Shadow Lady e il ladro di sogni

di Rik Bisini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La notte è delle donne ***
Capitolo 3: *** Il demone scomparso ***
Capitolo 4: *** Gli inviati e l'inattesa ***
Capitolo 5: *** Un'altra Shadow Lady ***
Capitolo 6: *** Destino di un ladro ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Shadow Lady e il ladro di sogni
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Prologo

I capelli caddero con una morbida onda sulle spalle. La luce della stanza proiettava nella notte, attraverso la finestra, una avvenente figura femminile.
La mano che aveva tolto il fermaglio si spostò verso la vita. Due occhi la seguivano attentamente. Appartenevano ad un ragazzo di corporatura atletica, seduto ad un tavolo ingombro di libri e quaderni colmi di scrittura. Aveva i capelli neri, che perfino alla luce elettrica avevano riflessi di color prugna, ottenuti indubbiamente con una tinta. Il suo volto era piuttosto tondo, dagli zigomi alti e una lieve fossetta sul mento, il sorriso ampio.
Sorrideva mentre il suo sguardo coglieva due curiose protuberanze a forma di ala di pipistrello che appartenevano all'abito indossato dalla seducente ombra. Nella finestra del palazzo di fronte, due mani si stavano infilando sotto quell'abito e lo sollevavano lentamente.
Rivelarono i fianchi sodi, il ventre piatto, i seni abbondanti, la schiena diritta. Il vestito fu abbandonato a terra. Le mani si spostarono dietro la schiena. Il ragazzo trattenne il fiato. Quando il reggiseno si slacciò, i seni oscillarono morbidi e compatti. Le mani depositarono l'indumento e tornarono sul corpo, accarezzandolo gentilmente.
Il volto seguiva le dita, come se la ragazza stesse controllando che ogni centimetro di pelle fosse levigato e idratato. Poi le mani si diressero verso gli slip e l'ombra si liberò anche dell'ultimo indumento. Solo allora la figura si allontanò dalla finestra e la luce si spense.

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Capitolo 2
*** La notte è delle donne ***


Shadow Lady e il ladro di sogni
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La notte è delle donne

Avere migliaia di occhi intorno a sé non significa essere visti, ci può essere una folla immensa che transita a pochi passi da una persona senza che nessuno ne noti la presenza.
La ragazza che lavorava alla fermata della metropolitana, dietro il vetro che separava il flusso dei passeggeri dal personale di servizio, rimaneva nascosta nell'anomimato. Pochi ciuffi di capelli biondi uscivano dal pesante cappello completo di paraorecchi che indossava e un paio di occhiali scuri copriva il suo volto. Più in basso del vetro, l'uniforme di servizio nascondeva un corpo giovane ed attraente.
Una piccola donna molto magra bussò sul vetro, tenendo davanti agli occhi una cartellina che sosteneva alcuni fogli dattiloscritti. La ragazza dietro il vetro lo sollevò di un palmo.
« Mimokori... Ai. » lesse con tono neutro, « Questo è il tuo ordine di servizio per la settimana prossima. »
Ai porse una mano e l'altra le consegnò un foglio.
« Sabato mattina hai il primo turno. Poi devi essere qui tutta domenica a partire dal secondo turno. » continuò.
Ai annuì.
« Buona serata. » concluse la donna.
Ai sollevò il foglio e lo consultò rapidamente, poi il suo sguardo iniziò a seguire le lancette di un orologio analogico che seguivano pigramente il loro cammino senza fine. Le sue labbra si piegarono in un sorriso stentato.
Una donna con un soprabito consunto si avvicinò e chiese in che direzione fosse la fermata del pullman extraurbano. Ai rispose con una frase breve e dettagliata, che sembrava già formulata centinaia di volte. La lancetta lunga era quasi giunta al dodici. Una ragazza bruna sui venti anni entrò ridendo da una porta in ferro alle spalle di Ai, vestita con la medesima uniforme.
Disse qualcosa a riguardo di un appuntamento conclusosi bene la sera precedente e diede un suggerimento riguardo ad un negozio che proponeva allettanti sconti.
Ai ascoltò distrattamente, mentre raccoglieva un vecchio zaino azzurro e blu che teneva ai suoi piedi e si diresse verso la porta con un saluto ed un franco sorriso.
Pioveva. Una fitta pioggia sporca. Ai uscì dalla fermata della metropolitana e si riparò nel portone di un palazzo. Grosse gocce di pioggia erano cadute sul suo viso, trasformandosi in un velo che copriva le lenti dei suoi occhiali: Ai portò le mani sulle asticelle e li sfilò.
Bastò questo a trasformarla. Apparvero due occhi nocciola luminosi e sinceri ed il volto candido di una graziosa diciassettenne.
La ragazza che si era nascosta dietro le apparenze di Ai attraversò correndo la strada e raggiunse il bagno pubblico dall'altro lato.
Ne uscì quasi un'ora dopo, quando la pioggia era cessata, con un pesante maglione bianco ed una sciarpa rosa. L'attendeva un bambino che aveva all'apparenza dieci anni con vispi occhi neri ed una pettinatura che ricordava in modo curioso un paio di corna. Con una mano teneva un ombrello.
« Ciao, Demota. » disse la ragazza rivolta al bambino.
« Ciao, Aimi, » rispose Demota. « pensavo che servisse un ombrello, ma ha smesso di piovere. »
« Grazie » disse Aimi con un sorriso dolce come lo zucchero, « ma ora sto bene. Ho avuto solo un raffreddore. Gli esseri umani si ammalano a volte ».
« Sicura di sentirti bene? » domandò Demota.
Aimi annuì. « Perfettamente » lo confortò, « hai detto a Dory che questa sera saremo a teatro? »
Demota annuì. « Ha ricevuto il preavviso » rispose, « starà predispondendo tutto per accogliere Shadow Lady. Starò accanto a te con l'aspetto di Demo, come sempre ».

