Come inizio non c'è male

di semplicementeme
(/viewuser.php?uid=13489)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Conoscersi... ***
Capitolo 2: *** Parlarsi... ***
Capitolo 3: *** Litigare... E far pace... ***
Capitolo 4: *** Imprevisti e soluzioni... ***
Capitolo 5: *** Raccontarsi... ***
Capitolo 6: *** Innamorarsi... ***
Capitolo 7: *** Studiando... Giocando... E... ***
Capitolo 8: *** Non me lo so spiegare... ***
Capitolo 9: *** Salvare te per salvare me stesso... ***
Capitolo 10: *** Svegliati amore mio... ***
Capitolo 11: *** Ritorno alla normalità? ***
Capitolo 12: *** Sofferenze... ***
Capitolo 13: *** Padre e figlia... ***
Capitolo 14: *** Verità... ***
Capitolo 15: *** Un incontro atteso per anni... ***
Capitolo 16: *** Epilogo? ***
Capitolo 17: *** Epilogo! ***



Capitolo 1
*** Conoscersi... ***


COME INIZIO NON C’E’MALE

Conoscersi

Per me era un giorno come un altro.Si era conclusa un’altra pesantissima giornata di lavoro,ero al primo anno di specializzazione in medicina interna,e la vita per noi poveri specializzandi non era per niente facile,diciamo che i lavori più estenuanti e più umilianti i nostri cari tutor li lasciavano a noi,come i turni di notte e gli ambulatori l’indomani mattina,era tutto così normale per loro,ma forse avevano dimenticato che anche loro erano stati studenti come noi?Ma stanchezza a parte come al mio solito mi dirigevo al bar del mio miglior amico Motoki,forse è meglio correggere e dire UNICO amico,con il mio carattere ed i miei modi un pò bruschi solo poche persone riescono a starmi vicino.Il sole era quasi tramontato e il crepuscolo era stupendo..Mi piace il crepuscolo, è un pò come me,cupo ma dai colori caldi ed intensi.Ero appena arrivato quando la mia attenzione fu catturata da una visione a dir poco celestiale;una dea seduta ad un tavolo sorseggiava con infinita eleganza la sua bevanda,i fili dorati ricadevano sulle spalle assumendo ora le tonalità dell’arancio ed ora dell’ambra;gli occhi di un azzurro intenso che poteva fare concorrenza al cielo limpido di maggio;le labbra,dello stesso colore delle fragole,erano ricurve in un lieve sorriso;mentre la carnagione era diafana come quella della dea della Luna,Artemide..Credo di essere rimasto un’infinità di tempo ad osservare quella graziosa figura seduta a quel tavolo tanto che il mio amico Motoki mi chiamò un paio di volte prima di ricevere una risposta,mi voltai e lui mi disse:

“Usagi deve averti proprio stregato,ma se continui a fissarla così finisce che se ne accorge e poi cosa farai?”

Per tutta risposta sorrisi e dissi:

“Le chiederei di sposarmi!!”

Motoki si stupì non poco perchè mai nessuna ragazza era riuscita ad attirare così la mia attenzione,ma sorridendo si diresse nuovamente dietro al bancone del bar;e così il nome della mia dea era Usagi,bene era già un inizio!Ero deciso sarei andato da lei e le avrei offerto qualcosa da bere,quando un ragazzo che avevo visto un paio di volte al bar e che aveva un’aria poco raccomandabile mi precedette dirigendosi verso di lei:

“Ciao!”

Lei spostò gli occhi dal libro poggiato sul tavolo e incrociò lo sguardo con il ragazzo e dopo una frazione di secondo ricambiò il saluto e riprese a leggere come se nulla fosse.Io intanto ne avevo approfittato per vedere che genere di libro aveva davanti e per mia grande fortuna riconobbi un libro di anatomia umana..Così poteva essere una possibile collega universitaria..o qualcosa di simile,magari studiava scienze infermieristiche,chissà..Intanto il tizio imperterrito,non avendo recepito il messaggio,ricominciava:

“Senti Usagi invece di stare sempre china sui libri perchè non vieni con me a farti un giro?Ti prometto che per le 21 ti faccio essere a casa da paparino!Non puoi dirmi di no!”

Alzando gli occhi dal libro e con un’espressione indecifrabile lei rispose:

“Kenta non uscirò con te né oggi né mai.Vuoi capirlo o no?Forse è meglio che io vada da Naru a dire che razza di fidanzato si è trovata!Non capisco proprio cosa ci possa trovare in te;sei talmente..Indefinibile..Ed ora lasciami in pace!”

Era rossissima in viso e quel colorito accesso,se possibile,la rendeva ancora più bella;quello per tutta risposta disse:

“Prova a parlare con Naru e poi vedi come ti finisce..Dovrai cercare in giro per il pianeta qualche chirurgo plastico tanto bravo da essere capace di ridarti dei lineamenti umani decenti,sono stato chiaro?”

A quel punto il suo viso diventò scarlatto e si alzò di scatto sbattendo le mani sul tavolo e aprì la bocca per parlare ma a quel punto ero già intervenuto io;potevo accettare il fatto che lui ci provasse con lei,ma minacciarla no,questo era fuori discussione.E così poggiando in modo molto“amichevole”la mia mano sulla spalla del ragazzo e iniziando contemporaneamente a stringere(ero alto almeno 20 cm in più rispetto il povero ragazzo,e questo era un punto a mio vantaggio e poi fisicamente non ero messo male,grazie al cielo nonostante i turni impossobili in ospedale trovavo il tempo per la mia corsa e gli allenamenti in piscina)così con voce bassa e roca dissi:

“Amico perchè non ti calmi un pò credo che adesso stai esagerando,perchè non chiedi scusa alla signorina e dimentichiamo il tutto?”

Ma quel ragazzo a quanto pareva era proprio stupido e così mi diede una risposta che era,a mio avviso,errata:

Amico,come hai detto tu,perchè non ti togli di torno e lasci che io e la signorina finiamo il nostro discorso?”

A quel punto la mia presa alla sua spalla aumentò,si sentì un CRACK provenire proprio dalla spalla,non potevo avergliela rotta non stringevo poi così forte,o forse sì?Ma alla fine il tizio parve comprendere il tutto e ribattendo in ritirata urlò contro alla mia dea:

“Cara la mia Usagi non finirà così stanne certa!”

Mi voltai verso di lei e rimasi imbambolato,mi fissava con un sorriso dolcissimo e subito mi ringraziò:

“Ti ringrazio sei stato gentilissimo se non ci fossi stato tu non so proprio come mi sarebbe finita ogi pomeriggio!”

Lei sorridevi ed io ero in tilt,come accade ancora oggi,e forse per questo le risposi in maniera stupida ed infantile:

“Devi fare più attenzione signorina,è pericoloso per le piccolette come te andare in giro da sole.. ”

La sua espressione cambiò di colpo e il suo sorriso sparì immediatamente mentre una strana luce brillava nei suoi occhi,la stessa luce che hai quando litiga con Rei,oggi so che è un cattivo presagio ma allora,povero me,potevo aspettarmi di tutto ma tranne quello che accadde dopo:

“Senti un pò non è che per caso sei in combutta con quel deficiente di Kenta ed il tuo intervento è servito solo per tentare di conquistare la mia fiducia,armadio che non sei altro?”

Che mente perversa era la sua?Imbambolato dalla sua bellezza sì ma cretino no;così le risposi per le rime,o almeno lo speravp

“Ragazzina stai attenta a quello che dici,io non ho nulla a che spartire con quel delinquente;il tuo è un modo veramente stano di ringraziare le persone che vengono in tuo soccorso!”

“Sta parlando quello che prima mi aiuta e dopo mi dà contro..Sei come tutti gli altri fai tanto il carino ma alla fine lo fai perchè speri in qualcosa in cambio.Non sei poi tanto diverso da Kenta!”

Ero esterefatto ma come poteva venirle in mente un’idea simile,era vero che ero partito per invitarla a bere qualcosa,ma da qui a dirmi che volevo portarmela a letto era troppo,anche se non nego che non mi sarebbe dispiaciuto in fondo in fondo;vuoi vedere che aveva ragione lei?E così preso da uno scatto di nervi risposi senza pensare a ciò che stavo per dirle:

“Senti un pò ragazzina non permetterti mai più di paragonarmi al bifolco che ho appena sbattuto fuori da qui perchè ti importunava.E poi non credi di essere troppo sicura di te?Chi ti fa credere di essere il mio tipo?Io con le bambinette come te non voglio avere niente a che spartire!E’ assurdo uno fa una buona azione e poi viene accusato di aver agito solo perchè spinto da un secondo fine!”

Adesso aveva la testa bassa si guardava le mani mentre le torturava,forse avevo esagerato,in fondo poteva avere ragione lei,mi stavo comportando come uno stupico;mentre pensavo ciò lei dopo un profondo sospiro mi rispose:

“Non volevo offenderti,scusa..E’ solo che le minacce di Kenta mi hanno al quanto scossa e così ho straparlato non volevo credimi..Potresti perdonarmi?E poi non mi sono neanche presentata.Piacere sono Usagi Tsukino.”

Parlando sorrideva e mi porgeva la mano ed io mi ero sciolto per la seconda volta nel giro di neanche 10 minuti..Che potere aveva su di me questa ragazza conosciuta da poco che riusciva a stendere quell’iceberg di Mamoru Chiba?

“Ok per questa volta lasciamo perdere,ma cerca di tenere a freno la lingua se non vuoi avere guai in futuro;non parlo solo di me ma in generale. Comunque io sono Mamoru Chiba,piacere di conoscerti..”

Non so perchè ma vidi brillare una luce strana nei suoi occhi dopo che pronunciai il mio nome e mi chiesi cosa stesse ri-flullando nella sua mente;avevo imparto in meno di 10 minuti che quando ha quella luce negli occhi per me sono solo guai..

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Parlarsi... ***


Parlarsi

“Ok per questa volta lasciamo perdere,ma cerca di tenere a freno la lingua se non vuoi avere guai in futuro;non parlo solo di me ma in generale. Comunque io sono Mamoru Chiba,piacere di conoscerti..”

Non so perchè ma vidi brillare una luce strana nei suoi occhi dopo che pronunciai il mio nome e mi chiesi cosa stesse ri-flullando nella sua mente;avevo imparto in meno di 10 minuti che quando ha quella luce negli occhi per me sono solo guai..

“Così sei tu Mamoru Chiba!!”

Fu questo quello che disse con un sorriso che le illuminava il viso..Dovevo fare qualcosa se lei continuava a sorridermi in quel modo mi sarei sciolto..E poi proprio quel giorno il mio cervello aveva deciso di andare in vacanza?Non riuscivo a pensare lucidamente e dissi la prima cosa che mi passò per la testa,ed in modo malizioso le dissi:

“E così hai già preso informazioni sul mio conto?”

Il suo sguardo si incupì ed io mi maledii mentalmente,si poteva essere più scemi?Avevo una ragazza che trovavo stupenda,che era riuscita ad incantarmi con lo sguardo e con il sorriso ed io non sapevo come comportarmi?Dovevo fare qualcosa e subito;ma lei mi precedette:

“Scusa credevo che fossi diverso dagli altri,o almeno Motoki aveva detto così, ma forse sono io che non ti sto molto simpatica.Fa finta di niente come se non ti avessi chiesto nulla,ed ancora grazie per come mi hai liberata da Kenta senza di te forse ancora quello stupido sarebbe qua!”

Un altro sorriso sulle sue labbra ma questa volta era triste,volevo morire come potevo riscattarmi?Ed ecco che finalmente il mio cervello diede segno di essere tornato dalle ferie anticipate e così le dissi:

“Scusami tu la mia è stata una battuta di cattivo gusto dopo quello che ti è capitato con quel Kenta mi pare di aver capito..Ma dimmi piuttosto cosa volevi chiedermi così potrò riabilitare la mia immagine ai tuoi occhi..”

Era titubante,non sapeva se chiedermi aiuto o no, ma poi alla fine parlò:

“Vedi io studio medicina e frequento il secondo anno purtroppo sono rimasta un pò indietro con le materie e non posso seguirle tutte;Motoki mi ha detto che tu sei uno specializzando di medicina interna e così,se non ti arrecava troppo fastidio volevo chiederti in prestito gli appunti di anatomia così anche se non seguo le lezioni so cosa devo attenzionare maggiormente al momento dello studio..Ti prego puoi aiutarmi?Per favore..”

Aveva parlato talmente rapidamente che riuscii a captare solo un terzo delle sue parole ma ciò nonostante le dissi che l’avrei aiutata di buon grado..Ci saremmo rivisti l’indomani sempre qui da Motoki alle 15..Adesso c’era solo un problema capire cosa voleva Usagi da me..Ma per quello c’era Motoki che mi spiegò che Usagi mi aveva chiesto in prestito gli appunti di anatomia,lei era rimasta indietro a causa della professoressa di statistica,quella vecchia strega della Sato..L’aveva rimandata 3 volte e Uasgi non si capacitava del perchè..Domani le avrei spiegato il tutto:la Sato è una vecchia arpia che ODIA a morte le ragazze belle e giovani,ma soprattutto le bionde:pare infatti che il marito l’abbia lasciata per una ragazza 30 anni più giovane,con un fisico da mozzare il fiato e per di più bionda..povera Usagi..Meno male che era riuscita a liberarsi di quella megera..

Il giorno dopo alle 14:50 ero già da Motoki ed il mio amico non perse tempo dicendomi:

“Dottor Chiba ma quale onore averla qui due giorni a fila nel mio umile locale,non è che per caso devo ringraziare una certa signorina bionda di mia conoscenza che di nome fa Usagi Tsukino?”

Non avevo detto che Motoki era il mio UNICO e MIGLIORE AMICO?Resettate tutto perchè Motoki stava per morire,un’altra battutina come quella e non so che fine avrei potuto far fare al mio amico..Dio volle che la mia dea intervenisse in suo soccorso ancor prima che io aprissi bocca..

“Wow che corsa credevo di morire..per favore ditemi che sono puntale..”

Io e Motoki eravamo sotto shock..Usagi era entrata di corsa ed il viso era accaldato,ma non era tanto il viso che attirava la nostra attenzione ma piuttosto il suo abbigliamento..Indossava un paio di jeans normalissimi,neanche troppo a bassa vita,e una maglia marrone a collo alto e sotto un paio di semplicissimi decoltèe neri con il tacco a spillo;in viso solo un filo di trucco..In tutta quella semplicità era bellissima,come poteva sprigionare tutta quella eleganza con un paio di semplici jeans,o forse era merito delle scarpe?Anche se non mi intendo molto di moda non credo proprio che un paio di scarpe possano rendere una donna tanto elegante.Dopo essermi ripreso da quello stato contemplativo mi accorsi che Motoki era andato dietro al bancone dopo averla salutata con un sorriso a trentadue denti e averne mandato un altro a me,ma questa volta canzonatorio,era necessario parlare il prima possibile con Motoki e mettere in chiaro innanzitutto che Usagi era affare mio e poi se voleva riportare a casa la sua pelle doveva piantarla il più in fretta possibile con le sue battutine e le sue occhiatine a lui tanto care a me tanto odiose..Intanto eravamo rimasti solo noi due,così,sperando che il mio cervello non entrasse nuovamente in ferie la invitai ad un tavolo,lei rispose sorridendomi..Era strano mi sentivo imbarazzatissimo e tesissimo,neanche per un esame ero così in ansia..fu lei a rompere il ghiaccio per prima:

“La ringrazio dottor Chiba per la sua gentilezza,non sa quanto sta facendo per me prestandomi questi appunti..”

Sbaglio o mi stava dando del lei?sembravo così maturo?Non credo dopotutto ero ancora un bel ragazzo.Grazie tante avevo 26 anni,occhi blu come la notte,come dice Motoki quando deve prendersi gioco di me,capelli neri come la pece e un fisico asciutto ma tonico..Era vero che la mia barba era lasciata lunga da due giorni ma non era colpa mia,non avevo avuto il tempo grazie al professore Nakato che aveva deciso all’ultimo minuto di partire per un congresso vicino Osaka lasciando a me le responsabilità dell’ambulatorio..Ma dico io come si fa a lasciare ad uno specializzando un intero ambulatorio?E così per non darla vinta al mio professore,e per dimostrare a lui,ma soprattutto a me stesso,che ero un ottimo medico mi ero portato il lavoro a casa per non rimanere troppo indietro,e così ieri“sera”ero andato a dormire alle 2:00 e stamattina avevo sofferto non poco alle 6:45 quando avevo sentito la sveglia suonare,ma mi ero fatto forza e mi ero alzato,sì ma alle 7:15 e così non avevo fatto in tempo a radermi..Ma torniamo a noi..Perchè Usagi mi dava del lei?glielo chiesi:

“Usagi posso sapere perchè oggi mi stai dando del lei?Se non ricordo male ieri ci davamo del tu!”

Bè dire che nel girò di 3 secondi passò dal bianco cadaverico al rosso scarlatto è un eufenismo ed iniziò un pò incerta:

“Bè vede lei è già un medico ed inoltre ha già iniziato la specializzazione mentre io ancora sono una studentessa al secondo anno e non vorrei prendermi troppa confidenza..Mi deve scusare per ieri solo che quando sono scossa non faccio molto caso a ciò che dico ecco perchè ieri le ho dato del tu..ma non era mia intenzione..”

Era ufficiale,io adoravo quella ragazza;mentre il mio cervello era andato in ferie dato che le scoppiai a ridere in faccia senza alcun controllo..Quando mi ripresi riuscii a dirle:

“Scusami Usagi!Non prendermi per matto solo che è troppo buffo..mai nessuno mi aveva dato del lei perchè sono un medico di solito lo fanno perchè hanno paura di me!”

Mi guardò un pò perplessa e poi mi chiese:

“Perchè hanno paura di te?A me sembri un ragazzo normale..Forse un pò alto e un pò troppo armadio,ma sei comunque normale..”

Era già la seconda volta che nel giro di due giorni mi aveva dato dell’armadio ma decisi di soprassedere per questa volta,ma alla terza volta non so cosa le avrei fatto..Intanto una piccola vendetta poteva anche starci..E poi io adoravo vederla imbarazzata e rossa in viso a causa della rabbia..E così le dissi:

“Allora Usagi questi sono i miei appunti di anatomia,qui c’è anche uno dei testi che ho utilizzato quando preparai l’esame,anche se sono medico credo che il libro non sia così vecchio da non esere utilizzato..E comunque noto che sei ancora scossa dopo ieri dato che mi stai dando nuovamente del tu..”

Lei mi guardò un pò scocciata e poi mise un broncio che trovai adorabile..

“Scusa,per caso stai sfottendo?E se ti ho dato del tu è per non farti sentire troppo anziano caro il mio dottore..”

“Io?Sfotterti?Non mi permetterei mai..Cosa te lo fa pensare?”

Stava prendendo la piega giusta quella conversazione ne ero certo..Stavo iniziando a sentirmi un pò meno in ansia..Era vero che aveva parato la mia battutina senza molte difficoltà ma prima o poi sarebbe caduta sotto i miei colpi;mentre stavo facendo queste congetture lei parlò..

“Lasciamo perdere..Oggi sono fin troppo buona e poi devo sdebitarmi..cosa posso offrirti?”

Aveva ripreso a sorridere e mi guardava negli occhi,e per un attimo mi parve di scorgere un pò di malizia nel suo sguardo,ma fu solo un attimo..Ripresomi dissi:

“Niente affatto,offro io..Tu mi offrirai qualcosa dopo l’anatomia..non prima..Allora cosa vuoi?”

“TE!!”

“.......”

Cosa aveva detto?Credevo di essere in paradiso..Ma un attimo dopo il mio sogno si infranse..

“Alla pesca..Sì credo proprio che prenderò un thè alla pesca..”

Ecco per l’appunto lo dicevo io che sarebbe stato difficile conquistare questa stupenda creatura..Ma io non mi sarei dato per vinto tanto facilmente..Usagi Tsukino ero irremediabilmente cotto di TE..Per l’appunto..

Ecco il secondo capitolo..non accade molto ma a me piace lo stesso..COMMNETATE PER FAVORE...

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Litigare... E far pace... ***


Litigare.. E far pace..

Ero seduto al bancone nel locale di Motoki e sorseggiavo il mio caffé, ormai freddo, e riflettevo sulla mia situazione con Usagi, la conoscevo ormai da quasi un anno ma ancora non ero riuscito a dichiararmi.. Al contrario.. Facevo di tutto per farmi odiare da lei ma mi consolavo pensando che l’odio l’amore sono le due facce della stessa moneta dopotutto era meglio essere odiato che essere completamente ignorato.. Ma a chi volevo darla a bere? La verità è che stavo soffrendo come un cane.. Era la prima volta in vita mia che mi innamoravo e non facevo altro che ferire la donna della mia vita.. Ero un imbecille.. E mentre ero entrato in questo stato di commiserazione sentii una mano sulla mia spalla,un tocco leggero..

“Ehi Mamoru c’è qualcosa che non va? Come mai sei così giù? Scommetto che è stata una brutta giornata a lavoro..”

Se quella giornata era stata nuvolosa, il sole ,infine aveva fatto capolino.. Era Usagi per chi non lo avesse capito.. Solo che mi sembrava un pò meno allegra del solito..

“Ciao Bambinetta, niente di particolare a lavoro sono solo stanco..E tu cosa hai? Mi sembri un pò meno terremoto oggi..”

Mi guardò e sospirò..

“Oggi ho saltato una lezione ed adesso mi sento un pò in colpa.. Sono stata in giro con Naru..”

Aveva un’espressione immensamente triste in viso ma io me ne accorsi solo dopo che le diedi contro..

“Ma bene.. Adesso non seguiamo più le lezioni ed andiamo in giro con le amiche.. Ma tanto tu puoi permetterlo sei in regola con le materie.. Ah no mi sto confondendo,quella è Amy.. Tu ancora devi dare la fisiologia.. Usagi hai ripetuto quello scritto per ben sei volte, per caso vuoi rimanere al terzo anno in eterno? Non puoi permetterti di andare in giro a perdere tempo tutto il santo giorno..”

Lei mi guardò negli occhi e per un momento vi lessi senso di colpa, ma fu un attimo perchè dopo la rabbia la fece da padrone infine scoppiò:

“Ecco mi pareva strano che ancora non avessi iniziato con la storia della fisiologia.. Ma ti piace così tanto umiliarmi? Bè credo di sì dato che se parli con me lo fai solo per questo.. Mamoru cosa ti ho fatto mi spieghi perchè sei così cattivo con me?” L’ultima frase era stata appena sussurrata ma la sentii chiaramente “Comunque oggi sono stata con Naru perchè quello stronzo di Kenta ieri sera l’ha picchiata e così stamattina siamo andate in ospedale per farle medicare le ferite.. E dire che volevo passare a salutarti per fare un gesto carino, ma tanto con te non serve a nulla.. Sei e rimarrai sempre uno stupido armadio.. Ed io che volevo provare ad esserti amica..”

Signori e signori vi presento il verme del Giappone: ero riuscito a renderla ancora più triste. Ero unico, riuscivo a renderla triste in meno di 5 minuti. Se ne stava andando quando la afferrai per un polso:

“ Scusa non sapevo di Naru, ma adesso come sta? Se eravate in ospedale perchè non mi avete chiamato sarei venuto personalmente io a medicarla!”

Mentre parlavo Usagi guardava il pavimento doveva essere molto arrabbiata per non guardarmi in faccia.

“ Lascia perdere non so neanche io perchè te ne abbia parlato. Sono proprio una sciocca a sperare nella tua amicizia ma adesso scusa devo andare a casa devo studiare, perchè come hai detto tu ho la fisiologia da preparare per la settima volta”

Dovevo fermerla in qualche modo e così mi misi davanti a lei:

“Dai Usagi perdonami non volevo offenderti!”

“.......”

Non mi rispondeva e questo era molto grave:

“Usagi per favore..”

“Mamoru fammi passare per favore, hai già detto abbastanza devo tornarmene a casa!”

Questa ragazza ere testarda ma io di più, non mi sarei mosso fino a quando lei non mi avrebbe fatto uno dei suoi fantastici sorrisi:

“Prima dimmi che mi hai perdonato e poi ti faccio andare dove vuoi, anzi ti accompagno io stesso a casa con la mia moto ci arriviamo in meno di 5 minuti!”

“Sei irritante! Va bene ti perdono, sei contento adesso? Ora per favore scansati e fammi passare non voglio restare un minuto di più qui con te!”

“Dai Usagi non puoi essertela presa tanto pe una battuta così stupida, e poi lo sai ch emi piace stuzzicarti! Non mi muoverò da qui fino a che non mi dirai che mi hai perdonato, ma stavolta veramente.”

SCKIAFF!!! Era partito uno schiaffo da Usagi diretto proprio sulla mia faccia da pesce lesso:

“Ma cosa ti passa per la testa, perchè questo schiaffo?”

Ero furioso, non occorreva essere così violente se non voleva perdonarmi non occorreva arrvare atanto, bastava dire di no e forse per quel giorno avrei gettato la spugna.

“Si può sapere cosa sai di me? Ho provato in tutti i modi ad esserti amica ma è inutile con te è impossibile. Non voglio più avere niente a che fare con te, sparisci dalla mia vita!”

Aveva parlato con una calma glaciale ma teneva ancora lo sguardo fisso a terra, feci un passo verso di lei ed a quel punto mi parve di vedere una lacrima scenderle lungo la guancia e poi un’altra ed un’altra ancora, Usagi stava piangendo a causa mia. Fu un attimo, scattò improvvisamente e mi scansò con una velocità sorprendente lasciandomi sul posto. Rimasi immobile per un tempo che a me parve infinito fu la voce di Motoki a scuotermi:

“ Si può sapere cosa aspetti a rincorrerla? Sei prorpio stupido Chiba!”

Motoki aveva ragione dovevo darmi una mossa o l’avrei persa senza averle potuto dir esei miei sentimenti. Presi la mia moto infilai il casco e partii, dovevo trovarla non poteva essere andata lontana era a piedi dopotutto. Dopo aver percorso in lungo e largo le strade del centro mi diressi a casa sua, suonai e mi aprì sua madre, ma mi disse che Usagi non era ancora rientrata, ero disperato non spevo più dove cercarla quando arrivò l’illuminazione: a mare. Ricordai che una volta Usagi mi raccontò che quando aveva un qualche problema o dispiacere le piaceva recarsi in una piccola spiaggia dove andava sempre sa bambina; conoscevo quel posto, come si dice in questi casi: tentar non nuoce, rimisi il casco e partii direzione mare. la trovai appoggiata ad una ringiera che guadava il mare, aveva uno sguardo infinitamente triste, mi stavo perdendo in quegli occhi, non potevo averla fatta piangere. Mi diressi verso di lei senza sapere cosa dirle:

“Ciao, non sai che fatica per trovarti ma poi ho ricordato di quando mi raccontasti di questo posto e così eccomi qui!”

Imbecille! Non potevo trovare argomentazione più demenziale.

“Cosa vuoi?”

Ed Usagi non poteva aiutarmi in modo migliore.

“Chiederti nuovamente scusa. So che lo faccio ogni volta che esagero ma non lo faccio di proposito.”

“Ci mancava che lo facessi di proposito!”

Usagi voleva farmela pagare e ci stava riuscendo benissimo.

“Senti Usa sai che le parole non sono il mio forte ma ti chiedo umilmente perdono. So che sono un cretino, in fondo tu sei l’unicca persona che mi tollera per più di 5 minuti, neanche Motoki ci riesce ed io facci il cretino. Poi credimi se ti dico che ti consodero la mia migliore amica.. Forse però..”

“Mamoru non aggiungere altro so che hai fatto uno sforzo incredibile per mettere insieme queste 3 fasi quindi non ti chiedo niente di più. Sei perdonato. Ma senti un pò da quando in qua mi chiami Usa?”

Lei mi aveva interrotto proprio sul più bello quando stavo per dirle tutto, ma forse era meglio così, questo non era il momento giusto, il giorno in cui avrei rivelato tutto ad Usagi era vicino me lo sentivo.

“Perchè ho detto Usa? strano non lo ricordo. Forse volevo intenerirti un pò ed avere una possibilià in più!”

“Capisco. Comunque perdonami anche tu per quello schiaffo, non dovevo. Vedi tu non sai che stress è a casa mia a causa di questa maledettissima fisiologia. Ho fatto il test di ammissione a medicina inizialmente solo per dimostrare a mio padre che non ero un astupida coem invece lui ha sempre creduto, ma poi sono entrata. Lui invece di essere felice per me ha detto che la mia è stata solo fortuna e che tanto prima o poi sarei crollata. Bè adesso puoi immaginarti con questo maledetto scritto il suo stato si euforia. Ogni santo giorno non fa altro che rinfacciarmi che gli faccio pagare le tasse inutilmente che con me non ci guadagna nulla e che sono solo una stupida. Ecco perchè oggi quando tu mi hai fatto quella ramanzina non ci ho visto più dalla rabbia. Perdonami non dovevo.”

Come poteva suo padre darle addosso in quel modo non capiva che demoralizzandola non faceva che peggiorare la situzione?

“Che ne diresti se stavolta ti do una mano a preparare questo scritto? Magari lo facciamo stare zitto a tuo padre.”

Ma da dove mi era venuta in mente un’idea simile?

“Dici sul serio Mamoru? Mi daresti veramente un amano? E non mi prenderesti in giro?”

“Ti do la mia parola!”

“Benissimo! Allora quando iniziamo?”

“Da domani sera, che ne dici?”

“Che sei un grande e ch esei il mio migliore amico. Sai forse il mio schiaffo è stato terapeutico. Ti ha messo le rotelle a posto?

“Bambinetta vedi che stai iniziando tu a stuzzicare adesso!”

“Mamoru?”

“Mmmh...”

“Posso abbracciarti?”

“Certo che puoi! Vieni qui!”

Eravamo abbracciati stretti stretti, potevo sentire il battito del suo cuore ed il profumo della sua pelle. Desideravo baciarla con ogni fibra del mio essere ma dovevo aspettare non potevo rovinare quel momento così perfetto. Dopotutto avevo scoperto di essere il suo migliore amico, era pur sempre qualcosa..

A quanto pare questa storia non vuole saperne di terminare, spero che il prossimo sia l’ultimo. Alcune precisazioni:

- per il verme del Giappone mi sono ispirata a Filippo dell’ultimo Grande Fratello;

- non so se a tokyo,dove è ambientata la storia, ci sia il mare, ma io sono di Catania e per me il mare è indispensabile;

RINGRAZIAMENTI:

-SAILOR 83 che è stata la prima a commentare;

-KIRBY che lascia sempre commenti graditi;

-STREGA_MOGANA, DOLCE BUNNY E MIKI90;

-DRAGON85 mi scuso per aver scritto male il tuo nome ma vedi sono io dell’82, ti ringrazio per i suggerimenti tecnici ma vedi io non sono molto pratica di pc; vorrei chiederti un favore: potresti commentare anche il contenuto della storia? Te ne sarei grata!

Al prossimo capitolo..

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Imprevisti e soluzioni... ***


Ho aggiunto questo nuovo carattere -....- che utilizzerò per presentare i pensieri di Mamoru.. buona lettura..

Imprevisti e soluzioni..

Eravamo abbracciati stretti stretti, potevo sentire il battito del suo cuore ed il profumo della sua pelle. Desideravo baciarla con ogni fibra del mio essere ma dovevo aspettare, non potevo rovinare quel momento così perfetto; dopotutto avevo scoperto di essere il suo migliore amico, era pur sempre qualcosa..

* * * * *

La Luna piena era alta nel cielo e la sua luce filtrava attraverso le tende leggermente tirate. Usagi era vicina a me, troppo vicina, mi guardava negli occhi. Quelle pozze azzurre in cui potrei annegare senza tentare in alcun modo di salvarmi, sarei ben lieto di morire sapendo di farlo nei suoi occhi. Non ricordo nemmeno come siamo arrivati ad essere così vicini, un attimo prima cercavo di spiegarle in cosa consiste la curva di saturazione dell’ossigeno ed un attimo dopo ci troviamo a fissarci negli occhi in silenzio. Mi avvicino a lei e non sono più padrone del mio corpo, esso si muove autonomamente. Le sfioro la guancia con un dito, lei arrossisce lievemente ma non si tira indietro, la sento tremare ma so che non è il freddo; al contatto con la sua pelle un calore profondo ha pervaso il mio corpo, quanto era calda la sua pelle, ardeva, forse di passione. Al contrario io sento il mio corpo freddo, le mie mani sono fredde, un calore ed un gran senso di pace mi hanno percorso la spina dorsale come una scossa elettrica non appena le ho sfiorato la guancia, che sia questo il potere dell’amore?

Adesso siamo vicinissimi, le sfioro i capelli con il mento, profumano di rose, ancora non si tira indietro e continua a guardarmi negli occhi, ho capito che ha deciso di farmi morire; il nostro sta diventando un gioco troppo pericoloso, potremmo farci male se non ci fermiamo in tempo. La mia mano si è mossa senza alcun controllo e si dirige verso le sue labbra. Fermati mano, fermati dannazione. Ecco il momento del contatto ed ecco nuovamente quella scossa, adesso lo so, il mio è amore, quello con la A maiuscola per di più. Le accarezzo le labbra sempre con il dorso del dito, la mia mano adesso si sposta come ad abbracciare la sua guancia e lei inclina il capo così da facilitare la mia carezza e socchiude gli occhi. Dio sto morendo, le mie coronarie non resisteranno ancora per molto; adesso so come morirò a 27 anni a causa di un infarto.

