FORMULA 1ove!

di AliceWonderland
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Papà dice: Sorpresa! ***
Capitolo 2: *** Curry discreto ***
Capitolo 3: *** Considerando la situazione... ***
Capitolo 4: *** Inaspettatamente attratto da Lui ***
Capitolo 5: *** Più 'speciale' di quanto pensi ***
Capitolo 6: *** Uno, due, tre... STELLA! ***
Capitolo 7: *** Il guerriero di Sparta e l'amore ***
Capitolo 8: *** Di fantasie e rivalità ***



Capitolo 1
*** Papà dice: Sorpresa! ***


Note: i personaggi presenti in questa fanfic appartengono al loro rispettivo creatore, Masahito Soda. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!



_Chapter 01: Papà dice: “Sorpresa!”_



La stanza di Naomi era spaziosa e ordinata, ammobiliata con sobrietà e piacevolmente illuminata dai tiepidi raggi del sole che filtravano attraverso le finestre socchiuse.
Unico vezzo di cui faceva orgoglioso sfoggio era una robusta libreria su cui poggiavano lucenti file di coppe, trofei ed altri prestigiosi riconoscimenti al suo valore di pilota di kart e monoposto.
Nello scorgerli, Capeta non poté fare a meno di fermarsi sulla soglia ed osservarli ammirato, reggendo fra le braccia il grosso scatolone contenente i suoi effetti personali; nella testa, ancora la voce del padre che gli comunicava l'inaspettata e sconcertante novità, soltanto una settimana prima...

-Non immaginerai mai quali sensazionali notizie ho da darti, figliolo!- aveva esordito quella sera, rientrando a casa, stanco ma orgoglioso della novità che portava fra le mura.
-E' successo qualcosa a lavoro?- gli aveva domandato Capeta, servendo la cena in tavola.
-No, no, niente che abbia a che vedere col lavoro! Siediti, per favore-;
-Come? E' così importante?-;
-Ecco, diciamo di sì. Capeta, forse potrà sembrarti una cosa davvero bizzarra, però...!- aveva cominciato a blaterare, portandosi la mano dietro il capo, con fare imbarazzato -Devi sapere che io e Nanako abbiamo deciso di convivere!- aveva infine annunciato.
Al seguito di quella notizia, nessuna particolare reazione sembrò farsi strada sul volto del ragazzino. Dentro di sé era rimasto semplicemente un po' spiazzato dall'aver sentito pronunciare quella parola, convivere, dal padre.
-Nanako?- ripeté disorientato.
Il genitore lo fissò ad occhi sgranati; si sarebbe aspettato tutt'altro genere di reazione da parte del suo ragazzo, ma...
-Ehm. Ma come?- tossicchiò -La signora Nanako. Nanako Minamoto, la team manager dell'Autohouse Racing- aveva precisato, mentre gli zigomi marcati andavano tingendosi di una tenue sfumatura rosso ciliegia.
-C-COME?! E' UNO SCHERZO?- aveva esclamato il giovane Capeta, arretrando spiazzato sulla moquette a bocca aperta -L-la-la signora Mi-Minamoto?! Ma, papà, quando...?!-;
-Ahahah! Ti ho colto un po' alla sprovvista, non è vero?-.


Capeta non aveva mai visto il genitore così allegro e spensierato, da quando la mamma se n'era andata.
Shigeo Taira era sempre stato un ottimo padre ma, purtroppo, da quando quest'ultima era venuta a mancare, aveva dovuto compiere immensi sacrifici per poter mantenere un tetto sopra la testa per sé e per il figlio, e così lavorava notte e giorno per una ditta di pavimentazioni stradali, tornando a casa sempre stanco ed assonnato.
Capeta, sin da piccolo, aveva imparato ad arrangiarsi come poteva: durante la giornata si occupava della casa, cucinava e andava a scuola, dimostrandosi sempre un bambino ubbidiente ed educato, più abituato che costretto a tener ben celato dentro di sé ogni suo più piccolo capriccio, pur di non dare ulteriori preoccupazioni al padre.
Fu in occasione della sua prima gara ufficiale di kart, che la famiglia Taira ebbe occasione di conoscere la signora Nanako, manager a capo dell'agguerrito team dell'Autohouse Racing, che l'allora neo-pilota riuscì a sconfiggere sul circuito, strappando la vittoria ai due favoriti, Takeshi ed Isamu, e riuscendo a guadagnarsi l'ambito primo posto sul podio, da diversi anni consecutivi occupato da questi ultimi.
Pensandoci meglio, proprio da quel giorno il bambino osservò perplesso, assieme ai suoi due inseparabili amici, Nobu e Monami, le bizzarre reazioni e gli strani rossori che coglievano il volto del padre, ogni qual volta la bella e prorompente donna-manager gli si presentava dinanzi, che fosse per dispensare qualche piccolo consiglio all'allora inesperto Team Capeta, o per congratularsi sportivamente con loro al termine delle gare; la bellezza della signora Nanako non passava certo inosservata per i circuiti, e suo padre Shigeo non era stato l'unico ad aver mostrato interesse per lei, dunque, non fu mai fra i pensieri dell'oramai quindicenne rivolgergli domande al riguardo. Durante quegli ultimi cinque anni, aveva sempre pensato che i lusinghieri apprezzamenti sulla bellezza e l'intelligenza della signora Minamoto fossero superficiali, alla pari di quelli di ogni altro uomo che frequentava gare ed eventi sui circuiti di kart, e che mai si sarebbe arrivati a quella 'lieta' conclusione! Invece...

-COMEEE?! KACCHAN, NON AVRAI DAVVERO INTENZIONE DI ANDARE A STABILIRTI IN TERRITORIO NEMICO, A CASA DI QUELLA STREGA?! MA SEI COMPLETAMENTE IMPAZZITO? NON CAPISCI CHE E' TUTTA UNA STRATEGIA DELLA MEGERA E DI QUELLA FACCIA DA KABUKI*, PER FARTI FUORI DAL MONDO DELLE CORSE?! SEI PROPRIO... PROPRIO...!-.
Come suo padre, anche lui aveva comunicato la notizia a pochi giorni dal trasloco ai suoi due amici e, come previsto, la feroce reazione di Monami non tardò ad arrivare, dato che quest'ultima non aveva mai potuto soffrire la donna, semplicemente per puro e sciocco spirito di competizione femminile.
Ad ogni modo, lui e l'amico Nobu, in quell'arco di tempo, si trovarono spesso a discutere di quel trasferimento, e fu così anche a scuola, tra una pausa e l'altra, mentre la loro infervorata amica continuava ad additare il pilota come un 'traditore' del Team Capeta.
-Tutto questo ha dell'incredibile. Ma sei proprio sicuro che tuo padre non abbia battuto la testa durante il lavoro?-;
-E' quello che ho pensato anch'io, ma cosa posso farci, Nobu? Dovrò per forza seguirlo-;
-Che razza di sciocchezza, Kacchan!- li interruppe Monami -Potresti trasferirti da me o da Nobu! Sai che sei sempre il benvenuto, non è vero?-;
-Ma certo!- aveva assicurato l'amico -Insomma, ti rendi conto? Tuo padre e la signora Minamoto... che convivono? La faccenda è ben strana. Quei due sono così diversi!-.
A quelle parole, Capeta si era limitato a rispondere con una rassegnata alzata di spalle, lasciandosi sprofondare sulla sedia, sconsolato.
I suoi amici avevano ragione. Sembrava proprio l'inverosimile trama di un film ma, purtroppo, era la realtà, e lui aveva dovuto valutare il tutto con coerenza ed obiettività, fino a giungere alla conclusione che se il padre riteneva giusto ricominciare una nuova vita accanto ad un'altra persona, la quale sembrava esser riuscita a restituirgli quel briciolo di spensieratezza in più, allora, lui avrebbe accettato la cosa.
-Sì, sono diversi, ma papà sembra così felice. Sempre meglio di una sconosciuta. E poi, scusate, che cosa potrebbe mai architettare la signora Minamoto ai danni del nostro team? Monami, non ti sembra di esagerare?-;
-MACCHE' ESAGERARE! L'INTUITO FEMMINILE NON SBAGLIA MAI! Tu sei terribilmente ingenuo, Kacchan!- lo rimbeccò lei, distogliendo lo sguardo ed incrociando le braccia, indispettita -E, comunque, con quella faccia da Kabuki come la mettiamo?-;
Già, Naomi...
-Vero. Lasciamo per un attimo da parte questa storia della convivenza di tuo padre: ti rendi conto che, d'ora in poi, tu e Minamoto vivrete sotto lo stesso tetto? Siete grandi rivali, ricordalo bene, Capeta! Non è la signora Minamoto il nostro principale problema!-.


Nanako Minamoto non era affatto una cattiva persona; era bella ed intelligente, molto gentile, vivace e disponibile, ma sapeva anche mostrarsi forte e decisa, perché il suo lavoro richiedeva sempre una buona dose delle suddette doti e, dunque, come anche Nobu aveva sottolineato, la cosa che avrebbe potuto creare problematiche a Capeta non sarebbe stata tanto la futura convivenza fra lei e suo padre, quanto più la sua col figlio della donna, Naomi.
Ed era proprio ciò a cui si era rimesso a pensare in quel preciso istante, dinanzi alla porta spalancata della camera del ragazzo.
Chissà come aveva reagito alla notizia di quella coabitazione? Minamoto era sempre così introverso e schivo. Capeta non sapeva molto di lui, perciò non riusciva neanche ad immaginarsi l'eventuale reazione da parte del suo agguerrito rivale.
-Che situazione!- continuava a ripetersi, profondamente a disagio -Papà, ma come ti è venuto in mente di innamorarti proprio della madre di Minamoto?-;
-Capeta?- la voce dell'uomo lo fece trasalire -Figliolo, ma dove hai la testa?- esclamò afferrando tempestivamente lo scatolone, prima che questo si rovesciasse a terra.
-Capeta, sbrigati, non sei curioso di vedere la tua nuova stanza?- lo chiamò, al contempo, la signora Nanako, facendo capolino dal corridoio.
Riprendendo lo scatolone dalle braccia del padre, il giovane annuì, raggiungendola: -S-sì, vengo subito, signora Minamoto!-;
-''Signora Minamoto''? Su, non è il caso di essere così formali: puoi chiamarmi Nanako, d'accordo?- disse lei sollevando la tapparella della camera -Allora, cosa te ne pare?- chiese quando i limpidi raggi dell'esterno filtrarono nel locale.
-Wow!- sospirarono padre e figlio, quest'ultimo girando su se stesso, catturato sia dai luminosi toni delle pareti, che dall'arredamento occidentale che li circondava.
-E' davvero bellissima!- osservò l'uomo -Be', non dici nulla?-.
-S-sì... E' davvero bella, la ringrazio tanto!- disse questo, rivolgendo un ossequioso inchino alla padrona di casa.
-Questa stanza era uno studio; è un po' più piccola rispetto alle altre, ma sono contenta che ti piaccia, Capeta-;
-Piccola? Non scherziamo! E' il doppio della sua vecchia stanza- ammise Shigeo, arrossendo.
-Molto bene. Sistema le tue cose e poi scendi a tavola-;
-Va bene, grazie-;
-Capeta?-;
-Sì, papà?-;
-Ecco, volevo chiederti scusa per non averti avvisato prima di questa storia, ma temevo che potesse distrarti dalle gare, e io... Insomma, volevo chiederti se... Capeta, sei certo di aver accettato questa cosa?- domandò il genitore, fissandolo di sottecchi -Perché, nel caso tu non...-;
-No, non ho nulla in contrario, davvero!- si affrettò a mettere in chiaro il ragazzino -Certo, avrò bisogno di un po' di tempo per ambientarmi. Però, tu sei felice, ed è questo l'importante- spiegò -Basta questo. E poi, non ho mai giudicato male la signora Nanako, tutt'altro... Ma papà, piangi?!-.
L'uomo tirò rumorosamente su col naso e, singhiozzando, si nascose il volto umido con l'avambraccio abbronzato.
-Tu sei... sei davvero un bravo ragazzo, Capeta! Ancora non mi spiego come un bravo ragazzo come te sia potuto crescere così bene, con un padre così assente e distratto!-.
Il ragazzino serrò le labbra, arrossendo: -P-papà, che dici? Certe volte sei davvero imbarazzante...- biascicò.
-Fatti abbracciare, figliolo!-;
-Papà, l-lasciami! Mi soffochi! Dico sul serio, papà!-.

-Gliel'hai detto solo una settimana fa? Deve esserne rimasto sconvolto, Shigeo!-;
-Il fatto è che non sapevo come l'avrebbe presa, e poi c'erano le selezioni alla FSRS, così ho rimandato un po'...-.
Le sottili sopracciglia di Nanako si incresparono: -Di un mese intero?-;
-Be', meglio tardi che mai, no?-.
La donna sospirò, mascherando un sorrisetto divertito, e continuò ad apparecchiare la tavola.
-Spero che non ce l'abbia con noi-;
-Cosa? Certo che no, Nanako! Te l'assicuro- la tranquillizzò il compagno -Piuttosto...-;
-Sono a casa- avvisò Naomi, chiudendosi la porta alle spalle e lasciando cadere il borsone sull'ampio sofà.
-Ah, bentornato!- lo salutò la madre con un sorriso -Com'è andata, oggi?-.
Il ragazzo entrò in cucina e, scorto l'uomo intento a servire in tavola, gli rivolse un lieve e rispettoso inchino.
-Buongiorno-;
-B-buongiorno a te!- balbettò Shigeo, sorpreso da tanta compostezza, mentre il ragazzo porgeva un plico di fogli alla madre.
-Sono i calendari delle prossime competizioni- spiegò, mentre lei esaminava lo scritto.
-Molto bene. Tra l'altro, mi pare che ad alcuni di questi eventi parteciperanno anche sponsor e tecnici stranieri. Potrebbe essere l'occasione per farsi notare ed ottenere una convocazione in Europa, no?-.
Naomi alzò le spalle ed annuì, avviandosi verso le scale: -Vado a cambiarmi-;
-Dimmi, Nanako, lui come ha preso la notizia?- le bisbigliò Shigeo, quando il giovane svanì al secondo piano.
-Mh? All'inizio anche lui è rimasto sorpreso. Su, non fare quella faccia. Naomi è fatto così. Piuttosto, non credi che sarà interessante vedere quei due vivere sotto lo stesso tetto?-.
-Ehm, a dire il vero sono un po' preoccupato. Sono pur sempre grandi rivali, non è così?-;
-Per questo ho detto che sarà interessante! Mi passeresti i bicchieri, per favore?-.

Era da poco mezzogiorno, quando Capeta terminò di sistemare i suoi effetti personali nella nuova camera. Non ci aveva impiegato molto; erano davvero poche le cose che possedeva, e fra quelle spiccava il più prezioso dei suoi tesori: il modellino di una macchina da Formula1, rosso fiammante...
I richiami del padre lo riportarono alla realtà: -Capeta, scendi? Il pranzo è pronto in tavola!-;
-Sì, vengo subitOUCH!- gemette al seguito di un inaspettato e brusco urto, cadendo pesantemente all'indietro sul pavimento, seguito dai frammenti di lego rosso che andarono spargendosi attorno a lui -Ahia- biascicò massaggiandosi il sedere dolorante e scorgendo dapprima il modellino in frantumi, poi il coetaneo rimasto immobile, in piedi, difronte a lui.
-Minamoto?!-.
Ma da quanto era fermo lì, sulla soglia?!
-Scusa- mormorò atono Naomi, chinandosi sui lego e raccogliendone alcuni pezzi.
-No, non fa niente! Non è rotta- disse Capeta, imbarazzato, rastrellando cubetti qua e là per il parquet.
-Hai già finito di sistemarti?- chiese il ragazzo, alzando lo sguardo sulla camera del nuovo inquilino, che annuì.
-S-senti, Minamoto...-.
Gli occhi castani del sedicenne tornarono a squadrarlo: -Ma giochi ancora coi modellini, Taira?-;
-EEH?!- esclamò il ragazzino, preso alla sprovvista -C-che cosa?! Certo che no, io...!-
-Il pranzo è pronto. Sbrigati- lo interruppe subito l'altro, uscendo dalla stanza con le mani immerse nelle tasche della tuta.
-Aspetta, ma cosa...!-;
-Capeta!-;
-A-arrivo, papà!-.

Continua...

Kabuki*= forma di teatro popolare giapponese in cui i volti truccati degli attori ricreano espressioni particolarmente minacciose.

Disse l'autrice:
ALOHAAAA!! <3 <3 <3
Salve a tutti, membri della sezione-team-Capeta! Qui è l'AutriceWonderland che parla! Come va? ^^
Grazie per aver letto questo primo capitolo di “FORMULA 1ove!”, chiunque voi siate! (?!)
Mi auguro che sia stato di vostro gradimento, perché non è che l'inizio. Alcuni di voi, i membri più 'anziani' di questa sezione, staranno sicuramente dicendo: “Deja-vù”...! Ebbene sì. “F1ove!” è ritornata! La postai già un anno fa, ma a causa di problemi legati alla visualizzazione, fui costretta a interrompere la pubblicazione e a cancellarla. A distanza di un anno (quando si dice: meglio ri-tardi che mai!) …
ReTURN! Riveduta e corretta, per di più, perciò date libero sfogo alle vostre opinion, mi raccomando! Cercherò, inoltre, di essere più presente nella sezione, dato che è da uno, due tre...quasi cinque mesi che manco? Ma che mostro sono? A-EHM, e anche di postare i capitoli successivi in tempi 'umani'! In caso ciò non avvenisse, siate 'umanamente' pazienti, ve ne prego.
Prima di chiudere, infine, desidererei ringraziare Toshira-Chan per i commenti rilasciati in passato ai primi due capitoli! Mi sembrava doveroso, perciò Thanks!
Detto ciò, vi do appuntamento al prossimo capitolo! Chapter 02: “Curry discreto”!

+AliceWonderland+

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Capitolo 2
*** Curry discreto ***


Note: i personaggi presenti in questa fanfic appartengono al loro rispettivo creatore, Masahito Soda. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!



_Chapter 02: Curry discreto_



Quando scese in cucina, Naomi aveva già preso posto a tavola, insieme ai due genitori; facendo altrettanto, Capeta gli lanciò una breve occhiata, senza però riuscire a comprendere cosa gli stesse girando per la testa in quel momento.
Sembrava proprio il solito Minamoto conosciuto sul circuito: schivo, introverso e di poche parole, con una perenne indifferenza sempre impressa sul viso.
-Ma come riesce ad essere sempre così apatico?- pensò tagliando la bistecca che la signora Nanako gli aveva servito.
-Oggi pomeriggio hai ancora le prove alla scuderia, Naomi?- la sentì domandare.
-A dire il vero ci hanno dato qualche giorno di riposo. I tecnici devono revisionare le auto, così non hanno noleggiato il circuito per il fine settimana- spiegò il ragazzo.
-Riposo? E' una parola che non ti sentivo pronunciare da parecchio tempo- disse la donna, lanciando un sorriso ai due nuovi inquilini -E i risultati per l'assegnazione della borsa di studio non sono ancora arrivati, Capeta?-.
Il ragazzino si riscosse dai suoi pensieri e smise di torturare l'insalata, alzando lo sguardo verso di lei: -No. Dovrebbero arrivare fra qualche giorno-;
-Sei preoccupato?-;
-Capeta pensa che l'incidente causato gli precluderà la possibilità di ottenerla- intervenne il padre.
-Ed è così, solitamente- s'inserì Naomi, lanciando un'occhiata fulminea al vicino, il quale percepì all'istante una dolorosa morsa allo stomaco.
-S-sì. Questo lo so- replicò amareggiato. Si sentiva terribilmente a disagio a parlarne proprio davanti ai Minamoto...
-Ma, a parte questo, mi risulta che tu abbia fatto un'ottima impressione ai responsabili- gli assicurò la donna.
-Infatti! Non è detta l'ultima parola- intervenne vivacemente Shigeo -L'incidente non gli ha certo impedito di dare il meglio di sé, in pista. Ha addirittura ottenuto il miglior tempo del circuito!-;
-Sì, il signor Tanaka ci ha informati e sembrava molto soddisfatto- asserì la signora Nanako -Non temere, Capeta. Andrà tutto bene se continuerai ad impegnarti come hai fatto fin'ora-.
Tuttavia, questo non impedì agli inquilini di chiudersi in un imbarazzante silenzio che durò per alcuni interminabili minuti.
-Piuttosto... Capeta, è da un po' che non vedo in giro Sarukki. Dov'è finita?- gli domandò, ad un tratto, il padre, guardandosi intorno.
-Sarukki? L'ho lasciata a casa di Monami-;
-Parli della tua scimmietta? Ma non dovevi preoccuparti, per noi non c'è nessun problema. Immagino che ti sia affezionata- sorrise la signora Minamoto.
-Già! E' un regalo di quel ragazzo... L'ha ricevuta il giorno della sua prima gara sui kart. Com'è che si chiama, Capeta?- chiese Shigeo.
-Momotaro Tagawajo-;
La signora Nanako annuì: -Ah, sì, quello strano pilota multimiliardario. Sin dall'inizio, Naomi l'ha trovato terribilmente inquietante!-;
-Proprio lui pensa una cosa simile degli altri piloti- pensò Capeta, sorridendo divertito -UrghCOFF! COUGH! COFF!-;
-Ehi, figliolo! Va tutto bene? Mastica piano- esclamò l'uomo, passandogli un bicchiere d'acqua che quest'ultimo bevve tutto d'un fiato, col pessimo presentimento che l'interessato fosse riuscito a leggergli nel pensiero.
-Que-questa bistecca è davvero buona; complimenti, signora Nanako!- biascicò a disagio, cercando di intavolare una degna conversazione che non avesse a che vedere con kart, gare e strambi piloti.
-Mi fa piacere. Oh, a proposito: tuo padre mi ha detto che in cucina non te la cavi affatto male-;
-Ma no, faccio quello che posso-;
-Sai, anche Naomi cucina spesso. Io, invece, me la cavo solo con bistecche e insalate-;
-Mamma- brontolò turbato il figlio, sgranando gli occhi.
-Ehi, ho un'idea. Shigeo, cosa ne diresti se questa sera fossero i ragazzi a preparare la cena?-;
-Ma che idee ti saltano in mente, adesso, mamma?-.
La signora Minamoto, nel frattempo, aveva ripreso a chiacchierare, incurante delle proteste del figlio: -Cosa c'è di male, scusa? Due cuochi sono meglio di uno, e poi dobbiamo festeggiare l'allargamento della famiglia, no?- puntualizzò sollevando il suo bicchiere e brindando.
-Allora è deciso- asserì Shigeo, lasciando entrambi spiazzati -Ho già l'acquolina in bocca!-;
-Ti ci metti anche tu, papà?- protestò Capeta, imbarazzato. Cucinare assieme a Minamoto? Ma cosa passava per la testa di quei due?!