Nell'ampia stanza erano disposte parecchie file di scrivanie dotate ciascuna di un computer, la maggior parte stracolme di documenti. Un giovane poliziotto, con un sincero sorriso sul viso e un'uniforme nuova di zecca si avvicino timidamente ad una di queste.
Seduto ed assorto nella lettura del monitor c'era un giovane bruno dal fisico atletico, il cui capelli bruni erano pettinati in modo che un ciuffo ricadesse verso l'occhio destro.
« Agente Bright Honda? » chiese. « Sto cercando l'ispettore Dory? »
Bright sollevò gli occhi e considerò distrattamente il suo interlocutore.
« Uno dei nuovi, eh? » gli disse, « L'ispettore arriverà a momenti. Non ti fare impressionare, è un po' di cattivo umore. »
« Come? » fece interdetto il giovane.
« Hanno mandato voi appena usciti dall'Accademia al posto di agenti di esperienza ventennale. » spiegò Bright, « sono arrivati ordini dall'alto. A quanto sembra non si vuole che il meglio delle forze di polizia sia impiegata nella caccia a Shadow Lady ».
Indicò una foto affissa ad una parete poco distante. Ritraeva una ragazza semplicemente irresistibile, dal fisico formoso generosamente mostrato da un attillato e corto vestito nero, con uno spacco sul seno. I suoi capelli erano biondo platino e aveva una elaborata acconciatura a punte.
Il giovane si incantò a fissare la foto, con la bocca aperta.
« Ti fa sempre questo effetto, solo guardandola su di una foto? » lo stuzzicò Bright.
L'altro, arrossendo, si scosse e si schiarì la voce. « Ehm... non sarò il fascino di questa criminale ad impedirmi di compiere il mio dovere ».
Bright fece un sorriso amaro.
« Quella fotografia » pensò, « non trasmette che un'ombra di quanto sia irresistibile il fascino di Shadow Lady e di Aimi Komori, che si cela dietro quella ladra... e che io amo ».
Il poliziotto sembrò interpretare il sorriso di Bright come una manifestazione di sufficienza.
« Sono certo » disse con orgoglio, « che le nuove leve mostreranno tutta la loro determinazione a raggiungere le capacità dei più brillanti agenti ».
Bright lo guardò con condiscendenza. « Benissimo. Ma ricordati comunque di non meravigliarti se nessuno, né tra i veterani, né tra i giovani, riuscisse a pedinare Shadow Lady ».

