L'Ultima Principessa

di micia95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un Bagno nel Lago ***
Capitolo 2: *** La Missione ***
Capitolo 3: *** Compagni di Viaggio ***
Capitolo 4: *** Imparando a Cavalcare e Ballando ***
Capitolo 5: *** Fidarsi ***
Capitolo 6: *** La Città di Misoji ***
Capitolo 7: *** Le Sorelle del Pugnale ***
Capitolo 8: *** Andare Avanti ***
Capitolo 9: *** Partenze ***
Capitolo 10: *** Passato, Presente e Futuro ***
Capitolo 11: *** Una Giornata Particolare (part 1) ***
Capitolo 12: *** Una Giornata Particolare (part 2) ***



Capitolo 1
*** Un Bagno nel Lago ***


UN BAGNO NEL LAGO

Erano ormai giorni che cavalcava ininterrottamente; gli facevano male le gambe, strette sulla sella del cavallo; le braccia che tenevano le redini del suo stallone bianco gli dolevano; la testa gli pulsava a causa del ritmico su e giù che il trotto del cavallo lo costringeva a subire.
Tirò le redini e fece fermare  il cavallo che sbuffò stanco e infastidito dall’improvviso strattone che gli aveva dato il suo cavaliere.
“Buono, Aliseo” disse il cavaliere che in realtà era poco più di un ragazzo.
Il giovane uomo si guardò intorno. Davanti a lui si estendeva un prato verde di alcuni kilometri che declinava dolcemente verso un ampio lago di cui il forte sole di mezzogiorno di un giorno estivo faceva brillare l’acqua cristallina. Dal punto rialzato in cui si trovava, il giovane poteva anche vedere il boschetto di faggi e betulle su un lato lago. In quel momento il ragazzo decise di fare una sosta all’ombra dei primi alberi di quel boschetto, e perché no, anche un bagno. Erano giorni che non aveva la possibilità di farsi un bagno decente e cambiarsi i vestiti. Sorrise compiaciuto al pensiero dell’acqua che lambiva le sue membra stanche e si congratulò con sé stesso per aver scelto di percorre proprio quella strada.
Salì nuovamente in groppa allo stallone e lo spronò al trotto veloce verso il lago.
Quando vi giunse, lasciò il cavallo libero di pascolare vicino al luogo che aveva scelto per accamparsi. Prima di mangiare, si tolse la tunica e le armi –pugnale e spada- che pendevano dalla cintura, si tolse anche la casacca e gli stivali che aveva indossato per cavalcare. Rimase solo in pantaloni e si diresse verso il lago. Quello che vide lo immobilizzò.
C’era una ragazza, nuda, di spalle, con l’acqua che le arrivava fino alla cintola. Aveva la pelle chiara e capelli color miele corti, questo fatto sorprese molto il cavaliere che aveva sempre solo visto donne con lunghi capelli. Sentì che la ragazza stava ridendo, quella risata lo lasciò sorpreso e con un senso di familiarità che si allargava nel suo cuore; qualcosa che la mente non capiva. 
Deglutì, non avrebbe dovuto fermarsi lì a osservare quella ragazza che faceva il bagno, nonostante quella fosse maledettamente bella e attraente, in più doveva avere circa la sua stessa età. Arrossì fino alla punta delle orecchie per quei pensieri e si voltò per tornare da dove era venuto. Girandosi, calpestò accidentalmente un rametto e il ragazzo si voltò verso il lago spinto da una forza misteriosa, forse voleva solo controllare che la ragazza non avesse capito che non era sola. 
La ragazza si era voltata verso l’insolito rumore immergendosi nell’acqua, sollevando un mare di spruzzi, per nascondere il proprio corpo nudo. Gli occhi color nocciola del ragazzo, sorpresi che la ragazza avesse sentito quel rametto spezzarsi, incontrarono quelli verdi corrucciati di lei.
“No-non sapevo… ci fosse qualcuno” tentò di scusarsi il giovane.
“Vattene” disse invece inflessibile lei. Non una punta di amicizia nella sua voce, solo un profondo imbarazzo disegnato sulle guance color rosso fuoco.
Il giovane si voltò e in fretta raggiunse il suo cavallo. Arrivato cominciò ad accarezzare il cavallo per calmarsi, aveva ancora il fiatone ed era sicuro che non fosse per la corsa.
“Accidenti! Avrei dovuto fare più attenzione!” si riproverò. Il cavallo per tutta risposta nitrì, come per consolarlo.
“Però… era veramente bellissima, vero Aliseo?” Cavolo! Stava parlando con un cavallo! Per quanto il ragazzo pensasse che i cavalli erano animali intelligenti, e Aliseo era intelligentissimo, erano pur sempre animali. Il ragazzo però decise di non darci troppo peso, in fondo erano settimane che viaggiava da solo e l’unica persona o animale che potesse ascoltarlo era Aliseo. Certo se la ragazza lo avesse sentito sarebbe stato seriamente nei guai, ma non se ne preoccupò, tanto la figura del guardone l’aveva già fatta.
“Aveva un tatuaggio…” riprese poco dopo sovrappensiero “No…no… era una voglia…una voglia a forma di rosa sulla spalla destra!” disse contento per aver ricordato quel particolare che l’aveva subito colpito. Dopo un po’ tornò al lago per farsi un bagno, questa volta però si diresse nella direzione opposta e controllò che non ci fosse nessuno nei dintorni.
Cominciò a lavarsi con sollievo, era una sensazione indescrivibile sentire finalmente l’acqua fresca sulla pelle. Si allontanò da riva fino a che l’acqua non gli arrivò al collo e si rilassò chiudendo gli occhi.
“Poi mettiti questi!” gridò una voce a riva. Il giovane aprì di scatto gli occhi e vide la stessa ragazza di prima che posa a riva un paio di abiti puliti.
“Grazie!” disse lui di rimando. Era ancora imbarazzato da prima, ma la distanza (che non era molta poiché il lago era profondo) lo aiutava a nascondere le sensazioni che provava in presenza della ragazza.
“Prego e…” si fermò, con un lampo divertito negli occhi “…anche tu sei bello” disse infine dirigendosi nel bosco ridacchiando sommessamente.
Il ragazzo ancora in acqua prima divenne rosso come un pomodoro maturo, poi s’immerse completamente nell’acqua limpida del lago, come se così potesse far calare il rossore delle sue guance.
“Accidenti mi ha sentito!” pensò mentre tratteneva il fiato sott’acqua. “Peggio di così non può andare” si disse uscendo e vestendosi con gli indumenti che gli aveva portato la ragazza. Erano leggeri e di color della corteccia di alberi, dovevano essere fatti a mano. Pensò che a farli era stata proprio lei e questo pensiero lo fece sorridere.
Finito di vestirsi, prese Aliseo e si diresse nel luogo del loro primo incontro. La trovò lì, sdraiata che guardava il cielo. Indossava un corpetto di pelle e un paio di pantaloni da uomo, entrambi gli indumenti erano di colore scuro. Era scalza e un paio di piccoli stivali, anch’essi scuri, erano accanto al corpo straiato di lei. Il giovane pensò che avesse di piedi veramente piccoli. Vicino agli stivali era piegato un gilet blu scuro.
“Mi dispiace per prima, non sapevo ci fosse qualcuno nel lago. Non era mia intenzione guardarti” cominciò il ragazzo il cui viso si andava via via arrossendo ad ogni parola pronunciata.
“Figurati” disse lei con un’alzata di spalle, spostando per un momento lo sguardo su di lui.
“Ehm…io mi chiamo Shaoran, e tu?” le chiese per spezzare il silenzio che si era venuto a creare fra loro.
Lei nuovamente alzò lo sguardo su di lui ma non rispose, però lo invitò a sedersi vicino a lei.
“Hai un bel cavallo, come si chiama?” chiese mentre accarezzava il cavallo in questione sul muso con un sorriso gaio dipinto in faccia. Shaoran pensò ancora una volta che fosse bellissima.
“Aliseo. Come mai vai in giro tutta sola?” Shaoran cercò di trovare un argomento su cui poter basare una conversazione con lei, gli piaceva troppo il suono della sua voce, come semplici parole pronunciate da lei diventavano musica. Si stupì di quei pensieri, redarguendosi per essersi innamorato subito di quella ragazza che neanche conosceva.
Di nuovo la ragazza non rispose ma spostò lo sguardo all’orizzonte. Il giovane capì che non voleva parlare di faccende personali, così si affrettò a cambiare argomento dicendo “Li hai fatti tu, questi vestiti?”
“Cosa? Oh, no! Non ne sarei mai capace!” e si mise a ridere come se Shaoran avesse detto la cosa più buffa del mondo.
Il resto del tempo che passarono assieme fu composto di lunghi silenzi, specie da parte di lei che non faceva molte domande, in particolare sul passato, e da momenti in cui commentavano la forma delle nuvole, poi questi momenti venivano subito sostituiti dalle risate della ragazza. A Shaoran piaceva sentirla ridere, le raccontò persino battute per sentire ancora quel suono cristallino. In alcuni momenti parlò solo Shaoran mentre la ragazza ascoltava lui che raccontava dei viaggi compiuti e dei luoghi e paesaggi visti o visitati.
Da quella conversazione Shaoran capì che era una ragazza riservata che però amava la gente, che era facile al riso, che era generosa e tanto, tanto bella da fargli girare la testa come una trottola.
Improvvisamente sentirono il clangore del metallo contro metallo, nitriti di cavalli e voci concitate di uomini; erano sicuramente cavalieri.
“Accidenti! Mi hanno trovato!” disse la ragazza a bassa voce alzandosi ed infilandosi gli indumenti che prima erano appoggiati a terra.
Shaoran non capì e si guardò intorno spaesato, poi si alzò lentamente compiendo gesti più calmi di quelli frenetici e concitati di lei. La giovane si guardava intorno come un animale in trappola. Persino Aliseo si era accorto del nervosismo che aleggiava nell’aria. 
La ragazza scattò, ma Shaoran le afferrò il braccio prontamente.
“Che cosa succede?” le chiese allarmato.
Lei lo guardò intensamente negli occhi come a volergli penetrare l’anima.
“Appena la prendiamo quella sgualdrina… ih, ih, ih…” si sentì sghignazzare un soldato poco lontano.
“Quella ladra bastarda! Questa volta gliela faremo pagare cara! Ah!” disse un altro mentre si sentiva il rumore di uomini che si facevano strada nel bosco.
“Quella donna! Mi ha anche fatto male, ma so come fargliela pagare!”
“Non esagerare eh, lo sai che il re vuole la sua testa!” tutti i soldati si misero a ridere sguaiatamente mentre ancora cercavano la ragazza.
“Che… che cosa hai fatto?” le chiese Shaoran arrabbiato e sorpreso per quello che aveva udito.
“Sei uno di loro…!” sibilò quella per tutta risposta. Con uno strattone si liberò dalla prese che il giovane aveva sul suo braccio e con un salto superò Aliseo che si mise a nitrire impaurito.
Shaoran perse di vista un attimo la ragazza, che s’inoltrò nel fitto del bosco di corsa, per cercare di calmare il cavallo imbizzarrito.
I nitriti attirarono i cavalieri che raggiunsero Shaoran trafelati.
“Dov’è andata?” si chiedevano guardandosi in torno.
“Ragazzo, dov’è andata? L’hai vista?” chiese quello che doveva essere il capitano della brigata. Era un uomo sulla trentina con baffi e capelli rossi, doveva provenire da uno dei villaggi del nord.
“Chi?” chiese Shaoran.
“Un ragazza”
“Una gran bella ragazza. Con certe forme…” intervenne un altro con un luccichio negli occhi scuri.
“In realtà un ladra”
“Assassina!”
“Istigatrice di rivolte!”
“Prostituta!” 
Le voci dei cavalieri si sovrapponevano l’una all’altra mentre passavano a descrizioni più colorite e volgari sulla ragazza.
“Sì, l’ho vista, è andata di là” disse il ragazzo alzando il dito.


 

 

 

Bene! Che ve ne pare? Mi piaceva pensare Card Captor Sakura nel Medioevo! E quindi eccomi qui! Ora vorrei dire una cosa importante: questa storia NON è un plagio della fanfiction di "Aamyan degli Elfi" di Feel Good Inc. Ho già; parlato con l'autrice di alcuni tratti che potrebbero indurre a pensare ad un plagio, ripeto, NON è così.. Questa storia ha cominciato a nascere quando ho letto "Il Medioevo raccontato da Jacque le GoffSpero possa piacere. Vi avverto subito peò, tra gli aggiornamenti passerà un bel po' di tempo perchè sono molto impegnata con la scuola. Mi auguro che comunque non demordiate nel volermi seguire in questa pazzia medioevale!

micia95

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Capitolo 2
*** La Missione ***


LA MISSIONE

Correva il più velocemente che le gambe le permettevano. Non sapeva da quanto tempo correva; forse secondi, minuti o addirittura ore. L’unica cosa certa era che doveva andare più veloce e seminare i suoi inseguitori. Le davano la caccia da quasi tre mesi ormai. All’inizio aveva pensato che fosse divertente e aveva accolto l’inseguimento come una sfida, ma adesso essere continuamente braccata le pesava. Le pesava dover controllore ogni propria mossa senza concedersi un attimo di tranquillità. 
Quel mezzogiorno aveva trovato un luogo perfetto per nascondersi e riposarsi: il boschetto vicino al lago, aveva anche decisamente bisogno di fare un bagno. “In fondo, chi mai verrebbe in un luogo del genere a mezzogiorno?” si era domandata. Così si era spogliata e si era gettata nell’acqua fresca. Sarebbe stato tutto perfetto se non fosse stato per quel ragazzo, quello Shaoran. L’aveva vista e questo le dava immensamente fastidio. Come si permetteva di sbirciare una ragazza che faceva il bagno? Questo era quello che aveva pensato subito vedendolo in riva al lago; poi si era accorta che era un ragazzo timido e che non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. L’aveva spiato mentre parlava con il cavallo. Aveva subito pensato che fosse un po’ pazzo, parlare con un cavallo non era certo considerabile come “cosa normale”. Poi però aveva capito che doveva sentirsi solo e che aveva bisogno di parlare con qualcuno; doveva essere in viaggio da molto tempo, aveva dedotto. Come lei d’altronde, ormai non ricordava più l’ultima volta che si era intrattenuta in una piacevole e pacata conversazione con qualcuno.
Aveva sentito che parlava di lei al cavallo, diceva che era bella. La giovane aveva sentito il cuore accelerare i battiti ed  era arrossita, era un sacco di tempo che non riceveva un complimento. In quel momento aveva deciso di aiutarlo regalandogli quei vestiti che lei non avrebbe mai messo, poiché le erano troppo larghi e non era capace nè di cucire né di rammendare.
Avevano poi parlato e lei si era quasi pentita di averlo preso in giro con quel “…anche tu sei bello”. Però non poteva negare che le piaceva il viso rosso e imbarazzato di quel ragazzo.
Saltò un tronco d’albero caduto probabilmente a causa della tempesta di qualche giorno prima. Poi inciampò e cadde a terra, rotolò e si ritrovò nel letto asciutto di un fosso. Si arrabbiò con sé stessa per essersi distratta a pensare a quel tizio, si arrabbiò con Shaoran per aver preso possesso dei suoi pensieri e si arrabbiò di nuovo con sé stessa per aver sporcato il vestito che aveva appena lavato e ovviamente in quel momento il bagno che aveva fatto era appena stato vanificato. In più durante la caduta si era graffiata la faccia e le mani ma fortunatamente i vestiti non si erano strappati. Tentò di rialzarsi ma si rese conto di avere il fiatone e di avere ogni singolo muscolo del corpo indolenzito. Decise di rimanere lì sdraiata a prendere fiato, sperando con tutta sé stessa che i suoi inseguitori superassero quel fosso senza accorgersi di lei.
Rimase rannicchiata in quella posizione per ore. Vedeva l’intero sottobosco: arbusti e piantine rigogliose e completamente fiorite; i tronchi marrone scuro degli alberi che s’innalzavano di parecchi metri sopra la sua testa e che erano cresciuti ai bordi del letto del fosso. Vide gli abitanti del sottobosco, soprattutto insetti; osservò una colonia di formiche che si procurava il cibo, che “combatteva” per difendere il proprio territorio e che infine si ritirava nella sua tana.
Decise finalmente di muoversi da quella scomoda posizione solo quando sentì il richiamo dei gufi e degli altri uccelli notturni. Quello fu l’unico modo per capire che il sole era tramontato perché il bosco era fitto e non lasciava filtrare abbastanza luce da capire in quale fase della giornata ci si trovasse. 
Si alzò, e lentamente e cautamente risalì il breve pendio dal quale era caduta. Si guardò intorno e usando quel poco di stelle che riusciva a scorgere, riuscì ad uscire da quel bosco in un tempo relativamente breve.
Era quasi l’alba quando avvistò un pennacchio di fumo all’orizzonte: doveva esserci per forza un villaggio. La ragazza ne fu rallegrata e sollevata; per la notte successiva avrebbe dormito all’asciutto su un letto caldo e mangiato cibo non freddo, magari una minestra.
Arrivò all’entrata del villaggio che non era più da sola, con lei c’erano alcuni mercanti, probabilmente intenzionati a vendere la loro merce al mercato del villaggio. Le piaceva stare in mezzo alla gente, sentire il frastuono delle voci, le risate dei bambini e le chiacchiere della gente. Era da sempre stata una ragazza riservata, ma non per questo timida e la compagnia di gente anche sconosciuta la faceva sempre sorridere sotto i baffi.
“Fermate quella bambina!” sentì urlare da una donna, poi sentì qualcosa, o meglio qualcuno, venirle addosso. Bloccò quella persona e si accorse che si trattava solo di una bambina che doveva avere circa otto anni.
“Ehi, piccola, che succede?” le chiese gentilmente vedendo lo sguardo spaventato della bimba. 
“Succede che è una ladra!” sbraitò un donnone tutto sudato e con un foulard legato in testa.
“E’ vero, piccola?” continuò gentilmente la giovane. La bambina la guardò con due grandi occhioni scuri e alla ragazza fece una tenerezza tale che la invitò a restituire la mela rubata promettendole che l’avrebbe accompagnata a fare la spesa.
“Non si ruba, hai capito?” la rimproverò gentilmente ancora inginocchiata di fronte alla piccola.
“Sì” disse quella con una vocina minuscola.
“Su con la vita! Non è successo niente! Come ti chiami? Io Sakura” le disse allora Sakura tendendo la mano alla bimba che la afferrò, ed iniziando a camminare.
“Maria… Quanti anni hai?” cominciò a chiedere la bambina incuriosita.
“Sedici, e tu?” 
“Quasi nove!” disse fiera Maria.
“Dai, adesso andiamo a fare la spesa e poi t’insegno come si fa il pane, d’accordo?”
“Sì, sì, sì!” esclamò la bambina saltellando e battendo le mani.

 

Un’ora dopo Sakura entrò in una casa fatta di legno con tetto di paglia a un solo piano. 
“Maria! Era ora che tornassi! Tua cugina è venuta a cercarti e ho bisogno di una mano con tua sorella Anna!” esclamò una donna dalla pelle chiara entrando nella stanza in cui si trovavano Maria e Sakura.
“Oh” disse allora la donna, che Sakura pensò essere la madre di Maria, quando si accorse della ragazza.
“Ti presento Sakura!”
“Molto piacere” disse Sakura educata e chinando leggermente il capo.
“Piacere mio. Maria vai a controllare Anna. Subito” disse poi la madre rivolta alla figlia che si dileguò nella stanza accanto.
Quando la figlia se ne fu andata, la donna cominciò a parlare “Mi dispiace se Maria ha fatto qualcosa, ma vede, sono sola, non è facile badare a due figlie e alla casa.” Sarebbe andata avanti se Sakura non l’avesse fermata “Oh, non si preoccupi! Sua figlia non ha fatto niente e poi l’ho accompagnata a fare la spesa, poi, se permette, le insegnerò ad impastare il pane”
“Oh, allora aspetti che le dia i soldi per la spesa…” disse la donna girandosi e cominciando a cercare il borsellino tra le pieghe dell’abito scuro che indossava.
“No, no, no, non ce n’è bisogno, dico davvero!” si affrettò ad aggiungere Sakura, non aveva mai avuto intenzione di farsi pagare, per lei era stato divertente e in più aveva aiutato la gente di quel paese.
“D’accordo allora… Non mi sono neanche presentata!” esclamò allora la donna battendosi una mano sulla fronte “Mi chiamo Mihaki” poi tese una mano che Sakura afferrò e strinse gentilmente.
“C’è qualcosa che posso fare per te?” disse Mihaki voltandosi e sistemando il tavolo della cucina. Solo allora Sakura si concesse il lusso di esaminare la casa. Era una casa misera, si vedeva che la famiglia che vi abitava era povera e che faceva fatica a mangiare tutte le sere. Sakura si accorse che sia sull’unica sedia che sugli unici due tavolini che ornavano la casa spoglia, vi erano solo indumenti femminili. Sakura sentì il petto stringersi in una morsa pensando a quelle due bambine senza il padre; la madre si doveva sacrificare molto per le figlie. Nonostante la vedesse di spalle, aveva subito notato che era molto magra; il viso scavato e stanco; la pelle chiara; sembrava quasi una malata. Sebbene questi fossero i tratti predominanti di quella figura, Sakura intuì che doveva essere stata una donna molto bella e attraente che si faceva guardare dagli uomini prima che la sfortuna si abbattesse sulla famiglia.
“Se per voi non è un problema, mi poteste ospitare per questa notte?” chiese Sakura titubante. Non le sembrava giusto privare quella famiglia così povera di un letto e un pasto caldo. Ma purtroppo non sapeva dove altro andare; la locanda del paesino era chiusa, l’aveva notato facendo un giro del villaggio e chiedendo alla piccola Maria.
“Certo, cara! Sei la benvenuta!” disse la donna.
“Grazie. C’è anche un’altra cosa che vorrei chiedervi. C’è un posto appartato dove possiamo parlare?” chiese Sakura spiando dalla porta e dalle finestre che nessuno le stesse sentendo.
La donna annuì curiosa e le indicò una porticina vicino al lavabo. Sakura e Mihaki sbucarono in una stanzetta che solitamente veniva usata come deposito di legna. Quella stanzetta, invece di essere adibita a deposito, era arredata con un tavolo e una sedia e uno scaffale sulla parete di fronte alla porticina. Sul tavolo erano appoggiati un calamaio, un pergamena mezza scritta e una piuma d’oca. Sakura si stupì, non pensava che una famiglia così povera potesse disporre di uno studio, seppur modesto come quello.
“Leggere e scrivere erano la passione di mio marito. Ha insegnato a leggere e a scrivere a me e a Maria. Prima che partisse per quella stupida campagna a Nord. Spesso la sera si sedeva a questo tavolo e componeva poesie per me e Maria, poi ce le regalava al compleanno. Non fece mai ritorno da quella campagna. Un incendio qualche anno fa ha distrutto tutto il villaggio, sono riuscita a salvare solo queste poche cose.” Mentre parlava aveva fatto il giro del tavolo sfiorandolo con le dita e aveva fatto vagare gli occhi sullo scaffale persa nei suoi ricordi.
“Scusami, mi sono fatta prendere dalla malinconia” disse Mihaki asciugandosi gli occhi che erano diventati umidi al ricordo del marito morto. 
“Dimmi pure. Qui nessuno ci sentirà” disse poi alzando lo sguardo.
Sakura esitò un attimo, poi disse “Ci sono persone con poteri magici in questo villaggio?”
Mihaki s’irrigidì e, mentre sfilava un pugnale dalla manica dell’abito e lo puntava contro Sakura, disse “Chi sei? Cosa vuoi?” la sua voce era allarmate e nonostante il pugnale puntatole contro, Sakura non si scompose. 
“Non sto con il re.” Disse semplicemente.
“Se anche fossi una di loro, diresti così.” 
Sakura allora, disse “Allo scoccare dell’Ultima Mezzanotte...
…nel Circolo Infinito del Cielo…” rispose Mihaki.
…il cristallo puro brillerà in tutto il suo splendore” finirono le due insieme.
“Scusami, ma abbiamo dovuto prendere delle precauzioni negli ultimo tempi, ci sono molte spie che girano nel Regno”
“Sì, lo so, hai fatto bene. Potresti rispondere alla mia domanda?”
“Mia figlia, e sua cugina. Sono le ultime. Anni fa vennero a prendere mio figlio maggiore, le probabilità che anche la sorella possedesse poteri magici erano piuttosto basse, così non sono più tornati. Abbiamo fatto di tutto per proteggerle.”
“Tieni” le disse Sakura porgendole una pergamena che aveva preso dalla bisaccia che aveva con sé.
Mihaki la srotolò e vide che conteneva incantesimi.
“Dove l’hai presa, l’hai rubata?” chiese titubante e appoggiando la pergamena sul tavolo.
“Non sono una ladra. L’ho presa in prestito, l’ho copiata e l’ho rimessa al suo posto. Ma…” Sakura fece una smorfia “…qualcuno ha parlato. Non ti fare scrupoli, se te la trovassero di’ pure il mio nome. Fai qualunque cosa per proteggere la tua famiglia.”
Mihaki stava per ribattere, ma Sakura la fermò con un gesto della mano la fermò. “Non fare promesse che non puoi mantenere” Poi sorrise e disse “Comunque io ne farei più copie se fossi in voi”
“Lo faremo sicuramente. Ci hai fatto un dono prezioso.”
Sakura alzò le spalle e sorrise alla donna e che rispose sorridendo a sua volta.
“Hai per caso una mappa?” le chiese poi. Mihaki si voltò e prese una delle poche pergamene sugli scaffali e la porse a Sakura.
La ragazza prese la mappa e la stese sul tavolo fermandone gli angoli con il pugnale dal pomolo rosso che portava con sè, con il pugnale della donna, con la sua bisaccia e la sua mano. Osservò a lungo la mappa.
Sulla cartina erano rappresentati quattro regni, in realtà solo in tre di essi vi era un re poiché il regno che si trovava a nord era minuscolo e non vi erano insediamenti umani. Gli altri tre regni erano a forma di triangolo, con la base larga e le punte che s’incontravano in un punto detto semplicemente l’”Incontro”. Si diceva che in questo luogo non ci si trovasse in alcun regno poiché era il punto di congiunzione dei tre. A ovest vi era il mare, ma al di là di questo nessuno sapeva cosa ci fosse; a sud-ovest un vasto deserto chiamato “Deserto del Milione” perché si raccontava che un milione di uomini si fosse perso in quel luogo caldo e assolato; a est invece si estendeva un fitto bosco di pini chiamato “Matsu”1 in onore degli alberi che lo componevano. 
Sakura conosceva le storie che si raccontavano sulla terra di Tomoeda: i primi uomini erano venuti dal mare con il grande mago Clow Reed a capo della spedizione. Clow Reed e la sua flotta di navi avevano vagato per lungo tempo nel mare e alla fine avevano trovato quella terra che era stata battezzata con il nome della terra natia. Gli uomini si erano insediati e avevano costruito città e villaggi, poi i figli del mago si erano allontanati per creare altri regni: quelli che poi sarebbero stati chiamanti del Sud e dell’Est. I regnanti perciò discendevano tutti da questo mago e si raccontava che lui e i figli avessero poteri magici.
Sakura passò ad osservare con più attenzione i regni, le era capitato solo altre due volte di poter vedere una cartina così dettagliata e non ricordava quasi più niente di quelle esperienze.
A Nord c’erano le montagne. Non avevano un nome perché nessuno era mai riuscito a scalarle, ma il luogo era generalmente chiamato “Immobile”. Erano pochi i villaggi sulle loro pendici e le persone che decidevano di viverci. In effetti non era il luogo migliore per vivere. Era inverno quasi tutto l’anno e per i pochi mesi che non nevicava, soffiava un vento gelido e impetuoso.
A Ovest sorgeva il Regno di Kuma, il regno in cui si trovava e da cui stava fuggendo. Il suo re era crudele, i suoi modi facevano soffrire gli abitanti che non erano ricchi e favoriva solo i nobili. I commerci e gli scambi via mare erano intensi solo con le città sulla costa del regno, mentre i commerci con gli altri regni, come i contatti, erano scarsi. Nell’ultimo periodo, però, giravano voci secondo le quali il regnante aveva deciso di conquistare gli altri regni e autoproclamarsi imperatore. La capitale era Hanoko.
A Est si estendeva il Regno di Chiaki, il regno con la grande foresta. Qui si viveva una vita tranquilla e il commercio del legname era fiorente anche se negli ultimi anni la grande foresta si era ridotta notevolmente. La capitale era Nashiyo.
A Sud vi era invece il Regno del Aldelail, il luogo dove era diretta, la sua missione in parte consisteva nel raggiungere il Re Touya e informarlo sugli ultimi avvenimenti del Regno di Kuma. Il Regno di Aldelail era pacifico, tranquillo e con un clima favorevole, la sua capitale era Mamiya.
Il nome dei regni era il nome dei figli di Clow Reed che li avevano fondati, mentre quello delle capitali era il nome dei nipoti del mago.
Sakura contemplò la distanza che ancora la sparava dal confine con il regno di Aldelail e sospirò, ci avrebbe impiegato molto tempo e se tutto fosse andato bene, calcolò, sarebbe arrivata a metà dell’inverno, se poi doveva contare tutti i possibili contrattempi, sarebbe arrivata all’inizio della primavera.. Cercò anche di memorizzare i nomi delle città che avrebbe potuto incontrare e cercò il percorso più breve e lontano dalle città per raggiungere il regno del Sud.
“Quando arrivi nella città Misoji, cerca Sato, le ti darà una mano” le consigliò Mihaki.
“Grazie” rispose Sakura sbadigliando.
“Oh, sarai stanca! Vieni!” Mihaki la condusse in una camera e le disse che avrebbe potuto dormire quanto desiderava. Sakura le sorrise riconoscente, aveva proprio bisogno di dormire un po’. Mihaki rispose al sorriso e sorrideva ancora quando chiuse la porta alle sue spalle.
Sakura si infilò nel letto con ancora stampato in mente i sorrisi di Maria e Mihaki. Era per vedere sorridere quelle facce sempre tristi che Sakura aveva deciso di partire per quel viaggio. Quella era la sua missione.