-Grazie per il pranzo, ora devo proprio scappare- si congedò l'uomo.
-Ci vediamo questa sera-;
-Buon lavoro, e vedi di non tardare- lo salutò la donna.
-Se vuoi, questa sera, posso cucinare io- pigolò, nel frattempo, Capeta.
Naomi lo squadrò con indifferenza e, alzatosi da tavola, sollevò piatti e posate sistemandole dentro la lavastoviglie: -Fa niente. Lascia stare- disse risalendo in camera.
-Ma...-;
-Non farci caso, Capeta. Lui è fatto così- lo rassicurò la signora Nanako, rientrando in cucina.
-Ho come l'impressione che mi detesti- mormorò il ragazzino, a disagio, stringendosi nelle spalle.
-Detestarti? Ma che cosa dici?- si stupì lei -Invece devi sapere che sei uno dei pochi piloti che Naomi tiene in grande considerazione. Specie dopo quell'incredibile gara ad Haruna- gli bisbigliò lanciandogli un'occhiata complice -Non dirgli che te l'ho detto, però-;
-Di-dice davvero?-;
-Certo. Tranquillo, quando avrai imparato a conoscerlo meglio, molte cose saranno più chiare anche a te, vedrai-.
Forse la signora Minamoto non aveva tutti i torti. Naomi non era affatto un cattivo ragazzo. Aveva solo una maniera molto particolare, forse unica, di esprimere la sua stima agli altri...
-Ora vado anch'io. Mi aspettano in clinica alle tre- disse lei, volgendo una rapida occhiata all'orologio -Sarò di ritorno per cena, va bene? La dispensa e il frigorifero sono già pieni, non ci sarà bisogno di fare spesa-;
-Sì, ma...- balbettò Capeta, seguendola fino all'entrata.
-Se hai bisogno di qualcosa chiedi pure a Naomi. Mi raccomando, non date fuoco alla casa! A stasera-, e si chiuse la porta alle spalle, lasciando piombare l'appartamento nel silenzio.

Devi sapere che sei uno dei pochi piloti che Naomi tiene in grande considerazione. Specie dopo quell'incredibile gara ad Haruna (…) quando avrai imparato a conoscerlo meglio, molte cose saranno più chiare anche a te, vedrai.
I pensieri di Capeta erano tutti per le parole della signora Nanako, mentre risaliva le scale, diretto alla sua stanza.
Da quando Naomi era entrato alla Sam's, in Formula Stella, non aveva più avuto molte occasioni di incrociarlo sui circuiti di kart, però aveva notato con gran sorpresa che, nonostante questo, i Minamoto sembravano interessarsi ad ogni particolare e ad ogni risultato delle sue competizioni; la cosa, stranamente, gli metteva addosso una sorta di sciocca felicità che proprio non sapeva spiegarsi.
Doveva ottenere quella borsa di studio a tutti i costi. Prima sarebbe riuscito ad ottenerla e prima si sarebbero potuti sfidare per il titolo di campione di categoria. Sentiva che mancava poco, veramente poco per raggiungerlo; quasi non gli sembrava vero.
Pensando ciò, aprì i libri e cercò di terminare i compiti prima possibile.
-Dunque: “Prendendo in analisi l'equazione n° 34, noteremo come la retta DC...”-.

Erano circa le sette quando un fragrante sapore di spezie e dei rumori provenienti dalla cucina lo destarono.
Si era addormentato sui libri, ancor prima di riuscire ad inviare un messaggio di risposta a Nobu, ed il modellino in lego che aveva ripreso ad assemblare con pazienza era rimasto a metà, poggiato di fronte alla scrivania dove si era assopito.
Ancora frastornato dal sonno, si alzò ed uscì dalla stanza, seguendo l'invitante profumo, fermandosi sulla rampa di scale e lanciando un'occhiata furtiva al piano sottostante.
-Signora Nanako?-;
-A quest'ora è in clinica- rispose la voce di Naomi, facendolo sobbalzare.
-Credevo fosse rientrata prima- pensò Capeta, entrando in cucina e scoprendolo impegnato ai fornelli -M-ma stai cucinando?!- esclamò stupito.
-Cosa ci trovi di strano? Preferisci digiunare?-.
Il ragazzino serrò le labbra, intimorito: -Sì, cioè, no, ma perché non mi hai chiamato?- e lanciò un'occhiata all'orologio appeso alla parete -Accidenti, ma quanto ho dormito?!-;
-A giudicare dalle piaghe sulle tue guance direi parecchie ore di fila- rispose pacato Naomi, mentre l'interessato si tastava le gote arrossate.
-Questo profumo è...- cambiò argomento facendosi avanti e lanciando uno sguardo al contenuto dell'alta pentola sul fuoco.
-Risotto al curry-;
-Curry? Posso aiutarti?-;
-Non serve, oramai è quasi pronto-.
Capeta arricciò le labbra, deluso. Insomma, anche lui voleva rendersi utile...
-Hm... Tieni d'occhio il riso- lo incalzò, poco dopo, il sedicenne, passandogli il cucchiaio -E ci sono quelle verdure da tagliare-;
-Ah, s-sì!-.
Senza farselo ripetere due volte, Capeta si mise all'opera.
Mai e poi mai avrebbe pensato di trovarsi in una situazione simile. Se solo li avessero visti Nobu e Monami! Assurdo, anche se, sotto sotto, pensava, era davvero divertente vedere il ragazzo impegnato ai fornelli, con quella sua espressione concentrata e burbera sempre impressa sul viso. Minamoto non era mai stato eloquente: era proprio il tipo di persona che prediligeva i fatti alle parole e metteva impegno e serietà anche nelle piccole cose, ottenendo sempre risultati appaganti; come pilota non si poneva mai dei limiti, tirava sempre fuori il meglio di sé, e la cosa più incredibile era che, proprio tramite quella sua peculiarità, riusciva a spronare anche chi gli stava intorno. Capeta lo sapeva bene, perché se non fosse stato per quella forte rivalità venuta ad instaurarsi tra loro in pista, sicuramente, guidare kart e monoposto non sarebbe stata la stessa cosa, per lui.
-Ehi, è pronto?- domandò Naomi, facendogli segno di sveltirsi.
-Sì, ecco- si affrettò, facendosi poi da parte e limitandosi a fissarlo in silenzio per qualche buon minuto, inalando il profumo pungente e saporito della salsa al curry -C'è solo il riso?- chiese quando il ragazzo distolse l'attenzione da padelle e tegami -Possiamo preparare qualcos'altro, nel frattempo- propose.
-E cosa vorresti preparare?-;
-Non saprei- ammise il ragazzino, balzando giù dallo sgabello su cui si era seduto -Che cosa ti piacerebbe?-;
-A me?- ripeté l'altro, colto alla sprovvista.
-Un dolce?-;
-Come?-;
-Potrei preparare un dolce al cioccolato. Credo che ti piaccia, no? Gli ingredienti ci sono?- chiese Capeta, aggirandosi per la cucina ed aprendo alcuni sportelli a caso -Anche mio padre ne va matto. Tra l'altro, il giorno del suo compleanno è vicino e...-;
-Fa attenzione!-;
-Eh?-.
Voltandosi, scorse Naomi tendersi nella sua direzione e tirarlo bruscamente verso di sé, sotto il fragore metallico delle pentole che, rovesciandosi fuori dal ripiano, si infransero a terra, sotto lo sguardo spaventato del ragazzino.
-C-c'è mancato poco... Erano in bilico e mi sono scivolate- sussurrò frastornato Capeta, mentre il rumore dei tegami andava scemando, lasciando percepire soltanto il battito irregolare del suo cuore -Grazie- disse abbassando lo sguardo e scorgendo la mano tesa del ragazzo circondargli e stringergli ancora il polso.
-Minamoto... Mi stai bloccando la circolazione-;
-Che ne sai se mi piace il cioccolato, scusa?- mormorò di tutta risposta lui, continuando a guardarlo, sorpreso.
-Eh? Ecco, per via di quella volta all'ospedale- disse Capeta, avvampando in viso -Ricordi? M-mi regalasti una scatola di cioccolatini-;
-Questo non vuol dire nulla...-;
-Però, Momotaro che li aveva visti disse che erano cioccolatini di prima qualità, non scelti a caso- spiegò lui, cominciando a sentire la mano formicolargli -Ho pensato che, per averli scelti così scrupolosamente, dovessero piacere molto anche a te. E poi, li abbiamo mangiati insieme o sbaglio? Anzi, non ti ho ancora ringraziato... Non mi sarei mai aspettato una tua visita. Sei stato molto gentile-.
Naomi spalancò gli occhi ambrati e lo liberò dalla presa, voltandosi.
-L'-l'ho fatto perché mia madre continuava a tormentarmi- balbettò, sotto le occhiate perplesse del quindicenne -E così... Quel tizio sarebbe venuto a trovarti?-;
-Momotaro? Si è presentato con un enorme mazzo di rose, chiamandomi 'suo eterno rivale', o qualcosa di simile...-;
-Che egocentrico- borbottò il sedicenne fra le labbra.
-Poteva andarmi peggio, in fondo-;
-Mh?-;
-Stando a quanto mi dicesti tu ad Hobara, si sarebbe potuto presentare con qualche strano animale esotico, ricordi?- sorrise il più piccolo, sotto lo sguardo sorpreso dell'altro.
Un animale esotico? -Taira... Ci hai creduto davvero?-;
-A cosa?-;
-Alla storia che ti ho raccontato a proposito di quel tizio e dei camion pieni di animali?- chiese Naomi, con inaspettata spontaneità, senza perdere di vista le pentole sul fuoco.
-Come? Vuoi dire che...!-;
-Di tanto in tanto si presentava al circuito con qualche animaletto strano- ricordò il ragazzo -Ma non certo con un intero esercito di bestie come tigri o elefanti-;
-C-che cosa?!- disse Capeta, arrossendo per la vergogna -Ma allora perché mi hai raccontato quella storia assurda?-.
Il silenzio di Naomi lo lasciò ancor più disorientato.
-... Lascia perdere, Taira-.
Capeta si zittì, inghiottendo lo stupore e sporgendosi verso il ragazzo che ora gli dava le spalle, scorgendo, stranito, accenni di rossore che andavano cogliendo le sue gote.
-Ma...-;
-L'occorrente è qui. Fai tu, io non sono pratico di dolci-;
-Ah, s-sì... ma avrò bisogno del tuo aiuto. Abbiamo solo mezz'ora per prepararla e sistemare tutto quanto- disse, trasalendo e disponendo davanti a sé gli ingredienti.

-NON HA RISPOSTO NEANCHE A TE?! ACCIDENTI, KACCHAN, CHE COSA TI E' SUCCESSO?!- ruggì Monami, quando Nobu gli comunicò di non aver ricevuto alcuna risposta al messaggio inviatogli nel primo pomeriggio.
-Su, adesso calmati. Sarà stato molto preso dal trasloco- balbettò quest'ultimo.
-Macché preso e preso?!- urlò lei, facendo sì che il cellulare all'orecchio del ragazzo si librasse per aria a forza di strilli -Che razza di team-manager sei se non riesci neanche a rintracciare Kacchan? La verità è che anche tu, come quel traditore di Shigeo, sei succube di quella vecchia megera! In questo momento, il povero Kacchan sarà sicuramente sotto le grinfie di quella famiglia di pazzi!-;
-Che assurdità! Ti decidi a calmarti? Domani, a scuola, gli chiederemo com'è andata, no?-;
-SEI UN MANAGER CORROTTO, ECCO COSA SEI! NON VENIRTI A LAGNARE DA ME SE DOMANI KACCHAN VERRA' A SCUOLA RIDOTTO COME UNO ZOMBIE!- e gli chiuse il telefono in faccia, costringendolo ad accasciarsi a terra, demoralizzato.
-R-ridotto come uno zombie? ...Capeta, ti prego, resisti!-.

-E' perfetta!- annunciò il ragazzino, alzando lo sguardo soddisfatto, mentre l'altro sistemava le stoviglie sotto il getto dell'acqua -Ne vuoi...?-;
-Co...?-.
Capeta alzò la posata ricoperta di cioccolata e gliela mise davanti al viso -Vuoi pulire il cucchiaio?-;
-Mi hai preso per un cane?- brontolò Naomi, allontanando il cucchiaio che scivolò dentro la pentola della salsa, sotto lo sguardo strabuzzato dei due.
Ci fu un breve attimo di silenzio, interrotto soltanto dal rintocco dell'orologio e dai clacson delle auto che transitavano in lontananza, sulla strada principale, poi...
-E' caduto dentro il curry!- esclamò allarmato Capeta, sporgendosi sul contenuto della pentola e voltando piano lo sguardo verso Naomi -Minamoto, ma cosa ti è preso?-;
-Sei tu che me lo hai messo sotto il naso!-;
-Era cioccolata, non veleno!-.
Nel panico, Capeta si guardò intorno, indeciso sul da farsi; sollevò uno dei mestoli più vicini e, facendo spallucce, lo riempì con la salsa, portandoselo alle labbra: -Lo assaggio-;
-Il curry col cioccolato? Non dire sciocchezze, potresti sentirti male. E' da buttare-;
Capeta lo caricò di uno sguardo sconvolto.
-Buttare?! Sarebbe uno spreco? Tanto lavoro per niente!- lo rimbeccò deciso, sorseggiando la salsa sotto lo sguardo stupito del sedicenne: -...GHM!-;
-Taira?- lo chiamò Minamoto, preoccupato, scorgendo il volto del ragazzino imporporarsi pericolosamente -Ehi, Taira...!-;
-Pfu! Sto scherzando!- ridacchiò Capeta, voltandosi verso di lui col mestolo -Sai che non è male? Assaggia-.
Naomi guardò con diffidenza la salsa, come se si fosse davvero tramutata in veleno, poi, scorgendo il viso soddisfatto del nuovo coinquilino, fece spallucce sollevando il cucchiaio e avvicinandolo alle labbra.
-Allora, che ne dici?-.
-Hm...-.
Inizialmente, il sapore del curry non sembrava contaminato, tuttavia giungeva, pochi attimi dopo, un piacevole retrogusto di cioccolata che rendeva il pungente sapore della salsa molto più delicato... discreto e non invadente, ecco. Taira non aveva tutti i torti; era uno strano accostamento, però soddisfava il palato.
Voltandosi per replicare, scorse gli occhi grandi e profondi del ragazzino osservarlo con impazienza, e nel caldo castano delle sue iridi riscoprì con sorpresa un po' di quel gustoso cioccolato che fino a poco prima sembrava aver causato un bel pasticcio...
-Minamoto?-.
L'interessato si riscosse dai suoi pensieri e, fissando il mestolo oramai vuoto, lo posò, annuendo.
-Sì, non è male- ne concluse, strappando un sorriso sollevato al giovane pilota accanto a lui.
-Per fortuna! O avremmo dovuto ricominciare tutto daccapo-;
-Ragazzi? Sono a casa!- annunciò la signora Minamoto -Naomi, Capeta, ci siete?-;
-Siamo qui, signora Nanako-;
-Ah, che buon profumino. Chi mai pensava che avreste davvero cucinato insieme. Che bravi- sorrise la donna -Shigeo non è ancora rientrato?-;
-Dovrebbe arrivare fra poco-;
-Allora, nell'attesa, andrò a farmi una doccia- e si allontanò canticchiando verso le scale.
-Tua madre è sempre così attiva!- osservò Capeta, tornando in cucina, divertito, sotto lo sguardo indecifrabile di Naomi.
-Già...-.

-Buonasera, presidente. Anche per oggi abbiamo terminato- annunciò Shigeo, scendendo dal furgone assieme ai due colleghi.
Il presidente Ikari, un ometto basso e tarchiato dallo sguardo burbero ma dal gran cuore, li attese sulla soglia dell'ufficio ed annuì, fissando l'orologio.
-Siete in ritardo. Per fortuna che questo era l'ultimo turno della giornata- gli fece notare.
-E' colpa nostra, capo- spiegarono due dei dipendenti -Eravamo in anticipo, ci siamo fermati a bere qualcosa e abbiamo perso la cognizione del tempo-;
-Hm- brontolò l'uomo, sotto i baffi -Shige, sbrigati a tornare a casa. Tuo figlio ti starà aspettando-;
-Come? Ah, certURGH!- biascicò l'operaio, impallidendo pericolosamente davanti a tutti.
-Cosa ti prende, Shigeo? Ti senti male?-;
-Le nove e mezza?! SONO IN RITARDO MOSTRUOSO!- gridò questo, facendoli sobbalzare.
-Come dici? Sei proprio un irresponsabile, Shigeo! Mi domando come riesca a sopportarti, quel tuo povero ragazzo-.

-E-etchum!-.
Capeta guardò l'orologio appeso alla parete della cucina e tirò un lungo sospiro. Ma che fine aveva fatto suo padre?
-E' tardi. Spero che non sia successo niente- disse la signora Nanako, proprio mentre la porta dell'appartamento si apriva alle sue spalle.
-Sono a casa, scusate il ritardo!- gemette l'uomo, sopraggiungendo col fiatone.
-Ah, meno male-.
Sollevata, Nanako si alzò da tavola per raggiungerlo, quando scorse Capeta allungare il passo e precederla verso l'ingresso.
-Oh, ciao Cape...-;
-PAPA', MA DOV'ERI FINITO, SI PUO' SAPERE?! CI HAI FATTI SPAVENTARE! DOVEVI ESSERE A CASA DUE ORE FA!- lo interruppe il figlio, facendo sussultare tutti quanti.
-C-Capeta, ti chiedo scusa. Non avevo calcolato che dall'ufficio a qui avrei impiegato più tempo. Calmati, ti prego- biascicò l'operaio terrorizzato, appiattendosi contro la parete, sotto le occhiatacce ed i rimproveri furiosi del ragazzino.
-Per una volta che ti veniva chiesto di essere puntuale! Ma che figure ci fai fare, papà?! Chiedi subito scusa a tutti quanti!-;
-Che severità, i-insomma!-;
-Non intervieni?- domandò Naomi rivolto alla madre, rimasta a fissare la scena sulla soglia del salone.
-E perché? Ci sta già pensando lui. Non li trovi anche tu terribilmente buffi?- ridacchiò tornando in cucina, sotto lo sguardo perplesso del figlio -Su! Serviamo in tavola, nel frattempo-;
-Mh. Ok-.
Certo che Taira aveva proprio un bel caratterino.

Continua...

Disse l'autrice:
ALOHAAAA!! <3 <3 <3
Buonsalve a tutti! ^^ Vi è stato appena 'servito' il secondo capitolo di F1ove!
Qui la storia comincia pian piano a prendere forma; il my obbiettivo è di NON porre OOC farlocchi (?!), perciò sto cercando di studiare minuziosamente le personalità dei protagonisti, sia nel manga che nell'anime, e di sviluppare gli avvenimenti del racconto nella maniera più 'coerente' possibile! Spero di non deludervi!
Ancora non so da quanti capitoli sarà composta la storia. La mia Tension è imprevedibile: potrebbe impossessarsi di me per sette capitoli come per venti; al momento non saprei proprio dire altro, about.
Parlando di tempi di pubblicazione... Mi è stato chiesto di “abbandonare la strada della pubblicazione mensile” (XD); ovviamente farò il possibile per accontentarvi, aggiornando anche ogni due settimane ma, nel caso ciò non avvenisse (cause di forza maggiore quali: allineamenti interplanetari poco propizi, eventuali e nefaste profezie maya-incas-azteche, ed impegni irrevocabili quali compleanni, matrimoni, comunioni etc...!), state certe che l'appuntamento mensile rimane, comunque, il più attendibile! Vi chiedo, ancora una volta, di portare molta pazienza.
Piuttosto, ciarlando di questo capitolo: l'ispirazione venne all'Autrice scorgendo la bella casa dei Minamoto, nell'anime, e Naomi che preparava il pranzo! AMO quella cucina! E' così cool, così modern, così american!!!** Quanto desidererei quella cucina! Questo anime è così pieno di particolari incredibili da commuovermi! Ma sto divagando; è venuto il momento dei...

Ringraziamenti! (Come nei manga! oAo)
Thanks a Toru85, Camiel, Vel90, Isetta, rossanaeheric, HikaruUzumaki e Olivier_hiwatari per aver inserito la ff tra seguite e preferite, e per i loro primi commenti! Spero di ritrovarvi anche nei prossimi capitoli!
Particolare menzione all'utile e dolce Soe Mame, per aver 'revisionato' la punteggiatura di questo capitolo! ^^ Danke tante!
Infine, grazie anche a coloro che hanno semplicemente posato gli occhi su questa storia!
Non resta che rinnovarvi i miei saluti e darvi appuntamento alla prossima!
“Chapter 03: Considerando la situazione...”!

+AliceWonderland+

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Capitolo 3
*** Considerando la situazione... ***


Note: i personaggi presenti in questa fanfic appartengono al loro rispettivo creatore, Masahito Soda. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!