Un gattino bianco si leccava con cura una zampa anteriore in una strada polverosa, scarsamente illuminata dalle luci dei pochi lampioni funzionanti.
Dall'ombra apparvero due tozze figure. La prima era quella di un ragazzo biondo, vestito di una giacca e pantaloni di pelle neri, l'altra quella di un ragazzo rosso che indossava un pesante piumone grigio e pantaloni bianchi di lana. Si guardarono e si intesero con un cenno. Il primo si frugò in tasca e prese un boccone di carne ed un manganello, l'altro un sacco di juta.
Il biondo avanzò di fronte al gatto con il boccone di carne in vista ed il manganello dietro la schiena. Il rosso aggirò il gatto allargando con le mani l'imboccatura del sacco.
« Guarda, guarda che carino! » disse il biondo. « Vieni micino bello ».
Il gatto si alzò sulle quattro zampe e rivolse al biondo uno sguardo innocente. Il biondo agitò il boccone di carne invitando il gatto ad avvicinarsi. L'animale sbadigliò e sembrò dapprima accogliere con sufficienza l'offerta ricevuta. Poi assunse un aria famelica e si avvicinò, seguendo il boccone di carne che il biondo muoveva a destra e a sinistra.
Il rosso giunse a tre passi dall'altro e calò il sacco, imprigionando il gattino. Il biondo iniziò a tempestare di colpi con il manganello il sacco che conteneva il gatto, ululando ferocemente. Il rosso eruppe in una folle risata.
Poi l'inatteso.
Il sacco prese fuoco ed esplose in una pioggia di scintille, consumandosi in un istante. Le scintille piovvero sui due teppisti lasciando grossi buchi nei loro abiti. Le urla di dolore dei due riempirono il vicolo fino a che non ne uscirono correndo all'impazzata. Il fuoco dal sacco si sollevò verso l'alto e si modellò in una piccola figura umana, la figura di una ragazza dalle lunghe orecchie il cui corpo era coperto di fiamme.
« Vaar, se vuoi ricordarmi di avere cautela nei riguardi degli umani è troppo tardi. » disse.
Dalle ceneri del sacco, brillò una scintilla di luce che si allargò fino a divenire un globo luminoso, al cui interno apparve una creatura minuscola con una coda lunga quanto il corpo e gli occhi del color della brace.
« Temo che riuscire a fermarti in tempo, Setna » replicò la creatura, « sia un'impresa superiore alle mie capacità ».
Setna strinse le spalle.
« Questo vicolo deve essere il principale punto di incontro degli umani più violenti e stupidi della città. Quegli idioti che ho sistemato due mesi fa, almeno, erano ubriachi ».
« Meglio allontanarci comunque » suggerì Vaar, « l'ora in cui ci aspettano Kalalii e Tolikei è vicina ».