Adesso è il mio capo che si sposta, scende lentamente, mi sto avvicinando alle sue labbra; il mio cuore batte all’impazzata, non smettere di battere proprio adesso cuore mio, almeno dammi la felicità del contatto con le sue labbra così morbide, così invitanti, così carnose. Ed ecco il contatto. Mi sento perso, non sento più il pavimento; in passato ho già baciato altre ragazze, e se devo essere sincero non mi sono QUASI MAI fermato ai baci, ma ne sono certo nessuna di loro mi ha fatto impazzire come Usagi, come questo bacio, così casto, così puro, così dannatamente eccitante. Non riesco a fermarmi a questo, voglio approfondire, voglio di più e così la mia lingua le sfiora le labbra, lei sembra capire e le socchiude ed io ne approfitto: le nostre lingue si intrecciano in una danza lenta, sensuale e molto erotica. Forse ho capito, sono morto e questo è il paradiso. Sento le sue mani cercare e trovare i miei capelli, le sue dita sottili si intrecciano attorno a questi. La stringo più forte in un abbraccio che è delicato e possessivo allo stesso tempo e la spingo verso di me. Lei non fa un passo indietro, segue tutte le mie mosse, sembra quasi leggermi nella mente quando ad un tratto si stacca dalle mie labbra ed inizia a stuzzicarmi il collo con baci lenti e sensuali. Non una parola in tutto questo tempo, sono inutili, per noi parlano i nostri corpi. Non so come riesco a prenderla in braccio e mi dirigo verso la camera da letto, sono al massimo dell’eccitazione, la adagio delicatamente sul letto come se fosse fatta di vetro mi avvicino a lei.........

E cado dal letto. Dannazione la sveglia mi ha svegliato ed ancora dannazione era solo un sogno, ma chè sogno. Mi sento ancora sottosopra devo assolutamente fare una doccia fredda per cercare di calmare i miei bollenti spiriti e svegliarmi del tutto se voglio uscire da casa senza tentare di tornare nel mio letto cercando di riaddormentarmi per completare il mio sogno, incredibilmente realistico aggiugerei. Mi guardo allo specchio e sospiro:

-Mio caro Mamoru come ti sei ridotto? Adesso sogni di fare l’amore con lei, sei proprio senza alcuna speranza! Datti una mossa o finisce che ti ammalerai. Ma come ti è saltato in mente di proporle di studiare insieme? Eviti di stare solo con lei troppo a lungo altrimenti non sai come potresti comportarti e cosa ti salta in mente? Aiutarla a studiare, di sera, solo voi due e per di più nel tuo appaartamento, folle! Prendi il lato positivo starai molto più tempo con lei e magari scoprirai qualcosa che possa aiutarti a conquistarla.-

La mia coscienza aveva ragione, era stata un’idea folle, ma forse non tanto dato che non sono mai riuscito a rimanere veramente solo con Usagi.. Magari con l’atmosfera giusta chissà.. Forse mi sarei sbloccato..

* * * * *

Intanto la giornata era iniziata con questi pensieri e così dopo una doccia, rigorosamente fredda, e dopo essermi rasato per bene uscii da casa con una strana euforia nel corpo, magari era tutto merito del mio sogno. Ero appena passato di fronte alla farmacia dietro l’angolo quando lessi la data di oggi. Cavolo proprio oggi avevo il turno di notte in ospedale, ma dove avevo la testa ieri quando avevo promesso ad Usagi di aiutarla a studiare da stasera? Dovevo tentare di trovare qualche sostituto, dovevo uscire da questo pasticcio, dopotutto ne andava della mia futura relazione con Usagi.

Mi odiavo, ed ancora di più odiavo i miei colleghi, nessuno era stato disponibile a sostituirmi, anzi avevo scoperto che non avevo neanche il collega che era di guardia con me quella notte perchè aveva da festeggiare il suo secondo anno di matrimonio; perfetto: ero di guardia, per di più da solo, in quella che doveva essere la serata che doveva rappresentare il trampolino di lancio per la mia relazione con Usagi. Ero distrutto, ero costretto a rimandare con Usagi; le invia un messaggio, un modo un pò vigliacco per comunicarle il mio impegno ma come potevo dirle che non potevo aiutarla dopo ieri? Ci eravamo avvicinati moltissimo ieri sera più di tutto quello che ero riuscito a fare in un anno, così alla fine le scrissi:

Ciao Usa, mi spiace ma per stasera non

possiamo. Avevo dimenticato che ero di

guardia, se per te non è un problema

possiamo fare oggi pomeriggio

alle 16 da me! Rispondi e perdonami..

Mamoru..

Avevo scritto e riscritto quel messaggio almeno dieci volte ma non ero riuscito a fare di meglio,neanche una lettera di dimissione mi risultava così difficile da scrivere, erano le 9:27 a breve Usagi avrebbe risposto..

Erano le 12:34 quando il mio cellulare iniziò a vibrare, troppo a lungo per essere il messaggio di risposta di Usagi, anzi se dovevo essere sincero avevo perso la speranza di ricevere una risposta da parte sua, era certamente l’ennesima telefonata di lavoro di quella mattina che mi sembrava interminabile, ma ancora 26 minuti e sarei tornato a casa; intanto avevo risposto senza leggere il nome della persona che chiamava e con il mio tono prefessionale ormai collaudato da mille e mille telefonate dissi:

“ Pronto? ”

Risposta secca degna dei migliori medici dell’albo, ma dall’altro capo del telefono nessuna risposta, avevano tempo da perdere forse? Dopo alcuni secondi sentii una voce a me molto familiare, e diaciamola tutta: io adoravo quella voce:

“ Mamoru?!? Ciao sono Usagi, non ti disturbo vero? ”

“ Certo che no, dimmi ”

“ Bè vedi era per oggi pomeriggio, io non posso, ho lezione dalle 15 alle 20! ”

“ Ah! Capisco allora facciamo direttamente domani!! ”

“ Veramente io avevo chiamato perchè forse avevo trovato una soluzione al problema.. Se per te non ci sono problemi potrei venire da te stasera in ospedale, tanto non credo che sarai tutta la sera impegnato con i tuoi pazienti. ”

Anche io avevo pensato a qualcosa di simile ma c’era un problema: Usagi non aveva un mezzo di trasporto e farla tornare a casa da sola, a piedi, e per di più di sera tardi era fuori discussione, ed era imponibile anche chiedere aiuto a suo padre dopo quello che mi aveva rccontato ieri, le feci notare tutti questi “piccoli problemi” ma a quanto pare la mia piccola dea aveva trovato una soluzione anche a questo, infatti mi disse:

“ Ah se è per tornare a casa non è un problema! Mio fratello stasera ha una festa e farà tardi e prima di tornare a casa potrebbe benissimo passare da lì a prendermi, già gli ho accennato la cosa e mi ha detto che non ci sono problemi! ”

“ Se le cose stanno così non vedo perchè non possiamo iniziare stasera! Verso che ora credi di arrivare? Mi serve saperlo così posso organizzare il giro delle visite per farti evitare di farti aspettare senza far nulla! ”

“ Mamoru? Posso chiederti un altro favore piccolo piccolo piccolo? ”

“ Usagi quando usi quel tono di voce non si preannuncia nulla di buono, parla coraggio! ”

“ Vedi mio fratello deve essere alla feste alle 20 perchè deve aiutare con i preparativi, così mi chiedevo se non potevo andare con te in ospedale! ”

“ Scusa, ma non avevi detto di avere lezione dalle 15 alle 20? ”

“ Ma posso anche saltare l’ultima lezione, non c’è mai nessuno.. Potrei venire direttamente a casa tua verso le 19 così non dovresti perdere tempo per passare a prendermi e saresti puntuale, come solo tu sai esserlo.. ”

“ Adesso sei passata ad adularmi? Allora facciamo così: ti passo a prendere io all’università alle 19:15 così perdi solo gli ultimi 45 minuti di lezione che poi sono quelli in cui il professore Takjonushj non spiega più nulla, prendiamo un panimo da qualche parte e alle 20 veniamo in ospedale; ma ai tuoi cosa racconterai? ”

“ Ah per quello non c’è problema: ho detto tutto a mio madre, poi sarà lei a vedersela con mio padre, io non voglio saperne niente! Sai cosa faccio? Porto anche il camice così facciamo il giro delle visite insieme e magari apprendo qualcosa di più rispetto al solito giro della mattina, quando siamo in 15 con un solo tutor! Sempre comunque se a te sta bene! ”

“ Ottima idea quella del camice, vedremo cosa ti potrò far vedere stasera.. ”

“ Ok! Ci vediamo stasera! Ah Mamoru ci sei ancora? ”

“ Certo, dimmi!?! ”

“ Grazie, di tutto, dell’aiuto che mi stai dando, di esserci sempre nonostante tutto e di essermi amico! ”

“ Smettila di dire sciocchezze, lo faccio semplicemente perchè TI VOGLIO BENE! ”

“ Anche io ti voglio bene.. Adesso però devo chiudere.. Ciao! ”

“ Ciao Bambinetta! ”

Avevamo messo giù: ero riuscito, almeno in parte, a dirle cosa provavo nei suoi confronti.. Ma aveva capito che tipo di affetto era il mio? Speravo di sì.. Adesso dovevo solo aspettare che arrivassero le 19:15, c’era solo un problema, ancora erano le 12:46.. Dovevo attendere ancora 6 ore e 29 minuti, ci sarei riuscito?

Se devo essere sincera inizialmente per questo capitolo ero indecisa sul rating da utilizzare, ma poi ho ricordato “LA STREGA BIANCA” di Strega_Mogana e mi sono adattata a quello. Se vi sembra eccessivo, o al contrario insufficiente, fatemelo notare e lo cambio, ricordo che questa è la mia prima fanfiction ed ancora non sono molto preparata. Per il resto.. Bhé sembra proprio che questa fanfiction non voglia più finire.. Mi spiace ma dovrete sopportarmi per altri due o tre capitoli al massimo ( spero.. )..

RINGRAZIAMENTI:

-SAILOR 83: spero che ti piacciano questi nuovi sviluppi;

-DOLCE BUNNY: mi fa piacere trovare un tuo commento alla fine di ogni capitolo;

-MIKI 90: spero che tu sia contenta di poter leggere altri capitoli;

-STREGA_MOGANA: a te un doppio ringraziamento: 1) perchè con la fanfiction “La Strega Bianca” come ho detto sopra, mi hai aiutata nella scelta del rating; 2) perchè mi hai dato una nuova idea sul come finire la fanfiction in un modo un pò diverso da come se lo aspettano in molti. E comunque, sì anche Usagi prova qualcosa per Mamoru, e poi come potrebbe diversamente?

-KIRBY: spero che tu apprezzerai come Mamoru stia tentando di far capire ad Usagi che forse la sua non è solo amicizia;

-CASSANDRA 14: fa piacere conoscere una nuova lettrice.. Ti ringrazio per l’avvertimento.. Se per caso dovessi notare qualche altro errore di battitura non preoccuparti a segnalarlo, grazie;

-DRAGON85 : a te per ultima perchè il tuo commento diciamo che mi ha lasciato senza parole.. Va bene che ti avevo chiesto di commentare la storia, ma non distruggermi così però! Tranquilla sto scherzando! Ti ricordo che questa è la mia prima fanfiction ed ancora non sono entrata bene nelle vesti della scrittrice; il mio ultimo testo scritto di mio pugno è stato il tema dell’esame di maturità nel lontano 2001! E comunque i personaggi non sono caratterizzati per una mia scelta,e le battute “ schizzano dalle labbra” perchè vorrei provare a far parlare Mamoru ed Usagi di getto, nella mia zona si dice “ a motti subbitanea”(*) che in questo caso vuol dire spinti dal momento. Per la punteggiatura e le subordinate più corte ho provato a seguire il tuo consiglio, ho tolto qualche punto e qualche virgola, ho diviso a metà qualche periodo ma poi ho rinserito tutto ciò che avevo tolto perchèa quel punto il testo non lo sentivo più mio e questo non mi andava, mi spiace averti deluso ma io sono così. Semplicementeme.. Comunque continua a commentare perchè mi fa piacere leggere qualche critica e poi anche tu mi hai dato un’idea per un altro capitolo che intitolerò “IL CONFRONTO” o qualcosa di simile spero, anzi credo proprio che sarà il prossimo..

Un altro ringraziamento anche a tutti coloro che leggono e non commentano..

E’ comunque pronta l’intera fanfictionri- vista e corretta di tutto punto, con nuove parti aggiunte che pubblicherò con l’ultimo capitolo, vi consiglio di ri-leggerla perchè ci sono parti nuove che hanno fatto ridere anche me che scrivevo..

(*) Per chi non lo sapesse A MOTTI SUBBITANEA tradotto letteralmente vuol dire A MORTE IMMEDIATA/IMPROVVISA..

Al prossimo capitolo..

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Raccontarsi... ***


Raccontarsi..

Erano le 18:47 non riuscivo più a restare a casa, non vedevo l’ora di vederla. Il tempo non ne voleva proprio sapere di passare quel pomeriggio; ero uscito dall’ospedale alle 13:10 e poi ero andato a pranzare giù al locale di Motoki non mi andava di stare solo; sino alle 17:30 mi ero trattenuto lì con somma gioia del mio amico che così poteva continuare con le sue frecciatine, mi chiedo perchè non ho pranzato alla mensa dell’ospedale come ogni santo giorno invece di venire qui in ospedale almeno avrei evitato di sorbirmi tutte le sue battute. Ero tornato a casa per riposare un pò e per prendere il mio testo di fisiologia, poteva sempre servirmi. Ma già alle 18:30 non avevo più voglia di restare a casa, dovevo andare, magari lei sarebbe uscita prima..

Arrivai all’ingresso dell’università alle 19:02, non erano molti i ragazzi che stavano fuori, la maggior parte si trovavano sicuramente nel parco all’interno dell’edificio.. Erano le 19:08 quando vidi Usagi; correva verso di me sorridendomi, i capelli ondulavano ad ogni passo e mentre si avvicinava notavo come i pochi ragazzi presenti all’ingresso si girassero ad ammirarla, ero quasi pronto ad urlare loro di toglierle gli occhi di dosso quando la mia coscienza mi ricordò che tra di noi non c’era nulla, se non una bella amicizia!

“ Ma l’appuntamento non era alle 19:15? Perchè sei andata via prima da lezione? ”

“ Mamoru appunto! L’appuntamento era alle 19:15 ma conoscendo la puntualità patologica di cui sei affetto era meglio andare via prima. Infatti ho fatto bene! Da quanto tempo sei qua fuori ad aspettare? Potevi fare uno squillo e sarei uscita prima! ”

“ Saranno sì e no 5 minuti, non è da molto stai tranquilla! Allora dimmi: hai per caso in mente qualche posto dove vuoi andare a mangiare? ”

“ Sì! Lo so io dove portarti! ”

“ E dove di grazia madamigella? ”

“ Mmmmh! Come siamo galanti oggi.. A cosa devo tutta questa cavalleria e gentilezza da parte sua dottore? ”

“ Diciamo che mi sento ancora un pò in colpa per ieri sera! ”

“ Ieri sera? Perchè cosa è successo ieri sera? Io non ricordo nulla! Piantala con questa storia e vai verso il parco cittadino per favore, ci fermeremo lì a cenare se per te va bene.. ”

“ Ogni suo desiderio è un ordine madamoiselle.. ”

“ Sai che potrei anche abituarmi a tutto questo? Muoviti invece di prendermi in giro! ”

5 minuti dopo eravamo già al parco, era tranquillo, rilassante. La primavera era ormai arrivata ed i ciliegi erano in fiore, l’aria era tiepida e le giornate erano notevolmente allungate. In quel luogo si stava magnificamente: a causa del mio lavoro erano poche le occasioni in cui potevo godere di questi attimi di tranquillità. Come sempre fu Usagi la prima a parlare:

“ Allora che te ne pare del posto? È un angolo di paradiso non trovi? Dietro quella collinetta c’è un piccolo bar dove fanno dei panini buonissimi, allora andiamo? ”

“ Certo! Ma puoi spiegarmi come fai a conoscere tutti questi posti dove si mangia così bene? ”

“ Caro mio sai che sono una buona forchetta e poi dove c’è il cibo ci sono io.. ”

Comprammo due panini e ci sedemmo sul prato a consumare la nostra cena. Era la prima volta che restavo a cena solo con Usagi, di solito era presente tutta la comitiva, era una bella sensazione.. Non volevo rovinare quel momento ma dovevamo metterci a parlare del programma di studi e così le dissi:

“ Usagi senti per il programma.. ”

“ Sshh! Non adesso Mamoru! Sto guardando il tramonto.. ”

Aveva parlato con voce tremendamente triste e appena finito di pronunciare quelle parole aveva poggiato la testa sulla mia spalla..

“ Mamoru adesso ti racconterò la mia storia, ma ti prego lasciami parlare e non interrompermi; ok? ”

Abbassai il capo in senso affermativo e lei dopo un profondo sospiro iniziò a parlare, il suo sguardo era perso in un tempo lontano..

“ Era il giorno del mio ottavo compleanno e con la mia famiglia organizzammo una gita al mare, eravamo entusiasti io, mio fratello Shingo, che come ben sai è 2 anni più grande di me, e mia sorella Ayko.. ”

A questo punto del racconto Usagi si scosta dal mio abbraccio per guardarmi negli occhi, credo che vi abbia letto incredulità; come era possibile che Usagi avesse una sorella? Io non ne sapevo niente, non le avevo mai sentito parlare di questa sorella; la guardai negli occhi e lei ritornando nella posizione di prima proseguì nel suo racconto..

“ ..Ayko 4 anni più grande di me, che oltre una sorella è, scusa volevo dire era, anche una amica, la migliore amica che si potesse desiderare.. Ricordo che quel giorno eravamo felicissimi: eravamo partiti da casa molto presto e non appena arrivati ci tuffammo senza perdere tempo.. Il mare era calmissimo di un azzurro limpido, potevamo vedere i pesciolini che nuotavano attorno i nostri piedi, era da tanto che papà ci aveva promesso quella gita e finalmente il nostro sogno si stava avverando. Io ed Ayko eravamo elettrizzate, adoravamo il mare. Mia madre ci seguiva da lontano con un sorriso radioso, era al secondo mese di gravidanza, presto avremmo avuto un altro fratellino o sorellina. Ricordo che seguivo mia sorella in ogni sua avventura, per me lei era il modello da seguire: era intelligente, aggraziata, solare, gentile, era la figlia perfetta al contrario di me che ero una zuccona, introversa e timida. Ma lei mi voleva bene così com’ero, al contrario di mio padre che mi diceva sempre di -prendere esempio da Ayko- io e mia sorella avevamo un sogno che era solo nostro e nessuno, neanche mia madre, ne era a conoscenza: volevamo diventare medico, lei una grande neurologa ed io una brava pediatra, ricordo che mi ripeteva sempre di non accontentarmi di poco ma di mirare sempre più in alto ma io stavo bene con quel pò che avevo. Accadde tutto verso mezzogiorno: si era alzata una lieve brezza e mio padre aveva chiesto a me ed ai miei fratelli di uscire dall’acqua perchè il mare si stava agitando, Shingo ed Ayko uscirono subito, io mi ero attardata a giocare con i pesci che mi giravano intorno.. Non mi accorsi di nulla fu tutto un attimo.. ”

Usagi si interrompe e guarda diritto davanti a sè come se stesse rivivendo quella scena proprio in quel momento, la sento tremare e stringersi al mio braccio, gli occhi sono ormai pieni di lacrime ma lei stoicamente le trattiene e riprende il suo racconto..

“ Un’onda più alta delle altre mi sovrasta e mi scaraventa a terra, subito cerco di alzarmi ma mi riesce impossibile perchè altre onde si susseguono velocemente; ricordo di aver bevuto moltissima acqua e non riuscivo a vedere più nulla perchè i capelli ormai erano davanti i miei occhi e mi coprivano la visuale. Urlavo a mio padre di aiutarmi ma lui era troppo lontano per sentirmi, oppure aveva fatto finta. È Ayko a sentire le mie urla, grida a Shingo di andare a chiamare papà mentre lei si tuffa per cercare di aiutarmi a tornare a riva le onde già mi avevano trascinata lontana. Mio padre, avvertito da Shingo, corre verso di noi, ormai io ed Ayko siamo a largo, mia sorella cerca di sorregermi e farmi stare il più possibile con la testa in alto, ricordo che mi disse di stare tranquilla che tutto si sarebbe risolto per il meglio, di non avere paura perchè papà ci avrebbe tratte in salvo. Mio padre intanto arrivò, prese subito il mio braccio e mi tira a sè, sta per fare lo stesso con Ayko ma ecco che un’altra onda ci separa: io e mio padre da una parte, Ayko verso la scogliera. L’ultimo ricordo che ho di Ayko è il suo sorriso poi non l’ho più rivista. Intanto siamo riusciti a tornare a riva aiutati dai soccorritori chiamati da altra gente che era sul posto. Mio padre vuole tornare in mare ma loro glielo impediscono. Ricordo ancora lo sguardo carico di odio che mi lancia quando mi vede trasportare in ospedale, credo che non potrò mai dimenticarlo. ”

Usagi non riesce più a proseguire nel suo racconto, il suo respiro è veloce e trema fortissimamente. Le lacrime adesso non sono più trattenute, sono libere di scendere lungo le sue guance. Quante volte hai rivissuto quel giorno da allora? Ecco che riprende il suo racconto, vorrei fermarla ma le ho promesso di non farlo. Povero amor mio, quanta sofferenza nella tua vita?

“ Il corpo di Ayko fu ritrovato tre giorni dopo a 40 chilometri da dove era sparito, era impigliato nel fondo del mare, mia madre dopo un mese perse il figlio che aspettava, era stato troppo nelle sue condizioni. ”

Adesso è in silenzio sembra che stia meditando sul da farsi, continuare o no il suo racconto. Io la incito a continuare stringendole con delicatezza la mano, devo saper cosa è accaduto dopo se voglio aiutarla. Lei mi guarda e dopo torna a fissare un punto verso l’orizzonte; adesso non piange più ma posso sentire tutto il suo dolore..

“ I giorni che seguirono furono terribili, mio padre mi diede la colpa di tutto ed in fondo come dargli torto, se io non mi fossi attardata a giocare adesso sarebbe tutto diverso. Entrai in terapia quasi subito, con me doveva entrarci anche mio padre ma si rifiutò, non voleva più avere niente a che vedere con me. Per lui é già duro vedermi tutti i giorni! ”

Si è nuovamente fermata, è stravolta, chiude gli occhi e quando li riapre posso leggere tutta la sua sofferenza:

“ Avevo 15 anni quando.. Tentai il suicidio, fu la prima e l’ultima volta. Ero tornata a casa dopo una seduta dallo psicologo, avevo raccontato per la centesima volta quel giorno, ero stanca di tutto, dell’odio di mio padre, degli sguardi di commiserazione che mi lanciavano gli altri, delle lacrime notturne di mia madre. Volevo andarmene via, volevo raggiungere Ayko. Ero sola a casa, i miei erano andati a fare visita ai miei nonni e Shingo non sarebbe tornato se non il giorno dopo. Presi la scatola di barbiturici che mia madre teneva in bagno e la nascosi nella mia stanza, subito dopo cena avrei ingerito l’intera boccettina, dovevo solo avere pazienza ed attendere il momento propizio, la notte. La nostra fu una cena molto silenziosa, ormai è così da 13 anni a casa mia. Subito dopo cena mi recai in camera mia e mi chiusi dentro. Dovevo attendere solo che i miei si coricassero, nulla doveva andare storto. Non molto tempo dopo sentii in casa calare il silenzio: ecco il momento adatto. Tirai fuori dal suo nascondiglio la boccettina e la fissai a lungo, d’un tratto tutto il mio coraggio era sparito. Avevo paura. Passarono diverse ore in cui non facevo nulla se non guardare la strada verso la mia libertà. Scrissi una lettera a mia madre dove le chiedevo perdono per quell’altro immenso dolore che le stavo per procurare ed un’altra a mio fratello in cui chiedevo scusa per averlo lasciato solo, a mio padre scrissi solo di perdonarmi se quel giorno ad essere morta non fui io ma Ayko. Erano ormai le 5 del mattino quando trovai il coraggio di ingurgitare tutto il contenuto del flaconcino, adesso non restava che attendere. ”

Usagi si è fermata, mi guarda negli occhi e sulle labbra compare una sorriso triste. Non posso credere che proprio lei possa aver tentato il suicidio, mi sembra così impossibile, ma ecco che riprende il suo racconto:

“ Non so di preciso cosa accadde dopo, credo che fu Shingo a trovarmi riversa a terra priva di sensi nella mia stanza, credo che si fosse accorto della luce della lampada sul comodino e nel momento in cui entrò trovò la boccettina dei barbiturci completamente vuota su questo. Fui portata subito in ospedale, e lì i medici mi salvarono. Mentre ero sotto l’effetto dei barbiturici sognai Ayko che mi chiedeva di continuare a vivere anche per lei e di realizzare il nostro sogno. Io non credo che quel sogno sia stato un’illusione della mia mente sotto l’effetto di quella droga, io credo di aver sognato veramente mia sorella. È da quel giorno che decisi di cambiare e di vivere anche per Ayko. Il rapporto con mio padre non sono riuscita a recuperarlo, ma quello in fin dei conti non era mai esistito, era Ayko ci univa. Adesso sono passati 13 anni dalla morte di Ayko e 6 dal mio tentato suicidio, non ho più tentato di togliermi la vita perchè ho capito che questo era solo un torto che facevo a mia sorella che ha donato la sua vita per la mia.. ”

Adesso hai finito, lo capisco perchè finalmento ti sento rilassarti tra le mie braccia; mi accorgo solo ora quanto sei piccola e comprendo solo adesso le accusa di ieri - si può sapere cosa sai di me? - Hai ragione tu amore mio, di te ancora non so nulla , ma ti giuro che d’ora in poi non soffrirai più, adesso ci sono io nella tua vita..

“ Da allora decisi di non seguire più nessuna terapia, ed infatti sono guarita da sola, adesso so che Ayko mi ha perdonata ed in oltre ora ho un compito in più: devo vivere anche per lei. Sai Mamoru sei la prima persona a cui racconto questa storia, a parte naturalmente i numerosi psicologi che mi hanno tenuto in cura sino a 6 anni fa, ma ti assicuro che tu mi sei stato d’aiuto molto più di loro. Grazie! ”

I tuoi occhi sono ancora arrossati dal pianto ma adesso hai un’espressione molto più rilassata e mi sorridi con gratitudine. Io non so che fare, tutte le parole che mi passano per la testa mi sembrano così vuote e prive di significato e così faccio l’unica cosa che mi sembra logica ti abbraccio teneramente e ti sussurro all’orecchio:

“ Con te non c’è solo Ayko, ma ci sono anch’io piccola mia!”

.. Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo.. Spero che vi sia piaciuto, forse non sono riuscita a descrivere bene lo stato di disperazione di Usagi ma vi prometto che nella nuova versione della FanFiction cercherò di migliorare anche questo aspetto!

RINGRAZIAMENTI

-SAILOR83: sono lieta di informarti che Usagi spiazzerà ancora di più Mamoru nei prossimi capitoli ( se già con questo racconto non ci fosse riuscita! );

-STREGA_MOGANA: come hai potuto notare dovrai attendere ancora un altro capitolo prima di vedere Odango con il camice, ma tranquilla ci stiamo per arrivare;

-MIKI90: non so se potrò aggiornare tutti i giorni come, io studio (MEDICINA se non si fosse capito!) e tra un pò ci saranno appelli quindi devo anche studiare, già hai vistoche ieri mi è stato impossibile ma mi impegnerò per non far passare molto tempo tra un capitolo e l’altro;

-DOLCE BUNNY: Mamoru dovrà impazzire ancora per qualche altro capitolo prima di comprendere a pieno Usagi, ma abbi fede ne varrà la pena;

-KIRBY: Mamoru credo proprio che sarà costretto a molte altre docce fredde e le sue coronarie.. Bhè gli consiglio un’angioplastica non si sa mai. Prevenire è meglio che curare;

-DRAGON85: purtroppo ho problemi con MSN e non posso collegarmi, ma ti assicuro che le tue critiche non mi hanno affatto demoralizzata, al contrario. Sto rileggendo i capitoli che ho scritto in precedenza uno ad uno e dove occorre aggiungo qualcosa o la tolgo. Anzi ti ringrazio, mi hai spronato a continuare così. Grazie!

Ringrazio anche tutti coloro che leggono e non recensiscono, vi consiglio però di farlo perchè i vostri messaggi, a volte, possono risultare fonte di ispirazione per la sottoscritta..

Al prossimo capitolo..

Semplicemeteme

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Innamorarsi... ***


Tornammo indietro senza parlare, non era stato detto più nulla dopo il nostro abbraccio, ma giunti alla moto le chiesi:

“ Vuoi che ti riaccompagni a casa? ”

“ No! Sto bene, davvero, ti ringrazio per avermi ascoltato in silenzio e per non avermi aggredita quando hai saputo del mio..”

“ Basta Usagi! In quel periodo stavi male, e non avevi sicuramente niente a che vedere con la Usagi che conosco io. E poi credimi ti capisco meglio di quanto tu possa immaginare! Anche la mia infanzia non è stata delle più felici, anzi direi che non è stata per nulla felice.. ”

La mia voce stava iniziando a tremare, lo percepivo, odiavo ricordare il mio passato e il racconto di Usagi aveva riaperto ferite che credevo rimarginate. Che buffo il destino ha fatto incontrare due persone con una storia così simile tra loro! Forse dovevo raccontarle tutto: ma io non ero come lei, non avevo superato il rancore nei confronti dei miei genitori, almeno non quello nei riguardi di mia madre. Furono le parole di Usagi a rispedirmi in questa dimensione:

“ Quando sarai pronto mi racconterai tutto. Non è ancora giunto il momento Mamoru. La tua voce è tutt’ora incerta. ” Parlava e mi trasmetteva serenità, la Usagi disperata di pochi minuti fa aveva lasciato il posto a questa, più materna, poi riprese con un sorriso dispettoso dipinto sulle labbra: “ Sai dopo anni di terapia qualcosa dovevo pur impararla altrimenti vallo a sentire mio padre.. – Non solo sei la causa della mia infelicità ma non hai imparato nulla in 7 anni di terapia.. – No grazie, i miei sensi di colpa bastano ed avanzano. Su è meglio andare adesso, siamo già in ritardo sono le 20:10. Ho la capacità di far fare tardi anche a te, sono proprio un mito.. ”

Ero sbalordito, aveva parlato con tranquillità, non l’ombra dell’incertezza nelle sue parole, fu allora che le dissi:

“ Come fai? Io è da una vita che cerco di andare avanti senza farmi condizionare dal mio passato ma è tutto inutile ogni volta che lo ricordo sto male; e tu? Vai avanti con una forza che non avevo mai visto. Ti ammiro Usagi, e ringrazio il cielo di averti messo sul mio cammino. ”

“ Mamoru non è difficile, è solo questione di abitudine. Devi avere la forza di non farti battere dalla vita: e poi se la vita è stata cattiva con noi in passato vuol dire che per compensare, il futuro ci riserverà qualcosa di meraviglioso! Ed adesso muoviamoci o finisce che mi ucciderai non appena ti renderai conto dell’enorme ritardo che abbiamo. ”

Non capivo. Quella ragazza che non mi appariva più così piccola ed indifesa, i suoi modi così gentili, i suoi occhi così attenti ed i suoi sorrisi così materni.. Usagi era una DONNA e non più una ragazzina.. Usagi era la DONNA di cui ero INNAMORATO..

* * * * *

Arrivammo in ospedale alle 20:30, il mio collega voleva uccidermi glielo lessi negli occhi ma non disse nulla: dopotutto aveva i suoi vantaggi essere considerato il “ Dottor Iceberg ”! Ci cambiammo ridendo della sua espressione quando ci vide entrare in ospedale di corsa e sorridenti.. In fondo potevo anche capirlo, forse quello era il primo sorriso che mi vedeva fare dopo 2 anni di lavoro insieme. Mi voltai per dire ad Usagi che sarei passato avanti per iniziare le visite notturne quando rimasi folgorato di lei con il camice a dosso: le aderiva perfettamente al corpo e ricadeva lungo i fianchi disegnando perfettamente la sua figura. I capelli erano stati legati in una coda bassa ed alcune ciocche ricadevano disordinate ma legate con delle mollettine colorate per non stare davanti gli occhi; la tasca destra del camice era occupata dal fonendo rosa, la tasca sinistra da un prontuario medico ed un piccolo notes mentre in corrispondenza della tasca sul seno destro potevo osservare due penne, una nera e l’altra rossa ed un evidenziatore giallo accanto, il colletto era adornato da un’altra mollettina lasciata lì forse come riserva..

“ Mamoru va tutto bene, perchè mi fissi così? Ho forse il camice macchiato? ”

- Sei stupenda! – era questo il mio pensiero ma invece dissi:

“ Va tutto bene, solo che non hai un’aria molto professionale con quel fonendo rosa e le mollettine colorate in testa sembri un cloown, e poi si può sapere a cosa ti servono le penne e l’evidenziatore? ”

“ Sei proprio irrecuperabile Mamoru Chiba. Punto primo: il MIO fonendo rosa è stupendo, sfortunatamente ancora non ho trovato le farfalline adesive per attaccarle lungo la plastica rosa ed abbellirlo un pò; punto secondo: le mie mollettine sono un regalo di Minako e servono a non rendermi troppo triste; punto terzo: le penne servono perchè c’è sempre qualche medico sbadato che ne è sprovvisto e che poi si frega la mia così da non permettermi di prendere appunti sul mio notes, mentre l’evidenziatore giallo serve per ricordarmi di colorare un pò la tua vita, sei così monotematico. Camicia azzurro, slavato direi io, pantalone nero, scarpe nere.. Per andare a lavoro va bene, ma il tuo camice? È funereo: bianco senza un tocco di colore, anzi a spezzare il tutto ci pensa il tuo fonendo nero! Che tristezza! ”

Aveva ripreso con il suo tono canzonatorio che alle volte mi infastidiva, ma non quella volta, avevo bisogno di vederla ridere dopo tutto quello che era accaduto non meno di un’ora prima..

