Perché fa un sacco figo di Trick (/viewuser.php?uid=21078)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benvenuti a Hoguort ***
Capitolo 2: *** Bentornati a Hoguort ***
Capitolo 3: *** Prescelti e risorti ***
Capitolo 4: *** Schiantati e svenuti ***
Capitolo 1 *** Benvenuti a Hoguort ***
Note
di Trick (non
me ne frega
niente se le saltate, tanto io non verrei comunque a saperlo).
Questa
fan ficton
assolutamente demenziale mi è venuta fuori dopo un attacco
isterico
dovuto all'eccesso di fyccine con cui il poveri siti di fan fiction
sono ricolmi. Non so se diventerà una cazzata a capitoli.
Non credo,
ma giusto perché ho un sacco di cose da fare e un piffero di
tempo
per farle, in 'sto periodo.
Nel
frattempo, volevo dedicare questa cosa da niente a tutte quelle
fan-writer serie che davanti a certe amenità della
scrittura
amatoriale si sentono prese per il culo.
***
Era
una notte buia,
molto buia. Così buia, che in tutto quel buio pareva
impossibile
poter vedere la più piccola traccia di qualsivoglia elemento
interessante ai fini della storia. Ma non importa, questo è
il mio
epico incipit drammatico e voglio che entriate nel contesto.
Era
buio e il mondo era
un posto tanto, tanto cattivo. Così cattivo, che in tutta
quella
cattiveria le tapine e misere forze del Bene stavano ormai svanendo a
causa dell'inumana perfidia di Lord Voldemort e dei suoi Mangiamorte.
Ahimè,
come spiegarvi
le circostanze che ci hanno condotto a ciò?
Intanto,
partiamo dal
presupposto che siano tutti deficienti e teniamolo bene stretto fino
alla fine di questa sclerotica e dozzinale epopea. Apparentemente,
ben sette grossi libri farciti di fallimenti e umiliazioni da parte
di quei dementi dei Mangiamorte, infatti, non erano bastati
all'Ordine della Fenice per capire quanto fossero effettivamente
incapaci i sopracitati tizi cattivissimi e perfidi. Nel corso
del
Fu Potter Canonico perduto nei secoli (quello in cui
ancora
venivano narrate le epiche prodezze di uno sputacchio d'ossa con gli
occhiali tondi, un allocco col naso lungo e i capelli carota e una
tizia con un cespuglio in testa e i dentoni, per intenderci), i
Mangiamorte sono talmente pirla che verrebbe da chiedersi come abbia
fatto Lord V. a mantenere il potere così a lungo.
Ma
questo alla Somma
Autrice non interessa. Cioè, gente, seriamente: chi se ne
fotte di
come cavolo facciano dei simili idioti a conquistare il mondo.
No,
non la Gran Bretagna. Se si deve fare una cosa, la sia fa come si
deve: qui, Lord V. conquista il mondo, la galassia, l'universo,
Narnia e la Terra dei Ghiottoni. Avete visto quanto è
cattivo, no?
Era
davvero una notte
molto buia e a noi, del come Lord V. abbia
conquistato il
globo, non ce ne frega niente. A noi interessa soltanto che qualcuno
faccia luce sul destino dei nostri sopracitati (dove?) personaggi.
Quindi,
sì: era una
notte buia e tempestosa, fin quando Albus Silente non ha acceso gli
interruttori sul più mirabolante sipario che abbiate mai
immaginato.
Ragazze.
Ragazzi. Compagni. Amici. Parenti. Vicini. Il mio gatto.
Benvenuti
a Hoguort.
INSERIRE
QUI IL TITOLO
perché
fa un sacco figo
«Carissimi
studenti!»
strilla con ambigui versi acuti il Preside Albus Silente dall'alto
del suo sommo leggio. Sì, acuti. Anche in questa storia, il
Preside
Silente è sotto l'effetto di potenti barbiturici: non dite
alle
vostre mamme che sono stata io, a rivelarvelo. «Come sapete,
Lord
Voldemort è tornato e tempi assai bui e tempestosi ci
attendono.
Dubito che qualche membro delle famiglie che avete lasciato a casa
possa stare tranquillo e sperare di sopravvivere, ma voi siete qui, a
Hoguort, l'ultimo posto in cui mi aspetto di vedere ambientato un
epico duello mortale fra Harry Potter e Lord Voldemort, quindi
rasserenatevi e comportatevi come se niente di tutto ciò vi
interessasse».
Hermione
Granger,
sedicenne studentessa di Grifondoro dall'impeccabile e ossessivo
rendimento scolastico, aprì la bocca con espressione confusa
e
scosse appena la criniera di incontrollabili e ben poco affascinanti
capelli crespi. Si voltò verso i due amici, seduti di fronte
a lei e
con la stessa faccia perplessa. Ron Weasley storse il naso lungo e
mostrò i palmi delle grandi mani con l'aria di chi non vuole
immischiarsi in alcuna faccenda misteriosa. Harry Potter, mingherlino
e dalla folta zazzera nera, fece le spallucce.
«Avete
ascoltato
almeno una parola di quello che ha detto il
professor
Silente?».
Harry
e Ron si
scambiarono un'occhiata in tralice che fece sbuffare alla ragazza:
«Ovviamente
no. Se lo
aveste fatto, avreste capito che c'è qualcosa che non torna.
Non vi
sembra strano che Silente ci inciti a fingere che Tu-Sai-Chi non
esista?».
«Forse
soffre di
demenza senile e se l'è scordato»
scherzò Ron, picchiettandosi la
tempia con l'indice. «Non sarebbe affatto male se si
scordasse pure
gli esami di fine anno».
Mentre
Harry
ridacchiava sotto i baffi, Hermione lo liquidò con
un'occhiata
boriosa.
«Detto
ciò, è tempo
di presentarvi i vostri nuovi compagni di scuola» proruppe
nuovamente la voce leggiadra di Silente. «Ma, visto che a
nessuno di
voi interessano i mocciosi per nulla interessanti del primo anno, li
Smisteremo a caso e non li nomineremo mai più. Sono qui per
presentarvi una ragazza davvero molto, molto speciale. È
originaria
delle lontane Americhe, ma a causa dei cazzi dell'Autrice, di un
trasferimento di residenza e di un viaggio temporale
frequenterà
Hoguort solo da oggi!».
Le
mandibole di
Hermione si spalancarono in maniera tragicomica.
«Di
che sta
parlando?».
«Ma
della nuova
studentessa, no?» esclamò una
ragazza seduta vicino a
Lavanda Brown. «Cos'è, sei sorda?».
Harry,
Ron e Hermione
si sporsero verso di lei. Era una sedicenne particolarmente bella,
con i lunghi boccoli dorati elegantemente acconciati sulle spalle, la
pelle nivea e i grandi occhioni dorati dalle
lunghissime
ciglia scure.
«Secondo
me, Hermy, un
Ippogrifo le ha sputato in un orecchio!» rise un ragazzo
dall'aria
prestante seduto di fronte a lei. Aveva le spalle larghe e muscolose,
il profilo fascinoso da bravo ragazzo di campagna (non so cosa sia,
ma la Somma Autrice mi ha detto che è
così), una
fiammeggiante chioma rossa e gli occhi azzurri più
splendenti che
qualcuno avesse mai visto. L'angelica apparizione era stata, ahinoi,
brutalmente distrutta dalla scadente battuta di poco prima, ma
l'amico dai capelli neri più dell'ebano e della pece e del
carbone e
della notte seduto accanto a lui non pareva della stessa opinione.
Scoppiò a ridere, mostrando la dentatura perfettissima e
sollevò il
viso verso di loro. Attraverso un paio di occhialini estremamente
raffinati, i suoi occhi sembravano due smeraldi lucenti
nell'oscurità. I capelli gli ricadevano in ciocche
ordinatamente
scomposte attorno al bel viso.
Harry,
Ron e Hermione
si guardarono con sguardi persi.
«Voi
li avevate mai
visti, questi?» chiese confuso Ron.
Hermione
scosse il capo
e fece cenno ai due amici di ignorare i tre sconosciuti studenti di
Grifondoro. Stava per dire qualcosa di profondamente intelligente (si
suppone), quando Silente riprese nuovamente a strillare.
«È
un onore per me
presentarvi Lilian Amanda Jasmine Amber Serena Alexandra
Serena
Matilde Martina Charlotte Elizabeth Selene Megan Cassiopea Samantha
Haley Sarah Helena Ophelia Mary Cornelia Sophia Marilisa Elenoir
Chanel Thiana Clotilde Amaranta Amarena Scrivania Giumenca Riddle».
