I sogni son desideri

di Hysteric_Noise
(/viewuser.php?uid=150841)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cin Derellah ***
Capitolo 2: *** C A S T L E ***
Capitolo 3: *** Carpe diem ***
Capitolo 4: *** Invidia ***
Capitolo 5: *** Amedeo ***
Capitolo 6: *** Prima pagina ***
Capitolo 7: *** Cantami una suoneria ***



Capitolo 1
*** Cin Derellah ***


Andiamo avanti ad illusioni, come se la vita fosse una fiaba, aspettando l’occasione ed esprimendo desideri; ma la verità è che la fatina buona che stiamo cercando non ci apparirà in una nuvola dorata, è nascosta da qualche parte intorno a noi. Può essere un’occasione, una persona che ci sembra insignificante. Quello che dobbiamo fare è cogliere quello che ci capita, accettare di correre dei rischi per realizzare i nostri sogni. Perché i sogni son desideri, sì, ma non possiamo stare fermi a desiderare per tutta la vita.
Un po’ come Cin Derellah. Lei sognava una vita migliore, una situazione economica stabile, per questo ha lasciato l’India, la sua casa e la sua famiglia ed è venuta in Italia. Non è stata ferma a commiserarsi, ha fatto tutto il possibile. Ma si sa che a volte tutto il possibile non basta.
L’indiana siede sul suo letto dal duro materasso e ancora una volta le tornano in mente le immagini del suo lungo viaggio. Lei, seduta in classe economica, tra le grida dei bambini e la puzza del cibo che le compagnie aeree propinano. Ma le sembrava tutto fantastico mentre volava verso la sua terra delle meraviglie, in mezzo alle nuvole, stringendo la sua borsetta viola, e un sorriso le segnava il volto stanco.

”Mamma! Ma dov’è sparita di nuovo quella?”

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** C A S T L E ***


Una voce stridula la riporta alla triste realtà. Ora Cin Derellah è “quella”, come a rimarcare il suo status di essere inferiore. Ma in fondo non può ribellarsi, non ha nessun posto dove andare. Quella è la sua odiata, maledetta casa.
“Eccomi, signora.” risponde di malavoglia. Entra in fretta in salotto, dove fino a pochi minuti prima Concetta dormiva tranquillamente sulla poltrona. Ma con quel mostro in casa è impossibile stare sereni. E’ la figlia di Concetta, Genoveffa, una donna che non dimostra meno di una sessantina d’anni, nonostante sia certamente più giovane.
Questa apparente e costante vecchiaia è causata dal suo grigiore; i capelli, i vestiti, persino la pelle di Genoveffa, tutto è di un grigio spento, austero. Cin è certa che, sezionando la donna, si scoprirebbe anche un cuore grigio. Genoveffa la guarda sprezzante, trafiggendola con lo sguardo da corvo.
“Ti pare il modo di andartene così e lasciare mia madre da sola?”
Rispondere è inutile, Cin abbassa semplicemente lo sguardo e riprende la sua postazione sulla sedia accanto a Concetta, che le lancia una breve occhiata di comprensione. La vecchietta è sempre dolce con la badante, ma anche lei ha una sorta di timore per la figlia, la quale, da quando Concetta non è più autosufficiente, detta legge sulla sua vita. Si è già impossessata, con le sue due figlie, della grande villa della madre, relegando lei e la badante in un seminterrato di periferia. Inoltre gestisce la sua pensione, e non perde occasione per detrarre soldi dal già misero stipendio di Cin Derellah.
Genoveffa dà un freddo bacio alla madre ed esce a passo deciso. Nessuno si azzarda a muovere un muscolo fino a quando l’eco dei suoi tacchi non si dissolve lontano.
Una volta che la sgradevole donna viene inghiottita dal labirinto cittadino, l’indiana si alza con un sospiro di sollievo, sistema la coperta sulle gambe di Concetta e si avvia verso la cucina. Ma passando davanti alla porta che aveva inghiottito il mostro, le cade l’occhio su un pezzetto di carta stampato a colori fluorescenti.
Dei caratteri cubitali stampati nel mezzo dicono: C A S T L E: dalle 20.00 alle 00.30, la serata più elegante di Roma.
Cin Derellah raccoglie il biglietto, incuriosita, e lo tiene in tasca; neanche lei conosce il vero motivo di questo gesto. Cosa pensa di fare?
Mentre l’acqua per la pasta bolle, torna nella sua camera. Si mette davanti allo specchio; da quanto tempo non si prendeva 5 minuti per lei. E’ una ragazza di 20 anni, le sue coetanee italiane di sicuro non pensano a badare ad una signora anziana, a cucinare, a non commettere errori per non perdere il privilegio di avere un tetto sulla testa.
Con una mano sottile si scioglie lo chignon, i lunghi capelli le ricadono sulle spalle come una cascata di seta nera. Ora che il suo viso è contornato da quella cornice scura, i suoi occhi risaltano, profondi e luminosi. Si immagina, davanti a quello specchio, con il volto solcato da rughe, gli occhi spenti, i capelli tendenti al grigio.
Sarebbe cambiato qualcosa nella sua condizione prima che la sua giovinezza fosse scivolata via? Tira fuori il biglietto dalla tasca.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Carpe diem ***