“ Diventerai una grande pediatra. Hai lo spirito giusto!”

“ Non so Mamoru, devo pensare anche ad Ayko. Vedremo. ”

“ Usagi non puoi vivere solo per tua sorella, devi farlo anche per lei, ma non per lei. ”

Speravo di averle fatto capire il mio pensiero. Le sorrisi e mi diressi verso la porta:

“ Che fa lì ferma! Dottoressa Tsukino si muova! ”

“ Arrivo dottor Chiba! ”

Con il sorriso sulle labbra e la consapevolezza che qualcosa oltre la medicina ci univa ci dirigemmo verso il giro di visite notturne. Quella notte si preannunciava molto lunga, ma forse anche molto piacevole..

Questo capitolo è un pò più corto ed un pò più lento ma mi serviva per anticipare i prossimi due che saranno cruciali..

Ringrazio: Strega_Mogana, Kirby, Dolce Bunny, Miki90

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Studiando... Giocando... E... ***


Prima di dare inizio al giro notturno passai dalla sala-infermieri per avvertire del mio arrivo e dell’inizio del giro delle visite. Di turno era l’infermiera Kamijonure, una ragazza molto carina, ma solo quello aggiungerei io dato che tutti i pazienti si lamentavano delle sue maniere poco ortodosse e delle sue mani per nulla da fata; con lei trovai l’infermiere Namikomatujre, un uomo affascinante nonostante fosse prossimo ai 60 anni. Appena entrammo i due occupanti della stanza smisero con le loro attività: sarebbe a dire smaltarsi le unghie per l’infermiera Kamijonure che non appena mi vide mi lanciò subito un sorrisino ammiccante, mentre l’infermiere Namikomatujre era intento a controllare il contenuto dell’armadio in cui si conservavano i farmaci e preparare il carrello con le medicine da dare ai pazienti prima che questi si addormentassero. Salutai in modo cordiale, ma allo stesso tempo professionale, i due infermieri e presentai loro Usagi dicendo semplicemente che era una studentessa del terzo anno che sarebbe rimasta con noi per un pò quella sera. Namikomatujre la salutò in modo cordiale e con fare paterno, dopo riprese il suo lavoro mentre la Kamijonure la guardò con sufficienza e in tono acido le disse:

“ Cerca di stare attenta e non combinare guai perchè non ho intenzione di pagarne io le conseguenze. Lì c’è una cardiolina vai a fare l’elettricardiogramma ai pazienti delle stanze 4 e 5, dopo a tutti gli altri pazienti prendi la temperatura e la pressione, trascrivi i valori sulla cartella clinica senza fare confusione. Sono stata abbastanza chiara? ”

A quel punto mi intromisi io nella conversazione rivolgendomi all’infermiera Kamijonure con un tono di voce che risultò più duro di ciò che volevo:

“ Infermiera Kamijonure: Usagi non è qui per compiere il suo lavoro, è qui per apprendere come si fa il mio lavoro. Sono comunque certo che la mia amica non farebbe alcuna confusione nello svolgere i lavori che lei ha appena elencato. Infermiere Namikomatujre? Perchè non va a prendersi un caffè? Sono certo che la sua collega sarà ben lieta di fare il giro notturno con il carrello dei farmaci dopo, naturalmente, aver fatto l’elettrocardiogramma ai pazienti della 4 e della 5 e aver preso temperatura e pressione di tutti gli altri. Non è così infermiera Kamijonure? ”

“ Certo dottor Chiba, come vuole.”

E così con la testa bassa l’infermiera Kamijonure andò a svolgere i lavori che le erano stati assegnati. L’infermiere Namikomatujre a quel punto parlò:

“ Dottor Chiba non crede di avere esagerato un pò? Posso andare ad aiutare la mia collega? Non è una cattiva ragazza. Solo che non ha capito quale è il suo compito all’interno del reparto ed ancora non sa come fare con gli studenti, tutto qui. ”

“ Namitomatujre io non ho mai dimenticato che è stato lei ad insegnarmi come fare un elettrocardiogramma, come prendere le pressioni e le temperature. Ma lei a differenza della sua collega, non si è mai comportato in modo arrogante e non ha mai permesso che fossi io a fare il suo lavoro. E mi dispiace: non può aiutare la sua collega ed adesso vada a prendersi il suo caffè. ”

“ Bene allora io vado, buonasera anche a lei signorina. Vedrà, con l’aiuto del dottore Chiba imparerà molte cose. ”

Usagi sorrise e chinò il capo in senso di assenso. Poi si voltò verso di me e mi disse:

“ Mamoru non ti sembra di essere stato un pò troppo duro con quella povera ragazza? Dopotutto non è colpa sua se è follemente innamorata di te! Magari avrà visto una probabile rivale in me e per questo avrà reagito in quel modo! ”

Guardavo Usagi perplesso, poteva essere che la Kamijonure avesse compreso i miei sentimenti e lei no? Erano così palesi?

“ Credi? ”

“ Sì, si vede lontano un miglio che quella sbava per te! ”

Mi era parso di percepire un pizzico di gelosia nelle sue parole, che fosse gelosa veramente? Così dissi:

“ Gelosa? ”

“ Chi, io? Di chi scusa? ”

Sembrava la volta giusta per conoscere i suoi sentimenti. Forse dovevo continuare? Meglio di no..

“ Lasciamo perdere, andiamo che già è tardi! ”

Finalmente il giro notturno poteva avere inizio.

* * * * *

Finito il giro delle visite ci ritirammo nella stanza dei medici dopo aver detto agli infermieri dove trovarci. Era una piccola stanza con due letti singoli, una scrivania con sopra un computer, un piccolo frigorifero dove noi medici tenevamo le nostre bottiglie di acqua ed i nostri spuntini ed una finestra enorme che dava sulla baia di Tokyo. Usagi non perse tempo e si affacciò:

“ E’ stupendo. Guarda! È una vista da lasciarti senza parole. ”

“ Usagi, mi spiace rovinare l’atmosfera ma sono già le 23:15 ed ancora non abbiamo iniziato nulla; allora da dove vuoi cominciare? ”

“ Avevo dimenticato il motivo per cui mi trovavo qui! Allora che ne dici di iniziare con le curve di saturzione dei gas? Ossigeno, anidrire carbonica, per poi fare anche l’emoglobina? ”

Una sensazione di dèja-vu mi colpì all’improvviso: il mio sogno! Me ne ero completamente dimenticato dopo tutto quello che era accaduto quel pomeriggio; stavo iniziando a sentirmi a disagio, come dovevo comportarmi? Se ripensavo al sogno le saltavo addosso in meno di un secondo, dovevo calmarmi e soprattutto controllare i miei istinti sessuali o non so proprio cosa sarebbe successo.

“ Usagi perchè non iniziamo con il capitolo sull’urinario che è il più complesso da comprendere. Non so potremmo iniziare con il riassorbimento tubulare del glucosio? (*) ”

“ Forse hai ragione tu Mamoru. Ma perchè sei diventato tutto rosso? Stai forse male? Prova ad andare in bagno a rinfrescarti, vedrai dopo starai meglio! ”

“ Farò come mi hai consigliato. ”

- Meno male che sono riuscito ad uscire dalla stanza altri due secondi e sarei esploso. Come potrò passare una serata intera con lei senza farmi prendere dall’impulso di baciarla? Dannato Mamoru. Ti sei messo da solo in questa situazione ed adesso da solo tiratene fuori! –

La mia coscienza aveva proprio ragione. Non potevo certo passare tutta la sera e parte della notte in bagno solo per un sogno, che forse stava iniziando aa avverarsi. Ma se poi si fosse anche avverato che male poteva esserci? Uscii dal bagno un pò meno teso. Forse era meglio che restassi in bagno.

Usagi era pancia in giù sul lettino con la testa poggiata sulle braccia incrociate e leggeva il libro. I capelli erano stati nuovamente sciolti e ricadevano liberi lungo la schiena, non mi ero mai accorto che avesse dei capelli così lunghi. Le gambe, toniche, erano lasciate andare sul lettino ma ogni tanto si alzavano a tracciare qualche figura astratta. Era stupenda, maledettamente sensuale.

“ Mamoru! Finalmente! Stavo iniziando a preoccuparmi, non sei più uscito da quel bagno. Ma ti senti bene? Sicuro di non avere la febbre? Sei tutto rosso! ”

Si era avvicinata e aveva poggiato la sua mano sulla mia fronte nel tentativo di vedere se avessi avuto la febbre; Dio che sensazione stupenda il contatto con la sua pelle delicata. Intanto un pò rozzamente mi ero scostato e mi ero messo a sedere sulla sedia della scrivania, lasciandola lì ed in modo brusco, fin troppo brusco, le dissi:

“Usagi siamo qui per studiare, abbiamo perso già troppo tempo adesso per favore siediti e iniziamo questo ripasso! ”

“ Ok! Ma non occorre essere tanto rozzi. Mi stavo solo preoccupando della tua salute! ”

“ Se non sbaglio tra i due sono io il medico e so io se sto male o no! Ora per favore basta! ”

Forse avevo nuovamente esagerato e così con voce bassa aggiunsi:

“ Scusa, sono un cafone, vero? ”

“ Direi più che cafone soffri di problemi di personalità multipla! Quello chi era: Mamoru-il-cattivo? ”

“ No! Quello era Mamoru-il-cafone! ”

“ Capito! Per favore possiamo iniziare a studiare altrimenti finisce che spunta di nuovo Mamor-il-cafone e lo uccido! ”

“ Ok! ”

Ci sedemmo ed inziammo a studiare. Verso le 2 eravamo ormai distrutti, così decidemmo di fare una pausa. Ci sdraiammo sui due lettini supini. Ero riuscito a tenere a freno la voglia di baciarla,la voglia di lei. Mentre ero perso in questi pensieri un cuscino mi arrivò in testa, dopo un attimo sentii le risa gioiose di Usagi. Ma dove trovava la forza per giocare? Io ero distrutto, ma non potevo certo farmi battere da lei e così risposi al suo lancio di cuscino con un altro lancio: aveva trovato del pane per i propri denti! Fu una battaglia all’ultima cuscinata Usagi non voleva proprio saperne di arrendersi, fu allora che con uno scatto felino mi spinsi verso di lei riuscendo ad intrappolarla sotto il mio corpo.

Che cosa mi era saltato in mente? Adesso Usagi si trovava sotto di me e cercava di liberarsi come meglio poteva, ma più lei si dimenava più la mia stretta aumentava. Non capivo più nulla. Sentii pian piano Usagi rilassarsi. Volevo baciarla. Lei era sotto di me, i suoi polsi ben stretti tra le mie mani, ed il mio ginocchio sinistro in mezzo le sue gambe leggermente aperte. Non potevo resistere: dovevo baciarla. Ci guardammo negli occhi per diversi minuti in un silenzio surreale. Desideravo baciarla, volevo le sue labbra. Mi chinai verso di lei per ridurre a zero la distanza che ci separava, non mi sarei fermato; non stavolta. Accadde qualcosa di inaspettato: Usagi girò il capo dal lato opposto al mio: così non avrei potuto più baciarla.

“ Perchè? ”

La mia era una supplica più che una domanda; fino a poco tempo prima ero certo che anche lei provasse qualcosa di diverso dell’amicizia nei miei confronti; non potevo sapere se era amore, ma non era amicizia. Allora perchè quel rifiuto?

“ Perchè? Rispondi ”

Stavolta il mio era un ordine, non più sottovoce ma urlato. La mia presa ai suoi polsi aumentò tanto che sul suo viso si disegnò un’espressione di sofferenza. Dovevo sapere.

“ Usagi, perchè? ”

La mia voce era tornata ad essere bassa, quasi un bisbiglio, il mio cuore era a pezzi.

“ Mi spiace Mamoru, ma non posso. Non ancora, non sono pronta. Perdonami. ”

Le lacrime iniziarono a cadere dai suoi occhi rendendoli ancora pi luminosi.. Non era pronta.. Cosa voleva dire? Neanche io ero pronto quando scoprii di amarla, ma lo avevo accettato; era un dato di fatto che lei ormai fosse l’essenza della mia vita.. Perchè? Era questa l’unica domanda che tartassava la mia testa..

( * ) Il riassorbiemnto del glucosio è il meccanismo con cui il nostro organismo, a livello del tubulo contorto prossimale del rene, riassorbe il glucosio. Il Glucosio in eccesso secondo altri meccanismi che non sto qui a presentarvi, passa nelle urine instaurando una condizione di glicosuria che è tipica del diabete.

Non uccidetemi.. Forse questo capitolo non è stato molto cruciale ma cosa volete farci.. Commentate o non aggiorno più, la mia non è una minaccia, ma una promessa.. Scherzo, ma aggiornate vi prego.. Le vostre recenzioni sono un premio allo sforzo che faccio nello scrivere questi capitoli! RECENSITE!!

RINGRAZIAMENTI:

-DOLCE BUNNY: spero che questo capitolo possa soddisfare le tue aspettative;

-MIKI90: sei sempre troppo buona;

-SAILOR83: hai visto? Non mi sono smentita neanche in questo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Non me lo so spiegare... ***


New Page 1

“ Voglio la verità Usagi. Voglio sapere se c’è un altro! Cristo ho il diritto di sapere se posso sperare o no! Ripondi a questa mia domanda: c’è un altro? ”

Il mio poteva apparire come masochismo ma io volevo sapere, dovevo sapere se avevo una possibilità, altrimenti sarei morto. Sarei morto per la seconda volta. La prima volta? A 4 anni quando persi entrambi i miei genitori.

Il suo silenzio era assordante, mi feriva più di mille parole, più di cento pugnalate. Ero ormai fuori di me, non capivo più nulla. L’afferrai per le braccia ed inizia a scuoterla violentamente, ormai non ero più lucido la rabbia e la frustrazione mi avevano fatto perdere la ragione:

“ Parla! C’è un altro? Rispondimi Usagi o non sarò padrone delle mie azioni. Parla adesso. ”

Mi inginocchiai ai suoi piedi le mie mani a cercare le sue... Non mi sentivo così impotente da tempo. Fu la sua voce a ridestarmi dai miei pensieri:

“ E’ stato un errore iniziare queste ripetizioni. È meglio che vada. Scusami non volevo che finisse in questa maniera. ”

Le sue parole mi giunsero come una condanna a morte. Nuovamente la stessa domanda:

“ Perchè Usagi? ”

Questa volta una preghiera. Mi ero rialzato e la tenevo per un polso; adesso lei era già sulla porta stava per andare. Potevo vedere solo le sue spalle; sapevo che se avesse varcato quella soglia l’avrei persa per sempre. La mia stretta aumentò:

“ Mamoru non possiamo spiegarci tutto. Non posso amarti. Questa è la verità: nuda e cruda. ”

La sua voce mi raggiunse fredda ed impersonale; non era la mia Usagi a parlare ne ero certo. La feci girare violentamente verso di me ed in quel momento ne ebbi la conferma. I suoi occhi erano arrossati, segno dello sforzo fatto per trattenere le lacrime, il labbro inferiore mostrava un taglietto, forse provocato da qualche morso per impedirsi di parlare; i suoi occhi mi imploravano di non lasciarla andare, mi chiedevano di costringerla a parlare. Il mio cuore allora riprese a battere: forse non tutto era perduto, non ero realmente morto, potevo tornare a vivere grazie a lei.

“ Usagi... ” le sfiorai la guancia con un dito, era calda troppo calda. A quel contatto una lacrima sfuggì al suo controllo, ma subito lei se l’asciugò “ La verità, ti prego. Io ti amo; speravo di confessartelo in un luogo diverso, in un momento diverso, ma le circostanza ci hanno portato a ciò. Ti prego: la verità. ”

Lei non parlò, sentii solo il suo tocco leggero sulla mano che le stingeva il polso:

“ Mamoru io non merito il tuo amore. ”

Mi girai di scatto, che senso avevano le sue parole? Perchè non meritava il mio amore? Credo che i mei occhi parlassero per me perchè senza che io lo chiedessi lei continuò:

“ Sei un ragazzo fantastico. Hai un passato triste alle spalle che io non conosco ma sei comunque una persona splendida. Sei riuscito a farcela lo stesso. Sei molto importante per me, sei mio punto fermo. Un amico fidato. Un amico sincero. Un amico. Sei solo un amico. Oh per meglio dire: tu DEVI restare solo un mio amico. Non posso accettare il tuo amore. Io non posso farei un torto.. ”

Ma cosa stava farneticando? Perchè non poteva accettare il mio amore? Fare un torto? A chi? Non poteva essere... No! Mi stavo sbagliando...

“ Ayko? È per lei che non puoi accettare il mio amore? ”

Silenzio, carico di mille significati.

“ Usagi ti rendi conto che Ayko non vorrebbe una cosa simile? Ayko è morta. Tu sei viva. Devi fartene una ragione. Lei non tornerà in vita anche se tu decidessi di non vivere più. Le persone morte non tornano a noi. Ma loro sono sempre con noi. ”

La mia voce era adesso bassa, solo lei poteva udirla.

“ Ayko è morta è vero. Non tornerà più da me. Ma dimmi è giusto che io viva una vita felice, mentre la vita di mia sorella si è spezzata a 12 anni a causa mia? Dimmi è giusto tutto questo? Se io non mi fossi attardata a giocare con i pesci, se avessi dato retta a mio padre invece di fare di testa mia adesso... Adesso Ayko avrebbe 25 anni ed il mio fratellino o sorellina 12. Dimmi Mamoru hai idea di cosa vuol dire vivere ogni giorno della tua vita con il senso di colpa. Con la sensazione di essere un’assassina? Lo sai cosa vuol dire avere un padre che da 13 anni desidera solo la tua sofferenza? Come posso biasimarlo...Ha tutte le ragioni di questo mondo per desiderare la mia sofferenza. Gli ho distrutto la famiglia, ho distrutto la felicità delle persone a me più care. Non merito il suo perdono. Non merito il perdono di nessuno. ”

Tremava, di rabbia, dolore, senso di colpa? Tutti questi sentimenti in un corpo così piccolo, la sua anima era a pezzi. Ed io credevo il contrario. Credevo di trovarmi di fronte una persona forte, che aveva superato un trauma troppo grande. Adesso, invece, iniziavo a credere che Usagi, quel giorno di 6 anni prima, fosse morta sul serio, o per lo meno, la sua anima era morta. Un dolore troppo grande il suo. Aveva deciso di vivere, ma di rinunciare per sempre alla felicità per pagare per colpe che non aveva.

“ Rinunciare all’amore è poca cosa. Mamoru, rinuncia a me. Non voglio farti soffrire proprio perchè ti amo. Ed adesso addio, amico mio. ”

Ero sbigottito, le parole di Usagi mi avevano scosso. Lei era disposta a rinunciare alla sua felicità solo per un senso di colpa che non aveva alcun diritto di esistere. Solo perchè il dolore di un padre, troppo legato ad una figlia, aveva deciso per lei... Piansi quella notte. Piansi come non facevo da anni. Il dolore di Usagi era così grande, ed io non lo avevo percepito.

* * * * *

Passarono giorni in cui non ebbi sue notizie. La cercai in ogni luogo che era solita frequentare: università, locale di Motoki, la spiaggia dove si rifugiava nei suoi momenti tristi. Nulla. Nessun segno di vita. Anche le ragazze iniziavano a preoccuparsi, di solito Usagi era sempre presente pe le sue amiche. Non mi restava che recarmi a casa sua. Dopo la storia di Ayko non avevo molta voglia di recarmi a casa Tsukino ma non potevo fare diversamente: se volevo avere notizie di Usagi era l’unica cosa da fare.

Suonai alla porta ed ad aprirmi venne un uomo sulla cinquantina. Occhi simili a quelli di Usagi, ma spenti; la barba lunga lo rendeva ancora più grande rispetto all’età dimostrata; i capelli, ormai brizzolati, dovevano essere un tempo biondi dato i riflessi argentei. Quell’uomo era molto somigliante ad Usagi, ma non aveva in sè un briciolo della sua gentilezza, nè della sua delicatezza. Ma su di una cosa ero certo: non poteva essere che suo padre.

Bene! L’uomo che non avevo alcuna voglia di conoscere era venuto ad aprirmi la porta ed adesso mi guardava con lo sguardo duro:

“ Prego cosa desidera? ”

La sua voce era fredda e distante. Quell’uomo aveva veramente poco di umano.

“ Buongiorno. Sono Mamoru Chiba. Stavo cercando Usagi. Sa è da un paio... ”

“ Usagi non c’è. È via, tornerà tra un mese, credo. ”

Non mi aveva dato neanche il tempo di finire di parlare che mi aveva interrotto. Stava già richiudendo la porta quando la bloccai con una mano:

“ Scusi, ma non ho ancora finito. È successo qualcosa ad Usagi? ”

“ Sta bene, ed adesso se non le dispiace io andrei. ”

Quell’uomo non mi piaceva neanche un pò forse la cosa era reciproca dato il modo in cui mi guardava.

“ Come faccio a rintracciarla? ”

“ Non ne ho idea. ”

“ Ho bisogno di parlare con sua figlia, adesso. La prego per tanto di darmi un recapito telefonico oppure un indirizzo, per me va bene tutto. ”

“ Io le ripeto che non ho idea di dove si trovi. ”

Stavo iniziando a perdere al pazienza. Quell’uomo mi irritava. Non poteva permettersi di trattarmi in questa maniera. La mia voce doveva essersi alzata di tono senza che io me fossi reso conto, sulla porta giunse Shingo:

“ Papà tutto bene? Cosa sta succedendo? ”

“ Nessun problema. Puoi rientrare. ”

“ Mamoru? ”

“ Shingo! Ero venuto per avere notizie di tua sorella. È da alcuni giorni che non la vedo. Puoi aiutarmi? ”

Il ragazzo guardò prima suo padre, poi me. Era indeciso sul da farsi.

“ Andiamo! Papà torno subito. ”

L’uomo non disse nulla, chiuse semplicemente la porta dietro di sè. Eravamo arrivati in un parco non molto lontano da casa Tsukino. Shingo non aveva parlato, sembrava molto pensieroso. Una volta fermi non riuscii più a trattennermi e così chiesi di getto:

“ Shingo dove si trova Usagi? ”

“ Mamoru cosa sai della storia di mia sorella? ”

Shingo mi fissava attendendo una risposta. Cosa sapevo della storia di Usagi? Credo tutto. Mi sentivo sotto esame, perchè tutti questi misteri? Era inutile perdere la pazienza con lui così mi limitai a dire:

“ Se parli di Ayko e dell’indifferenza che tuo padre ha nei confronti di Usagi... Bhè, sì credo di sapere abbastanza. Dimenticavo! So anche del suicidio! ”

Shingo sembrava abbastanza sorpreso di ciò. Non ne comprendevo la causa.

“ Usagi deve fidarsi molto di te! Sei la prima persona a cui ha racconta del suo passato. ”

Il mio cuore iniziava a correre, non potevo aspettare ancora. Dovevo necessariamente sapere di Usagi o sarei impazzito.

“ Shingo sai dove è Usagi? ”

Il ragazzo sospirò. I suoi occhi verdi si incupirono, si passò una mano tra i capelli castani infine parlò:

“ Usagi è tornata in clinica. L’altra sera ha tentato di nuovo il suicidio. Stavolta c’è andata veramente vicina. ”

Come? Aveva tentato nuovamente il suicidio? Perchè? Come poteva essere accaduto? Era colpa mia? Forse non dovevo rivelarle i miei sentimenti? Queste ed altre domande affollavano la mia mente ma la più importante era un’altra:

“ Adesso come sta? ”

“ Fisicamente bene; è il suo equilibrio psicologico che ci preoccupa. Non parla e si rifiuta di mangiare. Si è chiusa nel suo mondo. Stavolta Ayko non la salverà. Mamoru: salvala tu, ti prego! Un’altra perdita simile e non so come potranno reagire i miei genitori. ”

Quel ragazzo aveva sul viso i segni di tutta la sofferenza patita in quei 13 anni.

“ Dove si trova Usagi? ”

“ Grazie! Si trova in una clinica nella regione di Fukuotona. Ti dò l’indirizzo. ”

Shingo mi diede quel pezzo di carta che rappresentava il biglietto per raggiungere il mio angelo. Lo ringraziai ma prima che io andassi via lui aggiunse:

“ Non giudicare male mio padre. Lui vuole bene ad Usagi. È vero: con lei è duro, anche troppo, ma ha perso una figlia adesso teme di perderne un’altra. Sta soffrendo molto. Si è reso conto dei suoi errori ed adesso si sente un uomo distrutto. ”

“ Io non giudico tuo padre. Non ho alcun diritto per farlo. Adesso è meglio che vada: ho un treno da prendere. ”

Usagi! Era questo il mio unico pensiero. Dovevo salvarla. Non avrei rinunciato a lei. L’amavo e non avrei accettato un altro suo rifiuto adesso che sapevo che anche lei mi amava...

Perdono.. Non è colpa mia ma parto con l’idea di scrivere una cosa e ne esce fuori un’altra.. al prossimo capitolo..

RINGRAZIAMENTI:

-DOLCE BUNNY: tranquilla! L’infermiera ha fatto solo una piccola comparsata..

-SAILOR83: per i baci aspetteremo ancora un pò. Non so neanche io quando ciò accadrà..

-MIKI90: aggiornato abbastanza in fretta?

-UMI: innanzitutto grazie per aver recensito. Usagi come hai visto ha ancora un pò le idee confuse..

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Salvare te per salvare me stesso... ***


New Page 1

Ero sul treno che mi portava verso il mio amore. Come eravamo arrivati a tutto ciò? Mi chiedevo cosa avrei fatto non appena arrivato alla clinica. Come dovevo comportarmi? Avevo paura di vederla. Era questa la verità. Il mio cuore era straziato: il mio piccolo angelo in un letto di una clinica. Perchè? Perchè un gesto simile? Il suo dolore era così profondo da impedirle di continuare a vivere? Ed io? Che ruolo ricoprivo nella sua vita? Lei diceva di volermi come amico ma allo stesso tempo di amarmi. Ed io avevo fallito in entrambe le circostanze: non le ero stato vicino né come amico nè come amante. Come potevo presentarmi ai suoi occhi? Con quale coraggio guardare quelle iridi azzurre. Dovevo chiedere il suo perdono se volevo continuare a poterle stare accanto.

Il treno si fermò in una piccola stazione ferroviaria. Il tempo sembrava essersi fermato in quel luogo. La stazione era fatta interamente di legno, così come i tebelloni con l’orario delle partenze e degli arrivi ed i sedili. Tutto in legno. Si respirava un’aria di pace e serenità: quel luogo rispecchiava l’Usagi che avevo conosciuto io. No! Quella che avevo conosciuto io non era la vera Usagi. Era una maschera, faceva male dirlo, ma io non conoscevo per nulla Usagi. O forse sì? Era comunque Usagi quella che una sera di una settimana prima mi aveva raccontato la sua storia; era Usagi quella che piangeva tra le mie braccia mentre ricordava; ed era sempre Usagi quella che mi chiedeva di rinunciare a lei perchè era giusto così. Dovevo lottare per farla tornare a vivere. Dovevo lottare perchè io l’amavo e senza di lei nulla avrebbe avuto un senso.

* * * * *

La corriera, quasi vuota, si fermò proprio davanti l’ingresso della clinica; con me scesero i pochi passeggeri che erano a bordo, segno che quella vettura era presente per collegare la stazione a quel luogo.

La clinica si ergeva imponente all’interno di un giardino immenso circondato da alberi secolari che facevano di quel luogho un angolo di paradiso. Era una vecchia struttura di fine ottocento, un luogo sicuramente di villeggiatura di qualche nobile nel periodo estivo, poi certamente, un rifugio durante la seconda guerra mondiale. Esternamente bianca, dava l’idea di un antico lazzaretto dove un tempo si mandavano i malati contagiosi. Nonostante il magnifico giardino, in quel luogo si avvertiva un’immensa tristezza data forse dalla consapevolezza che chi si trovava ricoverato lì aveva un male interiore che nessun farmaco era in grado di guarire.

Vi entrai con una stretta al cuore. La porta automatica si aprì non appena fui alla portata dei raggi ottici: l’interno era ancora più triste. Tutto asettico. Le porte, i divanetti, le pareti e per fino il pavimento, tutto bianco. L’unica nota di colore erano dei dipinti alle pareti, realizzati probabilmente dai degenti del nosocomio. All’ingresso un’infermiera con la sua uniforme, anch’essa bianca, mi diede il benvenuto con un falso sorriso, uno di quelli che si è costretti a fare perchè è questo per cui sei pagata. Risposi anch’io con un altro sorriso, altrettanto falso.

“ Buongiorno signore in cosa posso aiutarla? ”

Come previsto anche la frase di benvenuto suonava come una filastrocca imparata a memoria, ripetuta ogni qualvolta un nuovo arrivato le si presentava davanti.

“ Buongiorno. Sono il dottor Chiba. Sono qui per una vostra paziente ricoverata: la signorina Usagi Tsukino. ”

L’infermiera sembrò fissarmi un pò incredula come se avessi appena pronunciato il nome di un fantasma. Un senso di angoscia mi investì all’istante. Immediatamente domandai:

“ E’ accaduto qualcosa alla paziente? ”

Nella mia voce traspariva tutta l’ansia e la paura vissuta negli ultimi giorni.

“ No. Usagi sta bene, stia tranquillo. Solo che generalmente non riceve mai visite. A parte la madre, che è qui ormai da una settimana, mai nessuno le viene a far visita. Ma lei, per caso, è il suo medico? ”

Usagi. L’aveva chiamata per nome venendo meno al protocollo ospedaliero. Il mio angelo era riuscito a farsi voler bene anche in quel posto così freddo ed impersonale. E poi la domanda dell’infermiera: ero il suo medico? Avrei voluto dirle di no; che ero follemente innamorato di lei, che da quando non avevo più sue notizie ero disperato. Alla fine la razionalità prese il sopravvento e così chiesi:

“ Perchè cambierebbe qualcosa? ”

Quell’infermiera era la mia unica speranza. Non so forse il fatto che avesse chiamato Usagi con il suo nome la rendeva ai miei occhi un pò meno falsa. Dovevo fidarmi di lei.

“ Facciamo così: lei è qui in veste di medico. Se qualcuno la fermasse dica così. Usagi è stata molto male. Il suo fisico ha reagito alle terapie ma la sua mente no. Credo che non sia stata mai così male, neanche subito dopo la morte della sorella. ”

E così Usagi non si era ancora ripresa. Dovevo vederla immediatamente.

“ Grazie di cuore. Lei non sa che favore mi sta facendo aiutandomi. Ma adesso dove si trova? ”

La donna sorrise, ma questa volta, il suo era un sorriso vero di quelli caldi che fanno stare bene.

“ Stanza 16, secondo piano, quarta porta sulla destra. Si sbrighi dottore. Deve esserne molto innamorato. Si muova. ”

Mi limitai a sorridere ed annuire con un cenno del capo. Usagi stavo arrivando.

* * * * *

Arrivai di fronte la porta della sua stanza, il cuore che batteva all’impazzata. Tremavo. Come un bambino che dopo aver combinato una marachella era richiamato nell’ufficio del preside, io tremavo alla stessa maniera. Mi feci coraggio e bussai. Nulla. Una seconda volta. Ancora nulla. Un terzo colpo stavolta un pò più deciso. Ancora nulla. Stavo iniziando a preoccuparmi. I pensieri più nefasti affollavano la mia mente. Sapevo che era quasi impossibile tentare nuovamente un suicidio all’interno di una strutturea simile, ma è anche vero che la disperazione alle volte ci fa trovare compiere azioni ritenute impensabili. Stavo per aprire la porta quando la voce di una donna mi bloccò.

“ Scusi ma lei chi è? Non l’ho ma vista prima. Non fa parte del personale medico della clinica. Cosa fa davanti la porta della camera di mia figlia? ”

Mi voltai e mi apparve difronte la sagoma di Ikuko Tsukino. Era ben lontana la donna conosciuta una settimana prima. I capelli neri, una settimana prima lucenti e morbidi, adesso erano legati in una treccia poggiata su di una spalla, non avevano più quella luminosità che solo una settimana prima mi aveva colpito. Gli occhi erano stanchi e cerchiati di nero, le occhiaie sicuramente erano segno delle notti in bianco, probabilmente, trascorse al capezzale della figlia. Il viso pallido la rendeva ancora più stanca. Mi ridestai dallo stato ipnotico e risposi:

“ Buongiorno signora Tsukino. Non si ricorda di me? Sono Mamoru Chiba. Un amico di Usagi. Ho saputo da Shingo che Usagi si trovava qui e così mi sono precipitato immediatamente. Come sta Usagi? ”

La donna, per un attimo, mi guardò perplessa, poi sorrise in un modo triste.

“ Scusami tanto Mamoru se non ti ho riconosciuto subito. Sai ho dormito poco nelle ultime notti. La mia bambina sta male. Non parla più. Non mangia. Non ha più contatto con questo mondo. I medici dicono che non si tratta di un problema nervoso. Per fortuna l’ipossia non ha provocato danni al suo sistema nervoso. È lei che si rifiuta di comunicare con il mondo esterno. Cosa devo fare? ”

Era disperazione quella che avvertivo nascermi dal cuore; era la stessa disperazione della madre di Usagi che non riusciva a smettere di piangere. La strinsi forte a me in un tentativo di mitigare la sua sofferenza, e con essa la mia. Poi mi scostai e dissi:

“ Usagi tornerà da noi, non si preoccupi. Non le permetteremo di lasciarci. Non questa volta. ”

La donna mi fissò con gli occhi pieni di lacrime, in quell’istante mi parve di rivedere Usagi, lo stesso sguardo caldo.