Seduto
all'altro lato
della panca accanto a Ginny Weasley, Neville Paciock si sporse verso
Harry e si grattò una guancia paffuta.
«Ehi,
ma quante
sono?».
La
giovane sconosciuta
(che, per ovvi motivi tecnici, chiameremo da qui in avanti Nomea)
si erse in tutto il suo splendore da qualunque posto fosse nascosta.
I suoi capelli avevano il colore delle notti più stellate,
blu a
pois argento, e i suoi occhi avevano la stessa tonalità del
blu
brillante (quindi, abbiamo supposto fossero proprio blu brillante),
ma più blu, più belli, più speciali,
più unici. E brillavano un
sacco, il che la rendeva davvero cool. Era alta e
meravigliosa
e, sebbene non sia ancora chiaro dove dovesse avere le curve, lei le
aveva proprio al posto giusto. Cioè, avete capito? Lei non
aveva una
tetta sul ginocchio, no! Lei ce l'aveva proprio lì, dove si
suppone
debba stare la tetta.
Che
figa.
Indossava
un vestito
azzurro che... no, questo non fatemelo fare.
Nomea
Riddle fece
sfavillare la sua specchiante dentatura perfetta in un larghissimo
sorriso gentilmente sfrontato e ringraziò Silente
dell'ospitalità.
«Mia
carissima
ragazza, l'onore è nostro!» esclamò il
drogatissimo Silente,
incurante del fatto che i suoi professori erano probabilmente stati
mangiati da Hagrid, visto che nessuno li aveva ancora citati.
«E
ora, procediamo con lo Smistamento».
Il
Cappello Parlante le
scivolò con raffinatezza sulla chioma stellata.
«Oh,
ma cosa vedo,
qui. Una giovane nuova arrivata! Fantastico! Fantastico!».
Il
Cappello Parlante
doveva aver fumato gli aromi esalati da qualunque altra cosa avesse
assunto Silente. Questa fan fiction sta diventando un pessimo,
pessimo esempio per i più piccoli. Ricordatemi di metterci
un rating
altissimo.
«Sì,
il mio nome è
Lilian Amanda Jasmine Amber Serena Alexandra...».
«Buon
Dio, basta!»
strillò un disgraziato Corvonero di cui non ci
frega niente fra
le lacrime.
«...Riddle»
terminò incurante Nomea.
«Riddle?»
ripeté con
interesse il Cappello. «Mmh... ho già sentito
questo nome».
Ma
che mistero
misterioso, verrebbe da dire! E invece no, nessuno a parte
Harry,
Ron e Hermione (quello mingherlino, quello col naso lungo e quella
con i capelli crespi) sembrava capace di collegare la bellissima
Nomea al temibile Tom Riddle. Secondo gli appunti lasciati dalla
Somma Autrice, Tom Riddle è... aspettate un attimo, devo
cercare
meglio. Allora... il superpotere degli occhi non ci interessa ancora,
decisamente no... no, il fatto che è una Vampira Mannara
Elfa è lo
scoop geniale del terzo capitolo, questo bisogna proprio tenerlo
segretissimo... ah! Ecco! Lei è la figlia di Tom
Riddle, Lord V.,
Oscuro Signore.
«Sì,
Riddle è mio
padre. Tom Riddle» informa con estrema
professionalità la
fanciulla.
Ora,
io avevo supposto
che sarebbe stata come minimo emarginata da tutti i suoi compagni di
scuola, resa vittima di bullismo e, probabilmente, strangolata. Ci
sono cose che la gente dovrebbe imparare a tenere per sé,
tipo che
sei la figlia del mago più Oscuro di tutti i tempi o che hai
le
verruche nei piedi. E invece no, non si sta mai zitti.
Ginny
Weasley, con i
capelli rossi regolarmente legati dietro la testa, gli occhi di un
comune nocciola e la faccia ricoperta di lentiggini, scattò
dalla
panca e fissò con improvviso astio la ragazza. Poi, il suo
sguardo
da adolescente incavolata con il mondo intero si posò sul
delirante
Silente.
«Lei
è la figlia di
Tu-Sai-Chi!» urlò indignata al resto della scuola.
«Tom Riddle è
il vero nome di Tu-Sai-Chi!».
Dai
quattro tavoli si
levarono boati di grida. Chi strillava terrorizzato, chi inneggiava
al massacro e chi, giustamente, accusava Silente di essere del tutto
rincoglionito. Eh, dai, facciamoci delle domande.
«Voldemort
ha una
figlia?» chiese nel caos Harry.
«Mai
sentito niente
del genere!» gli rispose Hermione.
«Devo
vomitare!»
commentò Ron.
«Smettetela!»
gridò una voce femminile dal tavolo dei Grifondoro.
Una
ragazza dai
lunghissimi e scintillanti capelli di fuoco (Charizard, possibile?)
si levò in piedi e fissò tutti con i suoi occhi
azzurrissimi.
«Come
potete
comportarvi così? È forse colpa sua, se suo padre
è un maniaco
omicida e ha cercato di ucciderci tutti innumerevoli volte?
È forse
colpa sua, se non ha amici e nessuno le vuole bene? È forse
colpa
sua, se il buco dell'ozono si sta espandendo e noi moriremo tutti?
È
forse colpa sua, se le Spice Girls si sono sciolte?».
La
Sala Grande era
ammutolita di colpo ed io, vi giuro, sto seguendo alla lettera gli
appunti della Somma Autrice.
Ginevra
Weasley (così
si chiamava la paladina dei deboli) alzò fiera il capo e
lanciò uno
sguardo carico di comprensione verso Nomea Riddle. Tutti i personaggi
della storia presenti che avevano già perso la ragione si
accorsero
del meraviglioso sodalizio mai pronunciato instauratosi d'un tratto
fra le due giovani streghe. Quegli altri ancora normali, invece, le
presero per pazze.
«E
tu chi saresti?»
chiese Ginny.
«Il
suo nome è
Ginevra» disse il ragazzo dai capelli rossi di poco prima,
alzandosi
eroicamente al suo fianco. «Ed io sono Ronald Weasley, ma
potete
chiamarmi Ron».
Di
nuovo, epocale
silenzio. Come questo potesse accadere all'interno di una sala che
dovrebbe contenere centinaia e centinaia di ragazzi, questo non ci
è
di nuovo dato saperlo.
Ron
Weasley, quello con
il naso lungo, si alzò a sua volta.
«Maledizione,
ma che
stai dicendo? Io sono Ron Weasley».
«Non
ti permettere di
rispondergli con quel tono!» s'intromise la giovane dai
boccoli
dorati. «Io sono Hermione Granger».
«Sì,
ma tutti la
chiamiamo Hermy» aggiunse con una smorfia saccente Ginevra
Weasley,
quella con la testa che andava a fuoco. «Hermy
Granger».
«No,
no, no»
sentenziò con ferrea decisione Hermione, quella con i
capelli crespi
e i dentoni. «Io sono Hermione Granger e loro sono Ron e
Ginny
Weasley» indicò l'amico al suo fianco e la
sorellina dietro di
lui. «E questo qui è Harry Potter».
L'avvenente
ragazzo dai
capelli neri seduto in mezzo all'improbabile gruppetto di Grifondoro
si alzò a sua volta e sollevò orgogliosamente il
mento.
La
Somma Autrice dice
di inserire dei cori di ragazzine strillanti, ma non troppi,
perché
ne servono di più per l'arrivo maestoso di Draco Malfoy. No,
non
quello pallido e dal viso a punta, quello figo con i pettorali.
«GRIFONDORO!»
strillò nel silenzio il Cappello Parlante.
Nomea
Riddle sfilò il
magico copricapo, ringraziò con un inchino il demente
Preside e
s'incamminò con aria fieramente timida verso il tavolo rosso
e oro.
Giunta esattamente nel mezzo dei due gruppetti di litiganti (e non ho
ancora capito se qualcuno o meno si fosse accorto di loro, ma
tant'è
che la Somma Autrice ha detto che non importa), li scrutò
con i suoi
carismatici occhi e mormorò ferocemente:
«Non
dovete litigare.
Ho già sofferto così tanto nel corso del mio
passato... mio padre
mi ha tenuta rinchiusa fino ad oggi: mi ha concesso di frequentare
Hoguort dopo averlo tanto implorato solo pochi giorni fa. Ha ucciso
mia madre per timore che il suo amore mi rendesse troppo debole e
devo a lui tutta la mia forza. È mio padre e gli devo molto,
ma lo
odio profondamente e desidero che muoia con atrocità. Ha
ucciso mio
madre e mi ha resa la persona meravigliosa che sono. Potrei
desiderare forse altro?».
