senza risposta.

Si stava sforzando abbastanza, ma non riusciva comunque a capire molte cose. Come mai sentiva il suo nobody solo ora?

Perché ora sai di me.

Lae sgranò gli occhi.

-Lo sta facendo ancora!-, esclamò, ma nello stesso momento in cui disse ciò il nobody smise di parlare.

-Questo è veramente buffo-, borbottò Riku incrociando le braccia –Sora ci ha messo un bel po’ per riuscire ad ascoltare Roxas-

-Perché Roxas sotto sotto mi odia-, disse Sora, poi guardò Lae –Axel era piuttosto particolare come nobody-

-Sentite…-, intervenne Deym, che fino a quel momento si era dedicato ad un’attività per lui inconsueta, ovvero pensare –Secondo voi potrebbe essere che anche il padrone di quella libreria dal nome strano facesse parte dell… come si chiamava quella cosa?-

-Organizzazione XIII-, gli rispose Riku, e Deym annuì.

-Cosa te lo fa pensare?-, chiese Lae ripensando a quell’uomo dall’aria tranquilla che aveva cominciato a prenderli a librate –Mi fa ancora male la testa-

-Bhe, lui è ricomparso dopo di noi, qui in città è stato l’ultimo. E poi come ti spieghi la sensazione di terrore che ti ha assalito vedendolo, nonostante fosse la prima volta che lo incontravi? E’ sospetto-

-E’ sospetto che i tuoi neuroni stiano funzionando-, mormorò Lae –Ma quindi questo cosa ci cambia?-

Deym alzò un pugno entusiasta –Potremmo andare a controllare! Sora? Riku?-

-Per me non ci sono problemi-, disse sorridendo il custode del keyblade –Come si chiama questa libreria?-

-Uuuuuhn…- Deym strizzò le meningi –Ha un nome stranissimo, non me lo ricordo-

Lae scosse la testa –Non ha un nome strano, sei tu che sei analfabeta. “Midnight’s Moon”, eccolo ilnome stranissimo’-

-Midnight’s Moon?-, ripetè Riku, poi lui e Sora si scambiarono uno sguardo –Potrebbe…-

-Saix no!-, esclamò spaventato il custode del keyblade –Tutti ma non lui!-

Col pensiero tornò a quella volta che era arrivato persino a implorarlo in ginocchio di fargli rivedere Kairi, e lui gli aveva risposto crudelmente di no.

Non era certo un soggetto con cui scherzare…

 

L’odore della libreria era un delizioso misto di libri antichi e mobili preziosi, e la luce che penetrava attraverso le tende color oro delle finestre contribuiva a creare un atmosfera di calore e tranquillità.

Sora si guardò meravigliato attorno. I rumori del traffico arrivavano attutiti da fuori, e quindi il silenzio del posto sembrava ancora più forte e avvolgente.

-E’ bellissimo-, disse sottovoce, e Riku annuì.

-Per una volta hai ragione-

-Cosa vuol dire “per una volta”?!-

-Sssh!-, lo zittì Deym con un filo di voce –Se fate troppo rumore, il padrone della libreria vi sbrana! Sul serio!-

-Non stento a crederlo…-, commentò Riku. Stava per aggiungere qualcosa, ma fu interrotto da una bambina dai capelli azzurro-blu che gli si schiantò contro una gamba.

-Ahiaaaaa!-, si lamentò lei massaggiandosi la testolina dolorante –Che maaaaaleeee!-

Alzò lo sguardo verso Riku, e smise immediatamente di piagnucolare.

-Ciao, bel signore!-, esclamò con un sorriso a 32 denti –Non è che mi dai un bacino così mi passa la bua?-

Sora rise divertito. –Ehi, Riku! Mi sa che hai trovato un’ammiratrice!-

-Tutta invidia la tua-, gli rispose Riku con una smorfia –Come ti chiami, piccola?-

-Noryn! E voi? Oh…-

La bambina si accorse della presenza di Lae e Deym, e li fulminò con aria truce.

-Ancora voi due?! Papà aveva detto che se ritornavate qui vi massacrava di botte!-

-Ehi, piccola, è un’emergenza!-, sbottò Lae ricominciando a guardarsi attorno -Dov’è il paparino?-

-Stava…- la bimba cercò un attimo la parola giusta –“Parlando” con dei ragazzi che facevano confusione-

-Oh, parlando, certo… parlando a librate, immagino-

Ed infatti, come Lae immaginava, pochi secondi dopo due ragazzi sfrecciarono terrorizzati  fuori dall’edificio, mentre un libro  si schiantava sul muro a pochi centimetri dalle loro teste.

-E NON FATEVI RIVEDERE MAI PIU’, ALTRIMENTI LA PROSSIMA VOLTA VI STACCO LA TESTA A MORSI!-

Da dietro uno scaffale fece capolino un uomo dalla aria furiosa.

Non appena i due ragazzi furono usciti dalla libreria sembrò calmarsi, ma poi gli ritornò un’espressione irritata non appena intravide Lae e Deym.

-Voi due…-, cominciò con tono minaccioso, ma si fermò notando l’aria terrorizzata di Sora.

-C’è qualche problema?-, chiese gentilmente, puntando le iridi gialle in quel color mare del keyblader.

-E’ proprio Saix-, disse Riku annuendo, e l’uomo lo guardò.

-Come scusa? Il mio nome è Sai, non Saix-

Lae, intanto, si portò una mano alla testa.

Sentiva degli strani ricordi affluirgli nella mente. Ricordi non suoi. Dovevano… essere quelli del suo nobody.

E questo lo faceva sentire ancora più confuso.

-Ma io… chi diavolo…-, mormorò, ma non fece tempo a finire la frase.

La sua mente si spense, e lui cadde a terra.

 

Ma io chi diavolo sono?

 

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Nota dell’Autrice: grazie millissimissime per le recensioni! Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento! E grazie anche per l’aiuto!

L’altro giorno, mentre stavo cercando un anagramma per Marluxia ed uno per Luxord durante l’ora di inglese, un dubbio mi è sorto spontaneo: ragazzi miei… ma che cacchio di nomi avevate?!

Certo, non fraintendiamo: mentre le possibilità con zio-parley-Luxy sono veramente poche e oscene (e alla fine mi sa che mi toccherà usare proprio Rudol… anche se mi sa tanto da renna di babbo natale), con Marluxia vengono fuori degli anagrammi anche carini… a patto che tu sia un elfo e che sia donna. -______-

Cercherò di prendere il meno femminile…

Per oggi è tutto gente! Continuate a seguirmi e… recensite! ^O^

 

PS: e magari andate anche a leggere le mie altre fic su kh2^^

 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3- HYDING INSIDE ***


CAPITOLO 3- HYDING INSIDE

 

Away, away in time
Every dream´s a journey away
Away to a home away from care
Everywhere´s just a journey away

 

Lontano, lontano nel tempo
Ogni sogno è un viaggio lontano
Lontano verso una casa, lontano dalle preoccupazioni
Dovunque, è solo un viaggio lontano

 

(Nightwish, “Away”)

 

-Ma come diavolo fai mangiare questa roba, Roxas?! E’ rivoltante!-

Axel sputacchiò il gelato al sale marino, mentre il ragazzino lo guardava quasi divertito.

-E togliti quel sorrisetto ebete dalla faccia-, sbottò il rosso cercando di mandar via dalla lingua quel sapore allo stesso tempo dolce e salato. Roxas rise, e Axel lo guardò trucemente.

Poi cominciò a ridere anche lui.

 

Il tramonto infinito della Twilight Town riempiva di riflessi dorati gli occhi smeraldo del numero otto dell’Organizzazione.

Seduto solo sulla cima del campanile, osservava un gelato al sale marino scioglierglisi fra le dita e colare giù, nel vuoto sotto di lui.

Erano già alcuni giorni che Roxas aveva lasciato i XIII, e questo lo faceva sentire a disagio. Se non fosse stato impossibile, probabilmente avrebbe detto di essere triste.

Ma come potrebbe essere triste qualcuno senza cuore?

Vexen, da bravo scienziato qual’era, aveva ipotizzato che il motivo per cui i Nodody in alcuni momenti “provavano” sensazioni umane era da ricercarsi nella memoria.

Loro ricordavano i sentimenti, per questo, rapportati a varie situazioni, credevano di provarli ancora.

E Axel continuava a chiedersi cosa sarebbe successo quindi se avessero dimenticato tutto.

Con l’oblio sarebbe arrivato anche il vuoto?

Niente a riempire il corpo, niente a riempire l’anima.

E l’anima, che parte aveva in tutto questo?

Lui ricordava ogni cosa della sua vita prima di diventare Nobody, ma non la sentiva più come sua.

Ciò che era un tempo e ciò che era adesso- due esseri completamente diversi.

*°*°*°*

 

-E’ ora che si svegli-, disse freddo e calmo il libraio dai capelli azzurro-blu –Questa non è la favola della Bella Addormentata-

Deym lo guardò, poi posò preoccupato lo sguardo su Lae –Ma poverino! Forse sta male!-

-Sono già tre ore che dorme!-, esclamò Sai, stavolta con una vena di irritazione nella voce –E io devo chiudere qui e mettere a letto Noryn, che mi è già crollata sul tappeto! Quindi gli do ancora trenta secondi poi lo prendo a pedate!-

-Non puoi dire sul serio-, ridacchiò Riku, mentre Sora osservava divertito la bambina raggomitolata a terra come un gatto.

-Dico sul serio-, sbottò Sai, e cominciò il conto alla rovescia.

 

-E così questi sono i tuoi ricordi?-, chiese Lae cercando Axel con lo sguardo. Lo trovò solo quando lo scenario cambiò, e da nero divenne una sorta di bosco.

-Alcuni, sì-, rispose il Nobody dal ramo di un albero.

