Lucky

di jammyjam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Epilogo - Parte 1 ***
Capitolo 14: *** Epilogo - Parte 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

Salve gente! 

Abbiate pietà, è la prima volta che scrivo una FanFiction basata su personaggi di serie tv. In questo caso scrivo di Glee, precisamente di Quinn e Rachel.

Sì sono una Faberry/Achele incallita e questa storia la dedico a una persona speciale, L, che mi è entrata nel cuore così per caso e non ne vuol sapere di uscire. 

 

Sono abbastanza avanti con la stesura dei capitoli, quindi penso di pubblicare ogni 2-3 giorni. Probabilmente saranno 7/8 capitoli, ma sono sicura che nel corso della stesura mi verranno in mente tante altre cose, ma non credo di farla lunghissima. 

La storia, ovviamente è Faberry, ma racconto di Quinn. E’ lei la protagonista di questo racconto (vorrei che anche in Glee fosse così, o almeno darle più importanza, come ad esempio per le canzoni).

 

E dopo sto poema di presentazione, vi lascio alla lettura. Mi raccomando, commentate sia in positivo che in negativo e se avete proposte, prego fate pure, sono ben accette! 

 

Jam

 

 

CAPITOLO 1

 

Davanti a noi ci stanno cose migliori

di quelle che ci siamo lasciati alle spalle.

-Clive Staples Lewis-

 

“Quinn!”

 

“Sì mamma che c’è?”

 

“E’ arrivata la lettera da Yale!” Corri!”

 

Tuffo al cuore. La ragazza si mosse a velocità sovrannaturale dalla camera fino al soggiorno e la vide. Lì sul tavolino. Lì c’è il suo futuro. Rimanere a Lima incastrata nei problemi o andare all’università che tanto sognava e iniziare una nuova vita, senza gravidanze, adozioni, scleri per riavere la bambina e senza Finn, Puck o Sam intorno a lei a confonderla.

 

Quinn guardava la madre con agitazione mista a euforia. Prese in mano la lettera e cominciò a leggere frenetica.

 

Signorina Fabray,

siamo lieti di informarla che la sua domanda di ammissione è stata accettata. Le diamo il benvenuto all’Università di Yale per l’anno 2012/2013.

Cordiali saluti.

Ufficio Ammissione Università di Yale

 

Ce l’ha fatta. 

 

Senza dire una parola si fionda verso la madre ad abbracciarla, con le lacrime agli occhi, lacrime di gioia, di speranza e soprattutto di rivincita. La madre piangeva con lei. La sua Quinn sarebbe andata a Yale l’anno prossimo e nonostante le paure di averla così lontana, era felice per lei. Il suo sogno si stava realizzando e dopo tutto ciò che è successo negli ultimi anni, meritava la felicità.

 

“Sono orgogliosa di te, tesoro” disse commossa la madre ancora stretta nell’abbraccio della figlia.

 

“Non ci credo, mamma. E’ un sogno, il mio sogno” disse una singhiozzante Quinn. Si staccò dall’abbraccio, si asciugò gli occhi con una mezza risata di sollievo.

 

“Vado a Yale” urlò alzando il pugno verso il cielo e saltellando nel soggiorno.

 

-

-

 

Quella notte Quinn, dormì per la prima volta serena, sapendo che niente e nessuno l’avrebbe trattenuta a Lima dopo il diploma, ignara che di lì a poco, l’amore avrebbe bussato alla sua porta, mettendo in discussione il suo sogno.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Eccomi qui per il secondo capitolo! Mi raccomando commentate!!!

Baci, Jam

 

CAPITOLO 2

 

Se guardi bene dentro uno sguardo

c’è molto di più di ciò che un occhio può vedere,

c’è una storia, c’è una sensazione.

-Stephen Littleword-

 

Nei giorni successivi all’ammissione a Yale, Quinn Fabray era al settimo cielo. Camminava per i corridoi del McKinley con un’aria fiera ed orgogliosa, come mai prima d’ora. E pensare che per lei le uniche volte che si sentiva così, padrona della sua vita e del suo futuro, era quando indossava la divisa delle Cheerios. Come si sbagliava. Una stupida divisa e la popolarità erano niente in confronto alla consapevolezza che presto non sarebbe più stata la ragazza problematica di sempre, bensì una giovane adulta pronta a rifarsi una vita, la vita che aveva sempre desiderato. 

 

La soddisfazione più grande, ovviamente oltre all’ammissione stessa, è stata la reazione dei suoi amici del Glee Club. Quando aveva dato la notizia, il giorno seguente l’arrivo della lettera, tutti i suoi compagni le erano saltati addosso, abbracci di gruppo, urla, congratulazioni a non finire e addirittura lacrime. In quel momento si è resa conto di quanto i suoi amici tenessero a lei e soprattutto di quanto le sarebbero mancati una volta partita per New Haven. 

 

Quando vide Rachel Berry, sua compagna, quasi amica del Glee, venirle incontro con gli occhi lucidi e abbracciandola, Quinn realizzò che nonostante la rivalità e l’antipatia verso Rachel, le sarebbe mancata, forse più di tutti gli altri, e a questo pensiero la ragazza scoppiò a ridere.

 

“Perchè ridi? E’ così strano che mi congratuli con te?”

 

“No, scusami Rachel, non è niente” rispose Quinn scuotendo la testa, come per scacciare questo assurdo pensiero.

 

“Sono orgogliosa di te, Quinn, sapevo che ce l’avresti fatta, non avevo dubbi” le disse la Diva con un sorriso timido.

 

“Grazie Rachel” 

 

A fine lezione del Glee, Quinn si incamminò verso il bagno, prima di tornare a casa. Nel corridoio il suo pensiero era fisso su Rachel. Le aveva detto di essere orgogliosa, nonostante tutte le angherie che le aveva fatto passare negli ultimi tempi. Non riusciva a capire perché si sentisse così riconoscente verso Rachel, la logorroica, pignola, invadente e rompi scatole Rachel Berry. Qualcosa dentro di lei le diceva che forse era davvero la persona che più le sarebbe mancata. Negli ultimi tempi Quinn aveva accettato la relazione della Diva con Finn, anche se si erano lasciati recentemente per motivi sconosciuti a tutti, e a dire la verità si erano avvicinate molto. Certo, non poteva considerarla un’amica come Santana o Brittany, ma nonostante ciò, è sempre stata Rachel a rimetterla sulla retta via, più di tutti gli altri. Le era stata vicina quando era incinta di Beth; quando ha attraversato il periodo punk, con i capelli rosa e i piercing era stata Rachel a convincerla a tornare nel Glee Club e anche quando voleva strappare Beth dalla madre adottiva Shelby, Rachel era lì, a farle capire quanto le sue intenzioni fossero sbagliate e quanto potessero incidere sulla vita della piccola Beth. 

Sì, Rachel Berry era sua amica.

 

Entrò nel bagno e si trovò di fronte le sue compagne del Glee, Santana, Brittany, Mercedes, Tina e Rachel con dei gran sorrisi. Quinn le guardò un po’ dubbiosa, un po’ preoccupata, quegli sguardi erano leggermente inquietanti.

 

“Che succede ragazze? Perchè mi guardate così?

“Signorina ha intenzione di festeggiare l’ammissione o cosa?” le chiese Santana con un sorriso diabolico in viso.

 

“In realtà non ci ho nemmeno pensato San” ammise Quinn.

 

“Come no? Ma dai dobbiamo festeggiare!” Brittany quasi urlò dall’enfasi.

 

“Be’ si ok, se volete potete venire da me venerdì sera. Mia madre è fuori città e non so, possiamo mangiare una pizza, vederci un film e poi rimanete da me a dormire, no?” propose Quinn, quasi costretta. Sapeva che non sarebbe servito a nulla dire che non voleva festeggiare. In realtà aveva molta voglia di festeggiare la bella notizia con le sue amiche, ma allo stesso tempo non voleva avere qualcosa di cui rimpiangere una volta lontana. E le serate con le ragazze, ne è sicura, le mancheranno moltissimo.

 

“Perfetto il pigiama party, ma invece della solita serata pizza-film, perchè non andiamo in quel nuovo locale? Com’è che si chiama Rachel? Casablanca, vero?” 

 

“Sì, Santana, è il Casablanca. Kurt e Blaine ci sono stati lo scorso week-end e mi hanno detto che è molto bello” guardando in direzione di Santana. 

 

“Che ne dici Quinn?” continuò Rachel, questa volta guardando Quinn.

 

In quel momento il verde degli occhi di Quinn si mescolò con quelli cioccolato di Rachel e qualcosa dentro di lei si mosse. Non sapeva bene cosa fosse successo, sta di fatto che si bloccò, persa in quegli occhi, e solo dopo che Mercedes le sventolò la mano davanti al viso si risvegliò da quel contatto visivo. 

 

“Sì ok va bene. Allora venerdì sera. Ci troviamo da me alle 22. Ora devo andare”

 

E senza più incrociare lo sguardo di Rachel scappò via e si incamminò verso casa.

 

Cosa stava succedendo? Perché si sentiva così strana? Perché da quando Rachel le aveva detto quelle cose, non riusciva più a essere così felice della sua imminente partenza? Perchè quello sguardo le aveva procurato quei brividi lungo la schiena? E perché negli ultimi giorni riusciva a pensare solo a lei?

 

Poi un colpo. Come se la risposta a tutte quelle domande fosse riuscita a emergere in superficie.

Quinn ha sempre visto Rachel come una minaccia, specialmente nel suo rapporto con Finn. Ha fatto di tutto per tenerselo stretto, ha persino finto che il padre di Beth fosse lui, pur di non lasciarlo andare da Rachel. E se avesse fatto tutto per non allontanare Rachel? E se quella che voleva restasse libera, senza Finn di mezzo, fosse proprio Rachel? 

Si bloccò sul marciapiede, senza riuscire a fare un passo. Si guardò intorno e si accorse di essere in mezzo al parco, così si mise sulla panchina vicino fissando il vuoto. 

 

-

-

 

 

“Ehi Quinn stai bene?”

 

Quinn si girò di scatto e vide Rachel, in piedi davanti a lei che la guardava preoccupata.

 

“Come? Sì sì sto bene” rispose Quinn come svegliandosi da un sonno profondo.

 

“Sicura? Sono qui da 15 minuti e non ti sei mai mossa e non ti sei nemmeno accorta della mia presenza”

 

“Davvero? Scusa, sono un po’ pensierosa”

 

“Sì, capisco, tante novità”

 

“Già” 

 

Rachel però capì che c’era dell’altro così si mise seduta in parte a lei prendendole la mano.

A quel contatto Quinn sussultò appena e sentì i brividi dappertutto. Non aveva il coraggio di alzare lo sguardo verso l’amica.

 

“Ehi Quinn. So che c’è qualcosa che non va. Sono qui, parlami” disse dolcemente Rachel cercando i suoi occhi.

 

Quinn alzò leggermente lo sguardo e quando i suoi occhi incrociarono quelli di Rachel sentì come un’esplosione dentro di lei, come se fossero partiti i fuochi d’artificio nel suo cuore. Senza pensarci, così d’istinto, si avvicinò a lei e la baciò. Un bacio dolce, a fior di labbra, senza pretese, solo con la voglia di farlo. Guardò ancora una volta quegli occhi e scappò via, correndo verso casa. 

 

Non sapeva cosa fare o dire per giustificarsi con Rachel per quello che ha fatto. Sapeva solo che quegli occhi color cioccolato le avevano fatto un incantesimo e che ogni volta che ci si specchiava vedeva il mondo con nuovi colori. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Eccoci di nuovo qui, a distanza di mezza giornata, ma purtroppo per me oggi ho avuto molto tempo per scrivere. Dico purtroppo perchè mi sono infortunata a nuoto (sono istruttrice di nuoto dei bimbi) e così sarò ferma fino a fine mese, quindi..... taaaanto tempo per scrivere!!!! 

 

Ringrazio chi commenta e continua a seguire questa FF... come sempre la mia dedica va alla mia dolce metà, L e a tutte voi shippatrici Faberry!

 

Ci vediamo nelle recensioni!

Un bacio,

Jam
 

CAPITOLO 3

 

Beati coloro che si baceranno sempre 

al di là delle labbra, 

varcando il confine del piacere, 

per cibarsi dei sogni.

-Alda Merini-

 


Venerdì sera. La serata donne al Casablanca. Quinn era sul letto, ancora in “tenuta da casa”, ancora con mille pensieri che le frullavano per la testa, quando per caso si rese conto che erano le 21.40 e le ragazze sarebbero arrivate di lì a poco. Corse in doccia in fretta e furia, ritardata anche dalla chiamata serale della madre che voleva controllare che fosse tutto a posto. 

 

-

-

 

Neanche il tempo di poter asciugare i capelli che sentì bussare alla porta. Cavolo erano già arrivate! Scese di corsa verso la porta e l’aprì.

 

“Ciao Quinn, le altre stanno arrivando, io sono qui venuta a piedi, in fondo non siamo così distanti” esordì subito Rachel con un velo di imbarazzo.

 

“Ciao Rachel, dai entra”

 

Quinn, più imbarazzata che mai, la condusse fino alla sua camera, e le indicò la sedia per accomodarsi. Mentre si sistemava i vestiti che aveva indosso, un paio di jeans stretti e un top giallo, sperò con tutto il cuore che le altre arrivassero presto. Il pensiero di rimanere da sola con Rachel la faceva diventare matta.

 

“Speriamo non faccia freddo fuori, ma non ho tempo di asciugarmi i capelli, saranno un disastro” buttò lì Quinn, assicurandosi di non incrociare lo sguardo dell’amica.

 

“Stai bene così, hai un’aria sbarazzina. Mi piace!” rispose dolcemente Rachel passando in rassegna la camera dell’amica e soffermandosi sulle foto che c’erano sugli scaffali.

 

Mi piace? Che vuol dire? E per il modo in cui l’ha detto, a Quinn le si contorse lo stomaco.

 

“Vuoi qualcosa da bere nel frattempo?” chiese per sviare il discorso.

 

“No grazie sono a posto” le rispose Rachel con un sorriso, guardando una foto di Quinn che faceva le linguacce insieme alla sorella.

 

-

-

 

Passarono i minuti, ma delle altre nessuna traccia, così Quinn decise di chiamare Santana. 

 

“Santana dice che sono già al locale, non si ricordava di dover passare qui, quindi dobbiamo raggiungerle” spiegò Quinn dopo aver interrotto la chiamata.

 

“Va bene, meglio andare allora!”

 

Il viaggio, in realtà abbastanza breve, sembrò lunghissimo e carico di silenzio. Quel tipo di silenzio in cui i gesti, gli sguardi, sembrano urlare, quel silenzio pieno di aspettative e di imbarazzo, quel silenzio che ti fa stare male e bene allo stesso tempo.

 

Arrivarono al locale e subito trovarono Santana, Brittany, Tina e Mercedes scatenatissime sulla pista da ballo, sbracciandosi per farsi notare dalle due ragazze, che si unirono subito alle danze.

 

-

 

La serata è trascorsa tranquilla, tra drink, brindisi, balli e risate. Quinn fingeva di divertirsi, ma si ritrovava a guardare Rachel di sottecchi, e ogni volta che lo faceva notava che lo sguardo di Rachel si spostava velocemente. La guardava anche lei? 

 

Santana e Brittany stavano dando uno spettacolo imbarazzante dovuto all’alcol e Quinn propose di tornare a casa prima di combinare altri danni. E così tra una risata e l’altra portarono via le due ubriache e si misero in macchina.

 

-

-

 

Una volta arrivate a casa di Quinn, Santana e Brittany si addormentarono subito sul letto della padrona di casa. Le altre ragazze decisero di guardare un po’ la televisione, ma dopo pochissimo tempo, Rachel si accorse che Mercedes e Tina si sono addormentate ai piedi del letto di Quinn occupando tutto lo spazio disponibile. 

 

Era ora di andare a letto, era inutile stare sveglie e rischiare di svegliare le amiche, così Rachel prese le sue cose e uscì dalla camera.

 

“Buonanotte Quinn, ci vediamo domani”

 

“Dove vai Rach?” chiese Quinn vedendo la ragazza andare verso il soggiorno.

 

“Non c’è posto qui, mi metto sul divano, così tu puoi stare comoda sul letto di tua madre, o dove preferisci. E’ un problema?” disse Rachel a bassa voce per non disturbare le amiche già addormentate.

 

“No nessun problema, ma ti avverto... Il divano è scomodissimo” l’avvisò con una risata soffocata.

 

“Dai se vuoi puoi dormire con me in camera di mia madre, il letto è grande e soprattutto comodo” non poteva crederci di averlo detto davvero. Ma ormai il danno è fatto.

 

Rachel allargò il sorriso. “Certo, va bene”

 

-

-

 

Era lì, nel letto con Rachel, dandole le spalle, il cuore che batteva all’impazzata. Non riusciva nemmeno a chiudere gli occhi, il pensiero di avere Rachel così vicina, la metteva a disagio. Ormai l’aveva capito, non era solo amicizia quella che provava per la Diva, ma qualcosa di più, qualcosa che ti fa vibrare lo stomaco e rende il respiro pesante.

 

Sospirò un paio di volte cercando di tranquillizzarsi, ma niente, era impossibile.

 

Sentì Rachel muoversi nel letto e all’improvviso una fioca luce illuminò la stanza. Rachel aveva acceso l’abat-jour.

 

“Mi spieghi che succede? domandò Rachel sedendosi sul letto.

 

“Nulla, è che non sono abituata su questo letto” era la prima scusa che le era venuta in mente.

 

“Non sto parlando di adesso, ma dell’altro giorno al parco” il suo tono di voce era determinato, voleva una risposta.

 

Quinn si mise anche lei seduta sul letto, rivolta verso Rachel, ma senza guardarla negli occhi. Non l’avrebbe sopportato, avrebbe sicuramente oltrepassato il limite. Quegli occhi erano una benedizione e una maledizione allo stesso tempo.

 

“Scusami, davvero. Non volevo, è stata una reazione spontanea. Tu ci sei sempre per me e sinceramente non so cosa ho fatto per meritarmelo e non so, è successo, mi dispiace. Dimenticalo”

 

“Perchè non mi guardi? Guardami Quinn” 

 

Quinn aveva la testa bassa, le lacrime agli occhi e tremava.

 

Rachel allora le prese il mento e dolcemente le tirò su la testa portando gli occhi all’altezza dei suoi.

 

“Apri gli occhi Quinn, guardami, per favore”

 

Non voleva cedere, ma quel tono dolce la faceva sciogliere come neve al sole e quando aprì gli occhi si ritrovò il viso dell’amica a pochi centimetri dal suo. Poteva sentire l’odore del suo respiro, del suo burrocacao. 

 

Quegli occhi le davano una sensazione di calore, quel calore che si prova nelle domeniche d’inverno, davanti al camino con una bella cioccolata bollente tra le mani. Non sapeva cosa fare o dire e si lasciò trasportare da queste sensazioni e Rachel, come in trance, studiò gli occhi di Quinn, esattamente come stava accadendo a lei. 

 

Il verde degli occhi di Quinn le ricordava la primavera, la natura, l’aria fresca e leggera. 

 

Erano entrambe perse a contemplare l’anima dell’altra e senza rendersene conto i loro nasi si toccarono e Rachel istintivamente abbassò lo sguardo sulle labbra di Quinn.

 

Quinn tremò appena a quello sguardo.

 

“Scusa, è stata una reazione spontanea” dichiarò Rachel citando Quinn.

 

E senza preavviso, mossa dall’istinto, dalla pancia, dalla testa, dal cuore, Rachel annullò le distanze e appoggiò le sue labbra a quelle della bionda. Quinn ebbe un sussulto, come se avesse preso la scossa e mise le braccia intorno al collo di Rachel avvicinandosi ancora di più. Come se fossero d’accordo, schiusero entrambe le labbra e fecero incontrare le lingue in una danza dolce e sensuale e Rachel si appoggiò con tutta se stessa su Quinn, finendo sopra di lei sul letto. 

 

Rachel sorrise sulle labbra di Quinn e continuò a baciarla. 

 

Era una bella sensazione, sentire il sorriso su di lei, sentirlo tutto, come se le fosse entrato nel suo essere più profondo, sorrise a sua volta e si perse in quel limbo di emozioni. Era come se non fosse solo un bacio, ma una scoperta l’una dell’anima dell’altra. 

 

Baciare Rachel le aveva acceso una melodia, una musica esplosiva che le scoppiava nel cuore e mentre la stringeva forte, l’avvertiva sua.

 

-

-

 

Si addormentarono così, abbracciate l’un l’altra, le dita intrecciate e un sorriso dolce sul viso.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Buon pomeriggio gente!!!!!

Ringrazio come sempre chi segue la storia e recensisce. Mi state dando molte soddisfazioni. 

Solita dedica a L, ma capitolo è una specie di omaggio a una delle mie idole: Katy Perry, perchè le sue canzoni sono la colonna sonora della mia vita.

Byeeeee,

Jam 

 

CAPITOLO 4

 

Kiss me, ki-ki-kiss me 

Infect me with your love and 

Fill me with your poison .

Take me, ta-ta-take me 

Wanna be a victim 

Ready for abduction .

- Katy Perry, E.T. -

 

“Vi volete svegliareeeee?” ormai Santana aveva perso la pazienza. La sera prima Quinn le aveva confiscato le chiavi della macchina per evitare che guidasse ubriaca (ha guidato Mercedes) e da quando si è svegliata ha cercato dappertutto quelle chiavi, senza trovarle. Mercedes, Tina e Brittany si erano già incamminate verso casa da un bel po’ e Santana non voleva andarsene senza la sua macchina. 