Hermy
e Ginevra avevano
le belle guance rosee velate di lacrime e perfino Ron, quello bello,
si tratteneva a stento. Harry Potter, quello figo, si alzò e
le tese
la mano.
«Benvenuta,
Nomea.
Spero ti troverai bene».
Quegli
altri, invece,
osservavano la scena con sguardo vagamente terrorizzato. Negli
appunti della Somma Autrice non c'è scritto altro, se non: vanno
tutti nei Dormitori a dormire, perché domani Lilian Emilia
Jessica
Alexandra Romualda Bla-Bla-Bla deve raccontare a tutti la sua
mirabolante storia di vita passata. Mi raccomando, ricordati di
quando ha sconfitto il temibile Stregone Briccone e quando ha
addomesticato il suo primo Dorsorugoso di Norvegia. Domani
indosserà
una T-shirt rosa e risponderà malissimo a Draco, che si
innamorerà
di lei. Però poi litigherà con Hermy, che
è gelosissima.
Che
dite, dovrei dire
alla Somma Autrice che inizia a darmi qualche problema?
Firmato
con reale e realistico amore,
il
Vostro Canon
|
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Capitolo 2 *** Bentornati a Hoguort ***
Note
di Trick
(sempre quelle che non
mi interessa che leggiate o meno).
Doveva
essere una cagata di one-shot, ma è stato più
forte di me. Ho un
solo appunto da fare prima di andare a cercare la mia perduta
dignità
di fan-writer: se tu che
stai leggendo stai pensando: «Ehi, ma anch'io ho scritto una
storia
con un nuovo fighissimo personaggio che ha fatto un sacco di cose
fighe e questa stronza qui non si può permettere di
prendermi in
giro!», beh... non è un problema mio, fattene una
ragione.
A
voi altre, invece, quelle dell'altra volta che si sentono prese per
il culo dinanzi a certi aborti della scrittura amatoriale, è
dedicato pure questo stupido capitolo.
***
Era
una notte buia e tempestosa e il mare sferzava forte forte contro le
mura di Hoguart, la Scuola di Magia e Stregoneria e Alchimia e
Dislessia e Aritmia più famosa del mondo. La luna brillava
altissima
nel cielo e le nuvole che coprivano la sua pelle nivea lasciavano
trasparire e traspirare tutta la sua lattea luce. All'orizzonte
lontano lontano, si potevano intravedere i primi barlumi del sole che
albeggiava là, sempre lontano lontano, proprio a fianco di
un
arcobaleno, uno stormo di Ippogrifi, un occhio del ciclone, uno
tsunami e un fulmine a ciel sereno.
Forse
non era poi così
tanto buio; forse non c'era nemmeno la tempesta, probabilmente.
Ce
ne frega qualcosa?
No, non ce ne frega niente. Potrebbe diventare il titolo di questa
storia: cose di cui non ci frega niente.
Ad
ogni insano modo, la
Somma Autrice mi ha scritto che c'è la luna che
brilla alta nel
cielo d'estate col sole che albeggia sull'arcobaleno dopo la tempesta
che domani è un altro giorno, oh, Rhett, cosa ne
sarà di me.
Francamente,
miei cari,
ce ne infischiamo tutti.
Orsù,
ragazze.
Ragazzi. Compagni. Amici fetenti. Gente che mi convince a scrivere
cazzate.
Bentornati
a Hoguort.
Ma
che culo.
INSERIRE
QUI IL
TITOLO
perché
fa un sacco
figo
Harry,
Ron e Hermione
si erano rifugiati attorno al caminetto della sala comune di
Grifondoro immediatamente dopo cena. Erano stati piuttosto fortunati
a trovare libere le poltrone, di solito sempre occupate da altri
compagni di Casa. Eh, beh, cavolo, sono i posti davanti al caminetto,
e non potete pretendere che la gente non se li contenda.
Posti
riservati del
fantasticissimo Trio? Di che state parlando?
Ginny
era in compagnia
delle sue sconosciute e assolutamente indifferenti amiche, dal
momento che all'inizio del sesto libro ci viene specificatamente
detto che no, Ginny non è il quarto membro acquisito del
Trio. Non
sappiamo chi frequenti, okay, ma anche Ginny, al momento, si sta
facendo i propri affari da qualche parte. A quanto sembra, le sue
amicizie sono così deprimenti che manco la Rowling si
è sbattuta
più di tanto a trovargli un'amica con un nome e una faccia.
La
sala comune non era
affatto deserta: avete presente quanti cavolo di studenti ci sono, a
Hoguort? Ecco. Non è che si possa andare a zonzo dove
caspita si
vuole, di sera. Ci sono delle regole, a Hoguort.
Eh, sì, ve
lo giuro, ce ne sono un sacco.
Nella
comunissima (ma
davvero comunissima) sala comune di Grifondoro, c'era gente che
chiacchierava un po' di qua e un po' di là, un po' sulle
scale, un
po' sulle poltrone, un po' nei Dormitori e un po' dove cavolo gli
pareva. Lavanda Brown e Calì Patil cinguettavano fra loro,
Seamus e
Dean facevano comunella con altra gente di cui, davvero, non frega
niente a nessuno, Romilda Vane muoveva la lingua a cerchi in
direzione di Harry Potter in un disperato tentativo di mostrargli
quanto profonda fosse la sua ugola e poi, boh, niente, che cavolo
pensate possa mai capitare?
Eh,
insomma, fosse per
me, ci si racconterebbero l'un l'altro le noiosissime vicende estive.
Ad essere canonicamente pignoli, poi, non sarebbe affatto una cattiva
idea che qualcosa ricordasse a qualcuno la quisquilia del ritorno di
Lord Voldemort.
E
invece, no, la Somma
Autrice stupisce e sconcerta.
Ah!
Dicevamo:
mentre i
nostri inutili personaggi di contorno si stavano facendo i propri
interessi, ecco comparire nientepopodimeno che Bellatrix Lestrange.
No.
Mi
sono sbagliato di
nuovo. Mi chiedo perché la Somma Autrice non abbia messo in
ordine
gli appunti: giuro, sembra quasi che nemmeno lei abbia la
più
pallida idea di quale sia la trama della storia. Il che, andiamo, non
è possibile. Eh, insomma, non esageriamo: lo sa, dai.
Dunque...
no, ho
proprio sbagliato appunto. Bellatrix Lestrange è stata
scritturata
solo per i successivi capitoli, quando tornerà (da dove,
poi?) per
rivendicare la maternità (perché?) di Nomea
Riddle (chi?) e Harry
Potter (quello bello, che è stato spedito sulla Terra ed
è
allergico alla criptonite) e stringerà un'alleanza con
Silente (che
non muore davvero) per salvare Sirius Black (che resuscita) per
vivere tutti felici e contenti, sebbene un poco intontiti da cotanto
voluto casino.
Da
capo: mentre i
nostri inutili, ma proprio inutili, personaggi di contorno si stanno
ancora facendo i santissimi propri interessi, ecco comparire
nientepopodimeno che la professoressa McGranitt.
Da
dove mai è
comparsa? Da una botola nel pavimento? Da un passaggio
segretissimissimo dietro le fiamme del camino? Da
dietro la
tenda?
Nonostante
non si
capisca bene come sia arrivata, Hermione (quella
con i
dentoni) e i suoi amici (quelli mica tanto belli) sentono la luce
della speranza illuminare i loro cuori.
«Professoressa
McGranitt!» esclamò Hermione, alzandosi di scatto
e correndo in
fretta verso la donna. «È successo qualcosa di
strano! Ci sono
questi tizi che non abbiamo mai visto che--».
«Signorina
Granger, le
sembra forse il momento di interrompermi?» sibilò
con durezza la
professoressa McGranitt, incurante, così pare, del fatto che
non
avesse ancora detto proprio niente. «Lei è la
protagonista di
questa storia?».
«Quale
storia?».
«E
stia zitta. Cinque
punti in meno a Grifondoro per la sua totale mancanza di rispetto nei
confronti della narrazione».
«Ma
professoressa, non
può...».
«Silenzio!»
sbraitò la donna, agitando improvvisamente le braccia in
preda alle
convulsioni.