Dietro alla scritta C A S T L E ci sono le foto di ragazze come lei, ma con acconciature curate, vestiti raffinati e grandi sorrisi sul volto. Quelle sono sicuramente i tipi di ragazze che piacciono ad Amedeo…
Già, Amedeo. Il ragazzo con il sorriso più sfavillante che Cin Derellah abbia mai visto. I suoi capelli color grano e gli occhi che sembrano aver assorbito il mare appaiono sempre nei sogni della ragazza, da quel giorno meraviglioso in cui le loro vite si sono incrociate per un attimo, per poi separarsi per sempre.
Era un giorno di sole, raro per quel periodo invernale, e l’indiana si recava al più vicino supermercato respirando il vento inquinato di Roma a pieni polmoni, avvolta in quattro strati di vestiti pesanti. Camminando con il naso all’insù per scoprire le forme delle nuvole, come faceva sempre da piccola, la ragazza non si era accorta di qualcuno che le attraversava la strada. Era Amedeo, proprio lui, il figlio del principe Emanuele Filiberto di Savoia, lui che sfoggiava spesso il suo sorriso in tv. Proprio lui quel giorno è stato letteralmente investito da Cin Derellah.
Si sono scambiati solo due parole di scusa, ma come sarebbe stato bello rincontrarlo! All’improvviso la scintilla di un’idea nasce nella testa di Cin Derellah.
Esamina il biglietto in tutti i suoi dettagli e, con il poco italiano che conosce, riesce a leggere la parola A-m-e-d-e-o. Il suo cuore inizia a battere più forte, continua a leggere. Sì, ci sarà proprio lui, come ospite d’onore! Cin non sta più nella sua pelle scura e prende una folle decisione: anche lei sarà della Festa!
La sua mente si affolla di idee, di stratagemmi, e animata dall’euforia mette tutta la sua stanza sottosopra.
Per prima cosa, le serve un vestito. Decide che questa festa vale la pena di sacrificare i vestiti che ha portato dal suo paese; quei colori sgargianti le illuminano il viso, mettendo in risalto la sua bellezza. La stanza si riempie di pezzi di stoffa, fili, nastrini e pizzi, e senza fermarsi un attimo Cin riesce a completare un meraviglioso abito entro la sera di quello stesso giorno.
E’ così bella con quel vestito addosso, ma ha paura che Amedeo riconosca in lei la goffa ragazza che gli è andata a sbattere contro. Mentre riflette, si ricorda della maschera del carnevale di Venezia appesa sul camino di Concetta; sarebbe stata perfetta, nessuno l’avrebbe riconosciuta.
Quella notte Cin non chiude occhio, e la vecchietta, che ha assistito a tutti i preparativi, la guarda commossa; forse la ragazza sarebbe riuscita a tirarsi fuori da quella situazione.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Invidia ***