_Chapter 03: Considerando la situazione..._



Le stelle fissate sulla volta celeste erano uno spettacolo che raramente aveva avuto modo di ammirare, quando ancora lui e suo padre abitavano nel vecchio appartamento di periferia. Da quel punto, invece, il panorama era spettacolare: il loro nuovo quartiere era affiancato ad un parco rigoglioso ed incorniciato da verdeggianti colline, mentre davanti, indirizzando lo sguardo verso la pianura, ai suoi inquilini si delineava il luminoso profilo della città, disegnato dalle mille luci provenienti da case ed insegne.
-Ehi, Capeta, non rientri? Fa piuttosto freddo, stasera- lo fece trasalire il padre, raggiungendolo -E' davvero una bella vista, vero?-.
Senza allontanare lo sguardo dal paesaggio, il ragazzino si poggiò alla balconata ed annuì, godendosi la fresca brezza serale attraversare l'ampia terrazza.
-Eeeh, da casa nostra le stelle si vedevano a malapena- sospirò l'uomo.
-Però, anche se ce ne fosse stata la possibilità, eravamo sempre tutti e due così stanchi da addormentarci molto prima di vederle- gli fece notare il figlio, abbozzando un sorriso.
-Ahahah! Già, anche questo è vero! Ce ne sono successe davvero tante, in questi ultimi cinque anni, non trovi?- rise Shigeo, scompigliandogli i capelli -Quanto sei cresciuto da allora. Sei diventato un vero pilota professionista-;
-Dai, adesso stai veramente esagerando, papà- ridacchiò imbarazzato Capeta -Tu... pensi che la mamma sarebbe fiera di me?-.
Colto alla sprovvista da quella domanda, lo sguardo nocciola dell'uomo si specchiò in quello del figlio e, pochi attimi dopo, quest'ultimo scorse un sorriso melanconico disegnarsi sul viso del padre.
-Certo, ne sono sicurissimo, Capeta. Anche la mamma fa il tifo per te- sussurrò -E-ETCHUM! Caspita, se rimango ancora un po' qua fuori, congelo! Sniff! Io vado a dormire, tu non vieni?- gli domandò avviandosi.
-Rimango ancora. Buonanotte, papà-;
-'Notte, figliolo-.
C'erano delle sdraio, nelle vicinanze, così prese posto su una di queste, coricandosi beatamente nell'oscurità.
Forse non avrebbe dovuto nominare la madre, così, a bruciapelo. Suo padre aveva gli occhi lucidi, l'amava molto, e anche se ora conviveva con la signora Nanako, era certo che non l'avrebbe mai dimenticata, come lui del resto.
Il leggero scorrere della portafinestra che si riapriva lo distolse dai suoi pensieri e, tirandosi a sedere, scoprì di avere il volto umido di lacrime.
-Hai scordato qualcosa, papà?- domandò asciugandole in fretta e furia -... Uh!-;
-Che ci fai qua fuori a quest'ora?- gli chiese Minamoto, stranito.
-E-ecco... Non riuscivo a prendere sonno. E tu?-;
-Prendo una boccata d'aria prima di coricarmi-.
-Sei rimasto sveglio fino a quest’ora per stilare il rapporto delle ultime gare?- gli chiese, colpito.
-Cosa ci trovi di strano? Lo faccio da quando gareggio per l’Autohouse- replicò pacatamente Naomi.
Il ragazzino serrò le labbra, a disagio, portandosi le ginocchia al petto e nascondendovi il viso, che andava tingendosi di un vivido rosso ciliegia.
-Il nostro team, invece, appena terminata una gara, correva al karaoke a spassarsela- pensò.
Tuttavia, anche se molto diversi fra loro, sia lui che Minamoto erano cresciuti con valori piuttosto simili, e questo bastava.
Alzò di nuovo lo sguardo verso il ragazzo che gli dava le spalle, poggiato al corrimano, e deglutì, innervosito dal silenzio venuto nuovamente a crearsi attorno a loro.
Era tutto così diverso rispetto a quando si incontravano sui circuiti; laggiù bastavano poche occhiate, fugaci ed eloquenti sguardi per comprendersi. Ora, invece, vivevano insieme nella stessa casa, ed era come se quella situazione volesse incoraggiarli ad aprirsi, a parlarsi davvero, a conoscersi veramente.
Sotto quel tetto la loro 'rivalità' scemava; non c'erano monoposto o kart con cui sfidarsi, né titoli o coppe in palio né la possibilità di farsi notare da prestigiosi team stranieri.
In quell’appartamento, che la cosa gli andasse o no, loro erano coinquilini e nient'altro, e avrebbero dovuto accantonare i silenzi, lasciando spazio alle parole.
-Hm... – tossicchiò Capeta, cercando di attirare la sua attenzione -E' molto bello qui-;
-M-mh-;
-Senti, Minamoto- continuò il ragazzino, torturando i pollici -Tu cosa ne pensi? Mi riferisco a questa situazione. Insomma, mio padre e tua madre...-.
Naomi si voltò piano verso di lui, poggiandosi alla balconata, a braccia conserte.
-Non posso certo negare di esserne rimasto sorpreso- rispose dopo qualche breve attimo di silenzio -Mia madre ha sempre cercato di crearsi una propria indipendenza, e la notizia di questa convivenza mi ha lasciato parecchio perplesso. Con tuo padre, per di più- sospirò -Certo, è vero il detto: 'gli opposti si attraggono', ma arrivare fino a questo punto...-;
-Che cosa vorresti dire?- esclamò Capeta, sconvolto dalle sue parole -Guarda che mio padre è una persona eccezionale e...!-;
-Calmati. Non sto certo affermando il contrario- lo interruppe laconico Naomi -Taira, tu non hai forse pensato la stessa cosa, quando tuo padre ti ha dato la notizia?-;
-Uh! Io, a dire il vero...- balbettò il ragazzino, preso alla sprovvista -Sì, è stata la prima cosa a cui ho pensato- ammise infine.
-Forse tuo padre riuscirà a rispettare l'indipendenza che mia madre si è creata durante tutti questi anni, e non la considererà negativamente-.
Al seguito di quella prima affermazione, dalla sfumatura un po' sprezzante, Capeta non poté fare a meno di porsi delle domande sul padre del ragazzo, anche se non avrebbe mai avuto la faccia tosta di esporle apertamente a quest'ultimo.
Naomi si voltò e, avvicinandosi a lui, prese posto sulla sdraio accanto.
-Be’, in fin dei conti tua madre mi piace. Ha un energia davvero incredibile, Minamoto-;
-Pfu. Tra qualche giorno smetterai di pensarla in questo modo- sbuffò il sedicenne, portandosi le braccia dietro il capo -Quella, quando vuole, sa essere davvero terribile- gli rivelò, lasciandolo di stucco -E' una strega, e fa solo venire delle grandi emicrania-.
Il giovane pilota lo ascoltò con attenzione, ad occhi e bocca spalancati, cercando, poi, di trattenere una risata.
-Mpfh. Non ti sembra di esagerare, adesso?-.
-Per niente. Non vedo l'ora di andare a vivere da solo-;
-E così, “quella” farebbe venire delle grandi emicrania, eh?- sibilò la donna, emergendo dall'ombra e portandosi le mani sui fianchi longilinei –Ragazzino ingrato, vedi di abbassare la cresta! Se davvero ci tieni a vivere da solo, posso provvedere stasera stessa a sbatterti fuori casa!-;
-Ti metti anche ad origliare, adesso? Chiudi la bocca, o sveglierai tutto il palazzo coi tuoi strilli-.
-Ma sentitelo! Capeta, ti vieto nella maniera più assoluta di dare ascolto alle sciocchezze che dice questo qui!- lo fece trasalire la donna, tirando la guancia del figlio -Se seguirai il suo esempio ti rovinerai per sempre!-;
-La-Lashiahi!- protestò l'interessato, liberandosi ed alzandosi dalla sdraio -Sei davvero una megera. Me ne vado a letto- sbottò avviandosi verso la portafinestra, paonazzo e indispettito.
-Non avrà esagerato, signora Minamoto?- domandò Capeta, vedendolo svanire nell'oscurità del corridoio.
La donna fece spallucce, sogghignando e lanciandogli un occhiolino.
-Ma no, figurati- sorrise -Se non gli si dà una strigliata di tanto in tanto si chiude in se stesso e non lo si recupera più- rispose decisa -Sono davvero contenta che tu sia qui, Capeta-;
-Ah sì?-;
-La tua presenza è di grande stimolo per Naomi, credimi. In genere sono sempre gli altri a cercare, invano, un contatto con lui, ma con te è diverso. Evidentemente gli ispiri fiducia-.
Il quindicenne annuì, arrossendo leggermente: -Se lo dice lei, signora Minamoto-;
-Ehi, insomma, mi pareva di essere stata chiara, oggi: non essere così formale! Nanako, capito? Nanako!- lo riprese lei, tirandogli le guance -Mettitelo in testa, chiaro? O mi farai sentire una vecchietta!-;
-Le-le chiedho s-scusha!-.

L'indomani, a scuola...
-Nell'agosto del settimo anno del periodo Taisho, le grandi potenze come gli Stati Uniti ed il Giappone, che temevano il successo della rivoluzione socialista russa, si prepararono ad una guerra d'intervento...-;

-Psst! Ehi, Capeta? Svegliati!- lo chiamò Nobu, punzecchiandolo con la punta della matita.
-Uh? Sì, che c'è?- bisbigliò questo, assonnato, voltandosi verso l'amico.
-Come “che c'è”? Come mai questa mattina sei arrivato così tardi? Ieri non hai neanche risposto al messaggio. Hai idea di che cosa mi abbia fatto passare Monami?-;
-Mi dispiace, Nobu, ma è stata una giornata parecchio...-;
-Taira, Ando! Insomma! Se avete qualche opinione persona da esprimere sulla lezione, allora, rendetene partecipe tutta la classe! Vi ascoltiamo!- li interruppe infastidito l'insegnante, facendoli sobbalzare.
-N-no, ci scusi!- biascicarono all'unisono i due, immergendosi paonazzi nei propri libri di testo, sotto le fragorose risate della classe.

-Che!? Sua madre vi ha messi ai fornelli?- esclamò Nobu, a bocca aperta -Da non credere!-;
-E' così- asserì Capeta, ingoiando un onigiri e proseguendo -Sai, non pensavo che Minamoto se la cavasse bene anche in cucina. Il risotto al curry era molto buono...-;
-C-Capeta!- lo interruppe con un filo di voce l'amico, impallidendo pericolosamente.
-Ah sì? E poi, cos'altro è successo?-;
-Be’, ho preparato la torta al cioccolato che piace a mio padre, eMFH!?-;
-Capeta!- lo zittì Nobu, chiudendogli la bocca, mentre un'ombra minacciosa si materializzava alle loro spalle, lanciando fulmini e saette.
-Quindi, mentre io e Nobu ci consumavamo dalla preoccupazione... Tu, spensierato, giocavi alla massaia felice con quella faccia da kabuki e ridevi e scherzavi con quella vecchia strega di sua madre?!- dedusse Monami, furiosa.
Il ragazzino, colto alla sprovvista, indietreggiò, trovandosi con le spalle al muro: -Ugh! Ma-massaia feli..? A-aspetta, non esagerare, ora! Posso spiegare tutto, eccoAAAAAAAH!-;
-DA TE NON ME LO SAREI MAI ASPETTATO, KACCHAN! VOI UOMINI SIETE TUTTI DEI VENDUTI! BASTA UNA BELLA DONNA CON LE CURVE AL POSTO GIUSTO E CADETE COME PERE DALL'ALBERO! MA LO VUOI CAPIRE CHE QUELLA FA TUTTA LA GENTILE PER CONVINCERTI AD ENTRARE NEL SUO TEAM?!-;
-Anche se fosse (anf!), di sicuro io non accetterei, lo sai bene!-;
-Io te lo dicevo che questa volta era davvero fuori di sé, Capeta!- piagnucolò Nobu, anch'esso inseguito dalla compagna lungo il terrazzo -Avresti dovuto rispondere a quel messaggio!-;
-Non lo faccio più, lo giuro! Lo giuro, Monami!-;
-Uff. Una stella come me è sprecata come direttrice di questo team di rammolliti! E io che mi sto dando tanto da fare col lavoro per aiutarvi a pagare tutte quelle quote spropositate- sbottò lei, placandosi -A proposito: fin'ora quanto siamo riusciti a racimolare per pagare i danni della monoposto?-;
-Ah, dunque: ci sono i soldi dei nostri part-time, e gli ultimi quarantamila yen guadagnati da te con quegli spot pubblicitari- calcolò Nobu -Ecco, non resta che vedere...-;
-Quanto la fate lunga, voi due- sospirò l'amica, premendo il tasto d'invio e facendo comparire il risultato sul display della calcolatrice.
-NOOO! ANCORA TROPPI ZERI!- esclamarono i due amici, lasciandosi cadere a terra, demoralizzati.
-Su, su, non ha senso piangersi addosso! Proprio ieri ho ricevuto un'altra proposta di lavoro per una nota rivista di moda. Forse, insistendo un po', alzeranno il mio compenso-;
-Una rivista di moda, eh?- mormorò Nobu, fra i denti -Vedi di non farti raggirare, Monami-;
-Ma che vuoi? Guarda che io non sono una sprovveduta come te!-.
Il giovane pilota alzò lo sguardo verso i due compagni, impegnati nei loro soliti battibecchi e sospirò avvilito.
Si stavano impegnando moltissimo per la causa, ma la consapevolezza che tutti i loro sudati 'salari' venissero impiegati interamente per le spese del team, in particolare per ripagare l'auto che lui aveva stupidamente danneggiato durante le prove su pista, alla FSRS, cominciava a metterlo in seria difficoltà.
-Sentite, ragazzi, ora basta. Voi avete già sacrificato fin troppo tutti i vostri guadagni- disse attirando la loro attenzione -E' stata solo colpa mia. Avrei dovuto trovare la maniera di evitare quello scontro. Non posso permettere che ci rimettiate anche voi! La responsabilità è del pilota, quindi sarò io a...-;
-Guarda che per noi non ci sono problemi, Kacchan-lo interruppe Monami -Siamo il tuo team. E' stata una nostra scelta sin dall'inizio aiutarti. Abbiamo promesso di farti arrivare in F1, e manterremo la nostra promessa-;
-Vero! Sennò a che servirebbero gli amici, dico bene?-.
La ragazzina annuì concorde: -E poi smettila di incolparti per quell'incidente! Secondo me la responsabilità era di quel tizio doppiato che è andato in testa coda! Se non avesse sbagliato manovra… Aah, se solo ci ripenso mi viene una rabbia!-;
-Ad ogni modo, non preoccuparti, Capeta. Sistemeremo ogni cosa, tu otterrai quella borsa di studio e potrai finalmente confrontarti contro Minamoto- sorrise Nobu, battendogli qualche pacca amichevole sulla spalla -Parola del tuo stimato team-manager, Nobu Ando!-.
Capeta annuì, alzando lo sguardo lucido sui due compagni: -Grazie mille per tutto quello che state facendo. Non riuscirò mai a ripagarvi-;
-Ora smettila di piagnucolare! Senti un po', team-manager, che cos'avresti in mente per guadagnare qualche extra?- domandò Monami, corrugando la fronte, scettica.
-Ehm, dunque... Ehi! Potremmo tornare a far esibire Sarukki in strada!- propose lui.
-Ma che dici? Non guadagnavamo neanche uno yen, in quel modo. Sei proprio un manager inutile!-;
-Come sei cattiva, Monami-;
-A proposito di Sarukki: questo pomeriggio, dopo le lezioni, posso passare da te a prenderlo?- le chiese Capeta, mentre rientravano in aula -La signora Nanako ha detto che posso portarlo in casa senza problemi-;
-C-Capeta, non è il momento giusto per...!-;
-ADESSO LA CHIAMI ANCHE PER NOME, QUELLA MEGERA?!-;
-No! E' tornata alla carica! Ma quando imparerai a morderti la lingua, su quest'argomento? Non potevi aspettare?!-;
-Vi chiedo scusa! Scusa!-;
-TAIRA, ANDO, SUZUKI! LA CAMPANELLA E' SUONATA DA UN PEZZO! FILATE IN CLASSE, SUBITO!-;
-Glom! Sì, professore!-.

-In questo modo, noteremo subito che l'incognita può essere risolta guardando il punto d'incontro della curva generata con l'asse delle x...-.
Il trillo della campanella annunciò l'intervallo e, al seguito dell'assegnazione dei compiti, gli studenti si sparsero fuori dalle aule, consumando in compagnia i loro pasti.
Senza fare caso al trambusto, Naomi abbassò lo sguardo dalla lavagna e continuò a scarabocchiare sul quaderno gli ultimi appunti, lanciando, di tanto in tanto, fugaci occhiate alla borsa aperta al suo fianco, dove il bento faceva capolino...

-Mamma, io vado-;
-Va bene, buona giornata- sbadigliò assonnata la donna -Ah, Naomi, aspetta- lo chiamò prima che questo uscisse -Tieni, per la pausa-.
Il ragazzo inarcò le sopracciglia e fissò il bento che la madre gli aveva messo fra le mani.
-Mi hai preparato il pranzo?- osservò diffidente, posandolo in borsa.
-Be’, cos'è quella faccia scettica? Comunque, l'ha preparato Capeta- ammise Nanako, sogghignando divertita di fronte allo sguardo attonito del figlio -E' stato davvero gentile, vero? Questa mattina ha cucinato il suo e...-;
-Sì, ho capito, ho capito- mormorò Naomi, avviandosi e salutandola imbarazzato, con un vago cenno della mano.


Non aveva più visto circolare un bento nella sua borsa da quando la nonna si era trasferita fuori città, allora lui frequentava il secondo anno di asilo. Da quel giorno, nella famiglia Minamoto si era sempre vissuti con un regime all’occidentale, mentre, a quanto pare, i Taira, come tutti, erano molto più legati alle tradizioni…
Sollevò la borsa indeciso sul da farsi; certo, lo stomaco non avrebbe sicuramente lamentato del cibo, ma non aveva molto tempo a disposizione, dovendo prepararsi per la lezione successiva.
-La prossima verifica sarà un disastro. Hai capito qualcosa di quello che ha spiegato il professore?-;
-Neanche per idea. Dovrò farmi in quattro per riuscire ad ottenere un voto decente ai prossimi esami-;
-Dicono che quelli di metà anno saranno ancora più difficili-;
-Che? Ma allora non ha senso! Mi andranno sicuramente male!-;
-Minamoto, tu come sei messo con...? Ehi, ma guarda- osservò uno dei compagni, allungando lo sguardo e scorgendo il bento che il ragazzo teneva in mano -Cos’è questa novità? Di solito non mangi mai a quest'ora-;
-Eh?-;
-Dì un po', ti sei trovato la ragazza?- ammiccò il vicino, dandogli una leggera gomitata -Davvero premurosa, vero?-;
-Non parlarmene. Sono stato scaricato proprio l'altro giorno da una dell'altra sezione. Ti invidio, Minamoto. Tu hai sempre un grande successo con le ragazze. Sarà il fascino del pilota?-;
-Non dite sciocchezze- sospirò l'interessato, aprendo l'involucro e fissandone il contenuto, assieme ai due compagni.
-C-ch-che meraviglia. Mi è venuta l’acquolina… Ehi senti, Minamoto, se a te non va condividilo con noi!- gongolò il primo, con le lacrime agli occhi -Quella frittata ha un aspetto davvero delizioso. C’è la mano di una donna, è certo-;
-Allora, noi la conosciamo o l'hai incontrata al circuito?-;
-Sai, mi sono sempre chiesto che tipo potrebbe essere la fidanzata di Naomi-;
-Non c'è nessuna 'fidanzata'- replicò lui, imbarazzato e infastidito, proseguendo nel suo pasto -Non ho certo il tempo di pensare a queste cose- disse cercando di cacciare l’immagine del nuovo coinquilino dalla propria mente…
C’è la mano di una donna, è certo!
-Cough! Coff! Cough!-;
-Ehi, tutto bene? Be’, lasciamo stare. Piuttosto, senti qua: io e gli altri stiamo organizzando una serata al karaoke, però le ragazze vorrebbero tanto che ci fossi anche tu- spiegò l'amico, indicando alcune delle loro compagne che incrociarono timidamente il suo sguardo -Che ne dici?-;
-No, mi dispiace, sarà per un'altra occasione. Ho molti impegni, in questo periodo- si scusò lui, distogliendo il volto imbarazzato, sotto le espressioni deluse dei due.

-Ci vediamo domani!-;
-Bye!- li salutò Monami, sulla soglia di casa -Mi raccomando, Kacchan! Tieni alto il morale e stai sempre in guardia, hai capito?! ALTRIMENTI TI PICCHIO!- esclamò facendo voltare tutti i passanti, e sobbalzare i due amici.
-Che imbarazzo- balbettò Nobu, poco dopo, fermandosi per riprendere fiato.
-Accidenti, ma non le si esaurisce mai la grinta a quella?- sospirò Capeta, raggiungendo i cancelli del parco e fissando la scimmietta arrampicata sulla sua spalla.
-Sembra felice di rivederti- osservò l'amico -E pensare che all'inizio ti ha completamente ignorato- ridacchiò -Era proprio offesa-;
-Mi dispiace, Sarukki, ma prima di portarti con me, preferivo avere il consenso della signora Nanako- disse il ragazzino, lasciandosi cadere su una delle panchine e guardandola saltellare allegra nei dintorni.
-Allora, pensi di riuscire a cavartela a casa Minamoto?- gli domandò Nobu.
-Ora non esagerare. Non dirmi che Monami è riuscita ad influenzarti?-;
-No, no. Il fatto è che questo è un momento molto importante per te, e non vorrei che quello che sta succedendo in questi ultimi giorni ti deconcentrasse- spiegò il compagno.
-Va tutto bene, davvero. Se ci fossero dei problemi te ne parlerei subito, Nobu- lo tranquillizzò Capeta.
-Ecco, era proprio quello che volevo sentirti dire! Per qualunque cosa, non farti problemi! E se solo Minamoto dovesse metterti a disagio o crearti pressioni, ci penserò io a sistemarlo per le feste, hai capito?- esclamò, battendosi un pugno sul palmo della mano, con aria determinata.
-Ma Nobu, Minamoto non è proprio quel tipo di persona- ridacchiò Capeta -Mi sa che Monami è proprio riuscita a contagiarti. Più che un team-manager sembri la mia guardia del corpo-;
-Eh? Mi ci vedresti?- rise l'amico, portandosi le braccia dietro il capo e gonfiando il petto -Come body-guard sarei davvero affascinante, non credi? Sarukki, smettila di scimmiottarmi!- sbottò scorgendo l'animaletto muoversi vivacemente alle sue spalle.
-Forza, Sarukki, vogliamo andare?- disse Capeta, mentre questa tornava agilmente sulla sua testa e sventolava la coda verso Nobu.
-Oggi hai il part-time, vero? A domani, allora- si congedò il ragazzo.
Capeta lo guardò allontanarsi e, sorridendo, s'incamminò verso la fermata dell'autobus: -Come farei senza Nobu e Monami, eh, Sarukki?-.

Continua...

Disse l'autrice:
ALOHAAAA!! <3 Come temeva, Alice non è riuscita a pubblicare il terzo capitolo prima dell’inizio di Luglio, anzi, è anche piuttosto in ritardo u_ù… Mi dispiace davvero; oltre a vari impegni “extra”, ho avuto in cantiere altri progettucci in un’altra sezione, e così ho perso un po’ di vista il calendario! Ma, ora, il terzo capitolo è qui! Godetevelo assieme ad un bel gelato! Nel frattempo, passo direttamente ai…
Ringraziamenti: un grazie infinite a tutti coloro che, fino ad ora, hanno letto, inserito tra ‘preferite’, ‘ricordate’ e ‘seguite’ la ff, e anche a chi l’ha commentata! Thanks a: Vel90, Toru85, Camiel, Toshira_Chan, Kisachan, HikaruUzumaki, Olivier_hiwatari, Isetta, rossanaeheric e Lazycat5! <3
Appuntamento alla prossima, dunque! “Chapter 04: Inaspettatamente attratto da Lui”!

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Capitolo 4
*** Inaspettatamente attratto da Lui ***


Note: i personaggi presenti in questa fanfic appartengono al loro rispettivo creatore, Masahito Soda. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!