La
crocchia iniziò a
sciogliersi. Oddio, direte voi. Eh, sì, queste
sono
cose che danno da pensare. Se la crocchia di Minerva McGranitt si
scioglie, la luna alta alta di prima ci sta probabilmente per cascare
addosso.
«Dov'è
Nomea Riddle?»
domandò la professoressa con un minacciosissimo ciuffo di
capelli
davanti agli occhi.
«Qui,
naturalmente»
risponde una voce leggiadra con un tono un po' scanzonato, un po'
gentile e un po' titubante.
Facendo
roteare
vorticosamente i capelli luccicanti e uccidendo un ragazzino del
primo anno senza importanza che le era passato sventuratamente
accanto, Nomea Riddle si alzò in piedi nonostante fosse
già in
piedi, si sedette, si rialzò e decise fosse il momento di
sorridere.
Così, cose a caso che succedono a caso.
Attorno
a lei, si
stringevano i quattro baldi e bellissimi giovani che tanto avevano
spaventato Harry e i suoi sfigati amici per nulla interessanti.
«È
forse successo
qualcosa di tragico a qualcuno dell'Ordine?» proruppe con
coraggiosissimo impeto Harry Potter, quello figo. «Voldemort
ha
fatto qualcosa?».
«Oh,
no!» esclamò
Nomea Riddle, strappandosi il cuore dal petto e stringendolo forte
fra le mani affusolatissime. «Se mio padre, che
è Voldemort,
ha fatto irruzione alla Tana, che ora è la sede dell'Ordine,
me la
pagherà cara!».
«Sì,
anche a me!»
proruppe Ginevra con la testa in fiamme. «Li
ucciderò tutti,
Voldemort in primis, se solo ha scoperto che il Custode Segreto
è
mio padre, Arthur Weasley!».
«Giusto!»
annuì con
rabbia Hermy Granger, scrutando con i suoi ardenti occhi dorati un
punto misterioso davanti a lei. «Scusa, Nomea. So che
Voldemort è
tuo padre, ma lo ucciderò, se ha fatto qualcosa a qualcuno
dell'Ordine nascosto alla Tana il cui Custude Segreto è il
signor
Weasley».
Mentre
Ronnie Weasley,
quello con i muscoli, schioccava minacciosamente la lingua senza
motivo e si grattava un orecchio perché aveva prurito ad una
spalla,
Ron Weasley e la stragrande maggioranza dei Grifondoro dovettero
riprendersi dall'abuso sonoro del nome di
Colui-Che-Non-Dovrebbe-Essere-Nominato degli ultimi cinque secondi.
Eh, sì, gente: Colui-Che-Non-Dovrebbe-Essere-Nominato,
pensate un
po', non dovrebbe essere nominato.
Ve
l'avevo accennato o
no, quanto sono estremamente alternative cool i
nostri
ragazzi?
Minerva
McGranitt
continuava a fissare con espressione di indecifrabile orgoglio i
cinque ragazzi. Forse, non era poi così indecifrabile, ma la
Somma
Autrice deve fare colpo, quindi useremo soltanto dei paroloni
fighissimi.
Indecifrabili.
«Non
credete anche voi
che la professoressa McGranitt dovrebbe impedire che si divulghino
troppe informazioni sull'Ordine?» sussurrò appena
Harry, quello
deperito.
Per
nulla interessata
al fatto che Hermy, Ronnie, Gin e l'altro Harry più figo
stessero
specificando le esatte coordinate geografiche della nuova sede
dell'Ordine della Fenice, la professoressa McGranitt disse:
«Albus
mi ha chiesto
di informarvi che ha intenzione di organizzare una festa in onore
tuo, Nomea, perché tutti quanti capiamo quanto hai sofferto
e
vogliamo che ti senta a casa, qui, a Hoguort».
Harry,
quello gracile,
ripensò improvvisamente ai suoi genitori, uccisi da Lord
Voldemort
la notte di Halloween, agli orribili undici anni che aveva trascorso
al numero 4 di Privet Drive dai Dursley, al Basilisco e al professor
Raptor, al Torneo Tremaghi, alla morte di Cedric Diggory, e Sirius,
la cui morte era ancora relegata in un angolino della sua testa,
nella speranza che l'indifferenza potesse lenire il dolore della sua
scomparsa... e poi c'era Neville, cresciuto sotto la tirannica ala
protettiva della nonna perché i genitori erano rinchiusi al
San
Mungo; Luna Lovegood, la cui madre era tristemente rimasta vittima di
un incidente magico diversi anni prima; Dean Thomas, che non aveva
mai conosciuto il padre; Susan Bones, i cui zii e cugini erano stati
sterminati dai Mangiamorte.
Sinceramente,
Harry,
basta. Piantala di lagnarti di quanto ingiusta sia stata la tua vita.
Abbiamo tutti i nostri problemi, qui.
«Oh,
una festa!»
gridò sobriamente eccitata Nomea. «Grazie,
professoressa, non
dovevate!».
«Eh,
no, non dovevano
proprio» sibilò gelidamente Hermione, incrociando
le braccia al
petto.
«Sarà
una fantastica
serata. Ci sarà un ballo in Sala Grande, domani
sera».
«Oh,
sì, non vediamo
l'ora!».
«Che
bello».
«Meraviglioso!».
Quando
la professoressa
McGranitt fu sparita nuovamente dietro la tenda, nella sala comune
esplose un cicaleccio agitato. Era piuttosto comprensibile, dal
momento che il solo ballo che si fosse mai visto a Hoguort era il
Ballo del Ceppo, rarissimo evento dal momento che la scuola lo
ospitava solo ogni centocinquanta anni. Sono o non sono fighissime le
novità di quest'anno, eh?
Eh?
Eh? Eh?
Eh.
«Il
mio vestito è
rosa, con il collo ampio e le spalline di pizzo, e la gonna scende
fino alle caviglie» affermò con solerzia Hermy
Granger.
Hermione
Granger fu
colta da un improvviso raptus furioso: si avvicinò a grandi
falcate
verso la giovane dai boccoli d'oro e sbatté entrambe le mani
sul
tavolino di legno al quale era seduta.
«Questo
è troppo! Ho
già sopportato abbastanza! Voglio sapere per quale
motivo...»
s'interruppe di colpo e assunse un'espressione terrorizzata. «Oddio,
i tuoi occhi si stanno sciogliendo!».
Hermy
Granger si
accarezzò leggiadramente una gota rosea, asciugò
una lacrima
ambrata con il polpastrello e studiò lo strano liquido
qualche
istante.
«Sciogliendo?
I miei
occhi non si stanno sciogliendo. I miei occhi sono fatti di
caramello».
Ron
Weasley, quello
brutto, emise un verso di profondo disgusto.
«Devo
vomitare di
nuovo» commentò con una smorfia.
Nel
frattempo, nella
segretissima nuova sede dell'Ordine della Fenice...
Molly
Weasley si
affaccendava disperatamente ai fornelli. Non ne capiamo il motivo,
dal momento che nessuno dei suoi sette figli avrebbe pranzato alla
Tana, ma tant'è che lei è la cuoca e deve
cucinare, punto. Tutta
presa com'era dai tortellini, le lasagne, il cotechino, le
tagliatelle e le piadine (manzo, pudding e patate? Non so di cosa
stiate parlando), non si accorse della giovane strega che aveva
appena fatto irruzione nella sua cucina.
Come
avesse potuto
entrare così serenamente nella segretissima, seppur ovvia,
nuova
sede dell'Ordine della Fenice è un altro clamoroso mistero
che la
Somma Autrice svelerà a noi tutti, prima o poi.
La
ragazza indossava un
comunissimo mantello nero, un comunissimo paio di jeans, un
comunissimo paio di anfibi di pelle di drago e una comunissima
T-shirt verde. Sarebbe potuta sembrare anche piuttosto graziosa, se
solo non avesse sfoggiato un'insolita capigliatura grigio topo e
un'espressione di puro panico.
«Tonks!»
esclamò
spaventata Molly, voltandosi armata di mestolo. «Che
succede?».
«Lei
è qui?» domandò
di colpo.
«Chi?».
Tonks
si lasciò cadere
malamente su una delle sedie attorno al tavolo, rovesciando quella a
fianco. Chiuse gli occhi e sprofondò il viso fra le braccia.
«Quell'altra...
»
mugugnò disperata. «Quell'altra,
Molly...».