Finalmente è il giorno della festa, e Cin un po’ si occupa delle sue solite faccende, un po’ si dedica a se stessa, come non faceva da tanto tempo.
Ormai sono le sette, e Cin è bella come non mai. Si presenta davanti a Concetta e, danzando felice per la stanza, le dice: ”Signora, stasera vado a ballare! E’ molto importante per me...”
Concetta, comprensiva, le dà il suo consenso, ma c’è una condizione: Cin deve tornare a mezzanotte in punto per darle un medicinale molto importante.
Cin accetta entusiasta, con la sua umile borsetta in mano si chiude la porta alle spalle. Ma qualcuno fuori da quella porta è pronto a distruggere i suoi piani.
Le due nipoti di Concetta, avvolte in abiti sontuosi, stanno andando a salutare la nonna. Ma non appena vedono Cin, così bella nel suo vestito fatto a mano, diventano verdi di invidia; Cin le avrebbe fatte sicuramente sfigurare alla festa, bella com’è. Iniziano ad urlarle contro: come si permette di andarsene in discoteca senza il permesso di loro madre? E dove ha preso quell’abito? E’ sicuramente rubato! Ricoprendola di insulti, conficcano le loro unghie nel vestito che Cin aveva preparato con tanta cura, strappandolo. La ragazza, umiliata e sconfitta, guarda le due sorelle allontanarsi soddisfatte e rientra in casa in lacrime. Tutta quella fatica, ed è stato tutto inutile. A Concetta si stringe il cuore: “Ragazza mia, non piangere, non tutto è perduto. Guarda, apri l’ultimo cassetto del mio armadio: troverai il vestito che ho indossato al matrimonio di mia figlia. E’ l’ultima cosa preziosa che mi è rimasta, ma ormai non mi serve più a nulla. Prendilo, è tuo!”
Cin prende il vestito. E’ un abito meraviglioso, ricamato d’oro, di un turchese brillante. Avrebbe fatto sicuramente un figurone! Va’ dalla vecchietta e la abbraccia commossa.
“Grazie, grazie mille! E’ davvero stupendo. Ma... oh no, sono già le otto! Ho perso l’autobus, come farò ad andare alla festa?” Le lacrime ricominciano a bagnarle le guance, ma Concetta fruga nel suo portamonete e porge alla ragazza i pochi soldi che vi sono contenuti. “Tieni cara, ti chiamo un taxi, usa questi soldi.” Cin rimane turbata; non se la sente di prendere dei soldi da Concetta. “Non preoccuparti, come ti ho già detto a me tutto questo non serve più. Te li do volentieri; vai e realizza il tuo sogno!”
Cin indossa il vestito, con gli occhi brillanti per l’emozione: sembra fatto a pennello per lei. Esce in strada e poco dopo arriva il taxi. 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Amedeo ***


La festa è cominciata da mezz’ora, ormai tutta la folla che occupava la strada si è riversata nel locale. Amedeo dà uno sguardo generale alle ragazze entusiaste della sua presenza.
Bionde, more, alte, basse, vestite di tutti i colori. E lui avrebbe dovuto sceglierne una con la quale ballare. Magari anche due. O forse tre... Sarebbe stata una lunga e noiosa serata.
Ma d’un tratto, si trova costretto a ricredersi.
Dall’ingresso entra affannata una ragazza vestita di turchese, con una maschera che le copre mezzo volto. Si muove tra la folla in modo goffo e spaesato, ma sembra brillare di luce propria in mezzo alla pista. Amedeo non riesce a distogliere lo sguardo da lei. Lei, è proprio con lei che ballerà, e con nessun’altra. Le altre ragazze sembrano sparire dal suo campo visivo.
Si avvicina in fretta, facendosi strada in mezzo a tutte quelle persone venute lì per lui. Lui non è lì per loro, ora è lì solo per la ragazza vestita di turchese. La raggiunge e sente il suo profumo, che non è il solito costoso profumo francese, ma un profumo di pulito e di semplicità. Le chiede di ballare. I suoi occhi neri lo guardano sbarrati da dietro la maschera, e balbetta un leggero “sì”. E così passa la serata, diventa notte, e loro sono sempre in mezzo alla pista a volteggiare abbracciati.
Cin Derellah si sente come se stesse camminando sulle nuvole. Il suo amato principe è lì e la abbraccia, cosa potrebbe volere di più? Ma ad un tratto, la realtà la fa precipitare a terra: a mezzanotte precisa deve essere a casa per somministrare il medicinale salva-vita a Concetta! Dà uno sguardo veloce al grande orologio appeso al muro: segna le 11.45.
“Devo andare, devo andare!” mormora in preda al panico mentre si svincola dalle braccia di Amedeo. Senza voltarsi, corre verso l’uscita, urtando almeno la metà degli invitati; non poteva fare tardi.
Il principe resta solo in mezzo alla pista, così sconcertato da non riuscire a muoversi. Poi realizza che la ragazza lo sta lasciando lì, così inizia ad inseguirla.
La ragazza corre come una furia per strada, cercando con una mano di comporre al cellulare il numero delle sua buona Signora e con l’altra di far fermare l’autobus, ma inciampa, cade, si rialza e afferra al volo l’ultimo bus della sera. Quando Amedeo sta per raggiungerla lei è già salita. Le porte si chiudono appena il ragazzo arriva loro davanti. 
Attraverso i vetri sporchi dà un ultimo sguardo alla ragazza, della quale non sa niente. Come avrebbe fatto a ritrovarla? Ma la risposta arriva non appena Amedeo si volta sconsolato per tornare alla festa. Per terra, poco lontano dai suoi piedi, c’è un cellulare.
Lo raccoglie; è un modello di vecchia generazione, non c’è nessuna foto di sfondo, la rubrica è vuota, la galleria delle immagini anche. Il principe sfoglia agitato tutte le cartelle, ma l’unica cosa che trova è un file musicale.
Preme play, e rimane perplesso.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Prima pagina ***