“ Grazie. Perchè non vai dai lei adesso? È giù nel giardino. Vicino la serra. ”

“ Mi precipito. Non si preoccupi. Usagi riuscirà anche questa volta a cavarsela. ”

La donna sorrise, poi aggiunse:

“ Forse con il tuo aiuto ce la farà. L’amore può tutto Mamoru, basta crederci. ”

Sorrisi e tornai indietro sui miei passi diretto alla serra. Usagi stavo arrivando..

Ed eccomi con il nuovo capitolo... Questa storia mi sta prendendo la mano... I capitoli sono un pò più corti perchè ho deciso di dare più spazio alle emozioni... Il prossimo capitolo vedrà finalmente l’incontro tra Mamoru ed Usagi ma vi assicuro che non so proprio come andrà a finire...

RINGRAZIAMENTI

-SAILOR83: ti ringrazio per i complimenti sempre molto graditi;

-HATORI: ben venuta tra le mie lettrici ( come mi sento importante! );

Buona lettura emi raccomando: RECENSITE!!!!!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Svegliati amore mio... ***


New Page 1

Correvo ormai da diversi minuti. Mi chiedevo quanto fosse grande quel giardino. Avevo chiesto all’infermiera dell’ingresso dove si trovava la serra e questa, molto gentilmente, aveva risposto ma non immaginavo certo di dover correre tanto.

Ad un certo punto giunsi in prossimità di quella che senza dubbio doveva essere la serra. Ero di fronte una grande struttura con le pareti interamente di vetro, all’interno potevo vedere diverse piante, alcune mai viste prima d’ora. Cercai di vedere se Usagi si trovasse nei paraggi ma di lei neanche l’ombra. Entrai anche dentro la serra, la chiamai nel vano tentativo di ricevere una risposta, mi illudevo che il sentire la mia voce la ridestasse dallo stato di trans in cui era caduta, ma sapevo, in cuor mio, che si trattava solo di una futile speranza. Per risvegliare Usagi occorreva molto di più di un richiamo verbale, ed in fondo non ero molto sicuro che l’amore che provava per me fosse così forte da permetterle un risveglio immediato. Ma questo non era certo il momento per farmi prendere dallo sconforto. Dovevo trovare Usagi e parlarle. Dovevo raggiungere la sua anima, ovunque essa si trovasse. Constatai che non era lì dentro. Dove poteva essere finita? Girai dietro la serra e mi ritrovai in un luogo incantato, e là, la vidi.

* * * * *

Il sole, ormai al tramonto, rendeva quel luogo incantato. Dietro la serra si trovava un lago di dimensioni imponenti. Gli alberi e la serra lo nascondevano alla vista dei visitatori, e forse per questo, trovarsi, inaspettatamente, di fronte uno spettacolo simile ti lasciava di incanto. Usagi riposava su di una sedia a rotelle. D’un tratto si sovrappose, difronte i miei occhi, l’immagine di un’altra Usagi, seduta in un tavolino del locale di Motoki, completamente diversa. Vederla in quella condizione mi fece sentire male, seduta lì, su quella sedia a rotelle, sembrava ancora più piccola di quello che già non fosse. Gli occhi, vuoti e privi di espressione, fissi su di un punto imprecisato. I capelli erano sciolti e ricadevano sulle sue esili spalle. Il viso era sciupato e le labbra erano appena dischiuse in una moniera inespressivo. Su le gambe una coperta a coprirle. I polsi infasciati con delle bende che stringevano la sua pelle delicata. Non era rimasto nulla della ragazza briosa conosciuta un anno prima, faceva male dirlo ma quello difronte a me era un relitto umano. Che fine aveva fatto l’Usagi allegra, solare, dolce, determinata, sfrontata, permalosa e testarda conosciuta solo poco tempo prima?

Silenziosamente mi avvicinai a lei. Non volevo turbarla con la mia presenza, ma dubitavo fortemente che si accorgesse di me. Mi sedetti sul prato ai piedi della sedia a rotelle. Sospirai. Adesso era così difficile parlare con lei.

“ Ciao Usagi. Hai visto? Non ho mollato. Ti ho cercata ed alla fine ti ho trovata. ”

“ ..... ”

Mi ero fermato perchè speravo in una sua risposta, anche solo un cenno con gli occhi, sapevo che era una cosa stupida, ma non potevo fare altrimenti.

“ A quanto pare hai deciso di farci morire tutti. Come ti è venuto in mente di fare un’altra volta una cosa del genere? Non hai pensato al dolore che avresti provocato ai tuoi genitori? Alle tue amiche? A me? Dimmi Usagi ti piace tanto vedermi soffrire?”

“ ..... ”

Stavo iniziando a delirare. La calma che mi ero ripromesso di mantenere se ne stava andando poco alla volta. Usagi era una statua di sale, non ascoltava le mie parole. Ma io sapevo, dentro di me, che ancora, nascosta in un piccolo angolo della sua mente, lei era lì.

“ So che mi stai ascoltando. Lo sento. Non tutto è perduto. Lotta per tornare da noi. Lotta per tornare da me Bimbetta. ”

Ero seduto ai suoi piedi, la testa poggiata sulle sue ginocchia. Desideravo che il tempo si fermasse in quel preciso istante, lo so, era egoistico da parte mia, ma in quel momento era ciò che più desideravo: restare in quell’angolo di paradiso con la mia piccola Usagi, nient’altro che noi. Ma mi ridestai subito da quello stato di beatitudine, subito il senso di colpa mi travolse. Decisi di riprendere a parlare:

“ Usagi vorrei tenerti qui con per l’eternità, ma non è possibile. Tua madre ha bisogno di te. Tuo fratello? Vuoi lasciarlo solo? Sai Shingo mi ha detto che anche tuo padre sta soffrendo molto; ha detto di essersi reso conto degli errori che ha commesso ed adesso teme che sia troppo tardi! Usagi dagli un’altra possibilità. Cerca di tornare da loro. Lo so che puoi sentirmi. Dannazione cerca di lottare, non lasciarti andare. Non puoi abbandonarmi. Cosa farò io senza di te? ”

Le lacrime ormai pungevano i miei occhi. Non so per quanto ancora sarei riuscito a trattenerle. Non potevo arrendermi. Lo dovevo ad Usagi, lo avevo promesso a sua madre e suo fratello. Alzai il viso per incrociare il suo sguardo e, come una pugnalata, mi colpirono i suoi occhi inespressivi. Dove erano finite le emozioni che trasmetteva solo con lo sguardo? Ero disperato: Usagi non mi sentiva. Mi lasciai andare sulle sue ginocchia. Non aveva più senso trattenere le lacrime. Strinsi la coperta con tutta la forza che avevo in corpo, in quel momento desideravo solo che Usagi tornasse da me, non mi importava se avesse visto le mie lacrime, non mi importava dello stato pietoso in cui mi trovavo. Lei doveva tornare da me.

Solo dopo un pò di tempo mi calmai. Le lacrime erano finite, almeno per il momento. Ma dentro di me quella sensazione di vuoto non era andata via. Con la testa ancora sulle sue ginocchia ripresi a parlare:

“ Perdonami amore mio se non ho compreso il tuo dolore. Perchè non me ne hai parlato? Che stupido! Tu lo avevi fatto ma io non ho resistito. Ti ho confessato i miei sentimenti. Desideravo baciarti. Ti volevo. Ti ho costretta a scappare via da me, ed adesso come ci siamo ridotti? Siamo solo l’ombra di quelli che eravamo sino la settimana scorsa. Reagisci amore mio. Senza di te io non esisto. Solo adesso capisco il tuo dolore. Sai, neanche la morte dei miei genitori mi ha scosso tanto. ”

Mi inginocchiai e le presi le mani tra le mie, poi fissai i miei occhi nei suoi. Volevo avere il contatto più vicino con la sua anima. Non dovevo gettare la spugna. Non tutte le speranze erano perdute. Chiusi gli occhi e sospirai, quindi li riaprii ed inzia il racconto della mia vita:

“ Usagi ricordi una settimana fa quando tu mi parlasti della tua storia? Io ti risposi che comprendevo il tuo dolore più di quanto tu potessi immaginare, infatti, anche io ho un passato doloroso alle spalle. Adesso sono io che te lo chiedo: Usagi vuoi conoscere la mia storia? I miei genitori morirono entrambi quando io non avevo ancora 4 anni, ma la loro morte non è avvenuta per cause naturali. No! Mia madre tentò di uccidere prima me, ma non ci riuscii; mio padre la fermò appena in tempo, ma riuscì a fermi gravemente; poi la sua furia si abbattè proprio su mio padre uccidendolo. Per finire rivolse l’arma contro se stessa e si uccise. Ricordo tutto così nitidamente. Era una sera come tutte le altre, mio padre era appena rientrato dal suo lavoro in ufficio. Entrò in cucina e salutò prima me, intento a giocare con la macchinina, regalo del giorno prima per festeggiare il mio primo giorno d’asilo; poi salutò mia madre. Ancora ero un bambino piccolo ma già capivo quando qualcosa non andava. I miei genitori erano strani. Non ridevano e non scherzavano più come prima. Dopo che mio padre mi salutò si diresse in bagno a fare una doccia lasciandomi solo con mia madre intenta ad affettare le patate. Un attimo dopo la vidi guardarmi negli occhi e puntare verso di me con il grosso coltello da cucina, io scappai ma lei mi raggiunse presto. Allora inizia a tirarle calci ma ero troppo debole. Urlavo a mio padre di venire in mio aiuto, non potevo farcela contro di lei. Un coltellata all’addome all’altezza della milza mi raggiunse subito, poi altre meno profonde alle braccia. Caddi a terra, forse svenuto. A questo punto i miei ricordi si fanno sfogati. Ricordo solo mio padre che mi urlava di non mollare, che mi avrebbe salvato. Poi le urla di mia madre. Poi il buio. Rimasi in coma per diverse settimane. Al mio risveglio chiesi dei miei genitori, mi risposero che erano partiti per un lungo viaggio ma io sapevo che non era così. ”

Mi giro verso Usagi nella speranza di aver toccato le corde del suo cuore, ma la delusione è grande: le sue iridi continuano ad essere vuote. Riprendo il mio racconto senza più alcuna speranza:

“ Solo dopo parecchi anni seppi la verità. Mia madre era affetta da una grave forma di schizofrenia diagnosticata poco dopo la mia nascita. Quel giorno la sua malattia aveva raggiunto la fase acuta, quella in cui neanche i farmaci riescono a calmarti, quella in cui solo i più potenti sedativi possono addormentarti e farti sperare che al risveglio l’attacco sia passato. Per tanti anni sono cresciuto odiando mia madre, e forse ancora oggi la odio. È strano. Sono un medico e dovrei sapere che lei non aveva alcuna colpa per la sua malattia, ma non è così semplice da accettare. È stata tua madre che ha tentato di ucciderti. La stessa donna che ti ha portato in grembo per 9 lunghi mesi. Che ti ha nutrito. Che ti ha coccolato. Che ti ha conosciuto ancor prima che nascessi. Sono cresciuto solo Usagi. In un orfanotrofio ignorato dal resto dei miei parenti perchè temevano che anch’io avessi la stessa malattia di mia madre. Poi, un giorno, così per caso, sei arrivata tu. E tutto è cambiato. il sole ha fatto di nuovo la sua comparsa nella mia vita. Il vuoto che avevo nel cuore è stato colmato dal tuo sorriso, dai tuoi occhi. Da te. Ogni fibra del tuo essere vive in me. Ora ti prego non andare via, torna da me. Insegnami a voler bene a mia madre. Solo tu puoi farlo. Tu che hai perdonato tuo padre per le sofferenze patite in questi 13 anni. Guarda Usagi. Questa è la ferita che mi ha provocato mia madre, non lasciare che sia questo l’ultimo ricordo che ho di lei. Aiutami amore mio. ”

Avevo preso la sua mano e l’avevo poggiata sul mio addome, in corrispondenza della cicatrice che attraversava tutto il mio fianco sinistro. Speravo in un miracolo. E questo avvenne. Fu quasi per caso che mi accorsi delle lacrime che scendevano copiose dai suoi occhi. Il mio angelo stava tornando a me. Mi avvicinai al suo viso, ed anch’io ero con le lacrime agli occhi, quindi le sussurrai all’orecchio:

“ Lo so che vuoi tornare amore mio. Lotta ti prego, non lasciarti andare. Pensa alla tua famiglia. Pensa a me. Io non posso farcela senza di te. ”

Ancora non parlava, non aveva spostato lo sguardo dal punto imprecisato che fissava ormai da ore. Ma stava piangendo. Ne ero certo: piangeva per me. Fissai i miei occhi nei suoi ed allora la vidi, una piccola luce di speranza. Usagi aveva iniziato la sua lotta per tornare dalla sua famiglia, per tornare da me..

Mi scuso per questo Mamoru piagnucolone, non so proprio da dove mi sia venuto fuori.. Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Ed al prossimo.

RINGRAZIAMENTI:

-DOLCE BUNNY: forse l’incontro ti ha un pò deluso ma cercherò di farmi perdonare con i prossimi capitoli;

-LUNACHAN62: grazie per i complimenti riguardo il mio italiano, se lo sapesse la mia prof di italiano del liceo.. Mi scuso per l’aver utilizzato troppi termini medici ma l’ho fatto per rendere più reale la fanfiction, ma prometto che la prossima volta allegherò un piccolo dizionari medico alla fine del capitolo con i significati dei termini utilizzati nel corso della FF;

-STREGA_MOGANA: pensavo che la mia FF ti avesse annoiato, dato che non leggevo più tuoi commenti alla fine di ogni capitolo, per fortuna non è così. Comunque, sono felice di conoscere il tuo vero nome, piacere io sono Carmen;

-CASSANDRA14: spero di aver esaudito in fretta la tua richiesta di poter leggere presto il prossimo capitolo;

-KIRBY: visto “ l’amore può tutto”! Al prossimo capitolo;

-V.CARVELLI: ben venuta tra le lettrici di questa FF. Spero solo che non ti sia fermata al primo capitolo!

-MIKI90: non sono due capitoli in un giorno solo ma tre! Spero solo di var placato, almeno per il momento, la tua curiosità!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Ritorno alla normalità? ***


New Page 1

Il sole ormai era tramontato e la luce del crepuscolo pian piano si faceva sempre meno luminosa, mi stupii poco del fatto che nessuno fosse venuto a riprendere Usagi, probabilmente la signora Tsukino aveva detto di lasciarci soli. Anche se già la primavera aveva fatto il suo ingresso da un pò, le serate ancora non erano abbastanza tiepide per restare a lungo all’aperto. Così decisi di riaccompagnare Usagi in camera.

“ Bimbetta adesso è meglio rientrare in camera. Non vorrai buscarti un raffreddore! ”

Faceva male vederla in quelle condizioni, il suo sorriso mi mancava, ma non potevo farmi prendere dallo sconforto, non adesso che sapevo che lei era lì con me; mi scoltava; percepiva la mia presenza; soffriva per me. No, ero risoluto. Non avrei mollato fino a quando i suoi occhi non fossero tornati a brillare; fino a quando le sue labbra non si fossero dischiuse in un dolce sorriso; fino a quando non mi avrebbe chiamato “ armadio ”. Avrei fatto l’impossibile per riaverla con me.

Appena rientrati la madre di Usagi ci venne incontro.

“ Allora come è andata? ”

La sua voce tremava, aveva paura di sapere ciò che stavo per dirle. Nel suo sguardo potevo leggere tutta la sofferenza patita negli anni. La morte di due figli: una conosciuta, cresciuta, accudita giorno per giorno ed a cui hai voluto bene per 12 lunghi anni ed alla quale non cesserai mai di voler bene per il resto della vita; ed un’altra vita spezzata, ancor prima di nascere, ancor prima di conoscere, ma che in fondo conosceva già da prima, una vita, anch’essa, che amerà per l’eternità.

“ Bene! Non ne sono molto sicuro, dovrei parlarne con uno specialista, ma credo che Usagi non abbia perso completamente il contatto con la realtà! ”

Nei suoi occhi il dubbio, l’incertezza, la paura di una mera illusione.

“ Mamoru come fai a dirlo? A me purtroppo sembra la stessa di stamattina. Non vorrei che tu ti stia illudendo. ”

Come darle torto? Effettivamente Usagi non dava alcun segno di contatto con il mondo esterno, sembrava in un altro universo. Mi chiedevo cosa stesse vedendo in questo momento. Mi chiedevo se i suoi occhi stessero registrando le immagini di questo mondo, o quelle di un altro. Un altro mondo dove, forse, sua sorella Ayko giocava ancora con lei. Dove la sua era una famiglia felice come prima di quell’incidente. Ed ancora una volta, egoisticamente, mi chiedevo se in quel suo mondo ci fosse un posto anche per me.

“ Signora Tsukino è difficile da spiegare, ma Usagi poco fa, ascoltando le mie parole, ha pianto. Se non sbaglio è stata lei stessa a dirmi che Usagi non mangia più, non parla più e non ha più alcun contatto con questa realtà? Bè le sue lacrime dimostrano che Usagi ha ancora un flebile contatto con il mondo che la circonda: adesso noi dobbiamo cercare di fare leva su questo. Dobbiamo riuscire a toccare le corde del suo cuore se vogliamo ricondurla a noi. ”

“ Mamoru, non voglio distruggere le tue speranze, credimi; io desidero quanto te, se non di più, che Usagi torni da noi. Ma non credi che la tua sia una teoria campata in aria? Usagi può aver pianto per altri cento motivi: per un ricordo che risale a quando Ayko era ancora viva, per il ricordo di quel maledettissimo incedente, per il senso di colpa. Usagi non necessariamente ha pianto per il tuo racconto. Ti prego Mamoru non illudiamoci. Non sogniamo ad occhi aperti, altrimenti, al nostro risveglio, la realtà che avremo di fronte sarà così agghiacciante che sprofonderemo in un abisso di cui non conosceremo mai fine. ”

Come potevo farle capire che le lacrime di Usagi erano legate al mio racconto e che non c’entrava nient’altro? Come potevo infondere in quella donna la stessa speranza che quelle lacrime così calde mi avevano ridato? Dovevo raccontarle tutto? Dovevo far conoscere ad un’estranea il mio passato? Un passato che non avevo condivisomai con nessuno ma solo con Usagi? Era una scelta difficile la mia: da una parte il mio orgoglio e la paura di riaprire vecchie ferite, dall’altra l’amore per quel fiore delicato cresciuto tra l’inferno che la vita le aveva riservato. Scelsi la seconda, la vita di Usagi valeva più del mio orgoglio, più di ferite riaperte. Speravo in cuor mio di non dover arrivare a tanto ma non poei fare altrimenti. Se la madre di Usagi necessitava di conferme io gliele avrei fornite. Raccolsi tutte le mie forze, per la seconda volta in meno di due ore, mi ritrovai a dover raccontare una storia che non raccontavo da oltre 20 anni.

“ Signora Tsukino! Io ho la certezza che Usagi piangesse a causa delle mie parole. E se adesso la bontà di accomodarsi potrà constatare, lei stessa, che la mia non è una teoria campata in aria, tutt’altro. ”

* * * * *

Alla fine del mio racconto mi sentivo incredibilmente stanco. Fortunatamente con la madre di Usagi riuscii a trattenere le lacrime che con Usagi, al contrario, non ero riuscito controllare; altra dimostrazione, questa, dell’amore che mi teneva legato a lei. La signora Tsukino, al contrario, non era riuscita a trattenerle, adesso con gli occhi gonfi mi fissava con profondo dolore, poi un gesto inaspettato: un abbraccio.

“ Non esistono parole che possano riuscire a placare il tuo animo. Posso capire solo in minima parte il tuo dolore. Conosci la mia storia e sai che ho perso due figli, ma il dolore che provi tu è ben diverso dal mio. La tua è rabbia contro colei che ti ha generato. La mia è rabbia contro il fato. Mamoru adesso io ti credo. So che il tuo racconto ha toccato l’anima di mia figlia. Ti chiedo solo di provare a perdonare tua madre. Anch’io ho commesso degli errori, a pagarne le conseguenze è stata Usagi, la più fragile tra tutti noi. Lei si è fatta carico di tutte le colpe, io sapevo che non ne aveva, ma ho lasciato che mio marito se la prendesse con lei e non ho fatto nulla per impedirglielo. Sono stata ad osservare, senza intervenire. Se adesso Usagi dovesse svegliarsi ed accusasse me e mio marito di essere la causa della sua sofferenza non le darei torto. Ma tua madre, Mamoru, lei non ha colpe. La sua era una malattia che le toglieva la lucidità, che le toglieva la ragione. Ti prego, cerca di perdonarla; sono sicura che Usagi la pensi come me e le sue lacrime, erano un modo per comunicartelo. ”

Di quale forza sono dotate le donne della famiglia Tsukino ancora mi sfugge, ma so per certo che quelle parole placarono il mio tormento.

“ Mi ero sempre chiesto Usagi da chi avesse preso la sua saggezza, adesso so che è tutto merito suo signora Tsukino. Stia certa che sua figlia non potrebbe mai accusare, né lei nè suo marito, di essere la causa della sua sofferenza perchè vi ama moltissimo. Io le prometto che cercherò di perdonare mia madre, ma so che sarà molto difficile... Adesso però sarebbe meglio occuparsi di Usagi altrimenti quando si sveglierà si lamenterà del fatto che l’avremo lasciata troppo tempo in disparte. ”

La donna sorrise e in quel momento io rividi Usagi.

“ Hai proprio ragione Mamoru! La mia Usagi non me lo perdonerebbe mai se mi mettessi a fare comunella con il suo ragazzo! ”

A quelle parole mi girai a guardare la donna che aveva appena terminato di parlare e con lieve imbarazzo le dissi:

“ Usagi non è la mia ragazza, siamo solo buoni amici. Mi spiace se per tutto questo tempo le ho fatto credere ciò. L’ho fatto solo perchè avevo bisogno di vedere sua figlia, temevo che se le avessi detto la verità, lei non mi avrebbe permesso di parlarle. ”

La donna rise a quelle mie parole come se avessi finito di raccontarle una barzelletta, una volta calma mi disse:

“ Mamoru oltre che la speranza hai riportato anche un pò di allegria nel mio cuore. Non sono ammattita è solo che le tue parole mi hanno fatto ridere. Dici di essere solo un amico di mia figlia. Eppure sei venuto sin qui per vederla, hai affrontato quell’orso di mio marito, e hai raccontato il tuo passato ad Usagi, hai pianto difronte a lei, riesco a capirlo dai tuoi occhi gonfi ed arrossati, e mi vieni a dire che sei solo un suo semplice amico? Mamoru sono disperata ma non cieca: tu ami immensamente mia figlia e questo non può che rendermi felice. ”

“ Sta a vedere cosa sua figlia prova per me, però. La sera in cui venne in ospedale con me per ripassare io le confessai il mio amore, mai lei mi rispose che non poteva accettarlo perchè non lo meritava. Dovevamo rimanere solo amici. Poi è scappata e da allora l’ho rivista solo oggi. ”

“ Quella sera Usagi tornò a casa da sola, si chiuse in bagno e si tagliò i polsi... ”

Ed ecco concluso anche questo capitolo... Non uccidetemi... Non posso farci nulla se escono fuori così. Vi dò però un piccola anticipazione del prossimo capitolo. Ci sarà un nuovo confronto, protagonisti: Mamoru e Kenji Tsukino. Il finale si avvicina, lo sento. Spero di aver catturato la vostra attenzione anche questa volta e di non aver deluso nessuno. Ho tentato di alleggerire un pò il contenuto del capitolo con le risate di Ikuko ma è durato poco. Pazienza!

RINGRAZIAMENTI:

- DOLCEBUNNY: meno male che l’incontro è stato di tuo gradimento. I tuoi compimenti mi fanno montare la testa.

- KIRBY: avevo paura che il Mamoru piagnucolone suscitasse le ire della componente femminile dei lettori di FF ma per fortuna non è così. Intanto per favore potresti aggiornare UNA MINACCIA DAL FUTURO 2 ( io sono ancora con il foglietto in mano per ricordare chi è figlio di chi e chi sta con chi! E visto che ci siamo facciamo tornare la memoria ad Usagi per favore! );

- STREGA_MOGANA: mi spiace invece purtroppo è uscito un altro capitolo così. Ma arriverà il momento dell’happy end contaci. Approfitto di questo spazio per chiederti di aggiornare in fretta le storie lasciate in sospeso, mi stai facendo morire dalla curiosità di saper ecome finiranno IL REGNO DELLA LUNA ( mi chiedo come sarà Rei da cattiva e sogno immaginando Mamoru con l’armatura! ) TRACCE DEL PASSATO ( chi vuole uccidere Usagi? E poi come hai potuto farle concepire un figlio con Seya? Ti perdono solo percheh la FF è troppo bella! ) SAILOR MOON LA LUNA SPLENDE (in questa FF neanche la tua Usagi è messa molto bene a quanto ho letto! );

- LUNACHAN62: grazie ancora per i complimenti. Comunque credo che il dizionario occorra lo stesso perchè forse sono scesa un pò troppo nel particolare;

- MIKI90: meno male che Mamoru ti sia piaciuto. Riguardo Usagi non è colma mia ma della mia mente malata, ma ti ricordo che il protagonista della FF è Mamoru e non Usagi;

- SAILOR83: visto cosa è accaduto? Adesso sono io ch eti faccio la stessa domanda: adesso cosa accadrà ne LA SPADA LEGGENDARIA? Dove sono finite tutte le sailors?

- CASSANDRA14: non voglio farti morire soffocata, non potrei mai averti sulla coscienza. Ma anche tu non scherzi con il lasciar senza fiato la gente. Ti prego aggiorna WAR ( un’altra Rei incavolata nera ) e BEAUTIFUL SOUL ( chi se lo immaginava un Mamoru grasso e brutto? Originale! )

- STELLA: ti dò una soffiata solo perchè hai lasciato per la priam volta un commento ( tanto so che leggete tutte fino in fondo ciò che scrivo anche nei ringraziamenti, almeno lo spero! ): esistono diverse formedi amore...

Al prossimo capitolo... Dimenticavo! Maschietti se leggete perchè non commentate?

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Sofferenze... ***


New Page 1

A quelle parole mi si ghiacciò il sangue nelle vene. Non era stata solo una mia ipotesi; allora, Usagi si trovava in quello stato di catalessi a causa mia. Avevo distrutto il suo equilibrio psicolgico in meno di dieci minuti, e per di più, neanche me ne ero reso conto. Non so in che modo ma chiesi alla madre di Usagi di raccontarmi cosa effettivamente era accaduto quella notte, volevo farmi male, il mio era masochismo allo stato puro, ma era anche sadismo, dovevo costringere quella povera donna a ricordare fatti che una madre non vorrebbe mai vivere.

“ Ne sei certo Mamoru? vuoi saperlo veramente? Saperlo non ti farà stare meglio! ”

“ Io NON voglio stare meglio! ”

“ Daccordo Mamoru, come vuoi. Ma non so quanto sia giusto raccontarti questo. Ero ancora alzata quella sera, perchè non riuscivo a dormire, mi trovavo in cucina a prendere un pò di latte caldo nella speranza che mi aiutasse a distendermi a facesse arrivare prima il sonno! Sentii Usagi rientrare e chiudere la porta piano; uscii dalla cucina e le chiesi se Shingo fosse con lei, ma mi tranquillizzò dicendo che lo aveva sentito e che stava tornando a casa. La vidi un pò scossa ma lo reputai al troppo studio. Le chiesi se voleva un pò di latte ma mi rispose che era troppo stanca, preferiva fare una doccia ed andare a dormire. Mi fece un sorriso di quelli che solo lei sa fare, di quelli che ti sciolgono il cuore; poi mi diede un bacio e salì verso il bagno! ”

A questo punto Ikuko si interrompe, i singhiozzi la sconquassano e non riesce a proseguire se non dopo alcuni minuti. Minuti in cui il mio cuore si ferma, è straziato dal dolore, provo ad immaginare ciò che è potuto passare per la testa del mio piccolo angelo, ma non riesco a capire. Mi giro verso Usagi e la vedo così ferma, immobile, inespressiva; la voglia di aggredirla mi attraversa l’anima, vorrei scuoterla ed urlarle che così sta sbagliando tutto, sta facendo del male alle persone che la amano. Ma preferisco stare in silenzio ad aspettare che il racconto riprenda:

“ Mi coricai e mi addormentai. Verso le 4 mi alzai e mi diressi in camera di Shingo ma non lo trovai, allora mi convinsi che Usagi avesse detto una piccola bugia per coprire il fratello e tornai indietro sui miei passi, verso la mia camera da letto. Passando un particolare mi colpì: il letto di Usagi era ancora intatto. Allora mi diressi verso il bagno e bussai ma non ricevetti risposta. Inizia a chiamarla ma niente. A quel punto una sensazione di paura mi attraversò la schiena ed inizai a sbattere i pugni contro la porta del bagno urlando ad Usagi di aprirmi, ma ancora nulla. Mio marito, sentendo quelle urla, si alzò e mi trovò inginocchiata davanti la porta del bagno disperata. Senza accorgermene, aveva iniziato a prendere a spallate la porta che dopo pochi minuti, che a me parvero interminabili, uscì dai cardini e si aprì! ”

Ikuko si interrompe nuovamente, questa volta anche lei guarda Usagi, si alza e si dirige verso di lei. Le accarezza il viso, vi dopone un bacio, di quelli che le madri danno ai loro bambini quando stanno dormendo, carico di dolcezza ed amore materno; sistema una ciocca dei capelli di Usagi dietro l’orecchio e poi si siede difronte la figlia, prendendole le mani e tenendole strette nelle sue:

“ Usagi era dentro la vasca da bagno, la testa poggiata sul bordo. L’acqua, ormai fredda, la ricopriva quasi interamente, la testa era libera solo perchè perdendo conoscenza era scivolata lateralmente. I polsi tagliati, in profondità e verticalmente, perdevano ancora sangue, colorando l’acqua di rosa. Il suo viso era incredibilmente pallido. Sembrava che stesse dormendo. Ero pietrificata, non riuscivo a muore un muscolo. A quel punto Kenji urlò qualcosa, ma io non ricordo cosa, ero intontita. Mi spostò bruscamente e prese degli asciugamani puliti e li avvolse saldamente attorno ai polsi di Usagi. La chiamava ma lei non rispondeva. Senza perdere tempo prese la macchina e si diresse verso al clinica dove era stata ricoverata dopo il primo tentativo di suicidio. Io rimasi a casa, immobile difronte la vasca da bagno. Fu Shingo a trovarmi così. Riuscii a malapena a raccontare cosa fosse successo che partimmo alla loro ricerca. Li trovammo dopo un’ora. Mio marito mi disse che la stavano visitando. Usagi è rimasta in quella clinica per 3 giorni nello stato in cui la vedi adesso. Poi abbiamo deciso di trasferirla qui. Questa è una clinica specializzata, la stessa che seguì Usagi nel suo periodo riabilitativo dopo il suo primo tentativo di suicidio. ”

La donna adesso osservava la figlia con misto di collera, disperazione ed infinito amore. Mi sentivo un intruso in quel momento ma potevo comprendere pienamente i sentimenti contrastanti che l’animavano. Poi si voltò verso di me e aggiunse:

“ Mamoru abbiamo tentato in tutti i modi di tirarla fuori da questo stato di torpore, chiamiamolo pure così, ma è stato inutile. Tu, adesso sei la nostra unica speranza. Fai tornare la mia bambina. ”

* * * * *

La signora Tsukino riuscì a farmi dare una stanza nell’ala della clinica riservata ai parenti dei ricoverati. La stanza era molto semplice: un letto singolo, un armadio a muro, una scrivania, un bagno ed una finestra, con delle tende di un bianco ormai spento, che dava sul parco. Quel posto dava un profondo senso di tristezza: certo che non era il massimo dell’allegria già di per sè, figurarsi per chi aveva una persona cara ricoverata in quel luogo. Ero tremendamente stanco e così non persi tempo mi sdraia sul letto, coperto da un copriletto di un giallo paglierino, unica nota di colore in quella stanza così spoglia. Nonostante la stanchezza non riuscivo a dormire così dopo neanche un’ora decisi di alzarmi e di andare a far visita ad Usagi: sapevo che le visite notturne ai pazienti erano proibite ma avrei fatto attenzione a non farmi scoprire.

Entrai silenziosamente nella sua stanza, non volevo svegliarla. Lei dormiva, ma il suo era un sonno agitato, si dimenava nel letto e la sua fronte era imperlata di sudore. Quali incubi la turbavano? Presi una sedia e mi avvicinai al suo letto, le posai un lieve bacio sulla fronte e le sussurrai all’orecchio:

“ Usako sono qui con te, non avere paura! ”

Non so se fu solo una mia sensazione ma appena pronuncia quelle parole lei si calmò. Le presi la mano e poggiai la mia fronte su essa: era calda e soffice.

La mattina seguente fui svegliato da una lieve spinta, in un primo momento mi sentii confuso, non ricordavo dove mi trovassi, ma poi tutto fu più chiaro: mi ero addormentato accanto Usagi; fu la signora Tsukino a chiamarmi:

“ Non credo che il tuo sia stato un sonno ristoratore data la posizione che hai mantenuto, non è così Mamoru? ”

Ero imbarazzato, non era certo una situazione normale quella in cui mi trovavo, poi la donna aggiunse:

“ Non preoccuparti, non sono scandalizzata. Ma ti consiglio di sciacquarti la faccia prima che arrivi qualche infermiera e capisca che hai trascorso la notte qui! ”

Sorrisi e tornai in camera mia. Dopo una doccia rapida feci un programma della mattinata: tornare a salutare il mio angelo e dopo parlare con il medico che la seguiva.

Trovare il professore Onija non fu difficile, si trovava nella serra a curare le sue piante. Era un uomo sulla settantina, abbastanza alto nonostante l’età; i capelli, oggi bianchi, un tempo dovevano essere rossici, data la presenza di riflessi ramati; gli occhi, nascosti dietro a degli occhiali che mostravano una montatura delicata ma decisa, erano di un castano scuro che si avvicinava molto al nero; il viso glabro, sinonimo di una attenta cura della propria immagine, era regolare e solcato da rughe non troppo profonde.