Senza
capire un
accidente che fosse uno, Molly si avvicinò premurosamente a
lei e le
appoggiò una mano sulla spalla. Stava per aprire la bocca,
quando
dalla sicurissima porta della cucina fece
irruzione una
seconda giovane. Indossava una canottiera rosa shocking su una
T-Shirt rosa shocking, un paio di microscopici pantaloncini di jeans
e delle lunghissime calze a righe rosa shocking. Aveva un paio di
orecchini rosa shocking, lo smalto rosa shocking, le scarpe rosa
shocking, i capelli rosa shocking, il rossetto rosa shocking e se
l'aveste pugnalata, avreste scoperto che pure le sue budella erano
rosa shocking.
«Molly!»
strillò la nuova arrivata, gettandosi sul tavolo in preda
alle
lacrime come un dugongo arenato sulla spiaggia. «Molly! Rem
non mi ama! Non so cosa fare! Io sono entrata nel suo cuore non
appena l'ho visto per la prima volta, ma ora lui continua a fuggirmi
perché ha paura di amare! Sono così disperata che
non so fare altro
che piangere!».
La
Somma Autrice ha
detto che dovreste sentirvi particolarmente empatici con la povera
Tonks rosa, in questo momento.
Lo
sguardo di Molly si
posò prima su Tonks, quella con i capelli grigio topo, e poi
sull'altra Tonks, quella rosa. E poi di nuovo su Tonks, quella con i
capelli grigi, e poi su quella rosa.
Grigio,
rosa, grigio,
rosa, grigio, rosa.
«Per
tutti i folletti
dello Yorkshire...» borbottò fra sé e
sé, passandosi una mano fra
i capelli rossi e tentando di capire cosa cavolo stesse capitando
nella sua cucina. «Che sta succedendo
qui?».
Sinceramente,
signora
Weasley, ce lo stiamo chiedendo un po' tutti.
Firmato
sempre con
reale e realistico amore,
il
Vostro Canon
|
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Capitolo 3 *** Prescelti e risorti ***
Note
di Trick
(sempre quelle che non
mi interessa che leggiate o meno).
Non
ho note.
Dedicato
ad Autrice Random – sì, sempre te, chiunque tu
sia..
***
Quando
la sconosciuta
professoressa Sinistra, assolutamente superflua ai fini della nostra
trama, scoprì che gli otto pianeti del Sistema Solare
stavano per
allinearsi, era una notte buia e tempestosa, con nuvole ruggenti,
lampi di impietosi tuoni e tuoni di impietosi lampi e tanta, tanta,
tanta bagnatissima pioggia cristallina che, per comodità,
chiameremo
grandine. La professoressa Sinistra deve essere la
più
geniale Astrologa del mondo intero, o non potrei spiegarmi come sia
possibile che lei sola, fra tutti, abbia potuto accorgersi di questo
evento paranormale.
Il
professor Silente
aveva ascoltato il suo importantissimo resoconto con le dita delle
mani incrociate e un bagliore a intermittenza negli occhi azzurri.
«Se
i pianeti
dovessero allinearsi, saremo tutti in grave pericolo»
mormorò
drammaticamente Silente fra sé e sé. Strano
vizio, il suo, quello
di parlare da solo. «Venere e Marte causerebbero un disturbo
interspaziale che aprirebbe una falda nella nostra dimensione reale;
l'influsso negativo di Giove genererebbe un clima di orribile
maltempo in tutta la Gran Bretagna, e gli anelli rotanti di Saturno
si schianterebbero al suolo alla ricerca della Figlia della
Luna».
«Per
Godric!» esclamò
spaventata la coraggiosissima professoressa McGranitt, uscendo
improvvisamente da un armadio. «Credevo fosse solo una
leggenda,
Albus!».
«Evidentemente
non lo
è» le rispose a sproposito Severus.
«Preside, non possiamo
permettere che l'Oscuro Signore lo scopra. Se i poteri della Figlia
della Luna finissero nelle sue mani, sarebbe una tragedia. È
un
essere immondo e perfido, non potrebbe mai utilizzarli a fin di bene,
e ogni nostro sforzo sarebbe stato vano. Li sfrutterebbe a suo
piacimento, uccidendo chiunque gli si parrà davanti.
Dobbiamo fare
qualcosa, costi quel che costi, o il sacrificio di Lilian sarà
stato vano».
Il
coinvolgente phatos
di Severus li commosse al punto tale che nessuno si domandò
chi
diavolo fosse Lilian.
«La
congiunzione
astrale è prevista per domani sera».
«La
sera del ballo?»
domandò con inutile retorica la professoressa McGranitt,
terrorizzata all'idea che qualcuno avesse già dimenticato i
precedenti capitoli. «Oh, no! Che assurda
coincidenza!».
«Lord
Voldemort
attaccherà Hoguort, domani sera» annuì
tristemente Silente.
«Dobbiamo prepararci al peggio. Minerva, chiama i membri
dell'Ordine. Di' loro di travestirsi da rampanti ragazzini: sebbene
non importi, riusciranno a mescolarsi meglio fra gli studenti ed
eviteremmo che si diffonda il panico».
«E
gli altri
professori?».
Silente
la fissò con
sguardo confuso e scosse un paio di volte la testa.
«Filious,
Pomona,
Septima, Horace, Sibilla, Hagrid, Rolanda, Fiorenzo, Charity,
Cuthberth...».
«Oh,
è vero!» rise
Silente. Severus si unì al suo gaudio sprezzo del pericolo,
mentre
la professoressa Sinistra, compiuto il suo dovere di inutile
personaggio secondario, si era già dissolta nel nulla.
«Dimentico
spesso che tu e Severus non siete gli unici docenti di
Hoguort!».
La
professoressa
McGranitt si lasciò andare a quel comico teatro di familiare
ilarità
e scoppiò a ridere con loro.
Nel
frattempo, la Somma
Autrice ha detto che mi richiamerà non appena
avrà scoperto chi
sono questi fantomatici professori di Hoguort di cui lei non ha mai
saputo nulla.
«Non
avviseremo
nemmeno il Ministero?» s'informò Piton,
asciugandosi un'autorevole
lacrima causata, forse, da un'improvvisa commozione celebrale.
«Nemmeno gli Auror?».
Pensieroso,
Silente
iniziò a grattarsi il lungo naso. Poi fece le spallucce, si
alzò in
piedi, applaudì un paio di volte e sorrise con espressione
lieta e
serena. Di nuovo, potrete trovare le risposte a questo strano
comportamento nel saggio di prossima pubblicazione Azioni a
caso
nelle fan fiction.
«No,
non importa»
ruggì fieramente Silente. «Abbiamo un sacco di
teen-ager da
sguinzagliare contro i Mangiamorte. Se Lord Voldemort, virgola a
caso, dovesse attaccare, saremo preparati».
Mentre
la professoressa
McGranitt e il professor Piton si complimentavano con l'arguto e
astutissimo piano del mago più geniale di tutti i tempi, il
cielo al
di là della finestra aveva iniziato a schiarirsi. In quello
dentro
l'ufficio di Silente, invece, continuava a piovere.
Amici.
Fratelli. Costipati. Portoghesi. Disperati.
Siamo
di nuovo a Hoguort.
Più
o meno.
INSERIRE
QUI IL TITOLO
perché
fa un sacco figo
Negli
ultimi tempi,
Remus Lupin aveva la sensazione di non capire il significato delle
sue azioni. Avrebbe probabilmente dovuto farsi visitare da qualche
esperto Psicomago o robe simili, ma il rischio che
fosse
internato e lasciasse la trama sguarnita di uno dei suoi personaggi
principali era troppo alto. Gli era capitato di addormentarsi nei
sobborghi popolari in compagnia dei Lupi Mannari nei quali si era
infiltrato per ordine di Silente per poi svegliarsi la mattina
successiva al Paiolo Magico, senza capire come diavolo fosse arrivato
e come avesse trovato i soldi per permettersi la stanza. E allora,
eccolo ripartire alla volta della sua missione... ma poi, bum! Si
ritrovava nella cucina della Tana e, di nuovo, non capiva come fosse
possibile. Ripartiva di buona lena e con rinnovata fiducia, ma non
trascorreva molto tempo prima che si ritrovasse improvvisamente a
Grimmauld Place nella stanza che era appartenuta a Sirius.
Qualcosa
di Oscuro gli
stava probabilmente impedendo di compiere la sua missione fra i Lupi
Mannari, ma dal momento che non possiamo soffermarci sul suo ovvio
dilemma, procederemo incuranti di ogni comune logica.