 

Quinn aprì gli occhi e come se Santana non ci fosse, riusciva a solo a vedere Rachel appoggiata sulla sua spalla che dormiva beatamente con la mano intrecciata alla sua. Sorrise. Non poteva fare altro che sorridere, per Rachel, per la serata, per quello che era successo. Era felice e la felicità che provava in quel momento, ne era sicura, non l’aveva mai provata prima.

 

“Q. allora?!” Santana era fuori dagli schemi.

 

Quinn guardò l’ispanica con occhi sgranati come se Santana fosse apparsa magicamente davanti a lei. 

 

“Che c’è da urlare?!”

 

“Eh che c’è! C’è che mi devi dare le chiavi della macchina, è quasi ora di pranzo e devo tornare a casa!”

 

“Sono in cucina, insieme alle mie! Sono sempre state lì San, come ogni volta che vieni qui e abbassa ‘sta voce che Rachel dorme!” Quinn era assonnata e spazientita.

 

“Si vabbè. Ma che ci facevi mano nella mano con l’Hobbit?” Chiese curiosa e quasi schifata Santana.

 

Quinn perse un battito, non sapeva cosa fare, come reagire. In realtà non sapeva cosa la nottata precedente potesse significare, almeno non per Rachel. Ma come spiegarlo a Santana?

 

“Sai che sono un terremoto a dormire, non mi sono nemmeno accorta” disse Quinn fingendo indifferenza.

 

“Va bè dai Q, io me no torno a casa, ci vediamo lunedì a scuola” e corse fuori.

 

Quinn si alzò lentamente dal letto, senza fare rumore.

 

E ora? Che si fa? Girovagò per casa, tornò in camera da Rachel, poi cambiò idea e andò in salotto. Non sapeva se svegliarla, se parlarne, se non parlarne, se fare finta di nulla, era confusa. Felice, ma confusa. Felice perchè quel bacio lo voleva, confusa perchè non sapeva cosa ne pensasse Rachel. Decise di accendere la televisione e aspettare che la ragazza si svegliasse. Alla fine tutto quello che è successo con lei è nato dall’istinto e si sa, le cose che accadono spontaneamente sono sempre le più vere. Decise così di affidarsi completamente all’istinto al destino o quel che sarà.

 

Sul divano, con MTV che trasmetteva la videografia di Katy Perry, Quinn si addormentò.

 

-

-

 

Rachel si svegliò con un sorriso stampato in viso cercando Quinn. Ma dov’era? Non avrebbe potuto andarsene, è casa sua. Si alzò, voleva vederla, ne aveva bisogno, aveva bisogno dei suo occhi, voleva essere sicura che quello che era successo non era un sogno, ma la realtà, una bellissima realtà. Si sistemò velocemente e la cercò per tutto il piano. Niente. Così scese le scale e arrivò in soggiorno. 

Eccola. Dormiva sul divano. Una gamba appoggiata allo schienale e un braccio che usciva dal divano e si appoggiava al tavolino. Rachel fu attraversata da un pensiero che le faceva male. Non ha dormito con lei? Quinn si è pentita e si è stata tutto il tempo sul divano? Questi pensieri l’avevano completamente smontata. Si avvicinò lentamente a Quinn, pensando ai mille modi per spiegarle che, se si fosse pentita, avrebbe dimenticato tutto, non voleva farla soffrire, qualsiasi decisione volesse prendere, lei l’avrebbe rispettata. 

 

Era vicinissima a lei, poteva sentire il suo respiro regolare, e senza pensarci si sedette sul divano a livello della vita della ragazza e la guardò intensamente. 

 

Quinn ebbe uno scatto nel sonno e il braccio sbattè contro Rachel che, presa alla sprovvista, si fece scappare un “Ahi”. Quinn aprì gli occhi e si ritrovo Rachel vicinissima.

 

“Oddio scusami non volevo svegliarti!” disse subito Rachel.

 

“No tranquilla figurati. Ma che ore sono?”

 

“Quasi l’una. E’ tardino” rispose Rachel accennando una risata.

 

“Ecco perchè ho così fame” e provò ad alzarsi dal divano ma con Rachel lì seduta era impossibile.

 

“Rachel. Tutto bene?” chiese titubante.

 

“Devo chiederti una cosa che mi sta divorando da quando mi sono svegliata” disse Rachel un po’ imbarazzata.

 

“Spara” il cuore di Quinn andava a mille.

 

“Ma... hai dormito qui sul divano per tutto il tempo, sai dopo... sì insomma dopo... dopo che ci siamo addormentate?” Rachel non riusciva nemmeno a parlare, aveva la salivazione a zero.

 

Quinn che si era preoccupata da morire, scoppiò a ridere.

 

“Ma no, mi ha svegliato prima Santana e per non svegliarti mi sono messa qui. Sono stata con te fino a un’oretta fa” non riusciva a fare a meno di sorridere e a queste parole Rachel sospirò di sollievo, sorrise a Quinn e si avvicinò al suo viso.

 

“Pensavo ti fossi pentita o qualsiasi altra cosa” disse sussurrando e stampò un bacio sulle labbra della bionda.

 

“Buongiorno comunque”

 

“Buongiorno a te. Senti, già che è tardi, ti va di rimanere qui a mangiare?” chiese Quinn sorridendo.

 

“Volentieri, ma poi scappo, i miei papà mi aspettano, abbiamo degli impegni”

 

“Certo” la prese per mano e andarono in cucina a ordinare le pizze.

 

-

-

 

Mentre mangiavano in silenzio, le due si guardavano in continuazione, sorridendo, come se i loro occhi si parlassero, come se stessero raccontando una storia. 

 

Rachel, come spinta da un coraggio arrivato all’improvviso, appoggiò la pizza e le disse: “Ma noi cosa siamo? Insomma, non sto più con Finn, tu sei libera, ci siamo baciate e ora siamo qui a mangiare insieme, come se fosse una cosa di tutti i giorni. Non mi fraintendere, ma sai devo avere tutto sotto controllo”.

 

Quinn per poco non si strozzò con la pizza. Deglutì.

 

“Non mi sono pentita Rach e se tornassi indietro rifarei tutto” rispose seria guardandola negli occhi.

 

“Anche io. Ma ora che succede?” 

 

Quinn si alzò dalla sedia e si avvicinò a Rachel dandole un dolce, leggero bacio.

 

“Succede che voglio rifarlo ora, domani, il giorno dopo e quello dopo ancora, finchè tu me lo permetterai. Me lo permetti Rach?” 

 

I loro occhi sembravano attratti come una calamita.

 

Rachel senza rispondere si alzò e senza distogliere lo sguardo da Quinn, ricambiò il bacio, questa volta non a fior di labbra. Un bacio prepotente, come per rafforzare l’idea del bacio stesso. Quinn la prese per la vita e l’attirò a se, continuando a baciarla, le loro lingue si completavano, si toccavano, si sfioravano, assaporavano tutto l’una dell’altra. Quinn pensò che mai nella sua vita si sentiva così a baciare una persona. Era come se fosse stata strappata da questo mondo e portata in una realtà parallela, dove emozioni e sensazioni erano amplificate, tutto era bello. 

Baciare Rachel era come vivere un’esperienza extraterreste. 

 

“Lo prendo per un sì” 

 

Non era una domanda. Era così e basta. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 

 Eccomi di nuovo qui! 

Sono molto avanti con la scrittura dei capitoli e vi anticipo che non saranno solo 8 capitoli, ma la storia sarà un po' più lunga. 

 

Ringrazio koa89, Bocciola60 e Fede_96 per i commenti, grazie veramente tanto!!!! Ringrazio ovviamente tutti coloro che leggono e seguono questa storia in silenzio e ringrazio la mia dolce metà perchè mi ha appena regalato il poster gigante di Hunger Games...

 

Piccolo spoiler sul cap. 6: sarà un capitolo tributo a THE OC!!!! 

 

Baci e buona lettura e.... mi raccomando commentate e se avete proposte o idee, sono tutta orecchie, anzi occhi!!!!

 

jam

 

 

CAPITOLO 5

 

Ciò che non si capisce non si possiede.

-Johann Wolfgang Goethe-

 

Passarono i giorni. Tutto andava alla perfezione. Erano una coppia, Quinn lo sapeva e anche se Rachel le aveva chiesto di andarci piano e di aspettare a renderla ufficiale, era felice, perché ogni cosa era al posto giusto. Durante la scuola, ogni momento libero era buono per vedersi, per stare qualche minuto insieme, per un bacio veloce. 

L’auditorium era diventato il loro “posto”, non ci andava mai nessuno a parte il Glee Club per alcune esibizioni, quindi era perfetto per stare tranquille. Si trovavano lì ogni giorno all’ora di pranzo, tra una lezione e l’altra, dopo le prove del Glee. Insomma tutto perfetto, anche se nascoste.

Quando stavano in compagnia si limitavano a guardarsi, a sorridersi da lontano, senza avvicinarsi. Quando cantavano non potevano fare a meno di guardarsi, di cantare l’una per l’altra, si dedicavano parole, versi, ritornelli. 

 

Uscivano da scuola sempre separate. Quinn con Santana e Brittany, a volte con Puck e Sam e invece Rachel con Kurt, Blaine e Finn. Appena salutavano gli amici e si incamminavano verso casa, deviavano entrambe per ritrovarsi al loro parco, sulla loro panchina. A volte andavano a prendersi un gelato o semplicemente passeggiavano per il parco mano nella mano.

 

Quando stavano a casa, erano sempre su Skype, non potevano farne a meno. Dovevano vedersi e stare insieme, in tutti modi. A volte stavano connesse in Skype anche senza parlarsi, magari studiavano per i fatti propri o leggevano o mangiavano. Insomma non riuscivano a stare lontane per troppo tempo.

 

La sera o il week-end era per loro l’unico momento in cui si sentivano una vera coppia. Prendevano la macchina e andavano. Senza meta, senza programmi. 

 

Una sera decisero di andare a Sidney, una cittadina vicina a Lima.

 

Il viaggio era come sempre accompagnato dalla musica che proveniva dall’iPod di Rachel, con tutte le canzoni del Glee. Cantavano a squarcia gola, i finestrini abbassati e l’aria fra i capelli. Erano libere ed erano felici. 

 

Hey hey hey 

You and me keep on dancing in the dark 

It’s been tearing me apart 

Never knowing what we are 

 

Ballavano e cantavano insieme.

 

Hey-hey-hey you and me keep on tryin’ to play it cool,

Now it’s time to make a move and that’s what I’m gonna do.

 

Era come se ogni canzone fosse scritta per loro. 

 

Let’s light up the world ton-i-ight,

You gotta give up the bark and b-i-ite,

I know that we got the love alr-i-ight,

Come on and li-li-light it up, light it up tonight.

Let’s light up the world ton-i-ight,

You gotta give up the bark and b-i-ite,

I know that we got the love alr-i-ight,

Come on and li-li-light it up, light it up tonight.

 

-

-

 

Passeggiarono per il centro di Sidney mano nella mano, senza dare importanza agli sguardi confusi dei passanti, si abbracciavano, si baciavano e Quinn voleva davvero poter fare tutte quelle cose anche a Lima, davanti agli amici e alle famiglie.

 

“Bello qui, vero?”

 

“Sì Quinn, che bella serata”

 

“Peccato non poter trascorrere queste serate anche a Lima” sapeva di aver detto qualcosa che a Rachel non sarebbe piaciuto, ma non ha resistito.

 

Rachel la guardò triste.

 

“Lo so, piacerebbe anche a me, ma lo sai, non è il momento giusto. Io e Finn ci siamo appena lasciati e...”

 

“Cosa c’entra Finn? Questa cosa riguarda noi e solo noi. Non ti importa di baciarmi qui davanti a sconosciuti, però ti fai mille menate quando si tratta di persone che ci vogliono bene e che staranno al nostro fianco qualsiasi cosa noi decidiamo di fare. Non capisco Rachel, cosa c’entra Finn?” Quinn si stava scaldando, non sapeva bene cosa fosse successo tra i due, ma ogni volta che toccavano questo argomento, Finn saltava fuori.

 

“C’entra! Ci stavamo per sposare, ricordi? Non mi sembra corretto sbandierare la nostra relazione, proprio ora che Finn non si è ancora ripreso del tutto”

 

“Non è corretto? E accettare di sposare qualcuno solo perché non si sa cosa fare del proprio futuro è corretto?

 

“Questo e’ un colpo basso Quinn” la Diva aveva le lacrime agli occhi.

 

Lo sapeva, Quinn sapeva che toccare il tasto ‘quasi matrimonio’ avrebbe peggiorato le cose, ma desiderava tanto urlare al mondo quello che stava succedendo che non pensava alle conseguenze.

 

Rachel prese la mano di Quinn e la guardò negli occhi.

 

“Quinn ti prometto che appena sarà il momento parlerò io stessa con Finn e gli spiegherò tutto, ma fino ad allora, ti prego, porta pazienza. E’ difficile anche per me, cosa credi? Vederti ogni volta e non poter fare nulla. E’ difficile, ma non voglio far soffrire una persona per me speciale come Finn”

 

Quinn fece un gran sospiro. “Va bene, aspetteremo” e accennò un sorriso incerto.

 

“Brava la mia ragazza” si avvicinò ancora di più, mise le braccia intorno al collo della bionda e l’abbracciò. Sapeva che avrebbe capito la situazione.

 

Ha combattuto con le unghie e con i denti per avere Finn, una lotta consumata proprio contro Quinn. Si erano messi insieme, stavano bene, Rachel aveva grandi progetti con lui. Sarebbero andati a New York insieme, lei avrebbe frequentato la NYADA e Finn avrebbe fatto qualsiasi cosa volesse, in fondo New York è una città dalle grandi opportunità. Quando le loro carriere sarebbero state stabili e soddisfacenti si sarebbero sposati e avrebbero creato la loro famiglia e sarebbero stati felici per sempre. 

Invece qualche mese prima, Finn le chiese di sposarlo e lei, nonostante sapeva quanto fosse sbagliato affrettare i tempi, accettò. Dentro di lei, sapeva di aver accettato solo perché la lettera di ammissione alla NYADA non era ancora arrivata e forse non sarebbe mai arrivata. I suoi amici le avevano detto di rifiutare, lei non poteva rimanere inchiodata a Lima per il resto della sua vita. Rachel Berry era colei che dopo il diploma, avrebbe spiccato il volo e sarebbe diventata una grande star di Broadway, con o senza NYADA, ma lei, testarda e spaventata all’idea che senza quella scuola niente di ciò che sognava sarebbe successo, si accontentò di passare il resto della vita con Finn, a Lima, con i suoi sogni chiusi in un cassetto. In fondo lo amava, lo amava tantissimo, ma qualcosa in quel matrimonio era sbagliato, già in partenza. Infatti pochi giorni dopo aver accettato la proposta arrivò la lettera della NYADA: era una finalista. Sapeva di potercela fare, forse il suo sogno non era destinato a rimanere chiuso in un cassetto. Lo comunicò a Finn, gli disse che il suo sogno si sarebbe avverato e che era meglio rimandare il matrimonio, voleva impegnarsi con tutta se stessa in questa scuola, voleva sfondare, voleva che il suo sogno diventasse realtà. Finn d’altro canto non la prese bene. Capì che aveva accettato di sposarlo solo come ‘ultima spiaggia’, urlò, andò fuori di testa e la mise di fronte a una scelta. “Arrivati a questo punto, sii onesta per una buona volta. Non voglio essere la ruota di scorta di nessuno. O me o la NYADA. Scegli”. Rachel aveva il cuore spezzato, credeva fortemente che Finn avrebbe capito, l’avrebbe sostenuta e invece è solo un’egoista. “Non scelgo te, non scelgo te perchè non riesci a capire quanto sia importante per me tutto questo. Sono nata per Broadway, è il mio destino. Non scelgo te perchè sei un egoista. Non scelgo te perchè sai quanto ti amo e nonostante tutto mi metti di fronte ad un ultimatum. E’ finita Finn” e scappò via da quella casa, in lacrime, il cuore ormai in mille pezzi. Ha sofferto tantissimo quei giorni, ma è stata la cosa più giusta da fare. 

 

Nonostante tutto ciò non se la sentiva di dare questa notizia a Finn, non ancora, non era il momento, anche se nelle ultime settimane erano tornati ad essere amici.

 

E mentre era lì abbracciata a Quinn, capì come mai prima d’ora, che ha fatto bene a lasciare Finn e sapeva che la bionda, in quella situazione, l’avrebbe appoggiata e sarebbe stata dalla sua parte, come in quel momento.

 

“Grazie Q”

 

“Non ringraziarmi, farei qualsiasi cosa per renderti felice”

 

Sì, Quinn l’avrebbe decisamente capita. Sempre.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Buongiorno gente! Oggi è una giornata orribile... questo brutto tempo condiziona il mio umore e in più la mia dolce metà deve studiare di brutto... vabbè... 

Eccoci a questo capitolo 6, tributo a THE OC, anzi tributo a una scena particolare di questo telefilm, una scena che mi è rimasta impressa nel cuore ed è più o meno quello che è successo a me taaaanto tempo fa!

Buona lettura, come sempre ringrazio tutti e ci vediamo nei commenti.

Jam.

 

CAPITOLO 6

 

Seth: Quelli non sanno che quando toccò a te 

leggere la poesia davanti alla classe avevi 

il terrore di fare una brutta figura e 

ti tremavano le mani.

Summer: La poesia? Quale poesia?

Seth: Eh... Vorrei essere una sirenetta.

Summer: Me l'ero dimenticata... 

avremmo avuto si e no 12 anni...

Seth: Diceva: 

Vorrei essere una sirenetta che... 

che sguazza in fondo al mare, 

dei pesci l'amichetta per ridere e...

[Summer lo bacia]

Seth (stupito):... e baciare... ballare.

-The OC 1x06-

 

 

Era mattina. Quinn si stava preparando per andare a scuola, anche se la voglia di andarci era sotto i piedi. Quel giorno c’era la raccolta fondi per le rampe a favore dei disabili e prima che succedesse il tutto con Rachel, aveva accettato di partecipare allo Stand dei Baci: 10 dollari per baciare Quinn Fabray. Avrebbe voluto annullare tutto, ma come si sarebbe giustificata? E poi per Artie avrebbe fatto qualsiasi cosa.

 

Mentre si preparava pensava alla conversazione avuta con Rachel qualche sera prima a Sidney. E’ vero, preferirebbe smetterla di nascondersi e vivere la loro storia alla luce del sole, soprattutto le mancava avere qualcuno con cui confidarsi. Tante volte avrebbe voluto prendere in mano il telefono e potersi confidare con Santana o con Sam, raccontare loro come si sente, quanto sta bene e tutto ciò che sta succedendo. Avrebbe potuto farlo volendo, bastava far promettere di tenere il segreto, ma ogni volta realizzava che era un’idea stupida. Aveva detto a Rachel che avrebbe aspettato? E così sia. Tutto per renderla felice, a lei importava solo quello e chissene frega se doveva tenere tutto dentro. Non è niente in confronto al non avere nulla da raccontare.

 

-

-

 

Arrivò a scuola. Tutta decorata per lo Stand dei Baci e Quinn avrebbe tanto voluto girare su se stessa e scappare. Alzò lo sguardo e vide Rachel appoggiata all’armadietto della bionda e un sorriso face capolino sul viso non appena la vide. 

 

“Buongiorno Q”

 

“Buongiorno Rach. Che ci fai qui? Il tuo armadietto è dall’altra parte”

 

“Lo so, sono qui solo per te” rispose ammiccando con voce bassa.

 

“Per me? Wow, sono così importante?” scherzò la bionda.

 

“Certo, soprattutto dopo aver visto un bellissimo striscione con scritto ‘Stand dei Baci - 10$ per Quinn Fabray’ ” disse sarcastica guardandola male.

 

“Già. Mi dispiace davvero non avertelo detto, ma l’avevo proprio scordato e stamattina tac, mi sono ricordata” 

 

Rachel sospirò.

 

“Devi proprio?” chiese speranzosa Rachel.

 

“Sì per due motivi: A, se anche mi rifiutassi, che scusa potrei usare? ‘Non posso scusate, la mia ragazza Rachel Berry non vuole’?” disse ridendo, prendendola in giro “e B, è per Artie, sai che ne ha bisogno” continuò più seria.

 

“Hai ragione sono una stupida. E’ per Artie. Ma, spero per te che sia solo per Artie!” le rispose la Diva provocandola.

 

“E se non fosse così? Sei gelosa per caso?”

 

“Io? Gelosa? Nah! Cosa vai a pensare?” Rachel era rossa come un peperone.

 

“Sembrava” Quinn rideva.

 

“Vabbè un pochino. E smettila di ridere!” le diede un pugno sul braccio.

 

“Sai una cosa? Potresti sempre partecipare. Sganci 10 dollari, dai un bacio alla sottoscritta, cosa che ti piace parecchio oserei dire, fai una buona azione per il nostro amico e dulcis in fundo ‘problema Finn’ risolto!”

 

“Ah ah ah molto divertente Quinn Fabray”

 

“Non volevo esserlo in realtà”

 

“Lo sai che non lo farò mai, non così”

 

“Lo so”

 

-

-

 

Il Preside Figgins stava spiegando le regole di questo Stand dei Baci, e Rachel seduta sugli spalti della palestra si stava tormentando le mani. Lo faceva sempre quando era nervosa. Sì ok era una buona azione, ma doveva proprio baciarseli tutti? Quinn Fabray è la ragazza più ambita della scuola, anche ora che non era più il capitano delle Cheerios. Tutti erano pazzi di lei, lo sapeva bene. No non sarebbe stata lì a guardarla baciare chiunque per tutta la mattina. Doveva andarsene, magari sarebbe passata in auditorium a cantare qualcosa, tanto per distrarsi, ma in quel momento, mentre stava per svignarsela, arrivò Kurt.