_Chapter 04: Inaspettatamente attratto da Lui_



Se solo Minamoto dovesse metterti a disagio o crearti pressioni, ci penserò io a sistemarlo per le feste, hai capito?
Rientrando dal part-time, nel tardo pomeriggio, le parole del compagno gli tornarono alla mente.
Capeta si sentiva davvero fortunato ad avere degli amici così in gamba, sempre pronti a sostenerlo ed incoraggiarlo, tuttavia, era certo che una persona seria come Minamoto non si sarebbe mai prestata a simili 'strategie', ed era altrettanto sicuro che anche Nobu la pensasse come lui, e che le sue parole fossero servite al semplice scopo di fargli capire che, per qualunque cosa, lui e Monami ci sarebbero stati.
-Ma come? Ora che stai per entrare in Formula Stella, non ti fermi più a salutare gli amici, Capeta?- lo fece trasalire una voce alle sue spalle.
-Isamu! Ti chiedo scusa, ero sovrappensiero! Come stai?-;
-Bene, grazie. Sai, ho saputo della novità dalla signora Nanako- disse il ragazzino, nel suo solito tono sommesso e timido.
Isamu Tobita aveva la stessa età di Capeta, un carattere sensibile ma determinato quando scendeva in pista per conto dell'Autohouse Racing, sopratutto dopo aver ottenuto il posto di primo pilota del team, al seguito dell'abbandono di Takeshi, suo egocentrico ex compagno di squadra...
-Ah sì, ecco... E' successo tutto all'improvviso- asserì Capeta, imbarazzato.
-Deve averti fatto uno strano effetto. Ehm, senti...- lo interruppe Isamu, tornando serio -Volevo congratularmi con te per la vittoria ottenuta ai campionati nazionali di kart. Quello che hai fatto in passato con quel vecchio telaio non si era mai visto! Meriti davvero di essere il rivale di Naomi, e credo che anche lui riponga molta fiducia in te e nelle tue doti di pilota-.
Capeta lo fissò stupefatto.
-Fiducia in chi?- li interruppe l'interessato, comparendogli alle spalle.
-Buo-buonasera, Naomi!- esclamò Isamu, rivolgendogli un profondo inchino.
-Come mai da queste parti?-;
-Oggi avevo il colloquio alla Liarize con la signora Nanako-.
Il ragazzo annuì, lanciando una rapida occhiata a Capeta e, dopo essersi posato la borsa sulla spalla, entrò nel cortile della palazzina.
-Isamu?-;
-S-sì, Naomi?-;
-La prossima gara è vicina. Continua a tener alto il nome della Autohouse Racing, hai capito?-;
-Ma certo! Mi impegnerò al massimo, te lo prometto!- scattò il ragazzino, pieno di determinazione, per poi rivolgersi un'ultima volta a Capeta -Ora devo andare.
Spero tanto che riuscirai ad ottenere quella borsa di studio. Sei l'unico che la merita davvero-, senza dare tempo all'altro di ringraziare, Isamu sollevò la sua cartella e corse via, salutandolo con la mano.
-Sbrigati, Taira. Sbaglio o non hai ancora le chiavi di casa?- lo interpellò Minamoto, fermo all'ingresso.
-Sì, arrivo-.
Tu meriti davvero di essere il rivale di Naomi, e credo che anche lui riponga molta fiducia in te e nelle tue doti di pilota.
-Che divisa elegante…- pensò il ragazzino, sbirciando il rivale, per poi posare lo sguardo su se stesso. La camicia pendeva fuori dai pantaloni, e questi, di una stoffa molto economica, erano sempre stropicciati. Non ci aveva mai fatto caso prima, ma fissandosi allo specchio della parete vicina, sembrava proprio uno spaventapasseri.
-Sei rimasto a scuola fino a poco fa?-;
-Il tuo bento...- disse placido Naomi, scostando gli auricolari dalle orecchie -Pensavano tutti che l'avesse preparato la mia ragazza, e così non mi hanno dato tregua per l'intera pausa- spiegò allungando minacciosamente il proprio viso verso il suo e costringendolo ad appiattirsi contro la parete dell'ascensore.
-L-la tua r-ragazza?!- ripeté Capeta, improvvisamente sopraffatto da un’inspiegabile tachicardia -Scusa, ma come potevo immaginare che avrebbero pensato una cosa simile?-;
-Sta di fatto che- continuò Minamoto, mentre le porte dell'ascensore si aprivano alle loro spalle -Mi sono dovuto fermare dopo le lezioni per poter recuperare tutti gli appunti in santa pace- disse entrando in casa e posando la cartella nell’entrata, sotto lo sguardo allibito del più piccolo -E, comunque, le carote non mi piacciono- lo informò, pacato come sempre.
-Nh? Le carote, dici?-;
-Se non vuoi che le avanzi, allora, evita di metterle-.
A bocca aperta, Capeta lo seguì con lo sguardo fino a quando non lo vide svanire lungo le scale e, sorridendo tra sé, si poggiò al corrimano, sporgendosi ed esclamando: -Ma allora vuoi che ti prepari ancora il bento? E per la storia della fidanzata?-.
-Capeta, è successo qualcosa?- domandò incuriosita la signora Nanako, sopraggiungendo con un cesto di panni fra le braccia -Ma...! E' la tua borsa quella che sta camminando per il soggiorno?- osservò, puntando l'indice verso la cartella che strisciava disorientata sul parquet, sbattendo qua e là.
-Ah!- esclamò il ragazzino, sollevandola -SARUKKI! ME N'ERO SCORDATO!- disse, mentre la testolina della scimmietta faceva capolino dalla cerniera semiaperta, e si guardava intorno spaesata, con due rotelle al posto degli occhi.
-Sc-scusami, Sarukki...!-.

-Così hai incontrato Isamu! Sì, oggi aveva il rinnovo del contratto alla Liarize, così mi sono offerta di accompagnarlo- spiegò la signora Nanako, stendendo i panni -E tu come ti trovi nel team del signor Harada?- domandò prendendo le mollette che Sarukki le passava dal cesto.
-Molto bene! Domani mattina riprenderò gli allenamenti in vista delle gare- disse Capeta -Anche Isamu parteciperà alla competizione di Domenica prossima?-;
-Certo. Non pensa ad altro. Quel ragazzo è maturato moltissimo da quando ha avuto occasione di scontrarsi con te per la prima volta. Sei riuscito ad accendere in lui un forte spirito competitivo che non pensavo avesse, sai?-.
Il ragazzino curvò il capo, incuriosito: -Ho davvero fatto una cosa simile?-;
-Eh sì. Quel giorno si è come trasformato. Non l'avevo mai visto così- sorrise lei -Si era sempre dovuto sacrificare per Takeshi...-;
-Takeshi?-;
-Non lo ricordi? Il giorno che perse contro di te andò su tutte le furie. Non stava zitto un attimo, nessuno riusciva a calmarlo, e minacciò tutti di lasciare il team se Isamu si fosse ancora permesso di superarlo sul circuito-;
-Per questo non l'ho più visto alla Autohouse?- domandò Capeta.
-Già. Naomi non impiegò molto tempo a stendergli l'ultimatum. Qualche settimana dopo, annunciò il suo trasferimento in un'altra città e da allora nessuno ha più ricevuto sue notizie - raccontò -Vedi, anche se Takeshi, quel giorno, avesse vinto la gara contro di te, avrebbe comunque abbandonato presto il mondo dei kart- disse la donna, voltandosi verso di lui -Perché nelle corse, come in tutti gli altri sport, dovrebbe esistere soltanto un forte e sano spirito competitivo, voglia di divertirsi e mettersi alla prova. Certo, Takeshi era parecchio combattivo, ma non imparava dai propri errori. Si rifiutava, addossando sempre le sue colpe agli altri. In nessuno sport si possono fare progressi se non si ha l'umiltà di comprendere i propri sbagli. Alla lunga, per Takeshi, questa si sarebbe rivelata solo una perdita di tempo. D'altronde...-sospirò lei, alzando lo sguardo al cielo limpido -Di futuri campioni come te, Naomi e Shiba non ne nascono ogni giorno-.
Capeta sarebbe rimasto ad ascoltare la signora Nanako per ore. Sentendola parlare, poteva comprendere immediatamente quanto il mondo dei kart e delle corse fosse importante per lei, ed era certo che avrebbe sacrificato qualunque cosa pur di trasmettere la sua passione alle nuove leve, guidandole ed istruendole con correttezza, obbiettività e severità, se necessario, proprio come dei figli. Proprio come aveva fatto anche con Naomi.
-Ah, scusa, ti starò annoiando con tutte queste prediche su...!-;
-No, per niente- la rassicurò il ragazzino, scuotendo il capo -Io non sono mai riuscito ad esprimere a parole tutta la passione che ho per questo sport, perciò, posso solo dimostrarlo quando scendo in pista; ma la penso esattamente come lei-.
La donna lo guardò stupita.
-Oh, cielo. Se le cose stanno così, allora, dovrò cominciare a pensare a qualcos'altro, ora che ho finalmente qualcuno che mi ascolta, in questa casa- scherzò, distogliendo lo sguardo e puntandolo sulle colline verdeggianti –E’ davvero una bella giornata- osservò terminando il suo lavoro -Speriamo che tenga fino a Domenica-.

Verso le otto il padre di Capeta rincasò, così poterono sedersi a tavola. Naomi annunciò che non li avrebbe raggiunti, dovendo terminare i compiti, e Capeta, dopo aver cenato, decise di salire in camera per fare altrettanto, lasciando soli i genitori a guardare la tv.
-Minamoto sta ancora studiando- notò fermandosi davanti alla camera del ragazzo, dove scorse la lampada sulla scrivania ancora accesa attraverso il vetro traslucido della porta –Avrà fame?- si domandò fissando il vassoio di tramezzini che teneva fra le mani.
La scimmietta fissò interrogativa il suo padrone e, scivolando giù dalle sue spalle, infilò il musetto oltre la porta socchiusa, sbirciando al suo interno.
-Sarukki, aspetta!- bisbigliò Capeta, vedendola entrare -Sarukki, vieni subito qui!- ordinò aprendo piano la porta e cercandola con lo sguardo nella semi oscurità.
Insomma, quella era la stanza di Minamoto! Era (quasi) sicuro che entrarvi non gli avrebbe riservato rosee prospettive per il futuro, se solo il proprietario se ne fosse accorto!
-Sarukki!- sibilò con un filo di voce, facendole segno di raggiungerlo, invano.
Avrebbe tanto voluto posare il vassoio e andarsene, ma l'animaletto era riuscito ad arrampicarsi sulla scrivania, sfilando abilmente la matita dalla mano del ragazzo, assopito, e sollevandola trionfalmente verso di lui.
In punta di piedi, Capeta gli si accostò, dapprima lanciando un'occhiata di rimprovero all'animaletto, poi soffermandosi a studiare incuriosito i lineamenti di quel viso addormentato che lo lasciarono a bocca aperta.
Naomi era seduto alla scrivania, il torace piegato in avanti, il capo posato fra le braccia e circondato da libri e quaderni; la fioca luce della lampada accanto illuminava i tratti distesi del suo volto, rimasto immobile ed incurante di quanto gli stesse accadendo attorno.
Era davvero incredibile come l'espressione del suo rivale si fosse trasformata, in quel momento: le sopracciglia, solitamente arcuate e minacciose, erano distese e rilassate, le palpebre morbidamente abbassante, contornate dalle folte ciglia scure, la bocca leggermente dischiusa...
-Non sembra lui- sussurrò Capeta, poggiando con cautela il vassoio e avvertendo le proprie guance farsi roventi.
Pensando ciò, lo sguardo fattosi assente, si poggiò alla scrivania; col batticuore, accostò piano il viso a quello attraente e ben disegnato di Naomi, e dopo aver respirato il profumo caldo e pungente del coinquilino, posò le proprie labbra sulla sua bocca dischiusa, sfiorandola e percependone l'inaspettata morbidezza al tatto.
Le lancette dell’orologio appeso alla parete accanto parvero cessare il loro rintocco, le voci lontane della tv accesa al piano sottostante divennero impercettibili; riusciva solo a percepire e a godere di un piacevole formicolio che attraversò come una scarica il suo corpo.
Minamoto era il suo punto di riferimento nel mondo delle corse ed il suo più grande rivale, quello che si era sempre ripromesso di affrontare e battere, una volta entrato in Formula Stella, ma ora erano costretti dalle circostanze a vivere sotto lo stesso tetto, e Capeta non sapeva proprio come comportarsi con lui; chissà se Naomi nutriva le sue stesse perplessità...
Sarukki balzò sulla sua spalla, riportandolo alla realtà e costringendolo a distaccarsi dalle labbra del ragazzo.
Spaventato e disorientato, Capeta parve liberarsi da una sorta di incantesimoe, e, pochi istanti dopo, scorse gli occhi di Naomi aprirsi piano; indietreggiando a grandi passi, uscì dalla stanza giusto in tempo per scorgere la sua sagoma, attraverso il vetro opaco della porta, destarsi.
-Taira?-.
Udì la voce del rivale quando aveva già raggiunto la sua camera, lasciando addirittura indietro Sarukki, ed entrandovi si richiuse la porta alle spalle, lasciandosi cadere a terra, pregando che il ragazzo non si fosse accorto di nulla, e che quell'opprimente tachicardia e quell’improvviso e bruciante calore che l’avevano pervaso cessassero al più presto.
Cosa aveva fatto? Cos’era successo? Poi, ricordò. Lui aveva baciato... Minamoto.
-M-ma... - ansimò, portandosi le mani alla bocca, confuso -Cosa mi è preso?-.

Fermo ai garage, il signor Harada teneva gli occhi costantemente puntati sul suo pilota, sin dal mattino presto impegnato negli allenamenti.
-Sta andando come una scheggia, eh?- osservò compiaciuto uno dei meccanici, avvicinandosi -Di questo passo, il primo posto sul podio è nuovamente assicurato-;
-Certo- asserì l'uomo, a braccia conserte, scorgendo il ragazzino aggirare l'ultima curva -Ma c'è qualcosa di strano che non saprei proprio spiegarmi- ammise, massaggiandosi il mento, pensieroso.
-Qualcosa di strano, dice?-, il ragazzo si sporse verso la pista, sollevando il cronometro -Sì, in effetti oggi ha un'andatura un po' irrequieta, però il suo tempo è migliorato ancora-;
-Bé, lasciamolo fare. Chissà che non riesca a sorprenderci ancora una volta-;
-Vero! D'altronde, è per questo che abbiamo scelto lui come nostro nuovo pilota-;
-Allora, come ti trovi con le ultime modifiche al telaio, Taira?- gli domandò il signor Harada, mentre questo scendeva dal kart, sfilandosi il casco.
-Decisamente meglio. Nel rettilineo ho guadagnato parecchia stabilità-;
-Molto bene. Il circuito che affronterai Domenica ha meno curve rispetto al precedente, quindi il settaggio mi pare perfetto. Allora ti senti pronto? Ti vedo pensieroso. Immagino che tu sia preoccupato per quella borsa di studio, non è così?- gli chiese il proprietario, dandogli qualche pacca sulla schiena -Non preoccuparti. In un modo o nell'altro, stai certo che un ragazzo talentuoso come te riuscirà a proseguire!-;
-Sì, la ringrazio molto-;
-Kacchaaan!-;
-Ehi, salve a tutti!-.
-Ah, il Trio Capeta al completo!- sorrise l'uomo, salutando i due amici -Taira, hai visite. Dieci minuti di pausa per tutti- annunciò al resto del team.

-Sei qui da stamattina alle sei?- esclamò Monami, sorpresa –Ma, scusa, pensavo cominciassi gli allenamenti alle otto!-.
-Sì, ma non riuscivo a dormire e ho pensato di venire prima. Dimmi Nobu, ci sono novità dal signor Tanaka?- chiese Capeta, abbozzando un sorriso.
-Ah, ecco perché ci sembravi così teso- capì il compagno -No, mi dispiace. Ancora nessuna notizia-;
-Stai tranquillo, Kacchan. Appena Nobu avrà notizie ti chiamerà subito- lo rassicurò Monami, dondolandosi sull'altalena -Piuttosto, vedi di impegnarti anche nella prossima gara! FAREMO MANGIARE ANCORA LA POLVERE AL TEAM DI QUELLA STREGA!-.
A quelle parole, il ragazzino sobbalzò, perdendo la presa sul casco che rotolò a terra, fermandosi davanti ai suoi piedi e riflettendo i raggi del sole.
Che fare? Una parte di lui avrebbe tanto voluto trovare conforto da una spiegazione plausibile a quanto avvenuto la sera prima, mentre l'altra gli sussurrava di un malinteso per cui non valeva la pena tormentarsi. No, pensò ad un certo punto, era meglio che anche i suoi amici continuassero ad attribuire la causa del suo improvviso nervosismo alla borsa di studio. Almeno, per il momento.
-Monami, possibile che tu abbia sempre quell’obbiettivo in testa?-;
-Ma sono i tizi dell'Autohouse i nostri nemici giurati, no? Con o senza Minamoto!-.
Nobu sospirò rassegnato, alzando le spalle: -Va bene, ma non dobbiamo sottovalutare neanche gli altri. Quel Sena, il campione dell'ovest, anche lui sembra essere un osso duro...-;
-Kaccha lo detronizzerà, non è così? Ehi, Kacchan? Ma cos'hai?-.
Il ragazzino si voltò verso l'amico, passandogli una mano davanti al viso, preoccupato: -Capeta? Ehi, Capeta, sei fra noi?-;
-Eh? Sì!- trasalì il pilota, alzandosi e raccogliendo il casco -Adesso devo andare. Ci vediamo domani a scuola, va bene?- e si congedò, allontanandosi di corsa.
-Ma che gli è preso, si può sapere?-;
-E' colpa tua, Monami: lo metti sempre sotto pressione- sbottò Nobu, scorgendo l'amica balzare giù dall'altalena, direttamente sopra i suoi piedi –AHI! SEI IMPAZZITA?!-;
-Che cos’hai detto, Nobu? Ripetilo, forza!-;
-Ahiahiahiahiaaah! Va bene hai ragione tu! Ma ora smettila, per piacere!-;
-Ecco, così va già meglio. Ricordati che la qui presente rimane pur sempre la grande direttrice del Team Capeta! Tsé!-.

Continua...

Disse l’Autrice:
ALOHAsalve! Sono tornata! Eh? Come? Non ho pubblicato ad Agosto perché sono partita per le Maldive a bearmi fra i surfisti e a sbronzarmi con ettolitri di cocktail? MACCHE’!
No, non sono partita, pulcinelle mie, come ogni anno del resto. La vita in città è dura ad Agosto, così dura che la mia Tension mi ha guardata e ha detto: “Io mi prendo una vacanza. Torno a fine mese”, e se n’è andata, abbandonandomi nel caos dei miei scritti. Tutto questo si è tradotto in una catastrofe.
Non credo di essermi mai annoiata tanto in tutta la mia vita. Il caldo era soffocante, i negozi abbassavano le serrande, le mie amiche partivano senza più darmi loro notizie, i soldi erano più inesistenti delle oasi nel deserto dei Tartari, e la mia Tension, ossia la mia fedele forza dell’ispirazione che causa in me rilevanti bug di attacchi di fantasia, se n’è partita, lasciandomi a cervello asciutto, con mille e più ff da aggiornare e da cominciare a scrivere.
Drammatico, eh? No, non piangete per me. Asciugate quelle lacrimucce, tanto so che è solo collirio, e ripigliatevi! Ora Alice c’è! E voi avete appena letto il quarto capitolo di F1ove! A quanto prima il quinto, ovviamente. Nel frattempo, continuo a ringraziare infinitamente le fedeli lettrici che recensiscono o semplicemente trovano il tempo di salpare verso i lidi di Wonderland per bearsi delle mie creazioni. (Inchino) GRAZIE! Siete davvero tantissime a seguirla! OAO/// Non so che dire se non… continuate così!
Rinnovo i miei saluti e vi do appuntamento al prossimo capitolo! “Chapter 05: Più ‘speciale’di quanto pensi”!

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Capitolo 5
*** Più 'speciale' di quanto pensi ***


Note: i personaggi presenti in questa fanfic appartengono al loro rispettivo creatore, Masahito Soda. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!



_Chapter 05: Più 'speciale' di quanto pensi_



Dopo gli allenamenti, Capeta era rientrato a casa nel primo pomeriggio e, da oramai più di due ore, disperava a causa del risultato incompatibile di un'equazione di secondo grado.
-E' mai possibile?- esclamò con le mani fra i capelli, fissando l'ammasso di incomprensibili scarabocchi riportati sul suo quaderno -Eppure dovrebbe essere così!-.
Avrebbe voluto chiamare Nobu ma, conoscendolo, sarebbero finiti entrambi a piagnucolare di fronte all'evidenza di non essere stati abbastanza attenti durante le lezioni; in quanto a Monami, l'unica in grado di aiutarlo, quello stesso pomeriggio aveva un importante servizio fotografico, perciò era da considerarsi pressoché irraggiungibile.
-Ma perché in classe sembra sempre tutto più semplice?- sbottò riprendendo ad analizzare il problema, mentre Sarukki giocherellava spensierata ai suoi piedi. Scarabocchiò ancora pochi numeri, ma ben presto perse di nuovo la concentrazione.
Anche se per tutto il giorno aveva cercato di non pensarci e di non dare peso al fatto, provando a distrarsi in ogni maniera, continuava a rimuginare sull'accaduto dalla sera prima, senza smettere un istante di chiedersi cosa gli fosse preso quando, senza pensarci un attimo, aveva accostato le sue labbra alla bocca del suo coinquilino, avvertendo il fiato di quest’ultimo infrangersi su di esse...
-No! No! NO! Non ci pensare di nuovo!-.
In vita sua, Capeta non aveva mai provato una sensazione simile a quella del giorno precedente, e cominciava seriamente a temerla, dato che sembrava essere riuscita, seppure per qualche breve attimo, a fargli perdere il controllo delle proprie azioni e dei propri pensieri. Tremava all'idea di incontrare Minamoto e di dovergli fornire delle spiegazioni al riguardo; in realtà Capeta non aveva una spiegazione neanche per se stesso! Per quella ragione, svegliatosi, era subito uscito di casa diretto al circuito, sperando di non incrociarlo e pregando che questo non si fosse accorto di nulla.
-Basta. Ci rinuncio-.
Sarukki si arrampicò sulla tavola, chinandosi e cercando il viso che il suo padrone aveva nascosto fra le braccia.
-Dici che ci sto pensando troppo?- mormorò questo, senza muoversi -Ci sono la scuola, gli esami, la borsa di studio e... Non dovrei dare peso ad una cosa priva di significato come quella, non credi? Non ho certo il tempo di ammattire dietro questa storia. Se solo il mio corpo smettesse…- tentò di darsi un contegno, rialzando il capo e scoprendo la scimmietta scarabocchiare su alcuni esercizi -I MIEI APPUNTI, SARUKKI!- esclamò tirando via il quaderno da sotto i piedi del primate, che rotolò giù dal tavolo, precipitando dentro la sua cartella.
Rassegnato, Capeta si lasciò ricadere sulla sedia, e stava per scaraventare il libro di testo fuori dalla finestra, quando udì la porta dell'appartamento aprirsi con un leggero scatto.
Dopo aver attraversato l’ingresso ed essere entrato in cucina, Naomi si fermò sulla soglia, scoprendo il ragazzino inginocchiato sotto al tavolo; osservandolo per alcuni istanti in silenzio, esordì con un atono: -Che stai combinando là sotto?-.
Capeta serrò le labbra, imbarazzato, abbassando lo sguardo sul parquet chiaro. Gli era venuto spontaneo nascondersi.
-I c-compiti-.
Minamoto inarcò le sopracciglia, perplesso: -I compiti?-;
-Sì, faccio i compiti-;
-Sotto il tavolo?-;
-...!-;
-Mia madre?- domandò il ragazzo, guardandosi intorno.
-Non è ancora rientrata- rispose Capeta, alzandosi da terra, circospetto, provando a convincersi che tutti i pensieri rimuginati su quanto avvenuto il giorno prima fossero stati solo un'inutile perdita di tempo.
Minamoto non sembrava intenzionato ad accennare all’accaduto della sera prima; forse non si era davvero accorto di nulla.
-Vuoi che ti prepari qualcosa?- gli domandò sommessamente.
-Faccio io. Stavi studiando, no?-;
-Non c'è problema. Ho appena finito- disse il quindicenne, chiudendo imbarazzato il quaderno coperto di scarabocchi ed aprendo il frigorifero con una sorta di sollievo.
-Senti, mi basta un toast. Non ho molto appetito-.
Naomi si sfilò la giacca della divisa e prese posto sullo sgabello, squadrando dapprima la scimmietta, poi il ragazzino davanti a lui.
-Così l'hai portata, alla fine- mormorò, gli occhi ambrati puntati ancora su di lui. Capeta gli lanciò una timida occhiata: -Che cosa?-;
-Quella scimmia-;
-Sì. Ti crea disturbo?-;
-Non ho detto questo- disse lui, spostando lo sguardo assorto oltre le vetrate, mentre il ragazzino gli si avvicinava con il piatto.
-E' avanzato qualcosa di ieri sera, vuoi che te ne scaldi un po'?-.
Minamoto scosse il capo e cominciò a servirsi, lanciando di tanto in tanto fugaci occhiate a Sarukki, tornata a saltellare vivacemente accanto al suo padroncino.
-Hm -sbuffò ad un tratto, attirando l'attenzione del quindicenne, rimasto immobile davanti a lui, -E’ proprio vero che gli animali, col tempo, finiscono per somigliare ai loro padroni- affermò quasi telegrafico, portandosi il toast alla bocca.
Capeta sobbalzò.
-Eeh?! Come sarebbe, scusa?- esclamò, poggiandosi al ripiano e gonfiando le guance -Ti sembra una cosa carina da dire a una persona...?-, il cipiglio del coinquilino lo costrinse a desistere –E-e comunque si chiama Sarukki!- puntualizzò.
-Ah sì? Quell'altro tizio la chiamava in maniera diversa- mormorò Naomi, con tono di apparente disinteresse impresso nella voce.
-Non mi piaceva il suo vecchio nome. Era troppo complicato, e poi a Sarukki piace… piace Sarukki-;
-Capisco. Ne avete parlato, quindi-;
-No, ma…! Senti un po’, mi stai prendendo in giro?- sbottò Capeta, infastidito, avvicinandosi pericolosamente al viso del rivale e mettendo un broncio pressoché identico a quello della scimmietta posata sulla sua spalla.
Minamoto sgranò gli occhi, colto alla sprovvista da quella reazione, e fissando in silenzio il visetto paffuto del ragazzino, fattosi così vicino al suo, mascherò quasi a fatica un impercettibile sorrisetto.
Chissà per quale strana ragione l’idea di avere uno come Taira in casa, e di poter parlare di cose futili come il nome di una bestiola, se non addirittura di cosa avrebbero preparato per cena, per un attimo cominciò a sembrargli divertente, quasi confortante…
Come se quel viso e quegli occhi caldi e scuri lo conoscessero e riuscissero a sbloccare la sua riservatezza, il muro che era solito innalzare davanti a chi non conosceva, spesso anche dinanzi a chi conosceva da tempo.
Trasalendo da quegli strani pensieri, curvò le labbra e distolse lo sguardo sul suo interlocutore, corrugando la fronte: -Ti sta squillando il cellulare- lo informò tornando a mangiare.
-C-cosa? Ah! Sì, pronto? Ciao Nobu! N-no, è tutto a posto! E' successo qualcosa?-. La voce entusiasta dell'amico echeggiò per la cucina.
-Capeta, reggiti forte: mi ha appena contattato il signor Tanaka!-;
-Davvero?! Che ti ha detto? Cos'ha detto? Ha detto qualcosa della...?-;
-Sei stato convocato domani pomeriggio per il colloquio, assieme a Shiba! Entro domani saprai se hai ottenuto la borsa di studio!- esultò il compagno -Non farti prendere dal panico, mi raccomando. Andremo direttamente dopo le lezioni, ok? Mio padre si è offerto di darci un passaggio fin là-.
Il giovane pilota annuì: -Dopo le lezioni? Sì, va bene! Allora a domani-;
-Ah, Capeta, c'è un'altra cosa...- aggiunse Nobu, incupendosi.
-Eh? Ma perché hai cambiato voce all'improvviso, adesso? Mi fai preoccupare-;
-Ecco, sai la verifica di matematica di una settimana fa?-;
-Sì, perché?-;
-Domani c'è quella di recupero per noi insufficienti-;
-CHE COSA?!- urlò incredulo Capeta, facendo ballonzolare il cellulare fra le mani, per poi riaccostarlo all'orecchio –M-ma era programmata per la settimana prossima!-;
-Era quello che pensavo! Ma ho letto per sbaglio il nove invece del sei, e...! Bé, un voto più basso del primo non potremo sicuramente prenderlo!-;
-EEEH?! Ma che dici! Se prendo ancora un'insufficienza, il professor Shibuya mi fa chiudere per sempre coi kart e le corse! NOBU?! PRONTO? PRONTO!... Accidenti alla batteria!- si innervosì il ragazzino, lasciandosi cadere a terra -Non riuscirò a recuperare quel votaccio, domani-;
-Ehi, ma cos'è quest'aria cupa?- chiese la signora Nanako, rientrando in casa -E' successo qualcosa?... Naomi?-;
Quest’ultimo sgranò gli occhi, basito: -G-guarda che io non ho fatto proprio niente-.
-Ma allora qual è il problema?- domandò la donna, posando cappotto e borse e chinandosi sul ragazzino.
-Sono perseguitato dalle equazioni- sospirò mesto il giovane pilota -Se domani non recupererò con quella verifica, i professori mi costringeranno a chiudere con le corse. Dicono che mi distraggono troppo dallo studio-.
-Ooh, chiudere con le corse?- ripetè minacciosa la signora Minamoto, facendo scrocchiare le nocche -Non sia mai!- enunciò voltandosi verso il figlio, che stava lasciando tranquillo la cucina -NAOMI!- esclamò bloccandolo col solo sguardo sulla soglia.
-Ma che c'è?- sbottò lui, seccato, volandosi appena.
La madre si portò le mani sui fianchi longilinei, corrugando la fronte con aria di rimprovero: -''Che c'è''?! Sbaglio o hai già avuto modo di studiarle, lo scorso anno?-.
Capeta fissò la scena ad occhi spalancati: -Cosa? No, aspetti, signora Nanako, io non...!-;
-Non vorrai che Capeta rinunci alle corse per un paio di Funzioni?-;
-Equazioni- precisò timidamente l'interessato.
Naomi fissò entrambi stupito, tornando, poi, a mostrare il solito cipiglio: -Guarda che anche io devo… Ah, e va bene, sbrighiamoci. Purché la finiate di lamentarvi tutti e due- cedette alfine, sotto il sorrisetto compiaciuto della madre.