-Non capisco. Perché me li hai mostrati?-

-Volevo che ti facessi un’idea- Axel balzò giù dal ramo e gli si parò davanti –Un’idea di cosa significa essere uno come me-

Lae incrociò le braccia –Continuo a non capire. Uno come te? Un Nobody, intendi?-

-Esattamente. Un Nobody. Nessuno. Got it memorized?-

-Che cosa vuoi da me?-

Axel sospirò e si portò le braccia dietro la testa.

-A dir la verità… non lo so. Forse esistere. Oppure spegnermi per sempre-

-Spegnerti?-, ripetè Lae, particolarmente sorpreso dall’espressione triste del suo Nobody –Non…-

-Non dire “Non capisco”, ti prego-, lo interruppe Axel –Sembri idiota-

Lae tacque. Effettivamente però non ci stava capendo niente.

-Ma più di tutto…-, riprese Axel –Più di tutto… voglio rivedere Roxas almeno un’ultima volta-

-Roxas? E chi sarebbe?-, chiese Lae, ma poi si ricordò che Sora l’aveva nominato, un certo Roxas.

-E’ il nobody di Sora?-

-Usa il passato, se parli di noi. Teoricamente, noi non dovremmo più nemmeno esistere-

-Ma allora perché tu sei qui davanti a me e mi stai parlando?-

-…Bho. Forse stiamo ancora scomparendo-

Lae stava per chiedere cosa intendeva di preciso, quando all’improvviso tutto sparì, e lui si ritrovò disteso sul pavimento della libreria con il corpo dolorante.

-L’hai preso davvero a calci!-, esclamò Sora ridacchiando.

Sai sbuffò –Certo. Cosa credevi? Se dico una cosa la faccio. E tu alzati-

Lae gemette. Gli faceva ancora male la testa a causa della chiaccherata col suo Nobody, soprattutto per il fatto che l’aveva richiamato a forza, facendolo svenire.

Ma perché diavolo usava questi trucchetti?!

Cosa voleva veramente quell’Axel da lui?!

-Tutto bene?-, gli chiese Deym aiutandolo ad alzarsi e Lae annuì.

-Sono solo un po’ stanco-, mormorò portandosi una mano alla testa –Forse è meglio che andiamo a casa-

-Giusto- Sai indicò loro la porta –Ora sparite. Devo ancora finire di mettere in ordine e poi portare Noryn a letto. E se vi vedo anche solo mettere la testa qui dentro, giuro che vi strappo i capelli e mi ci faccio una pelliccia!-

Lae sbuffò. Stava per incamminarsi verso l’uscita, quando si bloccò di colpo.

Devo parlare con Saix.

Il ragazzo sgranò gli occhi. Ancora Axel?

-Stai controllando il mio corpo?-, sussurrò.

Dentro la testa, sentì il Nobody sogghignare.

Più o meno.

Lae si voltò di colpo e poggiò una mano sulla spalla del libraio, che sollevò elegantemente un sopracciglio.

-Cosa fai?-, chiese, e guardò il ragazzo dai capelli rossi negli occhi.

-Devo parlare con Saix-, disse Lae. O meglio Axel, dato che in quel momento era effettivamente lui a parlare.

-Saix? Aspetta, intendi quello che dovrebbe essere il mio… come si chiama… ah, Nobody? Non dirmi che credi a quella stupida storia dei tredici idioti vestiti di nero che volevano evocare il … regno dei cuori, giusto? Ma non farmi ridere-

-Non voglio assolutamente farti ridere. Ora sta buono-

-Dacci un taglio. Cosa credi di…-

Non riuscì a finire la frase. Parte della sua mente si distaccò, e in una strana dimensione nera i due nobody si ritrovarono faccia a faccia.

 

Saix si guardò intorno lentamente, poi tornò a fissare il ghigno di Axel con la sua solita aria fredda.

-Come hai fatto?-, gli chiese, e l’altro fece spallucce.

-Non lo so. Forse il mio Somebody si presta particolarmente bene. O forse sono io che sono superiore-

-Ne dubito fortemente. Cosa diavolo vuoi?-

-Voglio solo qualche spiegazione, tutto qui. Nell’Organizzazione eri il braccio destro di Xemnas, quindi dovresti saperne un po’ di più, no?-

-No-

Axel sbuffò –Eddai, non fare lo scontroso! Mi consideri ancora un traditore? Ma quella è acqua passata, ormai!-

-Cosa vuoi sapere?-, chiese Saix incrociando le braccia –E sbrigati. Non so quanto questo tuo trucchetto reggerà ancora-

-Voglio sapere perché siamo ancora qui. Non avremmo dovuto sparire nelle tenebre? E come hanno fatto i nostri Heartless a riunirsi a noi e… oh, insomma! Hai capito!-

Saix sospirò –Non ne ho la più pallida idea. Dal momento che Sora è ancora vivo, direi che ha sconfitto Xemnas. Non so bene cosa sia successo dopo che sono stato distrutto, ma a questo punto credo ogni cuore sia tornato indietro al suo proprietario-

-Uh, potrebbe anche essere- Axel si portò una mano al mento –Ma noi, allora?-

-Non lo so-, sbottò Saix, ed entrambi rimasero in silenzio.

-Sentiiii…- Axel fece dei suoi soliti sorrisetti –Da quant’è che hai una figlia?-

Saix distolse lo sguardo –Non è affar tuo. E poi non è mia figlia, ma del mio Somebody-

-Non noto così tanta differenza! Uh oh. Tempo scaduto-

Quella strana dimensione nera scomparve, e Sai si portò una mano alla testa.

-Ma cosa diavolo è successo?-

-Quel dannato di un Nobody!-, imprecò Lae riprendendo il controllo sul suo corpo –Lascia stare, non lo capisco nemmeno io-

-Papà…- la bambina, stesa sul tappeto, si mise a sedere e si stropicciò gli occhietti –Papà… andiamo a casa? Io ho molto sonno…-

Sai le rivolse un sorriso dolce- che sorprese molto Sora- e la prese in braccio.

-Solo un minuto e poi chiudo, tesoro- le accarezzò la testa, poi si voltò verso Sora e Riku –Pensandoci bene, credo di aver incontrato almeno altre due persone che facevano parte di questa “Organizzazione XIII”, dal momento che ho avuto l’impressione di conoscerle già,nonostante le vedessi per la prima volta-

-Intendi il mio maestro, papi?-, chiese la bambina, e lui annuì.

Sora e Riku si guardarono. Un insegnante delle elementari? Quale dei XIII poteva essere?

-E l’altra persona?-, chiese il custode del keyblade.

-Il ragazzo del negozio di fiori dove sono andato l’altro giorno-

-Perché, tu compri fiori?-, chiese Deym, e in tutta risposta gli arrivò un dizionario in testa.

-Le amebe devono tacere!-, sbottò Sai aggiustandosi un po’ la bambina semi-addormentata che gli stava sfondando un braccio.

-Bhe, intanto che siamo qui a distruggere heartless…- Sora si portò le braccia dietro la testa e guardò Riku –Tanto vale andare a dare un’occhiata, no?-

-Se sei curioso dillo!-, ridacchiò il ragazzo più grande –Comunque per me va bene-

-Allora l’appuntamento è qui davanti domattina?-, esclamò Deym, e il libraio annuì. Poi riprese la sua solita espressione fredda e indicò la porta.

-Ora fuori! Per oggi non intendo sopportare le vostre facce un minuto di più!-

 

Sora e Riku raggiunsero la gummiship in una mezz’oretta, e una volta dentro andarono nella stanza che utilizzavano come camera da letto e si infilarono nei sacchi a pelo senza nemmeno cambiarsi.

-Secondo te cosa sta succedendo?-, chiese Sora sbadigliando, e Riku scosse la testa.

-Non lo so. Dobbiamo essere davanti alla libreria alle otto, quindi domattina proverò a contattare il Re. E’ una situazione molto strana-

-Già-

Il custode del keyblade sprimacciò il cuscino e vi poggiò la testa.

-Secondo te potrebbero formare di nuovo l’Organizzazione?-.

-Naaa… ne dubito. Ora dormi-

-…Credi che Kairi si stia cercando un altro fidanzato?-

-Taci-

 

Sai stese la bambina su sedili posteriori della macchina e poi si sedette al posto di guida.

Che strane storie aveva sentito quel giorno.

Strane storie che però risolvevano alcuni dubbi riguardanti ricordi non suoi.

Mise in moto l’auto e lentamente uscì dal parcheggio.

Mentre faceva retromarcia lanciò un’occhiata a Noryn, che ora si stava beatamente ciucciando un pollice, e non potè fare a meno di sorridere. L’amava veramente tanto.

Dopo la morte di sua moglie, non sarebbe riuscito a vivere senza la bambina.

Chissà se anche il suo Nobody pensava lo stesso…

 

*°*°*°*

Quando Saix ricomparve nella sua stanza, trovò niente meno che Xemnas ad aspettarlo.

-Dove sei stato?-, gli chiese battendo nervosamente un piede le braccia incrociate sul petto.

-Perdonami. Volevo… solo controllare una cosa-

Xemnas scosse la testa.

-Sei andato di nuovo a vedere quella bambina? Devi smetterla di pensarci. Tu credi solo di essere preoccupato per lei, ma non lo sei veramente. Quindi dacci un taglio-

Gli passò oltre, e continuò –Ho indetto una riunione. Fra dieci minuti, all’Altare del Nulla.(o del niente, non mi ricordo! XD NdMe) Vedi di esserci-

-Ci sarò-

-Ah, una cosa- Xemnas si voltò verso di lui –Vuoi tornare da quella bambina? Bene, prima apriremo il Kingdom Hearts, prima riavremo i nostri cuori-

-Allora mi impegnerò con tutta la mia anima, Xemnas-

-Bene-

*°*°*°*

Sai fermò l’auto nel vialetto di casa.