L’uomo si accorse subito della mia presenza ed interruppe il suo lavoro, tolse i guanti e li adagiò su di un tavolo poco distante dalla sua posizione; mi venne incontro con un sorriso gentile e mi chiese:

“ Sono il professore Onija, mi dica cosa posso fare per lei? ”

Anche la sua voce mi suono gentile e garbata, ma al contempo decisa e sicura: in pratica la voce di un asso nel suo campo!

“ Buongiorno professore Onija, sono il dottore Mamoru Chiba, lieto di conoscerla. Sono qui in veste di amico, e poi medico, della famiglia Tsukino. Vorrei conoscere le condizioni psico-fisiche di Usagi! ”

L’uomo mi fissò un momento, poi si tolse gli occhiali e iniziando a pulirli con il bordo della cravatta iniziò a parlare:

“ Dottor Chiba, suppongo che lei stia seguendo un corso di Laurea Specialistica, esatto? ”

Nuovamente il professionista si faceva avanti, ma non mi feci intimorire:

“ Certamente. Sono nella Scuola di Specializzazione di Medicina Interna del professore Nazaki. Ma le assicuro che le mie preparazioni in psichiatria sono eccellenti. ”

Non potevo mostrarmi insicuro dalla figura di quell’uomo altrimenti le informazioni che cercavo le avrei sognate.

“ Lei è molto arrogante, dottor Chiba, ne è al corrente suppongo! ”

Adesso al professionista si era sostituito il professore, la sua voce era diventata più dura e tagliente, brutto segno, dovevo necessariamente smorzare i toni della conversazione o non avrei ottenuto alcunchè.

“ Le chiedo scusa professore. Non era mia intenzione apparirle arrogante, solo che nel corso della mia preparazione, ho imparato che se voglio essere ascoltato è bene mettere subito le carte in tavola e giocare d’anticipo. ”

Preferivo dire la verità piuttosto che adularlo. L’uomo sorrise divertito:

“ Dottor Chiba lei mi piace, vedrà farà strada! Sono pochi i medici che come lei fanno valere le proprie idee, anche agli occhi di veterani come noi. Oggi si è spinti a non opporsi al parere del primario per paura di essere estromessi dall’èquipe medica. Non si capisce che agendo in questo modo l’unico a farne le spese è il paziente! Mi segua adesso! ”

L’uomo mi condusse in prossimità del lago in cui la sera prima avevo trovato Usagi. Ci sedemmo su di una panca di pietra e l’uomo iniziò a parlare:

“ Lei da quanto segue Usagi? E cerchi di essere sincero cortesemente! ”

“ Mi spiace ma non so molto a parte ciò che Usagi mi ha raccontato, in qualità di amico e confidente, riguardo al periodo che risale a circa 13 anni fa e successivamente al suo primo tentativo di suicidio. I fatti che risalgono ad una settimana fa me li ha raccontati la signora Tsukino, ieri sera. Ancora, purtroppo, non sono riuscito a consultare nessuna cartella clinica che riguardi Usagi, se è questo che vuole sapere. ”

“ Dottor Chiba lei per caso mi sta dicendo che Usagi le ha raccontato, di sua spontanea volontà, i fatti che risalgono alla sua infanzia e parte della sua adolescenza? ”

“ Esattamente professore Onija. Non tutti i fatti della sua vita, ma solo come è avvenuta la morte di sua sorella Aiko, e delle ragioni, che all’età di 15, l’hanno condotta al primo tentativo di suicidio! ”

Il professore Onija sembrava molto turbato dopo avere ascoltato le mie parole. Si massaggiava il mento in maniera quasi spasmodica, infine si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi con la mano sinistra, mentre nella destra teneva in mano gli occhiali, quindi parlò:

“ Posso chiamarti Mamoru? ”

Lo osservai con scetticismo ma abbassai il capo in segno di assenso, quindi riprese a parlare:

“ Seguo Usagi da quando aveva 8 anni e credimi non mi ha mai raccontato di sua spontanea volontà nulla che riguardasse il modo in cui morì Aiko, e successivamente, le cause che l’hanno condotta al tentativo di suicidio 7 anni dopo! ”

A quel punto mi alzai di scatto dalla panca in segno di protesta, pronto a replicare a quelle affermzioni, ma non ebbi il tempo di parlare, perchè Onija mi guardò e senza aprire bocca mi fece cenno di tornare a sedere.

“ Non innervorsirti. Un medico non deve mai perdere la pazienza, è la prima regola se vuoi fare bene questo lavoro! ”

A quel punto lo interruppi e gli chiesi in modo minaccioso:

“ Allora perchè mi ha risposto in questa maniera? ”

L’uomo sorrise e si poggiò sullo schienale della panca e distese le braccia lungo questo, piegò il capo indietro, e ricominciò:

“ Se invece di interrompermi stessi in silenzio capiresti molto di più! Non ho detto che non ti credo. Ho solo detto che Usagi non mi ha mai raccontato nulla di sua spontanea volontà, è sempre stata sotto ipnosi mentre raccontava i tragici eventi della sua vita. Se a te ha detto tutto di sua spontanea volontà, vuol dire che il vostro è un legame forte, profondo e sincero. Adesso non sta a me indagare sulla natura di questo rapporto, ma se vogliamo risvegliare Usagi, dovremo fare affidamento su questo! Capisci quello che ti voglio dire? ”

Annuii e lui riprese a parlare.

“ Usagi in questi 13 anni si è creata uno scudo intorno e si è fatta carico delle responsabilità della morte di Aiko. L’ambiente familiare non l’ha aiutata a superare il trauma, già importante per un adulto, figurarsi per una bambina di soli 8 anni. A 15 anni tenta il suicidio perchè stanca del senso di colpa e per attirare l’attenzione dei genitori, soprattutto del padre su di sè. Ma tutto è inutile. Da allora Usagi è metaforicamente morta: si è rinchiusa nel suo mondo e non ha permesso a nessuno di entrarvi. Niente felicità. Niente normalità. Doveva vivere per Aiko, al posto di Aiko. Poi sei arrivato tu ed hai sconvolto il suo equilibrio. Io non so cosa è accaduto tra voi, ma sono certo che da quando ti ha conosciuto, Usagi è cambiata! Non viveva più per Aiko, ma per sè. E questo deve averla sconvolta sino a tentare il suicidio una seconda volta! ”

Effettivamente il ragionamento del professore Onija coincideva con il mio e a pensarci bene adesso mi tornavano alla mente le parole di Rei – Da quando ti conosce Usagi è un’altra persona. È allegra e sempre sorridente. Quando ci sei tu la malinconia che ha sempre caratterizzato il suo sguardo svanisce per far spazio alla serenità! – Adesso tutto mi era più chiaro. Raccontai nei minimi particolari l’incontro avuto con Usagi il giorno precedente senza omettere nulla, storia della mia vita compresa. Il professore Onija a quel punto mi guardò perplesso e mi disse:

“ Certo che neanche con te la vita è stata magnanima, ragazzo mio! Comunque l’importante è che il tuo racconto abbia aperto una breccia nella corazza dura di Usagi. Adesso dobbiamo insistere su quella! ”

Annuii pensieroso. Era vero la breccia era aperta ma come ingrandirla? D’un tratto un’idea mi balenò improvvisamente e mi girai verso il professore a cui non era sfuggito il mio scatto:

“ E se noi provocassimo ad Usagi un altro shok? ”

Adesso era il professore Onija a fissarmi perplesso, così continuai nell’esporre la mia teoria:

“ Sono stati i miei sentimenti a sconvolgere Usagi, giusto? Ciò l’ha fatta precipitare in questo stato. Successivamente la storia della mia infanzia l’ha fatta tornare, anche se per pochi minuti, tra noi! La mia idea sarebbe quella di colpirla con un altro colpo simile a quello che le ho causato io! ”

Onija sospirò e mi fissò a lungo prima di parlare:

“ Mamoru la medicina non può basarsi su intuizioni e tentativi: è irrazionale! Ma è anche vero che se non ci fossero stati geni come Yamagiwa o Ychikava, che intuirino e tentarono, oggi non sapremmo molto sulla cancerogenesi! Proveremo come dici tu Mamoru, ma dovremo chiedere il consenso di Ikuko e Kenji. Non so se saranno disposti a tentare nuove strade! Rischieremmo di provocare ulteriori danni, con questo tentativo; potremmo farla rinchiudere ancora di più! ”

Onija aveva ragione, ma dovevamo tentare, dovevamo provarle tutte! Mentre riflettevo su ciò Onija riprese:

“ Mamoru posso sapere chi dovrebbe provocare questo shock terapeutico in Usagi? ”

Fissai il professore Onija, quindi risposi:

“ La causa di tutti i problemi di Usagi! ”

Allora eccomi con il 12 capitolo! Non vi dirò nulla su cosa accadrà successivamente. Posso solo dirvi che le figure di Yamagiwa e Ychikawa sono reali: si tratta di studiosi che effettuarono intorno gli anni ’30, credo, esperimenti sulla cancerogenicità, branca dell’oncologia che studia alcuni agenti chimici che somministrati all’uomo o un altro essere vivente, provoca a distanza di tempo l’insorgere di tumori. Mentre i nomi Onija e Nazaki sono un omaggio a Kirby ed alla sua FF “ UNA MINACCIA DAL FUTURO 2”!

RINGRAZIAMENTI:

-CASSANDRA14: non voglio morti sulla coscienza!

-STELLA:Mamoru aperto ci vuole altriemnti questa ff diventa un pò un mortorio;

-MIKI90: giuarda che esistono ragazzi così, basta cercare bene!

-DOLCEBUNNY: meno male ch eti piace il mio capitolo! E questo?

-STREGA_MOGANA: grazie per aver aggiornato così infretta e grazie per i tuoi complimenti!

-KIRBY: spero che il mio omaggio ti sia gradito! Sono felice di avere indovinato le coppie ora però voglio leggere il prossimo capitolo;

-LUNACHAN62: sei sempre molto gentile! Grazie ma così rischi di farmi montare la testa!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Padre e figlia... ***


New Page 1

CAPITOLO 13: Padre e figlia

Ero stanchissimo. Ma per fortuna il mio viaggio era giunto al capolinea. Ero finalmente arrivato alla grande stazione di Tokyo, un altro mondo se paragonata alla piccola stazione del paesino che mi aveva ospitato sino al giorno prima. Il via vai di gente rendeva quel luogo sempre vivo. Subito fuori dalla stazione cercai un taxi tra i tanti che coloravano di giallo il grande parcheggio della stazione; subito fui raggiunto da una di queste vetture gialle, il conducente scese e prese dalle mie mani il mio bagaglio: un piccolo borsone con dentro poche cose, io lo feci fare tanta era la stanchezza che non capivo più nulla. Erano le 7:40, ero partito da quel paese la sera prima alle ore 23:15 in punto.

Ero rimasto solo una notte in clinica da Usagi poi la conversazione avuta con il professore Onija mi aveva fatto avere questa idea, sul momento geniale, ma adesso... Non ero più molto sicuro di ciò che stavo per fare; erano molti i punti interrogativi che rimanevano senza una risposta. Ma non avevo il tempo per dei ripensamenti. Dovevo fare qualcosa o sarei impazzito. Lei doveva tornare da me.

Avevo giusto il tempo di andare a casa, fare una doccia, cambiarmi e correre subito dalla mia unica speranza.

Diedi all’uomo il mio indirizzo e poggia la testa sul finestrino posteriore. Chiusi gli occhi... Mi addormentai e subito il viso di Usagi comparì davanti i miei occhi: mi fissava con i suoi grandi occhi azzurri, lo sguardo era attento, vigile; ad un tratto mi parlò:

“ Mamoru ma sei certo di ciò che stai per fare? Sei certo che lui mi voglia aiutare? ”

“ E’ la nostra unica speranza Usako. Lui deve aiutarci. Farò di tutto affinchè venga da te. Stai tranquilla, entro domani saremo di nuovo insieme. ”

Mi sorrise amorevolmente, poi la sua mano si posò sulla mia guancia in una delicata carezza e parlò nuovamente:

“ Sei così stanco amore mio ed è tutta colpa mia. Mi spiace così tanto. Mi fiderò di te e crederò nelle tue parole. Mamoru, è solo per te che resto ancora in questo mondo. ”

“ Usako non dire così, pensa a tua madre e a Shingo, anche loro ti amano. ”

“ Hai ragione... Mamoru? Mi daresti un bacio? ”

Oddio Usagi mi stava chiedendo un bacio. Sorrisi e mi avvicinai a lei. Le presi la mano destra con la mia sinistra e la portai all’altezza del mio cuore; le cinsi la vita con il mio braccio destro e l’avvicinai a me; la fissai negli occhi per cercare un qualche segno di pentimento ma non trovai nulla, mi chinai verso le sue labbra socchiuse in cerca di un pò di calore, ma non le trovai... L’autista mi svegliò per indicarmi che la corsa era giunta al termine. Mi trovavo sotto casa mia. Mi ritrovai a sorridere: era proprio sfortuna la mia, non riuscivo a baciarla neanche in sogno! Pagai, presi il mio borsone ed entrai dentro il portone del mio condominio. Erano le 8:10. Avevo ancora un’ora di tempo. Appena entrato nel mio appartamento il cattivo odore di rinchiuso mi investì in pieno. Senza accendere la luce mi diressi verso la porta finestra che dava sulla terrazza, l’aprii e lasciai che la luce e l’aria fresca prendessero possesso della casa. Mi fermai ad osservare il paesaggio: la città era ai miei piedi ed il mare sembrava ad un passo. Chissà cosa avrebbe detto Usagi difronte un paesaggio simile: se il panorama dell’ospedale l’aveva ipnotizzata in quella maniera figuariamoci questo! Dovevo avere ancora un pò di pazienza e poi lei stessa avrebbe risposto a questa mia curiosità. Mi diressi verso il bagno, passando notai che la spia della segreteria lampeggiava, pigiai il pulsante e la voce meccanica mi disse che avevo tre messaggi in segreteria: decisi di ascoltarli. Il primo era dell’ospedale, mi informavano che presto ci sarebbe stato un convegno a Kyoto ed era richiesta la mia presenza: non sarei andato a quel congresso, molto probabilmente il professore Nazaki aveva bisogno di qualche porta borse, io non ero di certo la persona più adatta. Il secondo messaggio era di Motoki e mi chiedeva che fine avessi fatto dato che era da più di tre giorni che non aveva mie notizie: lo avrei chiamato non appena trovavo un attimo di tempo libero, magari in treno, mentre ritornavo in clinica da Usagi, non gli avrei raccontato nulla ma avrei usato la scusa del mio lavoro. Il terzo messaggio era della ragazza del piano di sotto, cancellai il messaggio senza ascoltarlo: probabilmente era l’ennessimo invito a passare una notte di fuoco con lei, forse un tempo avrei accettato ma da quando Usagi era nella mia vita tutto era diverso, era lei l’unica capace di regalarmi notti di fuoco, anche solo sognandole! Dopo aver sentito i messaggi mi diressi in bagno a fare la mia doccia.

Lasciai che l’acqua calda scendesse sul mio corpo per un tempo imprecisato: avevo bisogno di rilassare i miei muscoli, erano troppo tesi. L’acqua lungo il mio corpo era come un tocco delicato, e per un attimo immaginai che Usagi fosse lì accanto a me, che fossero le sue dita a regalarmi quella sensazione di benessere. Mi ritrovai a pensarla e a desiderarla. Avevo preso una decisione: appena si sarebbe ripresa le avrei dichiarato il mio amore e avrei sperato in una sua risposta positiva. Forse quella sera in ospedale l’avevo solo spaventata. Pensai alla prima volta che la vidi, come era bella. Il nostro rapporto era nato in maniera burrascosa, si basava molto sull’ironia ma quello era l’unico modo per farmi notare da lei, che era sempre circondata da ragazzi che la invitavano ad uscire; io ero l’unico che riusciva a farle perderle la pazienza, e quando si infuriava diventava molto sensuale. Ok! Mi stavo eccitando nuovamente, non era il caso. Decisi di uscire dalla doccia, ero stato già troppo sotto l’acqua. Erano le 8:40: ancora trenta minuti potevo fare con calma. Preparai un caffè e mi diressi in camera mia a prendere dei vestiti puliti ripensai di nuovo a lei, a ciò che mi aveva detto poco più di una settimana prima...

- L’evidenziatore giallo serve per ricordarmi di colorare un pò la tua vita, sei così monotematico. Camicia azzurro, slavato direi io, pantalone nero, scarpe nere.. Per andare a lavoro va bene, ma il tuo camice? È funereo: bianco senza un tocco di colore, anzi, mi correggo! A spezzare il tutto ci pensa il tuo fonendo nero! Che tristezza! -

Al ricordo di quelle parole le mie labbra si incresparono in un sorriso, altra cosa da fare appena Usagi si sarebbe ripresa: fare shopping insieme, magari avrebbe colorato un pò il mio guardaroba, per colorare la mia vita bastava già lei! Fu il fischio della caffettiera a farmi tornare sul pianeta Terra. Bevvi il mio caffè, amaro, dovevo ricaricare le pile; presi le chiavi della moto,infilai gli occhiali e scesi in garage. Tirai la moto fuori e partii, direzione: ufficio del signor Kenji Tsukino.

* * * * *

Arrivai all’ufficio del signoro Tsukino alle 9:07, in perfetto orario. Le parole di Ikuko mi tornarono alla mente:

“ Mamoru ti prego cerca di convincere Kenji. Lui non è stato un ottimo padre ma vuole un gran bene a sua figlia. Ti prego, anche per lui è stato uno shock enorme perdere Ayko, ed adesso con Usagi in queste condizioni... Ti chiedo solo di non essere troppo duro con lui. ”

Non ero certo di riuscire a trattenermi dall’urlare in faccia a quell’uomo tutto il mio rancore ma avrei tentato! Dopotutto era pur sempre il padre della donna che amavo: dovevo trattenermi, ne andava della mia futura felicità! Entrai e dissi al portiere che avevo un appuntamento con il signor Tsukino. Mi presentai come il medico curante della figlia e dissi che dovevamo discutere dello stato di salute di Usagi; non sapevo se Kenji avesse mai parlato della malattia di Usagi a quell’uomo ma dovevo pur tentare. L’uomo mi fece salire senza fare altre domande, forse era stato mertito anche del mio sguardo glaciale: quello di solito metteva la coda tra le gambe a tutti gli uomoni! Presi l’ascensore e pigiai il numero 15, il piano dove lavorava l’uomo che cercavo. Le ante dell’ascensore si aprirono dopo alcuni minuti, una luce improvvisa mi investì in pieno tanto che dovetti chiudere gli occhi per evitare di esserne ferito. Il pavimento era coperto da un parquet di legno pregiato, forse merbau dato il colore rosso del legno; uscendo dall’ascensore la parete alla mia destra era costituita da enormi vetrate, velate da soffici tende bianche trasparenti, era entrata da questo lato la luce che mi aveva abbagliato, ai lati solo in quel momento notai delle enormi piante di dracaena, beucarnea e kentia, tutti arbusti con un’altezza media di 150 centimetri; la parete sinistra invece era occupata da un divano a tre posti in pelle di un colore di una tonalità più chiara rispetto al pavimento; difronte a me stava da una parte una scrivania, credo in ciliegio, lunga almeno due metri dalle linee classiche e decise, mentre centralmente si trovava una porta anch’essa in legno pregiato. Il padre di Usagi aveva arredato almeno la parte antestante il proprio ufficio con gran gusto, e soprattutto doveva averci speso un bel pò dato i legni pregiati che erano lì presenti! Una voce mi riportò sulla Terra e fece terminare il mio stato di contemplazione:

“ Buongiorno signore. ”

Doveva essere per forza la segretaria. Era una bella donna di circa quarant’anni, capelli scuri lasciati ricadere sulle spalle; gli occhi, nascosti dietro a delle lenti rettangolari, erano dello stesso colore dei capelli ed erano vivaci ed attenti a ciò ch eli circondava; le labbra, tinte di rosa, erano ricurve in lieve sorriso. La donna mi fissava già da alcuni secondi attendendo una mia risposta:

“ Buongiorno, sono il dottor Chiba. Sono il medico curante della figlia del signor Tsukino. Avevamo un appuntamento per le 9:15. ”

La donna mi guardò alquanto perplessa, poi controllò in agenda e mi rispose:

“ Mi spiace dottor Chiba, ma ho controllato sull’agenda del dottor Tsukino e non c’è nessun appuntamento in programma per lei né per oggi nè per i giorni a venire. Se vuole provo a chiedere al dottore ma credo che sia difficile, è molto impegnato in questo periodo. Se vuole lasciarmi un suo biglietto da visita la richiamerò personalmente non appena avremo fissato un nuovo appuntamento! ”

Quella donna mi stava deliberatamente mandando a quel paese e così le risposi:

“ Forse non mi sono spiegato bene. Io sono qui per comunicare al dottor Tsukino lo stato di salute della figlia, credo che non occorra tornare un altro giorno. Ed adesso se vuole scusarmi... ”

Mi sbarazzai della segretaria e senza aspettare abbassai la maniglia ed oltrepassai la soglia della porta entrando nell’ufficio dell’uomo che avevo imparato ad odiare avendolo visto solo una volta in vita mia.

* * * * *

Entrai nell’ufficio seguito a ruota dalla segretaria:

“ Ma che diamine sta accadendo. Signorina Mirashjto cosa è tutta questa confusione e chi è quest’uomo? ”

Bene adesso neanche mi riconosceva l’idiota! Per me parlò la segretaria:

“ Mi perdoni dottor Tsukino, sono mortificata. Ho cercato di trattenrlo ma è stato inutile. Vede, dice di essere il medico curante di sua figlia Usagi. Gli ho detto di tornare non appena avremmo fissato un appuntamento ma è entrato lo stesso. ”

Scrutavo l’uomo era ben diverso dalla persona che tre giorni prima mi aveva aperto la porta di casa. All’uomo stanco con la barba incolta adesso si era sostituito un altro: un menager, in doppiopetto serio e rispettato. Poi parlò, almeno la voce continuava ad essere quella si sempre, fredda e distaccata:

“ Adesso mi ricordo di lei: è l’amico di Usagi, quel dottorre che doveva aiutarla con l’esame di fisiologia. Ci lasci pure soli Mirashjto, e mi raccomando non ci sono per nessuno fino a quando il signore sarà con me. ”

La segretaria mi fissò perplessa, altrettanto feci io con lei non mi aspettavo una reazione simile, non credevo che l’Idiota avrebbe ceduto con tanta facilità. La segretaria salutò ed uscì. Un dubbio mi passò per la mente: possibile che Ikuko avesse chiamato al marito avvertendolo della mia visita? Non era possibile: era deciso, dovevamo colpirlo di sorpresa.

“ Allora dottor Chiba, cosa vuole ancora da me? Mi sembra che Shingo le abbia dato l’indirizzo che desiderava. Posso sapere perchè si trova qui? ”

“ Sua moglie non le ha detto nulla? ”

“ Non sento Ikuko da due giorni. Allora vuole dirmelo lei o devo indovinarlo da solo? ”

Quell’uomo iniziava a darmi sui nervi. Il suo modo arrogante me lo faceva detestare ancora di più se era possibile.

“ Sono qui per farle sapere come sta Usagi. ”

Volevo essere diretto come lui. Solo che la sua risposta mi spiazzò totalemente:

“ So benissimo come sta Usagi. Il professore Onija mi informa personalmente tutti i giorni sullo stato di salute di mia figlia. So che prima del suo arrivo si trovava in uno stato di catalessi. So che non mangiava, non parlava e che non comunicava con il mondo esterno. So anche che dopo che lei le ha raccontato la sua storia, molto triste e molto toccante mi creda, Usagi ha pianto. So anche che lei è convinto che portando me da lei e facendoci confrontare forse si potrebbe riprendere. Onija però mi ha anche avvertito delle possibili reazioni avverse, e quindi la mia risposta è NO! Non posso perdere anche quest’altra figlia. Adesso se non le dispiace avrei del lavoro da fare, quella è la porta. Arrivederci dottor Chiba. Ah dimenticavo! Se avesse bisogno di qualsiasi cosa non si faccia problemi e parli pure con Ikuko: la sua storia mi ha molto colpito. Non immaginavo un passato così burrascoso. Lo consideri il mio modo di sdebitarmi per tutto ciò che sta facendo per Usagi! Ed adesso... Quella è la porta! ”

Ero scioccato dalle parole di quell’uomo! Era un essere abietto e senza cuore. Aveva parlato della situazione della figlia come se si fosse trattato di una transazione economica; aveva parlato della mia vita come se si trattasse della trama di un film: il professore Onija avrebbe pagato caro il suo comportamento, ma in quel preciso istante la mia attenzione era rivolta all’essere spregevole che avevo davanti. Non ricordo come ma mi ritrovai dall’altro lato della scrivania e tenevo Tsukino per il bavero della giacca:

“ E così brutto bastardo hai comprato il professore Onija. Come hai fatto? Dimmelo! Sei un essere senza cuore, sei un mostro, non sei degno di avere una figlia come Usagi. Mi chiedo come puoi vivere in pace. Dimmelo! Sono proprio curioso di saperlo. ”

Senza essermene reso conto partì un destro che prese Tsukino proprio sul labbro inferiore; glielo tagliai e un piccolo rivolo di sangue scendeva proprio dalla ferita che gli avevo provocato pochi istanti prima. Con calma l’uomo si passò una mano in corrispondenza del taglio e notando il sangue tirò fuori dalla tasca interna della sua giacca un fazzoletto bianco che al contatto con il denso liquido rosso si macchiò all’istante; quindi aggiunse:

“ Chiba vedo che perdi la pazienza con molta facilità. Nel tuo lavoro ciò non dovrebbe accadere, sei un medico devi tenere i nervi sotto controllo. Ma cosa vuoi farci, probabilmente avrai ereditato qualche gene malato da tua madre. Magari anche tu sei schizofrenico. ”

Sentivo la rabbia montarmi in corpo. Non sopportavo quell’uomo. Diedi un pugno con tutta la mia forza in sua direzione, ma feci attenzione a non colpirlo, infatti il colpo si fermò all’altezza del suo orecchio sinistro, sfiorando solamente la sua guancia. Stavolta il sangue fuoriuscì dalle nocche della mia mano. Ritirai il pugno e portai il braccio offeso lungo il mio fianco, quindi cercando di fare ricorso a tutto il mio autocontrollo e dissi:

“ Puoi provocarmi quanto vuoi, non cadrò nuovamente nella tua trappola. Usa i tuoi giochetti psicologici con qualcun’altro ma non con me. Mi spiace ma non mi piegherai come hai fatto con Usagi. E sai perché? Lei ti vuole bene, mentre a me fai schifo! Adesso muoviti e seguimi, tu verrai con me da Usagi e la sveglierai! Sono stato abbastanza chiaro? ”

L’uomo mi gaurdò e poi accese una sigaretta, si girò verso la grande vetrata del suo studio e sospirò rumorosamente...

Eccomi tornata. Mi spiace avervi fatto aspettare tanto ma ho studiato un bel pò e poi si è messa di mezzo anche l’ispirazione che non voleva arrivare. Mi scusso per la parolaccia scritta ma era necessaria altrimenti addio enfasi.

RINGRAZIAMENTI:

-MIKI90: mi spiace averti fatto aspettare molto m aeccomi con un nuovo capitolo. Il film di cui parli l’ho visto m anon ricordo benissimo la trama. Oddio vuoi vedere che adesso mi denunciate per plagio? Scherzi a parte aspetto i tuoi commenti mi raccomando!

-SAILOR83: mi spiace finire sul più bello ma era inevitabile. Infatti anche stavolta ho finito così senza sapere cosa accadrà veramente ancora non lo so neanche io!

-STREGA_MOGANA: innanzitutto grazie per aver distrutto i miei sogni di gloria in due modi diversi! Come? 1) mi riferisco alla tua FF “LE TRACCE DEL PASSATO” non è il padrigno di Usagi l’assassino. Perchè? Ed io che ne ero quasi certa! Non si fa così; 2) Hai azzeccato subito che era il padre di Usagi! Scherzo naturalmente era evidente, a meno che non facessi resuscitare Ayko o fare qualche seduta spiritica per richiamare il suo spirito! Comunque spero che questa scena non sia stata troppo strappalacrime!

-STELLA: anche tu! Brava! Hai infranto i miei sogni ma meglio così! Vuol dire che non sono troppo contorta quando scrivo! Vedrai come ci stupirà il padre di Usagi... Anche se ancora non lo so neanche io come!

-DOLCE BUNNY: in questo capitolo non accade moltissimo ma spero che tu lo considererai un pochino fantastico. Incrociamo le dita!

-LUNACHAN62: guarda che mi faccio violenza da sola per non montarmi la testa. Questa è la mia prima FF e 72 recensioni e più di 13 capitoli non erano nei miei piani! Devo ringraziare chi come te legge e commenta se sto andando avanti con la storia! infinitamente grazie!

ADA: sono mortificata! Non volevo farti aspettare tanto ma lo studio prima di tutto; già lo avevo lasciato per troppo tempo indietro e non sai che fatica per recuperare! Prometto che prima della metà del mese prossimo sapremo come si concluderà la mia FF.

Grazie anche a tutti coloro che leggono senza recensire. Al prossimo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Verità... ***


New Page 1

CAPITOLO 14: Verità...

Kenji Tsukino si girò lentamente e spense la sua sigaretta, quasi intera, nel posacenere; si allentò il nodo della cravatta azzurra e marrone e mi fissò per un attimo per poi lasciarsi andare sulla sua poltrona in pelle. Poi con un tono calmo iniziò a parlare:

“ Chiba cosa ti fa essere così sicuro che io sia disposto a seguirti in questa tua assurda idea? ”

“ L’ho promesso ad Usagi, non posso deluderla! Ed adesso mi segua, abbiamo già perso troppo tempo. ”

L’uomo scosse la testa e riprese a parlare:

“ Io non credo proprio che mia figlia abbia capito molto di ciò che le hai promesso. Usagi si trova in un altro mondo, è persa nella sua mente. Non era neanche cosciente della tua presenza. Rinuncia prima che ti faccia del male da solo. ”

“ Non è ciò che mi ha detto Onija. Il suo caro professore ha detto che potrebbe funzionare. Usagi non è persa nella sua mente. Io lo sento, altrimenti saprebbe dirmi perchè avrebbe pianto sentendo il mio racconto? Deve esserci un modo per riportarla da noi e io farò di tutto per trovarlo. Iniziando con lei: se non vorrà seguirmi di sua spontanea volontà la porterò di peso sino alla clinica. Ed adesso la prego gentilmente di seguirmi. ”

Non volevo far cogliere a quell’uomo i miei dubbi, anche io non ero molto sicuro di ciò che stavo per fare ma non potevo certo cadere nei suoi giochetti psicologici, non un’altra volta.

“ Mamoru tu mi consideri un mostro, un essere senza cuore, non è così? Lo hai detto tu stesso che ti faccio schifo, o sbaglio? ”

“ No. Non si sbaglia dottor Tsukino, la descrizione che ha dato si se è corretta sotto ogni punto di vista. Ma perchè questa domanda? ”

Iniziò a ridere come se avessi finito di raccontargli una barzalletta. Cercai di riconoscere la risata cristallina di Usagi in quella dell’uomo che mi stava difronte, ma invano. Questa risata era isterica, falsa, fredda. Poi piano piano le risa calarono di intensità e tornò il silenzio tra noi. Dopo alcuni attimi l’uomo riprese il suo discorso:

“ Sai perchè ridevo poco fa? Vuoi saperlo ragazzo mio? No? bè io te lo dico ugualmente: sai come mi considero io? Un uomo senza cuore, un mostro e mi faccio schifo da solo. Non mi considero un padre degno dell’affetto che gli dimostra la propria famiglia. Non sono degno di stare con loro. Sono un essere ignobile. ”

Ero a dir poco sorpreso da quel mea culpa recitato dal signor Tsukino, ma cercai di non darlo a vedere, e così risposi:

“ Vuole forse impietosirmi? La informo che con me non attacca. È troppo facile dire - Scusate sono un mostro non volevo ferirvi con il mio comportamento. Facciamo finta che non sia successo nulla. - Non crede anche lei signor Tsukino? E poi non dovrebbe dire a me queste cose ma alla sua famiglia: sua moglie Ikuko, suo figlio Shingo e sua figlia Usagi. Forse è proprio Usagi l’unica vittima del mostro che lei ha scelto di diventare. ”

L’uomo mi guardò e poi aggiunse:

“ Attento ragazzo mio. Non permettere che l’odio che provi ti trasformi in un mostro, così come è accaduto a me. ”

“ Non si preoccupi per me. Io ho sempre l’amore che provo per sua figlia che mi impedirà di impazzire a causa del dolore. ”

L’uomo mi guardò negli occhi e per un attimo, una frazione di secondo, mi sembrò di rivedere lo stesso sguardo determinato di Usagi; la Usagi che non si faceva piegare dalle avversità, la Usagi sempre pronta a lottare contro chi le sbarrava la strada. L’Usagi che stavo cercando di far tornare da me ad ogni costo.

“ Sei così sicuro che l’amore ti aiuterà? Guarda me: io per colpa del troppo amore che nutrivo per Ayko ho distrutto la vita di Usagi. Allora sei ancora sicuro? ”

“ Vede signor Tsukino le ripeto che io non sono come lei. io non ho la fortuna di avere una famiglia a sostenermi. Io sono rimasto solo dall’età di 4 anni, come lei ben sa. Sono, anzi mi correggo, ero abituato alla solitudine. Poi l’arrivo di Usagi ha cambiato tutto. Adesso è lei che mi fa andare avanti. Quindi non ho nessuno attorno da distruggere. Comunque, credo che abbiamo perso già abbastanza tempo in inutili convenevoli. Se non le dispiace vorrei essere alla clinica prima di sera. ”

L’uomo annuii e mi seguii. Prima di uscire si rivolse alla segretaria. Lasciò indicazioni precise sul cosa fare durante la sua assenza, poi mi seguì verso l’ascensore.