-Mi dispiace, Minamoto. Avrai anche tu da fare…-;
-Concentrati invece di continuare a scusarti- lo ammonì l'interessato -Allora? Come risolvi questo punto?-.
Capeta tornò a concentrarsi sull'esercizio lanciando, di tanto in tanto, brevi occhiate al ragazzo, seduto accanto a lui.
Minamoto era una continua sorpresa: non solo era un vero asso nelle corse, ma eccelleva anche nello studio, aveva addirittura una invidiabile padronanza dell'inglese e per la sua giovane età era una persona incredibilmente matura. Non si lasciava mai prendere dal panico e sembrava avere sempre tutto sotto controllo; certo, da come aveva avuto modo di scoprire, c'era, di tanto in tanto, qualcosa che riusciva a fargli calare quella maschera apatica e severa dal volto, ma non durava mai abbastanza da lasciar intendere alle persone che anche uno come lui nascondeva una grande timidezza...
La signora Nanako aveva messo al mondo proprio un bell'enigma.
-Così va bene?- domandò mostrandogli il risultato.
-No- sospirò Naomi percorrendo lo scritto con lo sguardo -E' tutto errato- osservò, lasciandolo sbigottito.
-Ma come? Eppure ho seguito la regola-;
-Sì, ma hai confuso i segni- gli fece notare il ragazzo, posandogli il foglio davanti e facendosi più vicino -Vedi? Se sbagli un solo segno, mandi tutto a monte, che tu abbia seguito la regola o no. Questo è dovuto al semplice fatto che hai la testa altrove. Se ti concentrassi non commetteresti errori tanto banali-.
Capeta corrugò la fronte, avvilito. Se solo avesse saputo cosa occupava attualmente i suoi pensieri…
-I tuoi ragionamenti non sono sbagliati. Devi solo fare attenzione a questi dettagli, chiaro?- lo riprese severo Minamoto –Taira, si può sapere a cosa stai pensando?-.
A quella domanda, le gote dell’interessato si infiammarono, e le sue mani, sudate e tese più che mai, strinsero ferocemente la t-shirt. Poteva sentire lo sguardo tagliente di Naomi su di lui, percepiva il tepore del suo corpo, il suo profumo che pian piano si faceva strada nelle sue narici, ed era così vicino, pericolosamente vicino, tanto che poteva, con l’immaginazione, tornare alla sera prima e scoprirsi ancora a percorrere i suoi tratti con lo sguardo e a ricordare quanto il contatto con quelle labbra gli avesse causato… Nemmeno sapeva dargli un nome, accidenti!
-Io…- sussurrò con un filo di voce. Si alzò, allontanandosi dal tavolo, e sotto lo sguardo perplesso di Naomi corse via e si chiuse la porta del bagno alle spalle –C-ci metto un attimo! Scusa!- esclamò da dietro la parete che ora li divideva.
Doveva calmarsi, ma più lo ripeteva a se stesso e più il panico si impadroniva di lui; a stento riuscì a trattenere i singhiozzi.
-Sono malato. O peggio, un pervertito. Un maniaco. Un…!- bisbigliò, poggiandosi al lavandino, disorientato da quell’ondata di sensazioni sconosciute che stavano nuovamente prendendo il sopravvento del suo corpo.
Aprì il rubinetto e sporse il viso paonazzo sotto il getto dell’acqua fredda, traendone un vago sollievo, benché il suo problema principale si trovasse più in basso.
Si vergognava di se stesso, per quanto si sforzasse non capiva cosa non andasse in lui, nei suoi pensieri e soprattutto nel suo corpo… Poté solo ricondurre quella tachicardia e quel bacio che si era sentito di posare sulle labbra del ragazzo a… cos’era, amore? Per Minamoto?!
Naomi tirò un sospiro, lasciandosi andare sul poggia schiena della sedia e sfogliando svogliatamente le pagine del quaderno che aveva davanti, in attesa.
-Che calligrafia rozza…- pensò percorrendola con lo sguardo, scorgendo con la coda dell’occhio la porta del bagno che tornava ad aprirsi.
-Ricomincia-;
-Sissignore!- disse il ragazzino, camminando verso di lui tutto irrigidito per la tensione.
-…Hm. A quanto vedo la matematica fa ‘quell’effetto’ anche a te-.
Capeta volse le iridi scure verso di lui e, pochi istanti dopo, un’inaspettata risata si fece largo tra le sue labbra.
-Che c'è?-;
-E' che… Minamoto, dire certe cose non è da te. Non è elegante- ridacchiò, sentendosi improvvisamente più tranquillo e a suo agio.
Naomi lo guardò per un attimo e piegando le labbra in un sorrisetto alzò le spalle colpendo leggermente la testa del vicino con un libro.
-Ti ho detto che devi concentrarti-;
-Ahi. Sì, ok-.
Taira.
Minamoto pensò che, a prima vista, poteva sembrare un ragazzino molto rozzo e infantile, eppure… no, non era così. Portava con sé qualcos’altro, ma non avrebbe saputo dire bene cosa. Non ancora, per lo meno.
-Kappeita Taira…-.

-No, sei una capra! Nobu, mi dici che razza di manager sei, se non riesci neanche a risolvere una semplice equazione?-ruggì Monami, spazientita.
-Ma scusa, che cosa c’entra questo con le equazioni?- si lagnò il ragazzo, immerso nel libro di testo, durante la pausa.
-Come, che centra? Se davvero vuoi diventare il manager di Kacchan, la tua mente deve sempre essere pronta ed elastica! Ti devi impegnare di più con la logica!- lo rimbeccò l'amica, colpendolo col copione che stava ripassando -Guarda che è scientificamente provato, lo sai?-;
-Che cosa? Che per te ogni occasione è buona per bistrattarci?-, l'amico si massaggiò la testa, divenuta una vasta coltivazione di bernoccoli, e cercò di trattenere le lacrime, lanciando un'occhiata al ragazzino che gli sedeva a fianco, taciturno ed immerso nei suoi appunti -Diglielo anche tu, Capeta. E’ vero che esagera?-.
Questo perché hai semplicemente la testa altrove. Se ti concentrassi non commetteresti errori così banali...
Capeta pensava al giorno prima. Come avrebbe potuto concentrarsi, in una situazione come quella? Non era mai stato così vicino al suo rivale come in quel preciso istante. Fino a poche settimane prima, Capeta lo vedeva così lontano e irraggiungibile, immerso nei suoi progetti, nel suo futuro di pilota, sempre con quell'aria seria e corrucciata, un po' snob, temuto e rispettato da tutti i suoi avversari, e all'improvviso lo trovava in terrazza a leggere una rivista o semplicemente a scrutare il cielo, in cucina a prepararsi uno spuntino, in camera sua ad ascoltare assorto una canzone, e poi, seduto accanto a lui, il viso attraente e concentrato chino sugli appunti della lezione, per aiutarlo; e, di tanto in tanto, poteva scorgere Naomi seguire ogni sua mossa con quegli occhi profondi e intellegibili quanto i suoi pensieri, e se da un lato quella sua abitudine lo intimoriva un po', dall'altra, Capeta non poteva fare a meno di trarne quella sorta di inspiegabile piacere...
-Ma allora sono davvero un perverso!- gridò a se stesso, tenendosi la testa fra le mani e scuotendola disperato.
-Capeta? Ehi, Capeta, ci sei?-;
-Nobu, Monami...-;
-Cosa c'è Kacchan? Non ti senti bene?-;
-Se... se continuate a gridare in questo modo mi fate dimenticare tutte le formule!- esclamò col viso in fiamme, mentre i due amici scivolavano teatralmente a terra.

-Ehi, ma che facce. Cos'avete combinato?- domandò il padre di Nobu, abbassando il finestrino dell'auto -Com'è andato il test?-;
-Lascia stare, papà. Lascia stare- sospirò il figlio, sprofondando sul sedile assieme all'amico -Sono sfinito!-.
Una vena marcata comparve sulla fronte dell'uomo.
-Che cosa?! Non mi dirai che sarà un’altra insufficienza? Guarda che ti iscrivo al servizio militare, sai?!-;
-Ma se ancora non abbiamo i risultati! Risparmiati queste uscite, papà, e pensa a guidare!- replicò Nobu, impallidendo -Piuttosto, come ti sembra che sia andata?-; -A dire il vero, spero bene! Per lo meno, le ultime tre domande erano molto facili- ammise Capeta, lasciando piombare l'auto nel più completo silenzio.
Il compagno si sporse verso di lui, dal sedile anteriore, basito: -Stai dicendo che ti è andata bene? Ma allora hai buone possibilità di prendere la sufficienza!-;
-E' quello che mi auguro, o Shibu tornerà a perseguitarmi-;
-Incredibile- balbettò -Ma se ieri pomeriggio eri nel panico più totale?-.
-Forse, al contrario di te, ha deciso di darsi da fare seriamente- s’inserì il padre, entrando in autostrada.

-Etchum!-;
-Ehi, non dirmi che hai preso il raffreddore-.
Naomi distolse lo sguardo dalla rivista che stava sfogliando, ed alzò gli occhi verso le alte cime degli alberi che costeggiavano il vialetto d'ingresso, mentre la madre tornava a stiracchiarsi, seduta sulla sdraio accanto.
-Mi sembri pensieroso...- sbadigliò -Chissà se Capeta è già al colloquio?-.
Non ottenendo risposta, la donna abbassò gli occhiali da sole sul naso e, indispettita, colpì bruscamente il braccio del ragazzo col ventaglio, facendolo sobbalzare.
-AHI! Che c'è? Sei impazzita?-;
-Non hai sentito che tua madre ti ha fatto una domanda?- lo riprese, severa, lei. -Quanto sei fastidiosa. Ma oggi non dovresti essere alla clinica?- sbuffò il figlio, tornando a sfogliare le pagine del periodico.
-Mi sono presa una giornata libera. Era da tanto che non lo facevo. Cosa c'è, una madre non può prendersi un giorno di ferie da trascorrere col suo bambino?-;
-Sei solo una lavativa, mamma-;
-Tsé. Con Capeta ci sarebbe molto più dialogo. Almeno lui mi ascolta quando parlo!-, la donna lanciò una fugace occhiata al figlio, cercando di scorgere sul suo viso enigmatico una qualche reazione all'affermazione appena mossa -Non sei preoccupato anche tu?- riprese, irritata dalla scarsa attenzione che il ragazzo le prestava -Ci pensi? Se lui dovesse ottenere quella borsa di studio, finalmente potreste sfidarvi. E tu speri che la ottenga, anzi, non vedi l'ora! Ecco perché sembri così distratto, oggi. Pensi a Capeta, non è così?-;
-Che sciocchezze- l'ammonì lui -Perché dovrei essere in apprensione per lui?-;
-Perché a separare Capeta dalla borsa di studio c'è Ryou Shiba. A quanto pare, quest'anno, la commissione si è trovata in difficoltà nello scegliere tra loro due. Sarebbe davvero un peccato se dovesse essere Shiba a conquistarla, non pensi?-;
-Che debba vedermela con Shiba o con Taira, a me non fa nessuna differenza. Non ho certo tempo da perdere, visto l'obbiettivo che mi sono prefissato-.
La madre inarcò le sopracciglia, insoddisfatta, abbassando lo sguardo sulla rivista di motori fra le mani del ragazzo.
-Ah sì, è così?- sogghignò maliziosa - A me non sembra proprio che la cosa ti sia indifferente. Sei teso come una corda di violino-;
-E cosa te lo fa credere?-;
-Be’, per prima cosa, è da più di un'ora che sfogli quella rivista al contrario- lo informò, facendolo sobbalzare -Inutile, moccioso, tua madre ti conosce fin troppo bene!-.
Il ragazzo arrossì, voltando goffamente il giornale e tornando a sfogliarlo a labbra serrate.
-M-ma vuoi chiudere quella bocca? Quanto sei petulante!-;
-Perché te la prendi tanto? La mia era una semplice osservazione- si giustificò lei, facendo spallucce e punzecchiandogli la spalla col ventaglio -Allora è vero che sei preoccupato. Non devi per forza nasconderlo. Quel ragazzino è speciale per te, non è vero?-.
Paonazzo, Naomi trasalì, colto da un improvviso ed inaspettato affanno.
-Insomma, siete grandi rivali. Certo, Shiba ha talento, però devi ammettere che una sfida contro Capeta sarebbe tutta un'altra cosa! Quel ragazzino è unico nel suo genere. In ogni caso, essere rivali sul circuito non significa doverlo essere per forza anche fuori. In fondo, ora vivete sotto lo stesso tetto ed avete molte cose in comune, ci hai mai fatto caso? Alla tua mamma farebbe tanto piacere vederti fare amicizia come tutti i ragazzi della tua età...-.
Naomi si alzò a disagio e, dopo aver raccolto la rivista caduta a terra, la gettò sul tavolino, allontanandosi.
-Che sciocchezze vai dicendo? Dovresti lavarti la bocca col sapone, mamma-;
-Cosa? Ma come ti permetti! E’ la maniera di rivolgersi a tua madre, questa?- replicò la donna, colta alla sprovvista da quella reazione -Aaah, tu guarda questi adolescenti-.

Sede della FSRS...
-Kappeita Taira?-.
La porta della sala si aprì, ed il signor Tanaka fece segno al giovane pilota di raggiungerlo.
-Mi raccomando, Capeta, metticela tutta. Sei quello che ha più probabilità fra tutti, quindi non farti prendere dal panico, siamo intesi?- lo rassicurò Nobu -Noi ti aspettiamo ai garage-.
Il ragazzino annuì e, seguendo il segretario, entrò nell'aula chiudendosi la porta alle spalle.

Rientrando in casa, Naomi alzò gli occhi sull'orologio che aveva davanti a sé. Le sedici.
Allora è vero che sei preoccupato! Non devi per forza nasconderlo. Quel ragazzino è speciale per te, non è vero?
Speciale.
Possibile che ogni volta che si parlava di Taira, sua madre dovesse sempre squadrarlo con malizia ed assumere quel tono superbo e petulante, come se fosse fiera di essere l'unica portatrice di chissà quale oscuro segreto?
-Non deludermi, Taira. Qualunque cosa accada-.

Continua...

Disse l’Autrice:
VI CHIEDO SCUUUSAAAA! gAg Perdonomegacentinaiadivolte per essere svanita nuovamente!
E’ stato (e continua ad essere) un periodo difficile, per me e la mia Tension: si può dire che Alice sia proprio in OUT-Tension-MODE! Quando la forza dell’ispirazione svanisce è davvero un disastro per la qui presente! Come se l’intera America subisse un immenso black-out a tempo indeterminato!
Fortunatamente questo capitolo era già scritto da tempo, così ho dovuto solo trovare la forza di riprenderlo e revisionarlo.
Mi auguro che sia stato di vostro gradimento! Dddai, perdonatemi! E’ stato un capitolo più lungo del solito! Otto pagine, suvvia! *Fa le fusa* In questa storia tutto procede a rilento, ma come avevo già spiegato inizialmente, proprio non mi va l’idea di affrettare le cose tra i due protagonisti.
Spero che la Tension torni presto ad accompagnare la mia scrittura, nel frattempo mi rimetto al vostro giudizio, membri del fandom Capeta! Per rimediare al mio vergognoso ritardo, provvederò a postare il sesto capitolo subito dopo Natale, invece del prossimo mese! Perciò continuate a seguirci *Indica lo staff sottopagato della ff in questione*! Ed ora...

Ringraziamenti a: Isetta, Kisachan, Camiel is Back, sanaeakito, Sancez, Toshira_Chan, Hollow, Bakakitsune, HikaruUzumaki, inazumahantikchan, Lazycat5, Olivier_hiwatari, TaeminninaBling, Toru85, Vel90, GSK Gomez per aver commentato o anche semplicemente inserito la storia tra Preferite, ricordate e seguite! ^O^7

Al prossimo capitolo, dunque: “Chapter 06: Uno, due, tre…STELLA!”.

+AliceWonderland+

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Capitolo 6
*** Uno, due, tre... STELLA! ***


Note: i personaggi presenti in questa fanfic appartengono al loro rispettivo creatore, Masahito Soda. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!



_Chapter 06: Uno, due, tre... STELLA!_



Capeta fissava assente le luci della galleria rincorrere l'auto, che procedeva lungo la strada del ritorno avvolta in un teso e rispettoso silenzio.
Il padre di Nobu aveva spento la radio quando lo aveva visto raggiungere i garage, ed ora si limitava a tenere lo sguardo concentrato sulla strada e le mani serrate sul volante, mentre Capeta, con la coda dell'occhio, poteva scorgere il suo amico voltarsi verso di lui, pronto a pronunciare una qualche frase di consolazione che puntuale sembrava sparirgli o rimanergli intrappolata in gola.
In effetti, Nobu non sapeva proprio cosa dire all'amico, rimasto per tutto quel tempo immobile, seduto in un angolo, il volto posato sul dorso della mano e gli occhi ancora lucidi e rossi, dopo aver appreso il tanto temuto e atteso verdetto da parte della commissione della FSRS.
Avrebbe tanto voluto trovare le parole giuste per tirarlo fuori da quel disperato silenzio dato che, fino a poco prima, l'unica frase che era stato in grado di pronunciare dopo aver visto il volto del suo amico rigato dalle lacrime, era stata un “Mi dispiace, Capeta” tutt'altro che confortante.
Nel frattempo, al giovane pilota il verdetto suonava ancora terribilmente inverosimile; fino a poche ore prima il tempo sembrava non voler trascorrere, udiva le voci attorno a lui distanti, ovattate e così continuò a percepirle fino a quando la voce del signor Kagami non si fece all’improvviso più chiara e nitida, pronunciando il nome del vincitore della borsa di studio.
Ryou Shiba.
Dalle labbra dell'uomo era affiorato un nome; gli occhi dell'intera commissione erano fissi sui candidati.
Ryou Shiba.
Quello non era il suo nome, aveva subito pensato Capeta, mentre per un istante la vista gli si offuscava, riportandogli ancora dinanzi l'immagine della monoposto danneggiata.
Erano da poco trascorse le sei e mezza, quando l'auto uscì dal centro ed imboccò la strada che conduceva ai quartieri residenziali; il circondario era già stato inghiottito dal manto aranciato del tramonto.
-Nobu?-.
-Sì, dimmi Capeta-;
-Grazie per il passaggio. Potreste fermarvi qui?-;
-Ma oramai siamo quasi arrivati- disse il signor Ando.
-Non preoccupatevi. Ho solo voglia di camminare- li rassicurò lui, scendendo dall'auto.
-Capeta- lo chiamò Nobu, sporgendosi dal finestrino -Vedrai... vedrai che andrà tutto bene, hai capito?- esclamò mentre i suoi occhi si facevano lucidi -Non è ancora finita-.
Sorpreso, il quindicenne guardò l'amico, ed un melanconico sorriso si dipinse sulle sue labbra umide.
-Sì, grazie di tutto, Nobu- sussurrò -Ci vediamo domani-, e si avviò lungo il marciapiede, guardando l'auto del compagno allontanarsi e svoltare l'angolo. Adesso come avrebbe dato la notizia a tutti quanti e, sopratutto, come avrebbe potuto accettare quel verdetto?