Scese ed aprì la portiera posteriore per prendere la bambina, ma si bloccò.

Restò ad osservarla a lungo, e più la guardava, più avvertiva il bisogno di stringerla a sé.

La prese delicatamente in braccio senza svegliarla, poi chiuse la macchina e si incamminò lentamente verso la porta.

In quel momento si sentiva davvero strano. Era forse per il suo Nobody?

Stava armeggiando con le chiavi, quando sentì la vocina della bimba chiamarlo.

-Papà?-, mormorò, e lui la guardò.

-Sì, tesoro?-

-Perché piangi, papà?-

Sai si passò una mano su una guancia, e la sentì bagnata.

-Non… non me n’ero nemmeno accorto…-, le rispose sorridendo.

La bambina lo guardò preoccupata –Sei triste, per caso?-, chiese ancora, ma lui scosse la testa.

-Sono solo felice di averti qui-

-…Oggi sei strano, papà-

Sai rise –Lo so, tesoro-

Ed insieme entrarono in casa.

 

********************************************************************************

Nota dell’autrice: fine capitolo 3! Come vi è sembrato? Devo dire che a me piace molto, anche se forse Saix è un pochino OOC! XD

Però io sono fermamente convinta che sotto l’aria da stronzo di quell’uomo (molto sotto), ci sia una vena di dolcezza.

Mi commuove sempre il suo “Why… Kingdom Hearts… Where is my heart?” ç_ç

Scusate il grande ritardo, ma sono stata abbastanza occupata con la scuola in questi giorni, cercherò di scrivere il prossimo capitolo il prossimo fine settimana, dato che abbiamo anche il venerdì e il sabato di vacanza! XD

Grazie millissime per le recensioni! XD Mi riempiono di gioia! XD

Il prossimo capitolo credo che sarà più tendente al comico… chi saranno l’insegnante della bambina e il fioraio? Mha, chissà! XD

Luxord: si accettano scommesse! :D

 

PS: alla fine il nome di Marluxia l’ho trovato… però ho ancora forti dubbi riguardo zio Luxy…

Non mi stancherò mai di ripeterlo… zio Luxy, ma che cacchio di nome c’hai?! >_____<”””””

 

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4- TRAVELLING ***


CAPITOLO 4- TRAVELLING

 

Sai aprì la porta di casa per prendere il latte, e facendo ciò non potè fare a meno di alzare lo sguardo al cielo grigiastro che sovrastava la città quella mattina.

-Cosa stai facendo, papi?-, chiese Noryn facendo capolino dal salotto –E’ arrivato Babbo Natale?-

-Siamo a novembre, tesoro- Sai sorrise e richiuse la porta –Natale è fra più di un mese-

La bambina sbuffò delusa –Uffi. E allora cosa stavi guardando là fuori?-

-Il cielo. Mi sa da neve. Hai finito di mangiare?-

-Sisi!-

-Allora andiamo a finire di vestirti, mh? Dobbiamo essere davanti alla libreria fra venti minuti-

La bambina gli si attaccò ad una gamba –Mi porti su a cavalluccio?-

-Cavalluccio?-, ripetè Sai con un pelo di disappunto –Ma Noryn! Sei grande per il cavalluccio!-

-Ti pregooooooo!-, lo supplicò lei, e il padre scosse la testa e la prese in braccio.

-Questa è l’ultima volta, ti avverto-

 

Una nuvoletta di fumo grigiastro uscì dalle labbra dell’uomo che stava tranquillamente camminando per la periferia, diretto verso l’infimo liceo nel quale lavorava come insegnante di matematica.

Non che amasse particolarmente i numeri. Quello era un impiego come un altro, volendo avrebbe anche potuto insegnare lettere.

Quello che gli interessava era solo poter osservare i ragazzi, stesso motivo per cui faceva settimanalmente delle lezioni anche alle elementari e alle medie.

Psicologia. Questo era il campo in cui eccelleva incontrastato.

Si portò nuovamente la sigaretta alla bocca, e rivolse gli occhi azzurri al cielo.

-Che tempo da neve-, mormorò, e si apprestò a superare il cancello del liceo.

Ma una disperata voce femminile lo costrinse a fermarsi.

-Professor Llyoj!-

L’uomo si voltò, e pochi secondi dopo fu raggiunto da una ragazza dalla pelle scura.

-C’è qualche problema, April?-

-Di nuovo mio fratello, professore!- la ragazza gli afferrò spasmodicamente un braccio –Questa volta si fa ammazzare sul serio! La prego, mi aiuti!-

-Ho capito. Portami da lui-

Leggermente rincuorata, la ragazza cominciò a correre in direzione di un vicolo un centinaio di metri prima del liceo.

L’uomo buttò la sigaretta a terra, e la seguì velocemente.

Ed intanto iniziò a nevicare...

 

L’acqua fredda che si era gettato sul viso non lo aiutava a lenire il dolore che gli era scaturito dentro pochi minuti prima.

Aveva l’impressione che da un momento all’altro gli sarebbe scoppiata la testa.

-Smettila!-, gridò mollando un pugno contro lo specchio, che si ruppe, riempiendogli la mano di fredde scheggette di vetro –Qualsiasi cosa tu stia facendo, smettila!-

E il dolore improvvisamente scomparve, lasciandolo riverso ansimante sul lavandino.

-Cosa… cosa diavolo vuoi da me?-, mormorò osservando ferocemente lo specchio davanti a lui.

Il riflesso di un’altra persona ricambiò tranquillamente lo sguardo.

A dire il vero non lo so. Seguo il mio istinto.

-E il tuo istinto ti dice di torturarmi, per caso?-, chiese a denti stretti, e il riflesso fece spallucce.

Non ti sto torturando. Voglio solo mostrarti tutti i miei ricordi, così capirai cos’è successo nel lasso di tempo che hai dimenticato.

­-E perché mi dovrebbe interessare?!-

Il riflesso lo fissò stupito.

Cioè?

-Io non sono te! Lo vuoi capire questo?!-

Lo so, furono le ultime parole del riflesso prima che lo specchio tornasse a riflettere il viso del ragazzo che vi si trovava davanti.

La porta del bagno si aprì leggermente, e un ragazzo dai capelli biondi fece capolino con la testa.

-Tutto bene, Lae?-, chiese con un’espressione leggermente preoccupata –Ti ho sentito urlare-

-Nessun problema Deym. Davvero-

Il ragazzo rimase qualche altro secondo fermo a fissare lo specchio, poi si mise velocemente le lenti a contatto e si voltò verso il compagno di appartamento.

-Cinque minuti e sono pronto-, lo freddò, ed uscì dal bagno.

Deym lo seguì con lo sguardo finchè non si fu chiuso la porta alle spalle, e solo allora lasciò che la preoccupazione prendesse spazio sul suo viso.

Lae aveva qualcosa che non andava, questo era certo. Ma lui amava leccarsi le ferite da solo, quindi non gli avrebbe mai detto niente spontaneamente.

Doveva parlarne con Riku e Sora, prima che Lae perdesse completamente la testa.

 

*°°*°°*

Una grande gummiship dai colori scuri sorvolò in picchiata tutta la tutta la giungla prima di schiantarsi proprio al centro del bosco di bambù.

Dall’abitacolo semidistrutto fece capolino la testa di un possente uomo dai capelli neri, che si lanciò in una serie di imprecazioni contro la persona che li aveva fatti schiantare così malamente e per giunta in un mondo pieno di gorilla.

Con una leggera spinta riuscì ad uscire dalla gummiship, e fu seguito poco dopo da un ragazzo dai capelli blu e da un uomo biondo con in mano un palmare.

-…Che posto è questo?-, chiese il più giovane dei tre guardandosi attorno con aria apatica –Non mi sembra la città nella quale dovevamo sbarcare-

-Neanche a me-, ringhiò l’uomo moro voltandosi furente verso gli altri due –Cid non ti aveva insegnato a impostare il pilota automatico, Even?!-

-Era impostato!-, esclamò il biondo, sempre intento ad esaminare files sul suo palmare –Ma a quanto pare siamo finiti fuori rotta-

-Ma dai?! E’ solo la quinta volta che atterriamo in qualche posto che *non* è quella fottutissima città!-

-Non siamo atterrati, questa volta ci siamo proprio schiantati-, intervenne il ragazzo dai capelli blu esaminando i resti della gummiship con aria tranquilla, e il moro lo fulminò con lo sguardo.

-Poca ironia, Ienzo! Non mi sembra il caso! E adesso chi la ripara quella?!-

Even mise finalmente via il palmare e si infilò un paio di occhiali da lavoro –Faccio io, Dilan. Rilassati, o ti viene un’ulcera-

Dilan si passò una mano sulla faccia nel vano tentativo di rilassarsi, e sospirò.

-Vado a fare due passi, altrimenti giuro che vi decapito tutti e due-

E detto questo sparì lungo un sentierino fra le canne di bambù.

Ienzo aspettò qualche secondo in silenzio, poi si voltò verso Even, che stava togliendo i gummi rovinati.

-Even?-

Il biondo lo guardò con la coda dell’occhio, senza però smettere di lavorare –Sì?-

-Hai mai notato quanto Dilan assomigli ad un gorilla?-

Ci fu qualche altro attimo di silenzio, mentre Even paragonava mentalmente il loro compagno a uno di quegli scimmioni neri e pelosi, poi entrambi scoppiarono a ridere a crepapelle.

 

*°°*°°*

-Questo era lo studio di Ansem-, disse Leon aprendo la porta e lasciando entrare il ragazzo dai capelli color argento che lo stava seguendo docilmente.