1= Matsu significa pini in giapponese
Vorrei ringraziare ScheggiaRossa, KuroCyou e LaDesy che hanno recensito il capitolo scorso e quei coraggiosi che hanno deciso di seguire e leggere la mia storia. Vi do un consiglio: quella sottospecie di “poesia” che recitano Sakura e Mihaki non dimenticatela e anche e fa veramente pena sarà bene ricordarsela più avanti. Per quanto rigurada il resto del capitolo è ancora tutto molto misterioso anche se si scopre qualcosina in più sulla ragazza, ma pian piano si capirà tutto. Un’altra cosa: i nomi sono assolutamente inventati. Sebbene mi piacerebbe non posso promettere che tutti i prossimi capitoli siano della stessa lunghezza di questo.

 

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Capitolo 3
*** Compagni di Viaggio ***


COMPAGNI DI VIAGGIO

Shaoran sbuffò. Si chiese per la milionesima volta in quella giornata perché avesse indicato a quei cavalieri esattamente la parte opposta rispetto a quella dove era scomparsa la ragazza. Ma soprattutto si chiese perché si era inoltrato nel bosco nel quale si era appena perso. 
“Forse- aveva ragionato il ragazzo- non ho indicato la strada giusta a quei cavalieri perché sono stato uno stupido, sì per forza. Come faccio ad essere sicuro che quella ragazza non sia davvero una ladra, o peggio?” 
La verità era che non avrebbe mai potuto credere che quella giovane fosse tutte quelle cose che andavano sostenendo i cavalieri. Rabbrividì al pensiero degli appellativi volgari che le erano stati affibbiati. 
Shaoran sbuffò di nuovo mentre si abbassava per schivare un ramo basso. Con una mano teneva le redini di Aliseo che lo seguiva, con l’altra avanzava nel buio del bosco. Al ragazzo erano sempre piaciuti i boschi, gli ricordavano il Regno in cui era nato, il Regno di Chiaki. Il ragazzo ripensò a quanto successo dopo la dipartita dei cavalieri.

Shaoran si trovò a guardare il punto in cui la ragazza qualche minuto prima era sparita. Non sapeva cosa fare: seguire la ragazza o continuare per la sua strada? L’opzione migliore sarebbe stata tornare indietro e chiamare i cavalieri, ma la sola idea lo disgustava. Decise di rimanere lì quella notte e dopo un pasto freddo si coricò con il cielo pieno di stelle. Prima di addormentarsi si chiese se anche la ragazza poteva vedere quello spettacolo notturno.
Il mattino dopo decise di attraversare il bosco notando che si trovava nella direzione che avrebbe dovuto prendere: sud. Purtroppo, dopo qualche ora passata a vagare nella penombra degli alberi, si era reso conto di essersi perso.


Ad un tratto Aliseo nitrì destandolo dai suoi pensieri. Il cavallo si avvicinò ad un letto di un fosso lì vicino con il muso a terra. Poi si alzò e trascinò il suo cavaliere verso una meta sconosciuta. Inizialmente Shaoran cercò di fermare il cavallo, poi decise di seguirlo perché, tanto, più perso di così non poteva essere. Dopo un tempo che Shaoran non riuscì a calcolare si trovarono fuori dal bosco. Davanti a loro si estendeva una landa che pareva non avere fine; all’orizzonte si scorgeva un villaggio. Era passato da poco mezzogiorno quando Shaoran giunse al villaggio avvistato ore prima.
Per prima cosa cercò un locanda dove potesse fermarsi e lasciare Aliseo. Trovò un ragazzino che gli indicò una costruzione chiamata “Il Viandante”; qui trovò un palo dove legare Aliseo e il cavallo poté abbeverarsi nella mangiatoia messa a disposizione. Shaoran invece entrò nelle locanda e chiese di mangiare. Mangiò selvaggina e insieme bevve un sorso di vino, poi uscì alla ricerca d’informazioni.
Vagò per quasi tutto il pomeriggio in cerca della ragazza, chiedendo agli abitanti se l’avessero vista. Scoprì che era passata da quel villaggio, che era diretta a sud, ma nessuno seppe dirgli se si trovasse ancora in città. Il ragazzo si sedette su un ceppo di legno all’angolo della strada principale demoralizzato. Pensò che non sarebbe più riuscito a trovare quella ragazza per chiederle il nome e sapere se quei cavalieri, incontrati il giorno prima, avessero ragione.
“Stai cercando Sakura?” la voce di una bambina lo fece trasalire. Spalancò di scatto gli occhi che aveva chiuso per riposarsi e si trovò di fronte una bambina di non più di otto anni.
“Eh?” chiese.
“State cercando Sakura, signore?” riprovò la bimba un po’ intimorita.
“E’ per caso una ragazza con i capelli corti e gli occhi verdi?” chiese speranzoso Shaoran alzandosi dal ceppo.
“Sì. Allora la state cercando?”
“Sì, non è che l’hai vista e sai dov’è?” Shaoran era sollevato: finalmente la sua ricerca era finita.
“Sì, è mia amica, vieni che ti accompagno” gli disse la bambina prendendolo per mano e conducendolo per le vie della città.
“Come ti chiami?” le chiese lui per spezzare il silenzio.
“Maria. E voi signore?”
“Non chiamarmi «signore». Comunque mi chiamo Shaoran” disse il giovane divertito.
“Oh! Non siete un principe! Peccato.” Disse allora la bimba.
“Se sapessi…” disse lui a voce bassa, poi alzando il tono chiese “Cosa ti ha fatto pensare che fossi un principe?”
“E’ che siete così bello… mi sarebbe piaciuto dire «ho conosciuto un principe bellissimo!»”
Shaoran arrossì alle parole della bambina, ricordandosi quello che gli aveva detto la ragazza al lago.
“Facciamo così allora: io sarò il tuo principe, ma questo sarà il nostro segreto” le disse Shaoran, non voleva deludere quella bambina così carina.
“Oh che bello! Che bello!” esclamò quella iniziando a saltellare intorno al ragazzo.
“Dimmi: non sei di qui, vero?” gli chiese dopo un po’ Maria.
“No, vengo dal Regno di Chiaki”
“Oh, com’è?”
“Beh, è un Regno come un altro…” iniziò poi osservando la faccina speranzosa di Maria. “Ci sono molti alberi, i bambini giocano nelle strade e tutti sono contenti del lavoro che svolgono” le disse Shaoran sapendo bene di mentire. Infatti nell’ultimo periodo in tutti i Regni si era registrata una crisi e un aumento di malcontento della popolazione, anche nei regni più pacifici. Ma questo Maria non poteva saperlo e Shaoran non voleva deluderla raccontandole delle difficoltà che il Regno di Chiaki si trovava ad affrontare.
“Che posto incantevole! Vorrei andare a vederlo! Anzi no, voglio vedere tutti i posti del mondo! Tu, li hai visti tutti i posti del mondo?”
“No, non ho viaggiato così tanto.”
“E dove sei stato?”
“Beh, ho viaggiato un po’ nel Regno di Chiaki adesso sto viaggiando nel Regno di Kuma e poi andrò nel Regno di Aldelail.”
“Sei un esploratore?”
“Più o meno” rispose Shaoran in modo evasivo. Preferiva non ricordare il perchè di quei viaggi.
“Anch’io diventerò un’esploratrice! E viaggerò per tutto il mondo e poi...”
Mentre ancora Maria descriveva i suoi ipotetici viaggi nel mondo di Tomoeda, svoltarono dietro ad una casa e si ritrovarono nuovamente in aperta campagna. Lì, sdraiata sul prato con un vestito leggero blu che le si adattava perfettamente ad ogni forma del corpo, c’era Sakura.
“Sakura! Sakura! Un ragazzo ti stava cercando, l’ho portato qui!” gridò la bambina lasciando la mano di Shaoran per correre dalla sua amica. Sakura si alzò e accolse la bimba tra le sue braccia, poi le chiese: “Che ragazzo mi stava cercando?”
“Lui” disse Maria indicandole Shaoran con un dito.
Sakura s’irrigidì e disse con voce che non ammetteva repliche “Maria, vai dentro e non uscire.” Poi vedendo che la bambina non accenna a muoversi e fissa primo l’uno poi l’altra, aggiunse in tono più conciliante “Vai dentro che la mamma ti aspetta, se l’aiuti questa sera ti racconto un’altra fiaba.” Maria sorrise a entrambi e tornò in casa.
Quando furono soli, Sakura si alzò con sguardo di ghiaccio “Cosa vuoi? Vuoi consegnarmi a quei cavalieri così da riscuotere una somma di denaro? Sappi che ti darò del filo da torcere” pronunciate queste parole con deliberata lentezza, la ragazza estrasse un pugnale con il pomolo rosso dalla cintura e lo strinse.
“Oh, no! Comunque sappi che ti stanno cercando dalla parte opposta rispetto a questa città.”
Lo stupore si fece strada nel viso della ragazza che abbassò leggermente la guardia.
“Davvero? Come mai?” chiese.
“Diciamo che… non ho visto bene da che parte eri fuggita” Sakura intuì che era stato lui ad indicare apposta la strada errata ai cavalieri.
“Come mai?” chiese, smettendo di essere ostile ed assumendo un atteggiamento curioso.
“Non credo tu sia una ladra”
“No”
“E nemmeno una prostituta”
“Ma come ti viene in mente!” esclamò la ragazza con il volto rosso sia perché arrabbiata, sia perché imbarazzata.
“Appunto.” Si studiarono per parecchi istanti prima che Shaoran si azzardasse a porle una domanda che lo perseguitava da quella mattina.
“Ho saputo che sei diretta a sud.” Fece una pausa durante la quale Sakura annuì nuovamente circospetta. “Se ti va possiamo fare la strada insieme, anch’io sono diretto a sud.” Disse poi tutto d’un fiato Shaoran.
“Ad una condizione” disse la ragazza dopo un minuto con sorpresa del ragazzo. “Non chiedermi perché sto andando a sud ed io non lo chiederò a te. Preferirei inoltre non parlare di faccende personali”
“Va bene. Esattamente, dove sei diretta?”
“Alla capitale”
“Anch’io, vorrà dire che fare tutta la strada assieme” concluse Shaoran con un sorriso ce si allargò anche sul volto di Sakura.
“Hai già un posto dove passare la notte?” Shaoran annuì e Sakura proseguì “Bene, domani mattina all’alba all’ingresso meridionale del villaggio. Buona notte.” Poi Sakura si allontanò dirigendosi verso la casa di Maria.
“Ah, comunque è Sakura” disse fermandosi poco dopo e osservando il ragazzo da sopra una spalla.
“Eh?” chiese quello confuso.
“Il mio nome. Sakura, così mi chiamo” ripeté lei appena imbarazzata.
“Shaoran” le disse lui nonostante si fosse già presentato la prima volta che si erano incontrati.
“Buona notte Shaoran”
“Buona notte Sakura” Poi la ragazza si allontanò.
“Sakura... Sakura…” si ripeté il ragazzo assaporando il suono di quelle lettere mentre si dirigeva alla locanda dove aveva lasciato Aliseo.
“Non vedo l’ora di viaggiare con te, Sakura”

 

 

Ok, ok, sono un po' in ritardo, ma per problemi famigliari non ho potuto pubblicare prima. Comunque, bando alle ciance. Che ne pensate? Il nostro prode cavaliere aveva indicato la direzione sbagliata ai cavalieri che cercavano la bella giovane fuggiasca. Anche qui la persona che dà una "svolta" alla vicenda è Maria (lo so è un nome italiano...) che fa da tramite per l'incotro dei due protagonisti. Magari avrà un ruolo più importante più avanti, chissà? Comunque è meglio non dimenticarsela. Ora i nostri due ragazzi viaggeranno insieme ed è qui che inzia la vera storia!
Ringrazio infinitamente coloro che hanno aggiuto la storia tra i preferiti, i seguiti, i ricordati e chi ha avuto la pazienza di recensire gli scorsi capitoli.

micia95

 

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Capitolo 4
*** Imparando a Cavalcare e Ballando ***


IMPARANDO A CAVALCARE E BALLANDO

Erano ore che camminavano. Erano partiti all’alba e adesso si avvicinava mezzogiorno e non avevano ancora trovato un posto per fermarsi e rifocillarsi. Sakura era di qualche passo più avanti, Shaoran era dietro che teneva le redini di Aliseo. Sakura non aveva voluto cavalcare e Shaoran non aveva insistito sperando di poter parlare durante il viaggio. Sakura invece non era dello stesso avviso: avevano sì e non scambiato due parole per tutto il tempo.
“Dovremmo fermarci” disse Shaoran fermandosi. Non che fosse stanco, ma dopo poco tempo il sole sarebbe stato troppo forte per continuare e loro non possedevano abbastanza acqua.
“Cosa? Oh, sì... certo” anche Sakura si fermò e si guardò intorno. Chiuse gli occhi e lasciò che il vento le scompigliasse i capelli e le accarezzasse la pelle del viso chiaro. Annusò l’aria come aveva imparato a fare anni prima e, quando riaprì gli occhi si diresse verso est. Shaoran la seguì senza protestare. Dopo appena qualche kilometro trovarono un alberello e si fermarono a riposare.
“Come lo sapevi?” chiese sorpreso e ammirato Shaoran.
“Il Vento” rispose lei sorridendo.
Mangiarono in silenzio, rinfrescati dalla leggerissima brezza che soffiava e dalla poca ombra dell’albero.
“Potremmo cavalcare fino al prossimo villaggio” suggerì Shaoran in uno dei tanti momenti morti.
“No” rispose secca lei rabbuiandosi.
“Faremmo più in fretta” cercò di convincerla. Questa volta non si sarebbe arreso.
“No”
“Perchè? Posso portanti su Aliseo, è un cavallo forte”
“No, non è questo” disse allora lei a bassa voce arrossendo un poco.
Sorpreso Shaoran disse con voce più dolce “E allora cosa? Poso aiutarti se mi dice qual è il problema”
“E’ che... mm... io... non so cavalcare, ok? Non ho mai imparato!” disse Sakura alterandosi e arrossendo furiosamente. Che cosa credeva qual ragazzo, che tutti potessero permettersi un cavallo e imparare a cavalcare? Beh, la risposta è sicuramente no. Lei non era stupida, si era accorta degli abiti che il ragazzo indossava non erano certo quelli di un paesano qualunque.
“Oh, scusa, io non pensavo... cioè non sapevo che...” lei lo interruppe “Sì, sì d’accordo, non ho bisogno della tua compassione nè di nient’altro. Se vuoi cavalcare fallo pure, ma io camminerò” Si alzò e orami arrabbiata s’incammino.
“Guarda che non ho detto niente! Se vuoi potrei insegnarti!” la richiamò Shaoran.
Sakura si bloccò. Quel ragazzo era strano, lei lo trattava ai limiti della cortesia e si arrabbiava con lui, palesava il suo fastidio nell’averlo come compagno di viaggio, e lui che faceva? le proponeva d’insegnarle a cavalcare.
“E’ impazzito?” pensò Sakura. “Lo faresti davvero?” disse poi ad alta voce.
“Certo, non vedo perchè non dovrei farlo. E poi se tu imparassi potremmo comprare un altro cavallo e andremmo più veloci” Shaoran mosse leggermente le redini verso Sakura. La ragazza si avvicinò e sorrise debolmente; si sentiva terribilmente in colpa, non era giusto il modo con cui lo stava trattando, non era nemmeno il suo solito carattere. La paura, il sospetto l’avevano trasformata, si ripromise di tornare quella di prima e di non tormentare quel povero ragazzo così gentile e, sì, doveva ammetterlo, molto bello.
“Vieni, t’insegno a salire”
Sakura annuì e si avvicinò a un fianco del cavallo.
“Metti il piede sinistro qui e spingiti verso l’alto, poi devi girare la gamba destra in modo che passi dall’altra parte del cavallo e poi la infili nella staffa. Così” dopo la spiegazione le mostrò un paio di volte l’intera operazione. Poi toccò a lei. Posizionò il piede sinistro dove le era stato indicato, prese un bel respiro e cercò di tirarsi su; cercò perchè se non ci fosse stato Shaoran sarebbe caduta. Fortunatamente il ragazzo c’era, la prese e la strinse a sè.
“Sei leggera” le disse in un soffio, i loro visi erano vicinissimi, i loro nasi quasi si sfioravano. Rimasero così un lunghissimo istante a guardarsi negli occhi, poi si riscossero con un nitrito di Aliseo. 
“Grazie” riuscì a dire Sakura. Le mancava la voce, il respiro era corto e il suo cuore batteva forte come se avesse fatto una corsa. Aveva ancora il profumo del ragazzo nelle narici, il colore dei suoi occhi nella mente e le parti del corpo che erano entrate in contatto con il ragazzo erano incandescenti. Cercò di concentrarsi su altro e la cosa, stranamente, visto che le era stato insegnata la concentrazione fin da bambina, le riuscì abbastanza difficoltosa.
“Riprova, non darti per vinta” la incoraggiò Shaoran sfiorandole il fianco. Sakura rabbrividì.
La seconda volta andò meglio, infatti non cadde, ma solo al terzo tentativo riuscì a montare a cavallo. Quando ci riuscì Shaoran le regalò un sorriso bellissimo e il cuore di Sakura iniziò a galoppare.
“Adesso, vai al passo. Guarda devi solo muovere un pochino le briglie e toccare coi talloni i fianchi di Aliseo. Per fermare tira le redini verso di te”
Sakura partì seguendo i consigli del ragazzo. Era strano cavalcare. Ci si muove senza muovere il proprio corpo, quasi saltellando. Sakura non si accorse che Aliseo stava accelerando, troppo affascinata dalla velocità con cui il paesaggio le sfrecciava accanto. Quando finalmente si accorse che il cavallo stava andando troppo veloce per i suoi gusti, tentò di tirare le redini verso di sè per farlo fermare, come le aveva detto Shaoran. Purtoppo riuscì solamente a fare girare il cavallo e a tornare in dietro al trotto.
“AIUTAMI!” gridò disperata Sakura mollando le redini e abbracciando il collo muscoloso del cavallo.
“Buono, Aliseo, BUONO!” disse Shaoran parandosi davanti al cavallo e riuscendo ad afferrare miracolosamente le briglie e dando uno strattone per fermare il cavallo. Appena il cavallo si fermò, Sakura balzò giù e si strinse al ragazzo terrorizzata e con il fiatone.
“Mai più... mai più...” mormorava stretta al ragazzo imbarazzato più che mai. Quando Shaoran la strinse a sè, cominciò ad accarezzarle i capelli e a sussurrarle “Va tutto bene...” Sakura si rese conto di quello che stava facendo: stava abbaracciando un ragazzo che conosceva da tre giorni, lui la stava calmando dopo un disastroso tentativo di cavalcare e, la cosa peggiore, lei non era stata affatto gentile con lui.
Si staccò immediatamente asciugando con un dito le poche lacrime che erano uscite dai suoi occhi verde giada. “Scusami... per tutto...” disse abbassando gli occhi. Accidenti! Stava facendo la figura della fanciulla indifesa che deve essere salvata da un cavaliere!
“Non è copla tua no-”
“Non per il cavallo, per tutto. Da quando ti ho conosciuto non sono stata, come dire, molto cordiale, e mi discpiace. Davvero”
“Non importa, sono sicuro che avevi dei motivi per comportarti così e, no, non voglio sapere niente, te l’ho promesso” concluse il ragazzo con un sorriso al quale Sakura rispose riconoscente. Quel ragazzo la sorprendeva ogni volta.
“Allora, andiamo?” la richiamò lui indicando Aliseo impaziente di partire.
La smorfia che la giovane fece dovette essere piuttosto eloquente perchè il ragazzo ridacchiò e le disse “Non ti preoccupare, salgo anch’io con te su Aliseo, così non c’è pericolo, va bene?”
“Sì, d’accordo” non che la cosa la entusiasmasse comunque, però se c’era Shaoran con lei, beh, si poteva sicuramente fare.
Salì più in fretta delle volte precendenti e Shaoran la seguì a ruota. Si posizionò sulla sella esattamente dientro di lei in modo tale che la schiena di Sakura fosse a contatto con il petto del ragazzo. Il ragazzo fece passare i piedi nelle staffe e prese le briglie facendo passare le braccia ai lati di Sakura. 
“Scusa” le disse urtandola delicatamente. La voce di Shaoran giungeva ovattata all’orecchio di Sakura e il suo cuore cominciò nuovamente la sua folle corsa e la ragazza sperò che il giovane non se ne accorgesse.
“Andiamo?” chiese incoraggiante il giovane.
Sakura prese un bel respiro chiudendo gli occhi e aggrappandosi alle mai di Shaora che tenevano le briglie.
“Sì”
E partirono.
Giunsero in una citta solo al tramonto, furono molto fortunati perchè se avessero tardato di qualche minuto avrebbero trovato la porta della città chiusa.
La città era di media grandezza e cinta da mura, questo garantiva una relativa sicurezza agli abianti. Quella sera si festeggiava una delle tante feste estive. Quindi i due giovani non erano gli unici viandanti che si erano fermati in città e perciò non avrebbero destato sospetti.
“Che ne dici, festeggiamo anche noi?” chiese Sakura ad un Shaoran rapito dalla vivacità della festa.
“Come? Festeggiare...?”
“Dai! Sarà divertente! Potremo ballare e poi guarda! Quante bancarelle... per favore...” Sakura adorava le feste, il suo carattere allegro si risvegliava sempre ad una festa; e poi stava facendo gli occhi dolci al povero ragazzo innamorato che acconsentì.
“Grazie!” gli disse Sakura prima di scendere da cavallo e cercare un luogo dove cambiarsi, perchè ad una festa si va vestiti eleganti.