 

“Ehi Rach, te ne vai?” chiese l’amico con una smorfia.

 

“Ehm no, in realtà... no non me sto andando” si arrese.

 

“Bene, perché devi farmi compagnia”

 

“Qui? Tutta mattina?” chiese agitata.

 

“Sì ovvio! Voglio vedere se Blaine si metterà a baciare Quinn. Devo controllarlo!”

 

“Perchè pensi che Blaine voglia baciare Quinn?” Rachel era inorridita e infastidita al pensiero.

 

“Perchè ha un cuore d’oro e per Artie lo farebbe” ammise l’ex usignolo.

 

“E quindi qual’è il problema?” chiese Rachel con finta indifferenza.

 

“Nessuno, ma voglio controllare comunque, prima che si parta di lingua” lo disse come se fosse una cosa normalissima.

 

“Perchè, si va di lingua di solito?” domandò Rachel forse con un po’ troppa enfasi.

 

“No in teoria non si potrebbe, ma sai, siamo giovani, siamo in piena tempesta ormonale, specialmente Quinn, non ha un ragazzo da un bel po’, non vorrei che si facesse prendere dal momento”

 

“No che non lo farà” Rachel lo disse con sicurezza e Kurt si accorse che c’era qualcosa che non quadrava.

 

“Rachel, tutto ok? Mi sembri un po’ agitata per questo Stand”

 

“Io? Agitata? No macchè! E’ solo strano pensare a Quinn e Blaine che si baciano, tutto qui”

 

“Mmm tu non me la racconti giusta, comunque ok, sorvoliamo. Uh si inizia”

 

Rachel a quelle parole si voltò di scatto in direzione dello Stand. Vide Quinn avanzare verso la postazione e solo ora si accorse della fila interminabile di ragazzi con i soldi in mano che si è formata da quando il Preside ha iniziato a parlare. Iniziamo proprio bene.

 

-

-

 

Quinn era allo Stand dei Baci. Non ne poteva più; aveva già baciato una cinquantina di ragazzi e la fila sembrava interminabile. A volte aveva la sensazione che i ragazzi, dopo averla baciata si rimettessero in fila. Mancano ancora due ore alla fine di questa tortura, doveva resistere ancora per poco. Ogni tanto, tra un bacio e l’altro, guardava in direzione di Rachel e anche a quella distanza poteva vedere come la guardava. Sembrava verde d gelosia. Sì Rachel Berry era gelosa, molto gelosa. Non poteva nascondere una certa soddisfazione, ma avrebbe sicuramente preferito passare la mattinata a baciare lei, piuttosto che questi ragazzi.

 

-

-

 

“Sam, pure tu vuoi baciarmi?” Quinn era divertita dalla situazione. In fondo Sam, dopo la rottura è diventato il suo migliore amico.

 

“Certo, ma mica per te eh! Per Artie!” ridacchiò Sam.

 

“Ci mancherebbe! Se no chi la sente Mercedes!”

 

E si baciarono.

 

“Attenta a non innamorarti ancora di me, Fabray!” Sam le fece l’occhiolino e raggiunge Mercedes abbracciandola.

 

-

-

 

Rachel vide la scena. Era sicura che se non ci fosse stato nessuno, sarebbe corsa da Sam a prenderlo a calci. Kurt nel frattempo stava guardando in ‘modalità omicida’ Blaine che si avvicinava allo Stand, faceva una battuta a Quinn, ridevano insieme e poi la baciò. Un bacio veloce e sfuggente. Le porse i dieci dollari e corse nella direzione di Kurt. Saltellò agilmente sugli spalti e baciò con passione il suo ragazzo. Kurt era positivamente sorpreso e si fece tutto rosso in viso.

 

“Per te avrei spero anche mille dollari amore” disse con dolcezza al suo ragazzo. Blaine sapeva perfettamente che Kurt era rimasto lì per ore apposta per controllarlo e lo amava ancora di più per questo.

 

Rachel ridacchiò e Blaine si unì a loro sugli spalti, parlando di un nuovo duetto da fare insieme a Kurt il prima possibile.

 

Rachel tornò con lo sguardo verso lo Stand e si paralizzò. Finn stava in piedi davanti a Quinn aspettando il suo turno.

 

No. Questo è troppo.

 

“Rachel ma che diavolo fai?” Kurt aveva notato l’amica alzarsi improvvisamente.

 

-

-

 

“Oddio ci mancava pure Finn” pensò Quinn vedendolo dietro a Jacob in fila. Ancora due baci e poi dovrò baciare Finn, mio ex ragazzo, ex fidanzato di Rachel e motivo principale per il quale la storia con Rachel deve restare segreta. In questo momento preferirebbe firmare un assegno in bianco al Preside piuttosto che baciarlo. 

 

-

-

 

Ecco che tocca a Finn.

 

“Ehi, dieci dollari giusto?” chiese un po’ impacciato.

 

“Sì, dieci Finn” Quinn era fredda.

 

“Non farti strane idee, sono qui per Artie”

 

“Già”

 

Quinn era a disagio. Finn era a disagio. E Rachel si stava avvicinando a loro come una furia.

 

“Ehi non si salta la fila!” urlò a Rachel il ragazzo che stava dietro a Finn

 

Rachel lo guardò. Tirò fuori dieci dollari e glieli mise in mano.

 

“Tieni, rimborso per il tempo sprecato, grazie per aver partecipato” il ragazzo incredulo face due passi indietro senza capire cosa stesse succedendo.

 

“Rachel che fai?” Finn era completamente spaesato.

 

“Tieni. Rimborso pure per te”

 

Quinn che aveva assistito alla scena con la bocca spalancata decide di intervenire.

 

“Cosa ti salta in mente Rach?”

 

“Ho bisogno di parlare con te”

 

“Ti chiamo dopo” le disse di rimando facendole capire che non era il momento di fare scenate o tutti avrebbe iniziato a fare domande.

“No adesso” e così dicendo salì sul bancone dello Stand, prese un respiro e sotto gli occhi di tutti, iniziò a parlare.

 

“So che ti ho detto che non era il momento giusto, ma non ce la faccio più”

 

“Rachel non è davvero il mom...”

 

“Stai baciando tutti questi ragazzi e io sto morendo di gelosia. Sono qui in piedi su questo coso, di fronte a tutta la scuola perchè non riesco a vederti mentre baci tutti loro, invece di baciare me”

 

“Come? Cosa stai dicendo Rachel?” chiese Finn tra lo sconvolto e il sorpreso.

 

“Hai capito bene. Io, la ragazza meno apprezzata di questa scuola, testarda, con manie di protagonismo, sto con Quinn Fabray, la ragazza dei Baci, ex capo Cheerios e la più popolare della scuola”.

 

“Rachel...” Quinn aveva la lacrime agli occhi.

 

“Ho perso la testa per te, capisci? E sono qui, terrorizzata per le vertigini, a dirti quanto tu mi abbia sconvolto la vita” porse la mano a Quinn che senza esitare l’afferra, salendo anche lei sul bancone.

 

“Ora sei costretta a baciarmi in pubblico” le disse con un sorriso Quinn.

 

E cos’ si baciarono davanti a tutti.

 

Tutta la scuola era senza parole. Finn aveva un mezzo sorriso sulla faccia, non capendo bene cosa fare, Santana, nonostante l’antipatia verso Rachel, sorrise nel vedere Quinn così felice. Tutti erano in silenzio, finchè Kurt, commosso, iniziò a battere le mani, seguito subito da Blaine e da tutto il Glee Club, Finn compreso.

 

“Mi devi dieci dollari, Berry” staccandosi leggermente da Rachel.

 

“Mai spesi meglio!”

 

E continuarono a baciarsi sotto gli occhi di tutti, finchè il professor Shue le spinse lontano dallo Stand e due Cheerios prendevano il posto della bionda.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Buona sera a tutti!!!! Dopo due giorni di bestemmie e nervoso, finalmente sono riuscita a finire questo capitolo... non mi convince al 100%, ma ho fatto del mio meglio... 

Vi avverto che domani non sono sicura di riuscire a pubblicare, causa impegni assolutamente pallosi, ma improrogabili... spero davvero di riuscire a pubblicarne almeno uno, verso quest'ora... 

Ringrazio sempre tutti, specialmente le recensitrici abituali, koa89, Bocciola60 e Fede_96 e ovviamente la mia dolce metà che è in crisi con la matematica, ma continua a seguire questa FF...

Vi lascio alla lettura e ci si vede nei commenti! 

Jam

 

CAPITOLO 7

 

Io non voglio averti tra i ricordi di un'estate, 

io non so sognarti voglio viverti davvero. 

Voglio baciarti davvero, 

parlarci davvero, 

magari fino a odiarti ma davvero. 

Io non voglio averti tra le foto di un'estate, 

non so andare avanti senza crederci davvero. 

Voglio saziarti davvero, 

bastarti davvero, 

magari fino a perderti davvero davvero. 

-Emma Marrone, Davvero-

 

Quello che è successo allo Stand dei Baci ha fatto il giro della città. Tutti ne parlavano.

Quinn Fabray e Rachel Berry erano una coppia ufficiale. 

 

Da quel giorno, la vita delle ragazze cambiò, basta nascondigli, basta scuse assurde per vedersi anche per caso, basta sotterfugi. Tutto questo almeno a scuola, anche se molte persone le avevano prese di mira più del solito con le granite e Finn era l’unico del Glee a non accettare totalmente la loro relazione.

A casa le cose non andavano molto bene; se da una parte i papà di Rachel sapevano e accettavano, a casa di Quinn, la situazione era molto tragica. 

 

Secondo la Signora Fabray, non solo la figlia stava con una ragazza, ma oltretutto non le aveva accennato nulla e ha dovuto scoprirlo dalla parrucchiera.

Aveva smesso di rivolgere parola alla figlia, e Quinn dopo averle chiesto scusa, dopo aver provato a farle capire quanto sia felice, la madre era intenzionata a fare finta che figlia non esistesse.

Quinn, perciò, passava tutta la giornata, tranne la notte, dai Berry, ormai si sentiva come a casa sua. Hiram e Leroy erano fantastici, l’avevano aiutata molto con la madre, anche senza risultati, e Rachel anche se non lo dava a vedere si sentiva terribilmente in colpa. 

 

“Non è colpa tua Rach, se mia madre è così antica” disse Quinn tagliando la verdura in cucina.

 

“Lo so, ma forse non avrei dovuto fare quello che ho fatto. Forse avrei dovuto dare la precedenza alle famiglie, invece di pensare solo a Finn” Rachel intanto era appollaiata sul tavolo.

 

“Senti, io non rimpiango nulla. Se si potesse tornare indietro, vorrei che facessi esattamente quello che hai fatto. Mi hai reso la persona più felice di questo mondo Rachel Berry e quel gesto, anche se molto teatrale, è stata la cosa più bella che una persona abbia mai fatto per me”

 

“Bè sai che sono la Regina del Dramma” si avvicinò alla sua ragazza e iniziò a baciarla dolcemente, portandola in mezzo alle sue gambe. 

Le sue mani cominciarono a scorrere lungo tutto il corpo dell’altra, attenta a non dimenticare neanche un centimetro di quel corpo. 

Quinn aveva le mani sul collo e lo accarezzava delicatamente.

Rachel prese l’iniziativa e portò le mani sotto la maglietta della bionda, lungo la schiena, tracciando linee che andavano dalle scapole al bacino, tirando sempre più su la maglietta.

Quinn, sorpresa da questa azione portò le sue mani sulla pancia della ragazza, tirando e spostando la maglietta.

Si stavano baciando con foga ed era la prima volta che la situazione stava sfuggendo di mano. Quinn prese a baciare il collo di Rachel, mentre la mora le accarezzava i capelli, e la prese per i fianchi per avvicinarla di più a sè. Era la prima volta che la situazione si stava facendo così focosa.

 

“Rach se vuoi che fermo dimmelo subito, non so per quanto ancora potrò controllarmi” le sussurrò nell’orecchio.

 

Rachel tremava; prese il suo viso e lo portò davanti al suo e senza dire nulla, annuì leggermente. Le aveva chiesto il permesso e lei gliel’aveva dato.

 

Quinn tornò a baciarla, questa volta senza fretta, teneramente, e piano piano la fece sdraiare sul tavolo, sedendosi su di lei e baciandola dappertutto.

 

“Tesoro siamo a casa! Non hai idea della coda che abbiamo beccato al supermercato!” i papà di Rachel erano tornati dalla spesa.

 

Le ragazze appena sentirono le voci provenire dal salotto, si ricomposero in fretta, rosse in viso e tornarono, facendo finta di nulla, alle loro faccende. Quando i due uomini entrarono in cucina, notarono subito una strana atmosfera. Le due ragazze erano rossissime, avevano i respiri affannati e Rachel stava tagliando la verdura con il cucchiaio.

 

“Tutto bene ragazze?” chiese Hiram leggermente divertito.

 

“Certo papi, tutto bene, stiamo preparando la cena”

 

“Sì vedo, ma il cucchiaio? Adesso serve quello per tagliare?” Hiram ridacchiò sotto i baffi, non ce la faceva a fare finta di nulla.

 

Rachel non fece in tempo a rispondere perché Leroy, abbastanza teso, disse alle ragazze di andare in macchina a prendere le altre borse e così fecero.

 

“Hiram! Non essere divertito! La situazione è seria, e poi sinceramente in questa casa, quelle cose non le voglio vedere, ne sentire, ne sapere!” 

 

Hiram scoppiò a ridere.

 

“Ma dai, quando eri giovane non le facevi pure tu queste cose?!”

 

“Sì ma è diverso! Lei è nostra figlia, e Quinn è praticamente scappata di casa! Non peggioriamo le cose!”

 

“Leroy ascolta. Quinn ha una situazione delicata a casa, quando sarà il momento affronterà la madre e Rachel, non è più una bambina. Credi che dopo tutto quello che ha passato con Finn, sia ancora la dolce e innocente Rachel che cantava in salotto fingendo di essere ai Tony Awards?”

 

“Canta ancora in salotto!” sbottò Leroy.

 

“Certo, ma non è più una bambina”

 

Leroy fece un gran sospiro e annuì al marito come per far capire che in fondo aveva ragione.

 

-

-

 

“Pensi che si siano accorti Quinn?” chiese Rachel chiudendo il baule.

 

“Bè il commento sul cucchiaio non è stato un caso. Un giorno mi spiegherai come si taglia con un cucchiaio!” Quinn era divertita dalla situazione, imbarazzata, ma divertita.

 

“Oddio, che figura!”

 

“Dai su, mica stavamo uccidendo qualcuno. Vedrai che capiranno”

 

-

-

 

Qualche sera dopo.

 

“Papà io e Quinn andiamo da Santana!” urlò Rachel già sulla porta di casa.

 

“Non fare tardi e state attente!” urlò di rimando Hiram.

 

Quinn si era messa d’accordo con Santana per fare una serata film da lei con le ragazze del Glee. Così ha detto a Rachel, ma non era vero. In realtà aveva organizzato una sorpresa proprio per la sua ragazza.

 

-

-

 

“Ma dovevi girare a sinistra!” urlò Rachel muovendo il braccio sinistro all’impazzata. Quinn sorrise.

 

“Cambio di programma” disse semplicemente.

 

“Cioè? Cosa stai combinando Quinn Fabray” la guardò con sguardo indagatore.

 

“Ho la bocca cucita”

 

A Rachel brillarono gli occhi, quando dopo una curva, si ritrovò in uno spiazzo d’erba, illuminato solo da un lampione solitario.

 

“Ma...” non aveva nemmeno le parole.

 

“Dai vieni con me” scesero dalla macchina, la prese per mano e la portò verso una specie di terrazza. Rachel trattenne il respiro a ciò che le si parava davanti. L’intera Lima si stanziava davanti a lei, luccicante e silenziosa. 

 

“Ho passato molto tempo qui quando ero incinta  di Beth e anche quando l’ho data in adozione” esordì Quinn appoggiandosi alla staccionata di legno, guardando l’orizzonte. “Venivo qui e pensavo, pensavo a come sarebbe stato crescere una bambina, come sarebbe andata la mia vita e quando l’ho data via, tornavo qui a ricordare ciò che non c’era più” aveva le lacrime agli occhi.

 

Rachel la raggiunse e l’abbracciò da dietro, cercando di farle capire il più possibile che era con lei. 

 

“Sai quando ho fatto tutte quelle cose per riavere Beth? Non stavo bene Rachel, avevo paura. Finn mi aveva lasciato di nuovo, ero sola, la Sylvester non mi rivoleva in squadra e pensavo che senza quelle cose non avrei potuto combinare nulla nella vita. Beth è l’unica cosa perfetta che ho fatto nella mia vita e riaverla, voleva dire essere perfetta. Pensavo che averla abbandonata era sbagliato, ma poi tu mi hai fatto capire che non avrei potuto darle ciò che aveva bisogno e l’adozione era la soluzione migliore. Beth però rimarrà sempre mia, in un certo qual modo. Comunque, è la prima volta che porto qualcuno qui” disse appoggiandosi completamente a Rachel.

 

Intanto nella macchina partì una canzone e le ragazze si lasciarono trasportare della musica e dalle parole.

 

Oh, why you look so sad?
Tears are in your eyes
Come on and come to me now
Don't be ashamed to cry
Let me see you through
'cause I've seen the dark side too
When the night falls on you
You don't know what to do
Nothing you confess
Could make me love you less

I'll stand by you
I'll stand by you
Won't let nobody hurt you
I'll stand by you 

 

“Bè direi che la canzone rispecchia esattamente quello che vorrei dirti in questo momento. Voglio starti vicino Quinn, sempre”

 

-

-

 

Erano sulle coperte e tra un bicchiere di vino, una fetta di pizza e una canzone da cantare, non mancarono i baci, le coccole e gli sguardi.

 

Era la prima volta, dopo l’imbarazzo dell’altra sera a casa Berry, che si trovavano completamente da sole e l’atmosfera era perfetta.

 

Da quella sera, Quinn si era ritrovata a pensare molto a quello che sarebbe potuto succedere se i Signori Berry non fossero entrati. Si era ritrovata a volere Rachel, a desiderarla, sentirla dentro di lei più di quanto non lo fosse già. Desiderava stare con lei davvero. 

 

-

-

 

Si stavano baciando e Quinn ricordandosi quei pensieri prese l’iniziativa, voleva osare e la guardò. Uno sguardo forte, malizioso, voglioso. Voleva darle amore, non solo a parole, ma con l’anima, il corpo, il cuore, la testa, tutto. Rachel capì e senza pensarci, si portò sopra la ragazza, con la stessa sua voglia. Voleva finire quello che stava iniziando quella sera a casa sua. Era sicura, voleva, la desiderava. Non le era mai successo prima, neanche con Finn. Sì hanno avuto la loro intimità, ma non così. Non ha mai pensato a Finn in quel senso per giorni. 

Quinn le aveva davvero stravolto la vita.

 

La bionda sorrise soddisfatta e felice e si lasciarono andare, su quel prato che era loro, con la luna che le guardava e le proteggeva, con tutto l’amore del mondo, cullate dalla musica che proveniva dalla macchina, come a voler fare da colonna sonora a quel momento che era loro. Loro e basta.

 

-

-

 

“Ti amo Rachel”

 

“Ti amo anche io, Quinn”

 

E rimasero così, i loro corpi nudi, stretti l’uno all’altro sotto la coperta, davvero felici per la prima volta nella loro vita.

 

Rachel sdraiata vicino a Quinn, iniziò a canticchiare la canzone che la proveniva dalla macchina.

 

Non va più via l'odore del sesso che hai addosso 

si attacca qui all'amore che posso, che io posso 

e ci siamo mischiati la pelle, le anime, le ossa 

ed appena finito ognuno ha ripreso le sue.

Non va più via l'odore del sesso che hai addosso 

si attacca qui all'amore che posso, che io posso 

non va più via l'odore del sesso che hai addosso 

si attacca qui all'amore che posso, che io posso 

non va più via, davvero non va più via, nemmeno se... 

non va più via.

 

Sì, le era entrata dentro, in tutti i sensi e non l’avrebbe mai lasciata andare via. Le sentiva proprio le parole di quella canzone, chiuse gli occhi e continuò a canticchiare, accarezzando i capelli di Quinn, sperando che quel momento non finisse mai.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Eccomi qui.. Ce l'ho fatta, pensavo di non riuscire a finirlo e invece... eccolo! Non mi convince moltissimo, più che altro l'ho scritto di fretta tra una litigata e l'altra con la mia dolce metà... niente di grave... il mio ex ragazzo si è intromesso in una menata e lei si è un po' infuriata... vabbè, tutto passato... 

Buona lettura e ci vediamo nei commenti!

Dimenticavo, vi ringrazio tutti! 

Jam

 

CAPITOLO 8

 

Prima di partire per un lungo viaggio...