Nonostante il castello del Radiant Garden fosse ormai quasi completamente restaurato- tutto il gruppo del comitato di restaurazione viveva lì, ora- i corridoi che conducevano all’ex studio di Ansem e al computer centrale erano ancora pericolanti e pullulanti di heartless, cosicchè Leon era stato costretto a chiudere quella zona per evitare che qualche civile vi capitasse accidentalmente e rischiasse di perdere il suo cuore. Anche se la persona che stava scortando ora non si poteva esattamente definire un “civile”…

-Ti ricorda qualcosa?-, chiese Leon, e il ragazzo scosse la testa.

-Niente-

Con uno sguardo quasi triste, il ragazzo cominciò ad esaminare il piccolo studio, raccogliendo di tanto in tanto qualche foglio a terra.

Cuori, keyblade, luce, tenebre, Kingdom Hearts…

Tutte queste parole gli suonavano familiari ma estranee al tempo stesso.

Con un gemito si portò le mani alla testa.

Era tremenda la sensazione di vuoto che provava in quel momento.

Tutta la sua memoria era stata in qualche modo cancellata, ed ora l’unica cosa che si ricordava di se stesso era a malapena il suo nome.

Si portò dinanzi al quadro che lo ritraeva, ed accarezzò la fredda tela con la punta delle dita.

Niente, nessun ricordo.

Il trillo del cellulare di Leon interruppe il silenzio quasi sacro che si era creato in quel luogo.

-Sì, Cid?-, rispose il ragazzo accostandosi il telefono all’orecchio –Che novità? …Bene. In ogni caso sta facendo buio, quindi saremmo tornati comunque a breve. Sì, a dopo-

Chiuse la chiamata, e si voltò verso il ragazzo dai capelli argento.

-Dobbiamo andare da Merlino. Puoi ritornare qui anche domani-

-Solo un attimo-, gli rispose staccando il quadro dal muro e posandolo a terra –Ok, andiamo-

-Perché hai tolto il quadro?-, gli chiese Leon sorpreso, e l’altro sorrise.

-Se questo era lo studio di Ansem dovrebbe esserci un suo ritratto, non il mio-

E detto questo uscì dalla stanza.

Leon rimase perplesso ancora qualche secondo, ma poi scosse la testa.

-Sei davvero strano, Xehanort-, mormorò, e gli si incamminò dietro.

 

 

********************************************************************************

Nota dell’Autrice: e fine anche capitolo 4. Questo ha una struttura diversa dagli altri perché è più che altro di transizione, e se volete un po’ più di azione sarete accontentati con i prossimi! XD

Una piccola nota: il cognome del misterioso professore che ormai si dovrebbe capire chi è (andando per esclusione... XD), ovvero quella cosa abnorme che è Llyoj, non è impronunciabile come sembra a prima vista! XD Letto viene un suono tipo “iioi” (vi giuro che adesso mi sto sganasciando dal ridere! XD)  

Mi dispiace davvero tanto per il ritardo, ma nelle ultime due settimane di scuola ho avuto davvero poco tempo e poi durante le vacanze mi ha colto un attacco di pigrite… comunque riprenderò ad aggiornare con cadenza (spero) bisettimanale.

Grazie millissime per i commenti!

Volevo indire un piccolo sondaggino, giusto per sapere i vostri gusti… se doveste fare un’escaletion, quali sarebbero i vostri tre XIII preferiti? Per quel che mi riguarda sono Axel (ovviamente XD), Saix e Xemnas! XD

Ah, grazie anche a tutti coloro che hanno commentato o anche solo letto la fic “Nest”, mi avete reso molto felice! ^O^

Al prossimo capitolo, quindi!

E buon anno! (anche se con un po’ di ritardo XD)

 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4.5- A LITTLE JUNGLE LOVE XD ***


CAPITOLO 4.5- A LITTLE JUNGLE LOVE XD

 

Dilan era ormai piuttosto lontano dal bosco di bambù, e continuava a chiedersi con una punta di irritazione per quale motivo Ienzo e Even fossero scoppiati a ridere mentre lui si allontanava.

Si guardò attorno, lanciando qualche occhiata alla laguna sotto di lui, e poi alzò gli occhi, con addosso la spiacevole sensazione di essere osservato da qualcuno.

E in effetti qualcuno che lo osservava c’era.

Una giovane gorilla scese lentamente dalla cima di un albero e gli si avvicinò con una sorta di timore reverenziale.

Dilan inarcò stupito un sopracciglio.

-E tu che vuoi?-, sbottò con una smorfia mentre la gorilla gli porgeva un qualcosa simile ad un raro fiore esotico –Sarebbe per me questo?-

La gorilla annuì con occhi sognanti, ed emise un paio di versetti acuti invitando l’uomo a prendere il regalo.

Dilan afferrò il fiore valutando più che altro il fatto che, se lo avesse poi rifilato ad Even, gli avrebbe dato qualcosa da fare per il viaggio e non si sarebbe più messo a pastrocchiare con i comandi della gummiship, lasciando a Ienzo il compito di guidarla.

Insomma, non immaginava affatto quali conseguenze avrebbe potuto avere questo suo gesto apparentemente insignificante.

Con uno schiamazzio di gruppo, una decina di femmine di gorilla lasciarono il loro riparo fra le fronde e circondarono letteralmente il moro recandogli altri omaggi floreali.

A quel punto Dilan cominciò a preoccuparsi un attimino.

Una gorilla era anche possibile, ma tutte le altre?

-Uh oh-, mormorò, mentre la massa delle scimmione lo obbligava ad appoggiarsi con la schiena al tronco di un albero –Ehm… vi ringrazio molto per i regali… ma… devo andare!-

E con una mossa degna del grande Oudinì, riuscì a divincolarsi e a tornare giù nella palude.

Le gorilla si lanciarono in un acuto e disperato pianto additando quell’uomo moro che aveva infranto i loro sogni d’amore ed ora se la stava dando non proprio elegantemente a gambe.

Un folto gruppo di papà gorilla fece allora la sua comparsa, al disumano lamento di dolore delle figliolette. E non ci misero molto tempo a capire la fonte della sofferenza delle loro protette.

Sentendo un forte schiamazzo alle sue spalle, Dilan si voltò, ed è inutile dire che non fu molto sollevato nel notare una mandria di gorilla maschi arrabbiati e gorilla femmine offese che lo inseguiva.

 

Even e Ienzo si stupirono molto nel veder ritornare il loro compagno così presto, e la loro espressione di stupore divenne ancora più palese quando Dilan si tuffò letteralmente dentro la gummiship quasi riparata con un’espressione di puro terrore dipinta sul viso.

-Ma che hai?-, chiese Even alzandosi gli occhiali da lavoro, e il compagno moro gli rispose con un terrorizzato “I GORILLA!”

-I gorilla?-, ripetè lo scienziato piegando la testa di lato. Stava per chiedere qualche dettaglio in più, quando sentì la mano di Ienzo posarglisi sulla spalla.

-Even-, mormorò il ragazzo con un lieve tremito nella voce –Forse è meglio se entriamo anche noi-

-E perché? La gummiship non è ancora…-

La visione che gli si prestò davanti agli occhi lo costrinse a bloccarsi.

Una mandria di gorilla inferociti?

-DENTRO!-, esclamò precipitandosi nella navicella seguito da Ienzo, che chiuse accuratamente il portellone dietro di sé, appena in tempo per evitare l’assalto degli scimmioni che cominciarono ad attaccare comunque la povera gummiship- fortunatamente i gummi erano un po’ troppo duri per i loro denti, così non rovinarono tutto il lavoro di Even (che altrimenti avrebbe cominciato a strapparsi i capelli dalla disperazione).

L’assalto dei gorilla durò quasi due ore, e sarebbe andato avanti ancora a lungo se non fosse giunto a calmarli un uomo scimmia di nome Tarzan…

 

Morale: mai rovinare i sogni d’amore delle gorilla in calore! (che fa anche rima XD)

 

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Nota dell’Autrice: bhe, questo non è un vero e proprio capitolo, quanto più un estratto da quello precedente XD (infatti ho messo ‘4.5’ apposta XD)

Perdonatemi se infrango il tono serio e malinconico della storia, ma credo che un attimo di respiro ci voglia comunque, no?

E poi all’idea di Dilan/Xaldin oggetto dell’amore delle gorilla non sono riuscita a trattenermi! XD

Spero che via abbia almeno fatto ridere quanto me mentre me l’immaginavo! XD

Fatemelo sapere XD

Al prossimo capitolo, quindi!

 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5- SO WARM LIKE SNOW ***


CAPITOLO 5- SO WARM LIKE SNOW

 

E’ un desiderio profondo, quello che strazia la mia anima incompleta

Il lontano sogno di un bianco sepolcro

dolce morte

Col tempo verrà nascosto al mondo,

ed io avrò la pace

Primavera lo coprirà di fiori profumati

avessi potuto meritarli!

Estate gli donerà succosi frutti

che marciranno come il mio cuore

Autunno farà cadere le sue foglie d’oro

silenziosa caduta di fragilità che s’infrange

Inverno infine lo sigillerà con il ghiaccio

Per il mio cuore sarà un caldo abbraccio di neve.

 

*

 

Sora fissava incantato fuori dal finestrino la neve che cadeva lentamente a ricoprire ogni cosa, e probabilmente poteva permettersi di fare poetici pensieri sul mondo esterno perché non era stipato sul sedile posteriore della macchina di Sai, dove Deym, Lae e Riku, quest’ultimo con la piccola (e furba) Noryn sulle ginocchia si dibattevano furiosamente per una boccata d’aria.

Certo, la scelta più intelligente sarebbe stata mettere Sora dietro, dal momento che era il più piccolo fra i ragazzi, e lasciare il sedile anteriore a uno degli altri tre, ma Noryn aveva insistito ferocemente per stare sulle ginocchia di Riku e Sai non voleva Lae o Deym di fianco, quindi non avevano avuto altre possibilità che mandare davanti Sora.