“Ok, andiamo” pensò Sakura prima di uscire dalla stanza in cui si era cambiata. Aveva trovato una ragazza come lei che le aveva offerto la stanza e un vestito, Sakura aveva accettato la stanza ma per il vestito aveva deciso d’indossare uno di quei pochi che aveva portato con sè. 
Era un vestito verde, lungo, con una piccola scollatura e un nastro dorato appena sotto il seno. C’erano altri nastri dorati a metà manica. Era semplice eppure era quello che Sakura preferiva. Quando era scappata non aveva potuto fare a meno di portarselo dietro. Scacciò immediatamente dalla mente quei ricordi poco piacevoli. Ricordare il perchè era scappata e ciò che aveva abbandonato era oltremodo triste e lei, quella sera, aveva deciso di divertirsi con il suo compagno di viaggio. Già Shaoran, al solo pensarlo il cuore fece un balzo nel petto e le guance le si arrossarono.
“Chissà se gli piacerà questo vestito” si ritrovò a pensare la ragazza cercando il giovane tra la folla in piazza. Quando lo trovò rimase senza fiato: indossava una camicia bianca e sopra un gilet nero, anche i pantaloni che indossava erano neri, alla cintura aveva la spada che già Sakura aveva notato al lago. Era bellissimo, sembrava il principe che tutte le donne sognavano e infatti nei paraggi di Shaoran la popolazione femminile era considerevolmente aumentata. Sakura sentì una fitta allo stomaco che cercò d’ignorare mentre toccava la spalla del giovane.
“Ehi” lo chiamò facendolo sobbalzare e voltare.
“Ah, sei tu” tirò un sospiro di sollievo. Sul viso di Sakura comparve un sorriso birichino.
“Non volevo spaventarti” gli disse cerando di non ridere.
Poi si guardarono e fu Shaoran a rompere il silenzio “Sei bellissima...”
“Anche tu stai molto bene” poi le loro guance si arrossarono per il complimento fatto e ricevuto.
Tornarono a guardarsi quando una musica allegra s’alzò nell’aria.
“Vieni a ballare?” lo invitò Sakura dirigendosi verso quella che si può definire “pista da ballo”.
“Mmm... no, preferisco stare qui...”
“Oh, d’accordo...” Sakura cercò di non mostrarasi delusa, aveva veramente sperato che ballasse con lei, una sconosciuta? E perchè poi? Le aveva fatto un compliemento, non avrebbe dovuto aspettarsi di più. E perchè si spettava di più? Non rispose a questa domanda. Non voleva rispondere.
Ballò per buona parte della sera con gente diversa, sempre ridendo e sorridendo. Si divertiva, eppure le mancava qualcosa, qualcosa che quel pomeriggio c’era.
“Sei sicuro di non voler venire? Guarda che è divertente” provò nuovamente a convincere il ragazzo durante una delle pause che si era concessa tra un ballo e l’altro.
Con un sorrisetto imbarazzato il ragazzo rispose “Non so ballare questo genere di balli, diciamo che nella mia città si ballano sopratutto lenti”
“Oh” fu tutto quello che riuscì a dire Sakura. Che stupida che era stata, non avrebbe dovuto insistere, eppure non le aveva risposto male, con sufficienza come lei aveva fatto quel pomeriggio con lui.
“Torno subito” disse con un’improvvisa idea in testa. Si avvicnò al direttore di quell’orchestra quasi improvvisata che suonava e gli parlò sottovoce, convincendolo a suonare un valzer.
Quando tornò dal giovane, la musica iniziò.
“Adesso balli con me?” Appena lo disse Sakura si rese conto che quello era stato il suo obbiettivo per tutta la serata: ballare con Shaoran. Ma era rapita dal sorriso del ragazzo e dalla sua mano che teneva la propria per sorprendersi di quei pensieri.
Ballarono tutta la canzone, e anche quella dopo e quella dopo ancora, troppo persi l’uno negli occhi dell’altro per accorgersi che pian piano la festa stava giungendo al termine. Sakura aveva la gola secca e la sua mente, per quanto si sforzasse, aveva una unico pensiero: Shaoran. Il bubulare di un gufo li destò da quell’incanto.
“Forse è meglio... andare” riuscì a dire Sakura ancora scossa dai sentimenti che aveva provato nel ballare con il ragazzo.
“Sì... dovremmo andare. Ho prenotato due camere nella locanda della città. Partiamo domani all’alba?”
“Magari un po’ dopo l’alba” disse Sakura con un sorriso. Aveva bisogno di riflettere ed era troppo stanca e frastornata per partire all’alba.
Quando la mattina dopo partirono, l’umore di Sakura era a terra. Aveva riflettuto, aveva pensato alla gentilezza del ragazzo; ai brividi che la sua presenza le provocava; al rossore che s’impossesava delle sue gance quando pensava a lui; al piacere che provava quando i loro corpi si sfioravano; al desiderio di potergli stare vicino per sempre. Aveva riflettuto ed era giunto alla conclusione: era totalmente, incondizionatamente innamorata di Shaoran. Si era anche chiesta se fosse possibile innamorarsi così in fretta di una persona, e sì, era possibile, i segni erano chiari, lampanti. Lei, che non credeva nell’amore a prima vista, lei che non credeva nell’amore eterno, lei che non credeva di potersi innamorare, lei che era completamente innamorata di lui e convita di poterlo amare per sempre.
Un lacrima amara le solcò la guancia che si affrettò ad asciugare, perchè sapeva che il ragazzo, con la sua gentilezza, si sarebbe preoccupato per lei. 
Triste e sconsolata, perchè sapeva, sapeva che lei non poteva stare con lui, che lei non era la persona adatta, che avrebbe dovuto abbandonarlo perchè la missione era più importante di tutto il resto. Proseguì il viaggio in silenzio, con il cuore straziato dal dolore e contemporanemante felice di avere conosciuto Shaoran e di averlo accanto.

 

 

 

Se vi state chiedendo se sono morta, la risposta è no! Mi dispiace di non aver aggiornato la storia ad agosto, ma è stato un mese pieno di impegni improrogabili. Spero però che il capitolo vi piaccia e che vi ripaghi almeno in parte della lunga attesa. Come viu avevo detto adesso si entra nel vivo della storia, i due ragazzi iniziano a viaggiare insieme e il buon cuore di Shaoran fa scusare Sakura per il suo comportamento (comportamento che verà spiegato più avanti) e la Sakura sbadata finalemente esce allo scoperto quando deve imparare a cavalcare. Ma la cosa più importante è che la ragazza s'innamora di Shaoran ma sembra non possa stare con lui pe qualche strano motivo. Che sarà mai?
Vorrei aggiungere una cosa: il fatto che Sakura e Shaoran si siano innamorati subito l'uno dell'altro può sembrare strano, ma io credo nell'amore a prima vista :). Ovviamete questa storia d'amore non sarà tutta rose e fiori!
Un'ultima cosa: come avrete capito ogni capitolo ha un punto di vista diverso anche se la narrazione è sempre in terza persona. Vorrei chiedervi se questo stile è adatto o troppo focalizzato solo su alcuni punti. Inoltre quando appariranno nuovi personaggi pensavo di aggiungere capitoli sotto il loro punto di vista. Siete d'accordo o pensate sarebbe meglio sempre una terza persona?
Voglio inoltre ringraziare di cuore tutti quelli che seguono, ricordano, preferiscono, recensiscono e leggono la storia. Un grazie speciale va a ScheggiaRossa, KuroCyou, saku_chan98 e LaDesy.

micia95

 

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Capitolo 5
*** Fidarsi ***


FIDARSI

Stavano ancora cavalcando. Shaoran dietro e Sakura davanti. Lui guardava fisso davanti a sè sbirciando di tanto in tanto la ragazza; lei si guardava intorno con aria sospetta e attenta e di tanto in tanto sbirciava il ragazzo dietro di sè. Quando i loro occhi si incontravano subito i due voltavano lo sguardo arrossendo leggermente.
“Sakura... Sakura, ti senti bene?” chise improvvisamente il ragazzo. La giovane infatti era pallida e piegata verso il collo del cavallo.
“Non... non molto...” gli rispose con voce fievole. Subito il ragazzo fermò il cavallo e scese aiutando Sakura a fare lo stesso e, posati i piedi a terra, la ragazza per poco non cadde.
“Mi viene da vomitare” disse poi la giovane. Shaoran la prese in braccio senza tanti complimenti e la stese sull’erba. Forse non era stata la mossa più saggia. Subito Sakura si alzò e si mise a quattro zampe con gli occhi chiusi.
“Hai... hai bisogno di qualcosa?” Shaoran era agitato, non gli era mai successo di dover aiutare qualcuno e, a dirla tutta, pensava che il malore di Sakura fosse dovuto a “problemi da ragazze” e lui non aveva la minima idea di che fare.
“Un... un panno bagnato” fu la risposa di Sakura che si mise seduta cominciando a respirare profondamente con il naso. Il ragazzo le portò velocemente il panno bagnato e cominciò a passarglilo delicatamente sulla fronte. La ragazza sorrise leggermente sentendo le mani tremolanti del giovane sulla sua fronte.
“Puoi appoggiarlo anche un po’ più forte” gli disse con la voce tornata normale.
“Oh... i-io pensavo...pensavo che avessi, che beh, avessi...” non riuscì mai a completare quella frase balbettante perchè Sakura rise. Non una rista di chi vuole prendere in giro ma una rista per allegerire la tensione e per togliere l’onere a Shaoran di completare quella frase imbarazzante.
“Si fa così” Sakura prese il panno bagnato e cominciò a passarlo con un po’ più di vigore del giovane prima sulla sua fronte, poi su qulla di Shaoran. Quella vicinanza lo portò a pensare nuovamente alla sensazione del corpo morbido e profumanto di Sakura tra le sue braccia. 
“Comunque grazie Shaoran” lo risveglò lei da quei ricordi decisamente poco casti.
“Figurati. Ti senti meglio?” il giovane si era scosso dall’imbarazzo iniziale, acuito dalla vicinanaza di Sakura e dai pensieri di poco prima.
“Sì. Adesso sì. Deve essere stato il cavallo.” Disse risoluta guardando Aliseo che brucava l’erba tranquillamente.
“Il cavallo?” chise Shaoran un po’ scettico.
“Tutto quell’andare su e giù mi ha fatto venire la nausea.”
“Vorrà dire che andremo più piano” rispose il ragazzo alzandosi e tendendo le mani a Sakura. Mente la ragazza si alzava con l’aiuto di Shaoran chiese “Non potremmo andare a piedi? Per un pochino almeno.” Lo guardò intensamente negli occhi. Lo stava pregando e Shaoran non se la sentì di dire di no a quelle due iridi verdi che lo fissavano con tale intensità.
“D’accordo, ma solo perchè anche Aliseo è stanco!”
“Grazie Shaoran!” esclamò la ragazza abbracciandolo. Il cuore di Shaoran cominciò a fare le capriole e il giovane sperò che Sakura non se ne accorgesse.
Partirono nuovamente verso sud.
“E’ mezzogiorno, ci fermiamo a mangaire?” chiese Sakura ore dopo. Shaoran si girò verso di lei e per poco non scoppiò a ridere: la ragazza aveva alzato le mani sopra la testa e unito i palmi per stirarsi la schiena e i muscoli indolenziti; poi aveva reclinato la testa all’indietro formulando la domanda. Shaoran pensò ancora una volta che non fosse solo buffa ma anche bellissima.
“Va bene, hai preferenze?” 
“Uhm... abbiamo frutta? Preferirei non mangiare carne...” Shaoran stava per chiedere il motivo di quella scelta ma, memore della promessa fatta all’inizio di quell’avventura, chiuse la bocca e le passò della frutta. Sakura gli sorrise e ancora una volta quel dolce sorriso gli fece galoppare il cuore più veloce di qualsiasi cavallo.
Stavano sciacquando i piatti e scherzando quando all’improvviso Sakura alzò di scatto la testa: “Hai sentito qualcosa?” 
“No, perchè?” 
“Solo suggestione” disse lei scutendo piano la testa e regalandogli un altro sorriso che il ragazzo non potè non ricambiare.
Ma Sakura aveva ragione, c’era qualcuno che li attaccò alle spalle.
“Sakura!” urlò Shaoran scostandosi appena in tempo mentre una spada si abbatteva dove si trovava un istante prima squarciandogli una parte del mantello. Anche Sakura fu veloce e riuscì ad evitare la lama che la stava attaccando; poi sferrò un calcio sotto il mento al suo aggressore e si alzò in piedi. Il ragazzo era rimasto per un attimo imbambolato a fissare la determinazione e la forza d’animo (nonchè la bravura) della ragazza. 
Il sibilo di un’altra spada gli arrivò all’orecchio e d’istinto si parò il viso con il fodero della propria spada. Rotolò su un fianco e balzò in piedi estraendo la propria spada e mettendosi in guardia. Di fronte a lui si ergeva un uomo muscoloso con indosso un’armatura di piastre di metallo e in testa portava un elmo con una sottile lamina che proteggeva il naso. Sopra all’armatura portava una tunica rosso fuoco con bordini d’oro, sozza di fango e sudore dell’uomo. All’altezza del petto era ricamato lo stemma del re di Kuma: un drago che tiene tra gli artigli il corpo di un uomo. Shaoran arricciò il naso a quella vista, sapeva che prima lo stemma era un drago che sorvolava un mare azzurro e quel cambio era dovuto alla natura crudele del re Hiirajizawa. Il disgusto e la riflessione di Shaoran durarono solo un battito di ciglia perchè il grosso uomo si lanciò incontro al giovane mulinando la spada. Shaoran parò il colpo con la sua lama; la cosa non gli risultò difficile dato tutti gli anni di allenamento. Il ragazzo fece un balzo all’indietro spostando la spada per colpire l’aggressore al ventre. Questo però schivò con facilità il colpo e partì nuovamente all’attacco. Ma Shaoran era pronto: gli anni di allenamento avevano lasciato un’impronta indelebile in lui e ormai si muoveva meccanicamente senza più pensare. Parava, schivava e attaccava. L’odore del sangue, il sudore, la fatica. Tutto si confondeva e allo steso tempo tutto era nitido e distinto dai suoi sensi. Era talmente concentrato da dimenticarsi di Sakura. Quando inavvertitamente le loro schiene si scontrarono, Sharan fu scosso da un brivido di paura: stava dando le spalle ad un potenziale avversario che avrebbe potuto infilzarlo da un momento all’altro! Con una veloce torsione del polso Shaoran fece cadere di mano la spada al primo avversario rompendogli il polso, poi si girò di scatto. Si ritrovò faccia a faccia con una Sakura sudata e un pugnale con il pomolo rosso in mano, pronta come lui ad attacarre o a difendersi dopo essersi liberata dall’uomo che la stava attacando poco prima. Si sorrisero consci del maliteso. Ma durò poco. Un altro uomo attaccò Shaoran mentre un suo commilitone faceva lo stesso con Sakura. I due si scagliarono sull’uomo che avevano davanti per tacito accordo. I due giovani sembravano avere la meglio quando al gruppo si unirono i due uomini messi fuori combattimento poco tempo prima. 
Per Shaoran non era facile: indossava ancora la tunica che, sebbene mezza strappata, impediva movimenti fluidi e che poteva impigliarsi all’armatura dei nemici o che poteva far inciapare il giovane. Il ragazzo utilizzava una spada ad una mano e mezza e la grandezza impediva movimenti veloci e scattanti nel ristretto spazio formato dai due avversari da fronteggiare in cui Shaoran si trovava ad agire. In più il ragazzo cominciava a sentirsi stanco e spossato e il ritmo serrante dei colpi lo costringevano a indietreggiare. L’adrenalina che poco prima non gli aveva fatto percepire la stanchezza, ora si stava esaurendo e il ragazzo sentiva i muscoli tesi nello forzo di reggere in piedi lui e la sua arma. Con un enorme sforzo sia fisico sia di volontà, Shaoran riuscì a ferire alla spalla uno dei due aggressori, quello con il polso rotto che, nonostante l’impedimento, continuava ad essere un buon combattente. La ferita era ampia e profonda e in poco tempo avrebbe portato la morte all’uomo. Appena l’altro si voltò indietro per guardare il compagno in fin di vita, Shaoran ne approfittò e lo trafisse al ventre.
“Mai dare le spalle!” disse mentre vedeva la faccia dell’uomo farsi paonazza per il dolore. Shaoran estrasse la spada e la ripulì dal sangue sulla tunica del soldato morto. Poi si voltò e vide la sua compagna che combatteva. Era un concentarto di pura grazia, agilità e precisione. Uno spettacolo da mozzare il fiato. E qui vestiti da uomo le stavano maledettamente aderenti. Quasi trasalendo, Shaoran riportò la sua attenzione al presente.
Sakura aveva steso l’altro avversario con un colpo alla tempia da cui usciva ancora del sangue ed ora si trovava a fronteggiare un solo avversario. La vide sferrare un colpo con il pugnale diretto agli occhi. L’uomo parò, ma lasciò penzolare l’altra mano che subito Sakura recise. Shaoran potè leggere il disgusto sul volto della ragazza per quel gesto a cui era stata costretta per difendersi. L’uomo urlò guardando l’arto a terra poi si scagliò con violenza contro la ragazza. Lei saltò idetro e l’uomo sbilanciato in avanti tentava di riprendere l’equilibrio: ma era troppo tardi. Sakura gli diede una gomitata spezzandogli l’osso del collo. Vedendo l’uomo a terra ormai morto, la giovane chiuse gli occhi e prese un grosso respiro tremolante. Poi si avicinò all’altro uomo e raccolse un secondo pugnale che pulì sull’erba.
“Tutto bene?” chiese Shaoran andando incontro alla ragazza.
“Siamo degli assassini” fu la risposta di lei guaradando i cadaveri delgi uomini. “Magari avevano una moglie, dei figli da cui tornare. Siamo delle persone orribili” Sakura sembrava sull’orlo delle lacrime.
“Non dire sciocchezze! Abbiamo fatto quello che dovevamo” la redaurguì dolcemente Sahoran stringendola in un abbraccio che Sakura ricambiò. Con quel contatto a Shaoran sembrò di ristabilire l’ordine naturale delle cose; si sentiva perfetto, completo e compiuto stringendo semplicemente a sè Sakura e poggiando il capo sui capelli color miele di lei.
“Sarebbe meglio farsi un bagno, però devi promettermi che non verrai a sbriciare!” disse infine lei scherzando. Sahoran arrossì per quella battutta riguardante il loro primo incontro.
“Solo se tu prometti lo stesso” la prese in giro.
“Non ti fidi di me?” chiese Sakura tra il sorpreso e il risentito.
“Meglio essere certi...” disse lui lascindo la frase in sospeso e liberandola da quell’abbraccio per poi dirigersi verso Aliseo che se ne era sato buono durante tutto quel trambusto. Shaoran aveva sempre ammirato quel cavallo: era la tranquillità fatta ad animale! Sorrie al pensiero di tutte le loro avventure insieme.
“Mmmm...farò finta di crderti. Vado prima io!” Esclamò la ragazza prendendo dei nuovi vestiti e correndo verso l’altra sponda del fiume, teatro della lotta del pomeriggio.
Shaoran si trovò da solo con i suoi pensieri. Era mai possibile sentirsi come un ragazzino che sta crescendo? Sakura sembrava fargli rivivere quel periodo in cui si sentiva in preda agli ormoni  e non sapeva gestirli. Questo lo imbarazzava ma, al contempo, lo faceva sentire vivo e desideroso di averla sempre vicina. E invece in quel momento stava facendo il bagno. Sorrise ricordando il mometo in cui l’avea vista: la pelle chiara, la line della vita, quella della spina dorsale, la voglia... interrupe immediatamente quei pensieri perchè non lo aiutavano di certo a rallentare il battito cardiaco l’improvviso calore che sentiva. Se Sakura l’avesse scoperto, sarebbe stato molto, ma molto imbarazzante.

Quella sera decisero di fermarsi lì e tardare un giorno sulla tabella di marcia per tanti motivi: quando avevano finito di lavarsi e mettere ad asciugare i vestiti mancavano poche ore al tramonto, erano ancora stanchi dalla lotta di poche ore prima e Shaoran non si fidava ancora a far montare Sakura nuovamente su Aliseo, ma questo non glielo aveva detto.
Un fuoco tenue scoppiettava e proiettava ombre intorno alla coppia e sui loro corpi. Sakura e Shaoran sedevano di fronte: lui straiato a pancia in su con le braccia incrociate dietro la testa a fargli da cuscino guardando le stelle alternando pensieri a Sakura (a che cosa stava pensando la ragazza?), agli uomini che li avevano attaccati (perchè? Cercano lei? O me?), alla sua famiglia, alla sua casa e alla sua missione. La maggior parte di questi pensieri era angosciante o dolorosa, così si girava leggermente su un lato per poter guardare nella penombra la figura di Sakura. Lei si trovava dalla parte opposta rispetto a lui e teneva le gambe strette al petto, il mento appoggiato alle ginocchia, lo sguardo fisso sul fuoco. Le ombre che le danzavano sul volto le davano un aspetto ultraterreno. Ad un tratto alzò la testa e lo fissò negli occhi intensamente. A Shaoran mancò il respiro. Poi la guardò con la stessa intensità cercando di capire qualcosa –qualsiasi cosa- da quegli occhi. Sakura abbozzò un sorriso, poi si alzò, prese la coperta adagiata accanto a lei e si sedette davanti alle gambe del giovane, dando le spalle al fuoco. Subito il ragazzo si alzò a sedere continuando a fissarla.
“Perchè non me lo chiedi? So che muori dalla voglia di sapere perchè quei tizi mi inseguivano” disse improvvisamente Sakura sorprendendo Shaoran che si maledisse per aver fatto capire alla ragazza i suoi pensieri solo tramite quel contatto visivo di poco prima.
“Potrebbero benissimo stare cercando anche me” rispose lui tornando a sdraiarsi nella posizione di prima e alzando lo sguardo verso il cielo.
“Te?!” chiese Sakura sorpresa fissando Shaoran.
“Già.”
Rimasero in silenzio sentendo entrambi la curiosità che aleggiava nell’aria.
“Mi piacerebbe saperlo, comunque.” Disse poi Shaoran, trovando il coraggio da chissà dove per farle questa confssione. “Ma non te lo chiedo perchè ti ho fatto una promessa all’inizio del viaggio.” Continuò poi con un sorriso rivolto solo e soltanto a lei.
“E se... e se io volessi dirtelo?” disse a sorpresa Sakura lasciandolo di stucco.
“Non voglio obbligarti, voglio che ti fidi di me per dirmi una cosa del genere” disse il ragazzo risoluto fissandola negli occhi.
“Io mi fido di te Shaoran” gli disse con una sincerità che spiazzò il giovane e gli fece quasi pizzicare gli occhi. Si sedette a gambe incrociate di fronte a lei e con un gesto della mano la invitò a cominciare.
Sakura prese un bel respiro pronta a raccontare tutto dall’inizio: “Non ricordo bene tutto, l’unica cosa di cui sono certa è che ho un buco, un vuoto di memoria fino ai cinque anni. La prima cosa che ricordo è che ero spaventata, nascosa in un carretto e piangevo –non ricordo neanche il perchè-. Quando il carretto si è fermato sono scesa, in lacrime. Mi guardavo intorno ed ero tremendamente spaventata: non avevo mai visto quel posto e non conoscevo nessuno. All’improvviso qualcuno mi ha messo una mano sulla spalla; mi sono girata e stavo per urlare. In realtà era solo una donna non più giovane ma non è possibile classificarla come anziana. Mi porse una mela e poi mi portò a casa da suo marito che era più anziano di lei. Erano una coppia che non aveva avuto figli e decisero di tenermi con loro. Si chiamavano Rika e Yoshiyuki. Vissi in quel villaggio per anni e imparai a non curarmi di ciò che non mi ricordavo e delle mie stranezze. Infatti sapevo più cose dei bambini della mia età e di conseguenza mi considerarono strana. Tutti tranne Tomoyo. Tomoyo viveva sola con la madre, era una bambina pacata, con lunghi capelli scuri. Diventammo presto amiche e non ci separammo più. Facevamo tutto insieme: giocavamo, ridevamo, imparammo anche a leggere –ci insegnò Rika.” 
Qui Sakura prese un altro bel respiro e Shaoran immaginò stesse per arrivare la parte dolorosa del racconto.
“Successe il giorno dopo il mio dodicesimo compleanno -la data coincideva con il giorno del mio arrivo al villaggio-; io e Tomoyo eravamo andate al fiumiciattolo fuori dal villaggio e tornammo verso sera: non ci eravamo accorte di quanto fosse tardi. Ero particolarmente felice perchè avevo trovato i fiori preferiti di Rika e ne avevo colto un bel mazzatto da regalarle. Quando arrivammo vedemmo la gente del villaggio che correva in modo disordinato e urlava spaventata. Ci spaventammo anche noi e cominciammo a correre ognuna verso la sua abitazione. Ma era troppo tardi: la casa in cui vivevo era stata la prima ad essere bruciata e Rika e Yoshiyuki non ce l’aveva fatta. Il villaggio finì quasi del tutto bruciato perchè non eravamo organizzati ad eventi del genere. Tutti gli abitanti del villaggio mi consideravano colpevole di quello che era successo: ero un mostro, la bambina strana, secondo loro per colpa mia la mia casa era stata bruciata da alcuni uomini del Re Hiirajizawa e volevano che me ne andassi per non avere più problemi con il re. Non avevano pensato minimamente che potessi essere spavenata e disperata per aver perso le uniche persone che mi volevano bene!”
Gli occhi di Sakura erano lucidi e l’unica cosa che Shaoran potè fare fu appoggiarle una mano sulla spalla per farle capire che lui era lì. Sakura si asciugò le lacrime e continuò a raccontare.
“La madre di Tomoyo, Sonomi, decise di prendersi cura di me e di andare in un’altro villaggio per ricominciare tutto da capo. Non so come, ci riuscimmo. Riuscimmo a farci una nuova vita e dei nuovi amici, questa volta facendo attenzione alle nostre “stranezze”. L’anno scorso scappai. Non pensare che lo feci perchè non mi trovavo bene, è che non ne potevo più di quella vita: non ce la facevo più a sembrare quella che non ero e avevo cominciato a sentirmi colpevole della morte dei miei genitori. Sono scappata per essere libera e non mi pento di questa scelta; mi mancano molto sia Tomoyo che Sonomi, ma non ero fatta per quello. Non le ho più viste da allora. Nel frattempo ho imparato a cavarmela da sola e ho deciso di combattere contro le ingiustizie di questo regno. Sono entarata a palazzo e ho scoperto che il Re vuole occupare tutti i Regni e autoproclamarsi Imperatore creando così un regno del terrore. Sto andando dal Re Touya per informarlo e chiedrgli di dichiarare guerra al Re di Kuma proponendogli una sfida tra paladini e io sarò la paladina del Regno di Aldelail; il Re Touya non potrà rifiutarsi.” Sakura finì il suo racconto decisa con Shaoran che la guardava a bocca aperta.
“Quindi... quindi le guardie ti stanno cercando per fermarti, per impedirti di raggiungere Mamiya?” chiese Shaoran.
“Oh, quello... non prorpio: ho rubato una pergamena con formule magiche, l’ho copiata e rimessa a al suo posto nella biblioteca di palazzo. Purtroppo che mi ha aiutato è stato ubriacato ed ha confessato tutto. Così sono sulle mie tracce da tre mesi e mezzo ormai” rispose Sakura quasi seccata e straiandosi sull’erba.
Shaoran stava pensado a tutto quello che aveva appreso dalla vita di Sakura e dopo l’iniziale sorpresa nel constatare che le possibilità di poter stare ancora con lei ora erano veramente pari a zero, decise di svelare anche il suo di segreto.
“Sakura... Sakura!” la chiamò più deciso che mai. “Anch’io voglio dirti perchè sto andando a Mamiya.”
“Non devi sentirti obbligato, a me non interessa”
“Ma io voglio dirtelo.” La giovane allora annuì, pronta a sentire la storia del ragazzo.
“Io... io non sono quello che sembra” cominciò titubante e sospirante. “Sai come si chiama l’erede al trono del regno di Chiaki?”
“Li Shaoran se non sbaglio” rispose sicura lei. Poi il ragazzo vide il lampo di comprensione negli occhi di Sakura.
“Tu... cioè voi...”
“Sì.” Un sorriso amaro gli si disegnò sulle labbra mentre Sakura lo guardava con occhi spalancati.
“Io... mi dispiace... non sapevo... se mi avessi...aveste... detto...” disse mentre cercava di alzarsi e darsi una sistemata.
“No! Sakura, ti prego, continua a darmi del tu e chiamarmi per nome. Continua a pensare che sia quel ragazzo che ti ha visto fare il bagno al lago, quello con cui hai ballato e quello con cui stai facendo un viggio” le disse tendendole una mano per fermarla.
“Io...” disse Sakura dubbiosa. “D’accordo, Shaoran” disse infine tornando a sedersi e prendendo la mano del giovane.
“Anch’io sono scappato” Il ragazzo vide un lampo sorpreso passare negli occhi dell’amica. “Non mi trovavo male, anzi, avevo tutto ciò che un ragazzo possa desiderare: l’affetto dei miei cari, un maestro rigido e severo per la mia formazione da erede al trono, una vita spensierata... tutto. Ma non ero libero. Lo scoprii quasi sei mesi fa: mia madre aveva combinato il mio matrimonio con la principessa del Regno di Aldelail quando ero un bambino. Non fui affatto contento: ho vista questa ragazza solo due volte e avevo due e tre anni! So solo il suo nome: è uguale al tuo.”
“Nella mia vita ho conosciuto altre sei Sakura, figurati! Penso ci abbiano dato il suo nome come omaggio o qualcosa del genere, bleh!” disse la ragazza facendo una smorfia che fece ridere Shaoran.
“Sì, beh, effettivamente ora mi chiedo quante persone ci siano al mondo con il mio nome!” rise il ragazzo, subito accompagnato dalla risata cristallina di lei.
“Comunque sei mesi fa dovevo partire per andare dalla principessa e passare con lei un anno prima di sposarci. Il matrimonio sarebbe stato celebrato un mese dopo il mio diciassettesimo compleanno. Ti sembrerà strano, ma la principessa è di qualche mese più vecchia di me!” esclamò Shaoran ridendo.
“Non si dice di una signora che è vecchia! Men che mai di una principessa!” I due continuarono a ridere un po’. Shaoran era contento che la tensione si fosse sciolta e vedere Sakura sorridere lo faceva sentire bene.
“Per farla breve io e la mia scorta siamo partiti, ma sono riuscito a fuggire poco dopo. Non perchè non voglia sposrami, cioè, in realtà non lo voglio, ma so che devo farlo; ma perchè volevo che almeno il mio desiderio di viaggiare e di catalogare fauna e flora in un unico libro fosse esaudito. Sono passato prima vicino alle montagne dell’ “Immobile”, poi sono venuto nel Regno di Kuma e mi stavo dirigendo verso il Regno di Aldelail quando ti ho incontrata. Quindi quei tipi di oggi pomeriggio avrebbero potuto cercare me per non farmi sposare la principessa per impedire così che i due Regni che il Re Hiirajizawa intende inglobare si uniscano contro di lui”. Finì di spiegare Shaoran ad una Sakura pensierosa.
Poco dopo la ragazza chiese: “Ci sei riuscito? A catalogare tutta la folra e la fauna?”
“Non tanto, ero preoccupato e non ho avuto tempo di farlo per benino. Però guarda.” Le disse alzandosi e andando a prendere un taccuino dalla bisaccia. Sakura lo aprì e vide la calligrafia ordinata del principe e i disegni fatti a mano da lui.
“Però, sei bravo!” 
“Grazie” rispose imbarazzato il giovane.
“Quando ho scoperto di dovermi sposare mi è sembrato che il mondo mi crollasse addosso per la seconda volta” ri ritrovò a confessare il ragazzo osservando Sakura che guardava il taccuino. La ragazza si voltò guardandolo incuriosito. Shaoran era certo che si stesse domandando perchè “seconda volta”, ma che al contempo avesse paura a chiedergli perchè pensava di essere troppo sfacciata.
“La prima è stata quando è morto mio padre” disse poi guardandola negli occhi. Sakura lo guardò più intensamente di prima con i bei occhi verdi spalancati e velati di lacrime per il giovane principe. Il ragazzo sapeva che non avrebbe pianto. La giovane poggiò a terra il taccuino e gli fece una carezza sulla guancia con il dorso della mano. Il cuore di Shaoran cominciò a martellare nel petto e a fare le capriole per quel semplice contatto. Una persona qualunque gli avrebbe fatto le condoglianze ma non Sakura; lei sapeva che cosa si provava a perdere qualcuno che hai amato con tutto te stesso, niente potrà mai cancellare quel dolore.
“Si sta facendo tardi, è meglio andare a letto. Meglio fare dei turni di guardia, non posso permettere che tu non sposi la principessa, è brutto da dire, lo so, ma serve per evitare che il Re Hiirajizawa diventi Imperatore.”
“Lo so Sakura. E’ meglio che faccia io il primo turno di guardia.”
“No! Lo farò io, tu sei...”
“Sono solo Shaoran, Sakura. Facendo il primo turno di guardia, comunque, domani mattina sarò più sveglio e non rischierò di addormentarmi in sella facendoci finire sfracellati a terra!” quel velato ed ironico commento alla quasi totale incapacità di Sakura di stare su un cavallo, fece sorridere entrambi.
“Allora buona notte principe Shaoran” conluse Sakura lasciandogli un leggero bacio sulla guancia dove fino ad un attimo prima c’era stata la sua mano. L’appellativo “principe” era la piccola vendetta di Sakura all’ironia di poco prima e questo Shaoran lo sapeva bene.
“B-buona notte Sakura” riuscì a rispondere il ragazzo dopo l’imbarazzo iniziale.
Il giovane erede al trono del Regno di Chiaki si addormentò con il sorriso sulle labbra al pensiero che la propria pelle fosse stata toccata dalla bocca morbida e delicata della sua bella compagna di viaggio. Ma lo stesso pensiero era amaro perchè il principe ora aveva un motivo in più per odiare quel matrimonio combinato con una sconosciuta principessa.
“Mi sono proprio innamorato, sai papà?”