* * * * *

Ci recammo separatamente alla stazione, ognuno passò da casa a prendere lo stretto e necessario per il soggiorno alla clinica. Non sapevo di preciso quanto avrebbe impiegato Usagi a svegliarsi, a dire il vero non sapevo neanche se si fosse risvegliata in seguito a quell’incontro. Non era nulla di certo, purtroppo; il mio era solo un tentativo, nutrivo una vana speranza.

Avevo ancora il tempo di telefonare a Motoki per dargli notizie e tranquillizzarlo.

“ Ciao Motoki, come va? ”

“ Come va? Mamoru ma ti rendi conto che è da più di tre giorni che cerco di avere tue notizie ma niente? Il vuoto! Vuoi dirmi che fine avevi fatto? ”

Ecco che Motoki era partito con la solita paternale; lo coscevo da circa 15 anni e per me era diventato un fratello più che un amico. Il nostro primo incontro era avvenuto alle scuole superiori e da lì non ci siamo più separati. Lui aveva scelto legge io medicina ma ciò non ci impedì di continuare a coltivare la nostra amicizia. Dopo la laurea ogni tanto continuava a lavorare al locale dei genitori, gestito dalla sorella Unazuki, nonostante il prestigioso studio legale per cui lavorava. Era questo ciò che ammirravo maggiormente in Motoki: nonostante il successo non si era montato la testa!

“ Scusami amico ma non ci sono stato. Ho avuto dei problemi con Usagi, come ben sai, così ho deciso di stare fuori per un pò. Sono tornato stamattina ma sto ripartendo: ho un congresso a Kyoto con il professore Nazaki e non so quanto resteremo via. Volevo solo farti sapere che stavo bene. ”

Motoki sospirò. Mi conosceva bene e sapeva che gli stavo nascondendo qualcosa così aggiunse:

“ Mamoru so che ogni tanto lo dimentichi ma sono un avvocato. Non ho creduto a nulla di ciò che mi hai detto. Ma aspetterò che sia tu, di tua spontanea volontà, a raccontarmi tutto. Mamoru ti chiedo solo un favore: non metterti nei guai. Ok? ”

Mi ritrovai a ridere:

“ Motoki stai tranquillo. Non mi sto ficcando in nessun guaio. Ho bisogno però di sistemare alcune cose nella mia vita e ti prometto che dopo ti racconterò tutto. Adesso ti saluto tra un pò devo essere alla stazione. Ciao! ”

“ Ok Mamoru. Fa attenzione, mi raccomando! Ciao ed in bocca al lupo! ”

“ Crepi! ”

Rimisi giù. Avevo poco tempo per andare. Intanto il taxi che avevo precedentemente chiamato era arrivato.

* * * * *

Nel giro di 4 ore mi ritrovavo nuovamente in treno. Stavamo tornando verso la clinica. Lo scompartimento del vagone era, fortunatamente, o sfortunatamente a secondo dei punti di vista, vuoto. Piccolo ma almeno pulito. Io ed il signor Tsukino ci sedemmo uno difronte l’altro, entrambi dal lato del finestrino. Il viaggio sarebbe durato circa 5 ore, eravamo riusciti a prendere il rapido, il nostro arrivo era previsto per 17:15, dalla stazione avremmo cercato un taxi che ci avrebbe portati direttamente alla clinica dato che l’ultima corriera sarebbe partita alle 16:30. Forse per le 18:30 avrei rivisto Usagi.

Il silenzio che si era venuto a creare era carico di tensione. Decisi di dormire, così almeno non avrei patito più di tanto la vicinanza del mio compagno di viaggio. Appena chiusi gli occhi però Tsukino iniziò a parlare:

“ Allora dimmi Mamoru come ti trovi con il profesore Nazaki? So che il vecchio Jin è diventato un uomo burbero e convinto di avere sempre ragione! ”

Risposi in modo sarcastico senza aprire gli occhi:

“ Il professore Onija le ha detto anche questo? ”

“ No! Il professore Onija stavolta non c’entra nulla. Se devo essere sincero conoscevo la tua storia da molto tempo prima: circa un anno, se non ricordo male. ”

Stavolta alzai la testa di scatto e fissai l’uomo difronte sconvolto: quell’uomo aveva preso informazioni sul mio conto.

“ Non guardarmi così Mamoru. So tutto della gente che frequenta mia figlia, cosa credi! So di te; di Motoki Furuhata, il tuo amico avvocato, che ogni tanto lavora al locale in cui si reca Usagi alla fine delle lezioni; delle sue amiche più care: Amy, Rei, Makoto, Minako e Naru. Non guardarmi con quella faccia ragazzo mio, è normale che un padre si preoccupi della sua bambina. E poi secondo te come facevo a sapere che stavi aiutando Usagi a preparare la fisiologia? Eri convinto che fosse stata lei a venire a racccontarmelo? ”

Ero shoccato! Quell’uomo aveva preso informazioni su di me e su tutte le persone che erano in qualche modo vicine ad Usagi.

“ Perchè l’ha fatto? ”

“ Proprio non vuoi capire Mamoru? Sono un padre che si preoccupa per la sua bambina. Per me è difficile stare accanto ad Usagi. Non riesco ad essere uno di quei padri premurosi, attenti e gelosi della figlia. O per lo meno, non lo sono più. Lo ero stato, ma la morte di Ayko ha cambiato tutto. ”

“ E ha dato la colpa di tutto ad Usagi, vero? Era più semplice prendere informazioni sulle persone che vogliono bene ad Usagi, piuttosto che chiedere direttamente a lei? ”

L’uomo sospirò e si girò verso il finestrino:

“ Mamoru io non posso parlare con Usagi, non è una vendetta la mia, credimi. Non sono stato capace di aiutare la mia figlia più grande. Lei è morta per colpa mia, perchè suo padre non era abbastanza forte da portare a riva lei e la sorellina. Il dolore mi ha reso incapace. ”

“ Così ha dato la colpa di tutto ad Usagi, no? ”

“ Mamoru perchè continui a torturarmi in questa maniera? ”

“ Perchè quello che IO sto facendo a lei è nulla in confronto a quello che ha fatto patire ad Usagi in questi 13 anni. ”

Per la prima volta vidi Kenji Tsukino chinare il capo, si mise le mani tra i capelli e sospirò nuovamente, alzà il capo ed incrociai i suoi occhi azzurri lucidi e pieni di dolore.

“ Quando Usagi tentò il suicidio la prima volta lo presi come un moto rivoluzionario, un modo per attirare l’attenzione mia e di sua madre. Non feci nulla, mi limitai ad osservare. Lei, una volta ripresasi non venne da me come mi sarei aspettato; si chiuse ancora di più in sè. Cambiò totalmente il suo atteggiamento. La ragazzina 15enne divenne improvvisamente donna; non diede più modo di essere criticata, i suoi risultati scolastici migliorarono incredibilmente, fino alla scelta di iscriversi a medicina. Non me lo sarei mai aspettato da Usagi. È diventto tutto ciò che un padre può desiderare! ”

“ Ma a lei questo non basta, vero dottor Tsukino? ”

“ Ti sbagli Mamoru! io vogli bene a mia figlia. Sarei disposto a dare la mia vita pur di saperla felice. ”

Ai miei occhi Kenji Tsukino si stava rendendo ridicolo, ma soprattutto blasfemo. Stava professando un grande amore per la figlia, un amore che non aveva mai dimostrato. La mia replica non tardò ad arrivare, prima un applauso ironico, poi una risata altrettanto ironica, se non di più:

“ Complimenti! Se magari un giorno il suo lavoro come menager dovesse andare male, ha sempre la possibiltà di intraprendere la carriera di attore, sa, sarebbe meglio se tragico! Non sa come mi sono commosso, per un attimo le ho anche creduto! ”

L’uomo mi guardò e sorrise a sua volta:

“ Non mi perdonerà mai Chiba. ”

“ Non sta a me perdonarla. ”

Il nostro viaggio proseguì in silenzio sino all’arrivo alla stazione. Arrivammo in perfetto orario, e la stazione era completamente deserta. Con mia grande sorpresa all’ingresso dell’edificio trovammo ad attenderci il professore Onija in persona.

“ Kenji caro! Come è andato il viaggio? ”

“ Arashi! Il viaggio è andato bene, soprattutto grazie alla compagnia. Avevi ragione tu: il ragazzo sembra il mio ritratto di quando avevo la sua età! ”

Quei due parlavano come se si conoscessero da sempre, la cosa mi puzzava parecchio. Non mi piaceva essere tenuto all’oscuro dei fatti ed io adesso non sapevo cosa aspettarmi dal professore Onija e da Tsukino. Poi l’uomo più anziano si rivolse a me con fare cordiale:

“ Mamoru ti trovo un pò stanco. Ho già fatto preparare la tua stanza, la stessa che avevi occupato ieri sera, così almeno non sentirai troppi disagi. ”

Ma senza badare alla cordialità lo aggredii:

“ Come ha potuto raccontargli delle nostre intenzioni? Come? Lei è venuto meno al codice di deontologia medica (*). Ha contrastato la mia opinione riguardo una possibile terapia d’urto per Usagi, parlandone con il signor Tsukino. Si rende conto che potrei denunciarla all’ordiene dei medici per questo? ”

“ Suvvia Mamoru! Adesso stai esagerando! Io ho solo informato il padre di Usagi su come volevamo intervenire. Non credo di averti mancato di rispetto! ”

L’uomo mi fissava con fare paterno nonostante le minacce ricevute pochi minuti prima; la cosa mi faceva sentire da una parte in colpa ma dall’altra faceva aumentare la mia rabbia. Mi sentivo trattato come un bambino a cui si dà il gelato per farlo stare buono e farlo smettere di piangere: io ero un uomo già da un pezzo. Ma ciò che mi aveva maggiormente infastidito era l’aver calcato maggiormente la voce sulla parola padre, mi faceva sentire ancora più in colpa; mi sembrava quasi un rimprovero, sentivo le parole del professore Onija nella mia testa:

- Mamoru non dimenticare chi è Kenji Tsukino e ricorda che io ho più esperienza di te.

Aveva ragione lui, non aveva fatto nulla di indecoroso. Ero io che vedevo Kenji Tsukino come la causa della malattia di Usagi, dimenticando che ne era anche il padre.

Dopo quel siparietto ci dirigemmo all’auto e di lì verso la clinica. Il viaggio fu animato dalle chiacchere di Tsukino ed Onija che parlavano di tutto, tranne di Usagi; così fui io a porre la domanda che ronzava nella mia mente da quando avevo visto Onija:

“ Professore, mi scusi. Usagi oggi come sta? Ci sono stati cambiamenti rispetto ieri? ”

“ A dire il vero sì. Ma Purtroppo non nel senso che tu ti aspetti Mamoru. Dopo il vostro incontro non ha dato alcun segno di ripresa. Solo che questa notte ha avuto diversi incubi, le ho dovuto somministrare delle benzodiazepine (**) per evitare che si agitasse ulteriormente. ”

“ Io credo che Usagi stia lottando contro i suoi fantasmi professore. Lei non crede? ”

“ Non so ragazzo mio, non so. ”

“ Comunque anche la notte scorsa ha avuto degli incubi. Lo so perchè ero nella sua camera. Ma fortunatamente non ho dovuto ricorrere all’utilizzo di alcun farmaco. Sono riuscito a tranquillizzarla. Mi scusi professore Onija, so di essere venuto meno al regolamento della clinica, non accadrà più. ”

“ Farò finta di nulla per stavolta, ma che non si ripeta più. Sono stato chiaro? Ma a quanto pare caro Kenji abbiamo trovato la terapia per aiutare tua figlia. Questo ragazzo riesce dove farmaci e medici non possono arrivare. Che ne pensi? ”

“ Non lo so, sei tu il medico. Dimmi tu cosa pensi dell’idea di Mamoru. Di questa terapia d’urto. ”

L’espressione di Tsukino mutò improvvisamente, i suoi occhi fino a poco tempo prima vivaci divennero attenti, la sua voce allegra tuonò seria ed imperiosa.

“ Proviamo Kenji, proviamo. Possiamo fare solo questo provare, sperare e pregare che tutto vada per il verso giusto. Mi spiace amico mio. ”

Il silenzio calò nuovamente nell’auto. Dovevamo solo provare, sperare e pregare. Era da tempo che non pregavo, non ricordavo più come si faceva. L’ultima volta che lo feci avevo 4 anni e pregai Dio di far guarire mia madre ma non fui ascoltato. Adesso, forse sentendosi un pò in colpa per come mi aveva trattato nei restanti 23 anni della mia vita, Dio, forse, avrebbe ascoltato le mie preghiere. Forse, però.

* Il codice deontologico medico esiste veramente. L’articolo a cui mi rifaccio precisamente è: TITOLO IV: Rapporto con i colleghi. CAPO I: Solidarietà tra medici. Articolo 57.

** BENZODIAZEPINE: Fanno parte della famiglia dei cosiddetti tranquillanti. Si tratta di farmaci che riducono la quota di ansia durante il sonno e facilitano un buon riposo. Per intenderci parliamo di Tavor, Valium, Ansiolin, Lexotan e molti altri farmaci della stessa classe. Scusate per la pubblicità occulta, ma ho utilizzato i loro nomi commerciali.

Salve! Eccomi con il nuovo capitolo. Mi scuso se alla fine vi sono apparsa un pò blasfema, ma serviva, non credete? Allora che ne dite? Aspetto fiduciosa i vostri commenti:

allora al prossimo capitolo... Baci Carmen

RINGRAZIAMENTI:

-CASSANDRA14: mi fa piacere che anche il capitol precedente ti sia piaciuto anche perchè per scriverlo ho trascorso la mia domenica a casa, senza poter vedere il mio amore;

-LUNACHAN62: ancora grazie per i tuoi complimenti. Per descrivere le emozioni dei due personaggi ho dovuto dar fondo a tutte le mie capacità di scrittrice e di attenta lettrice di FF ma anche di libri. Mi sono ispirata particolarmente all’ultimo libro che ho letto “Bruciata viva” di Suad. Ne consiglio la lettura.

-STELLA: innanzitutto grazie per i tuoi complimenti. Non sai che piacere mi fa leggere che il mio modo di scrivere stia pian piano migliorando. Per il padre di Usagi: visto che dopotutto anche lui è umano?

-KIRBY: quando avevo visto che non avevi commentato il capitolo precedente credevo che non ti fosse piaciuto, ma meno male che sbagliavo! Allora grazie per i complimenti. Per le descrizioni delle emozioni vale ciò che ho detto a Lunachan62; per i luoghi mi sono ispirata a “Il Broker” di John Grisham. Consiglio la lettura di quest’altro libro!

-STREGA_MOGANA: i miei colpi di scena non saranno degni dei tuoi ma sono felice che la mia FF sia degna della tua lettura! Per la fine della FF non so quanto manca, forse due o tre capitoli, ma niente è certo. Devo chidere al mio cervello ma si rifiuta di informarmi!

-DOLCEBUNNY: mi accontentavo di un brava. Non chiedevo certo così tanto. Spero che anche questo capitolo sia degno di lode da parte tua!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Un incontro atteso per anni... ***


New Page 1

Un incontro atteso per anni

Arrivammo alla clinica intorno le 18, molto prima di quanto avevo precedentemente ipotizzato. Il mio primo pensiero fu dirigermi da Usagi, avevo bisogno di vederla, soprattutto dopo ciò che mi aveva riferito Onija.

Silenziosamente entrai nella camera. Accostai piano la porta per paura di svegliarla. Le imposte erano socchiuse, le tende leggermente tirate così da lasciare entrare l’aria tiepida e profumata della primavera, infatti il profumo dei ciliegi in fiore riempiva la stanza, la fragranza così dolce e delicata di quei petali mi ricordava Usagi. Adesso lei era stesa su di un letto così priva della vitalità che la caratterizzava. Il suo viso, adesso, mi appariva pallido e solcato dalla sofferenza, non fisica ma mentale. Il suo corpo già da prima esile adesso lo era ancora di più, le sue braccia erano lasciate distese lungo il suo busto. Ma quello che più risaltava era la bellezza che continuava ad emanare nonostante la grande sofferenza provata. Le sue labbra erano dischiuse in una timida richiesta: AIUTO.

Mi chinai su di lei e le depositai un casto bacio sulla fronte. Poi la chiamami piano, era vana la mia speranza, ma in cuor mio speravo ancora che un rischiamo la facesse tornare a me. Invece inaspettatamente le sue palpebre si mossero appena, un tocco leggero ma capii che il contatto era stabilito. Presi la sedia e sedetti al suo fianco: la sua mano nella mia, le nostre dita intrecciate. Poi presi a parlare piano vicino al suo viso:

“ Usako tra poco tutto sarà finito. Un ultimo sforzo angelo mio. Tra poco potrai tornare ad essere felice come non lo eri da 13 anni, potrai riabbracciare le persone che ti vogliono bene. Non farci stare ancora in ansia, anche tu dovrai aiutarci. ”

Stavolta alle mie parole non seguì alcun cenno di risposta ma io sapevo che lei c’era. Dopo un paio di minuti nella stanza entrò Ikuko Tsukino.

“ Caro ero sicura che fossi qui. Sai quando sono andata a salutare mio marito non l’averti visto con lui mi ha fatto capire subito dove cercarti. Come è andato il viaggio? ”

Cosa dovevo dire alla donna che mi stava difronte? Per tutto il viaggio non avevo fatto altro che aggredirle il marito. Ma fu proprio l’uomo che mi tirò fuori da quella situazione:

“ Ikuko come vuoi che sia andato il viaggio con un vecchio orso come me? Mamoru era talmente stanco che dopo pochi minuti dormiva! ”

Guardai l’uomo senza fargli cogliere il mio stupore: perchè aveva detto una cosa simile? L’uomo parve comunque cogliere il mio stupore e mi rispose con un sorriso di quelli che solo Usagi sapeva fare. Poi l’attenzione di Kenji fu catturata proprio dalla figlia. Le si avvicinò. Si mise seduto sul bordo del letto. Le accarezzò una gota con il dorso della mano. Poi fece qualcosa che non mi sarei mai aspettato da un uomo come Kenji Tsukino: pianse. Il suo fu un pianto silenzioso. Per la prima volta provai nei confronti di quell’uomo un profondo senso di compassione, quello non era più il menager Tsukino, quello era il padre Tsukino, il capofamiglia, il padre che non era più stato dopo la morte della figlia più grande. Decisi di lasciare la stanza, mi sentivo di troppo in quel momento, quella era la ri-unione di una famiglia.

Mi ritrovai a pensare alla mia di famiglia. Era sparita quando ancora ero troppo piccolo per comprendere il significato della parola famiglia, ma ricordo ancora bene quel calore, quel senso di protezione che mi regalava l’abbraccio dei miei genitori. Mi ripromisi di costruirmi una famiglia mia. I ricordi riguardanti i primi 4 anni della mia vita erano un pò sbiaditi ma ricordavo ancora le braccia forti di mio padre che mi sollevavano e mi facevano volteggiare in aria; ricordo ancora il bacio della buonanotte che ogni sera prima di addormentarmi mia madre depositava sulla mia fronte augurandomi sogni d’oro. Mamma! Stavo pensando a lei, non mi era più capitato da moltissimo tempo. Stavo iniziando a perdonarla, il mio cuore me lo diceva. Ecco un altro piccolo miracolo della mia Usako.

Mentre ero rapito da questi pensieri dalla stanza uscì il signor Tsukino, con un’espressione stanca sul viso, gli occhi ancora lucidi per le lacrime versate sino a pochi istanti prima. Si avvicinò a me e poggiò le sue mani sulle mie braccia, poi guardandomi negli occhi disse:

“ Vorrei che tu stessi dentro con me mentre parlo con Usagi. Non so come ma credo che lei percepisca la tua presenza all’interno della stanza e sia molto più serena con te al suo fianco. Vorresti entrare? ”

“ Ma veramente io ero uscito perchè volevo lasciarvi un pò di intimità. Capisco che sono momenti particolari che volete vivere come famiglia ed io sarei solo di troppo. ”

L’uomo allora aumentò la stretta sulle mie spalle e disse:

“ Mamoru tu ormai fai parte della nostra famiglia. Tu mi stai dando l’opportunità di chiedere perdono a mia figlia... Non potrò mai essere un padre per te perchè non sono riuscito ad esserlo neanche con i miei figli, ma considerami almeno come un amico un pò più saggio e vissuto di te. Ti prego ne sarei profondamente onorato. ”

Lo gaurdai e gli sorrisi, ma stavolta anche il mio era un sorriso sincero e poi aggiunsi:

“ Cercherò di accettarla come amico, ma sul fatto che lei sia più saggio di me ho i mie dubbi se mi permette! ”

“ Touchè! Allora vuoi entrare dentro con me? Cerchiamo di far tornare la nostra Usagi tra noi. ”

Entrai con l’uomo, che da poco era diventato un nuovo amico, nella stanza pronti a condurre una delle battaglie più difficile della nostra vita: la lotta per la vita di Usagi. Adesso in fondo al mio cuore ero più fiducioso: Usagi stava per tornare.

* * * * *

Il signoro Tsukino si voltò verso di me e mi chiese:

“ Ed adesso? Cosa devo fare? ”

Bella domanda la sua, cosa si doveva fare adesso? Non ne avevo la più pallida idea, non mi ero fermato a riflettere sul da farsi. Ero stato concentrato solo sul portare Kenji Tsukino alla clinica senza pensare a cosa fare successivamente. Ero nel panico più totale. Sentivo il sudore imperlarmi la fronte: in quel momento in quella stanza sentivo un gran caldo. Fissai il signor Tsukino e dissi:

“ Provi a prenderle la mano ed inizi a parlarle. Vediamo cosa accadrà dopo. ”

L’uomo mi guardò, sospirò e disse:

“ Mamoru non hai idea di ciò che devo fare: ho indovinato? ”

Mi strinsi nelle spalle e lo guardai cercando di comunicargli la mia frustrazione. Così l’uomo riprese:

“ Ok! Proviamo prendendole la mano e parlandole. Ma vorrei che anche Arashi fosse presente. ”

“ Bene allora vado a chiamarlo immediatamente. Non voglio aspettare un minuto di più la mia bambina deve tornare il prima possibile. ”

Questa volta a parlare fu Ikuko che appena finito sparì nel corridoio in cerca di Onija, la vidi rientrare dopo pochi minuti con il professore dietro di lei. L’uomo fissò prima me e poi il suo amico quindi disse:

“ Allora cosa volete fare adesso? ”

L’uomo ci fissava attentamente aspettando una nostra mossa, un segno che gli facesse comprendere le nostre intenzioni. Fui io a parlare per primo stavolta:

“ Ancora non lo sappiamo professore. Pensavamo di far parlare il signor Tsukino ed attendere qualche reazione. ”

“ Bene, fate pure. ”

Non so perchè ma il tono utilizzato dall’uomo non mi piaceva, era inquietante, così mi arrischiai a dire:

“ Professore c’è qualcosa che non va? Forse si è ricreduto su questa idea? ”

“ Mamoru ho solo paura che la tua idea non funzioni. Avete creato delle aspettative riguardo questo incontro. Siete convinti che Usagi torni da voi, ma se così non fosse? Ci avete pensato se si rivelasse un buco nell’acqua? Sareste tutti molto delusi e non vorrei trovarmi costretto a curare anche voi. ”

Onija aveva ragione. Io mi ero chiesto cosa avrei fatto nel caso in cui questo tentativo non avesse sortito il risultato sperato: mi sarei impegnato fino a quando Usagi non fosse tornata la ragazza di sempre, a costo di dover attendere cent’anni. Non mi sarei mai dato per vinto. Ma i coniugi Tsukino cosa avrebbero fatto? Si erano posti questo problema? Fissai dapprima Ikuko e capii che lei non aveva mai pensato ad un insuccesso, e capii che in tal caso il colpo per lei sarebbe stato quasi impossibile da ammortizzare; poi mi voltai verso Kenji, in lui vidi maggiore consapevolezza. Un gesto mi colpì si girò verso la moglie e poggiando le labbra sui suoi capelli rispose ad Onija:

“ Arashi so che ti preoccupi per noi ma non temere. Mamoru ha fatto già tanto per la mia famiglia, mi ha riportato da Usagi e mi ha ridato l’amore di mia moglie, adesso devo fare io qualcosa per loro. So che questo tentativo potrebbe risultare anche infruttuoso ma devo farlo per mia figlia. Non potrei vivere con l’idea di poter fare qualcosa per lei mentre in realtà non ho fatto nulla. Ho sbagliato già una volta, già una volta a causa di una mia esitazione ho perso una figlia non perderò anche l’altra. ”

I due uomini si fissarono poi Onija disse:

“ Fai come credi amico mio, spero solo che non soffrirai ancora una volta. ”

“ Allora iniziamo? Devo recuperare il rapporto con mia figlia, sarà difficile recuperare 13 anni ma devo almeno tentare di farlo. ”

Kenji si sedette accanto alla figlia e prendendole la mano cominciò a parlarle con incredibile dolcezza:

“ Bambina mia, quando è stata l’ultima volta in cui ti ho stretto la mano quando eri a letto? Avrai avuto quattro-cinque anni, se non ricordo male, e tu, tu ricordi? Avevi fatto un brutto sogno ed eri arrivata di corsa, nel cuore della notte, nella stanza mia e di tua madre, apristi piano la porta e quando ti accorgesti che dormivamo tornasti sui tuoi passi. Mi sveglia sentendo il rumore della porta che si richiudeva, così mi alzai e mi diressi spedito nella tua stanza: solo la mia Usagi si svegliava nel cuore della notte e correva nella camera dei genitori impaurita. Ed infatti ti trovai sotto le coperte che stringevi forte il tuo peluche preferito: un coniglietto ormai vecchio a cui tenevi perchè era stato il primo regalo fatto dal tuo papà. Te lo regalai il giorno in cui nascesti e da allora non te ne separasti più! Mi guardasti con gli occhi pieni di lacrime e poi saltasti giù dal letto e corresti a stringerti alle mie ginocchia. Iniziasti a piangere raccontandomi il tuo incubo: eri rimasta sola, io tua madre e i tuoi fratelli ti avevamo abbandonato. Cercai di rassicurati, di placare il tuo animo e restai lì, seduto sul tuo letto, stringendoti la mano promettendoti che non ti avrei mai e poi mai abbandonata. ”

A questo punto Kenji si ferma e fissa il volto della figlia e le scosta una ciocca di capelli che ricadeva a ricoprirle gli occhi; si aspettava un segno ma nulla. Così riprese a parlare:

“ Ma non è stato così, ho dimenticato la promessa che ti feci quella notte. Perdonami bambina mia. Ti ho lasciata sola in questi 13 anni, non sono stato presente, ma credimi ho sofferto molto. È vero, in un primo momento ho pensato che se Ayako era morta era tutta colpa tua ma poi mi sono reso conto che tu eri solo un’altra vittima, solo che non ho mai avuto il coraggio di dirtelo. Ho lasciato che per anni tu credessi che ti odiassi ma non ho mai smesso di volerti bene. Sai, mi vergogno un pò a dirlo, ma conosco il nome di tutte le tue amiche, dei locali che sei solita frequentare, il nome del ragazzo di cui sei innamorata. ”

A quest’ultima affermazione sentii un pò di imbarazzo dato che gli occhi di tutti erano puntati verso la mia direzione; il signor Tsukino mi fissava con un misto di affetto e rammarico, come se cercasse di dirmi - so che vuoi bene a mia figlia ma ti prego non farla soffrire più, ha già sofferto molto a causa mia. –

Ero stupito dal cambiamento di Tsukino, o forse ero stato io ad immaginarlo come l’orco cattivo? Aveva dimostrato di volere bene a sua figlia, oppure ero io che mi ero convinto di vedere affetto nel suo sguardo? Erano questi i due interrogativi che mi stavano martellando il cervello, o come dice sempre Motoki, triturando il cervello. Volevo uscire fuori dalla stanza avevo bisogno di aria ma contemporaneamente non volevo lasciare Usagi sola: se si fosse risvegliata? Mi risposi che sarei rimasto dentro con gli altri ad aspettare un qualche cenno. Osservai attentamente l’uomo seduto sul letto, non poteva mentire, non poteva fingere di nutrire dell’affetto sincero per la figlia, no! Non potevo essermi fatto prendere in giro per una seconda volta.

Così mi ritrovai a riflettere su come il dolore alle volte possa portare l’uomo a compiere atti sconsiderati, come nascondere i propri affetti. Adesso avevo capito: il signor Tsukino aveva finto in quei 13 anni di odiare la figlia, il suo era solo un vano tentativo di proteggerla, ma da cosa poi? Dal troppo amore? Da una futura sofferenza? Successivamente le mie domande ricevettero una risposta: era vero, Kenji Tsukino aveva preferito far credere alla figlia di odiarla solo per forgiare il suo spirito; il suo era stato un modo crudele: ti faccio soffrire oggi così domani lo farai meno! Che stupido! Non si era reso conto che così stava perdendo il bene più prezioso: l’amore della sua famiglia.

Fu il professore Onija a destarmi dai miei pensieri chiedendomi a cosa stessi pensando così intensamente, risposi di getto:

“ Sa credo di aver capito perchè il signor Tsukino si sia comportato così duramente con Usagi in questi 13 anni! ”

L’uomo mi guardò e sorridendo mi rispose:

“ Ah, sì? E perchè? Illuminami ragazzo mio, io non l’ho mai compreso! ”

Sorrisi anch’io di rimando al professore quindi dissi:

“ Paura! Pura e semplice paura! Non voleva vedere soffrire ancora una volta Usagi. Quel 30 giugno di 13 anni fa Usagi deve aver sofferto moltissimo nel vedere la sorella essere portata via dal mare, ed il signor Tsukino si era ripromesso di non far più patire una sofferenza simile alla figlia e così inziò a comportarsi come sappiamo. Ho indovinato? ”

“ A grandi linee sì. E tu cosa ne pensi? ”

Lo guardai e scossi la testa, poi aggiunsi:

“ Ancora non mi sono fatto un’idea a riguardo, ho compreso solo adesso cosa si nasconda dietro la mente di quell’uomo ma credo di non poter comunque dimenticare così, con un colpo di spugna, il male fatto ad Usagi. No, non posso perdonarlo, almeno per adesso. ”

L’uomo sospirò e aggiunse:

“ Comprendo la tua reazione ma non dimenticare che anche Kenji ha sofferto enormemente. ”

Lo guardai e poi il mio sguardo fu catturato nuovamente dalla scena che avevo difronte ai miei occhi: il padre inginocchiato al capezzale della figlia. Non avevo seguito le parole di Tsukino mi ero perso nei miei pensieri, solo adesso mi accorsi che l’uomo stava ricordando i tragici eventi di 13 anni prima, quale sarebbe stata la reazione di Usagi?