-Irene Grandi-

 

Finalmente le vacanze di Natale. Nonostante le cose fra di loro andassero più che bene, tra il Glee Club, la scuola, gli esami che si avvicinano e tutto il resto, avevano seriamente bisogno di staccare la spina. Rachel non era proprio di questo avviso, per lei questi giorni di vacanza erano uno spreco, dovevano continuare a provare le canzoni, tenersi in allenamento e soprattutto fare di tutto per non essere solo una finalista della NYADA: voleva essere a tutti gli effetti ammessa. Quinn, nonostante la sua voglia di evadere un po’ dalla solita routine, non si oppose più di tanto. Ormai l’aveva capito, mai mettersi contro Rachel Berry.

 

Una sera di pioggia, le due ragazze stavano in camera della mora a guardare, per la millesima volta Funny Girl, il film preferito di Rachel e a Quinn andava bene rivederlo, l’importante era stare abbracciata alla sua ragazza e vedere i suoi occhi sognanti mentre guardava il film. Non si dimenticherà mai, lo sguardo di Rachel mentre cantava Don’t rain on my parade per un compito del Glee; era il suo sogno e sapeva che ce l’avrebbe fatta. Un giorno, fra un anno, due o dieci, sapeva che Rachel sarebbe diventata una grandissima stella di Broadway e avrebbe fatto di tutto per accompagnarla in questo viaggio, supportarla e starle vicino. Sarebbe stata la sua fan numero uno. In effetti, già lo era. 

 

Durante la visione del film, il telefono di Quinn squillò. Un messaggio.

 

“Chi è Quinn?” senza distogliere lo sguardo dallo schermo.

 

“E’... è mia madre” Quinn era sorpresa e Rachel si girò di scatto verso di lei.

 

“Come mai? E’ successo qualcosa?” era preoccupata. Il rapporto tra Quinn e la madre ormai era pari a zero, si vedevano solo la sera, quando Quinn tornava a casa a dormire. Fosse stato per lei sarebbe rimasta sempre da Rachel, anche la notte, ma non voleva dare alla madre ulteriori preoccupazioni.

 

“No. Vuole parlarmi. Sta arrivando” Quinn non ci stava capendo nulla. Che voleva? Perchè proprio ora? Non ha mai accettato nulla in questi due mesi, cosa le ha fatto cambiare idea? 

 

“Scherzi?”

 

“Eh purtroppo no”

 

“Dai muoviti, sistemiamo e rendiamoci presentabili, sai in mutande non facciamo proprio una bella impressione” e detto ciò si vestirono velocemente, tra baci, carezze e risate, anche se Quinn si sentiva in ansia, ma non lo fece notare più di tanto, specialmente perchè Rachel si sentiva terribilmente in colpa.

 

-

-

 

Il suono del campanello rimbombò per casa, come se fosse un segnale della fine del mondo e Quinn corse ad aprire la porta, con il cuore che martellava nel petto, accompagnata da Rachel che la teneva per mano.

 

“Ciao mamma, entra” alla vista della Signora Fabray, Rachel staccò la mano di Quinn. Non voleva subito creare disagi.

 

-

-

 

Dopo averla fatta accomodare in soggiorno e averle preparato il tè, il silenzio calò nella stanza. Quinn guardava la madre, Rachel guardava fuori dalla finestra a disagio e la Signora Fabray si tormentava le mani.

 

“Mamma? Perchè sei qui? E’ successo qualcosa?” Quinn cominciava a preoccuparsi.

 

“No tranquilla cara. Devo però dirti una cosa molto importante” e guardò la figlia per la prima volta da quando era in quella casa, dritta negli occhi.

 

Quinn deglutì e aspettò che continuasse.

 

“Qualche giorno fa mi ha contatto Shelby Corcoran, la madre adottiva di Beth” Quinn perse un battito.

 

“A breve si trasferirà a Los Angeles per un lavoro in una compagnia teatrale. No aspetta lasciamo finire” Quinn stava per dire qualcosa, contrariata a quella frase. “Tra due giorni parte, anche se il lavoro inizierà a fine gennaio, ma parte prima per sistemare la casa e le varie faccende, come la babysitter, il nido eccetera. Ha chiamato sostanzialmente per tenere fede alla promessa che ha fatto a te e a Noah tempo fa” e si fermò. 

Rachel aveva già capito tutto, ma Quinn sembrava confusa, come se la madre stesse parlando in un’altra lingua.

 

“Tesoro, vuole che tu e Noah passiate queste vacanze di Natale con lei e Beth a Los Angeles, in modo tale da stare un po’ con la piccola, mentre lei organizza tutto e appena la scuola ricomincia ritornerete qui. Noah ha già accettato”

 

Quinn si sentì come se il mondo le fosse crollato sulle spalle. Aveva desiderato con tutto il cuore di poter trascorrere del tempo con sua figlia, e ora che era arrivato il momento si sentiva spaesata. Rachel le prese la mano e gliela strinse forte.

 

“Lo so che stare con Beth così poco tempo, per di più in una città così lontana con l’idea che finite queste vacanze non la rivedrai per moltissimo tempo, è dura, ma pensaci bene. E’ un’occasione unica, ma devi fare ciò che ti senti” e senza aggiungere altro, si alzò, lasciò sul tavolino il biglietto aereo e se ne andò.

 

Quinn si lasciò cadere sul divano con le mani sul volto. Rachel le accarezzava la gamba incapace di dire qualsiasi cosa.

 

“Non ci credo. Non si fa sentire per mesi, viene qua, mi sgancia una bomba e se ne va senza dire nulla. Allucinante”

 

“Quinn, a parte tutto, non credo sia questo il punto focale della storia”

 

“Eh lo so. Proprio ora che ero riuscita ad andare avanti, a rassegnarmi l’idea che Beth non è più mia figlia, Shelby ripiomba nella mia vita con questa cosa assurda. Cioè, dovrei andare per tutte le vacanze a LA con loro”

“E’ quello che vuoi? Non sei obbligata Q, puoi anche non farlo e andrà solo Puck”

 

“Ho paura Rach. Ho paura di affezionarmi a Beth e non riuscire a tornare senza di lei. Ho paura di ritornare in un quel vortice di pazzia che ho attraversato poco tempo fa. Ho una paura tremenda, ma alla stesso tempo una gran voglia di conoscerla”

 

Rachel non sapeva cosa dire. Voleva con tutto il cuore che Quinn rifiutasse, aveva paura quanto lei di rivederla in quello stato, ma allo stesso tempo voleva accettare qualsiasi cosa la sua ragazza decidesse di fare e starle vicino, come le aveva detto alle “terrazza” la sera della loro prima volta.

 

Quinn si alzò di colpo, prese il biglietto, lo mise in borsa e si incamminò verso la porta.

 

“Devo schiarirmi le idee, mi faccio una passeggiata”

 

“Da sola” aggiunse quando Rachel la stava raggiungendo; prese le chiavi della macchina e uscì di casa.

 

-

-

 

Guidò fino al parco. Il parco che frequentava da piccola, il parco in cui aveva fumato di nascosto le prime sigarette, il parco della prima volta che ha baciato Rachel.

 

Si lasciò cadere sulla panchina e cominciò a pensare. Non poteva semplicemente far finta che la conversazione con sua mamma non fosse esistita. Doveva decidere: stare con sua figlia, cercare di non affezionarsi alla bambina, tornare dopo le vacanze e andare avanti con la sua vita chiudendo col passato oppure non andare e chiudere subito col passato. Il cuore le diceva di andare, la testa invece le diceva di rimanere a Lima, ma si sa al cuore non si comanda, doveva andare e sfruttare questa occasione. L’occasione di conoscere la figlia, o almeno di passare con lei il maggior tempo possibile, in fondo Beth è sua figlia, non la potrà crescere, non potrà vederla andare a scuola, ma rimaneva sua figlia; dopo di lei la sua vita era cambiata, non c’era nulla da fare, Beth esiste e ha il dovere di esserci per lei, almeno quando poteva. Non potè finire di convincersi di questa decisione che subito il viso di Rachel le apparve, come se fosse stata lì davanti a lei per tutto il tempo. 

Cazzo Rachel. In tutto quel casino non aveva minimamente pensato che andando a LA per tutte le vacanze non l’avrebbe vista, non l’avrebbe aiutata a fare l’albero di Natale (nonostante la famiglia Berry fosse ebrea, avevano acconsentito a fare l’albero per Quinn, dato che stava da loro praticamente sempre), non avrebbe trascorso con lei il countdown di Capodanno, non sarebbe stata con lei. Si sentì uno schifo: scegliere il passato, cioè Beth, o il presente, la sua meravigliosa ragazza che, ne era certa, sarebbe stato il suo futuro?

 

Rimase lì su quella panchina per ore, probabilmente, finchè un messaggio la riscosse.

 

“Amore quando arrivi a casa chiamami, non farmi preoccupare. -R”

 

“Sto tornando a casa ora. -Q”

 

-

-

 

Entrò piano in casa, non voleva svegliare la madre e soprattutto non voleva parlarle, ma appena accese la luce, la trovò sulla poltrona che dormiva. Si avvicinò. In quel momento, sarà il caso o saranno i “poteri di mamma” si svegliò. 

 

“E’ tardi, stai bene? Hai una faccia” la madre si alzò avvicinandosi alla figlia.

 

“Sì mamma, sto bene. Vado a letto. Buonanotte”

 

“Hai deciso?”

 

“Sì mamma” Quinn era stanca, non sarebbe riuscita a sostenere questa conversazione.

 

“E...?”

 

“E niente, mamma. Parto. Domani inizio a preparare le valige” Si sentì uno schifo mentre lo diceva, non per Beth, ma per Rachel. Non aveva avuto il coraggio di passare da lei prima, sapeva che sarebbe stata sveglia, ma il coraggio di dirle che sarebbe partita le era mancato.

 

“Hai fatto la cosa giusta. Buonanotte” e per la prima volta dopo mesi, le diede un bacio.

 

-

-

 

“Buonanotte Q. Qualsiasi cosa tu decida, i’ll stand by you. Ci vediamo domani. Un bacio” 

 

Quinn non lesse subito il messaggio, aveva già spento il cellulare e si era messa sotto le coperte, vestita; era spaventata da quello che sarebbe successo e se avesse letto quel messaggio, forse avrebbe dormito meglio, con la consapevolezza che Rachel l’avrebbe capita in qualsiasi caso.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Buondì everybody! Stamattina mi sono svegliata allegra e mia figlia mi ha appena detto che vuole l'uovo di pasqua di glee. Ha preso tutto da me! 

Eccovi il capitolo, ringrazio tutti, ci vediamo nei commenti e più tardi per il nuovo capitolo!

Jam

 

CAPITOLO 9

 

I told you everything 

Opened up and let you in 

You made me feel alright 

For once in my life 

Now all that's left of me 

Is what I pretend to be 

So together, but so broken up inside 

'Cause I can't breathe 

No, I can't sleep 

I'm barely hangin' on 

-Kelly Clarkson, Behind these hazel eyes-

 

La mattina seguente Quinn si svegliò malissimo. Sembrava avesse fatto a botte con qualcuno, aveva le ossa a pezzi e il viso era gonfissimo. Sicuramente aveva pianto tutta notte. Solo pochi mesi prima era in quella stanza felice, dopo aver ricevuto la lettera da Yale. Poi è arrivata Rachel e i primi dubbi sul futuro universitario hanno cominciato a far capolino nella sua testa, e ora le brillanti idee di Shelby la mettevano ancora di più in crisi.

 

Scese in soggiorno vestita, prese le chiavi della macchina e uscì. Doveva vedere Rachel e parlarne, ma prima aveva bisogno di parlare con Puck, infondo questo viaggio doveva condividerlo con lui e sicuramente l’avrebbe capita più di tutti.

Quando uscì di casa si ritrovò Rachele seduta sui gradini del portico.

 

“Rach, cosa ci fai qui?

 

“Ehi. Sono qui da un bel po’, non rispondevi al telefono e ho pensato di aspettarti qui. Stai andando da Puck vero?

 

Rachel. Solo lei poteva stare ore ad aspettarla e solo lei poteva sapere che sarebbe andata da Puck.

 

“Scusami, non ho ancora acceso il cellulare. Comunque sì sto andando da lui” e istintivamente abbassò lo sguardo.

 

“Hai deciso, vero? Andrai a LA”

 

Non era una domanda.

 

“Scusami Rachel” la prese per la vita. “Avrei dovuto dirtelo subito appena avevo deciso, ma non ce l’ho fatta. Cosa ne pensi?” aveva una paura tremenda.

 

“Penso che non posso dirti cosa devi o non devi fare. Penso che mi mancherai tantissimo, che vorrei averti qui con me, ma non posso essere egoista, quindi mi fido di te, del tuo cuore e della tua testa. E io non scappo, sono qui e ti aspetterò”

 

“Ti amo Rachel” era la prima volta che glielo diceva. Lo sentiva già da tempo, ma non aveva ancora avuto l’occasione per dirlo e ora, sì era il momento. Quelle parole l’hanno toccata profondamente.

 

“Quinn... ti amo anche io!” Rachel si buttò fra le sue braccia baciandola con una tenerezza tale che Quinn dovette sforzarsi di non cambiare idea e rimanere con lei per tutte le vacanze.

 

-

-

 

E’ arrivato il giorno della partenza. In aeroporto Quinn e Puck erano agitati, stavano aspettando Shelby e Beth e quando arrivarono, il disagio aumentò, soprattutto alla vista della bambina addormentata fra le braccia della Corcoran. A Quinn tremarono le gambe e Puck le mise un braccio intorno alle spalle e strinse forte. Si sentì sollevata ad averlo accanto in quel momento. Puck la capiva e provava le stesse emozioni.

 

Poco dopo, arrivarono Rachel e Sam, seguiti dalla Signora Fabray. 

La ragazza cercava di trattenere le lacrime e di essere forte, ma riusciva solo a pensare a quanto le sarebbe mancata. Sam invece era lì esclusivamente per supportare i suoi migliori amici, era felice per loro, dopo tanto tempo avevano avuto la loro occasione di stare con Beth e lui non poteva che esserne felice.

 

-

-

 

IL VOLO 252 PER LOS ANGELES E’ IN PARTENZA DAL GATE 3

 

Quinn si alzò di scatto confusa, così Sam si avvicinò a lei e l’abbracciò fortissimo.

 

“Ehi cucciola. Su dai stai tranquilla. Andrà tutto bene. Ok? Mi raccomando, goditela e chiamami spessissimo. E non ti preoccupare, a Rachel ci penso io” le fece l’occhiolino e la guardò negli occhi asciugandole le lacrime.

 

“Grazie Sam. Ti chiamo appena atterro” i suoi occhi però erano solo per Rachel, ancora seduta.

 

“Ehi Rach. Vieni qui” si abbracciarono a lungo, nonostante i continui richiami di Puck e Shelby. Non voleva lasciarla, avrebbe voluto che fosse venuta anche lei, ma ormai era tardi. 

 

“Mi mancherai Rach. Ti amo e mi mancherai. Aspettami”

 

“Certo Quinn, ti amo anche io. Dai ora vai prima che ti prenda di peso e ti riporti a casa” sorrisero forzatamente entrambe, si baciarono velocemente e Quinn si incamminò dietro a Puck e Shelby. Si voltò a guardare Rachel e Sam ancora una volta prima di sparire nel tunnel. Una lacrima scese prepotente.

 

-

-

 

“Rachel vuoi che stia un po’ con te? Devo andare da Mercedes, ma capirà se ritardo un po’ ”

 

“Grazie Sam, mi fa piacere. Ho bisogno di un po’ di compagnia in questo momento”

 

“Dai ti offro un gelato” Sam le cinse la vita e l’accompagnò all’uscita. 

Rachel si sentiva svuotata. Erano passati cinque minuti e già le mancava da morire.

 

-

-

 

Los Angeles, che città magnifica. Mentre era sul taxi che li portavano alla casa di Shelby, Quinn guardava fuori dal finestrino. Aveva molti amici dei suoi genitori che dicevano tante belle cose su questa città, ma lei pensava che esagerassero. Si era ricreduta. Los Angeles era uno spettacolo. Non potè fare a meno di pensare che a Rachel sarebbe piaciuta moltissimo. Rachel. Sembrava che non la vedesse da mesi. Si sentì mancare il fiato. Poi si girò e vide Beth in braccio a Puck e un sorriso le spuntò sul viso. 

Ormai Rachel era lontana, tanto valeva godersi questi giorni insieme alla piccola. Voleva provare a conoscerla fino in fondo, voleva portarsi a casa tanti ricordi e tante storie da raccontare in futuro. Puck giocherellava con la bambina e quando questa posò i suoi grandi occhi su quelli di Quinn, l’ex Cheerios non potè fare a meno di sentirsi felice. Per un momento le sembrava di non averla mai abbandonata. Le sembrava di andare in vacanza con la sua famiglia. Era un bel pensiero, le trasmetteva calore e sicurezza, quella sicurezza che avrebbe tanto voluto dare a Beth e, ne era certa, voleva trasmetterle in quei pochi giorni.

 

-

-

 

“Quinn! Siete arrivati? Com’è LA?” Rachel saltellava di gioia a sentire la voce della sua ragazza all’altro capo del telefono.

 

“Sì siamo arrivati qualche ora fa. Io e Shelby stiamo iniziando a sistemare la casa, mentre Puck è con Beth a fare un giro per il quartiere. LA è favolosa, Rach. Ti prometto che prima dell’università ci facciamo una vacanza qui!”

 

“Ottima idea direi! E Quinn...”

 

“Dimmi”

 

“Perchè non molli Shelby a sbrigarsi le sue cose da sola e non raggiungi Puck? Sei lì per Beth, non per aiutare Shelby”

 

“Lo so, ma come ben sai, Puck ha già un rapporto con la bambina. Io devo iniziare da zero e devo capire un po’ come muovermi”

 

“Non metterci troppo ok?” 

 

“Ok. Ora ti saluto, devo andare”

 

“Ok, chiamami più tardi, mi raccomando!”

 

“Certo. Ah Rachel...”

 

“Sì?”

 

“Sono fortunata ad averti”

 

Rachel chiuse il telefono e scoppiò in lacrime. Sam si precipitò su di lei.

 

“Sam! Non ce la faccio senza di lei! Mi sembra che sia partita da mesi e invece è solo da qualche ora. Ti prego, aiutami, cosa devo fare?”

 

Sam l’abbracciò forte.

 

“Ehi Rachel... Non fare così. Questi giorni passeranno in fretta, non ci pensare troppo. Io sono qui e anche Mercedes e Kurt e Blaine. Ci siamo noi. Qualsiasi cosa, basta che ci chiami. Ma tu devi promettermi che starai tranquilla”

 

“Grazie mille davvero. Farò del mio meglio Sam. Non mi era mai capitato si sentirmi così legata a una persona”

 

“Lo so, lo so” e le diede un bacio sulla fronte. 

Non erano mai andati molto d’accordo lei e Sam, anche se si volevano molto bene, ma da quando stava con Quinn aveva imparato ad averlo sempre intorno e lo apprezzava ogni giorno di più. In quel momento era contenta di averlo vicino.

 

-

-

 

Los Angeles. 

 

“Ragazzi, domani io devo andare in teatro a firmare il contratto e incontrare i vari colleghi, starò via sicuramente fino a sera, quindi mi raccomando, ve l’affido”

 

“Sì non ti preoccupare, faremo un giro qui intorno e magari andiamo a vedere l’oceano. Vero scimmietta?” Puck diede un buffetto a Beth che rise a crepapelle. Quinn invece sembrava bloccata, e si accodò all’idea di Puck, annuendo.

 

“Io vado a letto, sono a pezzi, ci vediamo domani” Quinn si congedò, accarezzò dolcemente Beth e andò nella camera degli ospiti che avrebbe condiviso con Puck.

 

Puck la raggiunge subito dopo, sembrava arrabbiato.

 

“Quinn vedi darti una mossa. Siamo qui per lei, dobbiamo starle vicino finchè possiamo e invece sembra che tu sia in campeggio con i genitori e che preferivi stare a casa”

 

“Parli facile tu! Hai già passato del tempo con lei! Non scoppia in lacrime se la prendi in braccio! Lei ti riconosce!”

 

“Perchè io mi sono buttato! Ho provato a farmi conoscere e in qualche modo le sono piaciuto. E ce la farai anche tu, ma finchè non ci provi, non lo saprai mai. Quindi datti una mossa e tira fuori il carattere, perchè so che ce l’hai!”

 

Quinn era distrutta e si buttò fra le braccia di Puck che l’accolse e l’accarezzò piano per un po’.

 

“Dai Q, ora dritta a letto, domani sarà una giornata piena”

 

Puck doveva dormire sul materassino gonfiabile sul pavimento, ma Quinn gli chiese di dormire con lei nel letto. Aveva bisogno di sentirlo vicino.

 

“Non provare a toccarmi Puckerman” l’avvisò Quinn più tranquilla.

 

“Sei pazza? Chi la sente poi la Berry?”

 

Scoppiarono a ridere entrambi, spensero le luci e si addormentarono.

 

-

-

 

A Lima intanto, Rachel stava sul letto aspettando una chiamata della sua ragazza, inutilmente e mentre cercava di distrarsi leggendo un libro, non poteva fare a meno di provare una strana sensazione, come se qualcosa stesse cambiando.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Eccoci di nuovo qui... capitolo abbastanza importante questo, anche se il prossimo lo sarà ancora di più...
Ringrazio sempre tutti, un bacione,

jam

 

CAPITOLO 10

 

When you're gone 

The pieces of my heart are missing you 

When you're gone 

The face I came to know is missing too 

When you're gone 

The words I need to hear to always get me 

through the day and make it ok 

I miss you 

-Avril Lavigne, When you’re gone-

 

Col passare dei giorni Rachel si sentiva molto sola, nonostante ogni giorno fosse circondata dai suoi amici che le avevano promesso di farle compagnia. Trascorreva le giornate insieme a Sam, Mercede, Kurt e Blaine e ogni tanto anche Santana le faceva visita, ma più che altro per controllarla. In quei giorni senza Quinn, aveva sentito in giro che Finn voleva provare a riavvicinarsi a Rachel e Santana, iperprotettiva con le sue amiche, specialmente con Quinn, voleva assicurarsi che Rachel non cadesse in tentazione e che Finn non si avvicinasse troppo. Rachel aveva capito fin da subito le sue intenzioni e spiegò sinceramente a Santana che non aveva motivo per preoccuparsi.