Anche
quella mattina,
come tutte le precedenti mattine, avrebbe dovuto essere fra i Lupi
Mannari, ma si era inspiegabilmente ritrovato davanti alla porta di
Grimmauld Place. La Somma Autrice stava per premere il tasto per
mandare avanti la storia, perché aveva supposto che a
nessuno di voi
potesse interessare un noioso salto nel passato dei nostri baldi
Malandrini, ma poi è stata colta da un raptus divino che non
c'è
stato verso di evitare.
Mi
sembra doveroso
sottolineare a voi tutti che ora inizia il flashback voluto dalla
Somma Autrice, dunque vi pregherei di immaginare un'improvvisa patina
color seppia che scende sui giovani ricordi del nostro Remus e di
prestare attenzione.
Gli
occhi abbaglianti di Sirius scrutavano nella profondità
degli occhi
dorati di Remus. Sopra di loro, due svolazzanti putti gettavano
porporina e petali di rose sui loro splendidi corpi nudi. E
là,
sempre fuori dalla finestra, la luna brillava nel cielo. Se mai
dovesse iniziare a brillare da qualche altra parte, ne verrete
diligentemente informati dalla professoressa Sinistra.
«Ti
ho sempre amato» mormorò con voce sensualmente
serafica Sirius. «Ti
amerò per sempre».
A
riprova del fatto che al peggio non c'è mai fine, lo sguardo
triste
di Remus fu attraversato da un altro lampo di tristezza, e poi da un
altro ancora, e poi ancora più triste e triste e triste...
Remus è
un ragazzo davvero molto triste, sì.
«Non
dirlo. “Sempre” è una parola
così bugiarda. Dicevi di amarmi
anche quando hai scopato con Severus nella segretissima Stanza delle
Necessita, mentre Regulus cercava di allontanarmi da te, simulando di
provare nei miei confronti veri sentimenti, ma...» si
concesse un
sospiro di irrefrenabile dolore. «Ma io ti amerò
per sempre, anche
quando Lucius Malfoy verrà a reclamare il mio
corpo».
«Non
avrei mai immaginato che avresti sofferto tanto... se solo avessi
capito prima che ti amavo, non sarei andato a letto con l'intera
popolazione umana e animale e floreale e defunta di Hoguort prima di
scoprire quanto tu sia importante».
I
cinque metri di ardente lingua che Sirius nascondeva fra le ganasce
si infilarono improvvisamente nella gola di Remus. Le loro lingue si
lanciarono in un appassionatissimo e ritmato foxtrot nelle rispettive
cavità orali: danzavano sfrenati come un solo corpo, mentre
i molari
e i premolari applaudivano con calore a quell'intrepida esibizione
artistica.
Davanti
al numero
dodici di Grimmauld Place, Remus Lupin, quello invecchiato che stava
rivivendo il flashback, rimase per qualche secondo profondamente
inebetito. Si grattò piano la tempia, cercando di ricordare
dove
diavolo avesse potuto vivere un simile incubo. Ora,
Remus
dovrebbe varcare la soglia di Grimmauld Place perché, e qua
leggo le
note della Somma Autrice, c'è una sorpresona (con
dozzinali
ed esagerati punti esclamativi a seguito).
Bussò,
supponendo
giustamente che in casa non ci fosse nessuno, ma non abbastanza per
convincerlo che bussare non aveva senso. Bussò, ma questa
volta
qualcuno aprì la porta.
Si
ritrovò davanti una
giovane dai capelli rosa shocking pieni di brillantina e un
microscopico top a paiette dello stesso, medesimo, inalterato e
assolutamente abbagliante colore. I giganteschi occhi celesti le
occupavano quasi metà della faccia, ma la Somma Autrice mi
ha
gentilmente ordinato di informare voi tutti che nonostante questa sua
deformità fisica era probabilmente la ragazza più
fighissima che
Remus avesse mai visto.
«Rem!»
strillò
la sconosciuta, afferrandogli brutalmente un braccio e trascinandolo
con sè dentro l'angusto corridoio di Grimmauld Place.
«Rem, non
dovresti essere qui!».
Verrebbe
da pensare per
quale insano motivo, allora, la balda eroina se lo sia portato
dietro, ma tant'è che queste sono quisquilie per nulla
inerenti.
Remus Lupin, calmo e razionale personaggio secondario della trama,
alzò le mani in segno di resa e rimase muto qualche istante,
totalmente confuso.
«Tu
sei...?» domandò
piano.
«Sono
Dora, no?»
sibilò sprezzante lei, incrociando le braccia al petto con
aria
offesa. «Chi vuoi che sia?».
Remus
fece una smorfia
e la studiò con più attenzione, mentre l'ipotesi
che fosse stata
Confusa da un astuto Mangiamorte si affacciava rapidamente nella sua
testa. Dove, porca miseria, poteva aver trovato
quella
minigonna rosa? E per quale insano motivo, di nuovo porca miseria, se
l'era messa addosso? E perché i suoi occhi erano grandi come
due
meloni?
«C'è
una cosa che
dovresti sapere Remus, ma non so se è giusto che tu la
sappia da me,
adesso, anche se è urgente e proprio non lo so, non mi
aspettavo che
arrivassi proprio tu, fra tutti quelli che avrebbero potuto
arrivare... ecco, io... ehm... no, il fatto è difficile e io
non
sono brava in queste cose come te, ma ci devo provare,
perché devi
sapere, anche se la notizia ti sconvolgerà, ma ci sono io,
qua con
te, e non devi avere paura, perché...».
«Stupeficium!»
gridò Remus.
La
giovane venne
colpita in pieno petto dal lesto Schiantesimo di Remus, si
sollevò
da terra, fece un volo di diversi metri e si spiaccicò
contro la
parete.
«FECCIA!
LURIDE CREATURE CHE DISONORANO LA CASA DEI MIEI NOBILI ANTENATI!
IBRIDI E SANGUESPORCO! MERDE! MERDE! MERDE!».
A
Remus servirono poco
meno di due minuti per mettere a tacere la furiosa signora Black.
Poi, si voltò con un sospiro e guardò la strega
svenuta ai suoi
piedi. Pochi secondi dopo...
Oh,
cavolo. Ho sbagliato ancora una volta. In realtà, Dora
avrebbe
dovuto confessare di
nuovo il
suo Amore con
la maiuscola a Rem, e lui avrebbe dovuto gettarsi fra le sue braccia
con estrema virilità e devozione. Poi sarebbero tornati i
putti di
prima (quelli della porporina, non potete averli già
scordati) e din
don dan,
assoli di
usignoli con violini e violette e poderosa scena di sesso
violento/romantico fra la polvere di Grimmauld Place. Non riesco
proprio a spiegarmi per quale motivo Remus l'abbia Schiantata...
è
che a volte la storia esce da sola, no? Così, alla cazzo.
Non è
colpa mia, è l'euforia della scrittura. Io non so nemmeno
dove
voglio andare a parere, con 'sta cosa; la Somma Autrice, invece, lo
sa.
Davvero, è piena
di appunti.
«Remus...?»
si levò
una vocina intimorita dalla cucina. «Remus, sei
tu?».
Remus
rimase impietrito e sentì vacillare il suo coraggio da indomabile
Grifondoro: non era possibile che lui
fosse
lì, in quella
casa,
dove aveva
appena Schiantato quella cosa,
lì per terra... era tutto semplicemente troppo incasinato e
folle
per poter essere vero. Per un secondo, rivalutò l'ipotesi
che
qualche Mangiamorte avesse macchinato chissà quale inutile
piano per
arrivare a lui. Alzò la bacchetta e varcò la
soglia della cucina,
nemmeno minimamente preparato a quello che si sarebbe trovato
davanti.
Il
fu Sirius Black,
dichiaratamente defunto da un paio di imprecisati mesi a causa di un
Lethifold, era raggomitolato sotto il tavolo della cucina. Aveva
l'espressione molto, molto confusa.
«Perché
mi stai puntando la bacchetta contro?» domandò
perplesso. «E che
diavolo
è
successo a Tonks? Perché... quella non era Tonks, vero?
L'hai
Schiantata? Posso uscire da qui? E dove sono finiti tutti?
Dov'è
Molly? Ho una fame da lupi... senza offesa, eh?».
Remus
era sconvolto.
«S-Sirius...»
mormorò, scuotendo incredulo il capo. «T-tu... sei
morto».
«Puoi
ripetere?».
«Sei
morto. Morto, per tutti folletti del Derbyshire! Morto. Defunto.
Trapassato. Passato a miglior vita. Deceduto. Andato. Arrivederci,
ciao e grazie» sentenziò Remus con un filo di
isteria nella voce.