 

 

First. Mi dispiace se ho aggiornato così tardi! Questa storiasi sta rivelando più impegnativa del previsto e la scuola non facilita ceerto la concentrazione per scriverla, però comunque spero che questo capitolo non faccia così schifo come fa a me e mi sono decisa a pubblicarlo solo perchè è una settimana che lo revisiono.
Second. Questo sì che è un capitolo ricco! Abbiamo scoperto un sacco di cose sulla vita dei nostri protagonisti e sono stati aggiunti nomi di molti personaggi della storia originale. In più li abbiamo visti combattere attraverso gli occhi di Shaoran. Spero che la descrizione dello scontro sia venuta bene, perchè ho solo letto descrizioni simili e spero anche che non sia stato tutto troppo cruento. E oddio! Ci sono parti in cui è talmente melenso! Fatemi sapere.
Un ultimo appunto @ KuroCyou: abbiamo scoperto chi sono i personaggi... Shaoran proprio non le lo immaginavi, eh? ;)
E uno @ ScheggiaRossa: grazie per aspettarmi sempre! Anche quando non mi faccio vedere per un bel po'
P.s. Devo dire la verità: mi sento un po’ in imbarazzo ad aver scritto “certi” pensieri di Shaoran, non so proprio se siano verosimili (non posso entare nella testa di un ragazzo fortunatamente!) ed è la prima volta che scrivo qualcosa di così “sopra le righe” se mi permettete questa espressione.

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Capitolo 6
*** La Città di Misoji ***


LA CITTA’ DI MISOJI

Erano ancora a cavallo. Adesso Sakura non soffriva più quello che i due compagni di viaggio avevano definito scherzosamente “mal di cavallo”. Certo, continuava a preferire i piedi per spostarsi, però non trovava più quel trottare ritmico nauseante. Le sue giornate ormai si assomigliavano tutte: sveglia poco dopo l’alba, partenza a piedi e a metà mattinata si saliva su Aliseo, pausa pranzo, partenza di nuovo e si spostavano fino a sera.
Erano passate diverse settimane da quella chiaccherata intorno al fuoco e Sakura all’inizio aveva faticato non poco a sentirsi a proprio agio vicino a Shaoran sapendo che in realtà era un prinicipe. Ma poi era tornato tutto come prima: stessi sorrisi, stesse scene ripetute mille volte; si era anche abituata alla presenza mai invasiva del ragazzo, alle sue attenzioni, alle sue braccia intorno al proprio corpo mentre cavalcavano, al suo petto contro la propria schiena, al suo sussurrarle vicino all’orecchio, al suo mento che le sfiorava i capelli e ovviamente alla morsa quasi languida che le prendeva lo stomaco ogni volta che la sfiorava. A volte Sakura aveva la tentazione di lasciarsi andare, di abbracciarlo e sentirsi protetta ma poi si ricordava che non poteva fare tutte queste cose: lui era un principe, lei una semplice popolana capitata per (s)fortuna al momento giusto nel posto giusto. Era in questi momenti di malinconia che ricordava il suono sordo che aveva fatto il suo cuore quando Shaoran aveva pronunciato le parole “matrimonio combinato” e “principessa”. Aveva appena cominciato a sperare che magari non sarebbe morta in quella missione suicida che si era prefissata e che avrebbe potuto stare con lui, ma il mondo le era crollato nuovamente addosso e, come tutte le altre volte che era successo, aveva raccolto i pezzi del suo cuore e aveva cercato di rimetterli insieme. E questo le faceva venire in mente che non aveva raccontato tutta la verità su di sè a Shaoran e ciò la faceva stare male, così scuoteva decisa la testa cercando di non darsi pervinta e di godere di quelgi attimi che ancora poteva trascorrere con il giovane di cui era innamorata. Esattamente come in quel momento.
“C’è qualcosa che non va Sakura?” la sua voce tradiva un filo di preoccupazione come anche il fatto che avesse fatto fermare Aliseo.
“No, solo un po’ brutti pensieri” disse sincera prima di mordersi con forza il labbro e maledirsi.
“Posso fare qualcosa?” la gentilezza disarmante la colse impreparata e l’unica cosa che potè fare fu sorridergli e scuotere la testa dicendogli che stava già facendo tanto. Poteva essere così bello? Poteva desiderarlo così tanto?
“Dovremmo averli seminati” disse pochi attimi dopo il ragazzo voltando il cavallo nella direzione in cui erano arrivati e osservando l’orizzonte dietro di loro. Sakura fece lo stesso e rispose “Già, così sembra, ma non canterei vittoria troppo presto” Shaoran annuì e ripartirono.
Da quando avevano ucciso quegli uomini una pattuglia di soldati li stava inseguendo e li aspettava vicino alle città. Più di una volta avevano rischiato di finire in trappola ed essere catturati. Avevano quindi deciso di cavalcare lontano dalle strade e dai centri abitati così da rendere più difficile il loro rintracciamento. Li aiutava anche la stagione: l’autunno cominciava a farsi sentire con il vento e le sue pioggie che cancellavano orme ed odori. Ma adesso erano diretti alla città di Misoji: avevano bisogno di viveri e Sakura aveva insistito tanto per andarci dicendo che doveva incontrare una persona che il giovane non aveva saputo dire di no per l’ennesima volta. In realtà Sakura si era sentita sempre attratta da quella città senza capire bene il perchè e quella era la sua occasione di scoprire cosa si nascondessa tra quelle case.
Ripresero il viaggio a un ritmo un po’ meno sostenuto sia perchè erano lontani dai loro inseguitori, sia per far riposare il povero Aliseo che cavalacava senza fermarsi nè lamentarsi mai.
“E’ un bellissimo cavallo” disse ad un certo punto Sakura facendo passare la mano nella criniera di Aliseo e guardandolo incantata.
“Sì, è il migliore, non sono riuscito a trovarne uno più bravo e più adatto a me” sorrise il ragazzo metre diceva quelle parole e Sakura potè giurare di vedere in quello sguardo tutto l’affetto che il ragazzo provava per quell’animale che li stava scorrazzando per due Regni.
“Mi è stato regalato al mio undicesimo compleanno” cominciò a raccomtare Shaoran sempre con quello sguardo carico d’amore e forse anche un po’ di malinconia.
“Era un puledrino nato da poco più di un mese, la madre purtroppo non è riuscita a superare il parto, sai era malata e nessuno avrebbe scommesso su Aliseo. Ho dovuto litigare con mia madre per avere il permesso di tenere quel puledro malaticcio” il ragazzo sorrise pensando al sè stesso ragazzo che faceva arrabbiare la madre. Sakura si voltò per guardarlo sorridere, per vedere quelle labbara che si  tendevano per mostrare una sfumatura dei pensieri del giovane.
“Ovviamete stavano allenando contemporanemante un altro cavallino «più adatto alla tuo rango!»” continuò il ragazzo imitando la voce che doveva essere di sua madre. I due compagni di viaggio si misero a ridere.
“Non volli sentir ragioni: continuai a prendermi cura di lui finchè non divenne un cavallo forte come è adesso, l’altro penso lo abbiano regalato a un conte o marchese o giù di lì. Sai, la cosa che mi a colpito più di lui è stata la volontà di vivere, di sopravvivere anche se tutto e tutti erano contro di lui. Adesso è il mio migliore amico e non potrei fare a meno di lui.” Finì il racconto regalandole un sorriso imbarazzato.
“E bravo Aliseo!” esclamò lei accarezzando energicamente il cavallo per smorzare il velo di imbarazzo creatosi tra di loro. Il cavallo per tutta risposta nitrì e il suo cavaliere gli fece un’altra carezza.
“Muoviamoci o non arriveremo mai prima di mezzoggiorno” disse Shaoran spronando il cavallo.
Poco più di un’ora dopo videro la strada maestra che conduceva alla città di Misoji e scesero da cavallo. Sakura tirò fuori dalla sua bisaccia un abito da campagnola, un fazzoletto da legarsi in testa e li indossò; Shaoran invece macchiò i propri pantaloni e il manto candido di Aliseo di terra. Avevano deciso di travestirsi e di farsi passare per una giovane coppia che andava a trovare la sorella di lei che stava per partorire.
“Ok, siamo a posto” disse Sakura valutando il lavoro fatto in fretta e furia, notando comunque quanto il ragazzo che l’accompagnava fosse affascinante e avesse poco di campagnolo; poi prese decisa la mano di Shaoran che prese a sua volta le redini di Aliseo e si avviarono a testa china per la strada unendosi alle altre persone dirette come loro alla città di Misoji.
Entrarono in città senza essere notati dalle guardie che se ne stavano appostate ai lati dell’ingresso della città.
“Dobbiamo solo trovare una locanda adesso” sussurrò Sakura al compagno che annuì e dopo essersi velocemente guardato intorno, le indicò un’insegna di una locanda sbiadita dal tempo. I due amici entrarono e prenotarono una stanza. Quella decisione era stata presa da Sakura: se dovevano recitare la parte di due coniugi, che senso aveva prendere due camenre separate? Sarebbe stato oltremodo imbarazzante condividere la stessa camera –lo stesso letto!-, ma Shaoran non seppe opporsi alla logica della ragazza.
“Che si fa ora?” chiese Sakura uscendo e guardandosi intorno. Dal momento stesso in cui era entrata in quella città si era sentita addosso un’energia che la faceva sentire elettrica e impaziente.
“Non saprei...” tentennò il giovane.
“Guarda!” esclamò Sakura “Una fiera! Ti prego andiamoci!” lo supplicò. Non aveva il coraggio di andare da sola perchè si era accorta che l’energia che sentiva nel sangue proveniva da quella fiera al centro del paese e alla quale si stavano avviando tutti e si sentiva anche più sicura se al suo fianco ci fosse stato il ragazzo perchè sapeva che l’avrebbe protetta anche se non ce ne fosse stato il bisogno. E poi, voleva sfruttare tutto il tempo che aveva a disposizione per stare con l’amato,per guardarlo e perdersi nei suoi meravigliosi occhi.
Shaoran scosse lentamente la testa e prendendola per mano si avviò verso la fiera.
La città era un tripudio di colori: nastri, bancarelle perfino i negozi sembravano colorati e addobbati a festa. Sakura si guardava intorno estasiata tirando il povero Shaoran, che le teneva ancora la mano, da una parte all’altra della strada. Ad un certo punto di quella strana danza, una fiumana di gente si infranse sul braccio teso di Sakura che stava tirando Shaoran verso il proprio lato della strada. In un attimo la mano di Sakura scivolò da quella di Shaoran e la gente la spinse in avanti. Si sentì persa e frastornata da quel chiacchiericcio, travolta dalla paura di essere scoperta, di non trovare più Shaoran e di non riuscire a portare a termine la propria missione. Sapeva che era insensato avere tutta quella paura e quei dubbi -anche perchè alcuni non avevano attinenza con quanto appena successo-, ma la perdita di quell’àncora di tranquillità e serenità che era diventato Shaoran, l’aveva fatta precipitare nei suoi più oscuri tormenti. Era tantissimo tempo che non aveva più quella persona da considerare come un porto sicuro e ora che aveva appena perso, seppure solo per un periodo di tempo limitato, Shaoran, si sentiva persa come era accaduto la prima volta che aveva perso il suo porto sicuro. Con uno sforzo di volontà riuscì a infilarsi in un vicolo laterale più vuoto ma comunque addobbato a festa. Rimase per qualche minuto a sbirciare tra la folla cercando di vedere la figura del giovane di cui era innamorata. Non vedendolo fu presa da un’altro attacco di panico che però riuscì a domare e decise di proseguire per quel vicolo. Pensava che muovendosi forse si sarebbero incontrati, ma sopratutto sentiva quella forza che l’aveva sempre attratta in quella città farsi più forte e non poteva ignorarla. 
Si diresse a passo deciso lungo il vicolo sentendo quella misteriosa forza farsi mano a mano più forte; poi d’un tratto sparì. Sakura corrugò la fronte chiedendosi che cosa avesse annullato quella forza. Fece un paio di passi avanti ed indietro e scoprì che quell’attrazzione inspiegabile spariva solo davanti ad un negozio come tanti altri.
Entrò e un profumo di fiori l’accolse in quello strando nagozio. “C’è nessuno?” chiamò la ragazza, ma nessuno le rispose. Sakura si guardò intorno e vide gli scaffali del negozio pieni di oggetti. C’era veramente di tutto: da monili a vesti colorate, da oggetti di uso comune resi particolari da alcune modifiche come fiocchi o parti mancanti ad oggetti che Sakura non aveva mai visto in vita propria. Si avvicnò ad uno scaffale con uno di questi strani oggetti: era una mezzaluna i cui estremi erano collegati da una specie di manico. Sakura lo sfiorò con un dito e una dolce nota invase il negozio. Spaventata la ragazza si scostò e si guardò intorno piegandosi e portando una mano al polpaccio dove era nascosto uno dei due pugnali con il pomolo rosso. Non c’era nessuno e Sakura tornò alla normale posizione eretta. Mordendosi il labbro sfiorò nuovamente l’oggetto a forma di luna e nuovamente la nota risuonò nell’aria.
“Si chiama Campana della Luna” disse una voce alle spalle della giovane e la fece sobbalzare. Si girò di scatto e si trovò di fronte una giovane donna dai lunghi capelli rossi e con le braccia incrociate. Non l’aveva sentita avvicinarsi.
“Si dice che sia un oggetto magico che racchiude il potere della luna” continuò la donna affiancando Sakura e sfiorando la Campana della Luna. Anche al suo tocco la nota vibrò nell’aria ma la donna sembrò non sentirla.
“Tu credi nella magia?” le chiese la donna girandosi verso la ragazza e fissandola.
“Perchè non dovrei crederci? Spesso è l’unica spiegazione per i misteri, non credi?” le rispose Sakura senza sbilanciarsi troppo. Era rischioso e poco saggio rispondere affermativamente a quella domanda, si trovava in territorio nemico e non poteva permettere che si scoprisse chi era, o meglio, chi era stata.
La donna le sorrise con fare misterioso e non rispose all’implicita domanda che le era stata volta. Erano calato il silenzio e nessuna delle due sembrava avere intenzione di parlare. In quel momento la porta del negozio si spalancò e una ragazza dai lunghi capelli neri legati in due codini entrò.
“Accidenti! Oggi c’è un sacco di gente! Ho fatto una faticaccia ad arrivare fin qui!”
“Bentornata Mei-Ling. Devo sbrigare alcune faccende, ti lascio con la nostra ospite” disse la donna entrando in una porticina che probabilmente dava nel magazzino del negozio.
“Ciao! Sono Mei-Ling, se hai bisogno di qualcosa chiedi pure!” la ragazza dai codini si presentò tutta allegra e pimpante mentre cercava di liberarsi da una maglione pesante facendo cadere a terra una cascata di coriandoli.
“Grazie, sei molto gentile. Mi chiamo Chiaru” Sakura mentì spudoratamente, meglio non svelare il proprio nome in territorio nemico, la sicurezza prima di tutto; queste erano le regole. Mei-Ling la osservò per un istante, poi tornò a sorridere. Quell’istante sembrò durare in eterno per Sakura: aveva avuto paura che la ragazza avesse capito l’inganno, ma perchè mai avrebbe dovuto?. 
Le diede le spalle tenendo sempre un orecchio in ascolto e i sensi vigili, non doveva mai dimenticare la sicurezza. Si guardò intorno e si avvicinò ad uno scaffale di monili. Vide una collana molto semplice: il filo era rosa ed attaccata c’era una stella. Senza capirne bene il motivo deglutì, come se si fosse trovata davanti una presenza sconosciuta, antica e potente ma familiare. Sfiorò la colla e le vibrazioni di quell’energia che l’aveva attirata sin lì la inondarono come una bezza leggera, senza spaventarla, anzi infondendole calma e tranquillità.
“Ti piace?” domandò la ragazza con i codini. Sakura l’aveva sentita avvicinarsi ma era stata troppo presa da quell’oggetto per girarsi.
“Sì, la prendo” disse prendendola in mano e voltandosi. Il richiamo di quella collana era troppo forte per essere ignorato e Sakura sapeva che era meglio affidarsi all’istinto che in quel momento le diceva che quella collana era stata creata per lei.
“Ottimo!” esclamò allegra Mei-Ling. Sakura pagò, salutò ed uscì da negozio. Una volta fuori si accorse che stava tremando e che il battito del suo cuore era accelerato. Prese la collana e se la mise. Di nuovo una strana calma si impossesò di lei, come quando era con Shaoran e si sentiva protetta.
“Shaoran!” si disse ricordandosi solo in quel momente del compagno di viaggio. Si mise a correre per il vicolo in senso cotrari e arrivò alla strada maestra che percorse fino a dove avevano legato Aliseo. Il ragazzo era lì che l’aspettava. Appena la sentì avvicinarsi sollevò lo sguardo.
“Era ora! Pensavo ti avessro presa!” le disse con una punta di sollievo nella voce.
“Scusa, è che... mi sono distratta” disse infine per scusarsi dopo aver perso un momento per guardare gli occhi nocciola del giovane uomo che le stava di fronte.
“Hai comprato una collana? Ti sta veramente bene” notò il ragazzo. Abbassando gli occhi sulla collanina con la stella che le pendeva sul petto, la ragazza arrossì e sussurò un flebile ed impacciato “sì”. Shaoran aveva quel potere di mandarla in un brodo di giuggiole con una sola parola o sguardo. Era veramente innamorata.
“Vieni che mangiamo, poi potremo ripartire. Ho già comprato io tutto il necessario per il viaggio da tua sorella” le disse poi dolcemente prendendola per mano. 
L’aveva aspettata, l’aveva sempre trattata con rispetto e gentilezza anche quando lei non lo aveva fatto. Qualcosa si mosse dentro di lei: aveva la forza di spostare una montagna. Sakura aprì la bocca: stava per dirgli di amarlo, stava per dirgli tutto, chi era realmente, che cosa aveva fatto, che avrebbe voluto stare con lui per sempre, che avrebbe voluto che lui l’abbracciasse e poi baciasse. Si fermò in tempo: qualsiasi cosa avesse detto o fatto non avrebbe cambiato quella situazione, lui era un principe, non avrebbe mai dovuto dimenticarlo. Ricacciò indietro le lacrime con enorme sforzo, gli strinse la mano e gli sorrise, solo per vedere il sorriso spuntare sulla bocca –quella bocca perfetta- e negli occhi del giovane.
Le mancò il fiato quando Shaoran sorrise e seppe che sarebbe sempre stato così. Shaoran l’avrebbe sempre fatta impazzire in quel modo, avrebbe sempre acceso la fiamma dell’amore e del desiderio nel suo cuore e le andava bene così. Per ora.