 

A Los Angeles le cose filavano lisce. Quinn era riuscita a far breccia nel cuore di Beth e si divertiva tantissimo a passare le giornate con lei e Puck in giro per la città, al parco giochi, al cinema o anche solo in casa a guardare i cartoni. Shelby notando questo avvicinamente stava fuori casa il più possibile, contenta di poter dare a Quinn e a Noah quello che avevano bisogno. A volte si sentiva gelosa. Vedeva Beth insieme ai due giovani e spesso sembravano davvero una famiglia. Quinn d’altro canto era felicissima, più stava con Beth e più notava con piacere che le assomigliava moltissimo, non solo nei capelli biondissimi e negli occhi verdi, ma anche nella timidezza e nella determinazione, anche se la testardaggine e la vivacità erano caratteristiche prese da Puck.

 

-

-

 

“Rachel muoviti, dovevamo essere al ristorante dieci minuti fa!” Sam stava aspettando impaziente sulla porta di ingresso.

 

“Arrivo subito, devo controllare la posta!” era la decima volta in un’ora che controllava la posta, notò Sam. Sapeva che Rachel negli ultimi giorni era più triste del solito e sospettava il fatto che Quinn non si facesse sentire più di tanto. Ma era solo un suo pensiero.

 

Arrivati al ristorante, iniziarono a parlare del più e del meno, aspettando Santana e Brittany che come al solito erano in ritardo che arrivarono poco dopo trafelate scusandosi per il ritardo. Per la prima volta in quelle vacanze tutto il Glee era riunito, tranne ovviamente Quinn e Puck, Tina e Mike che erano fuori città con la famiglia Chang e Rory che era tornato in Irlanda a trovare a la famiglia.

 

“Allora, ragazzi! Che si dice di nuovo?” Sugar era la più curiosa del gruppo e voleva sempre sapere tutto di tutti e così uno alla volta i ragazzi raccontarono le novità. 

Sam e Mercedes tra qualche giorno avrebbero festeggiato i sei mesi e stavano programmando un gita romantica in Alabama, Artie aveva incontrato una ragazza la sera di Capodanno e si era perdutamente innamorato, Finn aveva iniziato a lavorare nell’officina di Burt, Kurt e Blaine stavano da dio, Santana e Brittany raccontarono del pranzo di natale in casa Pierce. 

 

“E tu Berry cosa ci dici?” Sugar insistette quando vide Rachel che sembrava intenzionata a rivolgere parola.

 

“Non ho nessuna novità”

 

“Come no?! La tua ragazza è nella Città degli Angeli e non hai nessun aneddoto da raccontare?” Sugar quando voleva sapeva essere molto irritante, più del solito. Sam, guardò Rachel preoccupato.

 

“Sono passi dodici giorni e la mia ragazza è sparita nel nulla: non risponde alle chiamate o alle mail e quando lo fa riattacca subito dopo perchè impegnata, quindi no, non ho niente da raccontare” e senza aggiungere altro, prese le sue cose e uscì, correndo disperata verso casa.

 

“Non è da Quinn. Sam, Santana, voi sapete qualcosa?” Mercedes era preoccupata per l’amica, e non riusciva a capire il comportamento della bionda, non era proprio da lei fare così.

 

“No amore, anche io sono giorni che non la sento, sarà sicuramente assorbita da Beth, non c’è da preoccuparsi”

 

“Sì anche secondo me. Conosciamo Rachel. E’ melodrammatica e campionessa in seghe mentali” aggiunge Santana per nulla preoccupata dalla situazione.

 

“Speriamo sia così. Mi dispiace vedere Rachel in questo stato, non sembra neanche più lei. E’ silenziosa, il che è tutto dire, non ci assilla con le prove e sembra che non dorme da un bel po’ ” Kurt era visibilmente preoccupato e pensò che l’indomani sarebbe passato dalla sua amica e avrebbe fatto qualsiasi cosa per farla stare meglio.

 

-

-

 

Rachel, stesa sul suo letto, consapevole che la sensazione di cambiamento che aveva avvertito in quei giorni non fosse solo una sensazione, ma stava diventando una cosa reale. Ogni volta che chiamava Quinn, la sentiva fredda e distante, cercava di convincersi che era per la distanza, ma qualcosa le diceva che non era solo per questo. La chiamava ogni mattina, ogni momento libero, e ogni sera prima di andare a letto e spesso la sua ragazza non rispondeva. E soprattutto non richiamava mai. Solo una volta l’aveva chiamata, tre sere fa e qualcosa in quella conversazione le aveva messo l’ansia e da quella sera non era più riuscita a dormire. Lì su quel letto tornò con la mente a quella telefonata e come accadeva da qualche giorno iniziò a piangere.

 

“Ciao Quinn! Come va lì?”

 

“Tutto bene. E lì a Lima che si dice?”

 

“Solita vita. Sono sempre o a casa oppure da Kurt o da Sam, niente di nuovo”

 

“Ah ok. I tuoi papà stanno bene?”

 

“Sì, sono qui con me e ti salutano”

 

“Ricambia”

 

Ci fu un lungo silenzio. Rachel avrebbe voluto dirle quanto le mancava, che non vedeva l’ora di riabbracciarla, ma le parole le morirono in gola.

 

“Rach devo andare, Beth e Puck stanno facendo un casino in cucina. Buonanotte”

 

Rachel non fece a tempo a rispondere che la chiamata era già stata interrotta.

 

“Buonanotte anche a te, amore” 

 

Cosa stava succedendo? Dov’era finita la mia Quinn? 

Rachel non riusciva a darsi una risposta, nascose la testa nel cuscino e pianse in silenzio per tutta la notte.

 

-

-

 

“Ehi Q. Beth si è addormentata e Shelby ha chiamato dicendo che tornerà per cena” e si sedette con la ragazza sul letto.

 

“Bene”

 

“Cosa ti sta succedendo? Vedo che sei felice da quando hai iniziato a rapportarti con Beth, ma non sono scemo. Ho notato che quando togli lo sguardo dalla piccola, i tuoi occhi diventano tristi. E’ per Rachel?”

 

“Già” Quinn sospirò evitando di incrociare lo sguardo con l’amico.

 

“Perchè non la chiami? Sono giorni che non la senti. Guarda la connessione a internet funziona, videochiamala con Skype, sono sicuro che muore dalla voglia di vederti”

 

“No Puck non mi va”

 

“Mi vuoi spiegare il perchè o devo indovinarlo?” provò a farla ridere, senza risultato. Anzi, la ragazza si alzò veloce dal letto e andò alla finestra, appoggiando la fronte contro il vetro freddo.

 

“Credo... credo che mi madre avesse ragione” lo disse in modo rassegnato, convinta, ma rassegnata.

 

“Cioè? Cosa vuoi dire?”

 

“Prima che partissimo, mi ero insospettiva sui motivi per il quale mia madre volesse spingermi a venire qui. Mi ricordo che quando ho provato in tutti i modi a riavere Beth lei era contraria. Non ti dico le litigate. Così la sera prima della partenza le chiesi cosa avesse in mente e me lo disse”

 

“Su continua”

 

“Mi disse che era contenta che avessi l’occasione di andarmene via da Lima per un po’, anche se il fatto di stare con Beth non le piaceva, perchè così avrei avuto modo di stare lontano da Rachel. Secondo lei, venendo qui, avrei capito di non amare Rachel e che era solo uno stupido fuoco di paglia”

 

Puck era basito. Conosceva abbastanza bene la Signora Fabray da sapere che era una madre manipolatrice e iperprotettiva, ma mai fino a questo punto.

 

“Stai scherzando vero, Q? Non mi dirai sul serio che sei partita per questo motivo!”

 

“Certo che no! Sono partita per Beth e per dimostrare a mia madre che si sbagliava, che il mio amore per Rachel era reale. Ma ora...”

 

“Ora cosa Quinn? Dopo pochi giorni di lontananza ti abbatti così? Vuoi smetterla di fare quello che dice tua madre e iniziare a fare ciò che senti?”

 

“E’ questo quello che sento Noah! Sento che da quando sono qui, Rachel mi manca sempre meno! Ogni volta che sento il cellulare squillare mi manca l’aria perchè non so come dirglielo!”

 

“Tu non stai bene. Quella donna ti ha fatto il lavaggio del cervello un’altra volta. Quando ti ha costretto a dare Beth in adozione non mi sono opposto perchè volevo starti vicino in qualsiasi decisione tu avessi preso, ma ora non me ne starò qui con le mani mentre ti rovini la vita e mandi a puttane quello che ha costruito con Rachel. La devasterai. Non è così forte come pensi. Le farai del male Quinn, non te lo permetterò”

 

“Fai quello che vuoi, la mia decisione l’ho presa”

 

“Quale decisione?! Te ne starai qui senza parlarle e una volta tornati le dirai ‘mi dispiace Rachel ma non ti amo, è finita’? Dimmi è questo che vuoi fare?”

 

Puck era furioso e quando Quinn lo guardò negli occhi, vide solo una ragazza spaventata, anche se non aveva ben capito di cosa. Si avvicinò e l’abbracciò forte.

 

“Q non ascoltare tua madre o la tua testa, so che hai paura. Ma per favore, ascolta il tuo cuore, lui ha sempre ragione”

 

-

-

 

Quinn dove sei? Cosa stai facendo? Perchè fai così? Perchè non mi chiami?

 

Rachel per l’ennesima volta non riusciva a dormire, l’unico appiglio a cui riusciva ad aggrapparsi era che tra qualche giorno la scuola sarebbe ricominciata e che Quinn sarebbe tornata a casa.

 

Quinn, cosa sta succedendo? Mi manchi da morire.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Buondì! Eccoci qui con il penultimo capitolo... anzi non è proprio il penultimo, visto che ho in programma l'epilogo diviso in due parti... vabbè comunque siamo quasi alla fine... e vi dico già che io ho finito di scrivere l'epilogo!!! 

Vi ringrazio tutti, per chi segue e recensisce, chi segue e basta e chi ha seguito...

Jam

 

CAPITOLO 11

 

Io sopravviverò 

Adesso ancora come non lo so 

Il tempo qualche volta può aiutare 

A sentirsi meno male... 

A poter dimenticare 

ma adesso è troppo presto 

E resto immobile qui 

Senza parlare... non ci riesco a stancarmi di te 

E cancellare tutte le pagine con la tua immagine 

E vivere.. come se non fosse stato mai amore 

-Laura Pausini, Come se non fosse stato mai amore- 

 

Quinn prese in mano il cellulare e scrisse un messaggio.

 

-

-

 

Rachel sobbalzò quando sentì il cellulare vibrare sulla scrivania. Lo prese in mano. Un messaggio.

 

“Rach, sto per partire. Tra qualche ora sono a casa. -Q”

 

Stava tornando. Finalmente stava tornando! Rachel si alzò di scatto dalla sedia e iniziò a urlare e saltellare di gioia per tutta la camera, tanto da far spaventare i suoi papà che accorsero da lei preoccupati, ma quando seppero il motivo di tanto chiasso non poterono fare altro che sorridere e unirsi alla figlia in questa gioia. 

Era davvero felice, anche se un peso si formò alla bocca dello stomaco.

 

-

-

 

Puck si avvicinò a Quinn.

 

“L’hai chiamata?”

 

“Le ho scritto un messaggio” Puck sembrava contrariato.

 

“Avresti dovuto chiamarla giorni fa, invece non l’hai fatto e ora le lasci un messaggio? Molto coraggioso da parte tua” disse ironico l’amico.

 

“Le ho solo scritto che stavo tornando, niente di più. Il resto glielo dirò a voce”

 

“E’ la cosa migliore Q”

 

“Già, lo so. Dai aiutami con queste valige” 

 

Puck l’aiutò e insieme si incamminarono verso il gate, pronti a ritornare a casa.

 

-

-

 

“Quinn? Stai bene? Kurt ha detto che Puck è appena passato a salutare Finn. Dove sei?”

 

Quinn rilesse il messaggio tante volte prima rispondere. Era importante vederla subito, ma le tremavano le gambe al pensiero di quello che doveva assolutamente dirle.

 

“Quinn! La cena è pronta!” la madre urlò dalla cucina.

 

La ragazza si sedette in cucina insieme alla madre.

 

“Allora Quinnie, come è andata a LA? Beth?”

 

“So che non ti interessa di Beth, la rivedrò chissà quando, se non addirittura mai. Quindi, mamma, cosa vuoi sapere esattamente?”

 

“Lo sai cosa voglio sapere. Hai pensato a quella cosa?

 

“ ‘Quella cosa’ sarebbe Rachel?” domandò Quinn sprezzante.

 

“Sì, cara, intendo proprio Rachel. Quindi?”

 

“Ho pensato molto. E ho preso la mia decisione. Ora se vuoi scusarmi me ne vado a farmi un doccia” si alzò e lasciò la madre senza una risposta.

 

-

-

 

“Kurt, ma sei sicuro che Puck è passato da voi?”

 

“Sì Rachel, quante volte devo ripetertelo. E’ passato due orette fa, con un regalo per Finn, una maglia di non so quale squadra di cui Finn va matto. Ha fatto due chiacchiere ed è tornato a casa. Era a pezzi Rachel, vedrai che Quinn si sarà addormentata a casa sua. Non ti preoccupare”

 

“Ok, io aspetto ancora un po’ poi vado da lei” Rachel era troppo ansiosa e Kurt se ne accorse subito.

 

“Dai Rach tranquilla, lasciala riposare, domani vedrai che si farà viva”

 

“Grazie Kurt” e riagganciò.

 

“Noah Puckerman, tu mi devi un favore grosso come una casa, non so neanche perchè ti ho dato retta” Kurt era preoccupato, aveva mentito alla sua migliore amica.

 

“Lo Kurt, ma è per il bene di Rachel. Quinn ha bisogno di organizzare le idee e poi vedrai che si farà viva. Me l’ha promesso”

 

“Sì ok. Ma mi vuoi spiegare cosa è successo a Los Angeles?” s’intromise Finn.

 

“No mi spiace. Ora scappo, sono davvero stanco! Ci vediamo lunedì a scuola, se non prima. Adios Hummel-Hudson!” e sparì velocemente con la sua auto.

 

-

-

 

Era notte fonda e Rachel non dormiva. Non riusciva a prendere sonno. Quinn non si era ancora fatta viva. L’aveva chiamata al cellulare verso mezzanotte, ma era spento; anche a casa, ma la madre l’aveva liquidata dicendo che stava dormendo, il che era probabile, vista l’ora tarda. Continuava a girarsi e rigirarsi nel letto, senza riuscire a smettere di pensare a lei. Niente di tutto ciò le faceva pensare che andava tutto bene. Aveva un gran peso sullo stomaco e il cuore si stava piano piano scheggiando. 

Si ricordò di quella volta, qualche giorno dopo lo Stand dei Baci, quando Finn continuava a tormentarla, cercando di ‘riportarla sulla retta via’ e Quinn giustamente si era inviperita parecchio ed era nata una discussione, sembrava che la bionda non si fidasse abbastanza da sapere che era sicura di ciò che provava. Quella volta, non sapendo più come fare per farla tranquillizzare, l’aveva bloccata contro il muro dicendole ‘ti metto il mio cuore su un piatto, guardalo, dimmi se è un cuore che può mentire’ e subito dopo Quinn la baciò, finalmente convinta del loro amore.

Il cuore di Rachel non aveva mai mentito, nè aveva mai tradito i suoi sentimenti. Ma quello di Quinn? Scoppiò a piangere silenziosamente, per non farsi sentire dai suoi papà che negli ultimi giorni l’avevano vista veramente distrutta. Piangeva da sola, singhiozzando, quasi senza lacrime, le ho finite pensava. 

 

Non sa esattamente quanto tempo abbia trascorso in quello stato, quando ad un certo punto sentì qualcosa battere sulla finestra. Si alzò un po’ titubante e quando scorse la tenda vide Quinn in giardino che le faceva segno di scendere. Rachel perse un battito. Si mise velocemente una tuta e la raggiunse.

 

“Quinn!!!! Ma dove sei stata!” Rachel sussurrava, per non svegliare nessuno, ma era come se stesse urlando. Era sia sollevata che arrabbiata. Si avvicinò per abbracciarla, ma la bionda la fermò.

 

“Dai vieni con me, devo dirti delle cose” la prese per mano e la condusse per strada. 

Per tutto il tragitto verso il parco, nessuna delle due parlò. Quinn guardava per terra, facendo respiri profondi e Rachel la guardava di sottecchi, con l’ansia che aumentava sempre di più. Non l’aveva mai vista così. Neanche quando si ‘odiavano’. Sembrava non provasse nessun tipo di emozione, sembrava come svuotata.

 

Arrivarono al parco e si sedettero una di fronte all’altra, circondate dal buio della notte, su una panchina. La loro panchina.

 

“Quinn... mi sto seriamente preoccupando”

 

“Devo dirti delle cose e voglio che mi lasci parlare, senza interrompermi, per favore. E’ importante” Quinn la guardava dritta negli occhi.

 

“Va-va bene”

 

Quinn abbassò lo sguardo sulle proprie mani, come faceva sempre quando era nervosa.

 

“Non so da dove iniziare” Quinn era davvero agitata. 

 

“Puoi iniziare dall’inizio”

 

La bionda prese un respiro e continuò.

 

“Gli ultimi anni per me sono stati difficili, lo sai. Ho dovuto affrontare cose che mai avevo immaginato. Sono caduta e mi sono rialzata mille volte. Mi sono fatta male, ma sono andata avanti. L’ultimo anno è stato il più difficile di tutti, mi sentivo persa: ho provato a cambiare stile di vita, nel frattempo Shelby era ritornata e sono uscita di testa. Ho toccato il fondo, ma grazie a te sono riuscita a risalire. Sono stata ammessa a Yale, sembrava che tutto fosse tornato al suo posto, potevo essere felice anche senza Beth, senza le Cheerios e senza l’amore. E poi sei arrivata tu. Ancora non mi spiego come hai fatto a entrarmi dentro in quel modo. Mi è bastato guardarti davvero negli occhi, e la mia vita è cambiata. Per la prima volta nella mia vita ho amato, con tutta me stessa, e mi sono sentita amata” prima di continuare, guardò in tralice Rachel. Anche al buio potè notare il viso della ragazza, teso e ansioso.

 

“Ho passato dei momenti spettacoli, Rachel, non mi sono mai sentita così speciale come quando sto con te, e ti ho amato davvero tanto. E arriviamo a queste vacanze. Sono partita, ti ho mollato qui da sola, forse sono stata egoista a pensare solo a me, non lo so, ma in quel momento avevo bisogno di conoscere mia figlia. Sono stata con lei per poco tempo, ma è stato sufficiente. Le voglio davvero bene Rach, e ho imparato a conoscerla e a farmi conoscere. Mi somiglia molto sai? Almeno fisicamente e nella timidezza, ma poi è tutta Noah” Quinn sorrise al ricordo di quella biondina che sgambettava per casa senza sosta.

Rachel l’ascoltava in silenzio, cominciava a capire e a temere il momento in cui avrebbe sganciato la bomba. E non aveva sensazioni positive. Per niente.

 

“Poco prima di partire, ho avuto una discussione molto accesa con mia madre. Ho scoperto che voleva che andassi a LA non per me, ma per te. Voleva che io ti stessi lontana in modo da realizzare che non ti amavo abbastanza, che non eri che una storiella di poca importante, un fuoco di paglia insomma. Era sicura che una volta lontane, tu non mi fossi mancata. Le ho urlato di smetterla, di provare a sforzarsi di vedermi felice e di accettarmi per quello che sono. Inutile dire le sua risposta, la puoi immaginare” sorrise tristemente

 

Quinn continuò a parlare, ma Rachel non la stava più ascoltando. Sentì una forte fitta al petto, le gambe tremare e la vista si stava annebbiando. Un dolore atroce entrava e usciva dal suo corpo senza lasciarle tregua, come se qualcuno la stesse picchiando.

 

“E’ così?” chiese Rachel interrompendo qualsiasi cosa stesse dicendo Quinn.

 

“Rachel, fammi finire ti prego” Quinn adesso la guardava negli occhi e poteva vedere la tristezza nello sguardo di cioccolato della mora e sentì lo stomaco chiudersi.

 

“Quinn... basta con tutte queste parole. Dimmelo e basta. Aveva ragione tua madre?” Rachel stava già piangendo.

 

Quinn si avvicinò a lei.

 

“Rachel... non fare così ti prego. Non rendere tutto più difficile”

 

“Dimmelo cazzo!” Quinn la guardò stupita, non l’aveva mai sentita parlare così.

 

“Sì. Ti prego Rachel perdonami” cercando di abbracciarla, ma Rachel si scansò e corse via, senza riuscire a trattenere le lacrime.