Ed ora il ragazzino castano era letteralmente appiccicato al finestrino.

-Nevicaaaaaa…-, ripetè per l’ennesima volta.

-Nevicava anche cinque secondi fa, se è per questo-, sbottò Sai scocciato. Gli lanciò un’occhiata fulminante e poi aggiunse, con quell’aria fredda che lo rendeva particolarmente minaccioso:-Se mi ungi il finestrino lo ripulisci con la lingua-

-Ma così non si sporca di più?-, intervenne Deym ingenuamente.

Sai ringhiò, e il biondino si tappò velocemente la bocca.

Quando l’ex numero sette dell’organizzazione sistemò la macchina nel parcheggio della scuola pochi minuti dopo, Lae si lasciò andare in un lungo sospiro di sollievo e si lanciò fuori dall’auto per prendere finalmente aria e riflettere in silenzio, senza un gomito di Deym fra le costole.

Era già almeno un’ora che Axel non si faceva più sentire, e questo in fondo lo tranquillizzava.

Non gli piaceva per niente l’invadenza del suo Nobody, lo faceva addirittura sentire male.

“Io non sono te! Lo vuoi capire questo?!

Ok, era piuttosto irritato quando aveva urlato quelle parole. Teoricamente, lui e Axel erano la stessa persona senza ombra di dubbio, ma in realtà… non ne era poi così sicuro.

Gli sembrava di essere così diverso dal suo nobody… anche se non avrebbe saputo spiegare dove effettivamente stava la differenza.

Era qualcosa che sentiva dentro…

Forse sarebbe bastato il tempo a permettergli di capire. Ma se così non fosse stato?

-Finirò per impazzire-, mormorò, e si scostò giusto in tempo per schivare l’attacco a sorpresa di Deym, che finì dritto steso sul freddo cemento del parcheggio.

-Sono secoli che non ci casco più, idiota-, borbottò il rosso con un ghigno, poi si voltò verso Sai, che stava amorevolmente infilando lo zaino alla sua bimba.

Sembrava volerle davvero un mondo di bene…

-Quand’è che potremo parlare con l’insegnante di Noryn?-, chiese Riku, dal momento che Sora era troppo impegnato a catturare fiocchi di neve con la lingua per porre qualsiasi tipo di domanda intelligente.

Sai lanciò una rapida occhiata all’orologio –Noryn mi ha detto che ha lezione con lui intorno alle dieci e mezza, quindi immagino che arriverà durante l’intervallo. Possiamo comodamente andare prima al negozio di piante-

-Bello!-, esclamò Sora balzando in avanti per tentare di acchiappare l’ennesimo cristallo di ghiaccio, e se Riku non l’avesse provvidenzialmente tirato indietro sarebbe certamente stato investito da una moto gialla sbucata fuori all’improvviso.

Il guidatore dovette dare un’eccezionale frenata per evitare di rovesciarsi e fare cadere anche la bambina che era seduta dietro.

Per questo, quando si tolse il casco rivelando il delicato e furioso viso di una ventenne bionda, Riku non si stupì particolarmente per l’insulto che mandò poco gentilmente a Sora, che esibì un sorriso di scusa.

-Credi forse di essere all’asilo nido?!-, esclamò la ragazza bloccando la moto e depositando a terra la bambina dietro di lei, che si tolse il casco e corse allegramente a parlottare con Noryn.

-Mi spiace-, disse Sora sostenendo il sorriso di scusa –Non l’ho fatto apposta!-

-Ma ci mancherebbe!-, sbottò la ragazza fulminandolo con un’occhiataccia. Si lisciò i corti capelli biondi con una mano, spostando dietro un orecchio uno dei due ciuffetti che le ricadevano ai lati del viso, poi fece una sorta di saluto a Sai.

-Ehilà Mister!-, esclamò, stavolta più allegramente, e l’uomo le rispose con un cenno della testa –Hai qualche problema se oggi Noryn viene a giocare da noi? Sono già due giorni che Hana mi rompe l’anima con questa storia!-

-Nessun problema. Anzi, mi faresti addirittura un favore-

-Allora verrà a prenderle James all’uscita da scuola- la ragazza tirò fuori lo zainetto della bambina e glielo porse –Capito, sorellina? Quindi vedi di non perdere troppo tempo a chiaccherare. Ci vediamo più tardi-

-Ciao Arleen!-, esclamò la bambina, seguita a ruota da Noryn.

Lae sussultò. O meglio, Axel sussultò dentro di lui.

Come si chiama quella ragazza?, chiese il nobody. Il suo tono di voce parve un filino preoccupato.

-Arleen Sunrise-, rispose Lae, stupendosi per il tono di Axel –Suo padre è il padrone di una delle compagnie elettriche più grandi del mondo-

Compagnie elettriche? O santo cielo…

-Compagnie elettriche?-, ripetè anche Sora, e poi si voltò verso Riku, che sembrava star contando sulle dita.

-…e, n, e. Larxene. Sì, credo sia lei- borbottò il ragazzo dai capelli argento, e Sora rabbrividì.

La ragazza li guardò a disagio –Come? Lar… che?-

 

*

 

Seduto su un divanetto nella grande sala adibita a salotto della ex Hollow Bastion, Xehanort stava leggendo una serie di documenti che Aerith, col suo solito sorriso gentile, gli aveva dato affinchè riuscisse a ritrovare la memoria.

Ma era tutto inutile.

Aerith gli aveva detto che, nonostante quelle pagine recassero il nome di Ansem, in realtà erano state scritte da lui, e forse potevano essergli d’aiuto.

Però lo riempivano solo di interrogativi.

Davvero lui aveva compiuto tali esperimenti con il cuore delle persone?

Davvero aveva sacrificato persino il suo maestro per le sue stupide ricerche?

In un impeto di rabbia gettò tutto il materiale a terra, e dall’altro lato della stanza un uomo con una benda su un occhio lo guardò stupito.

-Qualche problema, Xehanort?-, gli chiese poggiandosi il libro che stava leggendo sulle ginocchia –Forse è meglio che vai a dormire, è notte fonda e hai decisamente un’aria stanca-

Il ragazzo si passò una mano sulla faccia e abbandonò la testa sullo schienale del divano con un sospiro.

-No, non sono stanco, Braig. Ultimamente non mi sembra di aver fatto altro che dormire, fra un esame e l’altro-

Braig si stiracchiò e si alzò in piedi. Raccolse i fogli che Xehanort aveva lanciato a terra e glieli poggiò delicatamente di fianco.

-Immagino che non ricordare niente possa darti fastidio, ma vedrai che fra un po’ ti torneranno i ricordi. Tranquillizzati, e va a farti un sonnellino-

Xehanort annuì –Forse hai ragione. Dov’è Elaeus? Si sta ancora allenando?-

-E’ andato a parlare con Leon. Non ho capito granchè bene, ma sembra che gli heartless stiano combinando qualcosa di strano-

-Capisco-, borbottò Xehanort, e si alzò in piedi. Fece per avvicinarsi alla porta, ma quella si spalancò prima che lui avesse potuto fare un passo.

Un robusto uomo dai corti capelli ramati entrò nella stanza, e con un tono piatto che però lasciava trasparire una vena di eccitazione proferì:-Partiamo-

Braig si lasciò andare in una smorfia di disappunto.

-Io detesto le gummiship!-, esclamò incrociando le braccia come un bambino capriccioso –Mi fanno stare male!-

-Perché anche noi, Elaeus? Che cosa sta succedendo?-

L’uomo assunse un’aria grave –Cid ha notato uno strano fenomeno. Sembra quasi… che tutti gli heartless rimasti si stiano dirigendo verso un solo mondo-

-Quello dove si trova il guardiano del keyblade?-, chiese Braig assumendo un’aria seria.

Elaeus annuì, e gli altri due abbassarono la testa.

-Quando partiamo?-, chiese Xehanort dopo qualche secondo di silenzio.

-Un’ora. Giusto il tempo che Cid revisioni la gummiship che useremo. E Leon voleva anche provare a convincere Cloud ad accompagnarci-

Xehanort annuì, e mentre Braig cominciava a lamentarsi si affacciò alla finestra.

Il vento era particolarmente fresco, quella sera. Sembrava addirittura rendere ancora più fredda la pallida luce della luna piena che risplendeva in mezzo al cielo.

 

*

-Desidera?-

Lo sguardo del grazioso ragazzo seduto dietro al bancone del negozio di fiori si soffermò sull’alto uomo biondo che aveva appena fatto il suo ingresso. Sembrava avesse appena fatto a botte, dal grosso cerotto che gli era stato messo su una tempia e dal livido sopra lo zigomo.

-Cosa le è successo?-

L’uomo sbuffò ed emise un basso risolino –Risse di strada, niente di che. Fate anche recapiti a domicilio?-

-Certo, signore- il ragazzo sorrise ed estrasse un block notes –Il suo nome?-

-Rudol Llyoj-

-Oook… indirizzo a cui devo recapitare i fiori?-

L’uomo gli rispose velocemente, ed intanto cominciò a fissare il ragazzo punto da una strana curiosità.

-Ma noi ci siamo già visti?-, gli chiese, e il ragazzo scosse la testa.

-Non credo-, gli rispose sorridendo –Perché? Lei ha questa sensazione? Devo confessarle che anche a me sembra di averla già vista. Probabilmente è un deja-vù. Che fiori vuole?-

Rudol accantonò i dubbi e cominciò a guardarsi attorno –Dieci rose rosse e dieci bianche. E sul biglietto scrivi… mh… “Visto? Io non mi dimentico mai niente”-

-Perfetto… a che ora vuole che siano recapitati?-

-Intorno alle sei di questa sera- Rudol tornò ad osservare il ragazzo, e sul volto gli apparve un’espressione di fastidio.