Salve! O per meglio dire...Buona sera! No, non sono morta nè sparita, nè stata rapita; ho avuto molto da fare. So che non è una giustificazione e perciò mi scuso con tutti voi che avete aspettato me e questo capitolo, spero che, come si dice, l'attesa abbia aumentato il desiderio e che il capitolo non risulti orrendo. Comunque...
Bene, bene, bene. La ragazza trova un negozio alquanto singolare, non trovate? E anche i proprietari non sono esattamente dei tipi comuni. E colpo di scena (si fa per dire): Sakura non ha detto tutto a Shaoran, c’è ancora qualcosa di misterioso nella ragazza. La fine non mi convince molto: troppo affrettata? Comunque sia vediamo Sakura cedere per un momento alla passione e all’amore, poi si ricompone perchè non può dimenticare il ruolo che entrambi ricoprono in questa partita. Ma Shaoran, che avrebbe fatto? Avrebbe assecondato Sakura o l’avrebbe respinta? Lascio a voi l’onere di sciogliere il dubbio. 
Ciao, ciao

micia95

P.S.Se non si era capito dalla descrizione l’oggetto è questo (bisogna scorrere un po’ verso il basso): link:http://thedreamerstrc.altervista.org/opere/ccs/informazioni/dossier/magia.php 

P.P.S. non so dire quando tornerò, ma posso solo promettervi che lo farò

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Capitolo 7
*** Le Sorelle del Pugnale ***


LE SORELLE DEL PUGNALE

Le gocce di pioggia facevano male, sembravano quasi grandine. Shaoran non aveva mai creduto possibile una cosa del genere. Le gocce gli arrivavano sul viso e sul collo scoperti dal mantello: il cappuccio infatti era sceso per colpa del vento contrario e della velicità a cui stavano viaggiando. Le gocce, dopo aver colpito, scendevano gelate lungo il collo e si inoltravano sotto i vestiti facendolo rabbrividire; i vestiti gelati poi gli si erano attaccati al corpo e ora il vento li sferzava intirizzendolo sino al midollo. Anche i capelli erano completamente fradici e gocciolavano sulle mani ghiacciate. Non che la sua compagna fosse messa meglio: Sakura aveva tutti i capelli bagnati che le danzavano intorno e mandavano goccioline in ogni direzione. I vestiti erano incollati al corpo e mostravano le forme morbide della giovane. Sebbene avesse freddo, Sharan si sentì le guance bollenti per aver avuto pensieri peccaminosi su Sakura, poco consoni alla situazione. Anche Aliseo era bagnato come un pulcino ma non accennava a diminuire la velocità della loro folle corsa.
Shaoran come sempre teneva le redini e Sakura era davanti a lui, questa volta però erano anche leggermente inclinati in avanti per andare più veloci. 
Sakura voltò i suoi occhi color smeraldo dietro di loro cercando di vedere qualcosa attraverso la pioggia. Li stavano ancora inseguendo? La fronte corrugata della giovane spinse il ragazzo a voltarsi. Quello che vide lo fece rabbrividire più della pioggia fredda che non smetteva di cadere con forza. 
Da quando erano dovuti fuggire dalla città di Misoji,  perchè scoperti da un paio di guardie, avevano alle spalle cinque uomini a cavallo che li inseguivano ma da cui erano riusciti a fuggire. Adesso sembrava che le persone fossero aumentate di tre o quattro unità. La cosa sorprese Shaoran (dove avevano trovato i rinforzi se non avevano passato nessuna città?) ma soprattutto lo spaventò: i cavalli di quei cavalieri erano molto veloci ed Aliseo cominciava ad essere stanco. Sarebbero stati presi.
Sakura si chinò per sussurrare qualcosa all'orecchio del cavallo, qualcosa che Shaoran non comprese per via del vento, della velocità e dell'urgenza con cui Sakura parlò. Aliseo rallentò la sua corsa senza che Shaoran tirasse le briglie.
"Non riusciremo a fuggire: sono più veloci di noi. Non ha senso sforzare il cavallo" qui si fermò e fece un sospiro "dobbiamo prepararci a combattere". Shaoran non poté che annuire e rallentò la corsa fino ad arrivare al passo. Passò poco meno di mezz'ora prima che fossero raggiunti dai cavalieri, ma i due giovani erano pronti per combattere.
I cavalieri erano solo tre e questo sorprese il ragazzo che prima ne aveva contati almeno otto. Due degli uomini a cavallo sbarrarono loro la strada mettendosi uno in testa e una in coda ad Aliseo che fu fermato da Shaoran. Subito Sakura saltò giù dal cavallo e si sfilò il mantello bagnato che avrebbe rallentato i suoi movimenti e lo lasciò sulla sella di Aliseo. Shaoran fece lo stesso e sguainò la spada mettendosi in posizione di combattimento.
"Sakura! È un sacco di tempo che non ci vediamo!" Chi aveva parlato era il terzo cavaliere che si trovava difronte a loro. Shaoran rimase letteralmente a bocca aperta quando la figura si tolse il mantello e lo abbandonò a terra. Una donna. Anzi, una ragazza dell'età di Sakura. Il ragazzo voltò lo sguardo e vide che anche gli altri due cavalieri erano in realtà donne. Tutte e tre erano vestite in modo simile che ricordava quello di Sakura: un corpetto di pelle e un paio di pantaloni da uomo, un paio di stivali e un gilet.
"Avrei preferito continuare a non vederti Tomoyo, ma visto che siamo qui..." la voce di Sakura non era per niente rassicurante soprattutto a causa del pugnale che aveva estratto. "Occupati delle altre due, a lei ci penso io" aggiunse poi rivolta al compagno di viaggio. Shaoran non potè che annuire vista la determinazione (e rancore? Il ragazzo non ne era sicuro) negli occhi di Sakura. Vide la ragazza fare un balzo in avati per affrontare Tomoyo, nello stesso istante le altre due lo attaccarono. Il giovane fece appena in tempo a schivare i colpi dei pugnali delle ragazze. Erano molto veloci e Shaoran avrebbe dovuto stare attento, ma era troppo interessato al combattimento che si svolgeva al suo lato tra le due ragazze. Tomoyo non era l’amica di cui Sakura gli aveva parlato? Perchè adesso sembravano odiarsi? Quella curiosità e quelle domande lo deconcentrarono e le sue avversarie lo vinsero. Il giovane si bloccò con due pugnali puntati alla gola.
“NO!” urlò Sakura parando un colpo e spostandosi verso di lui. Come diamine aveva fatto ad accorgersi di quello che era successo se gli dava le spalle e stava combattendo? Shaoran era sbigottito.
“Non osate...”
“Non faranno niente. Non abbiamo intenzione di uccidere il futuro re del Regno di Chiaki. Ci servi tu” la interruppe Tomoyo pacata. Sakura si voltò verso la sua avversaria. Si studiarono in cagnesco.
“D’accordo... allora, ora faremo sul serio.” Disse Sakura estraendo il secondo pugnale, cosa che fece anche Tomoyo.
Shaoran rimase a guardarle combattere. Rimase imbambolato. Erano semplicemente perfette. Un misto di grazia, agilità e ferocia. Tutte le domande e i dubbi che gli erano sorti scomparvero, dissoloti nell’incanto di quel combattimento. 
Sakura allungò il braccio per ferire Tomoyo, ma lei parò e allo stesso tempo contrattaccò con il pugnale nell’altra mano; Sakura sembrava sapere esattamente che l’avversaria avrebbe fatto quella mossa, così scartò di lato e fu il su turno di attaccare. Tomoyo schivò e attaccò. Sakura parò e attaccò. Nessuna delle due sfidanti sembrava avere la meglio sull’altra, pareva che ognuna sapesse la mossa successiva dell’altra e non riuscivano a ferirsi nè a toccarsi. Era tutto un equilibrio perfetto, sembrava una danza.
“Non avrei mai creduto possibile una cosa del genere...” disse una delle due ragazza che tenevano fermo Shaoran.
“Nessuna è mai riuscita a resistere a Tomoyo per più di venti minuti. È davvero brava come si dice” le fece eco l’altra. Sentendo le due parlare al femminile, il ragazzo ebbe un’illuminazione.
“Le Sorelle del Pugnale” sussurrò tra l’ammirato e lo scioccato. Le Sorelle del Pugnale erano una congrega segreta di cui si aveva poche informazioni. Si sapeva solamente che era formata esclusivamente da donne che durante tutto il periodo d’addestramento si vestivano da uomini, si conoscevano la loro bravura nel combattimento corpo a corpo e che erano delle specialiste nell’arte del pugnale. Poi c’erano tante leggende: c’era chi diceva che si forgiavano le armi da sole, che sapevano usare la magia e che erano delle spie di qualche divinità sconosciuta. Questo era quel poco che si sapeva di questa congrega, la maggior parte della sua attività era avvolta da un alone di mistero, non si conosceva nemmeno il loro scopo, chi fosse il fondatore o la fondatrice, né dove si nascondessero. Se c’era un periodo di addestramento, doveva essere in un posto isolato, difficilmente raggiungibile, ma non era stato trovato niente. Per un periodo si era pensato che le ragazze da addrestare venissero prese dai villaggi, ma nessuna spariva e tutte conducevano una vita normale. Si era indagato anche sulle guaritrici, sulle levatrici e su quelle donne che dicevano di conscere la magia, ma nessuna di loro era stata scoperta come appartenete delle Sorelle del Pugnale. Nessuna appartenete a questa congrega era mai stata catturata, né viva né morta. 
Alcune persone però dicevano di essere state salvate da queste Sorelle e che erano delle brave persone, che combattevano le ingiustizie.
Shaoran da piccolo era rimasto affascinato da questa congrega segreta. Aveva scoperto la loro esistenza grazie alla cugina che viveva con loro a palazzo. La ragazza parlava di queste Sorelle del Pugnale con venerazione e diceva di volerne fare parte, perciò quando aveva dieci anni se n’era andata da palazzo ed era andata a cercarle. Ora Shaoran non la vedeva più da tempo e non sapeva che fine avesse fatto nonostante lei inviasse ogni mese una lettera a palazzo. A dodici anni Shaoran aveva accantonato quel pensiero pensando fosse una leggenda, ma ora, ora le aveva davanti, in carne e ossa e si chiese come aveva potuto non notare la somiglianza di Sakura con le descrizioni della congrega. Si sentiva deluso dalla compagna di viaggio: lui le aveva raccontato tutto di sè, mentre lei aveva continuato a mentire, e se anche la storia che gli aveva raccontato non fosse stata vera? Eppure ricordava l’espressione della ragazza nel raccontare quella parte di vita. Forse, non gli aveva raccontato proprio tutto.
“Non sei cambiata per niente Sakura” disse ad un tratto Tomoyo indietreggiando dopo un attacco di Sakura.
“Nemmeno tu cara” sorrise sorniona l’avversaria.
“Perchè accidenti te ne sei andata? Eh? Non avresti dovuto farlo! Riponevamo le nostre speranze in te!” le gridò contro Tomoyo mentre si slanciava contro di lei.
“Sai esattamente perchè! Non sopportavo più quella situazione! Non sono chi credete che sia!” le rispose mentre parava. “E poi, adesso sei tu la Madre, io non vi servo più” cocluse scagliandosi contro la vecchia amica. Tomoyo stava per dire qualcos’altro, ma fu interrotta.
“ARRIVANO!” Escalmarono le due ragazze che tenevano ferme Shaoran.
“Accidenti! Si sono ripresi!” detto questo Tomoyo si fermò e guardò nella direzione da cui erano venute. Anche Shaoran si voltò e vide cinque uomini a cavallo avvicinarsi rapidamente.
Fu un attimo. Shaoran sentì Sakura che lo chiamava e poi la vide correrre verso di sè. Sentì la mano della ragazza che prendeva la sua e lo trascinava verso Aliseo che era inquieto. Salirono in fretta sul cavallo e partirono.
“Ci rivedremo presto, non temere!” la voce di Tomoyo riuscì a superare il rombo dei cavalli che sia avvicinavano e il rumore della pioggia che, Shaoran se ne accorse solo adesso, aveva continuato a cadere per tutto il tempo. Avrebbe voluto chiederle spiegazioni, ma era ancora troppo sorpreso della scoperta fatta e improvvisamente stanco. 
Sentì arrivare la freccia quando era già troppo tardi. La vide passargli vicinissimo e si conficcò nella spalla di Aliseo. Una rosa di sangue uscì dalla ferita aperta. Il cavallo nitrì e il ragazzo non fece a tempo a dire “No!” che si ritrovò per terra su un lato della strada infangata. Scivolò mentre cercava di raggiungere il suo cavallo, il suo migliore amico. Non arrivò mai. Scivolò nuovamente e si ritrovò in una depressione lì vicino con Sakura sotto di lui. Per essere già lì doveva aver fatto un volo di diversi metri. Questo pensiero gli balenò nella mente per un solo istante. Stava per tornare dal cavallo ma una mano sul polso lo trattenne.
“Non possiamo fare niente per lui. È troppo tardi” era Sakura che gli stava dicendo di abbandonare il suo amico. Non poteva crederci.
“Ma cosa stai dicendo? Possiamo salvarlo! Dobbiamo solo...” non finì la frase perchè Sakura con uno stattone lo fece cadere su di sè, cosa facile dato il terreno fangoso.
“Mi dispiace” disse con gli occhi pieni di lacrime (Shaoran era sicuro che fossero lacrime nonostante la pioggia) prima di premere le proprie labbra su quelle del ragazzo. Il giovane rimase sorpreso. Lo stava baciando. La stava baciando. Tutte le sue fantasie di quell’ultimo mese stavano diventando realtà, eppure c’era qualcosa di sbagliato. Poco dopo lei lo lasciò andare con un sorriso un po’ triste ed imbarazzato. Sentirono dei cavalli che passavano lì vicino e i possibili cavalieri che li montavano non controllarono quella piccola depressione. Poi non sentirono più niente. Passarano i secondi, poi i minuti ed infine decisero di alzarsi.
Erano entrambi sporchi di fango e Sakura si teneva il braccio sinistro con quello destro.
“Ti fa male?” le chiese Shaoran.
“Un pochino, dev’essere colpa della caduta” rispose la ragazza evitando il suo sguardo. Mentre Shaoran arrancava su per la salita scivolosa per andare da Aliseo, vide la ragazza abbacchiata e stanca appoggiarsi al tronco dell’albero vicono alla depressione. Quando arrivò di fianco al cavallo riverso a terra, si sentì male. Sapeva che Sakura aveva ragione: ormai Aliseo lo avrebbe lasciato. Il cavallo che era stato il suo compagno di viaggio e di vita per cinque anni nitrì piano quando lo vide chinarsi.
“Shh... va tutto bene...” riuscì a dire il ragazzo mentre calde lacrime gli rigavano il volto. Vedere così il suo Aliseo lo faceva star male: il manto bianco del cavallo era tutto sporco di fango e sangue e la pioggia rendeva il pelo tutto zuppo. Rimase con lui degli interminabili minuti fino a quando il respiro già poco pronunciato del cavallo cessò. 
Shaoran avrebbe voluto urlare a tutti il suo dolore e il senso di perdita che sentiva crescere dentro di sè ma non lo fece. La sensazione di insicurezza vinse tutto il resto e non emise alcun suono –neanche un singhiozzo- mentre tornava da Sakura che era rimasta in disparte tutto quel tempo.
“Mi dispiace così tanto...io...” iniziò Sakura quando Sahoran arrivò all’albero a cui era appoggiata.
“Orami è troppo tradi...” disse Shaoran a bassa voce. “Perchè non me lo hai detto? Mi ero fidato di te! Accidenti Sakura!” aggiunse poi arrabbiato prendendola per le spalle e appoggiando poi la fronte su quella di Sakura.
“Mi dispiace...io non pote-“ ma non finì la frase perchè il ragazzo la stava bacinado con irruenza. Shaoran non aveva idea del perchè un attimo prima fosse deluso e arrabbaito con Sakura e un attimo dopo la stesse bacinado trovando quel contatto piacevole, molto piacevole mentre i suoi pensiri vagavano in un mondo a cui non avrebbero dovuto avere accesso, complice il fatto che fossero entarmbi bagnati e che i vestiti si erano appiccicati ai loro corpi come una seconda pelle.
“Shaoran...” lo richiamò Sakura dopo un lungo bacio. Appoggiò delicatamente la sua mano sul petto del ragazzo e lo spinse quel tanto che bastava per guardarlo nelgi occhi.
“Mi dispiace averti mentito. Ma non potevo dirti niente: avevo promesso di non parlarne mai con nessuno e anche dopo che sono scappata non mi sembrava giusto farlo” il ragazzo la guardò un po’ spaesato. Sakura gli sorrise dolcemente e gli raccontò quella parte di storia che non gli aveva raccontato prima.
“Quello che ti ho raccontato quella sera è vero, ho solo omesso alcune parti. Sonomi in realtà è a capo della confraternita delle Sorelle del Pugnale e quando divenati amica di Tomoyo entrai anch’io a farne parte. Io e Tomoyo siamo cresciute insieme e ci hanno educato insieme, per questo prima eravamo perfettamente alla pari: conosciamo ogni cosa dell’altra, quello che sta pensando e quello che farà. Le Sorelle hanno tutte un tatuaggio sulla spalla destra che raffigura una rosa, anch’io ce l’ho ma sembra che la mia sia una voglia. Non ho mai dato peso a questo particolare ma nell’ultimo periodo che ho vissuto con loro dopo la scomparsa dei miei genitori adottivi, Tomoyo e Sonomi si aspettavano da me qualcosa che non potevo fare, qualcosa che non ero in grado di fare. Abbiamo litigato pesantemente e sono scappata. Non le ho più viste fino ad oggi. Nell’esatto mometo in cui sono scappata non ero più una della congrega, ma mi sono servita comunque della parola d’ordine che ci siamo inventate io e Tomoyo da piccole per riconoscere le appartenenti alle Sorelle del Pugnale. Ho usato anche le mie conoscenze magiche e tecniche, non ne vado molto fiera, ma non ho potuto fare altrimenti.” Quando finì di parlare abbassò gli occhi. “Mi dispiace davvero tanto, mi sentivo così in imbarazzo ad aver fatto parte della congrega e...”
“Perchè eri arrabbiata con Tomoyo?” riuscì finalemnte a chiederle dopo un initerminabile minuto in cui cercava di comprendere quel fiume di parole uscite dalla bella bocca della ragazza che aveva intrappolato nel suo abbraccio.
“Vuole che torni da lei e dalla Congrega, che ne prenda la guida che è stata affidata a lei e...” rabbrividì “...e si sente tradita.” In quel mometo iniziò a piangere e Shaoran si accorse che tremava come una foglia. Era sopraffatta dai ricordi e dalle forti emozioni e anche totalmente indifesa: gli occhioni verdi che risplendevano nella luce dei lampi, i capelli corti che le sferzavano il viso bagnato di pioggia e lacrime e i vestiti che mostravano quanto femminile fosse. Il ragazzo non potè fare a meno di trovarla attraente e molto eccitante.
“Accidenti” pensò in un moto di stizza nei propri confronti, come accidenti faceva a pensare in quel modo di Sakura quando lei sembrava un cucciolo? Se ne era accorto da tempo: la vicinanza di Sakura non lo faceva più sentire solo felice, ma aveva cominciato a risvegliare in lui sensazioni che pensava fossero appartenute solamente al ragazzino che era stato pochi anni prima. Non poteva ignorare i segnali che la mente e il corpo gli mandavano, era un ragazzo in fondo e di certo non aiutava il fatto che Sakura gli si fosse stretta addosso e che lui l’avesse abbracciata per riflesso.
“Non voglio vederti piangere” le sussurrò con tutta la dolcezza che riuscì a trovare mentre le emozioni che aveva sempre represso spingevano per uscire. La prese delicatamente per le guance e la baciò un’altra volta.
Non fu come il bacio di poco prima. Si baciarono piano, attenti, con grande delicatezza e ad occhi chiusi per assaporare quel momento solo loro. Shaoran cercava di dirle che l’amava, sperando che lei capisse. 
Si separarano solo quando non ebbere più fiato e subito dopo il giovane la baciò ancora, più intensamente di prima esprimendo tutto il desiderio anche fisico che provava per lei e che divampava dentro di lui.
La ragazza lo assecondò e rispose al bacio passionale mentre piano portava le mani tra i capelli del giovane e quando iniziò a giocare con le ciocche più lunghe, il ragazzo sentì un brivido di eccitazione salirgli lungo la spina dorsale. Poi molto piano e con l’insicurezza dovuta all’inesperienza e alla paura di un rifiuto, fece scivolare le proprie labbra sul collo della giovane che sospirò. Sempre molto delicatamente seguì la linea del collo depositando tanti piccoli baci sulla pelle bianca. Intanto la mano sinistra stringeva quella destra di lei e la sua destra era sul financo della giovane. 
Si sentiva inebriato, completamente perso nel profumo e nella morbidezza della sua pelle; in quello stato capì finalmente che avrebbe voluto andare avanti, non fermarsi a qualche semplice bacio.
Mentre un sorriso aleggaiva sul suo viso per quella improvvisa consapevolezza e sfiorava con il naso la pelle profumata di Sakura, sentì una leggera pressione contro il petto e si scosò un poco da lei.
“Sakura, cosa...” cominciò a chiedere mentre il suo sguardo si alternava tra la mano sinistra di lei, prima intrecciata nei suoi capelli, e il suo sguardo tristissimo.
“Non possimo...” esitò per un istante mentre la gola di Shaoran diventava secca “...non possiamo fare l’amore...io...” l’imbarazzo era palese.
“Ma io ti amo!” fu l’unica cosa sensata che uscì dalla labbra di Shaoran. Il tono era quasi disperato, si sentiva respinto dalla giovane donna che amava.
Lo sguardo di Sakura si fece sorpreso e poi si addolcì infinitamente “Ti amo anch’io. E ti giuro... anch’io vorrei avere tutto da te e donarti tutto ma tu non sei per me, hai la tua principessa...” mentre parlava aveva portato una mano sulla guancia dell’innamorato e aveva ripreso a piangere.
“Non m’importa di lei, lo sai. Basta solo che tu dica una parola e non la sposerei, ti prego Sakura, lasciami vivere con te.” Non era mai stato così serio in vita sua, avrebbe rinuciato a tutto per lei: il trono, la principessa, il regno, le ricchezze... tutto non aveva senso senza di lei.
“E’ proprio perchè lo so che non posso farlo. Il tuo matrimonio è lo scopo della mia missione: riporterebbe la pace e non puoi sottrarti. Il tuo destino è più importante del mio amore.” Il suo tono ora era determinato anche se Shaoran potè scorvi lo stesso amore e la stessa disperazione che provava lui.
“Non l’amerò mai, ci sei solo tu, amore mio.” Non si stupì neanche un po’ per aver trovato il coraggio di dire quelle parole. Erano così giuste e vere che non dirle gli sarebbe sembrato strano.  “Ma vorranno degli eredi ed io...” non riuscì a continuare. Ma non aveva bisogno di farlo, Sakura sapeva fin troppo bene che si sarebbe concesso a lei.
“Lo so e mi fa arrabbiare pensare che lei ti darà qualcosa che io non potrò mai darti” gli occhi le lampeggiarono di gelosia e rabbia.
Baciandole delicatamente la mano che era ancora sulla sua guancia, le disse “Potremmo farlo comunque, nessuno lo scoprirà mai”
“Non tentarmi, amore mio, mi sentirei un mostro e poi una fanciulla di diciassette anni non più vergine che va in giro da sola? Sarebbe come dichiare al mondo intero quello che è successo tra di noi” un sorriso stanco e imbarazzato le affiorò sul viso. “Posso prometterti una cosa però: non mi avrà nessuno” Lo stupore che si disegnò negli occhi del ragazzo non le fece abbassare lo sguardo e la consapevolezza della promessa di Sakura gli fece stringere il cuore ma non potè non essere felice di sapere che nessuno l’avrebbe mai avuta come non l’aveva avuta lui.
“Ti amo, Sakura” le ripetè prima di baciarla.
Quel bacio sotto un albero gocciolante in mezzo ad un temporale sancì quella pormessa di due giovani innamorati disperati che cercavano di non farsi sopraffare da qualcosa di più grande di loro ma che li avrebbe segnati per sempre.



Ehmmm....Ciao! Sono tornata! Prima di iniziare con le note (che vi avviso saranno un po' lunghe) mi scuso tantissimo per essere tornata così tardi, ma questo capitolo è stato difficilissimo scriverlo e mi vergogno anche un po'. Vorrei ringraziarvi in anticipo per avermi aspetatta e spero di essermi fatta perdonare, un pochino almeno :(
Inizio col dire che la storia è partita tutta da qui; cioè la prima scena che avevo immaginato è stata quella del combattimento in poi e inizialmente avevo pensato di far partire così la storia e di introdurre poi dei flashback ma alla fine ho deciso di fare una cosa un pochino più semplice.
Finalmente sappiamo chi è veramente Sakura e scommetto che la storia di Tomoyo non ve l'aspettavate :). I due protagonisti stanno scappando e gliene succedono di tutti i colori. Finalmente si mettono in chiaro le cose tra i due ma Sakura non accetta i compromessi a causa della sua "missione" che verrà spiegata meglio più avanti.
Adesso arriva Aliseo. Prima di scrivere questo capitolo avevo pensato di risparmiarlo dalla morte ma alla fine ho deciso di mantenere l'idea originale. Non so se vi siete affezionate a questo cavallo ma io sì, tantissimo e non sono sicura di essere riuscita a renderlo come volevo. KuroCyou in una recensione aveva cambiato il nome di Aliseo in Altimus da Altivo (Strada per El Dorado) e Maximus (Rapunzel) per le caratteristiche che Aliseo aveva in comune con questi due cavalli. Devo ammettere che ha ragione però io mi sono ispirata ad altri due cavalli: Cielo il cavallo alato di Romeo in RomeoxJuliet e Fiammabianca uno stallone in Eragon. Mi sono ispiarta a questi due cavalli perchè mi sono sempre sembrati dolci e intelligenti.
Detto questo mi dispiace che sia morto :(
Per ultima cosa volevo augurarvi buone vacanze! Io partirò domani per tre settimane e non penso riuscirò a collegarmi a internet quindi se non rispondo non è mancanza di rispetto nei vostri confronti ma proprio perchè non ho tempo!

Ringrazio chi ha inserito la storia tra le seguite:
1 - Alys93
2 - anna23hanna 
3 - beno89
4 - LittleCher 
5 - Puffin 
6 - senvi99 
7 - Tomoyochan 

Ringrazio chi ha inserito la storia tra le ricordate:
1 - Alys93 
2 - LittleCher 
3 - Paperella96

Ringrazio chi ha inserito la storia tra le preferite:
1 - Alys93 
2 - KuroCyou 
3 - LittleCher 
4 - Puffin 
5 - Shaoran 94 
6 - Shaoran Kun 
7 - Tomoyochan 
8 - Youaremylove 

Ringrazio chi ha recensito:
1- Puffin
2- BloodLines_Anya
3- KuroCyou
4- senvi99
5- Katty456
6- LittleCher
7- Ladesy

E ovviamente ringrazio tutti i lettori di cui non conosco il nome!

micia95

 

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Capitolo 8
*** Andare Avanti ***


ANDARE  AVANTI

Dalle scale Sakura vedeva Shaoran seduto ad un tavolo posto nell'angolo della locanda, di fronte a sé aveva solo un bicchiere vuoto e un candela quasi del tutto consumata. La luce proiettava ombre inquietanti sul volto del giovane. Lo sguardo corrucciato, la fronte corrugata e le ombre lo facevano sembrare molto più anziano di quanto non fosse in realtà. Sakura provò una stretta al cuore nel vedere il ragazzo tanto amato in quelle condizioni. Ed era colpa sua, solo colpa sua. Altre lacrime minacciarono di uscire dagli occhi verdi della ragazza sia perchè si sentiva in colpa, sia perchè non sapeva cosa fare per consolare Shaoran. Ricordava ancora come era sconvolto quando poche ore prima avevano raggiunto la prima locanda che avevano trovato dopo il confine tra il Regno di Kuma e quello di Aldelail.
 