 

Quinn rimase su quella panchina e si portò le mani sul viso. Fino a poco tempo prima era sicura, sicura di tutto quello che aveva appena detto, sicura che sua mamma aveva ragione, ma quando vide Rachel in quello stato, non potè fare a meno di provare pentimento. Non per pena o per pietà o perchè era una persona fondamentalmente buona che non sopportava di far del male alle persone, ma perchè si era accorta di aver commesso la più grande cazzata della sua vita. Amava Rachel e, solo ora che l’aveva persa, capì il suo valore. Come si dice? Capisci il valore delle cose solo dopo averle perse.

 

-

-

 

Era quasi l’alba, Rachel vagava per la città senza capire cosa stesse facendo. Le girava la testa e le veniva da vomitare. Non riuscendo più a stare in piedi, si accasciò sul marciapiede, le braccia sulle ginocchia a sorreggere la testa.

 

-

-

 

“Berry? Ma che diavolo stai facendo?”

“San...”

 

“Ma cosa è successo?! Sei ubriaca per caso?”

 

“Quinn...”

 

“Quinn cosa? Sta bene?”

 

“Mi ha lasciato San” e svenne tra le braccia dell’ispanica, che la prese di peso e la mise in macchina, portandola a casa con sè.

 

-

-

 

“Signor Berry, buongiorno sono Santana, scusi per l’ora è prestissimo, lo so, volevo avvisarvi che Rachel è qui con me, sono appena passata a prenderla e mi accompagna a Sidney a fare shopping, faremo tardi, non vi preoccupate. Sì staremo attente. Buona giornata a lei”

 

Tornò in camera da Rachel e le portò una camomilla per farla rilassare, ma sembrava impossibile. In quel momento notò il cellulare della ragazza che vibrava nella borsa.

 

Quindici chiamate senza risposta di Quinn e sei messaggi. 

 

“Quinn, sono io. Ascolta poco fa stavo tornando a casa, sì ero a ballare e ho fatto mattina, come al solito, e indovina un po’? Ho trovato Rachel sconvolta su un marciapiede, sembrava strafatta, diceva cose senza senso, sempre detto io che è pazza. Le ho chiesto cosa fosse successo e mi ha detto che l’hai lasciata Quinn. E poi è svenuta”

 

“No sta bene adesso, sembra tranquilla, si sta addormentando. Ma cosa è successo?”

 

Santana sbarrò gli occhi quando Quinn le confermò, in lacrime, di averla lasciata.

 

“Allora la pazza sei tu Fabray”

 

-

-

 

Quinn era ancora al parco, il sole stava sorgendo e lei non aveva più la forza di fare qualsiasi cosa, se non piangere e maledicendosi per la gigantesca cazzata che aveva fatto. 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


E siamo arrivati alla fine di questa storia, quasi. Manca il doppio epilogo che verrà pubblicato una parte domani sera e l'altra lunedì mattina/pomeriggio...

Vi lascio alla lettura e come sempre un grazie enorme a tutti... e BUONA PASQUA!!!!

Jam

 

CAPITOLO 12

 

I'll spread my wings and I'll learn how to fly 

I'll do what it takes til' I touch the sky 

And I'll make a wish 

Take a chance 

Make a change 

And breakaway 

Out of the darkness and into the sun 

But I won't forget all the ones that I love 

I'll take a risk 

Take a chance 

Make a change 

And breakaway 

-Kelly Clarkson, Breakaway-

 

La scuola è ricominciata da una settimana e di Rachel nessuna traccia. I suoi papà avevano preferito che stesse tranquilla per un po’, giusto per riprendersi. Avevano saputo quello che era successo da una Santana disperata che non sapeva più cosa fare per farla riprendere e loro preoccupati e tristi per la figlia le hanno lasciato tutto lo spazio che desiderava. 

Col passare dei giorni Rachel si era ripresa, certo il suo cuore era completamente rotto, mangiava e dormiva poco, però aveva smesso di piangere, aveva ricominciato a cantare e a scrivere le canzoni e aveva ripreso a parlare con i suoi genitori.

 

-

-

 

Per tutta settimana Quinn si svegliava la mattina pronta ad andare a scuola per riconquistare Rachel, ma ogni volta che metteva piede nell’istituto Sam o Puck o Santana le scuotevano la testa, e lei rassegnata si chiudeva in bagno e non usciva per tutta la mattinata. Nessuno aveva idea di come stesse Rachel, nonostante ogni giorno Quinn chiamava i Berry, nessuno voleva darle una risposta. 

 

“Ehi Q, sei qui?”

 

“Sì Sam, arrivo”

 

Quinn era nascosta nell’auditorium e Sam dopo averla cercata in lungo e in largo la trovò, doveva rimetterla in piedi e subito.

 

“Quinn hai una faccia”

 

“Ah bene, ti ci metti anche tu?”

 

“Lo facciamo per il tuo bene Q, non per divertimento”

 

“Lo so. Sam non ce la faccio più. Non so più come fare, non viene a scuola da una settimana e sono preoccupata”

 

“Senti, devo dirti una cosa, ma promettimi che starai qui ferma, senza fare nulla. Ok?” la guardò seriamente e Quinn annuì.

 

“Rachel è qui. E’ tornata oggi, ma è entrata alla seconda ora, se fossi uscita da qui e se avessi frequentato le lezioni l’avresti vista. No aspetta” disse vedendo l’amica che si stava alzando. “Devi aspettare Quinn, non ho finito. Allora, Rach è tornata, le abbiamo parlato tutti, sembra non stia benissimo, anche se non lo dà a vedere. Le ho fatto capire che vi sareste incontrate alla lezione del Glee e lei ha espressamente chiesto di non avere nessun contatto con te. Mi hai capito Quinn? Nessuno. Sarete nella stessa stanza, ma è come se non ci foste l’una per l’altra. Hai capito?”

 

“Ma... ma perchè? Mi dovrà affrontare prima o poi, non può fare finta che io non esista”

 

“E invece sarà così Quinn, almeno per un po’. Dalle il tempo di riprendersi completamente.”

 

Quinn non sembrava d’accordo. Aveva voglia di entrare in quella stanza, prenderla e obbligarla ad ascoltare.

 

“Può avere tutto il tempo che vuole, ma prima io ho bisogno che lei sappia che l’amo e che ho fatto un’enorme cazzata, con le buone o con le cattive deve saperlo”

 

“Quinn ma non ci arrivi?! Lasciale il suo dannato spazio!”

 

“E come faccio? Deve sapere ciò che provo, prima che sia troppo tardi! Ma se non mi posso nemmeno avvicinare allora...” e in quel momento il suo viso s’illuminò, capì cosa doveva fare. Era l’unico modo per dirle tutto. Sam sorrise, finalmente l’amica l’aveva capito.

 

“So cosa fare e tu mi darai una mano”

 

“Agli ordini, capo!”

 

-

-

 

Rachel entrò nell’aula del Glee, tra le urla dei suoi compagni che finalmente la rivedevano su quelle sedie.

 

“Ehi Rach, bentornata!” urlavano tutti insieme e Rachel provò un moto di gratitudine verso di loro. Si guardò intorno velocemente e si sedette alla solita sedia. Quinn non c’era. Si sentì quasi sollevata. In quel momento, però, dalla porta entrò proprio Quinn, accompagnata da Sam. Rachel spostò lo sguardo verso la batteria, per evitare di incrociare i suoi occhi, non poteva sopportarlo. Non la vedeva da giorni e le sembrava ancora più bella, se possibile.

 

Quinn entrò nell’aula, salutando con una mano tutti quanti, senza guardare Rachel. Non voleva farla scappare prima del ‘piano’. Sam le strinse forte la mano, per incoraggiarla e la lezione iniziò.

 

Il Professor Shue spiegò che mancava pochissimo alle Nazionali e per alcuni di loro sarebbero state le ultime. La lezione del giorno era quella di cercare canzoni che parlassero di futuro, di legami, di sentimento, giusto per valorizzare ciò che i ragazzi hanno costruito in questi anni al Glee e nel frattempo Rachel e Blaine si dedicavano alla scrittura di una canzone originale, proprio per la competizione.

 

-

-

 

“Stai bene Rachel?” Blaine la guardava attento.

 

“Non lo so. So solo che ho una gran paura”

 

“Di cosa?”

 

“Di non reggere e di scoppiare. Prima di entrare a scuola stamattina mi sentivo pronta, ma ora non lo so più”

 

“Dai, stai tranquilla, respira e vai avanti. Ce la farai”

 

“Lo spero”

 

“Bè se non altro puoi incanalare tutto ciò che provi in questa canzone. Sarà un successone” Blaine ridacchiava e Rachel per la prima volta in tanti giorni sorrideva. Aveva sempre una gran paura, ma si stava lasciando andare. Blaine ha sempre avuto questa capacità. Anche quando le cose si facevano complicate, lui era in grado di vedere il lato positivo delle situazioni e Rachel piano piano stava riacquistando sicurezza. Scrivere del suo dolore l’aiutava, sicuramente più del rimanere chiusa in camera da sola.

 

Intanto Quinn, mentre cercava le canzoni con il suo gruppo (Sam, Mercedes, Puck, Santana e Brittany), non poteva fare a meno di guardare Rachel, senza fissarla, ma ogni tanto, a intervalli regolari, buttava l’occhio su di lei. In un’ora ha potuto notare il cambiamento sul viso della ragazza. Quando l’aveva vista appena entrata nell’aula, il suo viso ero teso e gli occhi erano lucidi e vigili, mentre adesso vedeva che si stava rilassando.

 

“Piantala Quinn” Santana era scocciata.

 

“Non sto facendo niente!”

 

“Appunto, cerca queste maledette canzoni, invece di farti gli affari tuoi” 

 

Sam s’intromise. Sapeva che Santana poteva essere stronza e che Quinn non ci pensava due volte prima di rispondere e iniziare a litigare.

 

“Ragazze, basta. Santana lasciala in pace, per favore. E Quinn? Non ti avevo detto prima di lasciarle il suo spazio?”

 

“E noi non avevamo concordato un piano?” Quinn si stava alterando.

 

“Non oggi Quinn, è troppo presto”

 

“No, invece. La sto osservando da un’ora e se lo faceste anche voi, notereste come si sta piano piano rilassando. Devo solo aspettare il momento in cui sarà totalmente tranquilla e poi toccherà a noi”

 

Sam scosse la testa. Era inutile, quando si metteva in testa una cosa, specialmente se riguardava Rachel, non ascoltava più nessuno.

 

“Va bene Q, ma almeno ogni tanto dacci una mano”

 

-

-

 

“Bene ragazzi. La lezione è quasi finita! Continueremo domani. Che ne dite di cantare qualcosa prima di salutarci?” Il Professor Shue guardò tutti, sperando in qualche iniziativa, poi guardò Rachel.

 

“Rachel, cosa ne dici di cantare qualcosa? Sei stata assente e il miglior modo per ripartire alla grande è cantare! Su dai!” 

 

Rachel non face in tempo a rispondere che qualcun’altro alzò la mano, schiarendosi la voce.

 

“Prof a dire il vero vorrei cantare io, se non le dispiace”

 

“Certo Quinn, vieni pure! Rachel canterà dopo!”

 

Quinn guardò Sam, si alzò e si mise al centro della sala. Aspettò che Sam prese la chitarra e iniziò a suonare, come ai vecchi tempi.

 

Il ragazzo iniziò a cantare la sua strofa, guardando l’amica e sorridendole. 

 

Do you hear me? I’m talking to you

Across the water across the deep blue ocean

Under the open sky, oh my, 

Baby I’m trying.

 

Poi toccò a Quinn e ricambiò il sorriso all’amico.

 

Boy, I hear you in my dreams

I feel your whisper across the sea

I keep you with me in my heart

You make it easier when life gets hard.

 

I’m lucky I’m in love with my best friend,

 

Le loro voci si mischiarono e Quinn si girò verso i ragazzi e guardò Rachel dritta negli occhi. Voleva che ogni singola parola di quella canzone arrivasse al cuore della ragazza.

 

Lucky to have been where I have been,

Lucky to be coming home again.

Ooh ooh ooh

 

They don’t know how long it takes,

Waiting for a love like this.

Every time we say goodbye,

I wish we had one more kiss.

I’ll wait for you I promise you, I will. A questa frase Rachel alzò gli occhi verso Quinn.

I’m lucky I’m in love with my best friend,

 

Rachel abbassò lo sguardo e senza far finire i due ragazzi, scoppiò in lacrime e scappò fuori dall’aula e Quinn la seguì con lo sguardo, pronta a raggiungerla, ma Kurt la precedette. Continuò a cantare con le lacrime che le rigavano il viso e gli occhi tristi.

 

Lucky to have been where I have been,

Lucky to be coming home again.

Lucky we’re in love in every way,

Lucky to have stayed where we have stayed,

Lucky to be coming home someday.

 

Quando la canzone finì, Quinn uscì dall’aula, nonostante Sam tentasse di trattenerla.

-

-

 

Kurt trovò Rachel seduta appoggiata agli armadietti e si sedette accanto a lei. Rachel appoggiò la testa sulla spalla dell’amico.

 

“E’ troppo presto, vero? Cantarti una canzone dico”

 

“Ma cosa pretende? Che dimentichi quello che mi ha fatto? Non basta una canzone per cambiare le cose” Rachel singhiozzava.

 

Kurt le diede un bacio sulla testa e rimasero così per un po’, fin quando arrivò Quinn.

 

“Ehm io devo andare, ho molte cose da fare, sì, tante, di là” Kurt se ne andò, fulminando Quinn con lo sguardo.

 

La bionda si sedette appoggiata alla fila di armadietti di fronte a Rachel.

 

“Cosa vuoi Quinn?” Rachel era stanca.

 

“Voglio poterti chiedere scusa. Sono stata una stupida, mi sono fatta manipolare da mia madre e io ti..”

 

“Non dirlo neanche Quinn. Se mi avessi amato davvero non avresti ascoltato tua madre”

“Ho fatto una cazzata, lo so. Ti prego perdonami”

 

“E’ troppo tardi Quinn. Avevamo fatto progetti io e te ricordi? Saremmo andate all’università insieme, io a New York e tu a New Haven, saremmo state lontane solo pochi chilometri e ci saremmo viste sempre. Avremmo trovato un lavoro, cercato casa, dovevamo realizzare i nostri sogni insieme e costruire il nostro futuro. E invece?” Rachel rise, una risata vuota.

 

Quinn si avvicinò a lei.

 

“Possiamo farlo ancora. Rachel io ti amo, non ho mai smesso di farlo, me ne sono accorta appena eri scappata da quella panchina. Ti prego”

 

“Come posso fidarmi adesso? Me lo spieghi? E’ bastato stare via pochi giorni per dimenticarti di me!”

 

“Non è così Rachel, pensavo che lo fosse, ma credimi non è mai stato così” Quinn piangeva e cercava gli occhi di Rachel, senza trovarli.

 

“Ma è successo Quinn! Chi me lo dice che quando saremo all’università, sarai talmente piene di impegni e di studio che mi abbandonerai di nuovo? Come a LA, è bastato non avermi intorno e puff, sei sparita”

 

“Rachel ti prego, non fare così, non sabotarci”

 

“Sabotarci? Io Quinn? Ho patito le pene dell’inferno mentre tu stavi là a fare l’allegra famigliola, ma va andava bene così, ti amavo e avrei sopportato qualunque cosa. Ma non posso sopportare di venire trattata e dimenticata così. No, non lo accetto. Sono stata male Quinn, sto male, non dormo da non so quanto tempo, mangio poco e canto ancora di meno. Mi hai completamente distrutto Quinn”

 

Quinn si sentiva soffocare, sapeva quello che aveva passato Rachel, ma sentirselo dire da lei era un’altra cosa. 

 

“Rach, guardami” Rachel alzò lo sguardo.

 

“Vuoi che me ne vado? Vuoi che mi prenda a calci? Farò qualsiasi cosa Rachel, solo dimmi cosa”

 

Rachel la guardò un attimo prima di rispondere.

 

“Voglio che te ne vai e mi lasci sola”

 

“Sei sicura?”

 

“Sì” Rachel ormai piangeva a dirotto e Quinn a quella risposta, si alzò e corse via, lontano da lei. Correva per i corridoi piangendo, quando si ritrovò davanti alla porta del Preside. Bussò ed entrò.

 

“Preside, ho bisogno di parlarle” 

 

Quinn aveva questa idea da molto tempo, nel caso non fosse riuscita a riavere Rachel. Era un passo importante, ma era l’unica cosa da fare in quella situazione. Spiegò al Preside tutto quello che voleva fare.

Il Preside la guardava scioccato. Non se l’aspettava.

 

“Allora Preside? Cosa mi dice?”

 

“Bè guardando il tuo fascicolo... Hai ottimi voti, la media più alta della classe, pochissime assenze... Sì direi che si può fare” si alzò dalla sedia e le porse la mano.

“Signorina Fabray il suo Senior Year termina qui. Mi raccomando di faccia valere a Yale, ho grandi aspettative verso di lei, non mi deluda. Buona fortuna Quinn” 

 

Quinn strinse la mano al Preside, lo ringraziò, corse a casa e chiamò il padre che abitava a New York.

 

“Papà, ho finito l’anno in anticipo, quella casa vicino a Yale è ancora disponibile? Perfetto, fra qualche ora sono lì da te. Ti voglio bene anche io”

 

Fece le valigie in fretta e furia, lasciò una lettera alla madre e una da dare al Glee. 

 

Entrò in macchina e lasciò una lettera anche a Rachel, infilandogliela sotto la porta.

 

Non sarebbe più tornata indietro. L’unica cosa da fare era andare a New Haven e provare a farsi una vita senza Rachel, in fondo Yale era ancora il suo sogno.

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Capitolo 13
*** Epilogo - Parte 1 ***


Buonasera! Passata una buona Pasqua e Pasquetta? 
Eccoci qua con la prima parte dell'epilogo. 
E oggi ho avuto l'idea di una nuova storia Faberry, in settimana vedrò di svilupparla.
Vi ringrazio sempre tutti e buona lettura!
Jam
 

EPILOGO - PARTE 1

 

Andate fiduciosi nella direzione dei vostri sogni, 

vivete la vita che avete sempre immaginato.

-Henry David Thoureau-

 

5 anni dopo.

 

Quinn Fabray aveva realizzato il suo sogno. Era diventata giornalista, lavorava per un’importante rivista di moda e girava il mondo seguendo sfilate, servizi fotografici e quant’altro. 

Un giorno, mentre stava scrivendo un articolo riguardante il servizio fotografico di un’importante modella francese, il fotografo la notò e la convinse a provare nel mondo della moda. “Sei troppo bella per stare dietro una scrivania. Dovrei stare davanti all’obiettivo” le aveva detto. Quinn ha riso tantissimo a quella proposta insieme ai suoi colleghi e amici, ma qualche giorno dopo, forse per gioco o forse seriamente, andò all’agenzia di moda che il fotografo le aveva indicato e in pochissimo tempo era diventata una modella famosissima e molto apprezzata, sia dalla critica che dal pubblico. Era diventata la nuova testimonial di Burberry e Chanel e modella di punta della sua agenzia. Si era appena trasferita a New York, in una casa bellissima e stava bene.

Il suo primo giorno nella Grande Mela, durante un giro di perlustrazione, mentre camminava per le strade della città, si era ritrovata di fronte l’ultima cosa che desiderava vedere. Un gigantesco cartellone pubblicitario che raffigurava una ragazza, a lei molto familiare. 

Era la locandina di un film e tra i protagonisti spiccava il viso di Rachel Berry.

 

Non l’aveva mai dimenticata, l’aveva semplicemente chiusa in un angolino del suo cuore e provava a non pensarci. Aveva smesso di leggere le riviste di gossip, sia perchè si leggevano tante storie su di lei che non erano vere, sia perchè non voleva incorrere in Rachel, magari scoprire qualche gossip sulla sua vita privata o altro. Guardava pochissima televisione, al massimo si concedeva qualche film, non quelli di Rachel ovviamente. Quinn più volte aveva addirittura rifiutato di partecipare alle prime cinematografiche per paura di incontrarla, o anche solo di sentir parlare di lei. odiava il fatto di non essere stata al suo fianco in questi anni, periodo in cui Rachel Berry da star del Glee Club era diventata star a livello mondiale. Non si perdonava il fatto di aver perso tutta la sua crescita, artistica e personale. Spesso si chiedeva che tipo di donna fosse diventata, se le sue manie di grandezza erano sempre le solite, se si mordicchiava il labbro inferiore nei momenti di difficoltà, se indossava ancora i suoi completi, un po’ ridicoli ma che a lei piaceva così com’era.

 

E ora vedersela davanti, anche solo in fotografia (gigante tra l’altro), aveva riportato a galla tutti i vecchi ricordi. Il primo bacio, lo Stand dei Baci, la loro prima volta, le giornate insieme, le coccole, le parole che si sono dette e poi... e poi le tenebre. Ancora oggi a distanza di quattro anni quei ricordi le facevano male. 

 

Chiuse gli occhi e decise di andare in agenzia. 

L’agenzia era per i modelli come una seconda casa; spesso Quinn e i suoi amici tra un lavoro e l’altro, passavano le giornate in agenzia. Ognuno di loro aveva una stanza privata, in cui c’erano tutti i comfort di una casa: una piccola cucina, il frigobar, la televisione, lo stereo e le consolle. Stare lì era per Quinn un modo per non rimanere da sola. A casa sarebbe finita a pensare al passato, a Rachel, invece lì si sentiva protetta, lei e i suoi amici trovavano sempre qualcosa da fare. Spesso si chiedeva perchè avesse comprato una casa così grande se passava tutto il suo tempo, anche quello libero, sul posto di lavoro. 