-Sì, pronto? Ah, signor Kagami, buonasera. Allora, com'è andata?-.
Naomi distaccò lo sguardo dai libri di testo e tese l'orecchio, scorgendo la madre attraversare il corridoio.
-Sì, capisco. No, non mi pare che... Solo un momento. Ehi, Naomi, Capeta non è ancora rientrato?- domandò la donna, fermandosi sull'uscio della sua stanza.
Il figlio scosse il capo. Strano, pensò. I colloqui erano terminati già da un pezzo. -Il signor Tanaka sta già provvedendo ad inviare il fax. Glielo consegni appena sarà tornato- disse il signor Kagami, dall'altro capo -Ah, faccia sapere a Naomi che da domani pomeriggio riprenderanno gli allenamenti-;
-Sì, la ringrazio. Buonasera- la signora Minamoto posò il telefono ed alzò lo sguardo sul figlio, tornato chino sui libri - Naomi, il signor Kagami ha detto che le auto sono pronte- lo avvisò, poggiandosi alla soglia, pensierosa -E' strano che Capeta non sia ancora arrivato. Gli incontri sono terminati da qualche ora e al cellulare non risponde- disse stranita, sollevando il fax appena ricevuto.
-A-ah- disse piegando le labbra rosse in un sorriso compiaciuto, e percorrendo lo scritto con lo sguardo -Persec, eh?-.

-Che cosa?! Non ha ottenuto la borsa di studio?- latrò Monami, furibonda -Ma cos'hanno quei commissari, il prosciutto sugli occhi? Povero Kacchan-;
-Già, non aveva una bella cera quando lo abbiamo riaccompagnato a casa- sospirò l'amico, affranto, sollevando il cellulare che aveva preso a squillare -Sì? Ehi, Shigeo, che succede?-;
-Pronto, Nobu? Insomma, si può sapere che cosa combinate?- domandò scherzoso l'uomo -Volete tenerci tutti quanti sulle spine? Allora, com'è andata?-.
-Hm, non come speravamo… Aspetta, Capeta non te l'ha detto?- chiese il ragazzino, perplesso.
-Eh? Ma non è con te, scusa?-.
Nobu e Monami si scambiarono una veloce occhiata.
-No, l'abbiamo riaccompagnato vicino casa quasi un'ora fa. Non è ancora arrivato?-.
Dall'altra parte della città, Shigeo si voltò verso Nanako ed il suo volto si fece terreo.
-N-no- rispose con un filo di voce -Non è qui...- sussurrò interrompendo la chiamata.
-Monami...-biascicò Nobu a labbra serrate –Abbiamo perso Capeta!-;
-CHE COSA?! MA COME AVETE FATTO, SI PUO' SAPERE?! NON E' MICA UN SOPRAMMOBILE!- scattò la biondina -CHE FAI LI IMPALATO? ANDIAMO A CERCARLO, NO?-;
-Sì, vengo!-.

La signora Minamoto guardò preoccupata l'operaio posare il telefono e precipitarsi verso la porta.
-Shigeo, aspetta, ma hai idea di dove si possa trovare?- gli chiese prima che questo uscisse dall'appartamento.
-Certo che no, ma devo andare a cercarlo! Spero solo che non faccia qualche sciocchezza!-;
-Si può sapere cos'avete da gridare?- domandò Naomi, scendendo le scale e raggiungendoli in salone.
La madre gli corse incontro e lo afferrò per la collottola della t-shirt: -Capeta è sparito! NAOMI, DEVI ANDARLO A CERCARE!-.
-Cosa? Mi hai preso per un cane da riporto?- mormorò il ragazzo, liberandosi dalla presa -Datti una calmata-.
-Una calmata?- esclamò Shigeo, agitato -Mio figlio è là fuori e chissà...!-;
-Be’, lo lasci entrare, allora- disse il sedicenne, indicando il ragazzino fermo oltre la soglia di casa.
-Capeta!-;
-Papà...-.
Il genitore lasciò cadere a terra la giacca e, tirandolo verso di sé, strinse il figlio in un forte abbraccio che quasi lo sollevò da terra.
-Capeta, per fortuna non ti è successo nulla! Ci hai fatti spaventare tutti quanti! Ma dov'eri finito?-.
Naomi lo guardò in silenzio ricevere passivamente gli abbracci e le rassicurazioni del padre senza batter ciglio. Non aveva un bell'aspetto. Il colloquio non doveva essersi concluso come aveva sperato, visto il suo volto umido e arrossato.
Intanto, Shigeo l'aveva lasciato andare, stringendogli le spalle dopo essersi chinato davanti a lui: -Che succede? Perché non dici nulla, Capeta? Non ti senti bene?-.
Il quindicenne non rispose e, superando tutti, salì lentamente le scale svanendo al secondo piano.
Aveva lottato con tutto se stesso per non scoppiare in lacrime davanti a Minamoto, ma ora non c'era più nulla che l'orgoglio potesse fare per trattenere le sue lacrime di delusione.
Si chiuse la porta della camera alle spalle, e gettandosi sul letto immerse il viso nel cuscino percependo il viso inumidirsi.

-Forse è meglio lasciarlo solo- sospirò Shigeo, rattristato per la notizia appena appresa.
Si sentiva così impotente, di fronte a quella situazione.
Ottenere quella borsa di studio era l'unica speranza, per Capeta, di entrare in Formula Stella, ed ora che quell'ultima chance era andata perduta lui, che era suo padre, non aveva idea di cosa fare per poterlo aiutare a proseguire nel suo sogno.
-Shigeo, a dire il vero c’è...- disse la donna, avvicinandosi.
Naomi fissò taciturno la scena, accostandosi al fax e strappando via il comunicato ricevuto poco prima, per poi uscire dal salone sotto lo sguardo perplesso della madre.
-Naomi?-.

Disteso sul letto, Capeta fissava con aria assorta il soffitto della propria stanza, avvolta da qualche minuto nel più completo silenzio, cercando di riordinare nella propria testa tutta quella caotica serie di avvenimenti che l'avevano coinvolto in quell'ultima settimana.
Si sentiva stanco e privo d'energia. Ora che era venuto a conoscenza di quel verdetto, per lo meno, sentiva che la tensione accumulata in quegli ultimi giorni stava pian piano dissolvendosi; tuttavia, non riusciva a darsi pace.
La sua unica, ultima speranza di avanzare di categoria era svanita nel giro di pochi istanti, come anche quella di potersi affiancare al suo rivale, a Naomi, e di poterlo sfidare. Tutti i suoi sacrifici, quelli dei suoi amici, non erano serviti, nonostante il loro impegno; ed era stato lui a rovinare tutto con quel dannato incidente. Se solo non si fosse trovato ad affrontare quella curva proprio in quel momento...
-Mi dispiace- singhiozzò amareggiato, rigirandosi nel letto-Mi dispiace papà, Nobu, Monami... Non è servito a nulla. Ho rovinato tutto. Tutto-.
Un ovattato suono di passi che attraversava la stanza, interrompendosi ai piedi del suo letto, lo fece trasalire.
-Non scendi a mangiare?-.
Il ragazzino strinse nervosamente fra le mani le lenzuola sotto di lui.
-Minamoto...- pensò deglutendo, mentre il cuore tornava a martellargli dolorosamente il petto -Non ho fame- rispose a fatica, cercando di trattenere i singhiozzi.
Non voleva scoppiare a piangere davanti a lui. Non davanti a Naomi, continuava a ripetersi nel breve attimo di silenzio che seguì.
-Quindi- mormorò il ragazzo, nel suo solito tono laconico e imperturbabile -Sei davvero convinto che sia tutto finito?-.
Capeta serrò le labbra e strinse i denti. Certo che era tutto finito.
-Se una cosa è impossibile, è impossibile davvero- si disse.
La sua mente già si interrogava su cos'avrebbe fatto d'ora in poi...
-Io...- sussurrò, più rivolto a se stesso che al suo interlocutore, girandosi verso di lui e mascherando il volto umido con l'avambraccio -Potrei sempre lavorare insieme a mio padre- disse piegando le labbra in un sorriso amaro -Non credo che sarà un problema per il presidente Ikari-.
Minamoto corrugò la fronte, restando immobile davanti a lui, immergendo le mani nelle tasche dei jeans; poteva scorgere le lacrime scendere lungo il viso arrossato del quindicenne.
Al momento, lui non era ancora arrivato a comprendere appieno quanto dura da accettare potesse essere una sconfitta, ma il comportamento che Taira stava assumendo cominciava a innervosirlo.
Sin da quando si erano incontrati e ‘sfidati’ per la prima volta, aveva visto in quel ragazzino una genuina luce di sano spirito competitivo brillare nel suo sguardo; se n'era sentito subito attratto. Non aveva mai visto nessuno arrivare a distruggersi sia fisicamente che psicologicamente per governare un vecchio kart come quello che guidava soltanto pochi mesi prima.
Da allora era esistito solo Taira, per lui. Taira e solo Taira, anche se lo imbarazzava dannatamente ammetterlo. Era stato l'unico ad aver riacceso in lui quel forte spirito competitivo da tempo sopito, l'unico ad essere andato molto vicino a fargli capire quanto bruciante potesse essere una sconfitta. Ed ora si trovava lì, nella sua casa… Quel ragazzino era entrato improvvisamente nella sua vita, dandogli una scossa; una vera e propria scossa. Taira...
Allora è vero che sei preoccupato! Non devi per forza nasconderlo. Quel ragazzino è speciale per te, non è vero?
-Ma per favore- sibilò, distogliendo lo sguardo –Lavorare con tuo padre? Che cosa se ne farebbe una ditta di pavimentazioni stradali di un'inutile acciuga come te? Non riusciresti a sollevare un badile neanche se ci mettessi tutto il tuo impegno- lo rimbeccò sprezzante, facendolo sobbalzare.
-C-che cosa?!- scattò Capeta, infervorato, scoprendo il viso imperlato dalle lacrime -Con che coraggio vieni a dirmi certe cose in un momento simile? Sei senza cuore! Ma cosa ne puoi sapere tu? Sono più forte di quanto... pensi- sussurrò dopo un breve attimo di smarrimento, scorgendo il volto del coinquilino squadrarlo trionfante.
-Ma davvero?- sussurrò Naomi con una punta di sarcasmo, inarcando le sopracciglia chiare.
Palesemente interdetto, Capeta rimase seduto sul letto, i pugni ancora serrati e tesi e gli occhi sgranati.
Sotto quello sguardo attraente e fiero, percepì le proprie guance farsi paonazze.
Lui, Naomi, con quelle parole, voleva forse spingerlo a... reagire? Proprio come la prima volta in cui si conobbero, e come tutte quelle che seguirono: lui gli era sempre stato più vicino di quanto avesse mai pensato. Le sue affermazioni, quelle sue incomprensibili e quasi presuntuose affermazioni, erano sempre state il suo modo per spronarlo a dare il meglio di sé, per invitarlo ad accorciare il divario che da cinque anni c'era tra loro.
Minamoto, allora, ci teneva a lui...
Il ragazzo sospirò e si sedette sul letto senza distaccare lo sguardo dal più piccolo. -Asciugati quelle lacrime, 'ragazzina'- sussurrò lasciandolo di stucco.
-Ra-ragazzina?-.
Naomi rimase impassibile, limitandosi a specchiarsi nelle iridi castane del coinquilino, infine, alzò la mano che teneva il fax ricevuto un'ora prima.
-Che cos'è?-;
-L'ha inviato questo pomeriggio la segreteria della FSRS-.
Capeta batté le palpebre stupito e, tirandosi a sedere, aprì il foglio cominciando a percorrerlo coi grandi occhi scuri, fino a quando le poche righe riportate su di esso non accesero il suo interesse e la sua meraviglia.
-PERSEC?!- esclamò esterrefatto -Seconda guida della scuderia!?- balbettò -Ma...!-;
-Hm. Non mi pare che tu sia passato inosservato ad alcuni spettatori del circuito-;
-Io? Minamoto, cosa sai della Persec?- domandò il quindicenne, alzando gli occhi su di lui.
-Ah, ora non sei più disperato- dedusse pacatamente lui, facendolo arrossire -Si tratta di una scuderia privata. Ho sentito dire dal signor Tanaka che là dentro è come stare a Sparta…-.
Capeta deglutì, ascoltando con attenzione ogni sua parola, finché non lo vide alzarsi.
-Minamoto- lo chiamò, trattenendolo per la maglietta, prima che questo si allontanasse -Grazie- sussurrò.
-Hm. E di cosa?- replicò lui, tornando a fissarlo di sottecchi -…Taira-;
-Sì?-;
-Senti, dimmi una cosa. Per caso, l'altra sera...- Naomi si interruppe, ed il ragazzino poté scorgere le sue gote sfumarsi di un tenue rossiccio -No. Niente. Vieni a mangiare-.
Capeta annuì stranito, ed abbassando un’ultima volta gli occhi sul fax, si lasciò cadere sul letto felice.
-Persec-.

Continua...

Disse l’Autrice:
ALOHAAAA!! <3 Come promessovi qualche settimana fa, eccomi a voi, mie impazienti pulzelle del fandom!
Avete passato un buon Natale? Me lo auguro con tutto il cuore! Alice ha trascorso le feste tra un panettone ed un episodio di Capeta al giorno!
Ad ogni capitolo che pubblico e che archivio, mi rendo sempre più conto che mandare avanti una long come questa non è per niente semplice! A volte devo tornare a riprendere alcune pagine del manga, o guardare episodi dell’anime (La scorsa estate Alice lavorò come una matta per potersi comperare i due costosi box degli episodi ;__;), per esser certa di non uscire di strada e far piombare gli adorati pg nell’OOC ma, d’altronde, con incalzanti scene yaoi-romantico-sentimentali in vista, non posso di certo essere molto fiscale!
L’importante è non stravolgere i personaggi in maniera esasperante, o si rischia di renderli soltanto ridicoli e privi di spessore psicologico. Perciò, se mai qualcuno volesse intraprendere una long su questo o qualunque altro anime, ricordi sempre di non perdere di vista o stravolgere eccessivamente ciò che il creatore ha voluto trasmettere dei propri pg nella sua opera!
Queste le riflessioni ‘profonde’ di Alice, a pochi giorni dal termine dell’anno maya-miao 2012: Odissea nel fandom! (XD)
Detto ciò, ancora una volta mi ritrovo a ringraziare infinitamente tutte le lettrici che seguono con pazienza le vicende di F1ove, e a sperare di ritrovarle ancora dall’altra parte, nel 2013; pertanto, a voi tutte va il mio più sincero augurio di BUON ANNO NUOVO! <3 <3 <3
Crescete forti e rigogliose! *Innaffia surfinie* e ricordate di votare per l’inserimento dei nomi dei personaggi nel fandom! *Indica in alto a sinistra*!
Al prossimo capitolo!

+Alice(solleva champagne)Wonderland+

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Capitolo 7
*** Il guerriero di Sparta e l'amore ***


Note: i personaggi presenti in questa fanfic appartengono al loro rispettivo creatore, Masahito Soda. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!



_Chapter 07: Il guerriero di Sparta e l'amore_



E' da un po' che sei strano, Capeta… Hai sempre la testa fra le nuvole. Vedi di riprenderti! Hai una grande responsabilità, ora, ricordalo.
Capeta aveva dovuto dare segretamente ragione all'amico, eppure, per quanto si sforzasse, proprio non riusciva ad abbandonare quell’aria assente con cui seguiva le lezioni negli ultimi tempi…
Era entrato alla Persec ed era tornato alla guida della sua monoposto, anche se avrebbe dovuto attendere i sedici anni per poter gareggiare in via ufficiale. Migliorava a vista d’occhio anche il rapporto col suo team e il compagno di squadra, Taku Komazawa, di qualche anno più grande di lui, ciononostante, la bella esperienza che stava vivendo alla scuderia col suo nuovo team non era l’unica cosa a completare quella sua sempre crescente felicità.
Non poteva certo dire di aver ritrovato una vera e propria famiglia, però l’atmosfera che stava creandosi in casa tra suo padre e la signora Nanako era sempre piacevole e distesa. Entrambi lavoravano molto, ma la donna non si lamentava mai, rinfacciando al compagno di non trascorrere abbastanza tempo con lei quando questo, talvolta, accettava di fare qualche straordinario in più, la sera; la signora Minamoto aveva sempre vissuto nella sua indipendenza, e sembrava soddisfatta di averla in parte mantenuta, nonostante l’amore per quell’uomo così goffo e pasticcione.
In quanto a Naomi, col trascorrere delle ultime settimane, Capeta sembrava essersi oramai arreso ai sentimenti per l’irraggiungibile e indecifrabile rivale. Naomi lo attraeva in ogni sua sfaccettatura; lo affascinavano l’espressione seria e concentrata che assumeva quando si gettava a capofitto in un impegno, la maturità e l’indole educata e pacifica che celava dietro la sua aria fredda, distaccata e imperscrutabile, e anche i suoi piccoli difetti erano a modo loro gradevoli.
Forse Minamoto non sarebbe mai arrivato a sapere e a provare per lui qualcosa di più del semplice rispetto nei confronti del pilota di kart, e se questo, talvolta, intristiva e sconfortava Capeta, portandolo a doversi chiudere in bagno o in camera, nascosto da tutto e da tutti, per dar solitario sfogo ai suoi sentimenti per lui, dall’altra si ripeteva che per il bene della famiglia appena formatasi era meglio così; che quelle emozioni, di cui inizialmente si vergognava tanto, erano gradevoli e appaganti vissute anche in quella maniera, e che in quel modo non avrebbero messo a disagio nessuno, né i suoi amici, che ancora non sapevano, né suo padre che conviveva proprio con la madre del ragazzo.
Andava bene così, avrebbe affrontato una cosa alla volta, come era riuscito ad accettare quei sentimenti e quegli strani impulsi che il suo corpo gli inviava, sarebbe riuscito anche a gestirli nella maniera più discreta possibile, benché a volte la situazione si dimostrasse tutt’altro che semplice…

Una folata di vento lo distolse dai suoi numerosi pensieri, riportandolo fra la gente che affollava i sentieri del parco.
I cani che teneva al guinzaglio si fermarono davanti a lui, fiutando l'aria, poi, con uno strattone, lo trascinarono dietro il fragore del loro rumoroso abbaiare. -No! Zukka, cosa…! E-ehi! Aspettate, che vi prende? Buoni, state buoni!-.
Naomi camminava attraverso il parco, quando scorse Capeta sopraggiungere assieme ad un piccolo esercito di cani al guinzaglio.
Pareva uno zoo itinerante; quella scena gli sembrò subito molto buffa.
-Mi-Minamoto, fermali!- lo pregò Capeta, scorgendolo.
Il ragazzo lo fissò e, sfilandosi gli auricolari, lasciò che i cani lo superassero, allungando la mano verso i guinzagli e bloccandoli, tempestivo, mentre Capeta rimbalzò contro il suo petto, finendo col sedere a terra sotto le occhiate divertite dei passanti.
-Ti... ringrazio- boccheggiò, riprendendo fiato.
Minamoto lasciò la presa, sistemandosi la borsa sulla spalla: -E’ il tuo part-time?- gli domandò, chinandosi sui cani e carezzando il mento del barboncino.
Capeta annuì, abbozzando un sorriso a quell’immagine.
-Hm. Sei strano, Taira-;
-Che intendi, scusa?-;
-Dovresti essere tu a condurre i cani, o sbaglio? Più che altro pare che siano loro a portare a passeggio te- osservò Naomi, facendolo arrossire.