“ Per il tuo ottavo compleanno ci recammo tutti insieme a fare una gita al mare: tu ed Ayako eravate le più elettrizzate di tutti noi. Non avevate dormito per tutta la notte, io e tua madre sentivamo le vostre voci provenire dalla camera di Ayko. Quella mattina il sole era alto nel cielo, non una nube all’orizzonte, soffiava una leggera brezza. La spiaggia era paradisiaca, la sabbia dorata diventava abbagliante a causa dei riflessi del sole. L’aria era pervasa dal profumo di salsedine. In pratica una giornata stupenda. Appena arrivammo tu ed Ayko vi precipitaste subito in acqua a nulla valsero le mie minacce, con un tuo sorriso io mi scioglievo. Ayko lo sapeva bene e per questo mandava sempre te a chiedere qualcosa: non riuscivo a dire di no ai tuoi occhi, ai tuoi sorrisi. Tu eri la vita piccola mia. Ma al contrario di Ayko a scuola non eri molto brava, la tua curiosità ti portava a distrarti con più facilià e così, mio malgrado, mi ritrovavo a paragonarti a lei. Il mio voleva essere un modo per spingerti a dare di più, solo quello piccola mia. Poi ricordo il mio monito di uscire dall’acqua perchè il vento si era alzato e le onde diventavano sempre più possenti, i tuoi fratelli uscirono immendiatamente ma tu no. La tua curiosità ti aveva spinto a rimanere: dei pesciolini giocavano tra i tuoi piedi e tu con l’innocenza di una bambina giocavi con loro... ”

L’uomo si interrompe e rivolge uno sguardo pieno di dolore alla figlia che ha difronte persa nel suo mondo, persa nel mondo in cui lui l’ha condotta a causa della paura di vederla soffrire ancora una volta. Poi riprende:

“ Poi, un attimo dopo sentii le tue urla disperate, chiamavi il tuo papà. La paura mi pietrificò: ti vedevo piccola ed indifesa in balia delle onde. Riemergevi sempre con maggiore difficoltà dalle acque ed ogni volta sempre più lontano dalla riva. Ti sentivo urlare il mio nome ma non riuscivo a muovermi, poi fu l’arrivo di Shingo a spezzare le catene invisibili che mi trattenevano inchiodato al suolo. Quando giunsi in acqua, vidi che Ayko ti sorreggeva e ti teneva la testa in alto per evitare che bevessi ancora. Adesso mi trovavo difronte la scelta più difficile della mia vita: scegliere quale delle mie due figlie salvare; era impossibile per me tornare a riva con entrambe, dovevo lasciare una di voi due in acqua e tornare in un secondo momento a riprenderla. Fu una frazione di secondo e mi spinsi verso di te che eri la più piccola e perchè eri già sfinita. Piangevi disperatamente, Ayko cercava di tranquillizzarti. Poi un’onda più alta delle altre ci divise da lei che si allontanava verso la scogliera. Il mio cuore in quel momento si spezzò sapevo di aver perso una figlia. Una furia cieca cresceva dentro di me: ero in collera con te perchè non eri uscita fuori dall’acqua quando te lo chiesi; con Ayko che aveva tentato di tirarti fuori dall’acqua; ma soprattutto con me stesso: ero riuscito a salvare la mia piccolina, ma a quale prezzo? Avevo perso un’altra figlia. Dopo poco tempo guadagnammo la riva, lì fummo aiutati da altri soccorritori improvvisati. Ricordo che volevo tornare in acqua per cercare Ayko, ma mi bloccarono, il suo corpo non lo si vedeva più riemergere dalle acque. Tu portarono in ambulanza all’ospedale più vicino. Ricordo che prima di andartene mi chiamasti ancora una volta, i miei occhi erano rossi per colpa dell’acqua salata, ma soprattutto per colpa delle lacrime che stavo versando. I giorni a venire furono terribili, una volta ritrovato il corpo di Ayko mi avventai su di te: ti consideravo la colpevole di tutto, ma in realtà non eri tu il vero obiettivo delle mie imprecazioni. Ero io che mi consideravo il vero colpevole, non ero riuscito a salvare una delle mie figlie... ”

Un’altra pausa. Tsukino si volta a guardare il volto di Usagi che rimane una maschera. È come se la figlia volesse far pagare al padre, con questa immobilità, tutte le sofferenze di questi 13 anni. Poi riprende:

“ A 15 anni tentasti per la prima volta il suicidio. Io ero sicuro che il tuo fosse un modo per attirare l’attenzione mia e di tua madre. Lasciasti 3 buste una per tua madre, una per tuo fratello ed una per me. Non conosco il contenuto delle altre due lettere ma nella mia c’era scritto che ti scusavi per non essere morta al posto di Ayko. Allora mi resi conto di come avevo sbagliato con te dalla morte di tua sorella. Dovevo cambiare, ma come ? Era ormai impossibile tornare indietro, mi ero calato nella mia parte di padre crudele. Dopo quel tentativo tu cambiasti, non eri più l’Usagi di sempre, eri diventata solo una bambolina che eseguiva gli ordini che le venivano impartiti. Povera bambina mia, cosa ti ho fatto? ”

L’uomo adesso mi sembra così fragile, mi ricorda molto Usagi quando mi raccontò lei stessa questa storia, e solo adesso capisco come possa essere a volte distorta la realtà. Usagi era convinta che suo padre non fosse venuto a salvarla in mare perchè non gli importasse nulla di lei, ma in realtà l’uomo era rimasto paralizzato dal terrore di quella scena: la figlia più piccola in balia delle onde. Ma ecco che Kenji Tsukino riprende il suo racconto:

“ Usagi ti chiedo perdono per il male che ti ho fatto in questi 13 anni. Ti prego, se non vuoi tornare per me fallo per tua madre, tuo fratello, i tuoi amici, per Mamoru. Sai si è dato tanto da fare per trascinarmi qui e convincermi a parlarti spontaneamente. Sai non posso credere che proprio tu, che tu sia la stessa bambina piena di vita che giocava con le nuvole, no, non posso credere che quella bambina adesso sia in questo stato. Perdonami per ciò che è successo una settimana fa. Non eri tu a dover chiedere perdono ma io. Sono stato io a ridurti così. Loro non sanno cosa mi hai chiesto, ma devo dirglielo altrimenti non usciremo mai da questo incubo. ”

Adesso l’uomo è girato verso il suo piccolo auditorium fissandoci uno ad uno negli occhi, e continuando a tenere la mano di Usako riprende:

“ Ikuko fino a che punto ho sbagliato con nostra figlia? ”

La donna sussulta non appena sente il suo nome pronunciato dalle labbra del marito. Si morde il labbro inferiore, un gesto che Usagi fa miriadi di volte quando non vuole dare una risposta che sia troppo dura, ma in questo caso non credo che abbia la stessa accezione dato il silenzio della donna.

“ Sai cosa mi ha chiesto la notte della settimana scorsa? Sai cosa mi ha chiesto mentre la portavo in clinica? ”

Questa volta si gira verso di me e mi fissa. Il suo viso mi gela il sangue nelle vene, è una maschera di sofferenza, quest’uomo sta facendo una fatica tremenda a ricordare questi fatti: temo per il suo cuore, rischia un infarto da un minuto all’altro. Mi muovo verso di lui, ma con un gesto della mano mi dice di stare fermo dove sono e riprende nel suo racconto,ormai troppo doloroso per essere ancora ascoltato:

“ Mi ha chiesto di abbandonarla lì. Sul ciglio della strada, sola a lasciarla morire come un cane, perchè è questo ciò che si meritava. Rimanere sola e non ricevere un minimo di affetto. E sapete di quale colpa si è macchiata, di essere viva e di essersi innamorata per la prima volta in vita sua. ”

Sono sconvolto. Sapevo che era stata la mia dichiarazione a rompere gli equilibri di Usagi portandola a tentare nuovamente il suicidio ma sentirmi dire che avevo ragione mi sconvolge. Devo appoggiarmi alla parete del muro per evitare di cadere a terra, come un peso morto. Intanto il signor Tsukino riprende il suo racconto lanciandomi uno sguardo carico di sentimenti opposti: amore ed odio su tutti, ma poi anche speranza e disperazione, risolutezza e dubbio. Quale tempesta imperversava nell’animo di quell’uomo in questo momento? Non avevo il tempo di pormi alcuna domanda perchè aveva ripreso:

“ Mi ha supplicato di lasciarla lì, ma io non l’ho fatto. Poi prima di entrare in sala visita mi ha chiesto se le volessi bene, ma non ho risposto ho fatto cenno all’infermiera di portarla via. ”

Kenji Tsukino è un uomo distrutto. Adesso si rivolge alla figlia, le ha lasciato la mano ed in pratica le urla in faccia di svegliarsi. Nessuno di noi si muove, siamo impietriti dalla scena che si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Poi non so come l’uomo solleva la figlia dal letto, i flaconi attaccati al braccio di Usagi si staccano senza causare, almeno apparentemente, alcun danno se non un lieve graffio per tutta la piega interna del gomito. Non capiamo cosa voglia fare l’uomo lo seguiamo con lo sguardo, ma nessuno di noi reagisce siamo solo spettatori immobili. Solo adesso capisco che si sta dirigendo in bagno, ma cosa vuole fare? Dopo meno di due minuti sento lo scroscio dell’acqua della doccia, sono il primo a liberarsi da quello stato di trans e mi dirigo di corsa alla doccia. Usagi è lì, sotto il getto d’acqua gli occhi sbarrati, suo padre sotto la doccia con lei. I vestiti di entrambi sono bagnati e aderenti al corpo. La frangia di Usagi le copre interamente gli occhi, il viso continua ad essere inespressivo. Al contrario, in quello di Kenji possiamo leggere tutto il dolore che prova in quel momento.

Chiudo il rubinetto dell’acqua fredda, senza pronunciare una parola faccio spostare Kenji dal vano doccia dove si trova con la figlia e prendo Usagi tra le mie braccia: Dio come è gelata. Kenji è ancora immobile, gli occhi arrossati. Stringo Usagi forte a me per trasmetterle un pò di calore, e solo allora lo sento. È un sussurro lieve. Mi chino verso il suo volto e vedo la scintilla della vita nei suoi occhi che fino a pochi minuti prima erano spenti. Allora mi decido e la chiamo piano, dolcemente, non voglio spaventarla:

“ Usako... ”

“ Mio padre... È qui? ”

La sua voce è un sussurro ma io lo sento. Usagi si è risvegliata dal suo sonno. Sento gli occhi pizzicarmi e poi qualcosa di caldo scende lungo la mia guancia, è una lacrima, ma di gioia. La mia Usako si è risvegliata.

Allora cosa vene pare? Spero che vi sia piaciuto. Mi è venuto difficile scrivere le ragioni che hanno portato Kenji a comportarsi così duramente nei confronti della figlia ma spero di essere risultata abbastanza chiara. Il prossimo credo

proprio che sarà l’ultimo!

RINGRAZIAMENTI

-DOLCE BUNNY: ti è piaciuto questo capitolo? Spero proprio di sì;

-KIRBY: il mio non era un rimprovero, o una lamentela, solo che credevo che il capitolo non era stato di tuo gusto tutto qui! Ma no problem, tutto archiviato. Sto preparando una nuova versione della FF, modificata soprattutto nei primi capitoli, che credo che siano quelli scritti peggio, e lì ci sarà un altro dizionario dove scriverò il significato di tutti i termini medici utilizzati. E di questo capitolo che mi dici? Prenditi tutto il tempo che vuoi per commentare. Bè io non ne sono molto convinta se devo essere sincera, ho trovato difficolà nella parte centrale del racconto, quando dovevo spiegare il perchè del comportamento di Kenji.. Eventualmente abbi pietà.. sono le 2:30 del mattino!

- STELLA: e di questo lato umanissimo di Kenji cosa mi dici? Spero che ti piaccia anche questo!

-LUNACHAN62: grazie per i complimenti, sei sempre gentilissima.. Oddioper l’emozione ho le guance in fiamme!

-STREGA_MOGANA: come hai potuto vedere niente pugni, anzi la povera Usagi si è dovuta sorbire anche una doccia fredda, ma quando ci vuole ci vuole. Per quel che riguarda Motoki anche io lo vedo come la coscienza di Mamoru per questo gli ho dato unpò più di spessore rispetto gli altri protagonisti che stanno al di fuori del nucleo familiare di Usagi! E di questo capitolo che mi dici? Guarda che devi aggiornare presto “LE TRACCE DEL PASSATO” sto morendo di curiosità!

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Epilogo? ***


New Page 1

Epilogo?

La sentivo stretta e tremante al mio torace. Alzò per un attimo gli occhi verso la mia direzione e mi parve di perdermi nell’infinità del suo sguardo; quanto mi erano mancati in quella settimana i suoi occhi? Non lo sapevo, ma ero certo che non sarei più riuscito a vivere senza perdermi in essi. Cercò di stringermi il braccio ma era troppo debole, era ormai da una settimana che veniva nutrita per via parenterale(*), allora le dissi senza staccare i miei occhi dai suoi:

“ Sei tornata... ”

Lei mi sorrise amorevolmente, poi ripetè nuovamente:

“ Mio padre... È qui? ”

Io le sorrisi e feci di sì con la testa lei poggiò il capo sul mio torace, a quel contatto il mio corpo rispose con un brivido che percosse per intero la mia spina dorsale. Ikuko dopo pochi istanti si avvicinò, timorosa che quello fosse solo un altro sogno, con voce tremante disse:

“ Usagi, piccola mia. ”

Poi null’altro. Le lacrime avevano preso il posto delle parole. So solo che mi ritrovai stretto dalle braccia di quella madre: cercava di stare il più vicino possibile alla figlia abbracciandomi. Era talmente strano, in quel momento non mi sentivo per nulla imbarazzato da quella situazione, probabilmente ero ancora shoccato dal risveglio di Usagi.

Poi Usagi si rivolse nuovamente a me:

“ Mamoru, mio padre... Voglio parlargli. ”

Nel sentirmi chiamato da lei avvertii una stretta allo stomaco, avevo temuto così tanto di non sentir più pronunciato il mio nome dalle sue labbra. Avevo avuto molta paura ma adesso tutto era passato, perchè lei era tornata. La sua voce, stavolta, risultò più ferma e più decisa, segno che piano piano stava uscendo dallo stato di intorpidimento in cui si trovava. Mi girai verso Tsukino in modo tale da permetterea ad Usagi di vedere il padre, ma non disse nulla, non una parola, un gesto. Si limitò ad osservarlo e lo stesso fece l’altro. Si venne a creare un silenzio carico di tensione che fu rotto dalle parole del professore Onija:

“ Mamoru adagia Usagi sul letto, credo che sia meglio farla cambiare o prenderà una broncopolmonite. Ikuko vuoi che ti mandi qualche infermiera per farti aiutare? ”

La donna prima di rispondere ad Onija si rivolse alla figlia:

“ Usagi, cara. Riesci a darmi una mano o vuoi che venga qualcuno ad aiutarci? ”

Intanto io posavo delicatamente Usagi sul letto come se avessi tra le braccia qualcosa di prezioso e terribilmente fragile, era tanta la paura che la ragazza tra le mie braccia si facesse male tanto era esile che mi sentivo parecchio goffo. Usagi contemporaneamente rispose direttamente al professore Onija:

“ No, professore. La ringrazio ma l’aiuto di mia madre sarà più che sufficiente. ”

Il professore allora le disse:

“ Allora appena sarai pronta verrò a visitarti. Va bene? ”

Usagi guardò il professore quindi rispose:

“ Certo! Allora a dopo! ”

Dopo aver lasciato Usagi sul letto sentii freddo proprio dove fino a pochi attimi prima riposava la testa del mio amore. Prima di uscire fuori dalla stanza mi girai un’ultima volta per guardarla: avevo paura che lasciandola l’avrei persa una seconda volta, che magari si dissolvesse per sempre; mi stupii di scoprire che anche lei mi fissava, appena i nostri sguardi si incontrarono lei abozzò un sorriso e chinò il capo arrossendo lievemente, io le sorrisi e con il mio solito fare da strafottente dissi ad alta voce:

“ A dopo Bimbetta! ”

Lei per tutta rispose disse:

“ A dopo Armadio! ”

La sua risposa mi rese felice, adesso ero certo: Usagi era tornata; quello era il nostro modo di comunicare, nessuno all’infuori di lei poteva chiamarmi armadio, cosiccome solo io potevo chiamarla bimbetta!

Fuori dalla stanza osservai il professore Onija e il signor Tsukino, erano entrambi apparentemente sereni fu il padre di Usagi a chiedere ad Onija un’opinione sullo stato di salute della figlia ed il medico rispose che lo stato fisico generale era da valutare solo dopo un check up completo, per lo stato psicologico si doveva attendere ancora la chiaccherata che avrebbe fatto con Usagi da lì a pochi minuti. A quel punto fui io ad intromettermi nella conversazione, il distacco con cui Onija parlava con l’amico non mi piaceva, così in tono freddo, distaccato e professionale dissi:

“ Professore, ha forse notato qualcosa che ci è sfuggito? Perchè è così restio nel dare un giudizio generale sulla condizione di Usagi. ”

Il medico mi fece capire di stare zitto, avevo forse detto qualcosa di sbagliato? Poi disse all’indirizzo dell’amico qualcosa che non capii: ero troppo concentrato ad analizzare il comportamento di Usagi in quei pochi minuti. Cosa aveva visto Onija che i miei occhi non avevano colto? Qualche espressione, qualche gesto? Cosa? Poi un flash - Mamoru, mio padre... Voglio parlargli. - poteva essere stato questo?

Rimasto solo nello studio con Onija chiesi a bruciapelo:

“ Allora? ”

L’uomo si mise a sedere sull’enorme poltrona in pelle, mi fece segno di sedere ma io preferii restare in piedi a fissare fuori dalla finestra un punto imprecisato del parco, dando così le spalle al medico che si trovava con me nella stanza. Avevo tremendamente paura delle parole dell’uomo. Dopo un sospiro mi voltai verso di lui e fissai i suoi occhi a lungo: tenebra nella tenebra.

“ Professore cosa la preoccupa? Mi dica la verità. ”

L’uomo si accomodò meglio nella sua poltrona, era visibilmente a disagio, tirò fuori dal cassetto un fazzolettino con il quale si asciugò il sudore che imperlava la sua fronte, posò gli occhiali sul tavolo, stropicciò gli occhi e con voce ferma disse:

“ Non so di preciso cosa, ma c’è qualcosa che non va. ”

Guardai l’uomo e ripetei le parole di Usagi:

Mamoru, mio padre... Voglio parlargli. Ho indovinato? ”

L’uomo allora alzò lo sguardo e mi fece capire che avevo capito così provai a trovare una spiegazione a quella richiesta, che più che altro sembrava un ordine, anche se in realtà neanche io ero molto convinto dall’idea da me formulata:

“ Usagi ha cercato sempre un confronto col padre, magari adesso che lo ha sentito così vicino si sente pronta. Magari era ancora intontita dallo stato in cui è rimasta per più di una settimana e non era cosciente di ciò che mi chiedeva; magari vuole solo abbracciarlo; magari... Magari ha ragione lei, non so proprio cosa pensare! ”

L’uomo si alzò e si mise difronte a me, poi guardandomi negli occhi disse semplicemente:

“ Non pensare troppo ragazzo mio, cerca solo di starle accanto come hai fatto sino ad ora! ”

Perchè Onija doveva essere così enigmatico? Non lo sopportavo quando usava le sue massime da psicologo affermato, lo preferivo quando faceva l’amicone di Tsukino.

Mi diressi in camera mia, forse un’altra doccia mi avrebbe aiutato a distendere i miei muscoli tesi come corde di violino, e forse sarei riuscito a riflettere sul come comportarmi: ormai ero così concentrato sul da farsi nel caso in cui Usagi non si fosse svegliata che adesso che era qui non sapevo come comportarmi. Sospirai, mi trovavo in un bel pasticcio! Ero innamorato cotto ma non potevo fare nulla se non si riprendeva completamente dal suo incidente! Senza contare il senso di colpa che mi stava divorando. Il racconto di Kenji Tsukino mi aveva stravolto, sapevo di essere la causa del crollo psicologico di Usagi ma non volevo accettarlo. Adesso come avrei fatto a fissarla negli occhi quando saremmo rimasti soli, sempre se fossi riuscito a rimanere solo con lei! Come poterle parlare liberamente senza il timore di ferirla? E comunque, dopo tutto ciò voleva ancora rivedermi? Da come c’eravamo salutati un pò di tempo prima sembrava tutto normale, come al solito, ma potevo fidarmi di una sensazione? E se poi del tutto cosciente non volesse più avere a che fare con me? Erano questi i dubbi che mi ponevo mentre l’acqua calda scendeva lungo il mio corpo. Poi improvvisamente delinai nella mia mente cosa fare, era la cosa più logica in una situazione simile: parlarle! Avrei aspettato il mattino successivo per farlo: dovevo sapere se per il mio cuore c’era una qualche speranza!

* * * * *

Ero appena uscito dalla doccia, un telo avvolto ai fianchi mentre con un altro un po più piccolo mi frizionavo i capelli. Mi sdraiai sul letto a peso morto, a pancia in giù come facevo ogni qualvolta la stanchezza prendeva il sopravvento su di me; metà del mio viso sprofondato nel guanciale del cuscino, gli occhi socchiusi a guardare il copriletto. Poi un lieve bussare alla porta ed una figura entra nella stanza senza attendere una risposta. Mi girai per capire chi potesse essere tanto maleducato da entrare senza attendere una risposta, quasi urlai quando mi accorsi di chi si trattava: Usagi.

Pallidissima, ansimante, sudata, sfinita. Tutto questo era Usagi in quel momento. Le spalle poggiate sulla porta chiusa a darle un sostegno. Abbassò lo sguardo all’altezza dei miei fianchi e arrossì quando si accorse che c’era solo un telo a coprire le mie parti più intime; quando me ne accorsi arrossii anch’io: un conto era sognare di far l’amore con lei, un conto era essere praticamente nudo davanti i suoi occhi con suo padre sotto lo stesso tetto, probabilmente a pochi metri da noi! Farfugliai qualcosa, mi avvicinai a lei e la presi tra le mie braccia. A quel contatto lei si irrigidì e subito dopo si scostò leggermente; io mi sentii un pò infastidito, come poteva credere che volessi approfittare della situazione? Così con voce fredda, forse più fredda di ciò che volevo, dissi:

“ Ti sto solo facendo stendere sul letto, sei stremata. Vado a mettere qualcosa addosso. Poi mi spieghi come ti è saltato in mente di venire sino a qui, da sola e a piedi! ”

Lei non rispose e si sdraiò semplicemente. Rientrai dopo pochi minuti con addosso una camicia rosa pallido ed un paio di pantaloni neri, la testa ancora bagnata. Vidi Usagi stesa su quel letto, i capelli sciolti che facevano da secondo copriletto, gli occhi chiusi, il suo seno che si alzava ed abbassava ritmicamente, in maniera dannatamente sensuale; la camicia da notte di seta bianca a causa della posizione assunta risultava essere particolarmente corta, le gambe, scoperte, potevano essere ammirate in tutta la loro lunghezza. Mi avvicinai al letto cautamente, non volevo spaventarla ancora una volta, e la chiamai piano. Non ricevetti alcuna risposta, così ritentai nuovamente accompagnando la voce con una lieve carezza con il dorso della mano: ed ecco che i suoi occhi si aprirono e io potei osservare ancora una volta quel bellissimo cielo azzurro. Usagi tentò di mettersi sui gomiti ma con scarsi risultati, era ancora troppo debole così le feci capire di restare sdraiata. Era tutto così strano e così romantico. Io e lei, in una camera da letto, il sole al tramonto, che entrava nella stanza colorando tutto di rosso ed arancione, io seduto sul bordo del letto rivolto verso di lei che era sdraiata. Quell’incanto però fu spezzato dalla mia voce, bassa e roca, probabilmente a causa dell’eccitazione che mi stava praticamente divorando:

“ Come ti è saltato in mente di arrivare sino a qui? Sai che questa stanza è dal lato opposto rispetto la tua? È successo qualcosa? Tuo padre, ti ha detto qualcosa che ti ha ferita? ”

“ Quante domande! Stai tranquillo. Ero venuta solo per ringraziarti per tutto ciò che hai fatto per me! ”

La guardai a lungo,il desiderio di baciarla cresceva minuto dopo minuto, dovevo trattenermi, prima dovevo spiegarle ogni cosa. Ma ecco che Usagi riprese a parlare:

“ Veramente ci sarebbe dell’altro... ”

“ Cosa? ”

Un lungo sospiro, lei che giocava con una ciocca di capelli ed io che ero divorato dal desiderio. Per spezzare quel silenzio le dissi:

“ Bimbetta cosa c’è? Non sei stanca di tutto questo silenzio? ”

Lei si voltò verso di me e sorrise tristemente:

“ Mio padre... Non so come comportarmi... ”

“ In che senso non sai come comportarti? ”

Lei mi fissò per un attimo negli occhi poi si girò dal lato opposto al mio in modo da non poter vedere il rossore che le colorava le guancie ma per sua sfortuna me ne accorsi. Poi riprese:

“ Vorrei perdonarlo ma non ci riesco. Ho sofferto per 13 anni a causa del suo comportamento. Non posso dimenticare tutto. Ma so anche che mia madre e Shingo si aspettano che io lo perdoni così da poter tornare ad essere una famiglia. Mamoru aiutami, cosa devo fare? ”

“ Cosa ti suggerisce il tuo cuore? ”

“ Perdonarlo. ”

“ Ma la tua mente ti ricorda la sofferenza che ti ha inflitto in tutti questi anni? ”

“ Esatto! ”

“ Ci vorrebbe un bel frappè al cioccolato, di quelli che solo Motoki sa fare, non credi? ”

Mi fissò per un attimo poi mise il suo solito broncio:

“ Armadio! Io mi confido con te e tu mi proponi un frappè! Sei fortunato, non riesco ad alzare neanche un dito altrimenti ti facevo vedere io.... Comunque grazie ancora una volta! Mi è servito parlarti! Adesso ho le idee un pò più chiare. ”

“ E cosa farai? ”

Lei mi guardò e poi disse:

“ Dirò semplicemente la verità: che il mio cuore vorrebbe perdonarlo ma la mia mente ricorda tutto il male che mi ha fatto. Gli dirò che tenterò di perdonarlo ma non so quanto ci vorrà e non so neanche se ci riuscirò! Invece tu? ”

La guardai perplesso, cosa voleva dirmi? Voleva che le dicessi la verità, che ero follemente inamorato?

“ Io cosa? ”

“ Hai deciso se perdonarla? Tua madre, l’hai perdonata? ”

“ Non mi va di parlarne! ”

“ Ho capito, perdonami. ”

La guardai e decisi che non potevo aspettare l’indomani per dichiararle i miei sentimenti. Raccolsi tutto il mio coraggio ed iniziai a parlarle:

“ Bhè scusami tu! Sono stato il solito armadio! Stavolta però ascoltami, è importante. ”

La vidi sistemarsi meglio sul letto per ascoltarmi ed in quel preciso istante morii perchè così facendo la camicia da notte di seta si alzò ancora di più e le gambe si scoprirono ulteriormente, ma non solo quelle: il laccetto che aveva all’altezza dell’incavo del seno si scioglie e una scollatura, fin troppo evidente oserei dire, si mostrò ai miei occhi. Iniziai a sudare freddo, sarebbe stato molto difficile per me mantenere l’autocontrollo in questa situazione, cosa fare: se le avessi detto di ricomporsi mi avrebbe considerato un maniaco, se non le avessi detto nulla, e se ne fosse accorta da sola, mi avrebbe preso ugualmente per maniaco...

“ Mamoru va tutto bene? Sembri imbarazzato! ”

“ Usagi, forse conviene che tu ti metta sotto le coperte, sei mezza nuda. ”

Ecco, l’avevo detto. La guardai ed il suo viso diventò rossissimo, la sentii mugugnare qualcosa ma non compresi cosa così le dissi:

“ Posso aiutarti io a sistemarti sotto le coperte. ” mi accorsi della mia gaff e prontamente mi corressi “ Ma non nel senso in cui hai capito, non sono un maniaco. Cavolo che situazione imbarazzante... ”

Ed ecco che una risata cristallina partì dalla tue labbra: ero imbambolato, stava ridedo di me, Usagi stava ridendo di me.

“ Ti fa tanto ridere la situazione? Se vuoi ti lascio così. Dopotutto se tu ti coricassi sotto le coperte quello che si perderebbe lo spettacolo sarei solo io! ”

Oddio ma come avevo potuto dirlo? Ero proprio andato! Ed adesso cosa dovevo dirle?

“ Mamoru cosa vorresti dire? ”

Mi girai verso di lei e la guardai negli occhi, quanto era bella... Ripresi il filo dei miei pensieri e prendendo la palla al balzo cercai di trovare il coraggio per rivelarle i miei veri sentimenti. Con voce piuttosto bassa, ma ferma, iniziai la mia dichiarazione:

“ Cosa vorrei dire? Non so di preciso. Forse che questa settimana senza di te è stato un inferno. Ho avuto paura di non poter sentire più la tua voce, di non poter più rivedere i tuoi occhi ormai spenti, freddi lontani ed invece adesso che li vedo sono così... Vivi... Usagi ho temuto di non poter più parlare con te, di non poterti più rivelare i miei sentimenti. Sei così maledettamente bella, sensuale, dolce, forte, intelligente, testarda, arrogante, presuntuosa, generosa. Non so neanche io quanti pregi e difetti possiedi, so solo che li amo tutti, nessuno escluso. Usagi sto cercando di dirti che ti amo follemente. È dalla prima volta che ti ho vista al locale dove lavora Motoki che hai acceso i miei sensi. Inizialmente si trattava di pura attrazione fisica, non posso negarlo, ma dopo no. Non posso più ipotizzare un giorno senza avere te al mio fianco, qualsiasi cosa mi accade, bella o brutta, sei la persona con cui voglio condividerla. Il nostro rapporto basato solo su battibecchi era un modo per attirare la tua attenzione. Sei sempre stata circondata da ragazzi che non fanno altro che riempirti di complimenti ed io rodo a causa della gelosia. Volevo essere speciale, volevo che il nostro rapporto fosse speciale e così ho iniziato a punzecchiarti, e tutto solo per attirare la tua attenzione. Un pò infantile? Non sapevo cos’altro inventarmi... Usagi io ti sto aprendo il mio cuore, ti sto rivelando i miei sentimenti. Ti sto chiedendo di amarmi. Chiedo solo un pò del tuo amore. ”

Ecco l’avevo detto non restava che attendere una risposta. Il tempo passò lentamente ma Usagi non dava alcun segno. Gli occhi seri guardavano un punto fisso, il viso inespressivo, non so per quanto rimase così. Io guardavo fuori la finestra nervosamente, continuavo a massaggiarmi la testa con il panno di lino che avevo in mano, ma ormai i miei capelli erano asciutti da un pezzo. Dentro di me solo agitazione e paura di un suo rifiuto, questo mi innervosiva.

Un fruscio alle mie spalle attirò la mia attenzione. Usagi si era alzata e si dirigeva verso la porta, senza dire niente la presi tra le mie braccia con l’intenzione di riportarla in camera. Tra noi, dopo la mia dichiarazione, non ci fu più nulla, non una parola, non uno sguardo, non una carezza: nulla. Solo quel dannato silenzio che stava accompagnando il nostro tragitto, mi sentivo un condannato a morte portato al patibolo. Misi i piedi uno dietro l’altro meccanicamente, non sapevo da dove trovavo la forza per camminare, ero distrutto, nel corpo e nell’anima. Il silenzio di Usagi mi aveva distrutto. Non che mi aspettassi salti di gioia, lacrime, baci passionali o altro, no nulla di tutto ciò, io desideravo solo una risposta, solo quella invece di quel silenzio che mi avvolgeva. Arrivati in camera l’adagia sul letto senza rivolgerle neanche uno sguardo mi girai e feci per andarmene; quando la mia mano era già sulla maniglia lei mi chiamò, mi bloccai all’istante ma senza voltarmi ascoltai ciò che aveva da dirmi:

“ Mamoru... Ascolta... Io... Io sono molto confusa. Le tue parole mi hanno scaldato il cuore, mi hanno resa felice, ma non so se posso accettare il tuo amore. Non so se sarei capace di ricambiare i tuoi sentimenti con la tua stessa intensità, passione, amore. Io non credo di esserne capace. Mi spiace cerca di capirmi... Perdonami se puoi. Per me sei molto importante e non me la sento di prendermi gioco di te. Sei un amico speciale. Un sostegno. Un punto certo nella mia vita. So che per qualsiasi cosa potrò fare affidamento sulla tua sincerità, sul tuo affetto. Adesso non so cosa provo realmente nei tuoi confronti. Non so se è amore o amicizia. Ma so con certezza che il sentimento che mi lega a te non è solo gratitudine. Ti prego ho bisogno di un pò di tempo... ”

Uscii dalla stanza con il cuore a pezzi. Usagi mi aveva ucciso.

(*) Nutrizione per via parenterale: è un’alimentazione che si effettua per via venosa o attraverso un catetere. Si impiega nel caso in cui il paziente si trovi impossibilitato a nutrirsi. Le sostanze alimentari vengono sostituite da farmaci che hanno il medesimo apporto energetico all’organismo. Da non confondere con il sondino naso-gastrico, in quel caso il paziente assume un preparato industriale, neanche io so bene cosa sia, che ha un potere nutrizionale già calcolato. In tal caso il preparato, scende dal naso direttamente allo stomaco attravarso un catetere che per l’appunto, parte dal naso per giungere allo stomaco, alle volte sino all’intestino, a seconda della patologia.

Salve! Vi prego non uccidetemi, pietà! Come avrete capito questo non è l’ultimo capitolo. Il pensiero di lasciarvi mi fa stare male e così ho pensato di aggiungere questo capitolo! Allora che ne dite? Per favore abbiate un pò di comprensione: Usagi è stata tanto male ed è normale che adesso abbia le ideee un pò confuse, non trovate? Vi anticipo che il prossimo sarà veramente l’ultimo, il mio cervello non vincerà, farò vincere il mio cuore perchè non voglio più far soffrire il povero Mamoru!

RINGRAZIAMENTI:

-STREGA_MOGANA: hai un pò di pazienza? Vedrai che nel prossimo capitolo Usagi si sveglieà davvero! Spero inoltre che la sua decisione, riguardo a ciò che farà con il padre, non risulti troppo semplice. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi!

-KIRBY:sono molto felice che questa FF ti sia piaciuta e cheti abbia “colpito ed impressionato favorevolmente”, guarda sono così felice da usare anche le faccine cosa che faccio raramente ^_^ Ma non ho capito perchè volevi uccidere Kenji, pestare la consorte e fare la lavata di capo a Mamoru! Dimenticavo! Non è che dopo questo capitolo vuoi farmi fare la stessa fine di Kenji? Poi come farai a sapere come finirà la mia FF?

-CASSANDRA14: perdona gli errori di battitura e di tempo verbale, ma erano le 2:30 e non le 14:30 ma proprio 2:30 quando ho finito di scrivere, ho riletto prima di postare ma a quell’ora il mio cervello era già a riposo. Comunque ho rivisto e corretto il capitolo precedente, il tempo verbale non sono sicura di averlo trovato, se così non fosse e ti capitasse di rileggere il capitolo 15, magari mandami una email e correggo subito l’orrore!

-STELLA: anche per te vale lo stesso discorso fatto per Cassandra14. quando ho pubblicato erano già le 2:30 ed ero stravolta dopo una giornata infernale all’università ed un mega litigio con il mio ragazzo. Perdonami! Spero solo che ciò non ti abbia impedito di apprezzare il capitolo!

-DOLCE BUNNY: abbi pazienza. Spero domenica mattina potrai leggere l’ultimo capitolo di questa FF partita come una one-shot e diventata un trattato di disgrazie!

-SAILOR83: sono felice di rivederti. Dopo il XII capitolo non avevi più commentato, temevo che la FF ti avesse annoiato. Non sai il piacere che mi fa leggere i vostri commenti, belli e brutti, mi danno una marcia in più! A proposito ma la tua FF che fine ha fatto? Non puoi lasciarmi Endymion prigioniero di Chaos ancora per molto!

-LUNACHAN62: grazie per i tuoi complimenti. Sai a Catania, la mia città, medicina è a numero chiuso, bhè avevo deciso nel caso in cui non fossi entrata di iscrivermi in lettere moderne per diventare giornalista! Alla fine non è che ci sei andata lontana. Scrivere è sempre stata la mia passione!