 

Entrò nell’edificio e raggiunse e il settimo piano.

 

“Ehi ragazzi!”

 

“Quinn ciao! Finalmente sei arrivata! Ti aspettavamo una settimana fa!” 

 

“Sì scusa ma mi sono fermata un po’ da mio padre che per fortuna si sta riprendendo”

 

“Bene sono contenta! Hai da fare stasera?”

 

“No, liberissima. Cosa avete in mente?”

 

“Serata allo Sky, quel locale sulla Quarantaquattresima. Ci saranno tutti, è un posto esclusivo, si entra solo se si è qualcuno, ci sarà da divertirsi” Kora si vantava spesso dei privilegi che il loro lavoro comportava.

 

“E tu vieni con noi Quinn Fabray” Jake era, secondo Quinn, il ragazzo più bello e dolce del mondo e le ricordava moltissimo il suo vecchio amico Sam. Era un po’ il ‘nuovo Sam’ a dir la verità, dato che l’amico le mancava tantissimo, Jake in un certo senso l’avevo sostituito nel ruolo del migliore amico. Erano molto simili, entrambi sono stati catapultati in questo mondo e condividevano i piedi per terra, a differenza degli altri che erano altezzosi e si vantavano parecchio. Non a caso era stato il suo partner per moltissimi lavori. 

 

Kora invece era la sua ‘nuova Santana’. L’aveva conosciuta al suo primo servizio fotografico. Era una modella e grazie a lei aveva incontrato i suoi nuovi amici, tutti modelli, che lei prima conosceva solo di fama o magari li aveva intervistati qualche volta per il giornale. Erano un bel gruppo. La sera uscivano tutti insieme, andavano nei locali e si divertivano. Le piaceva quella vita. Ogni volta che usciva di casa tutti la riconoscevano e per le ragazzine era diventata un punto di riferimento, una specie di idolo. 

Non era nata per fare questo, era capitata in questo mondo, venendo da una piccola cittadina e la gente vedeva in lei quella semplicità che forse nei suoi amici mancava totalmente. Ma nonostante questa diversità, voleva molto bene a tutti loro. A loro modo l’avevano aiutata a farsi strada nel mondo della moda e in particolar modo Kora e Jake, che sapevano tutto della vita di Quinn. Kora una sera aveva ascoltato attentamente tutto il racconto di Quinn su Rachel e sapeva quanto ancora l’amica soffrisse, per questo l’aveva presentata ai suoi amici e ogni volta che poteva la coinvolgeva in serate, viaggi e feste. Piano piano Rachel era diventata piccolissima, sempre presente nel suo cuore, ma Quinn aveva imparato a gestire il dolore.

 

“Certo socia, non mancherò” baciò sulla guancia tutti i presenti, alcuni del suo gruppo, altri semplicemente colleghi e andò nella sua stanza, seguita da Jake e Kora.

 

“Jake, partitella a Call of Duty?” chiese a Jake entrando nella stanza.

 

 

-

-

 

“Rachel, ricordati che stasera abbiamo la rimpatriata con il Glee mi raccomando!” 

 

“Sì Kurt, lo so!”

 

Rachel era negli studi televisivi della ABC, aveva un’intervista per il film che sarebbe uscito di lì a pochi giorni e Kurt, suo assistente e stilista, non la smetteva di elencare tutti i suoi impegni, come se non li ricordasse. Da quando aveva finito le riprese non aveva avuto un attimo libero: paparazzi che si appostavano sotto casa, interviste, servizi fotografici, copertine e ora anche le rimpatriate. Tornò con la mente a quando tutto ciò era iniziato.

 

Era alla NYADA da pochissime settimane, quando durante uno spettacolo scolastico venne notata dal direttore di una grossa compagnia teatrale, che le offrì subito un lavoro. Rachel accettò senza neanche pensarci e iniziò così l’avventura che sognava da una vita. Girava i teatri più importanti del mondo, si sentiva realizzata e dopo un anno di tournée, decise di non continuare con la scuola. In fondo il modo migliore per diventare bravi è lavorare sul campo. E così è stato e senza rendersene conto era entrata nel mondo del cinema. In poco tempo, grazie alla sua flessibilità (cantava, ballava e recitava), ottenne importanti ruoli in tanti generi diversi. Aveva ottenuto due candidature agli Oscar ed era l’attrice più richiesta del momento ad Hollywood. 

E ora si ritrovava in quello studio televisivo, di fronte a Oprah Winfrey a parlare del suo ultimo film.

 

“Allora Rachel Berry, ci racconti qualcosa del suo ruolo in Capodanno a New York” chiese Oprah.

 

“Bene, allora, il mio personaggio si chiama Elise e lavora come corista per il grande Jensen, interpretato da Bon Jovi. La sera di Capodanno devono tenere un concerto, ma Elise rimane bloccata nell’ascensore di casa con un ragazzo veramente odioso, Randy (Ashton Kutcher). Si conoscono, chiacchierano e lei è disperata perchè farà tardi per il concerto, la sua prima vera occasione importante. E ora mi fermo qui, non vi rivelerò il finale, sei costretti ad andare a vederlo” il pubblico applaudiva e rideva. Rachel aveva la capacità di farsi amare in ogni circostanza, anche se lasciava il pubblico a bocca asciutta.

 

“A proposito, com’è stato lavorare al fianco di un grande attore come Ashton Kutcher?”

 

“Ashton è favoloso. A mio parere lui è il Re della Commedia. Ho imparato tanto e mi ha fatto divertire un mondo sul set”

 

“E so che vi bacerete nel film. Tutte le donne del mondo ti invidieranno, me compresa”

 

“Ammetto che ero molto imbarazzata, ma mi ha messo a mio agio e alla fine è andata bene”

 

“Qui gatta ci cova, guardate pubblico come è arrossita!” il pubblico in studio rise di gusto urlando un sonoro Sììììì.

 

“Ma no non è vero! Ho molta stima di lui, ma non è nato nulla”

 

“E della tua vita privata cosa ci dici? Non si hanno gossip sulla tua sfera personale, vuoi dirci qualcosa? C’è un amore nascosto da svelare?”

 

Rachel si irrigidì e sorrise tristemente.

 

“Non ho molto tempo per l’amore. Sono quattro anni che non mi fermo un attimo. Comunque un grande amore l’ho avuto, come tutti del resto. Ma è una cosa di cui non amo parlarne”

 

“Ho capito. E’ finita male?”

 

“Già”

 

“Bene, Rachel ti ringrazio per essere stata qui e in bocca al lupo per il film! A presto!”

 

Rachel salutò il pubblicò e andò in camerino, dove c’era un Kurt preoccupato ad attenderla.

 

“Rach stai bene? Ogni volta che toccano quell’argomento, la tua faccia cambia, mi stupisce che nessuno ci marci sopra, se solo scoprissero... Bè l’importante è che stai bene”

 

“Kurt sto bene, solo che non mi va di parlarne, specialmente oggi, ti spiace?”

 

“Che succede oggi?”

 

“Non hai letto i giornali stamattina?” Kurt scosse la testa.

 

“Si è trasferita qui a New York, Kurt”

 

“Come? Pensavo che la sua agenzia fosse a Chicago”

 

“Sì, ma ne hanno aperta una qui e lei ha preferito trasferirsi, dato che è più vicino al padre, sai che ha avuto quel brutto incidente”

 

“Ah giusto, così quando è in pausa può stargli vicino. Vabbè, dai muoviti, tra poco abbiamo la cena con i ragazzi”

Rachel non poteva muoversi da New York a causa dei vari impegni, così i suoi amici sarebbero venuti da lei.

 

Mentre si preparava, il suo pensiero era rivolto a quella ragazza bionda che tanti anni prima le aveva spezzato il cuore, rendendolo incapace di amare di nuovo. Certo, aveva avuto le sue storielle, alcune abbastanza importanti, come quella con un famoso produttore, ma non era mai riuscita a legarsi profondamente come era successo con Quinn.

 

-

-

 

Alla rimpatriata c’erano tutti o quasi. Santana, avvocato di successo, accompagnata dalla moglie Brittany, prima ballerina della Complexion, una compagnia di danza moderna e contemporanea che faceva il tutto esaurito a ogni spettacolo. Mike e Tina, prossimi al matrimonio, entrambi ballerini. Sam e Mercedes, sposati, accompagnati dai due figli gemelli, due pesti che per tutta sera hanno fatto casino e poi c’erano Kurt e lei. 

Kurt raccontò agli amici che Blaine era in tour con la sua compagnia teatrale. 

Rachel poi scoprì con gioia che Puck e Artie avevano dato il via ad un progetto musicale ed erano volati a Los Angeles per incidere l’album; Sugar era la solita Sugar, ricca e viziata e viveva in Costa Azzurra con il fidanzato; Rory era tornato in Irlanda dalla famiglia e Finn era diventato un uomo di successo. Aveva rilevato l’officina del padre di Burt e aveva fatto talmente un bel lavoro trasformandola anche in concessionaria che aveva aperto una decina di filiali in giro per gli Stati Uniti. 

E poi mancava Quinn. 

 

“E Quinn? Che fine ha fatto?” chiese Tina guardando Rachel, poi ricordandosi di tutto, guardò Sam e Santana.

 

“Credo stia bene, non la sento da un po’. L’ultima volta che l’ho vista è stato quasi due anni fa. Ci siamo trovati a Los Angeles. Io ero in un locale a festeggiare la vittoria della mia squadra e lei era lì con i suoi amici, dopo un servizio fotografico” rispose Sam.

 

“Io invece la sento pochissimo, a Natale e ai compleanni, se tutto va bene” disse invece Santana un po’ irritata.

 

“Certo che ne ha fatta di strada da quando era al liceo” continuò Tina. “Mi dispiace solo che ci siamo persi di vista con lei”

 

“Bè se n’è andata così senza salutare, lasciandoci una lettera e la promessa di vederci alle Nazionali. Cosa che non ha fatto. Ancora oggi, se dovessi rivederla, la prenderei a calci per quello che ha fatto” Santana non era mai riuscita a perdonarla. 

 

“Cambiamo discorso, ok?” Kurt aveva notato lo sguardo di Rachel diventare vuoto, mentre si parlava dell’ex Cheerios e Santana sbuffò rumorosamente.

 

Rachel aveva bisogno di aria e con la scusa di dover fare un’importante telefonata, uscì fuori dal ristorante e poco dopo si ritrovò Sam vicino.

 

“Allora? Com’è la vita di una grande star del cinema?”

 

“Incasinata amico mio. Non ho un momento libero e i paparazzi sono ovunque, anche se ormai ho imparato a eluderli” ridacchiava “Per il resto è bellissimo. Viaggio molto, faccio un lavoro che mi piace moltissimo e mi sento realizzata”

 

“Rachel non sai quanto sono felice per te. Ho visto tutti i tuoi film e sei fantastica. Ma non è una novità. Già al liceo tutti noi sapevamo che avresti fatto grandi cose”

“Grazie Sam, mi fa piacere. E la tua vita invece come va?”

 

“Sono felice. Io e Mercedes ci amiamo come il primo giorno, abbiamo due bambini fantastici, anche se sono dei terremoti. Sì sono felice. Sai dopo la fine della mia carriera nel football pensavo di essere finito e invece... Mercedes mi è stata vicino e ora tutto va alla grande. Adesso stiamo ristrutturando una casa in Texas. Vogliamo fare una specie di cascina, con il mega giardino, gli animali, sì insomma un posto dopo i miei figli possano crescere liberi e a contatto con la natura”

 

“Non sai quanto ti invidio”

 

“Tu? Perchè?”

 

“Perchè sei felice anche senza fare ciò che hai sempre sognato. Io invece, mi sono buttata a capofitto nel lavoro e anche se mi sento felice, sì insomma, sto bene, sento che mi manca qualcosa. Credo che se domani dovessi smettere di fare ciò che amo, non saprei come andare avanti. Tu hai avuto Mercedes e tutto è andato bene.”

 

“Capisco. Non l’hai più sentita?”

 

“No, neanche per sbaglio. Senza volerlo mi sono ritrovata a leggere i suoi articoli, non me ne sono persa uno e adesso che fa la modella ed è famosa in tutto il mondo, la seguo passo per passo. Non so come mai, mi ero ripromessa di dimenticarla dopo che se n’era andata lasciandomi solo una stupida lettera, e invece sono qui che seguo tutta la sua vita e ogni volta che alla televisione parlano di lei, ho il terrore di saperla con qualcuno. E ora è qui a New York, dentro di me spero di incontrarla, ma non saprei.”

 

“Lo immaginavo”

 

“Cosa immaginavi?”

 

“Sapevo che andandosene senza darti il tempo di riprenderti, avrebbe sbagliato. Infatti così è stato. Se solo avesse avuto la pazienza di aspettare, tu le saresti corsa dietro di nuovo, appena fossi stata bene”

 

“Chi lo sa. Ormai le cose sono andate così. In fondo ha fatto quello che le avevo chiesto. Di andarsene e di lasciarmi sola. Magari non intendevo di andarsene del tutto, ma solo dal corridoio, però...”

 

“La ami ancora?”

 

“Non ho mai smesso”

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Capitolo 14
*** Epilogo - Parte 2 ***


Eccoci con il finale di questa storia... il capitolo è lunghetto e ci saranno alcuni salti temporali... buona lettura!

 

EPILOGO - PARTE 2

 

Ti verrò a prendere con le mie mani 

Sarò quello che non ti aspettavi 

Sarò quel vento che ti porti dentro 

E quel destino che nessuno ha mai scelto 

E poi l’amore è una cosa semplice e adesso..

adesso…adesso te lo dimostrerò.

-Tiziano Ferro, L’amore è una cosa semplice-

 

“Auguri Quinn!” 

I suoi amici le avevano fatto una sorpresa di compleanno allo Sky, con la complicità del suo agente che l’ha fatta girare per mezza città ‘per lavoro’.

Non se l’aspettava, non aveva mai festeggiato il suo compleanno da quando aveva lasciato Lima e quel giorno il suo cellulare non la smetteva di squillare. Aveva ricevuto messaggi di auguri da tutti, persino da colleghi, stelle del cinema, dello sport, della televisione, ma gli unici di cui le importava davvero erano quelli dei suoi vecchi amici del liceo che purtroppo non vedeva da una vita. Sam, Puck, Finn, Santana, Brittany e tutti gli altri, le avevano scritto subito la mattina e lei aveva risposto a tutti, ringraziandoli calorosamente. Ogni giorno le mancavano da morire.

 

La serata scorreva stranamente tranquilla, di solito quando Kora organizzava, si scatenava l’inferno, ma questa volta, sapendo i gusti di Quinn, aveva organizzato una serata in stile ‘Quinn’: cena e musica.

 

Ricevette tantissimi regali, per lo più vestiti, un iPhone 4S nuovo di pacca, gioielli e scarpe. Si guardava intorno, vedeva i suoi amici, tutti bellissimi, ridere e scherzare, e si sentì soddisfatta per tutta la strada che aveva fatto, anche se il pensiero andò ai suoi vecchi compagni del Glee. Avrebbe voluto averli tutti lì in quel locale, vicino a lei, come ai vecchi tempi, e invece quando ha scelto di andarsene da Lima, li aveva automaticamente allontanati. 

 

Kora arrivò con un sorrisone stampato sul viso e prese il microfono.

 

“Gente, ascoltate! Oggi la nostra bellissima amica festeggia 23 anni e pochi di voi sanno che ai tempi del liceo, Quinn faceva parte del Glee Club, quindi ora, cara la mia festeggiata, darai il via al karaoke time. Su non fare storie, so bene che canti da Dio”

 

Quinn spinta da Jake salì sul palchetto, rubò il microfono a Kora, lanciandole un’occhiataccia e cominciò a cantare.

 

For you, there’ll be no more crying,

For you, the sun will be shining,

And I feel that when I’m with you,

It’s alright, I know it’s right

To you, I’ll give the world

To you, I’ll never be cold

‘Cause I feel that when I’m with you,

It’s alright, I know it’s right.

And the songbirds are singing,

Like they know the score.

 

Mentre cantava si ricordò di quella volta al Glee Club che Rachel e Santana l’avevano cantata per lei e Brittany. Si ricordò degli occhi color cioccolato di Rachel che, mentre cantava, la guardavano pieni d’amore, e gli occhi della bionda si fecero umidi.

 

And I love you, I love you, I love you,

Like never before.

And I wish you all the love in the world,

But most of all, I wish it from myself.

And the songbirds keep singing,

Like they know the score,

And I love you, I love you, I love you,

Like never before, like never before.

 

Si era emozionata così tanto che le lacrime scorrevano prepotenti sul viso, costringendola a mollare il microfono in mano a Kora e a uscire dal locale. Aveva bisogno d’aria.

 

“Bene, sotto chi tocca!” Kora prese sul palco Chris e Lauren e corse fuori dall’amica seguita da Jake.

 

“Quinn...”

 

“Sto bene ragazzi. Andate pure dentro, io mi faccio una passeggiata e torno”

 

“Si tratta di Rachel?”

 

“Sì” rispose disarmata Quinn asciugandosi gli occhi e si incamminò lungo la strada.

 

“Chiamala Q, provaci”, ma Quinn si stava già allontanando.

 

I ragazzi la guardarono andare via e poi rientrarono nel locale.

 

-

-

 

Rachel era sul divano di casa sua. Era ferma in quella posizione dalla mattina, rigirandosi il cellulare tra le mani. Era il compleanno di Quinn e non sapeva cosa fare. Avrebbe voluto chiamarla e farle gli auguri, ma non aveva il coraggio. Mandarle un messaggio sembrava stupido, quindi rimase lì sul quel divano per tutto il giorno decidendo cosa fare. 

 

Kurt era passato a trovarla nel pomeriggio e le aveva detto di aver sentito Quinn al telefono, ma era stata una conversazione breve perchè stava lavorando. Forse era per questo che non voleva chiamarla? Non voleva disturbarla? No, quella era solo una scusa facile per non sentirla. 

 

Durante la serata aveva acceso la televisione e ovviamente tutti parlavano del compleanno di Quinn, cosa avrebbe fatto, dove sarebbe stata e con chi l’avrebbe trascorso. E subito dopo il servizio, la giornalista comunicò una notizia dell’ultima ora: Quinn era stata avvistata fuori da un famoso locale in lacrime in compagnia di Kora Conrad e Jake Mariano, suo presunto fidanzato del momento. 

 

“Quinn...” sussurrò.

 

Perchè piangeva? 

E senza pensarci prese il cappotto e uscì diretta allo Sky.

 

Arrivò al locale e vide quel Jake fuori sugli scalini, intento a scrivere un messaggio e a fumare una sigaretta. Rachel si avvicinò.

 

“Scusami?”

 

“Sì dimmi” Jake la guardò attentamente per un attimo, poi la riconobbe.

 

“Aspetta, ma tu sei Rachel Berry”

 

Rachel lo guardò sopresa.

 

“Bè sei una famosa attrice”

 

“Ah già giusto”

 

“Ma a parte questo, so chi sei”

 

Rachel non capì perfettamente il senso di quell’affermazione, o forse sì, ma non voleva distrarsi dal trovare Quinn.

“Vabbè, comunque, stavo cercando Quinn Fabray, so che state insieme. Mi sai dire dove posso trovarla?”

 

Jake rise di gusto. Stavano insieme? Questa è nuova! pensò.

 

“Guarda non è più qui, è andata a farsi una passeggiata, se vuoi aspettarla ti faccio entrare, dovrebbe tornare fra poco”

 

“No, grazie, sarà per la prossima volta. Grazie ancora”

 

“Di niente Rachel Berry”

 

Rachel non voleva farle una piazzata. Aspettarla nel locale e farle un’imboscata davanti a tutti non le sembrava il caso. Ma voleva vederla, ormai era decisa. Vederla in lacrime le aveva dato una scossa. Decise di aspettarla fuori casa e l’unica persona che poteva sapere dove abitasse e soprattutto che glielo avrebbe detto era Sam. Lo chiamò subito entrando nel taxi.

 

-

-

 

Nel frattempo Quinn era in macchina e guidava verso la casa di Rachel. Jake la stava chiamando da una decina di minuti, ma non voleva rispondergli così spense il cellulare e lo buttò in borsa.

Durante la passeggiata continuava a vedere il volto di Rachel nella testa, le erano venuti a galla tutti i ricordi di loro due, il sapore dei loro baci, la magia dei loro sguardi che si incrociavano. In quel momento aveva voglia di stringerla a sè, di toccarla, di baciarla, di fare l’amore con lei. Le mancava come mai era successo in cinque anni, così andò a casa a cambiarsi e chiamò Kurt e l’amico, felicissimo, le disse l’indirizzo di casa di Rachel.

 

Mentre guidava si sentì un po’ in colpa. Di solito quando usciva, passava ad avvisare il suo amico John, una specie di guardia all’ingresso e lo informava sui suoi spostamenti. Era come un padre per lei e stare in giro, specialmente la sera del suo compleanno in cui tutti i paparazzi erano in giro a cercarla, senza averlo avvisato, le dava un senso di inquietudine. Era semplicemente uscita di corsa, senza pensarci. Così uscì dal giardino sul retro, attraverso la siepe e prese la macchina parcheggiata in fondo alla strada che usava in casi eccezionali, ad esempio uscire di casa senza farsi beccare dai paparazzi o, come in questo caso, per una fuga. Ogni tanto ne aveva bisogno. Uscire di casa e andare a farsi un giro come una persona normale, senza che nessuno la seguiva, facendo attenzione a cosa facesse, con chi parlasse ecc.