-Qual è il tuo nome?-, gli chiese incrociando le braccia, e lui gli sorrise nuovamente.

-Maurial Orchid. Le suona forse familiare?-

Rudol  stava per rispondergli che sì, in qualche modo gli sembrava familiare, ma fu disturbato dal forte rumore di un gruppo di moto che si fermarono rombando fuori dal negozio.

Maurial assunse un’espressione tesa per qualche secondo, ma la cancellò subito con un profondo sospiro.

-Ancora loro… -, mormorò, mentre alcuni motociclisti dall’aria rozza entravano rumorosamente.

Uno di questi, facendo segno a Rudol di starsene da parte, si appoggiò con i gomiti sul bancone e avvicinò il suo viso a quello del ragazzo, che mostrò un’eccezionale padronanza di sé rimanendo perfettamente impassibile.

-Ciao checca-, sbottò, e i suoi compagni cominciarono a ridacchiare. L’uomo fece segno agli altri di stare zitti, e continuò:-Quanti bei fiorellini abbiamo venduto oggi?-

Maurial lanciò un’occhiata a Rudol per fargli segno di non preoccuparsi, poi sospirò e sorrise all’uomo che gli stava di fronte.

-Abbastanza-, gli rispose piegando leggermente la testa di lato –Grazie comunque per il vostro interessamento. Desiderate qualcosa?-

L’uomo fece una smorfia e gli afferrò con forza il mento.

-Dimmi, checca… sei sicuro di essere un maschio? Hai dei lineamenti talmente femminili che sembri proprio una donna! E poi te ne stai tutto il giorno immerso fra i tuoi fiorellini…-

Maurial gemette, ma rimase ancora impassibile.

-Sì, sono un maschio-, rispose con calma, una mano che scivolava lentamente sul bancone.

-Che peccato! Ma a noi certe sottigliezze non importano, vero ragazzi?-

Lanciò un’occhiata ai suoi compagni, che scoppiarono a ridere, poi tornò ad osservare Maurial –Allora vieni a fare un giro con noi? O dici di no anche stavolta?-

-Manco morto-, rispose il ragazzo con un sorriso.

E poi accadde tutto in un attimo.

Le dita del ragazzo si strinsero attorno alle lunghe forbici poggiate sul bancone, e quando il motociclista se ne accorse Maurial gliele aveva già piantate con precisione millimetrica in un occhio.

-Dovete smetterla di darmi fastidio-, sibilò il ragazzo mentre l’uomo si lasciava ricadere a terra urlando di dolore.

Rudol deglutì rumorosamente.

Ora le cose potevano mettersi davvero male.

E probabilmente sarebbe successo, se un’esplosione di luce non avesse improvvisamente invaso tutto il quartiere.

*

-Dilan?-

La voce cristallina di Ienzo risuonò nella sala comandi, e l’uomo moro sbadigliò, voltandosi poi verso di lui.

-Cosa c’è? Non sarà un altro dei tuoi idioti quesiti sull’umanità, spero-

-No- il ragazzo inserì il pilota automatico e si voltò verso il compagno –Pensavo solo… che è strano il comportamento degli heartless-

-Anche quello dei gorilla-, sbottò Dilan ripensando alla brutta avventura di qualche ora prima (v chappy 4.5! XD Ndme).

-Guarda che sono serio-

-Anch’io-

Ienzo sbuffò –E’ inutile parlare con te. Doveva venire Elaeus, almeno lui mi presta attenzione. E non attira i gorilla-

-Va bene, va bene, ti ascolto! Sputa il rospo!-

Ienzo lasciò che il suo sguardo vagasse per qualche secondo nell’immenso universo al di là dell’oblò della gummi, prima di posarlo su Dilan per rispondergli.

-Te ne sei accorto tu che si stanno muovendo molto ultimamente, no?-

-See-, sbuffò Dilan –Qual è il punto?-

-Cid mi ha appena mandato alcuni dati. Tutti gli heartless rimasti stanno raggiungendo il guardiano del keyblade- Ienzo indicò un pannello con miriadi di lucine lampeggianti –E i nobody pure-

-Curioso-, ammise Dilan.

-Cid mi ha detto che fra un po’ si imbarcheranno anche Xehanort, Braig e Elaeus, probabilmente accompagnati da Leon e Cloud. Noi intanto dobbiamo raggiungere il custode del keyblade il prima possibile. Per aiutarlo, credo-

-Aiutarlo?-

-Se viene attaccato da tutti gli heartless che stanno andando verso di lui, dubito che resisterà a lungo-

Dilan tacque. Poi si alzò in piedi e andò verso la sala macchine.

-Vado a dare la massima potenza ai motori-

 

********************************************************************************

Nota dell’Autrice: e fine anche capitolo 5! Se dovessi darvi un parere personale, non saprei cosa dirvi >.> Certe cose mi sembrano belle un giorno e patetiche il giorno dopo o viceversa, in un continuo altalenarsi di “mi piace/non mi piace”. Per questo, nonostante il capitolo fosse già praticamente finito la settimana scorsa, non sono riuscita a terminarlo prima di oggi. Chiedo venia.

Devo dire però che Marly/Maurial che pianta le forbici nell’occhio al motociclista mi piace da morire! XD

Sono molto contenta che il capitolo 4.5 vi sia piaciuto! Xaldy fra le scimmie rulez! XD

x Marluxia25: ho provato a rimandare la risposta alla tua mail. Spero ti sia arrivata, altrimenti comincio a temere che il mio server abbia dei seri problemi -___-

Anticipazioni sul prossimo chappy: non ne sono certa al 100%, ma credo che fra poco cominceranno le botte! Voglio far combattere Xehanort *___*

Per concludere, piccola domandina di sondaggio: dal momento che ho intenzione di scrivere qualche one-shot yaoi sui miei pairing preferiti, ero curiosa di sapere quali sono i vostri!

Le mie risposte le avrete la prossima volta! XD ma forse immaginate già qualcosa… (akuroku rulez XD)

Alla prossima! E commentate, mi raccomando! XD

 

Ps: dimenticavo… la sorta di poesia all’inizio… non che centri molto, ma l’ho scritta pensando a Xehanort, quindi l’ho lasciata comunque. Mi sembrava carina^^

 

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6- A DREAM OF TOMORROW ***


CAPITOLO 6- A DREAM OF TOMORROW

 

C’era fumo, tanto fumo.

E un odore acre, pungente come il ferro. Sangue?

Centinaia di cuori che venivano liberati e si alzavano verso il cielo, diretti chissà dove, e a terra migliaia di esserini con uno strano simbolo addosso.

Due ragazzi stavano combattendo furiosamente, con tutte le forze che avevano in corpo contro quella massa di esseri strani.

Ma erano troppi per loro. Il più giovane dei due mise mano a una pozione e ne bevve un sorso, poi la lanciò all’amico che la finì.

-Non ce la faranno mai, così!-, urlò una voce maschile –Devo aiutarli!-

-E come?-, chiese un’altra voce.

La prima persona tacque per un attimo pensierosa, poi sussurrò:-Un modo c’è…-

Ci fu un urlo di dolore, e altro sangue. Poi silenzio.

E un corpo che cadeva a terra senza emettere alcun rumore, dissolvendosi in migliaia di lucine.

 

Xehanort si svegliò di soprassalto, ansimante.

Si piegò leggermente in avanti per riprendere fiato, mentre Braig e Leon si voltavano a guardarlo dai loro sedili.

-Tutto a posto?-, chiese Braig perplesso, e Xehanort gemette un debole ‘sì’ tornando ad appoggiarsi contro lo schienale.

-Era… solo un sogno…-, mormorò, più che altro a se stesso. Aspettò che il respiro si fosse regolarizzato un po’ prima di continuare a parlare –Soltanto uno strano sogno. C’era… il guardiano del keyblade, credo. Insieme ad un altro ragazzo. E stavano combattendo-

-Un altro sogno premonitore?-, chiese ancora Braig, e Xehanort scosse la testa.

-Non lo so. Spero che non lo fosse- fece una pausa, abbandonando la testa all’indietro con un sospiro –Altrimenti significa che morirà qualcuno, se non arriviamo in tempo-

-Spero che tu ti stia sbagliando-, mormorò Leon.

Un profondo silenzio, interrotto solo dal respiro ancora leggermente affannato di Xehanort, calò nell’abitacolo della Gummiship.

Ma non durò a lungo.

Una luce rossa comparve sul radar, e prima che potessero anche solo fare qualcosa la navicella venne colpita duramente.

 

*

 

Maurial gemette e spinse di lato il vaso che gli era caduto addosso. Cercò debolmente di rialzarsi, e probabilmente non ce l’avrebbe fatta se Rudol non l’avesse aiutato afferrandolo per un braccio.

-Cosa… cosa è successo?-, chiese appoggiandosi ad una spalla dell’uomo, che scosse la testa.

-Non lo so-, gli rispose sbuffando. Cercò di accantonare la confusione che aveva dentro la testa ed esaminare bene la situazione. Da quel che ricordava c’era stata un forte lampo di luce, a cui era seguita un’ esplosione vera e propria. O almeno doveva esser stata un’ esplosione, dal momento che la facciata del negozio era semidistrutta.

Non appena vide che Maurial riusciva a reggersi in piedi più o meno bene, si avvicinò all’entrata del negozio, o perlomeno al punto dove questa si trovava poco prima.

E ciò che vide all’esterno lo lasciò senza parole.

Macerie.

L’intero quartiere era ridotto a macerie.

Fece qualche passo all’esterno, e si trovò immerso nel silenzio.

Dov’era finita la gente?