Erano bagnati fradici e i vestiti appiccicati al corpo non avevano reso facile e piacevole il viaggio a piedi da quell'albero al confine. Avevano spostato Aliseo su un lato della strada sia per precauzione, sia per rispetto per il coraggioso e fedele equino. Sakura aveva lasciato Shaoran un momento ancora da solo con l’amico fidato prima di spronarlo a continuare il cammino. Se non si fossero mossi le possibilità di essere catturati erano altissime; dovevano assolutamente raggiungere il confine.
Erano entrati nella locanda sostenendosi a vicenda, bagnati fino al midollo per la camminata sotto la pioggia e con lo sguardo basso di chi è stato sconfitto. Li aveva accolti una donna alta, magra e secca ma con uno sguardo dolce, materno.
"Oh cari! Venite, venite! Prendete una stanza! Vi preparo anche un bagno caldo, eh?" aveva chiesto preoccupata accompagnandoli all'interno della locanda. Sakura aveva annuito stanca. La donna aveva fatto segno ad una ragazzina di non più di quindici anni di preparare un tavolo per i due ospiti e poi era sparita a preparare la camera.
I due ragazzi si erano seduti stringendosi nei loro abiti bagnati; la ragazzina aveva fatto loro un sorriso ed era arrossita guardando Shaoran. Sakura, per un attimo, ne era stata gelosa, poi quando avevano portato loro una minestra calda non ci aveva fatto più caso e aveva ringraziato di cuore.
"Eccomi tornata! La camera e il bagno sono pronti. Se uno di voi vuole seguirmi..." aveva detto la donna di prima (probabilmente la proprietaria della locanda aveva riflettuto Sakura) guardando Sakura.
"Vai tu" aveva sussurrato al ragazzo che scosse la testa. La giovane aveva sbuffato prima di sussurrargli "Ehi, ne hai più bisogno di me" poi gli aveva sorriso incoraggiante. "Posso fare solo questo per farlo stare meglio" aveva pensato con tristezza e amarezza Sakura. Lui le aveva sorriso piano, poi si era chinato verso di lei per sfiorarle le labbra in un bacio dolce, riconoscente prima di alzarsi e seguire la donna.
Poco dopo era tornata la donna e si era avvicinata alla ragazzina dietro al bancone dicendole di andare a dormire.
A quel punto Sakura si era diretta al bancone.
"Vorrei una stanza per questa notte" aveva chiesto cercando di sorridere.
"Ma certo cara! Per lei e il suo fidanzato immagino..."
"Marito" si era sentita dire Sakura notando anche che la ragazzina era sobbalzata e poi aveva abbassato lo sguardo. Sakura sapeva che non avrebbe dovuto sentirsi così sollevata, eppure lo era. "Siamo sposati da poco" aveva aggiunto poi rivolta alla locandiera che aveva annuito.
 "Se posso chiedere... Come mai una giovane coppia come voi si trova da queste parti, con questo tempo e a quest'ora?"
"Pettegola" aveva pensato Sakura con stizza prima di rispondere con la versione concordata con Shaoran. "Stiamo andando a trovare mia sorella che sta per avere un figlio ad Aldelail. Siamo stati sorpresi dal temporale, il nostro asino si è spaventato ed è scappato lasciandoci a piedi". Complimenti per la bugia, aveva pensato Sakura con amarezza. La donna stava per aggiungere qualcosa, probabilmente un'altra sfilza di domande, quando Shaoran era sceso dalle scale con i vestiti asciutti e si era avvicinato alla ragazza. "Tocca a te ora" le aveva detto con un sorriso "Vai, io sto ancora un po' qui, poi ti raggiungo" l'aveva aiutata ad alzarsi e l’aveva baciata stringendola dolcemente prima di lasciarla andare.
Sakura aveva fatto un bagno rilassante ma le era servito a scacciare i brutti pensieri solo per poco perchè quando aveva cominciato a scendere le scale si era accorta di Shaoran seduto da solo al tavolo.
 
Era almeno mezz'ora che osservava il ragazzo seduta sulle scale e quello che aveva visto non le era piaciuto per niente: Shaoran se ne stava lì, immobile, immerso in cupi pensieri che Sakura poteva solo immaginare. "Adesso basta" pensò la ragazza alzandosi e dirigendosi dal giovane.
"Shaoran" lo chiamò e lui sollevò lo sguardo su di lei. Sakura rabbrividì: quegli occhi color delle foglie d'autunno erano due pozze nere di tristezza. "Andiamo a letto. Vieni" gli tese una mano che lui prese dopo un attimo di esitazione. Il ragazzo si lasciò trascinare fino in camera e poi sul letto, sotto le coperte. Sakura sapeva bene che quella notte il giovane non avrebbe dormito poco e male, così invece di dargli la schiena e rannicchiarsi il più lontana possibile da lui, appoggiò il capo sulla schiena del ragazzo e lo abbracciò. Avrebbe voluto piangere: non poteva fare nient’altro per alleviare la sua sofferenza; sapeva bene per esperienza personale che quando si perde qualcuno di caro ci si chiude in un guscio lasciando tutto fuori e niente poteva tirarti su di morale. Dopo un tempo indefinito Shaoran si girò abbracciando a sua volta Sakura e nascondendo il volto nell'incavo del collo di lei, luogo che sembrava fosse stato creato per lui solo. Si strinsero forte come se quel gesto potesse proteggerli e sanare le loro ferite.
“Ti amo Sakura, non lasciarmi anche tu” fu solo un sussurro, ma se fosse stato gridato avrebbe avuto lo stesso effetto sulla giovane. Per un lungo istante la ragazza trattenne il fiato pensando che non avrebbe potuto mantenere quella promessa per sempre, poi gli rispose altrettanto piano.
“Ti amo anch'io Shaoran, non me ne vado, sto qui con te”
Quella fu l’ultima cosa che si dissero prima di provare a dormire per il resto di quella notte agitata.
 
 
Il mattino dopo si alzò con le braccia intorpidite trovandosi da sola nella stanza. Un’improvvisa paura l’assalì e si alzò senza curarsi delle coperte che si sparpagliavano disordinatamente intorno a lei. Fortunatamente la sera prima non si era cambiata e non aveva disfatto il suo zaino e ci mise poco a raccattare le poche cose che aveva in quella camera. Non potè fare a meno di notare che lo zaino di Shaoran e tutti i suoi effetti personali erano spariti. Si sentì tremendamente sola e corse fuori dalla camera raggiungendo la stanza al piano di sotto. Si guardò rapidamente attorno senza riconoscere i capelli color dell’autunno di Shaoran. Il panico misto alla tristezza la invasero mentre si dirigeva al bancone dove la locandiera serviva del latte a due avventori.
“Buon giorno cara!” la salutò con un grosso sorriso la donna. Sakura ricambiò anche se il suo sorriso non era così allegro. Rispetto alla sera prima era molto più riposata e non se la sentiva di essere scontrosa con quella donna che li aveva accolti.
“Tuo marito ti aspetta qui fuori, mi ha detto di avvisarti che è andato a comprare una nuova cavalcatura per proseguire il vostro viaggio” Sakura la guardò sorpresa ma immensamente felice per quella scoperta. Non se ne era andato! E non l’aveva lasciata sola e non aveva nemmeno fatto qualche pazzia di cui poi avrebbe potuto pentirsi.
“Sai, mi aveva detto che ti saresti preoccupata. E’ un ragazzo adorabile, vero? Sarà un padre perfetto per i vostri figli!” esclamò la donna facendole l’occhiolino. Sakura non sapeva se ridere o piangere a quell’affermazione, inoltre la donna sembrava così sicura!
“Sì...sì, sarà un ottimo padre” concordò. “Ma non dei miei figli” aggiunse per se stessa, doveva ricordarsi che lui era il principe del regno di Chiaki. Poi uscì in tempo per vedere Shaoran venirle incontro con in mano le briglie di un cavallo pezzato. Il ragazzo le sorrise e se non fosse stato per le occhiaie e per gli occhi un po’ meno luminosi del solito nessuno avrebbe potuto indovinare quello che era accaduto la notte precedenete. Lo raggiunse e lo strinse a se, lui ricambiò l’abbraccio con il braccio libero. Le baciò teneramente i capelli e poi gli occhi ancora chiusi per poi sfiorarle le labbra prima di approfondire il bacio.
“Buon giorno” le sussurrò e lei sorrise affondando il viso nei suoi vestiti annusando il suo profumo.
“Allora, quando vuoi partire Sakura?” le disse una volta che lei si era staccata. Adesso stavano tornando verso la locanda mano nella mano.
“Non hai voglia di riposarti un po’? Potremmo partire dopo mangiato” propose la ragazza guardando il giovane.
“Tutto quello che vuoi, Sakura”
Erano giunti alla locanda, Shaoran legò il cavallo a un palo piantato lì apposta e poi prese lo zaino di Sakura e le porse la mano.
“Facciamo un giro, ti va?” le propose. Sakura annuì convinta. Aveva pensato che sarebbe stata lei a dover trascinare Shaoran –lo Shaoran triste e addolorato chiuso nel suo guscio-  in giro per la città e invece lui era molto più forte di quanto aveva pensato e stava reagendo in maniera molto positiva anche se lei sapeva che per placare quel dolore ci sarebbe voluto del tempo.
“Voglio godermi ogni istante che ho con te Sakura” le sussurrò all’orecchio mentre camminavano mano nella mano “So già che ti dovrò lasciare” questo era quello che pensavano entrambi ma non c’era bisogno di dirlo ad alta voce.
Stavano facendo ritorno alla locanda per mangiare un boccone prima di partire dopo essere stati in giro tutto la mattinata per la piccola cittadina sbaciucchiandosi ogni tanto all’ombra di una casa in modo che nessuno potesse vederli, quando la ragazza che avevano visto la sera prima servire alla locanda venne loro addosso facendoli barcollare.
“Stai bene?” chiese Shaoran trattenendo la ragazza per un braccio. Effettivamente la giovane aveva uno sguardo spaventato.
“Possiamo aiutarti?” chiese allora Sakura vedendo che la ragazza non rispondeva.
“Mia zia...” deglutì “Mia zia sta per partorire ma c’è qualcosa che non va! La levatrice mi ha mandato a cercare aiuto!” le lacrime cominciarono a scendere sul volto della giovane. Sakura provò compassione per la ragazza e sebbene sapesse che era un po’ rischioso le disse “Ti aiuterò. Portami da tua zia” La ragazza la guardò speranzosa e prendendola per mano la condusse verso la casa della zia. Tuttavia Sakura sentiva lo sguardo di Shaoran su di sé e sapeva che era uno sguardo indagatore e preoccupato.
“Oh! Finalmente sei arrivata!” così alcune donne accolsero la ragazza della locanda che portava i due compagni di viaggio. Alla vista del giovane le donne si guardarono l’un l’altra un po’ sospettose.
“Ha detto che ci può aiutare” disse infine la ragazza indicando Sakura.
“Sei molto giovane, come pensi di fare?” chiese quella che doveva essere la levatrice.
“Non ho cattive intenzioni, ve lo assicuro. La posso aiutare ma ho bisogno che vi fidiate di me e che mi aiutiate.” Sakura eluse la domanda, meglio evitare che sapessero chi era stata: avrebbero potuto avere paura o finire nei guai. Non sembravano molto convinte. “Sentite, mi pare di capire che se nessuno fa niente moriranno sia il bambino che la madre, quindi che vi costa fidarmi di me? Posso aiutarvi, sul serio” cercò di essere il più convincente possibile, dopotutto lo sapevano anche loro che lei aveva ragione.
“E lui?” chiese la più anziana delle donne indicando Shaoran. Lui subito arrossì e spostò il peso da una gamba all’altra abbassando lo sguardo.
“Mi ha accompagnata” fu la sola risposta. “Non c’è tempo da perdere” aggiunse poi sentendo i lamenti della puerpera. Prima che entrasse nell’altra stanza si diresse verso l’unico maschio in quella stanza.
“Sakura...l’hai mai fatto?” chiese il ragazzo mentre la giovane frugava nel proprio zaino.
“Non proprio, mi hanno insegnato come fare e una volta ho assistito” gli rispose la ragazza mordendosi il labbro. Era sicura delle sue capacità ma cominciava ad avere paura di commettere qualche errore e non se lo sarebbe mai perdonata.
“Vengo con te, non ti lascio sola” il ragazzo la guardava negli occhi mentre pronunciava quelle parole. La sicurezza nella voce di Shaoran le infuse un po’ di coraggio.
“Sei sicuro? Non è un bello spettacolo e non credo ti facciano entrare molto volentieri”
“Potrei essere d’aiuto, non so come: me lo dirai tu.” Vedendo che la ragazza esitava aggiunse “Voglio esserti d’aiuto Sakura e restando fuori non posso fare niente”
“D’accordo allora” disse e annuì dirigendosi finalmente nell’altra stanza trascinandosi dietro il ragazzo.
Quando entrarono potè vedere la sorpresa sui volti delle donne e l’impressione che il sangue e il viso della donna fecero a Shaoran, ma il giovane si riprese subito. Tutti la guardarono in attesa di istruzioni.
“Va bene. Prendete dei panni bagnati per pulire e coperte pulite, disinfettate tutto mi raccomando. Ho bisogno che qualcuno mi aiuti a preparare un infuso e un unguento con queste erbe” appena ebbe finito di parlare tutti si mossero e la donna più anziana le si affiancò per preparare quello di cui aveva bisogno. La donna stesa sul letto continuava a lamentarsi e a piangere.
“Shaoran, per favore calmala. Parale e prenditi cura di lei” il ragazzo annuì e si sedette sul letto di fianco alla partoriente.
“Salve, come si chiama?” le chiese con voce dolce prendendole la mano e stringendola piano tra le proprie.
La donna si girò e spalancò gli occhi. “Hikari” sussurrò.
Shaoran sorrise. “Bene, Hikari. Come volete chiamare vostro figlio?” e continuò così a farle domande e a raccontarle di luoghi lontani per distrarla e farla calmare almeno un po’.
Sakura non potè fare a meno di sorridere mentre sentiva Shaoran parlare con quella voce pacata e tranquillizzante, se non fosse stata così presa si sarebbe fermata anche lei per ascoltarlo.
“Ecco, bevi, ti farà bene” disse Sakura porgendo una tazza fumante a Hikari appena ebbe finito di preparare le erbe per l’infuso. La donna bevve aiutata da Shaoran mentre lei delicatamente le cospargeva il ventre con l’unguento preparato. Le altre donne continuarono ad affaccendarsi intorno al letto ancora per poco tempo prima di fermarsi nuovamente ad aspettare che Sakura dicesse loro cosa fare. Erano passati pochi minuti, eppure sembravano ore.
“Hikari, come si sente ora?” chiese a quel punto la ragazza.
“Strana...sento meno male di prima ma ho paura”
“Abbiamo bisogno del suo aiuto, il suo bambino ne ha bisogno. Ci aiuterà?” la domanda era inutile perchè la donna era determinata e annuì convinta. Sakura sorrise e le diede istruzioni per far nascere il bambino.
Interminabili minuti, urla, pianti e sofferenze dopo il bambino nacque e tutti per un momento furono sollevati e contenti.
“Non piange. Non sento la voce del mio bambino” disse quasi subito Hikari con la voce che le si spezzava ad ogni parola e tornò a stringere la mano di Shaoran che aveva tenuto stretta per tutto quel tempo. Il ragazzo era pallido e sembrava sul punto di svenire ma guardò Sakura con una preghiera disperata negli occhi.
“Salva il mio bambino, ti prego!” le chiese tra le lacrime Hikari. Era la stessa preghiera che Sakura aveva letto negli occhi di Shaoran.
“Non c’è più niente da fare, Hikari” cominciarono a consolarla tra le lacrime le altre donne presenti.
Sakura prese tra le braccia il bambino e lo lavò con dolcezza, come se fosse stato suo figlio. Shaoran la raggiunse.
“L’hai salvata Sakura, sei stata brava” le sussurrò mettendole un braccio sulle spalle, tuttavia la ragazza pianse silenziosamente cullando il bambino.
“Non sono stata capace di salvarlo....cosa  credevo di poter fare? Tomoyo si sbaglia, non sono quella che crede che io sia” le parole le uscirono senza che potesse fermale. In quel momento il bambino si mise a piangere e per la sorpresa per poco Sakura non lo lasciò cadere. Tutti la guardarono sorpresi ed estremamente riconoscenti mentre il bambino continua a strillare. Subito Sakura lo mise tra le braccia della madre che lo strinse a se con le lacrime agli occhi, questa volta di gioia.
“Grazie...grazie...” continua a cantilenare mentre cullava il bimbo che non la smetteva di piangere e dimenare le manine.
“Ce l’hai fatta, amore mio” le disse Shaoran baciandole i capelli e allontanandosi dalla stanza. Quando furono nell’atrio Shaoran lasciò a Sakura il tempo di lavarsi le mani mentre lui prendeva le loro cose e l’aspettava fuori.
Proprio mentre era al lavello immersa nei suoi pensieri, si sentì tirare il vestito in corrispondenza della spalla destra e si voltò di scatto. Così facendo la manica le scivolò fino a mostrare la voglia a forma di rosa.
“Lo sapevo!” disse la donna che l’aveva tirata: era la donna più anziana, molto probabilmente la madre di Hikari.
“Io...io...” Sakura non sapeva cosa dire. Era stata riconosciuta: e ora?
“Grazie per tutto quello che hai fatto” le disse invece la donna guardandola negli occhi e poi abbassò il capo in segno di rispetto. Sakura si guardò intorno spaventata sperando che nessuno vedesse quello che stava succedendo e incontrò gli occhi curiosi Shaoran che poi le fece un cenno col capo e un piccolo sorriso.
“Ma non ho fatto niente” si difese allora.
“Sì invece. Mio nipote era nel limbo e tu l’hai riportato indietro con le tue lacrime e il tuo dolore” Sakura la guardò sorpresa e prima che provasse a ribattere la donna continuò “Sai anche tu che è vero, hai dei poteri straordinari ragazza mia. Ora vai, non diremo niente. Che il Circolo Infinito del Cielo sia con te” poi la lasciò andare.
Sempre confusa Sakura uscì in fretta da quella casa. “Allora sa. Che fosse una di noi?” Aveva riconosciuto parte della frase segreta che lei e Tomoyo avevano inventato quando erano piccole.
Era ancora confusa quando partirono per continuare il loro viaggio. La ragazza ringraziò silenziosamente Shaoran per non aver fatto domande e per non aver detto nulla sebbene avesse sentito tutto.
“Andiamo” le disse soltanto mentre l’aiutava a montare in sella. Sakura si strinse a Shaoran e appoggiò la guancia sulla schiena del ragazzo. Non desiderava nient’altro che stare così per sempre, non desiderava nient’altro che lui. Ma sapeva bene che non era possibile e che il loro sacrificio avrebbe permesso ad altri di amarsi e vive felici insieme.



Buon pomeriggio! Credetemi, sono sorpresa quanto voi di essere qui ad aggiornare la storia. Non pensavo di essere ancora capace di scrivere perché erano mesi che non riuscivo a scrivere qualcosa fino a ieri. Non so come ma mi sono messa al computer ed è venuto fuori quasi tutto il capitolo che vede (l'inizio l'aveva scritto mesi fa). Spero vogliate ancora seguire questa storia anche se gli aggiornamenti sono sempre più radi (ve lo dico già: non so quando pubblicherò di nuovo, probabilmente ad agosto).E' stato difficile scrivere questo capitolo e non ho voluto scrivere apposta la parte del parto perché non credo di esserne capace e perché mi impressionava un po'.A parte questo, spero vi piaccia il capitolo, vi auguro buone vacanze e buona Pasqua (anche se in anticipo ;) )
 
micia95
 

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Capitolo 9
*** Partenze ***


PARTENZE

Sakura era appena uscita dal negozio quando Mei-Ling si voltò verso Kaho Mizuki, la sua insegnate, che sorrideva.
“Era davvero lei?” La donna annuì solatanto.
“Beh, è una bella ragazza, no? Il cuginetto ha una sfortuna sfacciata a volte! Anche se si caccia in guai più grandi di lui” la faccia di Mei-Ling era buffissima in quel momento: aveva una smorfia sul viso e non si capiva bene se tentasse di trattenere un sorriso o fosse davvero seccata. Stava di fatto che Kaho Mizuki non potè trattenersi dallo scoppiare a ridere.
“Che c’è? Che ho detto adesso?” per tutta risposta le arrivò un sorriso della proprietaria del negozio
“Hai ragione è una bella ragazza ma sa essere molto goffa e divertente a volte!” aggiunse poi Kaho Mizuki.
“Sì...in effetti è vero. Mi chiedo come sia possibile...insomma, è lei, eppure non sa niente e sembra una ragazza così ordinaria che non lo immagineresti mai!”
“L’hai detto tu: non sa niente. O meglio non si è ancora accorta di niente, ma ha ricevuto la giusta educazione e infodo è meglio così, no? Ha già altri problemi da affrontare e se avesse sempre saputo tutto sarebbe stato come tarpare le ali ad un uccellino o impedire ad una fiore di sbocciare” concluse la saggia donna guardando la ragazza nelgi occhi.
“Odio quando sai sempre cosa dire e lo dici in modo sibillino” borbottò l’altra avvicinandosi all’uscita.
“Non te la prendere: ho più esperienza di te! Ah! Già che esci fai la spesa” le disse porgendole un pezzetto di carta.
Mei-Ling annuì e prese il foglietto prima di uscire dal negozio.
“Speriamo in bene” mormorò Kaho Mizuki alla stanza vuota.
 