-Ma che sorpresa! E così sei anche tu un pilota come Taiga?- disse gioviale l'anziano signor Ito, sfilando il guinzaglio a Zukka e lasciandolo libero per il giardino -Permettimi di stringerti la mano, ragazzo. Se mai diventerete famosi, potrò vantarmi di qualcosa coi vicini- rise, mentre Naomi ricambiava la sua stretta, non potendo fare a meno di domandarsi per quale motivo Taira fosse sempre circondando da gente tanto strampalata ed energica.
-Allora a giovedì, signor Ito- si congedò Capeta, chinando il capo in segno di saluto –Le auguro buona serata-;
-Anche a te, ragazzo, salutami tuo padre. Signor Matsumoto, è stato un piacere conoscerla- li salutò questo, lasciando Naomi piuttosto perplesso.
-Matsumoto?- ripeté allontanandosi con il coinquilino.
-Non farci caso, ha qualche difficoltà a ricordare i nomi- ridacchiò Capeta, sulla strada di casa -Che cos’è quello?- gli domandò incuriosito, poco dopo, scorgendo un pacchetto che faceva capolino dalla borsa del più grande.
-Mh? No, niente. E’ per il compleanno di mia mamma- rispose questo, continuando a procedere tranquillo.
Capeta spalancò smisuratamente gli occhi scuri: -Che cosa?- gridò, attirando l’attenzione dei passanti -E me lo dici solo ora?-;
-Abbassa la voce, ti guardano tutti-.
-Ma perché non me l’hai ricordato? Che figura farò, questa sera?- esclamò il quindicenne, agitato, rovistando nella borsa alla ricerca del cellulare, e scoprendolo irrimediabilmente scarico –Oh, no! Mio padre lo saprà? Se ne sarà ricordato?-;
-Non ne ho idea. Per quale ragione ti agiti tanto? Mia madre non è abituata a festeggiare. Comunque, questo regalo non è da parte mia, ma di Isamu e dei meccanici dell’Autohouse- gli spiegò Naomi, disinteressato –Dammi retta. Non faremo altro che ricordarle che sta invecchiando, e lei odia…-.
Senza sentire ragioni, Capeta lo tirò per una manica della camicia e lo trascinò dietro di sé, più deciso che mai a porre rimedio a quella svista.
La signora Nanako era sempre stata molto gentile e premurosa nei suoi confronti, specie da quando li aveva accolti in casa sua, e il ragazzino si sentiva in dovere di farglielo sapere; senza contare che, con molta probabilità, neanche suo padre, sbadato e impegnato com’era, era ancora a conoscenza della cosa; in questo modo avrebbe salvato anche lui.
-Ti vuoi fermare?- sbottò Naomi, bloccandosi sul marciapiede e facendo quasi ruzzolare a terra il più piccolo.
-Minamoto, anche se tua madre non è abituata a festeggiare, non pensi che le farebbe comunque piacere?- lo interrogò quest’ultimo, con una spontaneità e una decisione che lasciarono il ragazzo interdetto.
Al seguito di una veloce occhiata al circondario, qualcosa sembrò attirare l’attenzione di Capeta: su di una grossa ed elegante insegna, percorsa da raffinati caratteri dorati, scorse e lesse a fatica una scritta straniera, Maison du Chocolat, un nome che era sicuro di aver già sentito da qualcuno…
-Très bien!-.
La voce di Momotaro echeggiò nella sua testa, facendolo rabbrividire, ma accendendo una lampadina.
-Quello- indicò al ragazzo -Quello è perfetto-.
Minamoto inarcò le sopracciglia.
-E’ lì che hai acquistato i cioccolatini per me, quella volta?- gli domandò Capeta, spostando le iridi castane su di lui.
-E questo come lo sai?- trasalì il suo interlocutore, sgranando gli occhi, colto di sorpresa. -Me l’ha detto Momotaro- rispose con semplicità il giovane pilota, impegnato a sbirciare all’interno del locale -E’ un posto molto elegante. Pensi che ci faranno entrare anche se siamo in divisa?-;
Naomi arricciò le labbra, corrucciato: -Ma si può sapere come fa quel tizio a…? Lascia perdere- disse superandolo e oltrepassando la soglia del locale -Allora?-;
-Allora?-;
-Guarda che non ho tutto il pomeriggio a disposizione-.
Varcata la soglia, un vistoso lampadario di cristalli li accolse con la sua luce calda e soffusa, e diversi specchi, poggiati ad intermittenza sulle pareti foderate di tappezzeria bordeaux, moltiplicarono la loro immagine, lasciando Capeta a bocca aperta.
Sembrava proprio di essere in un raffinato locale di gusto europeo.
Sbirciando alcuni clienti seduti ai tavolini, nella sala da tè, si rese conto di essere stato un po’ troppo avventato nel volervi entrare a tutti i costi.
Naomi era un bel ragazzo, dai tratti severi ma piacenti, e anche con la divisa non stonava affatto nel contesto, anzi, gli conferiva un’aria molto ordinata ed elegante; lui, invece, aveva tutti i capelli spettinati e l’uniforme stropicciata da una lunga giornata di lezioni e part-time… Tutt’altro che presentabile.
-Sbrigati a toglierti dall’entrata, o ti scambieranno per un appendiabiti- gli bisbigliò Naomi, facendolo sussultare.
-Non credevo che fosse una caffetteria così raffinata- pensò Capeta, cercando di sistemarsi i capelli ribelli e la camicia alla meglio -C’è davvero molta scelta- osservò, spostando l’attenzione sul bancone pieno di eleganti (e costose) confezioni di cioccolatini di tutti i tipi -Quella potrebbe andare?- gli chiese, indicandone una avvolta da nastri dorati.
Minamoto si chinò sulla vetrinetta, accanto a lui, e il ragazzino ebbe sotto il naso il suo inebriante profumo, caldo e intenso. E pensare che all’inizio non riusciva a smettere di starnutire quando il suo coinquilino se lo spruzzava, diffondendolo per tutto il bagno, mentre ora avrebbe trascorso le giornate ad inebriarsene…
-H-hm. Non fa differenza- gli sentì mormorare.
-Dì un po’, hai scelto la mia con lo stesso entusiasmo?- mormorò Capeta, arricciando le labbra indispettito, facendo per un attimo trasalire il suo accompagnatore.
-Oh, buonasera, Naomi! Che sorpresa- li interruppe il proprietario, raggiungendoli -Era da un bel pezzo che non venivi a trovarci, mi fa piacere vederti! Sono subito da te-;
-Buonasera, signor Eiki-;
-Ti conoscono?- bisbigliò il più piccolo, sorpreso.
-Venivo qui con mia madre dopo la scuola, quando frequentavo le elementari- spiegò il ragazzo.
-Allora, cosa posso offrirti, oggi?-;
-Prendo una cioccolata calda-.
Capeta alzò lo sguardo, allarmato. Non è che voleva farsi offrire qualcosa da lui?! Aveva i soldi contati del part-time giusto per il regalo della signora Nanako!
-Il regalo, Minamoto- scandì con discrezione.
-Dopo. Allora, cosa prendi?- gli chiese l’altro.
-I-io… Ecco, non saprei…-;
-C’è molta scelta, eh?- sorrise il signor Eiki.
-Anche lui cioccolata calda con scorze d’arancia- disse Minamoto, allontanandosi dal bancone e prendendo posto ad uno dei tavolini liberi; Capeta rivolse un profondo inchino verso l’uomo che gli sorrideva cordiale, e corse appresso al ragazzo.
-Guarda che pago io, non fare quella faccia preoccupata- lo rassicurò Naomi, alcuni minuti dopo.
Il ragazzino corrugò la fronte: -Guarda che non sono entrato qui per farmi offrire…!-.
L’arrivo del cameriere con le ordinazioni lo costrinse ad interrompersi.
-E’ da stamattina che non tocco cibo. Avevo voglia di mangiare qualcosa- disse il più grande -Tutto qua-.
-Be’, grazie allora-.
Capeta fissò il piccolo calice davanti a sé e, sollevando il cucchiaino, quasi gli dispiacque dover rovinare quella bella composizione di cioccolata e riccioli di scorze d’arancia, ma quando il sapore agrodolce ebbe invaso la sua bocca, dovette trattenersi dal gridare di gioia. Era la cioccolata più buona che avesse mai mangiato; densa e cremosa al punto giusto.
-E’ buona!- bofonchiò fra sé, mentre le guance gli si chiazzavano di rosso -Buonissima-.
Naomi lo osservò di sottecchi, continuando a servirsi.
A volte le esternazioni e i modi di fare del quindicenne erano così spontanei che solo un bambino non sarebbe risultato fuori luogo nel manifestarli.
Qualcosa di quell’aria genuina l’aveva colpito sin dal giorno in cui Taira aveva cominciato a vivere in casa sua e a mostrarsi per com’era anche nella quotidianità, nelle piccole cose, senza che la tensione per le gare e la forte rivalità ponessero una barriera fra loro; ciò aveva fatto sì che anche lui cominciasse a comprendere perché Taira piacesse tanto alla gente.
Era naturale, spontaneo, un po’ ingenuo, molto premuroso verso le persone a cui voleva bene, incapace di avere secondi fini, e in una maniera o nell’altra riusciva sempre a sorprendere chi gli stava intorno con gesti e parole inaspettate.
Quella strana convivenza dapprima aveva creato una sorta di innocua curiosità in Naomi, ma col tempo, nonostante il pilota faticasse ad ammetterlo a se stesso, aveva cominciato a mutare in qualcosa di più, come dire? profondo. Curiosità che si era mutata in interesse.
Ogni volta che il sedicenne si ripeteva quella parola, era costretto a lottare per scacciarla dalla propria mente, con una sorta di imbarazzo.
Sì, c’era sempre stato da parte sua l’interesse per il testardo e talentuoso pilota di kart, che si limitava ad incontrare nei circuiti, e questo non gli era mai sembrato strano o faticoso da ammettere. Taira sarebbe diventato un pilota straordinario, se avesse continuato su quella strada, e non passava giorno che Naomi, segretamente, glielo augurasse, ma che a quell’interesse ora si stesse aggiungendo anche quello per Kappeita Taira come normale ragazzo liceale, alle prese con le piccole cose di ogni giorno… Questo, sì, lo lasciava spiazzato, disorientato, confuso.
Perché lo attraeva così tanto? Quel sentimento non aveva nulla a che vedere con le loro sfide, la loro rivalità, i loro obbiettivi…
Per quale ragione sentiva un’inspiegabile interesse anche per il normale ragazzo di periferia, sempliciotto, un po’ rozzo e sempre ben voluto da tutti? La sua mente, negli ultimi tempi, galoppava troppo. Decisamente troppo.
Riportò lo sguardo dapprima sulla cioccolata, che scoprì di aver terminato senza essersene reso conto, per poi sollevare il viso verso il ragazzino, seduto davanti a lui, e scorgere il suo penetrante sguardo nocciola scrutarlo.
-Si può sapere cos’hai da sorridere?- gli domandò perplesso.
Capeta trasalì.
-S-sorridere? Ti sbagli, è che sembravi così concentrato su quella cioccolata, Minamoto...- disse, preso alla sprovvista –A prima vista non dai proprio l’impressione di essere così…- si interruppe, con il presentimento di aver parlato troppo.
-Così, come?- mormorò Naomi.
Capeta avrebbe dato qualunque cosa per sapere cosa passasse per la testa del suo interlocutore, anche solo per un minuto.
-N-no, nulla- balbettò scuotendo il capo –Ti chiedo scusa, per colpa mia hai perso un sacco di tempo, oggi, Minamoto. Mi dispiace-.
Il ragazzo alzò le spalle, come se la questione non lo toccasse.
-Pazienza. A differenza di te, so organizzarmi anche in caso di contrattempi-;
-Eh?! M-ma che vorresti dire con questo?- balbettò il più piccolo, guardandolo alzarsi.
-Che se anche tu organizzassi meglio il tuo tempo fra scuola, compiti e allenamenti non ti troverei, la sera, chino sui libri alle ore più impensabili, a piagnucolare sui compiti arretrati-.
-Accidenti, adesso mi fai anche la ramanzina?- sbottò Capeta, imbronciato, afferrando la borsa ai piedi del tavolo e seguendolo.

-Ehi, Oka, ti vuoi dare una mossa?- sbuffò Ryou Shiba, terminando di caricare alcuni scatoloni sul furgoncino dell’uomo -I miei faranno storie se non mi riporti a casa entro…Uh?-.
A poca distanza dall’esercizio del signor Oka, impegnato in una fitta conversazione col vicino di negozio, Ryou udì una voce famigliare farsi largo tra i passanti che affollavano il centro.
-Ti ringrazio per la cioccolata. Adesso sono in debito, Minamoto-;
-Mh-m-;
-Taira e Minamoto?-. Cosa ci facevano, lì, insieme?
Sorpreso, Ryou seguì con lo sguardo i due ragazzi chiudersi la porta del cafè alle spalle ed allontanarsi verso la fermata degli autobus, poco distante. -Ma guarda. Com’è piccolo il mondo- osservò Oka, affiancandosi a lui e fissando i due ragazzi procedere lungo la strada -Ho sentito dire che ora vivono insieme-.
Shiba ebbe un tuffo al cuore, le sue gote divennero rosse come il fuoco, mentre riportava l’attenzione sull’ex manager: -Vivono…! Che cosa hai detto, Oka?! Come sarebbe a dire vi-vivono insieme?-.
L’uomo incrociò le braccia sul petto e annuì.
-Proprio così. Ma come, non l’hai saputo? Pare che i loro genitori si frequentino da qualche tempo. Bizzarro, vero?- commentò tornando verso il furgoncino -A volte il destino fa proprio strani scherzi- lo sentì affermare, prima che prendesse posto all'interno dell’abitacolo e avviasse il motore.
Ryou batté le palpebre ancora incredulo, e seguì le sagome dei due rivali svanire tra la folla.
-Bah, il destino…- mormorò.

Non aspettateci. Siamo fuori a festeggiare il compleanno di Nanako. La cena è pronta e da scaldare, ci vediamo domani mattina! ❤(◞ิ౪◟ิ‵ )
Papà.

-Che…CHE COSA?!-.
La faccia paonazza di Capeta era tutta premuta contro il minuscolo bigliettino che Sarukki gli aveva consegnato baldanzosa non appena lui e Naomi erano rientrati nell’appartamento.
-Papà, accidenti, ma allora lo sapevi! Era per questo che ultimamente faceva tutti quegli straordinari a lavoro!- capì -E cosa significa quella faccina?!-.
-Te lo dicevo che non c’era bisogno di agitarsi tanto- mormorò tranquillo Naomi, superandolo ed entrando in cucina –Lascia il pacchetto sul bancone. Domattina lo troverà-.
Indispettito, Capeta accartocciò il biglietto e, prendendo posto sullo sgabello, poggiò il viso imbronciato sopra il bancone.
-Avrebbe potuto dirmelo, mio padre- brontolò.
Sarukki, nel frattempo, gli saltellava sulla testa, pretendendo un compenso per avergli consegnato il messaggio.
Capeta la ignorò, fissando dapprima Naomi chino sul microonde, poi il cielo che andava annuvolandosi, all’esterno della casa.
-Vado a ritirare i panni stesi- disse uscendo in terrazza, seguito a ruota dalla scimmietta.
-L'ha ammaestrata bene, non c’è che dire- pensò il coinquilino, voltandosi e seguendoli con lo sguardo –Lo segue ovunque-.
-Su, sbrighiamoci, o si bagnerà tutto- si affrettò Capeta, ritirando gli ultimi panni, mentre Sarukki correva lungo i fili, lanciando nel cesto le mollette -Verrà giù un bel po' d'acqua-.
Un'improvvisa folata di vento fece barcollare la scimmietta, e l'ultimo asciugamano rimasto svolazzò via dalle mani del suo padrone, che lo vide allontanarsi e svanire dietro il balcone dei vicini.
-Oh, no! E adesso?- esclamò, sporgendosi dal mancorrente e scorgendo le imposte dell'appartamento accanto ben chiuse -C’è nessuno in casa?- chiese senza ottenere risposta, per poi abbassare lo sguardo verso la strada sottostante, deglutendo.

Un tuono in lontananza fece trasalire Naomi; distogliendo l’attenzione dalle previsioni meteo alla tv, fece capolino dalla porta finestra, non riuscendo, però, a scorgere il ragazzino.
-Ehi, Taira, hai finito?- quando uscì, non trovò nessuno. I panni erano piegati uno sull'altro in un angolo, al riparo, e, non appena spostò lo sguardo alla sua sinistra, scorse il quindicenne atterrare sul terrazzo dell'appartamento accanto e chinarsi per raccogliere un asciugamano, con aria trionfante.
-Ma come sei arrivato lì?- esclamò Naomi, sporgendosi allarmato.
-Era volato via un asciugamano e l'ho recuperato. I vicini non sono in casa- spiegò Capeta.
-Ma sei impazzito, Taira? Saresti potuto cadere di sot…!-.
Le ultime parole di Minamoto vennero coperte da un tonante e minaccioso abbaiare che provenne alle spalle di Capeta.
-I nostri vicini hanno un cane?!- esclamò quest’ultimo, voltandosi verso il muscoloso rottweiler nero che gli ringhiava contro, a pochi metri di distanza.
-Muoviti, Taira!- lo incitò Minamoto, tendendo la mano e facendogli segno di sveltirsi.
-Sì!- disse il più piccolo, salendo sul mancorrente, mentre l’animale prendeva la rincorsa, lanciandosi contro di lui.
Il ragazzino lo evitò per un soffio, spostandosi; prese quanta spinta poté e saltò, ma il corrimano bagnato lo fece scivolare, e pochi istanti dopo percepì il cemento mancargli sotto i piedi, in contemporanea alle grida del ragazzo davanti a lui che quasi sovrastarono i tuoni.
-TAIRA!-.
Forse gridò, forse no; non appena Capeta chiuse gli occhi in attesa dell'impatto, percepì le mani di Naomi intrecciarsi alle sue e tirarlo verso di sé, per poi cadere e scivolare a terra assieme a lui sul piastrellato bagnato.
Un lampo abbagliante illuminò il cielo grigio sopra di loro, mentre, tutt’attorno, la pioggia cadeva sempre più abbondante, inzuppandoli.
Col cuore che ancora gli martellava nel petto, e tremante per la tensione, il ragazzino aprì gli occhi scuri, scoprendo le proprie braccia strette attorno al collo di Minamoto, ed il corpo di quest’ultimo in parte riverso sopra di lui, le braccia tese che gli cingevano la vita ed il viso a contatto con l’incavo del suo collo.
Un brivido gli percorse la schiena.
Alla tachicardia dovuta allo spavento e all’adrenalina, si aggiunse un inaspettato tepore che si diffuse lungo tutto il suo corpo, nel percepire le loro figure così a contatto, ed il battito irregolare del cuore di Minamoto contro il suo petto.
Quando questo alzò il capo e si sollevò frastornato, Capeta poté finalmente prendere ampie boccate d’aria; aveva trattenuto il respiro fino a quel momento, e dalle sue labbra si levò soltanto un flebile suono.
-Ma dove hai la testa, Taira!? Siamo all’ultimo piano, ti rendi conto?!- ruggì Naomi, furibondo -E se fossi scivolato di sotto, razza di incosciente?-.
Capeta, intanto, fece per rialzarsi, quando una dolorosa fitta gli attraversò la gamba, piegando la sua bocca in una smorfia di dolore.
-Taira, ma... Ti ha morso?- gli domandò il ragazzo, sgranando gli occhi -Ti sanguina la caviglia-.

Continua…

Disse l’Autrice:
So cosa state pensando: sono vergognosa. Un anno e quasi due mesi senza aggiornare, e nel frattempo la sezione si è svuotata…*Richiama autrici coi croccantini all’olio di motore*.
I motivi della mia improvvisa sparizione sono stati i più disparati, ma a grandi linee sempre i soliti; il 2013 è stato un anno molto particolare per questa anziana cerbiatta logora, le sorprese belle e brutte non sono mancate, ma posso dirvi che il momentaneo abbandono della sezione in questione era dovuto al fatto che non sono il tipo di persona che scrive forzatamente una storia senza essere accompagnata passo, passo da un briciolo d’ispirazione.
Detesto scrivere idiozie tanto per, e mi sembrava oltretutto irrispettoso sia nei confronti del pubblico che della mia storia, a cui tengo molto (essendo la mia prima long su Capeta).
Vi chiedo scusa per l’attesa, in ogni caso.
Nonostante i numerosi ‘progetti’ aperti e in attesa in altri lidi, non posso nascondere il mio profondo sollievo nell’essermi ritrovata ad aggiornare in questa sezione.
Sappiate che il mio amore per questo anime non è scemato col tempo: ho continuato a sospirare e a parteggiare per la Naomi<3Capeta (aaawww *^*), scoprendo anche che, alla fin fine, non provo tutto questo odio per la coppia NaomiXMonami, e che vorrei tanto avere un maggiordomo come il signor Okudera e un cugino come Momotaro (?); ho seguitato nella lettura del manga online (nel limite delle possibilità, dato che molte scan mancano o non sono ancora state tradotte in inglese), i miei box contenenti i dvd con gli episodi si stanno consumando giorno dopo giorno, i dvd stessi sono stati così sfruttati dalla sottoscritta che ora seguono delle sedute periodiche dall’analista, credendosi ciambelle, perciò… Fate un po’ voi.
Com’è stato, invece, il vostro 2013? Spero che vi siate divertite, abbiate superato incolumi i vostri ostacoli ed abbiate continuato a pubblicare le vostre storie, migliorando di giorno in giorno!
Per quanto mi riguarda, finché avrò con me l’ispirazione, sappiate che proseguirò nella stesura dei successivi capitoli di F1ove, quindi fatemi gli auguri e accendete un cero per me.
Spero di potervi ritrovare tutte! Nel frattempo vi lascio, augurandovi una buona serata!

+AliceWonderland+

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Capitolo 8
*** Di fantasie e rivalità ***


Note: i personaggi presenti in questa fanfic appartengono al loro rispettivo creatore, Masahito Soda. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Buona lettura!



_Chapter 08: Di fantasie e rivalità_



-Era solo un taglietto- affermò Naomi, stringendogli la caviglia per assicurarsi che fosse tutto a posto -A volte è davvero impossibile capire cosa ti passi per la testa. Prima rischi di farti sbranare, e poi di cadere nel vuoto… Sei uno sconsiderato, nella vita come in pista a quanto pare-.
Sussultando, Capeta serrò le labbra e distolse lo sguardo mortificato dal coinquilino, inginocchiato ai suoi piedi e intento a fasciargli la caviglia.
-Ti ho già chiesto scusa… Per quanto ancora hai intenzione di infierire?- mormorò con aria colpevole.
La fronte di Naomi si aggrottò.
-Vuoi scherzare? Infierire, dici?- sibilò -Stavi per cadere dal sesto piano, Tai…-;
Si interruppe.
Se n’era reso conto solo in quel momento, ma Capeta tremava ancora per la tensione e lo spavento e, davanti a lui, si era fatto così piccolo che il divano di pelle chiara su cui sedeva sembrava aver subito il processo inverso, divenendo enorme.
I suoi capelli, sempre sollevati dal vento, leggeri e sbarazzini, ora pesavano sul suo viso, umidi della pioggia che poco prima li aveva sorpresi, incorniciandogli il volto e le guance tonde e arrossate per il freddo.
Se non fosse stato per i grandi occhi da cerbiatto, scuri e profondi, che sembravano parlargli involontariamente di mille e più cose nello stesso istante, e per quelle labbra rosee e piene, fattesi assurdamente appetitose agli occhi del sedicenne, quel ragazzino così gracile e minuto avrebbe assunto un aspetto così miserevole ai suoi occhi...
E invece, tutto quello che Naomi vedeva in quel momento sembrava aver turbato e causato nel suo "io" più profondo una sorta di inspiegabile attrazione che lo lasciò disorientato.
Alzò lo sguardo, e, stringendo la presa sulla gamba di Capeta, lo tirò verso di sé, facendolo ruzzolare col sedere a terra, davanti a lui.
-Ahi! Minamoto che…?-.
Senza distogliere lo sguardo ambrato da quello del coinquilino, Naomi si sporse verso di lui, bloccandogli i polsi contro il sofà e lasciando il ragazzino senza parole.
I loro volti, ora, erano così vicini che alle loro labbra sarebbero bastati solo pochi millimetri per toccarsi e conoscersi, così, mosso da un incontrollabile quanto inspiegabile fuoco che stava avvampandogli in tutto il corpo, Naomi si fece avanti, sfidò l’imbarazzo, e le sue labbra si premettero su quelle di Capeta, facendolo sussultare.
In un primo momento maledì se stesso per quel gesto così avventato, ma scorgendo con una sorta di sollievo le palpebre del più piccolo abbassarsi e chiudersi per godere al meglio di quel contatto inaspettato, si tranquillizzò, e qualcosa, dentro di lui, lo invitò a proseguire. Affidandosi a quello sconosciuto ma naturale istinto che mai prima si era fatto così prepotente, affondò di più le labbra contro quelle del moro, che gemette languidamente, muovendo appena i polsi, come a chiedergli di lasciare la presa.
Minamoto fece scivolare le mani lungo la sua camicia, e, dopo avergliela sbottonata, scese a percorrere con le dita i fianchi magri di quest’ultimo, carezzandoli e massaggiandoli, percependo nelle orecchie i sospiri del più piccolo, mentre entrambi si lasciavano scivolare lungo il parquet, tornando a guardarsi negli occhi.
Naomi non aveva mai provato sensazioni così forti prima. Erano come una scarica di pura adrenalina che gli percorreva il corpo, ma ben diversa da quella che si impadroniva di lui quando correva in pista. Quel desiderio annebbiava nel vero senso della parola le percezioni e la lucidità che di solito contraddistinguevano il pilota. Ogni fibra del suo corpo, del suo essere era completamente concentrata su Taira.
Non poteva ancora credere di stare arrivando fino a quel punto con lui, di essersi lasciato andare così facilmente a quello strano istinto, contenuto e prudente com’era per natura.
Steso sotto di lui, Capeta riaprì piano gli occhi scuri, fattisi lucidi e traboccanti di desiderio; era paonazzo sino alle orecchie, e le sue labbra carnose erano dischiuse, umide e lucenti di saliva; il suo petto nudo si alzava ed abbassava a ritmo irregolare, scosso ancora dai brividi di quel contatto, e a quella vista Naomi non riuscì più a trattenersi…
-Naomi…-.
Un ansito di piacere, il suo nome pronunciato come mai nessuno aveva fatto, si era appena fatto strada proprio da quella bocca. Dalla bocca dischiusa di Capeta. Una volta, due, fino a mutare in grida, e, senza rendersene conto, entrambi si trovarono di nuovo stesi l’uno sull’altro, desiderosi di approfondire ancora quel contatto che, per quanto li disorientasse e imbarazzasse, si dimostrava sempre più appagante.
-Naomi… NAOMI!…

Naomi si svegliò di soprassalto, il volto imperlato di sudore ed il fiato corto, come al seguito di una maratona di chilometri compiuta senza soste.
Ansante, frastornato e confuso, le palpebre pesanti che ancora gli dolevano in seguito a quel brusco e improvviso risveglio, il ragazzo strinse così forte le lenzuola fra le mani, che le dita cominciarono a dolergli; davanti ai suoi occhi increduli, le immagini di quel sogno si rincorrevano una dopo l’altra ad una gran velocità, mescolandosi caotiche, per poi svanire lentamente, lasciandogli la bocca impastata, il petto in fiamme e il corpo ancora in balia di quella inspiegabile eccitazione.
Prese un’ampia boccata d’aria e scosse il capo per ricacciare quell’immagine così provocante del giovane rivale dalla propria testa; il tutto gli era sembrato così realistico, intenso e travolgente che il suo corpo, al ricordo di quel contatto onirico fra lui e Taira, continuava a reagire inviandogli scariche di piacere che partivano dal basso ventre, e, abbassando lo sguardo verso il ‘punto problematico’, di nuovo rimase a bocca aperta, mentre una solitaria goccia di sudore gli colava lungo il viso.
Naomi non avrebbe saputo come descriverlo, non aveva mai provato una sensazione di quella intensità in tutta la sua breve vita, fino a quel momento.
Si lasciò ricadere disteso sul materasso, fissando il soffitto e cercando di svuotare la mente da ogni pensiero.
Non chiuse occhio fino al suono della sveglia.