-Non c’è nessuno in giro!-, esclamò Maurial affiancandoglisi –Ma che diavolo è successo qui?-

-E’ quello che vorrei sapere anch’io-

Il ragazzo aprì la bocca per aggiungere qualcosa, ma prima di riuscire a pronunciare anche solo una parola il suo sguardo venne attratto da un movimento poco lontano da lui.

-Guarda! Là c’è qualcuno!-, esclamò strattonando Rudol per la camicia rovinata. L’uomo voltò gli occhi nella direzione in cui puntava il dito di Maurial, e dovette dargli ragione.

Ma non era un qualcuno. Era un qualcosa.

Anzi, a dir la verità erano tanti qualcosa.

Decine e decine di esserini neri simili quasi a tante formiche cominciarono a sbucare da tutte le parti, e muovendosi a piccoli scatti giravano attorno ai due, che li fissavano impietriti.

-Che… che diavolo sono questi cosi?-, mormorò schifato Maurial indietreggiando leggermente –E che stanno facendo?-

-Sembra quasi che ci stiano… studiando-, gli rispose Rudol facendogli segno di calmarsi.

Uno di quegli esserini azzardò qualche piccolo balzello in avanti, ma si ritrasse immediatamente come spaventato.

Quasi fossero in comune accordo, anche gli altri esserini indietreggiarono, per poi appiattirsi contro l’asfalto e sparire fra le ombre.

Maurial fissò perplesso Rudol –Sono… scappati?-

-Pare di sì-, rispose il professore grattandosi la testa –A quanto pare li abbiamo spaventati, credo- 

-Ma che cos’erano?-

-Non…-

‘Non lo so’, stava per rispondergli Rudol, ma si bloccò.

Dentro di sé qualcosa gli stava sussurrando debolmente un nome.

-Heartless-, mormorò –Credo che si chiamino heartless-

-Heartless, giusto. Quindi devono esserci anche dei nobody in giro-, annuì Maurial, poi sussultò sorpreso. Come faceva a sapere queste cose?

Con espressione di perplessità mista a confusione tornò a fissare Rudol –Mi sento strano. C’è qualcosa che mi sta dicendo che dobbiamo trovare un certo Sora-

-Lo stesso vale per me. Muoviamoci-

 

*

 

Con un gemito di dolore Leon riuscì a districarsi fra le lamiere della Gummiship e a rotolarne esausto fuori.

-Cosa… cosa diavolo è successo?-, ansimò tirandosi a fatica in piedi.

-Gli heartless ci hanno attaccato-, gli rispose freddo Cloud –E’ strano, però. Non credevo fossero così forti-

-Neanch’io-, borbottò Leon massaggiandosi la testa –Gli altri? Come stanno?-

-Tutto bene, mister!-, esclamò Braig facendosi spazio fra i rottami con l’aiuto di Elaeus.

-Ok- Leon sospirò e si portò una mano alla cicatrice –In che mondo siamo precipitati?-

Cloud indicò l’enorme scritta “Olympus Coliseum”, e Leon si lasciò andare in un nuovo sospiro.

-Meglio di niente. Cloud, tu sei già pratico di questo posto, vai a chiedere una mano. Noi intanto cerchiamo di rimettere in piedi la Gummiship-

Il biondino si allontanò sbuffando, e Leon si voltò ad osservare i danni.

Ci sarebbero voluti mesi per ripararla, ad occhio e croce.

-Cazzo-, mormorò, poi alzò lo sguardo verso gli altri due uomini –Braig, Elaeus, cercate di tirare fuori la radio, dobbiamo contattare Cid e chiedergli di farci mandare un’altra navicella dal Disney’s Castle. Poi vedremo il da farsi-

-Leon-, intervenne Braig guardandosi preoccupato attorno, e il ragazzo gli lanciò un’occhiata di sottecchi.

-Cosa c’è?-

-Non… non vedo Xehanort-

 

*

 

Nelle profondità dell’Oltretomba, Xehanort si massaggiò dolorante la schiena.

Dove diavolo era finito?

Si lanciò una rapida occhiata attorno, ma non ci mise molto a realizzare che anche se fosse già stato in quel posto precedentemente non se lo sarebbe comunque ricordato.

Era tutto talmente deserto e silenzioso che per un attimo non potè fare a meno di pensare di essere in un altro sogno.

-Xehanort-, lo chiamò una voce che gli suonava quasi familiare.

Una fitta di dolore lo colse alla testa, come se qualcuno gli avesse infilato un ago nel cervello.

Perse l’equilibrio, e senza nemmeno accorgersene si ritrovò inginocchiato a vomitare.

La persona che lo aveva chiamato gli rivolse un qualcosa simile ad un caldo sorriso paterno e gli poggiò una mano su una spalla.

-Ma tu… tu chi sei?-, gemette Xehanort asciugandosi la bocca, e la persona gli sorrise nuovamente.

 

********************************************************************************

Nota dell’Autrice: Dio, in qualche modo ce l’ho fatta! Ho finito il capitolo 6! E mi soddisfa anche abbastanza! Miracolo!

E’ passato più di un mese dall’ultimo aggiornamento… me ne rendo conto e vi chiedo scusa. Ma purtroppo fra la settimana bianca, le verifiche e il recuperare febbraio è volato via in attimo. La terza liceo è tosta, temo che anche a marzo non avrò un attimo di tregua.

Veniamo alla storia… in questo chappy Sora e compagnia non sono comparsi. Nemmeno Lae. Però questo capitolo è in sé piuttosto importante, in particolare per il sogno di Xehanort.

Ciò non toglie però che è un po’ cortino. Vabbè.

E’ questo il problema di una fic che non ha una trama in sé.

x Marluxia25: perdonami se non ho risposto alla tua mail, ma la mia ha ricominciato a fare le bizze (che strano -___-) e non ho avuto molto tempo per controllare Outlook. Ti prometto che ti risponderò in settimana! XD

Ho fatto qualche calcolo… ora, dipende da che idee mi vengono in mente, ma non dovrebbe mancare tantissimo alla fine della fic… bha, si vedrà!

Un’ultima cosa prima di abbandonarvi: ma l’avete visto il trailer del final mix? *__* Axel e Roxy che mangiano il gelato assieme sono trooooppo carini! Sul serio!

Ok, ora vi lascio!

E mi raccomando, commentate! Anche per lamentarvi XD

 

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7- LOOKING FOR SOMETHING ***


NOTA MOLTO IMPORTANTE: a partire da questo capitolo incorrerete in qualche spoiler riguardo al finale segreto o alcune delle scene nuove del final mix 2. Io vi ho avvertito XD

 

 

CAPITOLO 7- LOOKING FOR SOMETHING

 

Un portale scuro si aprì nella vecchia sala del computer di Ansem, e la testa di Xehanort ne fece capolino. Prima di uscire completamente dal varco il giovane lanciò un’occhiata indietro all’uomo che glielo aveva aperto, ma non lo vide più, e quindi proseguì.

Chissà chi era quel tizio. Aveva un volto familiare, ma nonostante si fosse spremuto le meningi con tutta la forza di volontà che possedeva non riusciva proprio a riconoscerlo.

Sospirando si cacciò una mano in tasca e tirò fuori un cd-rom biancastro.

Se l’era ritrovato addosso quando era ricomparso, pochi mesi prima, insieme ai suoi compagni nella periferia della Hollow Bastion, ma senza ricordi com’era ovviamente non aveva saputo spiegarsi a cosa servisse.

Cid aveva inutilmente provato ad accedervi più volte, ma nonostante la sua bravura con gli aggeggi elettronici era riuscito ad aprirlo solo nel computer di ansem- e comunque non era andato più avanti della schermata in cui gli si chiedeva la password.

Ma ora il tipo strano dell’oltretomba aveva rivelato a Xehanort le chiavi per utilizzare quel misterioso dischetto, e doveva farlo il prima possibile.

Sospirando nuovamente e maledicendo la sua amnesia, Xehanort inserì il cd nell’apertura e attese titubante che il computer gli chiedesse la password.

Il tizio misterioso gli aveva detto che la prima password era un anagramma del suo nome.

Dopo aver riflettuto per qualche secondo, Xehanort poggiò le mani sulla tastiera.

Le possibilità erano due.

Digitò per primo “NO HEART”, ma una scritta rossa gli comunicò che la parola non era quella corretta.

Allora provò con la seconda alternativa. “ANOTHER”.

Come predetto dalla persona dell’oltretomba, comparve una schermata azzurrina e subito dopo sei spazi da riempire con altrettante password.

“Coloro che hanno osato troppo per colpa di un pazzo”, aveva detto l’uomo con un sorriso amaro.

Xehanort incrociò le braccia, richiamando alla mente ciò che aveva letto nei veri diari di Ansem e che gli era stato raccontato dai suoi cinque compagni- i cui ricordi comunque non andavano molto più in là dell’inizio degli esperimenti sui cuori della gente, e non ci mise molto a capire che probabilmente le sei password corrispondevano ai loro sei nomi.

In che ordine, però?

-Forse come nell’Organizzazione XIII…-, mormorò tornando a posare le dita sulla tastiera.

Secondo ciò che gli aveva raccontato Leon, il capo dei nobody era lui.

Quindi “XEHANORT”. Poi “BRAIG”, “DILAN”, “EVEN”, “ELAEUS” e infine “IENZO”.

Premette invio, e il computer gli annunciò con un trillo che le password erano corrette.

Il cd fuoriuscì dall’apertura, e Xehanort lo raccolse e lo ripose nuovamente in una tasca.

L’ultima indicazione che gli aveva dato il tizio sconosciuto prima di aprirgli il varco era di andare nel locale attiguo, la fabbrica degli heartless, e poi seguire “il cammino che ti verrà mostrato”.

Mentre usciva dalla sala del computer, non potè evitare di cominciare a fantasticare su cosa avrebbe trovato una volta alla fine del “cammino”.