«Ehi,
amico, stai
andando OOC: tu dovresti essere quello calmo che trova una
spiegazione logica».
Remus
si bloccò di
colpo.
«Hai
ragione. Scusa».
«Capita
anche ai
migliori» lo schernì con una smorfia, uscendo
dall'intelligentissimo nascondiglio e mettendosi a sedere.
«Allora,
qualche idea?».
«Contattiamo
Silente
al più presto...» annuì Remus,
grattandosi il mente. «Ma credo
sia meglio liberare il corridoio dalla... ragazza».
Sirius
guardò l'amico
sparire oltre la porta della cucina, borbottando qualche vaga
imprecazione. Dopo qualche istante di pensieri a caso, il suo stomaco
iniziò a brontolare e lui, d'un tratto, ricordò
di essere morto.
«Ehi,
Moony!» esclamò
con tono indignato verso il corridoio. «Sono appena risorto!
Merito
almeno un diavolo di abbraccio!».
Nel
frattempo, io vado
a controllare gli appunti della Somma Autrice. Ho come l'impressione
di non aver capito un passaggio importante...
Firmato
con
devozione incompresa,
il
Vostro Canon
|
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Capitolo 4 *** Schiantati e svenuti ***
Dedicato
alle solite Autrici Random.
***
Non
era una notte buia
e tempestosa. Non era nemmeno notte, in effetti, ma una splendida e
glaciale giornata afosa di autunno. Una variopinta cascata di luce si
scioglieva fra i sottili e femminei giunchi di capelli di Nomea
Bla-Bla Riddle, mentre il venticello sfrontato le schiaffeggiava con
moderata violenza le guance di pesca.
Ah,
che tristezza le si
leggeva negli occhi di qualche colore di cui non serbo ricordo! Ah,
che passione e amarezza! Ah, che struggente dolore si innalzava dal
suo petto gracile e perfetto!
«Nomea,
dove sei? Sei
qui?» soffiò una voce melodiosa alle sue spalle.
Nomea
si voltò con
leggiadra grazia. Hermy Granger si ergeva a pochi passi da lei, con
nobile impeto. Ora, qualche malalingua potrebbe ingiustamente
presumere che Nomea era a due passi da Hermy, il che rendeva
piuttosto impossibile non vederla. Se l'avete
presupposto, la
Somma Autrice vi informa che siete invidiosi, un sacco invidiosi, e
che specchio riflesso, chi lo dice è un fesso.
«Sei
triste?» le
chiese Hermy, colpendosi diverse volte il cuore per sottolineare
quanto soffrisse. «Mi sembri
triste».
«Oh,
sì...» sussurrò
con il dolore di un agnellino al macello. «Sì,
Hermy, sono triste.
Oggi ho ricevuto un messaggio da mio padre. Sai, mio padre, Tom
Riddle, Lord Voldemort, l'Oscuro Signore, il più crudele
mago della
storia della Gran Bretagna...» si interruppe per un pausa di
suspense, e gradirei un applauso per la sua abilità di
rispettare il
copione della Somma Autrice. «Mi ha scritto proprio
ieri».
«Oh!»
esclamò Hermy
Granger, stringendo le dita affusolate al petto. «E cosa
vuole da
te?».
Nomea
chinò il capo e
i capelli a pois pieni di brillanti (quelli stellati, gente, badate
bene di tenerlo a mente) gli finirono davanti agli occhi (quelli di
cui non ricordo il colore, giuro. Un momento che vado a cercare gli
appunti... ah, sì, blu brillantissimo).
Così luccicante e
abbagliante, comunque, la bella Nomea Riddle estrasse dalla posciètt
– vado a supporre che la Somma Autrice intendesse
un'antenata
della borsa pochette – e
mostrò con noia un I-Pad rosa.
Iniziò a mordicchiarsi con estrema sensualità un
mignolo e fissò
corrucciata il gigantesco schermo dell'inutile cellulare:
«Allora»
disse, perché tutte le frasi d'effetto della letteratura
iniziano
sempre con allora
e
la Somma Autrice lo
sa.
«Mi ha scritto in Bacheca: “nn
credere che ti lascio in quella scuola, nomy, perché Silente
lo devo
ammazzare e poi chi ci pensa alla tua istruzione? E sta' lontana da
quel Harry pOTTER, che devo ammazzare pure lui e metti che poi ci fai
amicizia e a me tocca ammazzarlo”.
Che
poi» riprese Nomea con piglio borioso, «ma quanto
è ignorante?
Cioè, ha scritto “scuola”
senza
“q”.
Dai,
ma come stai messo?».
Nomea
e Hermy ridacchiarono beote per i successivi trenta secondi, mentre
la Somma Autrice si fregava soddisfatta le mani e io, che volete,
provavo a convincerla che scuola va proprio bene così, eh,
proprio
con la “c”.
Ci sarebbe d'aggiungere che se qualcuno avesse la decenza di
ascoltare me, questa storia non ci sarebbe nemmeno, ma
tant'è che
questo è quanto.
«Allora,
Nomea, cosa vuoi fare?» le disse Hermy, mentre una lacrima di
caramello le scendeva improvvisamente lungo la guancia appiccicosa.
«Non possiamo permettere che Lord Voldemort faccia irruzione
a
squola
e
ti porti via! Tu sei nostra amica!».
A
scuola, santo cielo. Scuola.
«Ah,
guarda, allora...
io gli ho risposto che non ci torno mica con lui, a casa».
Hermy
annuì con feroce
determinazione.
«Bravissima!»
esclamò. «Ma... Nomea?».
«Sì?»
sorrise
folgorata l'altra ebete. «Dimmi, Hermy».
«Come
hai fatto ad
usare il tuo cellulare? Siamo a Hoguòrt».
Nomea
Riddle gettò la
chioma indietro, abbattendo un paio di pietre del balconcino, e
trillò una risata divertita.
«Hermy,
non è un
cellulare. È il mio I-Pad».
Ma
certo.
Lettori.
Pompieri. Gattini. Svedesi. Aiuto.
Siamo
ancora qui.
INSERIRE
QUI IL TITOLO
perché
fa un sacco figo
Tentare
di nascondere
un ricercato per pluriomicidio sotto un lenzuolo e infilarlo di
straforo in una scuola affollata di giovani maghi e streghe come
Hoguort non era decisamente la più brillante idea che Remus
Lupin
avesse mai avuto. Però, poveraccio, lui e Sirius dovevano
incontrare
Silente ad ogni costo. Capisco che la situazione generi qualche
perplessità, come: perché non mandare un gufo?
Eh.
Perché
non mandare un
gufo... bel quesito. Avete provato a immaginare che a Grimmauld Place
non ci fossero più gufi? Potrebbe funzionare. Magari Sirius
Black,
ricercato per pluriomicidio e momentaneamente nascosto sotto un
lenzuolo, aveva fame. Magari no, magari lo spettacolo deve andare
avanti e queste quisquilie interrompono l'allegro svolgimento della
trama.
Quindi
non ce ne frega
proprio niente del motivo per cui l'intelligente e arguto Remus e il
non altrettanto intelligente ma più figo Sirius si fossero
infilati
in uno dei segretissimi passaggi segretissimi ma proprio segretissimi
dei Malandrini. Eh, insomma, ma che vi importa?
«Muoviti,
Padfoot!
Potremmo imbatterci in qualche ragazzino».
«Ma
non mi dire,
potremmo incontrare dei ragazzini?» ribatté
sarcastico Sirius,
traballando alle spalle dell'amico e stringendo ancora di
più la sua
mano destra. «Non avevo mica capito che fossimo in una
scuola».
Sfrecciarono
come due
folli senza motivo alcuno fino al settimo piano, e nessun
ragazzino incrociò la loro strada,
perché sennò 'sta storia
non finirebbe più. Stavano quasi per raggiungere i due
gargoyle che
custodivano l'accesso all'ufficio di Silente, quando Remus si
fermò
di colpo e Sirius gli capitolò addosso.
«Oh!»
esclamò
dolorante quest'ultimo. «Ti possa venire il vaiolo di drago,
Moony!
Perché diavolo ti sei...?».
«So
chi c'è sotto
quel terribile lenzuolo».
In
barba al poderoso
stratagemma di sicurezza ideato da Remus, Sirius abbassò il
lenzuolo
sopra le spalle. Davanti a loro, con una mano tesa come a volergli
impedire di passare, si ergeva una fanciulla dai capelli a pois. I
due maghi si scambiarono un'occhiata preoccupata.