Shadow Lady era in cima ad un edificio, appena visibile alla tenue luce della poche stelle che si distinguevano in un cielo nuvoloso. Accanto a lei c'era una creatura con grandi occhi, piccole corna e due ali da pipistrello. Shadow Lady sollevò il capo verso l'alto e chiuse gli occhi.
« Nasconditi Demo » disse, « non siamo soli ».
« Lo so. Resto qui vicino. » replicò la creatura di nome Demo, prima di svanire nell'ombra.
Shadow Lady si volto. La sua figura avanzò lentamente con passi silenziosi in direzione di un lucernario. Poi la ragazza si voltò e appoggiò un braccio con noncuranza ad esso. Sorrise.
« Bright? » chiese. « Mi di nuovo stai dando la caccia sui tetti? »
« Sono io, Aimi. » disse una voce femminile. Dall'ombra apparve una ragazza che con lunghi capelli castani che indossava un vestito con una corta gonna ed un corpetto.
« Spark Girl? » la riconobbe Shadow Lady, perplessa. « Ti credevo a Greentown ».
Spark Girl sollevò un braccio verso un orecchio e fece scivolare una parrucca dal capo. Scosse la testa per ridare la piega ai suoi capelli bruni, che sul lato sinistro scendevano in un ciuffo.
« Ormai lo sai, Aimi, » disse, « io sono Lime ».
Shadow Lady sorrise. « Sono contenta di vederti, Lime ».
Sedettero sull'orlo del tetto, guardando verso le luci della città.
« Sono qui per dirti grazie » disse Lime, « per quello che hai fatto per me e per Greentown. Per qualsiasi motivo tu l'abbia fatto ».
Shadow Lady fece un sospiro. Lime continuò. « Ci ho messo qualche giorno a trovarti. Finalmente ho indovinato dove ti saresti appostata per raggiungere il tuo bersaglio. C'è una questione di cui volevo parlare con te, sei l'unica a cui possa chiederlo. Una questione di cuore ».
Shadow Lady guardò l'altra con sospetto. Si voltò, nascondendole per un istante l'espressione del suo volto.
« Se si tratta di Bright, hai indovinato i miei sentimenti da tempo ».
Lime scosse la testa « Non si tratta di lui, si tratta di me ».
« Non sono un'esperta di sentimenti, Lime » continuò Shadow Lady, « né come Shadow Lady, né come Aimi ».
« Lo so. » replicò Lime, « Shadow Lady è troppo spegiudicata ed Aimi è troppo timida. Ma sei la sola persona che conosco che è amata per se stessa e per il suo alter ego ».
Shadow Lady arrossì. Attraverso il trucco della ladra apparve il volto di una ragazza in preda ad un incontrollabile imbarazzo.
Lime spalancò gli occhi. « Adesso non potrei più avere alcun dubbio. Sei proprio Aimi! » e rise di gusto.
Aimi si accigliò, poi la sua espressione si rilassò. Unendosi con fragore alla risata di Lime, tornò ad avere l'aspetto di Shadow Lady.
Quando gli echi della risata si spensero, Lime tornò a fissare la ragazza seduta accanto a lei con uno sguardo carico di apprensione.
« Ascolta » disse, « se un ragazzo fosse interesato a me, cosa credi che penserebbe scoprendo che io sono Spark Girl? »
« Spark Girl non è una ladra, è amata dalla gente. » osservò Shadow Lady.
« D'accordo. E Shadow Lady è altrettanto amata. Non ha mai rubato per arricchirsi, ma per divertirsi. E nessuno ha dimenticato il mostro che apparve qui a Gray City otto mesi fa. Fu Shadow Lady a combatterlo ».
« Non perché mi importasse della città » replicò Shadow Lady sulla difensiva, « e poi cosa c'entro io? »
Lime sbuffò. « Rispondi alla mia domanda, allora. Perché non dovrei rivelare il segreto di Spark Girl? »
Shadow Lady accennò un sorriso.
« È una tua scelta. Se ti fidi di una persona puoi farlo. Shadow Lady non può. Il suo segreto non è soltanto suo. Qualcuno deve rimanere nell'ombra, perché tutti siano al sicuro. Io sono Shadow Lady, custodisco chi resta in quell'ombra ».
« Capisco. » disse Lime, « A dire il vero sono piuttosto incerta. La mia vita all'asilo non potrebbe continuare se fosse scoperto il mio legame con Spark Girl ».
« Questo lo capisco... » convenne Shadow Lady, « io non posso più mostrarmi come Aimi... »
« Per via di Bright. » completò per lei Lime.
« Per Bright, sì. » confermò Shadow Lady, « Perché si ostina a voler conoscere pericolosi segreti ».
« È preoccupato per te, Aimi. » spiegò Lime, « Ha paura che tu venga manovrata contro la tua volontà ».
Il cuore di Aimi batté con violenza nel petto di Shadow Lady. « C'è molto da fare. E sono la sola che può farlo. L'Untore è un esempio di quello che può accadere se quello che viene dall'ombra cade nelle mani degli uomini. Il mostro di otto mesi fa non è stato allontanato per sempre ». Si alzò in piedi.
« Mi auguro che un giorno non lontano il pericolo dell'ombra svanisca da questa e dalle altre città. Allora potrà esserci un futuro per Aimi Komori ».
« Ci rivediamo? » domandò Lime. « Chissà? » rispose Shadow Lady, « Adesso devo andare. L'ispettore Dory mi aspetta già da un po', non mi piace deluderlo ».
Rivolto a Lime un sorriso incantevole, saltò e svanì nella notte.