Cin arriva a casa appena in tempo. Data la medicina a Concetta, si toglie il vestito e indossa il suo vecchio pigiama. Si strucca, lega i capelli nel solito chignon e va a letto. L’adrenalina le scorre ancora in corpo: ha veramente ballato tutta la sera con il principe Amedeo! Ma ora... è tutto finito. Non aveva pensato che la festa sarebbe stata solo un’illusione momentanea. Si addormenta, con il profumo di Amedeo ancora nelle narici.
La mattina dopo, è una mattina come tutte le altre. Sembra quasi incredibile dopo una serata così.
E infatti, non è una mattina come tutte le altre; è solo apparenza. Concetta legge il giornale sulla poltrona e Cin pulisce il pavimento. Passando dietro alla vecchietta, dà una rapida occhiata alla prima pagina. Le sobbalza il cuore: c’è un annuncio a caratteri cubitali che dice: “Il principe Amedeo sposerà la ragazza che ha perso il cellulare in foto: le ragazze interessate si presentino alla villa dei Savoia, dove dovranno dimostrare che il telefono è il loro indovinandone la suoneria.” A fianco c’è la foto del cellulare di Cin. “Calma, probabilmente è solo una coincidenza”, pensa tra sé. La ragazza va a controllare con le gambe tremanti; ma effettivamente, non trova il suo cellulare da nessuna parte. E ora? Non si poteva presentare davanti ad Amedeo con una delle sue tute di seconda mano! Continua a pulire il pavimento, visibilmente in ansia. Concetta, che come sempre ha già capito tutto, le chiede che cosa fosse successo. “E’ che alla festa ieri ho perso... il mio cellulare... Il giornale dice...” balbetta Cin confusa. Concetta sorride: “Ti ricordi come fa la tua suoneria, vero?”
“Ovviamente, signora. E’ una canzone popolare del mio paese...” e si mette a cantare con la sua voce melodiosa.
“Coraggio, non vorrai mica lasciare il tuo cellulare da quel principe! Vai e dimostra che sei tu quella che cerca.”
“Ma non posso certo presentarmi così.”
“Perché no? Tu sei sempre Cin Derellah, con o senza vestiti lussuosi.”
La ragazza riflette a lungo su queste parole, e infine prende una decisione.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Cantami una suoneria ***


Amedeo è seduto sulla poltrona del salotto più grande della casa. Dire grande è diminutivo, dato che dalla poltrona di Amedeo, posta a un lato della sala, si riesce a malapena a vedere il lato opposto.
Il ragazzo è seduto lì da ore ormai, probabilmente hanno sfilato davanti a lui la metà delle ragazze di Roma e dintorni, e ognuna di esse gli ha cantato un pezzo di qualche canzone a caso, nella speranza di sposare un Savoia.
“La prossima!” dice ormai in automatico Amedeo ad ogni ragazza che si presenta davanti a lui. E’ sopraffatto dalla noia e dallo scoraggiamento; nessuna di quelle ragazze si è avvicinata lontanamente ad indovinare la suoneria del cellulare, che sta appoggiato come un reperto archeologico sul tavolino davanti a lui. La fila sembra non finire mai. Il principe dà un’occhiata al fondo della sala, strizzando gli occhi. C’è una ragazza insolita, lì in fondo. Una ragazza piccola e timida, che si guarda intorno spaesata giocherellando nervosamente con i capelli. Una ragazza di colore, che risalta in mezzo a tutte le altre non tanto per il colore della sua pelle, quanto per il suo abbigliamento estremamente semplice. Ma quegli atteggiamenti, quei capelli lunghi e corvini... Amedeo ripensa alla suoneria del cellulare; sembra incredibile, ma forse ha completato il quadro della situazione. Si alza di scatto, con il prezioso cellulare in mano. Tra le esclamazioni di disappunto delle ragazze in fila, alle quali non fa caso, si avvicina a Cin.
“Tu sai qual è la suoneria, vero?”
Cin intona la melodia, il principe preme play.
E vissero per sempre felici e contenti.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1035438