«Sotto
quel mantello
non può che esserci Sirius Black»
decretò con solenne eleganza la
balda eroina.
«Ma
grazie al cazzo,
mi sono appena scoperto la faccia».
«Sirius!»
lo ammonì severamente Remus. «Niente parolacce a
rating verde».
Sirius
fece un gesto di
resa.
«Sirius
Black» ripeté di nuovo la ragazzina, annuendo con
saggezza. Sì,
lei annuisce con saggezza, me l'ha scritto la Somma Autrice. Annuire
con saggezza è molto, molto difficile: occorrono secoli
di
esperienza. «E Remus Lupin».
«No,
Ettore e Achille,
e ora se gentilmente vuoi scansarti dall'entrata...».
«Voi
non potete
passare» ordinò loro. «Il mio nome
è Nomea Riddle, figlia di Lord
Voldemort, signore del Tempo e dello Spazio, Oscuro Signore della
Terra dei Ghiottoni».
Sirius
e Remus
sgranarono gli occhi e spalancarono le bocche dallo sconcerto.
«Chi...
chi è tuo padre, scusa?»
domandò flebile Remus con una smorfia spaventata. Baldo
Grifondoro,
lui.
«Lord
Voldemort».
Istintivamente,
i due
maghi fecero entrambi un passo indietro. Fu Sirius a cercare di
prendere le redini della situazione – e no, Remus proprio non
ebbe
la creanza di impedirglielo.
«Ma
proprio quello...? Sai, no, il tipo cattivo? Avada
Kedavra qua,
avada
kedavra là?».
Mi
vergogno di quanto sto scrivendo, ma, ehi, non è colpa mia.
Sto
seguendo gli appunti della Somma Autrice. A tal proposito, vi informo
che gli occhi di Nomea non sono più blu brillantissimo, ma rossi.
Cito gli appunti: i
suoi occhi erano rossi come il sangue del tramonto e le iridi e le
pupille rosse ancora più degli occhi rossi di prima.
Non me ne intendo molto di oculistica, ma ho come il presentimento
che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in questa descrizione.
Gli occhi di Nomea, rullo di tamburi, acquistavano il colore rosso
del padre quando qualcuno ne nominava il nome.
Ah.
Ma
quanto è figa. E sì, lei acquistava il colore
rosso – suppongo
possiate trovarlo al Conad pure voi, a questo punto.
«Lui
è mio padre»
ribadì ancora Nomea, nel caso qualcuno non l'avesse ancora
capito.
L'avete capito? No, sennò ve lo rispiega di nuovo.
«Mio padre è il
temibile Lord Voldemort. E voi non passerete di qui».
Remus
si massaggiò
stancamente le palpebre: quella situazione iniziava a sfibrarlo
più
di una dozzina di pleniluni in fila per tre col resto di due. Fu
colto da un'improvvisa ispirazione e sfoderò la bacchetta.
«Stupeficium!».
E
giù Nomea, che si
sfracellò con sinuosa grazia (eh, beh) contro la parete alle
sua
spalle. Sirius sbuffò, appallottolò il lenzuolo e
lo gettò dietro
al gargoyle di destra.
«Porca
puttana, Moony»
si lamentò. «Stai proprio andando OOC».
Qualche
metro più in alto e qualche secondo dopo, nell'ufficio del
Preside...
«Carissimi!»
strillò
con fervore Silente non appena ebbe riconosciuto Sirius e Remus.
«Carissimi figlioli, carissimi! Non attendevo che voi!
Gradite
qualche caramella? Qualche Ape Frizzola? Qualche Cioccorane? Ho pure
degli stuzzichini di Eternit».
I
due maghi si
scambiarono l'ennesima occhiata sconcertata. Remus si passò
stancamente una mano sul viso, borbottando incomprensibili parole
oltre le dita. Sirius gli schiaffeggiò appena la spalla.
«Guai
a te se provi a
Schiantare pure lui» lo minacciò a bassa voce.
«Preside, siamo qui
perché--».
«Oh,
sì! Sì, sì,
sì!» esclamò improvvisamente Silente,
colpendo il bordo della
scrivania con una poderosa zuccata. Sirius e Remus trasalirono.
«Oddio»
esalò
spaventato il primo.
«Preside,
adesso sta
sanguinando».
Albus
Silente, indomito paladino di ogni battaglia contro le Arti Oscure,
sollevò il viso e sfoderò un sorriso smagliante.
Incurante del
rivolo rosso che aveva iniziato a scendere dalla sua tempia e
probabilmente poco consapevole di quanto avesse appena fatto,
spalancò le braccia in un gesto che, boh, la Somma Autrice
vorrebbe
essere misericordioso. È proprio quella, la parola. Ho
controllato
venti volte.
«Miei
cari figlioli, abbiamo un serio problema. La professoressa Sinistra,
che io non ricordo nemmeno di avere assunto, mi ha da poco informato
che questa sera gli astri si allineeranno, creando una congiunzione
astrale che porterà l'inferno nella Terra di Mezzo.
È necessario
distruggere l'anello al più presto al monte Fato,
poiché se dovesse
crollare il baluardo di Gondor, per il regno degli uomini sarebbe la
fine. Sirius, la spada che fu spezzata deve essere
ripristinata!».
Remus
si umettò le labbra e aggrottò la fronte, mentre
Sirius, al suo
fianco, faceva una smorfia confusa.
«Preside,
ha sbagliato fandom».
«Fandom,
fandonie, fantocci, fantini, qui dentro siamo tutti cretini!»
urlò
istericamente, arrampicandosi sulla scrivania e afferrando i lembi
della ridicola veste viola. «Dovete salvare Nomea Riddle. Lei
è
la nostra Frodo Baggins».
«Ha
i piedi pelosi?».
«Sirius,
sta' zitto».
«Salva
la cheerleader, salva il mondo» ripeté Silente con
l'indice puntato
verso di loro. «Che la Forza sia con voi».
Remus
afferrò Sirius per un braccio e si diresse rapidamente verso
l'uscita.
«Naturalmente,
Preside, naturalmente» si affrettò a dire.
«Faremo ognuna di
queste cose, non ne dubiti».
«Certo»
lo seguì Sirius. «Distruggiamo l'anello, facciamo
rinvenire
l'Hobbit e salviamo i Chipmunks».
«La
cheerleader, Padfoot».
«Stessa
cosa».
Furono
piuttosto rincuorati nel vedere Nomea Riddle ancora svenuta in mezzo
al corridoio, proprio di fronte all'entrata di Silente. Che poi,
forse non lo erano così tanto, forse avrebbero entrambi
preferito
che la tappezzeria se la fosse mangiata, ma tant'è che non
si può
avere tutto dalla vita.
«Cosa
facciamo, adesso?» chiese Remus, infilandosi le mani nelle
tasche.
«Ah,
non lo so. Tu
l'hai
schiantata. Tu
dovresti
risolvere la questione».
Remus
sbuffò.
«Con
Silente fuori di testa e questa qui svenuta--».
«Ne
abbiamo una svenuta pure a Grimmauld Place, Moony».
«Cazzo».
Sirius
gli sferrò un violento pugno al braccio.
«Ahi!»
gridò Remus, ritraendosi e sfregandosi la parte lesa.
«Ma sei
impazzito!?».
«Non
dire le parolacce» lo rimproverò con durezza.
«Non dirle, okay? Se
inizi a dire le parolacce, stai andando OOC, lo capisci? Non saprei
come comportarmi, se dovessi impazzire pure tu! Te lo ripeto per
l'ultima volta, Moony, poi giuro su quant'è vero che sono
serio che
ti prendo a sberle: non
andare OOC.
Coraggio, ripeti con me: io credo, credo nell'IC».
«Io
credo, credo nell'IC...» brontolò sconsolato
Remus.
«Bravo
ragazzo. E adesso muoviti, voglio vedere Harry».
Remus
rimase a fissare l'amico che si allontanava in direzione della torre
di Grifondoro.
«Ehm...
Sirius?».
«Che
c'è?».
Gli
indicò brevemente il corpo privo di conoscenza di Nomea
Riddle.
«Ah,
quella...» rispose, grattandosi la nuca. Riafferrò
nuovamente
l'utilissimo lenzuolo con cui era entrato di soppiatto a Hoguort e
glielo gettò addosso.
«Ecco,
Moony. Fatto il misfatto».
Come
no.
Firmato
con animo a pezzi,
il
Vostro Canon
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