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Capitolo 3
*** Il demone scomparso ***


Shadow Lady e il ladro di sogni
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Il demone scomparso

Un ragazzo dal fisico atletico ed una tinta nera con riflessi prugna sedeva con aria annoiata di fronte alla scrivania di Bright Honda.
« Fumio Sawada » lesse Bright su di un documento, « studente. Sei qui per darci informazioni su Shadow Lady, hai detto ».
« Sì » confermò Fumio con voce monotona, « è quello che ho detto ».
« Eppure a quanto dici non hai visto realmente Shadow Lady, giusto? » osservò Bright squadrandolo e porgendogli il documento.
« Ho già raccontato la storia al poliziotto con il nasone. » replicò Fumio allungando pigramente un braccio per afferrare il documento.
« L'agente Yamazaki » continuò Bright, « è convinto che quello che hai visto non abbia nulla a che vedere con Shadow Lady. Parlavi di una donna che si spogliava davanti ad una finestra, ma di cui hai visto solo un'ombra, giusto? »
« Sì, sì » confermò Fumio con un sospiro rassegnato. « Ed il suo vestito aveva le ali da pipistrello come quello di Shadow Lady, così incuriosito ho chiesto in giro ed ho sentito che quella casa era vuota ».
« Però qualcuno aveva le chiavi... » suggerì Bright.
« Le ho chieste al portiere dicendo che un'amica cercava una casa in affitto. Ho aspettato che quella arrivasse alle quattro, come al solito... »
« Cioé questa persona » lo interruppe Bright, « appariva sempre a notte fonda a quella finestra, giusto? »
Fumio annuì trattenendo un grugnito.
« Spogliandosi? » aggiunse Bright.
« Sì, sempre così » confermò lo studente, « da parecchi giorni ».
« Parecchi? » domandò Bright, « Quanti? »
« Quindici, venti, non ricordo con esattezza. » rispose Fumio.
« Sospettavi che fosse Shadow Lady e... » Bright si schiarì la voce, « diciamo che sei entrato per controllare ».
Fumio si concesse un sorriso ammiccante.
« Una bella controllata, diciamo ».
Bright represse un moto d'ira e si confortò al pensiero che Shadow Lady, quella vera, non avrebbe lasciato incolume chi avesse pensato di spiarla nell'intimità.
« Ma le cose non erano come pensavi ».
Fumio storse la bocca. « Qui l'altor poliziotto ha cominciato a comportarsi da idiota. La 'cosa' che ho visto non sembrava Shadow Lady e non sembrava umana. I capelli erano bianchi e c'erano macchie scure su tutta la pelle. Aveva il naso piatto ed era senza orecchie ».
Bright annuì.
« La stavo guardando di nascosto. Poi ho fatto un rumore. Ho cercato di fuggire da una finestra, ma tutte le luci si sono spente. Credo che quella fosse fuggita ».
« E questa è tutta la storia. » disse Bright. « Bene, grazie. Terremo conto delle tue informazioni ».
« Non dovreste proteggermi? » chiese lo studente.
« Da cosa? » domandò l'agente.
« Da quella femmina. Ha un aspetto mostruoso. Sicuramente è malvagia e probabilmente pericolosa. Forse mi ha visto. Il mago ne è certo e mi ha promesso di fare qualcosa, ma credo che voglia soldi in cambio ».
« Mago? » chiese curioso Bright.
« Optimus Potentium » rispose Fumio, « quello della televisione. I mostri da incubo sono materia loro di solito. Ma ho pensato che forse Shadow Lady avrebbe interessato anche voi ».
Bright aggrottò le ciglia. Prese un biglietto e lo porse al ragazzo.
« Se questo Optimus cerca di estorcerti soldi » suggerì, « torna da me. A quello ci pensiamo sicuramente noi. Per quanto riguarda la creatura, il caso è decisamente insolito. Ma recentemente ho avuto a che fare con diverse cose dall'aspetto insolito lavorando al caso di Shadow Lady ».
« Insolite come quella femmina mostruosa? » chiese Fumio con ribrezzo.
« Insolite come un gemello di me stesso che non sapevo di avere. » rispose Bright, mentre lo studente aveva stampati in volto stupore e diffidenza.