Era sconvolta, come era potuto accadere? Cosa li aveva compromessi? Che accidenti avevano fatto?
“Kaho!” urlò la ragazza spalancando la porta del negozio ed entrando come un tornado.
“Mei-Ling, calmati e dimmi cosa è successo” rispose la donna poggiando la scatola che aveva in mano sul bancone. La ragazza con i codini la guardò un attimo prima di cominciare “Sono degli imbecilli! Le guardie... cavalli... corsa...festa e poi....lo uccido!” disse di corsa mangiandosi le parole e senza riuscire a fare un discorso di senso compiuto.
“Adesso prendi un bicchiere d’acqua e me lo ripeti, eh?”
“Allora...” borbottò Mei-Ling ingurgitando l’acqua che le era stata offerta. “Sono due pazzi! Sakura a calamato un gruppo di cavalli parlano nella Lingua, due uomini l’hanno notato e hanno pensato bene di dirlo ai soldati che non hanno riflettuto un attimo e si sono diretti verso di loro; i due piccioncini se ne sono accorti e sono scappati di corsa sul cavallo di Shaoran attraversando le strade in festa! E adesso sta pure piovendo! Io mio cugino lo uccido! Già è nei guai così, deve pure peggiorare la situazione?!” finì la ragazza sbattendo il bicchiere sul tavolo.
Kaho Mizuki la guardava pensierosa “Quindi sono corsi via”
“Già” affermò la ragazza con vigore.
“D’accordo, qui abbiamo bisogno d’aiuto” detto questo la donna si alzò e andò dietro al bancone, chinatasi prese un involucro pesante, tondo e coperto da una stoffa scura, logora e piena di polvere. Quando tolse quello straccio, una sfera di cristallo brillò debolmente in quel vecchio negozio. Mei-Ling si avvicinò e porse a Kaho la Campana della Luna. Lei la prese e sciolse i suoi lunghi capelli rossi. Mei-Ling sapeva quello che stava per succedere: Kaho stava per invocare le Guardiane.
Mei-Ling le si mise accanto in assoluto silenzio, emozionata per quello che stava per vedere e pronta ad intervenire se ci fosse stato bisgono del suo aiuto o della sua energia. Sapeva che Kaho si sarebbe stancata in fretta perchè, per quanto fosse forte ed esperta, quello che stava per fare era molto complicato e difficile e richiedeva un dispendio di energie magiche molto alto. Invocare le Guardiane non era una sciocchezza da nulla e bisognava avere un più che valido motivo per farlo.
Kaho Mizuki fece suonare la Campana della Luna tre volte, poi si mise a mormorare una litania in una lingua dimentica dalla maggior parte degli uomini e la invitò con un cenno a fare altrettanto. Mei-Ling conosceva a memoria quella formula, era la prima cosa che le aveva insegnato Kaho anche se allora non sapeva di che cosa si trattasse e quale fosse il significato delle parole. La lingua che utilizzavano era la Lingua, la sessa che si parlava al tempo di Clow Reed. Era la lingua della magia ma poi era diventata pericolosa perchè le persone avevano perso la capacità di controllare quello che dicevano e avevano provocato enormi danni. Si era deciso perciò di abolirla e di tornare a una lingua ancora più antica che però non aveva conseguenze magiche. Vietando l’uso della Lingua nessuno orami la parlava più e solo poche persone, per lo più maghi molto anziani o esperi, e le Sorelle del Pugnale la imparavano e la utilizzavano.
“Vi preghiamo di mostrarvi Guardiane, abbiamo bisogno del vostro aiuto. Aiutateci con i vostri poteri e la vostra saggezza. Guidate le nostre azioni e consigliateci la via da seguire. Siamo vostre devote figlie” questo era più o meno il significato dell’invocazione e la ripeterono per tre volte. Poi Kaho suono nuovamente la campana e al dodicesimo rintocco le due donne si fermaro per respirare. Mei-Ling guardò la compagna e sebbene questa avesse lo sguardo fiero e risoluto vide che tremava e che il sudore le scendeva dalle tempie. Anche lei era sudata e aveva il respiro corto sebbene la maggior parte dell’energia utilizzata apparteneva a Kaho.
Nel silenzio più assoluto, interrotto solamente dai loro brevio respiri, la sfera viola cominciò a brillare sempre più intensamente e da essa uscì una specie di nebbiolina dei colori dell’arcobaleno che prese le sembianze di undici donne con lunghe vesti. Mei-Ling non riusciva a distinguerne bene i tratti fumosi, l’unica cosa chiara erano i loro occhi: tutti di colore diverso che brillavano con la stessa profonda intensità. In quel momento Mei-Ling si sentì fiera di ciò che era, onorata di poter scorgere le Guardiane e intimidita dalla loro forza che trapelava attraverso la nube leggere.
“Ci avete chiamato?” Mei-Ling non capì chi aveva parlato: nessuna aveva aperto bocca e tutte continuavano a fissarle.
“Guardiane, grazie per aver ascoltato la nostra preghiera” fu Kaho a parlare, questo compito spettava a lei. “Vi abbiamo chiamato perchè temiamo per la sua incolumità e non sappiamo come comportarci” non aveva specificato il soggetto ma era chiaro a tutte.
La donna seduta al centro di quello strano cerchio di figure fumose mosse la mano in un muovimento apparentemente casuale e la sfera sotto di lei brillò per un attimo. Quando il chiarore diminuì nella sfera apparvero delle immagini. Sebbene le immagini non fossero chiare a causa della pioggia che vi si vedeva, tutti i presenti capirono subito chi fossero le due figure a cavallo.
“Oh! Piccola mia, sii forte” Mei-Ling sentì sussurrare queste parole da quella che sembrava la più giovane di quelle ombre fumose.
“Guardate! Ci sono altre persone” fece notare un’altra delle Guardiane. Gli sguardi di tutte si spostarono leggermente più indietro rispetto a prima e videro degli altri cavalli che sopraggiungevano. Mei-Ling non capì come, ma l’immagine di questi cavalieri si ingrandì e vide che si trattava di donne e non di uomini. Tirò un sospiro di sollievo.
“Li raggiungeranno” non era una domanda ma un’affermazione.
“Li fermeranno?”
“No, non le sarà possibile, lei ha ancora troppa paura. Deve trovare fiducia in se stessa prima di compiere il suo destino. E noi saremo lì quando succederà. Dovrete esserci anche voi” lo sguardo penetrante delle donne si posò su di loro e Mei-Ling ancora un volta si sentì in soggezione.
“Questo viaggio le servirà”
“Servirà a entrambi.”
Detto questo le donne scomparvero così come erano arrivate e la sfera tornò quella di sempre: vecchia e impolevarta, a prima vista senza valore.
Kaho si fece aiutare da Mei-Ling per mettere a posto la sfera e la nascose nuovamente.
“Non ci hanno detto cosa fare alla fine” commentò sommessamente la ragazza. In mezzo all’emozione e alla soggezione che le incutevano le Guardiane non si era accorta che non avevano risposto alla loro domanda. Kaho Mizuki sorrise furbescamente e scosse piano la testa. “Hai ancora molto da imparare Mei-Ling” pensò.
“Forza, aiutami a sistemare tutto che partiamo” si rianimò la donna pochi istanti dopo.
“Eh?” chiese sorpresa Mei-Ling, stava ancora pensando a quale sarebbe stata la strada da seguire da quel momento in poi.
“Ho detto che ce ne andiamo. Non possiamo mica restare qui, no? Il nostro compito è finito. Adesso aiutami”
“Perchè proprio ora? Piove, non sarebbe meglio aspettare?”
Kaho Mizuki scosse la testa “No, non sarebbe strano che due signore se ne vadano da un negozio così di punto in bianco? Se lo facessimo alla luce del sole –in tutti i sensi- ci noterebbero; adesso invece con il trambusto della festa, della pioggia e della fuga di Sakura e Shaoran nessuno ci noterà e sarà più facile.”
“Aspetta! E’ quello che ci hanno detto di fare, vero?” chiese Mei-Ling con gli occhi che le brillavano in un lampo di comprensione. “Quando hanno detto che saremmo stati tutti presenti quando lei avrebbe copiuto il suo destino!” continuò a ragionare ad alta voce tutta eccitata per aver compreso le parole delle Guardiane.
“Brava ragazza! Forza che il destino mica aspetta noi! Il tempo scorre!” le disse allegra voltandosi poi dalla parte opposta. Mei-Ling non vide l’ombra di preoccupazione che passò sul volto della donna.
“E dove andiamo?” riprese la ragazza cominciando a svuotare gli scaffali.
“A Mamiya. Touya ci aspetta”.



Ciao a tutti! Come avevo detto ad agosto sono tornata per un nuovo capitolo! Dopo la maturità (che fortunatamente è andata bene) e due settimane di vacanza mi sono rimessa a scrivere e questo ne è più o meno il risultato. Spero ci sia qualcuno che stia seguendo ancora questa storia anche se ormai pubblico pochissimo (cosa per la quale mi dispiace tantiiiisssimo). Comunque voglio tranquillizzare chi segue questa storia: non ho intenzione di interromperla, voglio assolutamente finirla. Anche se ci vorrà un po'.
A parte questo, ormai siamo entrati nel vivo della vicenda! Non ho idea di quanti capitoli ancora mi manchino per la fine ma posso dire che ad ogni capitolo si scoprirà qualcosa di più!
Spero vi sia piaciuto questo pezzetto e che passiate buone vacanze :). Credo riuscirò a pubblicare di nuovo a settembre
micia95
 

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Capitolo 10
*** Passato, Presente e Futuro ***


Salve a tutti! Sinceramente non mi aspettavo di essere qui oggi a pubblicare questo capitolo. Mi scuso tantissimo di pubblicare adesso questo capitolo se c'é ancora qualcuno che si ricorda di questa storia. Più sotto c'è una cosa che vorrei leggeste se non vi annoiate prima :). E prima di lasciarvi al capitolo, facciamo un breve riassunto:

Shaoran, un cavaliere che gira da solo con il proprio cavalo Aliseo, un giorno incontra una ragazza di nome Sakura. Dopo alcune incomprensioni, i due continuano il loro viaggio verso Mamiya insieme. Viaggiando i due si innamorano e rivelano parte dei loro segreti: Shaoran è il principe di Chiaki e sta andando a Mamiyaper incontrare e poi sposare la principessa Sakura; Sakura invece, è una bambina orfana che non ricorda niente prima dei cinque anni e dopo una serie di sfortunati eventi, scappa da casa e dalla sua migliore amica Tomoyo. Lei vuole raggiungere il re Touya per informalo della sete di potere e dei piani malvagi del re Hiiragizawa e per offrirsi di cobattere come paladino contro il re. Si fermano nella città di Misoji dove Sakura incontra Kaho Mitsuki e Mei-Ling (che poi si scoprono essere dotate di poteri magici) e compra una collana a forma di stella. Purtroppo devono scappare in fretta e furia dalla città perché inseguiti da alcuni cavalieri del re Hiiragizawa e nell'inseguimento Aliseo viene ferito a morte. Prima di questo però incontrano anche alcune adepte delle Sorelle del Pugnale, misteriosa congrega di sole donne su cui si circolano strane voci e leggende, tra di loro c'è anche Tomoyo  e con la quale la Sakura combatte; così Shaoran scopre che la ragazza faceva parte della congrega dalla quale però è scappata anche se ancora non si conosce la vera ragione.


 

PASSATO PRESENTE E FUTURO

Entrò nella piccola stanza gettando per terra il mantello fradicio, stizzita. Si sedette pesantemente sul letto collocato contro il muro e si prese la testa tra le mani. Troppe emozioni si agitavano dentro di lei: rabbia verso sè stessa, furia verso Sakura, amarezza, nostalgia per i ricordi che vedevano come protagonista lei e la sua migliore amica. Aveva un gran voglia di piangere ma si impose di non farlo facendo lenti e profondi respiri. Fu tutto inutile, le lacrime le sgorgarono copiose sulle guance e il suo corpo fu percorso dai singhiozzi. Non sapeva neanche quale delle troppe emozioni che provava l’aveva spinta alle lacrime, molto probabilmente tutte.
Rimase lì seduta su quel letto fino a quando il respiro non le si calmò e le lacrime cessarono di scendere. Solo allora sollevò la testa pronta per uscire e affrontare tutte le Sorelle. Ma non fece in tempo ad alzarsi e ad uscire che la porta della camera fu aperta da un visitatore inaspettato.
“Madre....” sussurò sorpresa la ragazza dai lunghi capelli scuri.
“Tomoyo, cara” le rispose la donna in piedi di fronte a lei. “Vieni a farti un bagno caldo? Sei tutta infreddolita” le chise spostandosi e aprendo la porta per farla passare. Ora che ci pensava sentiva il freddo penetrarle nelle ossa e se non si fosse tolta al più presto i vestiti bagnati dalla pioggia torrenziale a cui era stata esposta si sarebbe ammalata gravemente e questo non se lo poteva assolutamente permettere. Seguì la madre fino alla stanza da bagno e vi entrò da sola. L’aria era calda e si spogliò velocemente degli abiti bagnti lasciandoli cadere a terra, poi si diresse verso la vasca e vi si immerse. L’acqua sembrava fin troppo calda ma ben presto si abituò alla temperatura e si lasciò cullare dalle sensazioni.

“Che posto strano!” le disse Sakura alzando gli occhi sull’entrata  di quella caverna così buia. Nessuna delle due aveva paura perchè si tenevano per mano. E poi c’ era sua mamma con loro.
“Dai ragazze, entriamo. Voglio farvi vedere un posto speciale” disse loro con un sorriso precedendole. Le due bambine di otto anni la seguirono. Quando entrarono in qulla caverna non poterono fare a meno di esclamare in coro un “oh!” pieno di ammirazione. Il soffitto era tutto illuminato e anche le parti erano luminose.
“Sembrano tante stelle! Vero Tomoyo?” gli occhi verdi della sua migliore amica brillavano sia per l’eccitazione della bambina che per il riflesso di tutte quelle luci. Lei annuì felice ed eccitata come l’amica per quella nuova avventura che si preannunciava magica e piena di mistero.


Tomoyo riaprì gli occhi di scatto. Una profonda nostalgia le appesantiva il cuore a quel ricordo. Lei e Sakura che bambine entravano in quella che poi avrebbero imparato a chiamare “casa”, lo stesso posto dove si trovava lei adesso. Sola.
Erano entrate e sua madre Sonomi le aveva guidate in quella grotta fatta di labirinti. Negli anni successivi avrebbero imparato a non perdersi e che quelle luci erano magiche: non si spegnevano mai e non bruciavano. Avevano vissuto come sorelle e come migliori amiche senza separasi mai. Avevano diviso per anni quella stanza che ora Tomoyo occupava da sola, avevano imparato a combattere, a usare la magia, a guarire, a vedere, sentire, annusare come le creature della foresta, avevano allenato il corpo e la mente. Avevano imparato ad essere delle Sorelle del Pugnale. E Sakura era sempre stata la più brava. Ma poi tutto era precipitato.

Era il giorno della loro iniziazione. Da quel giorno in poi avrebbero fatto parte ufficialmente delle Sorelle del Pugnale, i loro nomi sarebbero stati scritti sulla pergamena e avrebbero partecipato a riti per cui si erano preparate per anni. Avrebbero finalmente ricevuto il tatuaggio definitivo che le avrebbe marchiate come appartenete ala congrga. Lei era così eccitata all’idea! Invece Sakura sembrava triste, provata e un po’ spaventata. Ma lei non aveva capito.
Quando arrivarono nella sala più grande della grotta, quella che si trovava al suo centro, tutte le appartenti alla congrega erano presenti e tutte indossavano il mantello scuro con il cappuccio abbassato. Erano in tante e si sentivano le chicchiere allegre rimbalzare sulle pareti. Oltre a loro c’erano altre ragazze più o meno della loro età che avrebbero ricevuto il tatuaggio come loro e anche loro erano agitate. L’unica sovrappensiero sembrava Sakura. Tomoyo non notò gli sguardi e i bisbigli che si sollevarono quando videro l’amica dagli occhi verdi.
“Stai bene?” le chiese Tomoyo prendendole la mano. Sakura sussultò.
“Sono un po’ nervosa” le rispose stringendole forte la mano.
Poi la cerimonia era iniziata e loro si erano sedute in cerchio al centro della sala con le altre ragazze.
“Questo è un giorno speciale mie care Sorelle!” aveva iniziato la madre di Tomoyo. “Siamo qui per accogliere nelle nostre fila delle giovani ragazze che, come noi alla loro età, hanno deciso di votare la loro vita alla nostra causa: mantenere la pace a Tomoeda aiutando gli abitanti nelle piccole azioni quotidiane e consigliando in caso di bisogno anche i re e le regine. Siamo qui perchè questa caverna è il luogo donatoci dalle Guardiane, fondatrici del nostro Ordine, per addestrarci, meditare e in alcuni casi nasconderci.” Continuò il discordo ricordando il coraggio delle Guardiane e la loro storia. Tomoyo e Sakura la conoscevano già, tra i vari studi che avevano seguito quegli anni c’era anche questa storia: quella delle Guardiane. Erano donne coraggiose e  dotate di grandi poteri magici che avevano deciso di mantenere puro il mondo e insegnare ad amare tutte le sue creature. Non si sapeva con certezza chi fossero le Gruardiane ma era sicuro che fossero donne straordinarie e che i loro insegnamenti erano stati tramandati di genrazione in generazione. Si diceva che alcuni maghi potessero addirittura contattarle in casi del tutto eccezionali e che esse si rivelassero solo a chi ne era veramente degno; si diceva inoltre che il capo della congrega sarebbe entarata di diritto nella loro schiera. Tomoyo e Sakura avevano sempre pensato che fossero delle specie di principesse.
“...e ora cominciamo”
Tomoyo e tutte le altre drizzarono le schiene a quelle parole. Sakura le strise forte le mano. Cominciarono a chiamare le ragazze per nome. Dovevano alzarsi, rispondere a delle domande di rito e offrire dei fiori, e quella era la parte semplice; poi avrebbero ricevuto quello che non era un semplice tautaggio ma un marchio. Quella sarebbe stata la vera prova: l’inchiostro era incantato e solo chi avrebbe resitito versando solo poche lacrime da offrire alle Guardiane sarebbe entrata a far parte delle Sorelle del Pugnale. Apparentemente sembrava una prova facile ma non era affatto così, era capitato a volte che ci fosse qualche ragazza che non riusciva a superare la prova. Era possibile ritentare con un massimo di due volte.
“Tomoyo” la chiamò Sakura poco prima che le chiamassero. “Ti voglio bene” le disse soltanto. La ragazza si era voltata sorpresa sentendo quelle parole e stava per rispondere quando incontrò gli occhi verdi di Sakura. Era sempre riuscita a leggerci dentro ma in quel momento non sapeva interpretare quello che si specchiava in quegli occhi verdi. L’unica cosa che fece fu abbaracciarla e dirle “Anch’io Sakuara e non smetterò mai di farlo”. Poi l’avevano chiamata. Aveva risposto alle domande e offerto fiori di ciliegio. Prima che le venisse fatto il tatuaggio sulla spalla destra si era voltata verso Sakura e l'aveva vista piangere, ma non aveva potuto rifletterci sopra perchè avevano cominciato a farle il tatuaggio. Le fece male ma riuscì a superare la prova e tornò euforica al suo posto vicino a Sakura.
La sua amica fu chiamata e lei si alzò senza asciugarsi le lacrime. Quello che successe dopo nessuno avrebbe potuto prevederlo
.

Tomoyo aprì gli occhi di scatto e si mise a sedere nella vasca. L’acqua ormai era quasi fredda; si era addormentata e aveva sognato un ricordo. Il più doloroso di tutti. Avrebbe voluto smettere di ricordare ma mentre usciva dalla vasca e si vestiva altre immagine le si affaciarono nella mente.

Sakura aveva risposto alle domande e aveva offerto fiori di ciliegio, avevano deciso di donare gli stessi fiori cosicchè tutti sapessero che loro si sentivano sorelle e affinchè le Guardiane benedicessero quell’amore fraterno che le legava. Poi si era spogliata la spalla destra e tutte avevano visto quello che Tomoyo sapeva da anni: Sakura aveva una voglia a forma di rosa sulla spalla destra dove avrebbero dovuto farle il tatuaggio. Le due amiche avevano immaginato che si sarebbero alzati mormorii ma non che tutte, Sonomi per prima, si sarebbero inginocchiate davanti a lei. Tomoyo e le altre ragazze si guardarono intorno smarrite.
“Sakura...” aveva cominciato a dire Sonomi offrendole una specie di corona.
Sakura invece aveva urlato impedendole di sentire le altre parole della madre 
“NO!”
Aveva fatto cadere la ciotola per le lacrime ed era corsa via. Nessuno aveva fatto in tempo a fermarla: Sakura aveva acquisito grande agilità e forza magica e non permise a nessuno di raggiungerla.
Tomoyo era poi rimasta sola nella grande stanza dopo la fine della cerimonia e dopo che le più anziane dell’Ordine si erano riunite per parlare. Aveva capito che Sakura aveva già intenzione di fuggire dall’inizio della cerimonia, era per questo che era così tesa e nervosa.
Tomoyo pianse molto quella notte, arrabbiata con la sua migliore amica perchè non le aveva parlato e perchè l’aveva abbandonata qundo aveva promesso di non farlo.


Tomoyo si sfirò la spalla con il tatuaggio pensierosa con le lacrime che minacciavano di rompere gli argini nuovamente. “Basta” pensò “Ho già pianto abbastanza”. 
Era stata così arrabbiata con Sakura i primi tempi che era arrivata persino ad odiare se stessa per essersi legata così tanto a una persona che non mantiene le promesse. Poi aveva capito perchè le avevano spiegato tutto, anche quello che Sakura non sapeva e che forse sospettava solo e che faceva finta di non vedere. Ma adesso le cose erano cambiate, che lo volesse o no, Sakura avrebbe ricevuto il suo aiuto e avrebbe capito, anche a forza di schiaffi.
Uscì in fretta dal bagno per dirigersi in una sala adiacente a quella dei suoi ricordi e incubi. C’era un tavolo rotondo dove erano riunite sua madre e le esponenti più anziane e con le cariche più alte all’interno della congrega. Aveva acquisito il diritto di partecipare a quelle riunioni non appena aveva ricevuto il tatuaggio in quanto figlia dell’attuale capo.
“Tomoyo. Stavamo giusto discutendo del tuo incontro con Sakura” la salutò la madre facendole posto al tavolo.
Tomoyo annuì. “Non era sola, con lei c’era anche Sahoran del regno di Chiaki. Erano inseguiti da un gruppo di soldati e siamo arrivate appena in tempo prima che li prendessero.” Fece una pausa per vedere le reazioni sui volti delle donne e vide quello che si aspettava: sorpresa mista a compiacimento. “Abbiamo combattuto ma siamo state interrotte. Comunque non credo sarei riuscita a riportarla qui” concluse un po’ sconsolata. Quella era la missione che si era prefissata: riportare a casa Sakura a aiutarla a compiere il suo destino.
“E Sato di Misoji?” chiese poi una delle presenti.
“Non si sono incontrate. È stata lei a dirmi che erano fuggiti inseguiti dalle guardie. A quanto pare Sakura a parlato nella Lingua e qualcuno se ne è accorto” rispose appoggiando un braccio sulla tavola.
“Sai dove sta andando?” le chiese Sonomi.
“Sì. A Sato è arrivata una lettera da Mihaki che diceva sarebbero arrivati una ragazza e un ragazzo diretti a Mamiya. Direi che li dovremmo trovare lì”
“Sì, direi che è molto probabile” riflettè qualcuna delle presenti.
“Partiamo tra due giorni, prima che si metta a nevicare” disse a quel punto Tomoyo risluta. Sapeva che nessuno glielo avrebbe impedito, infatti dopo un veloce scambio di sguardi annuirono nella sua direzione; quindi si alzarono tutte senza una parola e si ritirarono.
Tomoyo rimase quasi completamente sola e si sedette pesantemente sulla sedia che sembrava quasi un trono a causa dell’alto schienale. 
“Non abbatterti, ce la farai. I vostri destini sono legati” le disse una voce maschile appongiandole una mano sulla spalla. Lei la strinse prima di rispondere.
“Lo spero Eriol”. 



Di nuovo mi scuso di esseressere sparita. Da quando ho iniziato questa storia ne sono successe di cose: allora ero in quarta superiore, adesso al secondo anno di università. Non ho mai avuto l'intenzione di abbandonare questa storia, ma poi per un motivo o per l'altro il tempo per scrivere e spesso purtroppo anche la voglia non c'erano. In questo periodo però sempre più  spesso mi è tornata la voglia di scrivere, e quindi eccomi qui. Non voglio promettere niente, spero che questo momento non passi troppo in fretta, di certo cercherò di impegnarmi per mettere giù le mie idee e finire la storia.
Per andare avanti a scrivere, sono tornata indietro a rileggermi i capitoli già pubblicati e ho cambiato "le Grandi Madri" con "Guardiane" perché mi suonava meglio. Inoltre mi sono resa conto di quanto questa storia abbia come modello, se così si può dire, il Ciclo dell'Eredità di Paolini (infatti qui e là ci sono nascosti alcuni riferimeni e camei dei primi due libri sopratutto). Tuttavia ieri sera, mentre riguardavo Sissi con Romy Schneider, mi sono accorta che la mia mente mentre creava la storia aveva in mente anche quel film. E niente, tutto qui, mi andava di condividere questa scoperta con voi.
Ringrazio chi avrà ancora voglia di leggere e di seguirmi fino alla fine di questa storia! Al prossimo capitolo :D
micia95
 

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Capitolo 11
*** Una Giornata Particolare (part 1) ***


UNA GIORNATA PARTICOLARE (part 1)