-Non hai dormito bene stanotte? Ti ho sentito agitarti…-.
Era il solito Taira un po’ rozzo e arruffato, immerso nella sua t-shirt oversize, quello che aveva ritrovato la mattina seguente, in cucina; non aveva quasi nulla della persona che in quel sogno era rimasta dolcemente accoccolata fra le sue braccia, ricambiando con timidezza i suoi baci, eppure, Naomi, davanti a quegli occhi scuri e profondi che di tanto in tanto si posavano su di lui con curiosità, continuava segretamente a trasalire. Si sentiva come un bambino che evitava gli sguardi della madre sperando che questa non venisse a conoscenza della sua marachella.
Quella mattina, aveva cercato di mascherare al meglio gli effetti della notte insonne ma, nonostante l’apparenza, l’imbarazzo ed una strana tachicardia riuscivano sempre e comunque a farsi strada, e questo ad ogni parola e ad ogni sguardo del suo coinquilino…
Il suono della campanella annunciò la conclusione della seconda ora di lezione, riportando Naomi tra i banchi di scuola.
-In piedi- scandì la capoclasse, e le sedie sfregarono sul pavimento dell’aula, mentre tutti si alzavano, lui compreso, all’entrata dell’insegnante di inglese.
Tornando a prendere posto, Naomi poggiò la mano a sostegno della testa, che sentiva appesantita e ancora provata dalla notte insonne appena trascorsa.
Aveva così tanti impegni e pensieri, tra studio, allenamenti, gare, palestra e corsi, che le ore di sonno per lui erano sempre state sacre, e il fatto di averne perse non una ma ben cinque, forse sei, rendeva la prospettiva di quella giornata tutt’altro che rosea; pregò affinché, quel pomeriggio, l’odore penetrante di olio e benzina, il rumore degli pneumatici che inchiodavano sull’asfalto e i motori che ruggivano sotto i telai in carbonio delle monoposto della Sam’s lo distraessero per almeno qualche ora dai pensieri che in quelle prime ore non sembravano intenzionati a concedergli tregua.
Si chiese se, giunto a quel punto, l’unico modo per trovare un po’ di respiro fosse accettare con disinteresse gli avvenimenti di quel sogno. Era sciocco spenderci sopra tutte quelle riflessioni, a scapito della sua concentrazione, e più il tempo passava più il ragazzo se ne convinceva: una fantasia di passaggio, nient’altro che un montaggio sconclusionato di immagini che la sua mente avrebbe presto cancellato, come avveniva spesso.
La persona con la quale aveva vissuto quel sogno era già una chiara conferma all’assurdità di quella fantasia.
Insomma, Taira…! Per quale motivo c’era stato Kappeita Taira, il suo rivale, il suo coinquilino, un altro ragazzo, fra le sue braccia, in quelle immagini?
Naomi faticava ad accettarlo, ma in fondo era proprio quel dettaglio a impedirgli di liquidare per sempre la questione.
Una volta, su di un libro, aveva letto che i sogni non erano altro che rappresentazioni dei reali desideri e aspirazioni dell’individuo.
Se era vero, lui desiderava… Taira? Lui era attratto da un altro ragazzo? Era assurdo.
Naomi era sempre stato indifferente alla cosa; viveva e lasciava vivere, non si era mai detto infastidito dai ragazzi o dalle ragazze attratte da persone del medesimo sesso, ma ora poteva dimostrarsi così ipocrita da non accettare quella ‘realtà’ su se stesso?
Si passò una mano sul viso, cercando di prestare attenzione alla lezione, ma a quel punto era troppo tardi.
La sua mente, oramai, galoppava, ed il ragazzo si stupì di come stesse ripercorrendo quei giorni, quelle settimane, quegli ultimi mesi trascorsi sotto lo stesso tetto con il rivale, fino a giungere al giorno precedente, quando si era ritrovato a sedere con lui al tavolo di quel caffè, soffermandosi a riflettere sull’apparente nascita di quell’affetto che anche allora lo aveva lasciato perplesso.
Sì, Taira era sempre stato importante per lui, questo lo ammetteva a se stesso da tempo; ma per la semplice ragione che era il suo rivale, il suo incentivo a dare il meglio di sé in ogni gara, e colui con la quale avrebbe voluto raggiungere il suo obbiettivo; nessun altro pilota, fino a quel momento, era stato capace di sorprenderlo, di tenerlo col fiato sospeso, di farlo preoccupare, talvolta quasi di spingerlo a tifare in segreto per lui… E non gli era mai capitato, prima di quel momento, di osservare la cosa sotto una prospettiva completamente differente e nuova.
Naomi non aveva mai abbracciato, fino a quel giorno, l’ipotesi che la considerazione e la stima che provava verso Taira fossero sempre state così forti proprio perché celavano dietro qualcosa di più.
-Minamoto, prosegui nella lettura di pagina novantasei-.
Il ragazzo sgranò gli occhi e interruppe bruscamente quei pensieri, quando la voce dell’insegnante tornò a farsi strada nelle sue orecchie.
-Sì-.
Come avrebbe dovuto affrontare quella situazione? Ignorare il sogno? Prendere in considerazione e accettare la sua eventuale attrazione per un altro ragazzo, e soprattutto… accettare che quel ragazzo fosse proprio Taira?

-Minamoto era strano, stamattina-.
Capeta alzò lo sguardo dal suo bento e per un attimo il suo sguardo si perse nella contemplazione di qualcosa che solo sui sembrava poter scorgere davanti a sé.
Nobu lo fissò perplesso: -Eh? Strano, dici?-;
Il ragazzino annuì.
-Sembrava il solito Minamoto, ma ho avuto come l’impressione che tentasse di evitarmi-;
-Sarà stata una tua impressione, Capeta-.
Monami seguiva la conversazione fra i due compagni, proseguendo nel suo pasto: -Be’, è normale che sia strano, Kacchan- affermò attirando la loro attenzione.
-Come?- chiesero i due all’unisono.
-Ma è ovvio, no? Si avvicina il tuo compleanno, e sapete bene tutti e due cosa significa!-.
Gli sguardi nocciola dei due amici non diedero alcun segno di aver compreso il suo ragionamento; Monami strinse il suo bento e lo sbatté sul banco, alzandosi paonazza.
-E’ FIN TROPPO CHIARO CHE QUELLA FACCIA DA KABUKI COMINCI A TEMERE IL GIORNO DELLA SFIDA CON TE! HA PAURA DI PERDERE, ECCO COSA!- strillò, facendoli rovesciare a terra sotto le occhiate sbigottite dei compagni di classe.
-Abbassa la voce! Ma che idiozie stai dicendo, Monami?- brontolò Nobu, rialzandosi e tornando a sedersi -E’ poi è troppo presto per parlare del compleanno di Capeta, ti pare? Siamo in pieno inverno. Il suo compleanno è a giugno- le ricordò, esasperato.
Capeta sospirò annoiato, ascoltandoli battibeccare, per poi poggiarsi al banco e indirizzare la sua attenzione oltre le finestre dell’aula.
Forse Nobu non aveva tutti i torti. Doveva essere stata solo un’impressione.
Per quanto ci pensasse, non vedeva nessuna ragione per cui Naomi avrebbe potuto evitarlo.
Fino al giorno prima era andato tutto bene, escludendo il fatto che aveva rischiato di farsi sbranare dal cane dei vicini e di precipitare dal sesto piano.
Naomi si era comportato come al solito, anzi, era stato molto premuroso, preoccupandosi della sua caviglia, quando l’aveva vista tutta ammaccata.
La serata, poi, era trascorsa in maniera tranquilla: avevano cenato, battibeccando sui risultati dell’ultimo gran premio di F1, e dopo aver terminato i compiti si erano ritirati.
Capeta si era addormentato quasi subito; il ricordo del contatto avvenuto fra loro quando il ragazzo l’aveva ‘tratto in salvo’ ancora nitido e impresso nella sua mente...
-Ti dico che nel profondo lui teme Kacchan!-;
-E tu come fai a conoscerlo così nel ‘profondo’, si può sapere?-;
-Lo so e basta! Sono una donna, certe cose le percepisco!-.
-Ma state ancora discutendo, voi due?-;
-SILENZIO!- esclamarono quelli, all’unisono, facendolo sobbalzare.

Quel pomeriggio, il signor Tsubomaki raggiunse la sua squadra ai garage e levò un foglio davanti al viso dei due piloti.
-Il calendario delle prossime gare- gli comunicò, mentre gli occhi neri di Komazawa venivano attraversati da una scintilla d’entusiasmo.
-Gli farò mangiare la polvere, vedrai- assicurò il primo pilota della Persec –Tu guarda e impara dal sottoscritto, Capeta-.
-Metticela tutta, Komazawa- asserì la seconda guida.
-Ahah! Tranquillo, farò mangiare la polvere a tutti, questa stagione. In primis la scuderia di Shiba e Minamoto- esclamò circondando il collo del compagno a mò di cappio e sfregandogli un pugno sulla testa, facendolo gemere di dolore -A proposito, cerca di tenere a freno la lingua con quel Naomi, hai capito, ragazzino?-;
-Ahio! Te-tenere a freno…?-;
-Intendo, non spifferare le mie strategie segrete al nemico, è chiaro?-;
-Questa è bella, campione. Non sapevamo avessi delle strategie segrete. E quando hai intenzione di metterle in pratica?- intervenne Takahara, facendo scoppiare tutti in grasse risate.
Le gote di Komazawa di tinsero di rosso: -Ehi! E’ così che mi date fiducia, voi altri? Aspettate la prossima gara e vedrete! Dovrete chiedermi scusa in ginocchio- brontolò uscendo dall’officina -Su, andiamo ad allenarci, Capeta. Sei ancora troppo magrolino, dobbiamo irrobustirti per il debutto-;
-Tornate tutti a lavoro, voi altri- li riprese il signor Tsubomaki -Non abbiamo altro tempo da perdere, e quei radiatori vanno sistemati prima delle prove di lunedì-;
-Sì, capo!-.
-A proposito di figli di papà- disse Komazawa, stendendosi all’ombra della tettoia della scuderia e cominciando le flessioni -Che mi dici di Minamoto, Capeta?-;
-Che cosa vuoi sapere?- gli domandò l’interessato, incuriosito da quella domanda.
-Be’, tra tutte le donne del mondo tuo padre si è proprio scelto la madre del tuo rivale…- prese fiato e tornò ad abbassarsi sull’asfalto -A me puoi dirlo, è stata una scelta tattica?-; Capeta batté le palpebre, interdetto: -C-che cosa?!-;
-Ma sì, insomma…- Komazawa abbassò la voce facendosi più vicino a Capeta -Vivendo sotto lo stesso tetto del tuo rivale chissà di quante informazioni interessanti sarai al corrente riguardo la scuderia Sam’s-;
-Ah, ma che stai dicendo, Komazawa?- sospirò il quindicenne -So quello che anche voi conoscete al riguardo, niente di più-;
-Non me la racconti giusta. Non è che per caso cerchi di nascondere qualche asso nella manica per farti bello al debutto?-;
-Cosa ti viene in mente? E poi ti pare che Minamoto verrebbe a spifferarmi ogni scelta e strategia sua e del signor Kagami?-;
-Uhm, in effetti quello è un osso duro, uno come lui non parlerebbe nemmeno sotto tortura-;
-Eh? Non è questo il punto…- disse il ragazzino, quasi divertito da quelle affermazioni.
Taku Komazawa era strano, ma Capeta sapeva che in fondo aveva un cuore d’oro, nonostante la prima guida del team tentasse di nasconderlo sotto quell’aria e quei modi di fare un po’ rudi e primitivi.
Il ragazzino se n’era ben presto reso conto, nonostante i primi tempi alla Persec l’avessero messo a dura prova.
In breve tempo, Komazawa si era ricreduto nei confronti dell’ex allievo della FSRS, che aveva sempre giudicato una scuola per ricconi e figli di viziati, e, senza abbassare troppo la guardia nei confronti della nuova seconda guida, si era aperto a lui, dandogli finalmente tregua da commenti sprezzanti e battutine; l’aveva preso sotto la sua ala protettrice, atteggiandosi più a istruttore che a compagno, ma a Capeta la cosa non infastidiva, e il pensiero di trascorrere le sue giornate in quell’ambiente competitivo ma vivace contribuiva a dargli un po’ di respiro dai pensieri tormentati sulla situazione tra lui ed il suo rivale.
-In ogni caso, anche se sapessi qualcosa, un campione come te non avrebbe di certo bisogno di ricorrere a spiate per essere avvantaggiato- gli disse con un sorrisetto, cercando di scacciare l’immagine di Naomi dalla propria mente.
-AH! Ma certo che no, per chi mi hai preso?- abboccò Taku -Io sono un genio! Figurati!- disse eseguendo una decina di flessioni senza prender fiato -Sono la stella del Giappone! Piuttosto…- disse sollevandosi e mollandogli un pugno in testa, lasciando il ragazzino quasi tramortito -Non ti ho ancora visto fare una flessione come si deve. Di questo passo rimarrai un’acciuga!- lo rimproverò -Guarda la Sam’s: con Shiba sono avvantaggiati persino nell’immagine, perciò datti da fare e scolpisciti quegli addominali! Per la faccia non possiamo fare granché, ma almeno quelli…-;
Capeta deglutì, massaggiandosi la testa: -Glom, sissignore…!-.

Naomi ed il suo gruppo di meccanici erano chini intorno alla monoposto, ferma ai box del circuito.
-Prova a misurare di nuovo la pressione degli pneumatici. Poi scendo per un giro di prova- disse rivolgendosi allo staff, che annuì, pronto alla verifica.
C’era un gran daffare alla Sam’s, in quel periodo, prima della chiusura dei circuiti per l’avanzare della stagione invernale.
L’aria si era fatta pungente, e, nel giro di poche settimane, gli alberi lungo le alte colline che incorniciavano il circuito si erano spogliati delle foglie, accogliendo su di sé la prima brina.
Naomi uscì dai garage, fissando il cielo grigio e respirando un po’ d’aria fresca, perso nei suoi pensieri, quando una figura lo raggiunse, fermandosi accanto a lui.
-Mh… Sei arrivato-;
-Minamoto- lo salutò Shiba, poggiandosi al muretto di cemento e fissando le auto sfrecciare lungo il rettilineo -Ci stanno dando tutti dentro, oggi. Pare siano in arrivo nevicate. Chiuderà tutto prima, di questo passo- osservò dopo qualche minuto di silenzio.
-U-uh-.
Intavolare una conversazione con la seconda guida del team non era mai facile; si contavano sulle dita di una mano le poche persone coi cui Minamoto sembrava propenso a conversare, e nonostante fosse già da diversi mesi che Ryou occupava il suo meritato posto di terza guida, ancora faticava a entrare in confidenza.
Negli ultimi tempi, oltretutto, aveva come l’impressione che quella barriera che il ragazzo era solito innalzare intorno a sé, si fosse ulteriormente irrobustita; l’unica volta in cui aveva scorto il volto di Naomi tranquillo e disteso, era stato quando l’aveva incontrato in città assieme a Taira, il giorno prima.
Shiba non riusciva ad allontanare quell’immagine dalla propria testa; anche se per poco, aveva visto i due rivali uno a fianco all’altro conversare in perfetta armonia, e la cosa lo aveva lasciato a dir poco perplesso e incuriosito.
La maggior parte dei tecnici e dei piloti (lui compreso) di quel circuito avrebbe dato qualunque cosa per sapere cosa girasse per la testa di quel ragazzo già così maturo, serio e indecifrabile, mentre sembrava che Taira, così ingenuo e spontaneo, fosse l’unico in grado di oltrepassare quella barriera, quella montagna insormontabile che era l’introversione di Minamoto.
-Ho sentito dire…- riprese Ryou, dopo un attimo di silenzio, attirando su di sé lo sguardo del compagno di squadra -Che tua madre e il padre di Taira ora stanno insieme-.
Taciturno, Naomi tornò a fissare il rettilineo con aria indecifrabile.
-Deve fare uno strano effetto- proseguì il biondo -Tu e Taira ora siete parenti?-;
-Mh, niente di tutto questo- rispose Minamoto, laconico, mentre una monoposto gli sfrecciava davanti, ruggendo e allontanandosi a gran velocità.
Ryou fissò stranito il compagno di squadra voltarsi e lasciare il muretto, diretto al box. Sembrava il solito Minamoto distaccato e indecifrabile, eppure, dopo aver nominato Taira, gli era sembrato di scorgere una strana quanto impercettibile luce nello sguardo del compagno; ancora… proprio come il giorno prima.
-Ieri vi ho visti in centro- gli rivelò, senza conferire a quelle parole un tono particolare.
Naomi si fermò, le mani ancora immerse nelle tasche della spessa tuta, e restò in ascolto: -E con ciò?-;
-Niente- disse Shiba, seguendolo con lo sguardo -Però mi sono chiesto… a che gioco stessi giocando con quel Taira-.
Un paio di monoposto li superarono, percorrendo la pista; ruggirono così forte che quando si allontanarono un placido silenzio si fece strada lungo il paddock.
Shiba rimase in attesa. Sapeva fin troppo bene che, nonostante la differenza di età e di categoria, Minamoto si era sempre sentito legato a Taira, trattandolo con grande rispetto e attendendo impaziente il suo ingresso ufficiale in categoria; ciò che maggiormente infastidiva Ryou, era il fatto che, nonostante fosse stato lui a meritarsi la borsa di studio della FSRS e un posto nella prestigiosa scuderia grazie al suo indiscusso talento, i pensieri di Naomi fossero ancora per quel ragazzino; che i suoi occhi, quando percorrevano le curve e i rettilinei del circuito, continuassero a cercare Taira, a bramare quell’agognata sfida che ancora, dopo cinque anni, si faceva attendere.
Ma se fin’ora quella sfida non era avvenuta allora significava che Kappeita Taira non era il genio delle corse che tutti credevano e acclamavano, o si sbagliava? Perché le attenzioni di Minamoto rimanevano su di lui, nonostante questo?
Perché, Ryou, dopo aver mostrato a tutti di che pasta era fatto durante quei giorni trascorsi nella scuola di preparazione, senza incidenti, senza errori, con determinazione, non riusciva a meritare le medesime attenzioni da parte del suo agguerrito e imbattibile coetaneo? Perché Minamoto non lo guardava come guardava Taira?
Lui non aveva proprio niente in meno di quel ragazzino. Non negava il talento di quest’ultimo, era stato ammirevole anche il suo impegno, certo, ma rimaneva il fatto che Ryou Shiba lo aveva sfidato, e, a dispetto delle difficoltà, lo aveva battuto sui kart. E battuto ancora durante la tre giorni.
Eppure, Minamoto continuava a non riconoscere Ryou come una possibile minaccia. Si limitava a tenerlo d’occhio come faceva per ogni pilota presente sul circuito, ma niente di più.
Ryou sentiva il suo orgoglio ferito; aveva fatto tutto il possibile per guadagnarsi un posto alla Sam’s proprio per poter tornare a competere contro di lui, il suo avversario sin dai tempi della ICA, e l’idea di non essere ancora considerato da quest’ultimo abbastanza pericoloso come avversario non faceva che renderlo ansioso.
La voce tranquilla di Minamoto lo distolse dai suoi pensieri, mentre quest’ultimo volgeva appena le iridi ambrate verso di lui.
-Hm, devi scusarmi, ma non capisco dove tu voglia arrivare, e non ho certo tempo da perdere per stare ad ascoltarti- affermò, allontanandosi verso la monoposto, sotto lo sguardo sbigottito della terza guida –Non mi dirai che sei geloso, Shiba-.
-Ge…- Ryou si riscosse e sventolò un pugno minaccioso per aria; le sue gote si infiammarono -Ma che stai dicendo?! E poi io non ho nulla da invidiare a quel Taira, sai?!- esclamò sotto gli sguardi sbigottiti dei piloti e dei tecnici, mentre Naomi volgeva lui le spalle e si congedava, alzando una mano in segno di saluto -Mi ascolti?! Minamoto…!-;
-Shiba-;
-Ugh. Signor Kagami..!- trasalì il biondino, scorgendo l’uomo sopraggiungere accompagnato dal segretario Tanaka e dall’assistente Makoto -Buongiorno- tossicchiò rivolgendogli un profondo inchino.
-Sei pieno d’energia, vedo. Buon per te, ma non perdere la concentrazione, siamo intesi?- disse l’uomo, superandolo.
-Sì. Sissignore-.
Serrando i denti e stringendo i pugni, Shiba si volse nuovamente in direzione dei box, e a grandi passi ne attraversò la soglia, afferrando il casco e raggiungendo la sua monoposto, accanto a quella del compagno, che già usciva a gran velocità seguito dalla prima guida.
-Entro anch’io. Tenetemi aggiornato sui tempi- disse prendendo posto nell’abitacolo, e stringendo il volante fra le mani guantate.
Gliel’avrebbe dato molto presto un motivo per dimenticarsi di Taira. Ryou avrebbe dato tutto se stesso per dimostrarsi all’altezza della scuderia, delle aspettative di Kagami, e per battere finalmente Minamoto.

CONTINUA…

Disse l’Autrice:
Saluti a tutti, ben ritrovati e buon primo luglio a tutti! Come state?
Avete appena letto l’ottavo capitolo di “F1ove”; spero sia stato di vostro gradimento. *C'è anche Shiba wow °^°*
Fortunatamente il clima estivo non mi ha ancora dato il colpo di grazia, perciò con tanta pazienza e dedizione, e grazie al supporto di potenti spiriti lurkatori *mostra bernoccole in testa* (?) sono riuscita a postare un nuovo capitolo nello stesso anno! Incredibile! *Getta coriandoli e bulloni e stappa spumante* A quanto prima, ovviamente, il numero nove! Nel frattempo ringrazio con calore chiunque abbia fin'ora dedicato del tempo alla lettura della storia e a chiunque abbia speso qualche minuto per rilasciare una recensione! Grazie mille! ^_^
Detto ciò vi saluto e auguro a tutti voi una buona estate! ALOHA!

+AliceWonderland+

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