 

Arrivò a casa di Rachel, un attico situato all’ultimo piano di un palazzo. Entrò nella hall e andò dritta alla reception.

 

“Mi spiace, la signorina Berry è uscita poco fa” il receptionist si voltò un attimo per rispondere al telefono e Quinn, senza pensarci, sgattaiolò verso le scale e salì fino all’ultimo piano. Arrivò davanti alla porta e bussò parecchie volte, ma nessuna risposta. Decise di aspettare lì, seduta appoggiata al muro, con il cuore che batteva all’impazzata.

 

-

-

 

Rachel arrivò fuori casa di Quinn e rimase meravigliata alla vista di quella sontuosa villa. Si avvicinò a un signore che stava di guardia al cancello, intento a seguire con entusiasmo la replica di una partita di baseball.

 

“Ehm, mi scusi? Signore?”

 

“Ha bisogno Signor... ma lei è Rachel Berry!”

 

“Presente!” Rachel ormai era abituata a queste scenette ogni volta che incontrava qualcuno.

 

“Mia figlia è una sue grandissima fan! Un giorno vorrebbe diventare come lei. Pensi che l’ho portata due volte al cinema a vedere Capodanno a New York”

 

“Wow mi fa piacere. Ma la prego, mi dia del tu. Senta...”

 

“Non è che mi faresti un autografo per lei? Ne sarebbe felicissima!”

 

“Certamente, come si chiama?”

 

“Si chiama Heather” Rachel prese il foglio e le scrisse una dedica.

 

“A Heather, segui sempre i tuoi sogni, ti porteranno lontano. Con affetto Rachel Berry. Perfetto. Non so davvero come ringraziarti”

 

“Un modo ci sarebbe” il guardiano si era fatto attento. “Sono una vecchia amica di Quinn Fabray, ho bisogno di vederla subito”

 

“Signorina, mi dispiace moltissimo, ma ho l’ordine di fare entrare solo chi c’è sulla lista”

 

Rachel fece una faccia dispiaciuta.

 

“Se ti fa stare meglio, la Signorina Fabray è uscita una mezz’oretta fa. Dal retro. A dire la verità, lei pensa che non ce ne accorgiamo quando esce di nascosto, ma sai, la magia del GPS. So che non dovrei, ma è come una figlia per me, mi preoccupo come se fosse mia figlia”

 

Rachel ridacchiava.

 

“Quindi, grazie al GPS, sa dove si trova, giusto?”

 

“Sì, aspetta che guardo... E’ nell’Upper East Side, nei pressi del quartiere di Carnegie Hill”

 

Rachel si paralizzò.

 

“E’ sicuro?”

 

“Sì certo”

 

“Ok grazie infinite, mi saluti tanto Heather”

 

Rachel rientrò nel taxi. 

 

“Carnegie Hill, Upper East Side, subito!”

 

Rachel aveva il cuore che batteva a mille. Come faceva a sapere dove abitasse? Nessuno, tranne il suo staff e pochi amici conosceva quell’indirizzo.

Mentre la strada scorreva veloce, però cominciò a razionalizzare. L’Upper East Side era molto frequentato dalle celebrità, poteva essere lì per qualsiasi motivo, c’erano un sacco di locali e discoteche, era impossibile fosse proprio a casa sua. Era sicura fosse solo una coincidenza, quindi disse al tassista di rallentare pure, non c’era fretta, ma era comuqnue decisa di ritentare di vederla l’indomani.

 

-

-

 

Erano quasi le 2 di notte e Quinn, impaziente come poche volte nella sua vita, scese al piano terra, uscì dalla porta di servizio senza farsi beccare e accese una sigaretta.

 

Perfetto. Pioveva

E non era una pioggia normale, era un vero e proprio acquazzone. Rientrò e risalì fino all’attico di Rachel, bagnata fradicia e infreddolita.

 

 

-

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“Buonanotte Pete. A domani” Rachel salutò cordialmente il receptionist del suo residence, Pete le fece un cenno e lei aspettò paziente l’ascensore, pensando a un modo per essere in quella lista e vedere Quinn.

 

Appena uscì dall’ascensore, si bloccò alla vista di Quinn appoggiata vicino alla sua porta che la guardava con un mezzo sorriso. 

 

Era nell’Upper East Side per lei, non per qualcun altro, ma per lei. Si sentì le gambe molli mentre si avvicinava a lei, sentendo i suoi occhi che la guardavano. Era tutta sera che girava in tondo cercandola e ora che l’aveva lì a due passi da lei, tutto quello che voleva dirle le morì in gola. Aprì la porta d’ingresso e entrò in casa, lasciando la porta aperta, chiaro segno che Quinn poteva entrare.

 

Quinn entrò chiudendosi la porta alle spalle. Si guardò attorno. La casa era molto sofisticata, in pieno stile di Manhattan e vide che Rachel era in cucina. La raggiunse e si appollaiò su uno sgabello, aspettando che Rachel si girasse verso di lei.

 

“Vuoi qualcosa da bere Quinn? Ho del vino bianco, birra e bibite” chiese frugando in frigo.

 

“Quello che vuoi tu”

 

Rachel si girò e si portò davanti a Quinn, separate solo dalla penisola.

 

“Ecco tieni” e le versò un bicchiere di vino.

 

Il silenzio calò nella stanza. Le ragazze erano entrambe nervose e senza farsi notare l’una dall’altra presero a studiarsi. Rachel notò che Quinn non era cambiata di una virgola, forse era diventata ancora più bella. E Quinn notò subito una piccola cicatrice tra le due sopracciglia.

 

“Come mai la cicatrice?”

 

“Oh questa?” disse toccandosela “Niente, diciamo un piccolo incidente di percorso durante le riprese di un film. Dovevo saltare da una fontana mentre cantavo, sono scivolata e mi sono ritrovata cinque punti. Niente di grave comunque”

 

Quinn interpretò il particolare sulla scena del film, come un chiaro segnale che Rachel era disposta a parlare.

 

“Allora Rachel come va la tua vita?”

 

“Non sono un momento ferma, tra qualche giorno riparto per la promozione del film e sinceramente vorrei tanto starmene a casa tranquilla. E tu invece? Ho saputo che stai per firmare con Dior, un bel colpo”

 

“Corrono in fretta le voci. Comunque sì sono in trattative con loro, anche se già mi prendo male al pensiero della mole di lavoro che si aggiungerà. Tra Burberry, Chanel, i vari impegni dell’agenzia e adesso anche Dior, non avrò più un momento libero. Niente è ancora deciso però”

 

“E con il tuo fidanzato come va? E’ un modello anche lui vero?”

 

“Chi?!”

 

“Jake Mariano. Non è il tuo fidanzato? People vi ha dedicato un bell’articolo qualche mese fa” Rachel aveva il classico tono indagatore e Quinn si accorse che Rachel si morsicava il labbro, chiaro segno che era nervosa e si sentì lusingata. Scoppiò un una mezza risata.

 

“Jake?! No Rachel, non credere a una parola di ciò che scrivono su di me. Una volta mi hanno detto che avevano scritto che avevo una storia con una donna molto più grande di me, e indovina chi era? Mia madre. Davvero non crederci. Jake è solo l’amico più caro che ho”

 

Rachel si sentì sollevata.

 

“E Sam? Non era lui il tuo migliore amico?”

 

“Purtroppo quando me ne sono andata ho perso i contatti con tutti, lui compreso. Ci sentiamo di tanto in tanto, ma non è più come prima. Non sai quanto mi manca” sul voltò di Quinn comparve un sorrise triste e nostalgico.

 

“Avevo sentito qualcosa del genere. Abbiamo fatto una rimpatriata poco tempo fa, e ho saputo che non senti più nessuno degli altri, giusto per qualche occasione”

 

“Già. Mi è dispiaciuto non poter venire quella sera, ma ero davvero presa”

 

“Non eravamo tutti comunque. Ma se non ho capito male, non leggi i giornali o le cose che dicono di te, giusto?”

 

“Già. Di solito me lo vengono a dire però”

 

“Perchè? Non ti interessa sapere cosa dicono?”

 

“Non proprio. Mi interessa il parere del pubblico, leggo solo riviste di moda di solito o qualche commento in merito al mio lavoro, ma quelle di gossip le evito. Ma non per me. Più che altro non volevo incappare in qualche pettegolezzo su di te. Leggere di tutto quello che hai fatto, che hai visto, tutta la strada che hai fatto in questi anni, mi avrebbe distrutto” azzardò un’occhiata verso la mora.

 

Rachel era sorpresa.

 

“Perchè?

 

“Perchè non ero con te, non le ho vissute insieme a te. Mi faceva male. Non mi perdono il fatto di averti lasciata come ho fatto. Kora e Jake ogni tanto mi aggiornavano sui tuoi sviluppi lavorativi, comunque”

 

Sulla stanza calò di nuovo il silenzio, Rachel guardava verso il basso, controllando e studiando attentamente le sue scarpe e Quinn ne approfittò per continuare la sua confessione.

 

“Rach... mi sei mancata, non hai idea di quanto e stasera sono scoppiata, dovevo assolutamente vederti”

 

“Ero a casa tua” disse di botto Rachel.

 

“Quando?”

 

“Poco fa. Alla televisione hanno fatto vedere che stavi festeggiando il compleanno allo Sky e ti hanno inquadrato fuori a piangere con quel Jake e l’altra ragazza. Ho sentito qualcosa dentro e sono corsa a cercarti a casa. Ma il tuo guardiano mi ha detto che eri in questa zona, ma non pensavo fossi proprio fuori dalla mia porta. A proposito, il guardiano sa quando esci di nascosto. La tua macchina ha il GPS”

 

Quinn sorrise. John la stupiva ogni volta.

 

“Già, non scappa nulla a John” ora ridacchiava.

 

Rachel girò intorno alla penisola e si avvicinò a Quinn.

 

“A proposito, buon compleanno Q, anche se ormai è passata la mezzanotte” e l’abbracciò.

 

“Grazie Rachel” Quinn, dopo tanto tempo solo a ricordarlo, potè sentire quel profumo che tanto le era mancato, sentire il calore del corpo di Rachel a contatto con il suo e sentì un brivido correrle lungo la schiena. Dovette fare affidamento al suo autocontrollo per non spingerla contro il muro e farla sua.

 

“Oddio Quinn ma sei fradicia” disse Rachel staccandosi da Quinn ma tenendola sempre dalle spalle.

 

“Non ti preoccupare, piuttosto, scusa se ti sto bagnando tutta casa, i miei capelli stanno grondando.

 

Rachel la guardò intensamente negli occhi.

 

“Lo sai che mi piaci con i capelli bagnati. Hai l’aria sbarazzina” 

 

A quelle parole Quinn tolse il freno a mano. Le sembrò di essere tornata al liceo, a quella sera in camera sua, quando Rachel le disse esattamente la stessa cosa, la sera dei festeggiamenti per Yale. Le prese il viso fra le mani e la baciò. Rachel in un primo momento rimase paralizzata, poi la strinse di più a se e approfondì quel bacio, mentre una lacrime scendeva piano sulla guancia.

Si spostarono verso la camera da letto senza mai staccare le labbra. Arrivate a destinazione Rachel si staccò da Quinn.

 

“Non andartene più. Ho bisogno di te”

 

“Non vado da nessuna parte Rach, non più” e Rachel la spinse sul letto, salendo su di lei a cavalcioni, baciandola con foga, mentre si spogliavano. 

 

“Ti amo Rachel, non ho mai smesso di farlo, neanche quando pensavo di non amarti, neanche quando sono scappata, neanche in questi anni senza di te. Sei sempre stata dentro di me”

 

“Ti amo anche io Quinn, anche quando avrei voluto odiarti. Ti ho sempre amato”

 

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Dopo aver fatto l’amore mille volte quella notte, come a voler recuperare il tempo perso, Quinn la guardava, appoggiata sulla sua spalla che le sorrideva. Il verde degli occhi di Quinn dentro quelli color cioccolato di Rachel. 

Dopo 5 anni si sentiva finalmente completa, finalmente aveva ritrovato Rachel e ne era certa, non l’avrebbe lasciata mai più. 

 

-

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Vi ricordate di quando eravate piccoli e credevate alle favole? Quali erano i sogni fantastici della vostra vita? L'abito bianco, il principe azzurro che vi portava in un castello sulla collina. Eravate a letto la notte, chiudevate gli occhi e nutrivate una cieca e assoluta fiducia. Babbo Natale, il topolino del dente, il principe azzurro erano così reali che potevi toccarli, ma col tempo si cresce, un bel giorno apri gli occhi e la favola svanisce. Molte persone hanno bisogno di sostegno e devono crede in qualcosa. Il problema è che è difficile abbandonare completamente quel mondo fatato perché quasi tutti hanno ancora bisogno di quel piccolissimo pezzetto di speranza e di fiducia e sperano un bel giorno di aprire gli occhi e di vedere il loro sogno trasformato in realtà” 

 

La mattina dopo, finalmente insieme alla donna che aveva amato per 6 lunghi anni e che amerà per tutta la vita, Quinn ricordò questa frase, ascoltata tempo fa in un telefilm e quando aprì gli occhi realizzò che quella favola in cui credeva da piccola, in quel momento, si era realizzata. 

Aveva ritrovato Rachel e quella notte tornò a credere nelle favole.

 

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Per quanto la nostra società proclami 

di essere progressista, pensa che ci siano 

ancora certi traguardi che tutti dovremmo raggiungere: 

matrimonio, bambini e una casa tua.

-Carrie Bradshaw, Sex and the City-

 

Tre anni dopo

 

“Dai Lucy corri, la mamma sta atterrando!” Quinn correva, trascinando con se una bambina biondissima con gli occhi blu che non ne voleva sapere di correre.

 

“Mamma piano! Uffa sono stanca!” Quinn allora si fermò e la prese in braccio e continuò a correre fino agli arrivi del JFK.

 

“Meno male, siamo in tempo, chi la sente poi la mamma se non ci vede appena atterra”

 

“Ma quando andiamo dallo zio Sam? Io voglio lo zio Sam!”

 

“Lo zio Sam lo vediamo dopo, ti ricordi? Ci sta aspettando a casa per la sorpresa”

 

“Ah è vero” Lucy era molto affezionata a Sam. L’ex Titans era davvero suo zio, in quanto sua sorella più piccola era rimasta incinta al liceo e decise di darla in adozione a Quinn e Rachel.

 

Mentre Quinn tirò fuori il cellulare per rispondere a Jake (non c’era parcheggio) dicendogli di aspettarle in sosta, Rachel Berry apparve dagli arrivi, seguita da un Kurt distrutto mentre portava una decina di valige con il carrello. Lucy vide la madre e le corse incontro saltandole in braccio.

 

“Ciao piccola! Quanto mi sei mancata!”

 

“Anche tu mamma! Ciao zio Kurt!”

 

“Ciao Lucy!” 

 

Mentre Lucy saltava sul carrello di Kurt, Rachel si avvicinò a Quinn e si abbracciarono.

 

“Mai più separate così tanto tempo, la prossima volta venite con me”

 

“Non hai idea di quanto ci sei mancata Rach” e mano nella mano si avviarono verso l’uscita.

 

“Ma darmi una mano no eh?”

 

“Dai Kurt non vedo la mia famiglia da due lunghissimi mesi, un po’ di comprensione!” disse Rachel alzando gli occhi al cielo e baciando la mano di Quinn che teneva stretta alla sua.

 

“Dai Kurt, fuori c’è Jake che ti darà una mano. A proposito, c’è una sorpresa che ti aspetta a casa”

 

“Sì mamma una super mega sorpresa!” Rachel accarezzò i capelli della figlia.

 

Finalmente a casa.

 

-

-

 

“Rachel che bello rivederti!”

 

“Ciao John!” e abbracciò l’amico.

 

“Dai Rach, vieni dentro”

 

Rachel incuriosita dalla sorpresa misteriosa di cui moglie e figlia hanno parlato per tutto il tragitto verso casa, entrò un po’ titubante nel grande salone. Appena mise piede nella stanza sentì le note di una canzone. Una canzone che lei e Quinn conoscevano molto bene.

 

Workin’ hard to get my fill,

Everybody wants a thrill.

Payin’ anything to roll the dice just one more time.

Some will win,

some will lose, some were born to sing the blues.

And now the movie never ends,

It goes on and on and on and on.

Strangers waiting, up and down the boulevard,

their shadows searching in the night.

Streetlight people, living just to find emotion,

hiding somewhere in the night.

Don’t stop believin’.

Hold on to that feelin’.

Street lights people,

Don’t stop believin’.

Hold on to that feelin’.

Street lights people,

Don’t stop!

 

Si guardò attorno e vide davanti a lei tutti i suoi vecchi compagni del Glee Club, accompagnati dai suoi vecchi professori Will e Emma, che cantavano e sorridevano.

 

“Ma cosa ci fate qui!” e corse ad abbracciarli tutti. Erano quasi quattro anni che non li vedeva.

 

“Abbiamo una grande notizia. Prof Shue, a lei l’onore” disse Finn.

 

“Allora Rachel, noi, le Nuove Direzioni, siamo stati invitati ad esibirci durante l’intervallo del prossimo Super Bowl!” e tutti i ragazzi iniziarono ad applaudire e ad urlare.

 

“Ma come? Sono passati otto anni. Come è possibile? guardò Quinn incerta.

“Will ha incontrato per caso il direttore artistico del Super Bowl che era giudice alle Nazionali che avete vinto all’ultimo anno ed era rimasto talmente stupefatto dalle Nuove Direzioni che non ci ha pensato un attimo prima di farci l’offerta”

 

“Sì Rachel, tra qualche mese le Nuove Direzioni al completo, si esibiranno davanti a milioni di spettatori, per un’ultima volta insieme!” Will era entusiasta.

 

“Wow, non ci posso credere! E’ fantastico!” 

 

“Abbiamo già pronte le canzoni, dobbiamo solo provare” Finn guardò Rachel con un sorriso enigmatico in viso.

 

“Ma per questa volta, non canterai il duetto Rachel”

 

“E con chi allora?” era strano non duettare con Finn, in fondo erano loro due a trascinare la squadra durante le competizioni con i loro duetti.

 

“Canterai con me” disse Quinn emozionata.

 

Rachel abbracciò forte la moglie e Lucy, che era in braccio a Sam, corse loro incontro al settimo cielo.

 

“Che bello non vedo l’ora!”

 

-

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La performance al Super Bowl fu un successone. Nelle settimane a seguire le Nuove Direzioni, furono invitate in ogni trasmissione televisiva e ben tre case discografiche si fecero avanti con un contratto. Firmarono con la Columbia Records, registrarono un album di cover e inediti e iniziarono un tour estivo per gli Stati Uniti.

 

Finito il tour, andarono da Oprah Winfrey per un’intervista. Raccontarono del liceo, delle loro vite, della reunion improvvisa e inaspettata e la gioia provata ad essere di nuovo su un palco tutti insieme. E Oprah, fece una domanda molto interessante a Rachel.

 

“Allora Rachel, quattro anni fa eri qui con me a presentare il tuo film, Capodanno a New York e ti avevo messo a disagio con una domanda un po’ personale. Dimmi, è cambiato qualcosa da allora?”

 

Rachel sorrise, strinse la mano di Quinn, guardò Lucy in braccio a Jake tra il pubblico e tornò a guardare Oprah con uno sguardo tutto nuovo.

 

“Come sanno tutti, le cose sono completamente cambiate. Mi sono sposata con questo splendore di donna” il pubblico applaudì “sì, sono fortunata, mia moglie è una super modella” facendo ridere il pubblico, “abbiamo una bellissima bambina, Lucy, e sono ritornata al mio primo grande amore: il canto coreografato, con i migliori amici del mondo. Dopo nove anni ci siamo ritrovati a lavorare insieme, a divertirci e a fare quello che abbiamo sempre amato fare. E’ tutto cambiato dall’ultima volta che sono stata qui, e devo dire con assoluta certezza, che non poteva andare meglio di così”

 

-

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“Rachel muoviti, siamo in ritardo!”

 

“Sì arrivo! Su Lucy dai andiamo!”

 

La famiglia Fabray-Berry era in partenza. Destinazione Los Angeles.

 

-

-

 

“Ci voleva proprio una vacanza” disse Quinn guardando Hollywood Hills dal balcone dell’hotel.

 

“Ce la siamo meritata, quest’ultimo anno è stato frenetico” Rachel raggiunge Quinn e la tenne stretta da dietro.

 

“E poi, dopo nove anni sei riuscita finalmente a mantenere la promessa” dando un leggero bacio sul collo di Quinn.

 

“Ti avevo detto che ti avrei portato qui, e così è stato. Anche se un po’ in ritardo”

 

“Meglio tardi che mai amore”

 

“Arrivoooo”

 

Lucy corse per tutta la camera e raggiunse le sue mamma, Quinn la prese in braccio e insieme guardarono l’orizzonte, il tramonto che illuminava la loro vista, il vento tra i capelli. 

Finalmente insieme.

The sun goes down the stars come out
And all that counts is here and now
My universe will never be the same
I'm glad you came.

 

THE END

 

 

NdA: Se volete vedere come sarà la piccola Lucy Fabray-Berry guardate questo link! 
http://www.morphthing.com/baby/11679790-Baby-of-Lea-Michele-and-Diana-Agron

 

Grazie veramente tanto a tutti che avete seguito, commentato e tutto... stasera ricomincia Glee finalmente e spero di avervi tenuto compagnia in modo positivo in questa estenuante attesa... Ci vediamo, se vi va, alla prossima storia che arriverà presto!!! 


Bacioni a tutti, Jam

 

 

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