Un'ampia cavità semisferica era illuminata da una fioca luce giallastra. Le pareti sembrvano fatte di dura roccia grigia eppure Setna e Vaar passarono attraverso di esse come se si trattasse della superficie di un liquido. Dentro la cavità, due figure ammantare si inginocchiarono in direzione di Setna al loro arrivo .
« Sua Eccellenza ci onora con la Sua presenza. » disse una voce femminile, « Che il suo fuoco bruci a lungo ».
Setna chinò il capo in direzione della figura in un cenno di assenzo.
« Porgo a Sua Eccellenza la nostra gratitudine per aver accettato il nostro invito qui. » disse la voce maschile dell'altra figura.
« A dire il vero Tolikei » replicò Setna, « il vostro invito coincide con il mio desiderio di vedervi, per la questione di cui abbiamo già parlato ».
« A questo proposito » riprese Tolikei, « Sua Eccellenza scoprirà che Kalalii ed io abbiamo convenuto di offrirle il nostro aiuto in modo più conforme ai Suoi desideri ».
Setna fissò con insistenza Tolikei.
« Alzati. » gli ordinò.
Tolikei obbedì, mostrando il suo volto in parte nero, in parte coperto di rughe e l'occhio destro cieco. Sollevandosi, tentennò a causa della gamba destra più corta.
« Nel nostro precedente incontro » ricominciò Setna, « ci avete confermato che un Portatore dei Ghiacci è l'artefice degli oggetti tramite i quali gli uomini sfruttano poteri demoniaci. Vaar crede che il nome di costui sia Lujel e che voi possiate confermarlo ».
« Così è » confermò Tolikei, « Lujel crea oggetti pregni del suo potere, qui, a Gray City ».
« Lujel non esiste più » lo contraddisse Setna, « due secoli fa si è recato alle Case di Estinsione in cerca dell'ultimo giorno. Non è più tornato di là ».
« Non è tornato tra i demoni » precisò Tolikei, « ora è fra gli umani ».
« Come è possibile ciò? » domandò Setna.
« Non lo sappiamo » rispose Tolikei, « crediamo che egli sia giunto nel medesimo tempo in cui arrivarono qui le pietre del diavolo ».
« Non avete cercato di scoprirlo? » la voce di Setna era carica di disprezzo.
« Non possiamo, Eccellenza » disse Tolikei, chinando umilmente il capo.
« Sua Eccellenza deve ricordare » intervenne Kalalii, « che noi siamo reietti e ricercati per aver guidato alcuni Misti a vivere tra gli umani ».
« Parli senza il mio consenso! » tuonò Setna alzando un braccio in direzione della demone.
« Ferma! » comandò Vaar.
Setna si volse verso di lui furente. « Tu non hai autorità per dirmi cosa devo fare, Vaar ».
« In ogni caso, Setna » replicò quieto Vaar, « voglio ricordati che il Messaggero ho preso su di sé la responsabilità delle tue azioni di fronte all'antica legge. Ti disonora fare qualcosa che vada a suo svantaggio. Ti disonora inoltre avere accettato un invito di Kalalii a parlare e non permetterle di farlo. Disonora te, il Messaggero ed il Sovrano del Fuoco stesso ».
Setna tacque.
« Kalalii » proseguì Vaar, « in nome di Shadow Lady, Messaggero del Sovrano del Fuoco, io ti chiedo di alzarti e di parlare. Voglio conoscere il motivo della tua richiesta di vederci e perché ritenete di doverci aiutare direttamente, adesso ».
Kalalii mostrò il suo volto, che per metà era oscuro e per metà quello di una donna segnata dagli anni, e si sollevò tremando su esili gambe.
« Noi siamo reietti » ripeté in direzione di Setna, « la polizia dei demoni ci cerca da tempo come criminali. Conosce noi e coloro che ci seguono. Sarebbe da folli per noi o qualcuno dei nostri andare alle Case di Estinsione, nel cuore del Paese dei Demoni, per scoprire perché Lujel non ha raggiunto l'ultimo giorno. Inoltre nessuno può superare l'Estrema Soglia delle Case di Estinsione e tornare indietro, non senza il potere di chi governa il tempo ».
Si volse verso Vaar. « Uno dei nostri è in pericolo. Kuriaf, la più abile di tutti i nostri emissari è scomparsa. Senza di lei la stessa esistenza della nostra comunità è in pericolo. Per questo abbiamo deciso di chiedere il vostro aiuto e per questo vi daremo da ora in poi tutto il sostegno che possiamo ».
« Scomparsa? » domandò perplesso Vaar, « Siete certi che non sia... estinta? »
Kalalii scosse la testa. « No, non lo siamo e temiamo che lo stesso Lujel possa portarla all'estinsione. Ci ha chiesto licenza di allontanarsi temporaneamente, tre settimane fa, senza spiegare i suoi motivi. Da allora non ha dato altre notizie di sé ».
« Avrete il nostro aiuto. » promise Setna, intervenendo nella conversazione, « ma se credete veramente che io sono degna del titolo di Domatrice, che è l'operato di Lujel ad aver causato la mia disgrazia ed a mettere voi in pericolo, dovrete trattarmi sempre come tale ».
« E sia. » dissero all'unisono Kalalii e Tolikei.