Magari documenti misteriosi, esperimenti disumani, heartless… o anche qualcosa che gli rivelasse qualche dettaglio in più sul suo passato.

La persona dell’Oltretomba aveva accennato qualcosa sul fatto che il posto dove doveva andare, sotto al vecchio laboratorio dove una volta i sei discepoli di Ansem compivano quegli esperimenti che li avevano portati poi a perdere il loro cuore, era stato creato dal suo nobody con una qualche funzione particolare che gli era sconosciuta. Ma probabilmente vi era nascosto qualcosa di estremamente importante.

Che fosse questa “the Room of Sleep” che Braig aveva trovato citata in uno dei documenti scribacchiati dal suo nobody?

Ma c’era un’altra cosa che lo incuriosiva molto. Perché tutti e cinque i suoi compagni si erano dimenticati dell’esistenza del loro laboratorio sotto la fabbrica degli heartless?

-Magari è stata una punizione divina…-, mormorò, ed emise un basso risolino.

Poi si ricompose, e si incamminò lungo il passaggio che gli era appena aperto nel pavimento.

 

*

 

-Tu cosa fai nella vita?-, chiese Maurial voltando leggermente la testa verso Rudol.

Doveva assolutamente fare un po’ di conversazione, altrimenti l’angoscia che gli attanagliava lo stomaco si sarebbe fatta soffocante.

Gli sembrava impossibile, ma nonostante camminassero ormai da più di dieci minuti e quella zona della città fosse piuttosto frequentata, non c’era traccia degli abitanti. Gli edifici, le strade, i muri… erano tutti in ottimo stato. Rudol si avvicinò ad un’automobile ancora in moto e vi guardò dentro accuratamente, ma non trovò nessuno. Dal sedile posteriore un cagnolino gli ringhiò contro, e l’uomo tornò di fianco a Maurial.

-Al momento insegno qua e là-, rispose riprendendo a camminare –Sto scrivendo un saggio sulla psicologia infantile-

Maurial si illuminò –Aspetta aspetta! Ora che mi ricordo, mi sembra di averti visto in tv una volta! Stavi… presentando un tuo libro, credo-

-Esatto-, annuì orgogliosamente Rudol –Era un trattato sulla psicologia legata al gioco d’azzardo. Modestamente sono un ottimo giocatore di poker-

-Io invece sono negato-

Con un sospiro, Maurial si portò le braccia dietro la testa, poi sorrise.

-La mia ragazza invece è piuttosto brava. Mi annienta, letteralmente-

-Che cosa insolita!-, ridacchiò l’uomo.

-Quella è veramente una tipa strana, sai? Non è la tipica ragazza da orsacchiotti e coccole. La prima volta che siamo andati al cinema mi ha portato a vedere un thriller! Anche il modo in cui l’ho conosciuta è davvero particolare. Degno di lei, a ben pensarci-

Rudol si fece incuriosito –Ah sì? E perché?-

-Mi si è infilata nella vetrina con la moto-

Rimasero in silenzio qualche secondo, poi scoppiarono entrambi a ridere.

-Comunque-, riprese Maurial asciugandosi gli occhi –Sotto la scorza da dura è una brava ragazza. Molto sotto forse, ma lo è. Credo che sia l’unica persona al mondo a non darmi del frocio per il fatto che amo fiori-

Anche tu sei un ragazzo strano, pensò Rudol. Esteriormente aveva un’aria indifesa e aggraziata, ma la freddezza con cui aveva piantato le forbici nell’occhio di quel motociclista era stata impressionante.

Però non disse niente di questo, e decise di chiedergli qualcos’altro.

-Come mai lavori in quel negozio? Non sei in età da università?-

Maurial sospirò –Non mi è mai piaciuto troppo studiare, e dopo la morte di mio padre a mia madre serviva qualcuno che le desse una mano con le piante. Generalmente io sbrigo commissioni o mi occupo solo di un paio di serre, ma ora che lei è in viaggio di nozze col suo secondo marito devo badare a tutto io. Fortunatamente ho un innato pollice verde! Comunque mentirei nel dire che non diverto- fece una piccola pausa, poi notò la fede che l’uomo portava al dito ed aggiunse –Quindi sei sposato, vedo. E lei sta bene?-

Rudol assunse un’espressione preoccupata –Credo di sì. Ora dovrebbe essere nell’ospedale dall’altra parte della città per una di quelle visite di controllo della gravidanza. Non credo che questo fenomeno di sparizioni si sia esteso a tutta la città… o almeno lo spero. Tutto questo mi ricorda tanto…-

Si bloccò, mentre qualcosa dentro di lui esultava.

Tutto questo gli ricordava gli avvenimenti di poco tempo prima –un anno, forse due, non lo sapeva con certezza.

Allora come quel giorno le persone avevano cominciato a sparire, e allo stesso tempo comparivano centinaia di mostriciattoli che assalivano chiunque ostacolasse loro il cammino.

Un altro ricordo gli penetrò con prepotenza nel cervello.

Uno di quegli esseri strani… sì, uno di quegli esseri strani l’aveva… ucciso? No, ucciso no… però gli aveva tolto qualcosa, e quando si era ripreso si era ritrovato con un aspetto leggermente diverso e senza…

-Senza cuore…-, mormorò accarezzandosi la corta barbetta bionda.

-Come?-, gli chiese Maurial, spinto dalla familiarità di quelle parole. Rudol gli spiegò brevemente ciò gli era tornato in mente, e il ragazzo non potè fare a meno di condividere.

Anche a lui, ora che l’uomo gliel’aveva fatto ricordare, era successa una cosa molto simile…

Allungò un braccio davanti a sé e si osservò la mano.

-Ehi, mi è venuta in mente una cosa-

-Mh?-, mormorò Rudol incrociando le braccia –Cosa?-

-Avevo una falce verde e rosa piuttosto figa!-

Successe in un attimo. Barlumi d’ombra gli si addensarono intorno alla mano aperta, e pochi secondi dopo si ritrovò a stingere una falce identica a quella che aveva appena nominato.

Rudol sgranò gli occhi allibito, mentre il ragazzo lasciava cadere a terra l’arma per lo spavento. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma le parole gli morirono sulla punta della lingua.

Rimasero così, impalati e in silenzio, finchè il cellulare di Maurial non cominciò a trillare.

Il ragazzo lo prese fuori lentamente, e sempre lentamente scrutò il nome sul display illuminato.

-E’ la mia ragazza…-, borbottò accettando la chiamata. Mentre si chinava a raccogliere la falce si accostò il telefono all’orecchio.

-Sì, Arleen?-

 

*

  

Nella Room of Sleep, Xehanort rimase fermo a fissare l’armatura che giaceva disordinata per terra.

Allungò la mano e sfiorò con timore quasi reverenziale il keyblade che vi era piantato accanto.

Perché il suo nobody possedeva questi oggetti?

Dopo qualche secondo di riflessione, si decise ed afferrò il keyblade con entrambe le mani.

Questo non scomparve, gli rimase semplicemente in mano come un oggetto qualsiasi.

Ma in che rapporto era lui con quelle armi a forma di chiave che ricorrevano di tanto in tanto fra gli scritti del suo vecchio maestro?

Non avrebbe avuto risposte, questo era certo. A meno che non fosse riuscito a recuperare magicamente tutti i ricordi.

Ma ora il fatto che avesse o meno una memoria era così importante?

 

********************************************************************************

Nota dell’Autrice: e ancora non cominciano le botte. Ma perché, mi chiedo, perché rimando così tanto?

Semplice: perché i filmati che ho visto ieri sera mi hanno profondamente scioccata. La parte delle password, della Room of Sleep e dell’armatura col keyblade piantato vicino non sono inventate da me, sono quello che succede nelle due cutscenes che mi sono guardata ieri.

Nota sulle pass che ho fatto inserire a Xehanort: della parola “another” sono certa perché si vede chiaramente nel filmato, mentre le altre sei le ho dedotte io, dato che si vedono solo dei qudratini. In fondo quante combinazioni di nomi esistono che hanno lo stesso numero di lettere di quelli dei sei allievi di Ansem? Ho inventato solo l’ordine in cui le inserisce, dal momento che Xemnas le mette a casaccio.

Bene, per oggi finisco qui^^

Aspetto i vostri commenti!

 

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Capitolo 9
*** AVVISO ***


AVVISO

 

Ci ho pensato su un po’, e alla fine ho deciso di sospendere questa fic per qualche tempo.

Prima di tutto perché mi sembra irrispettoso nei confronti dei lettori aggiornare con questa lentezza esasperante, secondo perché, sentendo a volte l’aggiornamento quasi come un obbligo, tenderei a tirare via la storia con capitoli corti, mal scritti e in cui si cincischia molto ma alla fine si fa poco.

Purtroppo in questo periodo sono sommersa dagli impegni, fra le prove di canto, le verifiche e il tentativo di non avere debiti a fine anno, e non ho tutto il tempo che vorrei per cazzeggiare liberamente come sono solita fare.

Oltretutto a giugno andrò a Londra per una settimana, e devo prepararmi a dovere se non voglio ritrovarmi sperduta in qualche vicolo malfamato! XD

Quindi non ci saranno aggiornamenti fino ai primi di luglio.

Prometto che appena finita la scuola mi dedicherò anima e corpo alla fic e scriverò i pochi capitoli che ormai mancano, così potrò poi pubblicarli ad intervalli decenti^^

Ringrazio di cuore tutte le persone che mi hannno seguito finora, e vi do appuntamento a fra un po’.

Nel caso riesca ad ultimare la storia prima… ben venga! Anche se ne dubito XD

Vi chiedo scusa se sono una lumaca ad aggiornare! ^__^” cercherò di migliorare in questo aspetto!

Quindi… see ya!

 

Dark Magician

 

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