Il sole si alzava piano sulle colline all’orizzonte per illuminare il mondo e far iniziare un nuovo giorno. Mentre le ombre della notte si ritiravano lentamente per far posto alla luce, tutto cominciò a svegliarsi. I primi furono gli uccellini i cui versi riempirono l’aria facendo sembrare il mondo un favola per bambini. Poi arrivarono i rumori degli uomini che si svegliavano e si preparavano per un’altra giornata di lavoro. I suoni delle voci cominiciarono a sentirsi un paio d’ore dopo l’apertura dei primi negozi, i primi “buon giorno” degli altri commercianti.
Fu sul balcone del secondo piano nell’ala est del castello che il re Touya fu trovato dal consigliere Yukito. Erano anni che il re spesso si sedeva lì per vedere il sole e la città sorgere e svegliarsi lentamente fino a trasformarsi in un coro cacofonico di voci, suoni, colori e profumi. Era il luogo perfetto per guardare senza essere visti: un albero copriva la visuale di chi si trovava alla finestra da parte di chi si trovava in strada. Inoltre si aveva una vista perfetta del giardino curato del palazzo. L’unica cosa singolare di quella stanza era che non veniva usata da anni e l’ingresso era vietato a tutti se non a pochi abitanti del palazzo. Nonostante ciò la camera veniva pulita regolarmente, le coperte dai colori chiari vinivano cambiate ogni due settimane, lo specchio e l’argenteria lucidati, tutte le superfici lavate, i fiori nel vaso cambiati tutti i giorni; come se qualcuno vi dormisse ogni notte. Ma questi erano ordini del re e non si discuteva anche se si parlava molto e le chiacchiere giravano. Erano nate un sacco di storie in proposito, molte delle quali riguardavano un’amante segreta del giovane re. Touya scacciò quei pensieri dalla propria testa, sapeva bene che pochi credevano a quelle storie e che lo difendevano da quelle false e assurde idee.
“Vi prenderete un malanno prima o poi, sire” una voce interruppe quei ragionamenti.
Touya si voltò leggermente per vedere l’amico fidato da sopra la sedia. “Non è ancora successo in tanti anni, non vedo perchè smettere” rispose riportando lo sguardo davanti a sé. Sapevano entrambi che non avrebbe cambiato idea. Lui era lì che aspettava qualcuno che molto probabilmente non avrebbe più rivisto e anche la speranza che l’aveva sostenuto in tanti anni stava vacillando.
Yukito sospirò e si avvicinò alla sedia e si mise accanto al re a guardare la città. Non sapeva cosa dire, qualsiasi cosa avrebbe potuto essere quella sbagliata come quella giusta.
“Sarebbe il suo compleanno oggi” Touya interruppe quel silenzio che stava diventando pesante. Yukito non potè fare a meno di annuire, guardò nuovamente il re e pensò che quel giorno avrebbe preferito chiudersi nel castello piuttosto che uscire e compiere il suo dovere. Ma il compito del re non era sempre facile e lo sapevano bene entrambi.
“Fra un po’ potremmo ricevere una visita non del tutto gradita” constatò Touya.
“Già. Ma sappiamo come comportarci, l’abbiamo deciso anni fa” gli rispose l’amico.
“Questo non rende comunque facile il compito Yukito. Vorrei che quel giorno non arrivasse mai, allo stesso tempo spero arrivi presto così da togliermi questo problema in fretta. Spero anche che tutto vada come previsto, non ho bisogno di altri grattacapi ora. Non so se il fatto che sia stato tutto rimandato mo sollevi o mi preoccupi ulteriormente”
“Oggi è mercoledì, sire” gli ricordò Yukito a quel punto, si stava facendo tardi e non c’era più tempo di pensare al futuro, il presente li reclamava. Il mercoledì, infatti, era il giorno prefissato per gli incontri con il re. Tutti i cittadini che avessero voluto parlargli erano invitati a farlo quel giorno, il re era a loro disposizione. Era un modo per far capire al suo popolo che non era un re disinteressato alla vita nel suo regno; era anche una tradizione e suo padre, quando era ancora un ragazzino, gliene aveva spiegato l’importanza. Sospirò. I suoi genitori erano scomparsi molti anni prima e desiderava che fossero orgogliosi di lui per come amministrava il regno.
Si alzò e si diresse in camera propria per cambiarsi d’abito e per preparasi a ricevere i suoi sudditi al meglio, dopo poco ci sarebbe stata la fila davanti al palazzo.
Mentre raggiungeva la sala delle udienze si fermò davanti ad una porta ed entrò. Il suo abitante non sembrava sorpreso di vedere il visitatore.
“Suppongo non ci sia una ragione ben precisa per la tua visita”  disse annoiato l’abitante di quella stanza un po’ isolata. A Touya irritava sempre un po’ quell’atteggiamento di superiorità.
“No, nessuna in particolare. Ricorda che oggi è mercoledì” rispose.
“Sì, lo so.” Sbuffò quello “Piuttosto, il tuo consigliere non ti ha detto nulla...”
“Non ne avevo avuto ancora tempo, sire” si intromise un’altra voce, più fredda e più pacata dell’altra. Erano l’uno l’opposto dell’altro: se uno era annoiato e facile prede delle emozioni, l’altro era molto più tranquillo e impassibile. Eppure Touya sapeva che entrambi facevano bene il loro lavoro anche se si lanciavano frecciatine e sembravano sempre in disaccordo su tutto.
“Ah! Allora te ne sei accorto anche tu! Cominciavo a pensare di essere l’unico con un po’ di cervello qui dentro” esclamò il più vivace dei due rotolandosi sul gande letto.
“Mi vorreste dire cortesemente che succede?” Touya cominciava a perdere la pazienza, se quei due avessero cominciato con le solite storie non sarebbe arrivato in tempo all’appuntamento mattutino e sarebbe stato irritato per tutta la giornata.
Il secondo, quello più tranquillo, lanciò un’occhiataccia al primo che faceva boccacce per poi guardare il re.
“C’è qualcosa nell’aria...non saprei dire cosa, però”
“Quello che è certo è che sarà una giornata particolare” aggiunse serio l’altro. Era una specie di premonizione ed era inquietante detta da loro.
“Stai all’erta, re Touya” così lo salutarono i due mentre usciva dalla stanza.
Poco dopo venne raggiunto da Yukito, non c’era bisogno di ripetere quello che gli era stato appena riferito: sapeva già tutto.
All’ingresso della sala delle udienze un paggio venne loro incontro trafelato.
“Sire.” Inchino. “Consigliere” altro inchino. Per quanto fosse di fretta il paggio si attenette  all’etichetta di corte e aspettò un cenno di Touya prima di parlare.
“Ci sono due donne, cioè una ragazza e una donna che chiedono immediatamente di vederla in privato!” esclamò infine il paggio.
Touya e Yukito si scambiarono uno sguardo sospettoso, che fossero loro a rendere la giornata particolare? Si avviarono quindi verso la sala con il paggio che li annunciava. Entrati videro una ragazza con lunghi capelli chiusi in due codini che si guardava intorno curiosa, al suo fianco c’era una donna dai lunghi capelli rossi.
“Kaho Mizuki” disse il re dirigendosi verso le due visitatrici. “Non vi aspettavo. A che debbo questa visita?” chiese una volta raggiuntele seguito da Yukito con un sorriso in volto. Faceva sempre piacere incontrare amici di vecchia data.
“Re Touya” disse Kaho Mizuki inchinandosi in avanti subito imitata dalla ragazza che fece un inchino perfetto come ci si aspetta da un nobile di alto rango.
“Vi presento Mei-Ling, la mia apprendista” disse poi la donna indicando la ragazza che guardava con interesse i due uomini di fronte a lei.
“Mei-Ling...” pensò il re “Questo nome non mi è nuovo” purtoppo il re non ricordava dove avrebbe potuto aver già visto quella ragazza. Per quanto Touya avesse una buona memoria era difficile tenere a mente tutte i nobili di Tomoeda e i vari gradi di parentela.
“E’ la cuigina del principe Shaoran” spiegò allora la donna vedendo il momento di confusione sul viso del principe.
“Oh...molto piacere signorina” si riprese subito e si inchinò per un baciamano.
“Il piacere è mio sire. Dopotutto saremo presto parenti, no?” Il viso del re si adombrò per un attimo prima di rispondere. “Sì, avete ragione”.
“A che dobbiamo la vostra inaspettata visita?” chiese Yukito per sottrarre il proprio re e amico da quel momento di stallo. Mei-Ling si voltò a guardarlo con interesse come a voler sondare la sua essenza attraverso gli occhi.
“Siamo qui perchè abbiamo ricevuto un segno, diciamo così, e sappiamo che è la cosa giusta.”
“Non sei cambiata per niente in questi anni Kaho” le disse Touya. “Se non vuoi rivelare i tuoi segreti niente può farti cambiare idea giusto?” la donna rise.
“Hai proprio ragione. Ma sono sicura che lo saprai presto anche tu. A meno che non siamo arrivate tardi, ma non credo” rispose lei.
“D'accordo allora, volete fermarvi qui?” propose il re. “Oggi è il giorno delle udienze e non avrò tempo di approfondire la nostra conversazione fino a questa sera” le avvisò mentre le scortava verso l’interno del palazzo.
“Giorno delle udienze? Questo è molto interessante” commentò Mei-Ling guardando di sottecchi gli altri tre.
“Interessante dite?” chiese il re mentre congendava il paggio. La ragazza per un attimo guardò preoccupata la maestra ma questa le sorrise.
“Sì sire. I vostri consiglieri non vi hanno avvertito che c’è qualcosa nell’aria?” rispose la donna.
“E’ proprio di questo che stavamo parlando. Pensavo foste voi la causa di questo... qualcosa” rispose il re guardandole con la coda dell’occhio. Si accorse che le due ospiti sorridevano furbescamente.
“Oh no, sire! E’ qualcosa di molto più... interessante” gli rispose la ragazza sempre con quello sguardo di chi nasconde qualcosa.
“Molto bene, allora” mormorò Touya. “Prego, se volete accomodarvi” riprese poi aprendo una porta. Mei-Ling rimase sorpresa dall’essere che abita quella camera e spalancò la bocca, mentre Kaho Mitsuki fece un cenno con la testa alla creatura.
“Credo che questa stanza faccia al caso vostro signore. Ora scusatemi, ma ho un impegno. Ci vedremo più tardi” le congedò con un inchino. Yukito sorrise e seguì il re fuori dalla stanza.

Erano ore che ascoltava i problemi dei suoi sudditi e cominciava a sentirsi stanco, purtroppo avrebbe fatto una magra figura se avesse interrotto i colloqui quando mancava ancora mezza giornata alla loro fine.
“Sembra che i problemi con gli altri regni siano peggiorati, sire” bisibigliò Yukito al suo fianco. Il re annuì. “Ce lo aspettavamo ma constatarlo è peggio” riflettè il giovane sovrano ad alta voce. Stava per aggiungere qualcosa ma un rumore proveniente dal corridoio li distrasse.
“Devo annunciarvi! Fermatevi! Non potete passare!” gridò una guardia. Pochi istanti dopo comparvero nella sala due ragazzi, entrambi non dovevano avere più di diciassette anni. La giovane era una ragazza molto carina ma altrettanto strana: portava i capelli corti e aveva un’espressione risoluta; il giovane invece aveva un’espressione più sconsolata, quasi sconfitta ma non per questo da sottovalutare, inoltre i suoi abiti erano molto ricchi ed elaborati. Touya seppe il nome del ragazzo ancora prima che questi lo pronunciasse e si alzò in piedi.
“Sono Shaoran Li, vostra altezza. Sono qui per incontrare la principessa Sakura”




Buongiorno a tutti! Quest'oggi ho da dire un po' di cose, ma comincio col darvio ufficialmente il benvenuto nel regno di Aldelail! Come avrete notato, il punto di vista di questi ultimi capitoli non è stato nè quello di Shaoran nè quello di Sakura, ma dal prossimo ritorneranno ad alternarsi i loro due POV. A proposito di questo, ho già iniziato a scrivere il prossimo capitolo, ma mi sa che lo dividerò in due perchè altrimenti diventa troppo lungo e pesante; così si avrà una predominanza dei capitoli dal punto di vista di Shaoran, spero non vi dispiaccia :3
Ho fatto un rapido calcolo e la storia dovrebbe arrivare al capitolo 17 con l'epilogo. In realtà nel mentre può succedere di tutto: questa parte di storia è quella che ho meno dettagliatamente in testa, so cosa far succedere ma non so come e quante parole userò e se metterò per iscritto tutte le idee che ho. E inoltre ho deciso di riprendere a pubblicare il 3 del mese così da avere una specie di continuità con i primi capitoli. Vediamo che succede e se ce la faccio, io ovviamente mi impegnerò.
Ultima cosa: ho creato una pagina su 
livejournal, se volete passare per darci un'occhiata. Qui avrei intenzione di scrivere a riguardo i progressi che faccio con la stesura dei capitoli e più in generale con i progetti che ho in mente o che sto portando avanti qui su EFP (magari riuscirò anche a pubblicare una piccola anticipazione del capitolo successivo), ma anche condividere altri interessi o "riflessioni".
Questo è quanto, spero di non aver dimenticato nulla. Grazie a tutti per leggere ancora questa storia, al prossimo capitolo!
micia95

 

 
 

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Capitolo 12
*** Una Giornata Particolare (part 2) ***


UNA GIORNATA PARTICOLARE (part 2)

Era una sera di primavera quando finalmente arrivarono a Mamiya. Shaoran aiutò Sakura a scendere dal carretto che li aveva portati fini lì. Era stato un vaiggio lungo, stancante ma entrabi erano contenti fosse durato così a lungo: entro poco i due si sarebbero separati, ognuno per compiere la propria missione che li avrebbe inevitabilmente portati l'uno distante dall'altra.
“Grazie molte signore ” ringraziò poi l’uomo che aveva offerto loro quel passaggio dandogli un paio di monete.
“Non posso accettarli ragazzo, siete voi che avete aiutato me” rispose l’uomo pronto ad andarsene.
“La prego, li accetti” Sakura aggiunse le proprie preghiere e l’uomo, seppur ancora riluttante, accettò il compenso offertogli.
“Come si fa a dir di no a una giovane del genere? Tienitela stretta, ragazzo mio, dai retta a me!” detto ciò li salutò. Sakura era arrossita e aveva distolto lo sguardo.
“Già...come si fa a dir di no a te, Sakura?” disse a bassa voce Shaoran ma abbastanza forte perchè Sakura lo sentisse. Gli occhi tristi, la voce abbatutta, entrambi sapevano bene a cosa il giovane stesse pensando: la promessa che Sakura gli aveva strappato, quella di sposarsi con la principessa.
“Shaoran...ti prego, non rendere le cose più difficili” lo pregò lei con le lacrime agli occhi. Lui l’abbracciò, stringendola forte a sè.
“Non riesco a sopportare che ti perderò per una mia scelta”
“Ti ho convinto io, ricordi?” provò a consolarlo la ragazza.
“Sakura...” solo quello. Solo quello riusciva a farlo stare bene: lei. Il tempo a loro disposizione era scaduto, quella sarebbe stata l’ultima notte che avrebbe passato con lei.
“Andiamo” riuscì a dire infine ed entrambi si addentrarono nella città alla ricerca di un posto per dormire.

Il mattino seguente si svegliarono, si sciaquarono e furono pronti per cercare di avre un colluquio con il re.
“Shaoran! Guarda!” lo chiamò Sakura affacciata alla finestra. Il ragazzo sia avvicinò e vide quello che la ragazza desiderava mostrargli: la città sembrava addobbata a festa e il mercato contribuiva a rendere gioiosa l’atmosfera.
“Facciamo un giro?” chise Sakura guardandolo negli occhi. Shaoran capì che anche per lei non era facile lasciarlo andare, che anche lei voleva stare ancora un po’ con lui.
“Certo. Andiamo” e uscirono in strada.
La città sebrava veramente in festa, tutti ridevano ed erano cordiali l’un l’altro, i problemi sembrano accantonati. Girano per le strade curiosando nelle bancarelle e nei negozi.
“Le starebbe benissimo quel vestito signorina! Si intona con i suoi occhi!” disse un commerciante a Sakura mentre guardava un vestito verde.
“Oh, è molto gentile ma...”
“Lo prendiamo, grazie” si intromise Shaoran. “Ti serve un vestito per l’incontro con il re” aggiunse poi vedendo l’occhiata sorpresa della ragazza.
“Bene, bene! Anche voi fate visita al re, eh?” chiese loro il commerciante mentre avveniva lo scambio.
“Come prego?” chiese Shaoran
“Siete forestieri mi pare di capire. Dovete sapere che qui ognimercoledì il re da’ udienza a tutti. Per lo più sono cittadini che hanno bisogno di aiuto o devo risolvere alcune questioni e chiedono l’aiuto al re. Siete fortunati ad essere arrivati proprio oggi!” spiegò loro.
“E’ per questo che la città è addobbata a festa?” chiese curiosa Sakura.
“Oh no! Certo che no! Oggi è il compleanno della principessa!” disse tutto sorridente il commerciante. A questa affermazione il sorriso sui volti dei due giovani s’incrino, ma l’uomo non sembrò farci caso.
“Dovete...dovete amare molto la principessa” disse allora Sakura un po’ incerta.
“Sì, è una persona straordinaria, anche se non la si vede in giro da anni” confermò l’uomo.
“Davvero? E come mai?” chiese incuriosito Shaorna, la questione si stava facendo interessante.
“Oh be’, da quando sono morti i suoi genitori, pace all’anima loro, due bravissimi sovrani per altro, il fratello maggiore, re Touya, non le ha permesso più di uscire. Inoltre la principessa ha una salute cagionevole e deve riguardarsi. Però fa molte donazioni ed ha un cuore d’oro a sentire le chiacchiere che girano nel palazzo. Dicono anche che sia molto bella” rispose il commerciante.
“Grazie molte allora” si congedarono i due ragazzi.
“Be’. Direi che siamo a buon punto con la nostra ricerca, non ci resta che cambiarci e andare a palazzo” disse Sakura cercando di essere allegra.
“Sì, hai ragione” le disse Shaoran. Eppure c’era qualcosa che non filava nel discorso dell’uomo a proposito della principessa, qualcosa gli diceva che non tutto era come sembrava. Ma l’avrebbe scoperto presto e finalmente avrebbe conosciuto questa principessa misteriosa.

Era nervoso, non poteva negarlo e sapeva che anche Sakura se ne era accorta. Lei era veramente bellissima con quell'abito che avevano appena comprato: il verde si intonava coi suoi meravigliosi occhi.
"Andrà tutto bene, vedrai" gli disse la ragazza stringendogli la mano e facendogli un piccolo sorriso.
"Andiamo" le disse infine sospingendola verso la strada che li avrebbe portati al portone del palazzo. Mentre raggiungevano la dimora del re, molte persone si voltarono a guardarli, in effetti gli abiti di Shaoran erano piuttosto appariscenti: aveva indossato i suoi abiti ufficiali da principe, di certo non passava inosservato. Tuttavia gli abitanti di Mamiya erano abituati a vedere personaggi strani o nobili in missione diplomatica o in visita girare per la città e quindi dopo una rapida occhiata incuriosita distoglievano lo sguardo. Finalmente giunsero al portone del palazzo dove li attendeva una lunga fila.
"Caspita quanta gente!" Esclamò il ragazzo. Doveva ammetterlo almeno con sé stesso: ne era felice perché l'attesa avrebbe rimandando il momento in cui avrebbe dovuto separarsi per sempre da Sakura.
"Già, non e lo aspettavo. Speriamo di non dover aspettare troppo" Sakura aveva le labbra strette a formare una linea: così gli ricordava la prima volta che si erano incontrati.
Inizialmene attesero in silenzio, poi Shaoran cominciò a fare conversazione tirando fuori gli armgomenti più banali del suo repertorio, tutto per poter approfittare del poco tempo che aveva ancora con Sakura e un po' anche per distrarsi. La ragazza sembrò capirlo e gli diede corda; tutto sommato fu bello chiacchierare ancora con lei, stringerle la mano o la vita, sorridere e vederla sorridere. Poi quando ormai avevano solo una persona davanti, la tensione tornò a farsi sentire ed ognuno dei due si immerse nei propri pensieri. 
Ecco. Era il loro turno.
Li fecero entrare e prima ancora che il ciambellano potesse annunciarli, Sakura, risoluta, entrò nella sala delle udienze trascinandosi dietro Shaoran.
“Devo annunciarvi! Fermatevi! Non potete passare!” gridò qualcuno ma loro lo ignorarono.
Il primo a parlare fu il ragazzo “Sono Shaoran Li, vostra altezza. Sono qui per incontrare la principessa Sakura” disse mentre si inchinava.
Il re si era alzato in piedi, lo sguardo impassibile quando disse "Potete andate guardia" e poi si rivolse al giovane che aveva davanti "La principessa Sakura non c'è". Ci fu attimo di smarrimento e quando Shaoran aprì la bocca per parlare, fu preceduto da Sakura "Che significa che la principessa non c'è?" La ragazza ora si era spostata in avanti quasi per fronteggiare il re e quando aveva posto la sua domanda, la voce non era amichevole. "Abbiamo viaggiato molto per arrivere fin qui, la principessa deve almeno concedere al principe un breve incontro! Inoltre, sire, ci hanno detto che la principessa non esce mai da palazzo e che è di salute cagionevole, come è possibile che non ci sia?" Le parole di Sakura stavano sfidando il re, era chiaro. Prima che Shaoran potesse intervenire, il re si rivolse al ragazzo "Chi è questa giovane, sua altezza? Non mi sembra faccia parte della sua scorta. E se non erro voi avreste dovuto presentarvi qui quasi un anno fa, o sbaglio?" Stava rigirando il discorso in suo favore, Shaoran lo sapeva, ma era preparto.
"Mio re, mi scuso per il ritardo col quale sono arrivato, ma nel mio regno abbiamo avuto qualche problema, come immagino le sarà stato riferito. In effetti ha ragione, questa ragazza non fa esattamente parte della mia scorta, ma per ragioni di sicurezza e segretezza è stato deciso che io arrivassi qui solo, senza cavalieri con me. Ho viaggiato insieme a questa ragazza poiché anche lei desiderava incontrarvi."
Il re lo guardò alzando un sopracciglio, quasi sapesse che Shaoran si era inventato quasi tutto. Fortunatamente sua madre non aveva fatto trapelare la notizia della sua fuga; avrebbe dovuto avvisarla del suo arrivo a Mamiya appena avesse avuto un attimo di libertà.
"Così volevate incontrarmi signorina?" Disse infine il re rivolgendosi a Sakura e tornando a sedersi sul trono. Solo in quel momento Shaoran si accorse che il re Touya non era solo: accando allo schienale del trono stava in piedi un giovane dall'età indefinibile, dalla pelle chiara e con occhi e capelli argentei che sorrideva rilassato ai presenti. Doveva essere il consigliere Yukito, pensò Shaoran ricordandosi delle lezioni ricevute durante la sua preparazione per essere principe e poi re.
"Ebbene? Siete qui ora, di che cosa volevate parlarmi?" Riprese il re attendendo una risposta. Ma prima che Sakura potesse dire alcunché, si sentì un forte trambusto e rumore di vetri infranti. Dalle alte finestre della sala del trono entrarono alcune figure incappucciate brandendo delle armi e si diressero velocemente verso il re e il principe. Immediatamente Sakura estrasse uno dei suoi pugnali e corse vicino al trono per proteggere il re, Shaoran fece appena in tempo a sguainare la spada che gli furono addosso.
Gli assalitori erano molto preparati e abili nelle tecniche di combattimento, probabilmente erano solsdati o sicari esperti; Shaoran faceva molta fatica a tenerli a bada ma la sua più grande preoccupazione era Sakura: sapeva bene che la ragazza era in gamba, ma avrebbe potuto davvero vincere contro questi uomini? Purtroppo l'unica cosa che poteva fare era battere i suoi avversari e poi correre in aiuto di Sakura, se si fosse voltato a guardarla in quel momento sarebbe stato spacciato.
Un dei tre uomini lo attaccò lateralmente e Shaoran riuscì a parare il colpo con una torsione del busto, poi si abbassò sentendo fischiare la spada del secondo assalitore. Il terzo ne approfittò per spazzargli le gambe e farlo finire a terra, il primo allora tornò alla carica con l'intenzione di ferirlo ma il giovane riuscì a tirare fuori uno dei suoi pugnali e lanciarlo contro l'avversario prima che questi potesse ferirlo. Lo colpì alla gola e si rialzò ma non rimase a controllare che fosse davvero morto perché gli altri due gli era di nuovo addosso. Riuscirono a ferirlo al barccio con cui brandiva la spada, a quel punto il principe spostò l'arma nell'altra mano: gli era stato insegnato a combattere perfettamente con entrambi i lati del corpo, per lui non faceva alcuna differenza usare la destra o la sinistra (anche se doveva ammettere che con la sinistra aveva meno mira). Così facendo colse di sorpresa i due e riuscì ad infilzare quello più vicino a lui, l'altro fece un balzo all'indietro e raccolse uno dei frammenti di vetro delle finistre e glielo lanciò addosso. Per schivarlo Shaoran perse di vista l'avversario che nel mentre si era avvicianto e lo buttò nuovamente a terra, il giovane intuendo le intenzioni del sicario, tirò un calcio alla mano dell'uomo facendogli perdere la presa sulla spada. A quel punto l'avversario gli si buttò addosso e i due cominciarono a colpirsi. Tuttavia nessuno dei due riuscì a provocare all'altro danni seri, ma solo qualche livido e ammaccatura; per fortuna di Shaoran ma sfortuna dell'altro si ritrovarono vicino ai vetri infranti e il giovane fu più veloce a recuperane uno e ad usarlo per colpire l'altro al petto.
Ansante e mandito di sudore, il giovane si rialzò guardandosi intorno e cercando Sakura. Lei era in piedi davanti al re, incolume, e gli dava le spalle. Il bel vestito che avevano comprato il giorno precedente era strappato all'altezza delle ginocchia (Shaoran suppose fosse stata proprio la giovane a romperlo per poter essere più libera nei movimenti) e dagli strappi delle maniche e sulla schiena si potevano vedere alcuni tagli sanguinati, ma a parte questi e un graffio sulla guancia, la ragazza sembrava stare bene. Sakura fece scorrere lo sguardo sulla sala e quando incontrò gli occhi di Sharon il ragazzo potè vedere riflesso in quello sguardo lo stesso sollieveo che provava lui nel vederla viva. A quel punto Sakura si chinò a terra per estrarre uno dei suoi pugnali dal pomolo rosso dal corpo di un uomo, così facendo scoprì la spalla destra, quella con la voglia.
Il viso del re mutò: la sorpresa era ben visibile sul suo volto e quando la ragazza si voltò il re si alzò in piedi e le si avvicinò titubante, come se avesse appena visto un fantasma.
"Sakura...." era appena un sussurro ma Shaoran, che si era avvicinato per poter controllare personalmente le condizioni fisiche della ragazza di cui era innamorato, lo sentì distintamente e come Sakura si sorprese.
"Come...come fate a sapere come mi chiamo?" Sakura sembrava spaventata e stringendosi il pugnale al petto inditreggiò arrivando a scontrarsi con Shaoran.
"Sakura. Sorella mia, sei tornata finalmente" la voce del re era piena di sollievo e, per la prima volta da quando i due erano entrati, sorrise apertamente. Ma non appena provò ad avvicinarsi a Sakura, la ragazza, che solo in quel momento Shaoran si rese conto essere terrorizzata, indietreggiò ancora. 
"Non ti avvicinare! Stai lontano da me!" Disse Sakura, poi prima che Shaoran potesse capirci qualcosa, si voltò e cominciò a correre.
"Sakura!" Touya e Shaoran gridarono insieme il nome della ragazza, ma solo il principe si gettò al suo inseguimento.
Appena uscito dal palazzo si ritrovò tra la folla cercando con gli occhi i capelli color miele e il vestito verde della ragazza; riuscì a non perderla di vista per un po' urtando ed inciampando sui passanti, poi Sakura sparì tra la folla. Shaoran non si diede per vinto, all'inzio la chiamò a gran voce, poi vedendo che nessuno gli rispondeva, cominciò a chiedere ai passanti se l'avessero vista. Quel poco che ne ricavò fu che si era diretta verso l'esterno della città ma nessuno sembrava averla vista uscire. Dopo altre due ore di ricerca, si costrinse a tornare al castello per chiedere spiegazioni al re. Gliele doveva.
Arrivato al portone le guardie lo fecero passare senza una parola ma inchinandosi, Shaoran capì dal loro comportamento che il re Touya li aveva informati della sua presenza. Non sapendo dove altro andare, si diresse nuovamente alla sala del trono ma prima di arrivarci fu interecettato dal consigliere del re.
"Bentornato principe Li" gli disse venendogli incontro con un sorriso gentile.
"Grazie. Ehmm..."  non sapeva come comportarsi nè cosa dire esattamente, si accorse inoltre che in quel momento non era esattamente presentabile.
"Sono Yukito, il consigliere del re. Mi ha chiesto di aspettare il vostro ritorno e di far preoarare una stanza per voi. Se volete seguirmi ve la mostro" 
Shaoran rimase sorpreso: solitamente non si incaricava un consigliere di svolgere compiti da camerieri, imbarazzato replicò "Grazie, ma vi prego datemi del tu"
"Come preferite, vostra altezza"
"Quando potrò vedere il re?" Non aveva intenzione di chiederlo così né di farlo in quel momento, ma più ripensava a cosa era successo quella mattina più diventava curioso di capire.
"Dovari avere pazienza, principe. Il re deve prima adempiere ai suoi doverei di sovrano: appena sarà tramontato il sole, il re sarà libero. Oh, ora che ricordo, mi ha chiesto di chiederti se desideri cenare con lui questa sera"
"Sicuramente! Mi farebbe molto piacere" Yukito in risposta sorrise gentilmente. Quel consigliere lo faceva sentire strano, quasi a disagio, come se sapesse qualcosa che lui ignorava.
"Vi verrò a chiamare al momento opportuno, principe. Buona serata"
"Buona serata consigliere" detto ciò Shaoran si ritrovò solo nell'enorme stanaza che era stata preparata per lui




Buona sera! Come avevo promesso su livejournal riesco a pubblicare dopo aver risolto un problema con l'HTML con il quale litigo spesso purtroppo. 
Passando al capitolo, che spero vi sia piaciuto, come avevo anticipato ho dovuto spezzarlo in due, quindi le spiegazioni sono rimandate nel prossimo capitolo e spero saranno chiare ed esaustive. Sono sempre molto insicura a proposito delle scene d'azione e di battaglia, spero di non aver scritto qualcosa di indecente. Sto anche cercando di rendere tutti i capitoli più uniformi e più leggibili anche da cellulare, spero di farcela! 
Ringrazio tantissimo chi sta ancora leggendo questa storia dopo 4 anni, vi amo tantissimo e vi ringarazio anche per darle ancora una possibilità :).
Personalmente trovo Shaoran un amore ed è il mio tipo di ragazzo/fidanzato/marito ideale xD e voi?
Detto ciò, ci vediamo (spero) il mese prossimo! Vi auguro una Buona Pasqua,
micia95

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