-ELY: che bello conoscere una nuova lettrice! Come ho detto a Sailor83 sono i vostri commenti che mi danno la forza per continuare. E poi che rimanga tra noi: 93 commenti mi sembrano un sogno...

-ADA: purtroppo ciò non accade nella vita reale sono daccordo con te. Vedi però, l’intento della mia FF era di portare un pò di speranza. La FF è stata pensata dopo una lezione di psicologia dove la prof ci diceva che alle volte l’affetto delle persone care può essere molto più utile dell’azione di miriadi di farmaci. Per 12 mesi ho riflettuto su queste parole ed alla fine ecco questa FF. Spero solo che il mio messaggio positivo sia arrivato. Per ciò che riguarda le emozioni, bhè non sai quanto sono felice di essere riuscita a trasmetterti qualcosa!

Per tutti coloro che leggono solamente grazie per i 5 minuti che dedicate alla lettura di questa FF. Al prossimo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Epilogo! ***


New Page 1

Epilogo!

Eravamo ormai in pieno luglio. Era da più di quaranta giorni che non vedevo e sentivo Usagi; sapevo che stava bene, che a breve, dopo il periodo di terapia e di riabilitazione, sarebbe tornata a casa e ciò mi bastava. Ormai il professore Onija era diventato il mio unico contatto con lei. Non sarei mai riuscito a scordare quella sera, non sarei mai riuscito a scordare lo sconforto provato, la rabbia per l’essere nuovamente solo.

Lasciai Usagi nella sua camera e feci ritorno alla mia. Entrai e senza perder tempo infilai tutto ciò che mi apparteneva nel borsone che giaceva all’interno dell’armadio. Scrissi al professore Onija poche righe per infomarlo della mia partenza, lo avvertivo del fatto che mi sarei fatto vivo direttamente con lui e di stare accanto ad Usagi perchè per me ormai era diventato impossibile. Andai via senza dire niente a nessuno. Raggiunsi a piedi la stazione solo un paio di ore dopo, avevo bisogno di riflettere su ciò che era rimasto della mia vita; quindi attesi altre due ore l’arrivo di un treno che mi riportasse a Tokyo lontano da lei, lontano dal mio amore e lontano dal mio sogno infranto.

Ricordo nitidamente il percorso che dalla clinica mi condusse alla stazione, la luna piena alta nel cielo ad illuminare il mio cammino. Il fruscio del vento ad accarezzare il mio volto. Le voci della natura a prendersi gioco del mio dolore. Il mio animo era attraversato da una multitudine di sentimenti: dolore, frustazione, rabbia, disperazione. In cuor mio avevo sperato che allontanandomi fisicamente da lei il mio animo si acquietasse ma non fu così. Quella notte ad ogni passo, ad ogni metro fatto per allontanarmi da lei, i miei sentimenti diventavano sempre più profondi. Usagi aveva detto di non comprendere cosa ci legasse, cosa ci teneva così uniti, come poteva essere così cieca? Come aveva fatto a non accorgersi di come eravamo simili? Arrivai alla stazione e mi fermai ad attendere il mio treno. Ripensai a come solo quello stesso pomeriggio ero arrivato pieno di speranza, fiducioso nel suo risveglio, fiducioso nel futuro... Ed adesso invece tornavo a Tokyo sconfitto. Usagi non mi amava, era inutile illudersi.

Senza essermene reso conto, ricordando per l’ennesima volta quella sera, arrivai a casa; salii mestamente fino al mio appartanento quindi aprii la porta ed entrai. Appena entrato una lieve brezza mi accolse, era strano, da dove proveniva? Mi diressi al soggiorno e lì mi accorsi che la portafinestra che dava sul terrazzo era aperta: strano, ero convinto di averla lasciata chiusa! Ma ormai non mi stupiva più nulla, era dal mio ritorno da quel viaggio che non ero più lo stesso! Il ragazzo preciso e scrupoloso aveva lasciato il posto ad un altro, distratto e nervoso. Anche il mio lavoro iniziava a risentirne: il professore Nazaki mi aveva richiamato già una volta; i miei pazienti non erano più soddisfatti di me; Motoki era preoccupato a causa della mia apatia. Nessuno però, aveva capito che avevo bisogno solo di un pò di tempo per riprendermi. Usagi mi aveva spezzato il cuore, avevo creduto tanto nel nostro possibile amore, adesso, invece, mi sembrava assurdo vivere senza di lei...

Mi avviai verso la portafinestra per affacciarmi e godere di quel panorama, ultimamente era l’unica cosa che riusciva a placare la mia sofferenza. Ed eccomi a ripensare per l’ennesima volta a lei: mi sembrava di sentire il suo profumo al muschio bianco aleggiare per casa. Per l’ennesima volta mi immaginavo con lei sulla terrazza ad osservare quello spettacolo della natura che veniva offerto ai nostri occhi: immaginavo il suo sorriso, i suoi occhi illuminarsi. Immaginavo noi sul dondolo nelle notti afose, rischiarate dalla luna piena, ad ascoltare dolci note d’amore, guardarci negli occhi, senza parlare per paura di spezzare la magia del momento. Un sorriso amaro si dipinse sulle mie labbra: Mamoru svegliati, lei non ti ama! Così sospirando tornai sui miei passi, diretto verso la cucina, ed ecco che all’improvviso una voce alle mie spalle mi fece trasalire:

“ Ciao! ”

Mi voltai lentamente nel sentire quella voce; non era possibile, non potevo crederci. Guardavo la figuara che mi stava difronte con occhi sgranati, la luce del crepuscolo le donava un’aura di mistero, di magia. Ripresomi dallo shock in tono freddo risposi:

“ Cosa vuoi? ”

Un sospiro: un profondo e rumoroso sospiro. Alzò lo sguardo e fissò i suoi occhi nei miei: l’azzurro di un cielo primaverile nelle tenebre della notte. Poi riprese:

“ Come stai? ”

La voce tremante, gli occhi lucidi, le guance rosee...

“ Cosa vuoi? ”

Abbassò gli occhi, si morse il labbro inferiore, strinse i pugni tanto forte da far diventare bianche le nocche delle mani, poi riprese:

“ Come stai? ”

Non voleva cedere, o forse semplicemente aspettava un mio segno per iniziare a parlare, sinceramente:

“ Per l’ultima volta: cosa vuoi? ”

I suoi occhi fissi nei miei. Il suo viso inespressivo. Il colorito roseo. I capelli che ricadevano sulle spalle. Le braccia a ricadere lungo i fianchi. Il corpo esile e tremante. E poi un passo, poi un altro ancora, si stava avvicinando a me, adesso eravano uno difronte l’altro. Un attimo ed accadde. Le sue labbra sulle mie, in un tenero bacio. Non capii più nulla. Le cinsi la vita con il braccio, l’attirai maggiormente a me. Le feci inclinare la testa così da avere un accesso più facile alla sua bocca. Una mano tra quei fili d’oro e l’altra ad accarezzarle la schiena. Le sue mani tra i miei capelli dello stesso colore della pece. Piano piano feci scivolare la mia lingua nella sua bocca e così iniziò una danza sensuale. Era un vortice di sensazioni: piacere, amore, paura, dolore, rabbia. Tutte queste sensazioni in un bacio, nato come casto ed innocente che pian piano stava sprofondando in qualcosa di meno casto ma molto più erotico. Lentamente, contro voglia, mi staccai da lei, l’aria iniziava a mancare ad entrambi. La guardai negli occhi e ripresomi dall’iniziale stupore tornai ad essere padrone della mia mente e con voce fredda per la quarta volta le chiesi:

“ Cosa vuoi? ”

Stavolta fu sul suo viso che lessi sorpresa, dolore e paura. Incoraggiato da ciò rincarai la dose:

“ Dimmi cosa vuoi e facciamola finita. Ho molto da fare. ”

Una lacrima. Una lacrima scese dai suoi occhi. Piangeva nuovamente, per colpa mia stavolta. Il mio orgoglio però mi disse di non cedere. Anche io avevo sofferto: a causa dei miei genitori ed a causa sua. Non potevo dimenticare il dolore provato quel giorno alla clinica. No, non potevo e non volevo dimenticare. Egoismo? Vigliaccheria? Forse, ma anche io avevo bisogno di affetto, sincerità, calore umano. Ero cresciuto senza il calore di una famiglia, senza un punto fermo nella vita. Lei sapeva tutto ciò eppure, quando le avevo aperto il mio cuore, quando le avevo donato il mio amore, aveva rifiutato. Mi aveva abbandonato anche lei. Ma contemporaneamente dentro di me una voce mi diceva di correre da lei, abbracciarla, dimenticare tutto e ricominciare tutto daccapo, insieme. Come potevo farla piangere ancora? Come potevo continuare a comportarmi in modo così duro con lei? Come?

Non potevo chiedere consiglio a nessuno; nessuno poteva dirmi cosa era giusto fare, non stavolta. Stavolta avevo affrontato tutto da solo, non avevo chiesto aiuto neanche a Motoki, non potevo raccontargli tutto, non era giusto nei confronti di Usagi, poi forse, un giorno sarebbe stata lei a dirgli tutto. Ad un tratto ricordai le sue parole alla clinica, quando non sapeva come comportarsi con il padre; quando era venuta da me a cercare un sostegno; quando tutto era andato a rotoli - Dirò semplicemente la verità -. Così cercai di addolcire il tono della mia voce e le dissi:

“ Usagi... Perchè sei venuta? ”

Ancora il capo basso. Ancora nessun cenno. Ancora la sensazione di un muro invisibile a dividerci. Non riuscivo più a resistere: dolcemente le sollevai il viso così da far incrociare i nostri sguardi. E nuovamente azzurro nella tenebra; gioia nel dolore; bene nel male; vita nella morte. Le asciugai le lacrime e con un sorriso cercai di rassicurarla.

“ Perdonami. ”

Il suo fu un sussurro, un bisbiglio, ma lo percepii. Cosa dovevo fare? Perdonarla e dimenticare il mio dolore? Oppure lottare ancora contro il mio cuore? Cosa? Cercavo una via d’uscita, quando avvertii due dita sulle mie labbra: una muta richiesta.

“ Motoki mi ha raccontato del dolore che ti ho procurato in questo periodo. Non volevo Mamoru. Ero confusa. Avevo bisogno di un pò di tempo. Io non ti ho detto che non ti amavo, o per lo meno non volevo che tu credessi ciò. Mi sono espressa male. ”

Gli occhio fissi in terra. La voce bassa e tremante. Le mani in grembo. Era triste. Molto triste. Quanto avevi sofferto a causa della mia stoltezza?

“ Ma non credere che per me sia stato facile. Avevo bisogno di te ma tu non c’eri. Mi sentivo persa, sola. Cosa credi? Ricordo perfettamente il tuo racconto, il modo triste in cui sei cresciuto, il dolore per la perdita dei tuoi genitori. Il tuo dolore è stato il mio dolore. È per te che sono tornata a vivere, ma tu no. Tu non hai potuto aspettare. Hai voluto fare tutto in fretta. Hai creduto ciò che ti ha fatto più comodo, credere che io non ti amassi. Ero confusa, non potevo capire ciò che mi teneva unita a te ero ancora troppo scossa. Non capivo. ”

La ragazza battagliera, la ragazza con il fuoco e la passione nelle vene era tornata. Ero felice di ciò ma non potevo certo farmi aggredire così. Avevamo sofferto entrambi, era chiaro, ma lei non poteva darmi tutte le colpe. Alzai la voce di parecchi decibel rispetto la sua e mi avvicinai con passo minaccioso:

“ Cosa stai insinuando? Cerca di essere chiara e non nasconderti più dietro a tante parole. Usagi sono stanco: cosa vuoi da me? ”

Il suo viso si accese, gli occhi brillavano, le mani adesso spostavano una ciocca ribelle finita davanti gli occhi...

“ Sto dicendo che al solito tuo non ti fermi a sentire cosa ti dicono gli altri. Tiri dritto per la tua strada e basta. ”

I miei occhi nei suoi. Era una sfida quella che mi stava lanciando. Non potevo tirarmi indietro.

“ Io non ascolterei ciò che mi dicono gli altri? E tu allora? Sei sempre pronta a dispensare consigli ma ti fermi mai a chiederne? No, perchè mai? Tu sei perfetta così! ”

“ Io non sono perfetta, lo hai detto tu che lo ero. Io non mi credo mister perfettino. Io riconosco i miei difetti. Non sono come te! ”

“ Sentiamo Usagi quali sono i miei difetti? Sono proprio curioso di conoscerli.. Illuminami di grazia! ”

“ Mamoru Chiba, non provocarmi. Sai che poi finisce male. ”

“ Presuntuosa. ”

“ Odioso. ”

“ Petulante. ”

“ Narcisista. ”

“ Sapientona. ”

“ Spaccone. ”

“ Infantile. ”

“ Ti amo... ”

“ Perfezionista... Cosa hai detto? ”

“ Ti amo... ”

“ Giurami che non stai scherzando. ”

“ Non vado in giro a baciare il primo che capita. ”

Non ero certo più di nulla. La presi nuovamente tra le mie braccia. La guardai negli occhi e poi mi chinai e la bacia e nuovamente un oceano di emozioni mi investì in pieno. Appena mi staccai da lei le sussurrai all’orecchio:

“ Giurami che non è un sogno. ”

Le sue labbra di nuovo sulle mie. La sua lingua ad accarezzare il mio labbro inferiore ed io pronto a morderle sensualmente quello superiore. Trascinati dalla nostra passione ci ritrovammo sdraiati sul divano. Io sopra di lei.

“ Allora non è un sogno ma è tutto vero. ”

Appena pronunciate queste parole un dolore sordo al mio braccio mi fece voltare verso Usagi con sguardo perplesso...

“ Cosa vuol dire? ”

“ Semplice: hai provato dolore, quindi sei sveglio... ”

La fissai perplesso non capivo il perchè del pizzicotto...

“ C’è dell’altro vero? ”

“ Chi è Megumi? ”

“ Megumi? La ragazza che sta al piano di sotto. Perchè che c’entra lei? ”

“ Dimmelo tu Chiba. Sai, la poverina sogna di passare una notte di fuoco con te. Ti chiede solo una notte di fuoco, potresti anche farla felice povera ragazza! ”

Non riuscii a nascondere il sorriso che pian piano si allargava sulle mie labbra e così cercando di trattenere le risa e facendo il gradasso le dissi:

“ Gelosa? ”

Lei per tutta risposta mi lanciò uno sguardo di fuoco ed alzandosi di scatto dal divano mi fissò e replicò:

“ Io sono patologicamente gelosa, ricordalo se vuoi stare con me, caro il mio dottore. ”

La guardai e le sorrisi, mi sarebbe piaciuto prenderla ancora un pò in giro ma avevo troppo bisogno di lei, delle sue carezze, del suo sorriso, del suo amore. Avevo diciso di non provocarla ulteriormente ma un’ultima frecciatina dovevo necessariamente lanciargliela, così sedendomi sul divano e con le braccia lungo la spalliera, guardandola negli occhi con voce bassa e sensuale le dissi:

“ Bhè se non posso passare una notte di fuoco con Megumi con chi la posso passare? Tu sai dirmelo Usagi? ”

Forse avevo esagerato. Era vero che ci conoscevamo da più di un anno ma non c’eravamo mai spinti fino a questo punto, i nostri scherzi restavano sempre entro certi limiti. La osservai, era leggermente arrossita. Dovevo necessariamente farle capire che avrei aspettato, anche tutta la vita se fosse stato necessario.

“ Usagi, stavo scherzando. Non voglio metterti fretta. Non voglio che tu ti senta costretta. ”

Adesso anche io ero alzato, difronte a lei che ancora teneva la testa bassa. Presi le sue mani nelle mie e le portai alle mie labbra poi le baciai. Il mio fu un bacio dolce, solo per farle capire quanto l’amavo. Ed ecco che rividi di nuovo quell’azzurro che mi incantava, il sorriso per cui vivevo, le labbra che mi facevano morire.

“ Mamoru, i miei non sanno che sono qui. ”

Cosa? Era scappata dalla clinica? Perchè?

“ Cosa stai cercando di dirmi Usagi? ”

Un lieve rossore colorava le sue gote, era imbarazzata.

“ Non sono scappata se è questo ciò che pensi. Ho solo chiesto al professore Onija di mandarmi a casa un pò prima e lui ha acconsentito. I miei sanno che partirò domattina, solo Shingo, Motoki, e naturalmente Onija, sanno che sono da te. ”

La guardavo ma non capivo cosa cercava di dirmi. Ero confuso: era tornata a casa ed i suoi non ne sapevano niente, era venuta direttamente a casa mia. Ma perchè? Poteva venire a trovarmi anche il giorno dopo non sarebbe cambiato nulla.

“ Non hai capito? Il periodo dopo la tua partenza è stato impossibile per me. Mi sentivo sola, ti volevo al mio fianco. Non sai quante volte avrei voluto chiamarti ma poi rinunciavo solo per paura di un tuo rifiuto. Ogni notte l’angoscia e la paura di averti perso mi impedivano di riposare. Mamoru sono stata malissimo e tutto per colpa mia. Avevo paura dei miei sentimenti. Perdonami. Non volevo farti soffrire ancora. ”

Le lacrime rigavano il suo volto. Il mio cuore si strinse nel vederla in quello stato. Lei non doveva più piangere, aveva già sofferto troppo. Le baciai ogni singola lacrima, volevo farla state bene.

“ Adesso è tutto passato. Tu sei qui tra le mie braccia, il passato adesso non conta più. ”

“ Mamoru... Posso restare con te? Stanotte intendo, posso stare qui con te? ”

La sua più che una richiesta era una supplica. La guardai negli occhi cercando di capire il vero significato delle sue parole e lì lessi il profondo amore che ci univa. Le sorrisi e la baciai. Un bacio dolce, lento, delicato. Ci staccammo riluttanti.

“ Io non so se sono pronta... Cioè... Io vorrei che noi... Che tu... Che io... Che... L’amore... ”

“ Sshh... Io ti aspetterò. Per adesso sto bene così. Non voglio correre troppo. Ti amo e ti rispetto. ”

“ Grazie Mamoru, grazie di cuore. ”

Abbracciati nel letto della mia camera avevamo parlato tanto, per lo più erano stati argomenti frivoli, non avevamo intenzione di ricordare il nostro passato adesso che finalmente eravamo felici. Improvvisamente Usagi si fece distante, cosa era accaduto?

“ Dove sei finita? ”

Si voltò e mi fissò, e poi una domanda che mi spiazzò:

“ Con quante ragazze hai fatto l’amore su questo letto? ”

Più che spiazzato era meglio dire sbalordito. Usagi aveva messo da parte il suo pudore e mi stava chiedendo qualcosa che per lei era molto imbarazzante.

“ Sesso con molte. L’amore con nessuna. ”

La mia risposta doveva averla turbata perchè si girò dal lato opposto al mio dandomi le spalle. Mi avvicinai a lei ed in modo tale da poter raggiungere il suo orecchio bisbigliai:

“ Non dovevo dirti la verità? ”

Lei si voltò in mia direzione. Le nostre labbra a pochi millimetri. Colmò la distanza con un bacio, un bacio profondo, passionale, disperato. Mi ritrovai con le spalle sul materasso. Lei sopra di me. Adesso ero più sbalordito di prima: non avrei mai immaginato in Usagi una simile irruenza, passionalità. Ci staccammo molto lentamente. Usagi ancora sopra di me. Sentivo il battito del mio, e del suo, cuore accelerati; le passai una mano fra i capelli, scostai la frangia così da poterla guardare meglio.

“ Ho paura. ”

Due semplici parole che mi fecero ripiombare nel baratro della disperazione.

“ Mamoru ho paura. Ho paura che la nostra prima volta non sia come tu la desideri. ”

La strinsi forte a me. Come poteva solo pensare una cosa simile?

“ Tu, come la desideri la nostra prima volta? ”

A quella mia domanda le sue guancie si imporporarono. Provò a svincolarsi dalla mia stretta ma non glielo permisi. Le feci appoggiare la testa sul mio torace, all’altezza del mio cuore ed iniziai ad accarezzarle la schiena cercando di tranquillizzarla. La sentii lasciarsi andare, chiuse gli occhi e con calma riprese a parlare:

“ Mi fido di te. Per me sarebbe la prima volta, ma mi lascerò guidare da te. Sarò tua. Nel corpo. Nell’anima. Sarò completamente tua. ”

A quella risposta la strinsi maggiormente a me. E così stretti ci addormentammo.

* * * * *

Non avevo mai avuto un risveglio più piacevole. Usagi mi stava facendo impazzire. La mia fronte, le mie palpebre, le mie guance, le mie labbra, il mio collo, le mie braccia ed il mio torace, non avevano mai ricevuto baci più dolci. Aprii lentamente gli occhi, cullato dall’angelo che avevo accanto:

“ Buongiorno. ”

Non risposi, catturai le sue labbra. Avevo perso troppo tempo dormendo non potendo beneficiare delle sue carezze, del suo tocco. Dovevo recuperare. Appena ci staccammo risposi al suo saluto:

“ Buongiorno anche a te. ”

“ Dormito bene? ”

“ Divinamente. E tu? ”

“ Non molto. Qualcuno russava. ”

Tipico di Usagi: scherzare sempre e comunque. Decisi di stare allo scherzo:

“ Ah siii? E chi era? ”

“ Mmm.. Non so, credo che si chiamasse Mesumi, Merumi. Qualcosa di simile. ”

“ Forse volevi dire Megumi! ”

Lo scatto di Usagi fu degno di una ginnasta olimpica. Mi ritrovai improvvisamente con lei sopra di me che mi guarda minacciosamente:

“ Credevo di essere stata chiara ieri sera. Io sono patologicamente gelosa. Non ti conviene farmi arrabbiare. ”

Mi piaceva sentirla così, sopra di me. Però forse era meglio farla spostare, altrimenti mi avrebbe preso per maniaco. Così con una grazia che credevo impossibile, capovolsi la situzione: adesso ero io sopra di lei.

“ Dovrò tenerlo bene in mente allora. Ma il professore Onija cosa pensa di tutto ciò? ”

Mi guardò negli occhi e maliziosamente mi rispose:

“ Non mi va di parlare di Onija adesso. Avevo in mente qualcos’altro... ”

La fissai e persi il controllo. La desideravo più di qualsiasi cosa. Desideravo sentire il sapore della sua pelle. Desideravo sentire i suoi gemiti. Desideravo farla stare bene. La bacia, con passione, vigore, forza, desiderio. Le mie labbra presto scesero sul suo collo. La sua pelle era fresca, morbida e vellutata. Sapeva di fragole. Dal collo risalii nuovamente alle labbra, poi mi spostai ai lobi delle orecchie. La sentivo gemere, inarcare la schiena sotto il mio peso. Le sue mani percorrevano ora la mia schiena, ora il mio torace, ora le sentivo tra i miei capelli. Stavo perdendo il controllo del mio corpo, dovevo fermarmi o non sarei più potuto tornare indietro. Maledicendo la mia cupidigia mi staccai da lei. Ci guardammo negli occhi, entrambi ansimavamo.

“ Perdonami. Non volevo perdere il controllo in questo modo. Non voglio costringerti. Sono stato impulsivo ma non capiterà più, te lo giuro. ”

Lei mi guardò ed un sorriso birichino si formò sulle sue labbra:

“ Peccato. Io stavo così bene. ”

La osservai e risi di gusto, poi presi a farle il solletico.

Restammo così: giocando, stuzzicandoci, baciandoci, coccolandoci per buona parte della mattinata: eravamo nel nostro mondo; poi una chiamata al mio telefonino ci riportò su questo mondo.

“ Spero di non aver disturbato! ”

“ Motoki, tu disturbi sempre! ”

“ Allora vi siete chiariti? ”

“ A te cosa interessa? ”

“ Sei il mio migliore amico. E poi, è da più di un mese che sei uno zombi. È il minimo informarmi sull’evolversi della situazione! ”

“ ... ”

“ Mamoru? Ci sei? ”

Non riuscivo a rispondere perchè Usagi aveva preso a baciarmi il collo e mi stava mandando in delirio.

“ Sì Motoki, ci sono. Dimmi pure! ”

“ Lasciamo perdere, ho capito che sei impegnato al momento. Spero solo che troverai il tempo per passare da me e raccontarmi tutto. Dimenticavo! Spero che non ti dispiaccia se ho dato ad Usagi le chiavi del tuo appartamento! ”

“ No, no. Hai fatto bene. ”

“ Ok. Allora ci sentiamo. Salutami Usagi e mi raccomando: usate le precauzioni! ”

“ Divertente! Motoki aspetta a riattaccare. Grazie... Di tutto! ”

“ Scherzi vero? Per me sei il fratello che non ho mai avuto! Adesso torna da lei e trattala bene! ”

“ Puoi contarci. ”

Motoki era un grande amico. Aveva messo da parte l’interesse che inizialmente provava per Usagi perchè aveva capito che anch’io ero preso da lei. Ripresomi da queste riflessioni mi voltai in cercai di Usagi, dove era finita? La ritrovai intenta a cercare qualcosa in una valigia lasciata vicino l’ingresso: strano la sera prima non l’avevo notata!

“ Che fai? ”

“ Mamoru si è fatto tardissimo, devo correre a casa. ”

“ Ti accompagno io, così farai prima. Fatti una doccia. Prometto che farò il bravo e aspetterò fuori. Ti prendo degli asciugamani puliti e poi preparo la colazione. Ok?”

“ Si può essere più fortunate? Ho un fidanzato bellissimo, dolcissimo, intelligentissimo, sensualissimo... ”

“ Ieri sera mi avevi definito diversamente, se non ricordo male ero odisoso, narcisista, spaccone... ”

“ Mmm... Io non ricordo... ”

“ Immaginavo! Fila in bagno che è meglio! ”

Dopo un’ora eravamo difronte casa di Usagi. Veramente era già da 30 minuti che eravamo lì, ma Usagi non aveva il coraggio di scendere.

“ Usagi, devi farti coraggio. Mi hai detto che dal giorno del tuo risveglio tuo padre è cambiato, allora di cosa ti preoccupi? ”

“ Mamoru, come faccio ad entrare e far finta di nulla. Far finta di essere stata fuori per un viaggio di piacere? Non ci riesco. Appena entrerò sarò assalita da mille ricordi e starò di nuovo male. Sento che in questa casa non sarò mai felice! ”

Mentre parlava Usagi si accarezzava nervosamente i polsi, più che accarezzare sarebbe più giusto che “cercava di strapparsi la carne di dosso”. I segni del suo tentato suicidio erano ancora visibili su quei polsi così piccoli. Stanco di vederla in quello stato baciai le cicatrici che recava, scesi dalla macchina feci il giro e le aprii la portiera.

“ Andiamo. Ti accompagno io dentro. Se starai male andremo via. Stai tranquilla, non mi staccherò neanche un secondo da te! ”

“ Mamoru e se chiamassi dicendo che ho perso il treno e arriverò domattina? Potremmo stare ancora un pò insieme, non sarebbe fantastico? ”

“ Sarebbe meraviglioso, ma non possiamo. Usagi se non affronti i tuoi a casa tua non ti liberai mai del tuo passato. Adesso scendi da questa macchina ed andiamo. ”

“ Tiranno. ”

“ Muoviti! ”

A pochi metri dal citofono di casa Tsukino mi sentii afferrare per un braccio..

“ Usagi che... ”

Non riuscii a finire la frase perchè mi stava baciando.

“ Un piccolo bacio di incoraggiamento. Non ti sei arrabbiato, vero? ”

La guardai e sorrisi: come potevo arrabbiarmi con lei.

“ No, stai tranquilla. Ma adesso suona. ”

“ Stringimi la mano, ti prego. ”

Dopo alcuni minuti ad aprirci venne Shingo:

“ Ce ne avete messo di tempo! Non sapevo più cosa fare per non far insospettire i vecchi! ”

Ma dov’era finito il ragazzo che era in pena per la sorella non meno di due mesi prima?

“ Bentornata! Non fare più una cosa simile, mi hai fatto prendere un colpo. Mi sei mancata. Ti voglio bene sorellona. ”

I due fratelli erano abbracciati uno all’altro, entrambi con gli occhio lucidi. Il primo a staccarsi fu Shingo:

“ Adesso è meglio finirla altrimenti finisce che inizi a piangere e poi chi ti ferma più! Mamoru ma chi te lo ha fatto fare? Scommetto che hai un harem a disposizione e ti sei andato a scegliere la più brutta e la più grassa! Che gusti che ti ritrovi! ”

“ Senti tu! Cerca di portarmi rispetto perchè sono più grande di te! ”

Era davvero strano vederli litigare ma poi capii che facevano solo finta, anzi osservando Usagi la trovai anche più rilassata. Probabilmente attirata dai rumori dell’ingresso la signora Tsukino si portò all’ingresso.

“ Ma cosa... ”

Non fece in tempo a finire la frase che notò subito Usagi. Rimase impietrita, come se non la vedesse da molto tempo. Usagi di contro tornò subito seria.

“ Ciao mamma! Non mi fai entrare? ”

La donna non disse niente, si avvicinò alla figlia e l’abbracciò.

“ Mi sembra impossibile! Lo so, fino al mese scorso ero in clinica con te. Siamo state insieme abbiamo parlato, riso, scherzato ma non posso ancora crederci. Ho visto i tuoi miglioramenti, ho visto lo sforzo da parte tua per far tornare tutto alla normalità, ma adesso vederti a casa, così, sorridente, energica, vitale... Credevo fosse impossibile. ”

Usagi non diceva nulla si lasciava trasportare da quell’abbraccio, una volta staccatesi la signora Ikuko aggiunse con gli occhi pieni di lacrime:

“ Non sarai sola, non stavolta piccola mia. ”

Poi la donna si voltò verso di me, sorrise e prima di andare via aggiunse:

“ Grazie Mamoru! ”

Mi sentivo a disagio, avevo paura di essere di troppo, forse era meglio lasciare Usagi con la sua famiglia. Era ciò che pensavo quando sentii il tocco lieve di Usagi sulla mia spalla. Mi guardai attorno e mi accorsi che eravamo rimasti solo noi due davanti l’ingresso di casa Tsukino:

“ Cosa c’è? Qualcosa non va? ”

“ No! Tutto bene! Tu piuttosto, sei più tranquilla? ”

“ Mamoru ti prego non abbandonarmi! Ho bisogno di te! ”

Le accarezzai la guancia e le bisbigliai all’orecchio:

“ Non ti sto abbandonando. Non potrei mai, ti ho cercata per tutta la vita e finalmente ti ho trovata. ”

Fine

Ed eccoci alla fine! Se devo essere sincera un pò mi spiace. Mi ero affezionata a questa FF. Per scrivere l’ultimo capitolo ho trovatro un pò di difficoltà, non sapevo come finere! Spero che vi sia piaciuta! Volutamente ho rinunciato ad un capitolo strappalacrime, credo che così sia più degno di Usagi&Mamoru, non credete? Tengo a precisare che questo ultimo capitolo è un pò autobiografico, nel senso che io ed il mio ragazzo quando litighiamo tendiamo a sfidarci per vedere chi cede prima e così, il tratto in cui Usagi e Mamoru si scambiano tutti quei complimenti non è stato difficile da scrivere. Tengo a precisare che il “ patologicamente gelosa ” è un’espressione che il mio ragazzo mi affibbia quando la mia gelosia raggiunge valori molto pericolosi! Forse ho deluso le aspettative di qualcuno non affrontando il rapporto tra Usagi ed il padre ma credo di aver detto tutto nel capitolo precedente: “ Dirò semplicemente la verità: che il mio cuore vorrebbe perdonarlo ma la mia mente ricorda tutto il male che mi ha fatto. Gli dirò che tenterò di perdonarlo ma non so quanto ci vorrà e non so neanche se ci riuscirò! ” quindi credo che non sia necessario mostrare un altro scontro tra Usagi e suo padre.

RINGRAZIAMENTI:

-ITALGALINUK: Mi fa piacera sapere che il mio lavoro sia apprezzato. Visto ho anche finito la FF!

-STREGA_MOGANA: mi spiace se non ho affrontato il confronto tra Usagi ed il padre, ma è stato meglio così. Forse chissà, magari ci sarà un seguito, ma non adesso, e poi non so, ancora non ho le idee chiare! Mi auguro solo che anche questo capitolo abbia riscosso un pò di successo! Ti ringrazio per aver seguito sempre la mia FF!

-LUNACHAN62:ti ringrazio ancora per i complimenti e spero che l’ultimo capitolo sia all’altezza dei precedenti, anche se non mi convince molto! Ti ringrazio per aver seguito sempre la mia FF!

-ELY: è stato per ascoltare il mio cuore che ho deciso di non affrontare un confronto che molti di voi vi aspettavate. Mi auguro solo che la soluzione che ho scelto per i nostri due eroi sia piaciuta! Ti ringrazio per aver seguito sempre la mia FF!

-STELLA: non so cosa ti stia accadendo piccola Stella, mi auguro solo che la mia FF ti aiuti a rilassarti. Non è leggendo che troverai la soluzione ai tuoi problemi ma almeno troverai un pò di sollievo e distrazione.

-DOLCEBUNNY: le sofferenze di Mamoru sono finite! Adesso si gode la sua Usako! Ti ringrazio per aver seguito sempre la mia FF!

-CASSANDRA14: Anche Mamoru ha avuto la sua vendetta nei confronti di Usagi trattandola, almeno in un primo mimento freddamente! Spero che la mia FF ti sia piaciuta. Ti ringrazio per aver seguito sempre la mia FF!

Adesso non mi resta che ringraziare tutti coloro che hanno letto in particolar modo:

KIRBY

ADA

SAILOR83

MIKI90

V.CARVELLI

HATORI

UMI

DRAGON85

Che in passato hanno commentato la mia FF!

Grazie anche a coloro che hanno letto ma che non hanno recensito. Spero solo di avervi regalato minuti di piacere leggendo qualcosa che vi sia piaciuto! Grazie!

Semplicemeteme - Carmen

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=102187