« Optimus aveva visto nella sua sfera l'arrivo di un'influenza maligna » riportava l'articolo, « ed aveva ragione. Ero così angosciata da sentirmi male tutta la giornata e la notte non dormivo senza fare incubi. In poche settimane tutto si è risolto, gli sono molto grata ».
« Non è affatto un millantatore come dicono i soliti invidiosi o materialisti » continuava più in basso, « io svegliandomi la mattina non riuscivo mai a ricordare i miei sogni, come se mi fossero stati rubati. Chi non si renderebbe conto di essere colpito da un'influenza malefica? »
« Ha grande potere » diceva altrove, « ma anche umiltà. A me ha detto che il mio malessere non aveva alcuna relazione con i fatti di possessione di cui si occupa. Sono andata da un medico ed infatti il disturbo è passato ».
Bright leggeva con espressione neutra le lodi nei confronti del mago Optimus riportate su un articolo diligentemente affisso al muro della sala di aspetto, in penombra e profumata d'incenso, dell'ufficio del mago.
Una segretaria arcigna e appesantita da diversi chili di troppo gli annunciò che era giunto il suo turno.
Bright entrò in una stanza in cui la luce era ancora più tenue e proveniva da due elaborati candelabri a tre braccia. La stanza era vuota, ma la scura porta seminascosta di uno stanzino accanto si aprì immdiatamente e ne uscì un uomo piuttosto basso, dalla testa glabra ed un ampio sorriso stampato sul viso.
« Bright Honda? » chiese, « Molto piacere, mi diceva di essere della polizia, ma non è qui in veste professionale, voglio sperare ».
« Invece è così » replicò Bright, « alla ricerca di informazioni riguardo ad un particolare che mi ha incuriosito ».
« La prego » lo invitò Optimus indicando una sedia, « si accomodi ».
Sedettero ad un basso tavolino rotondo al centro del quale si trovava una sfera di vetro, posta su un piedistallo su cui erano intrecciati simboli arcani.
« Questa mattina » raccontò Bright, « verificavo una testimonianza raccolta in merito alle attività di Shadow Lady, in cui lei veniva citato, e ho letto tutte le informazioni di dominio pubblico che sono disponibili sulla sua attività di esorcista ».
Il mago continuava a sorridere imperturbabile.
« Devo sinceramente complimentarmi » continuò l'agente, « perché in appena tre mesi ha raggiunto una ottima reputazione di esorcista, distinguendosi per l'accuratezza con cui individua casi reali da problematiche differenti. Questo le ha portato un paio di apprezzamenti anche nell'ambiente scientifico ».
« Cerco solo » spiegò il mago sorridendo, « di attribuire una presenza sovrannaturale dove ne distinguo chiaramente i connotati. So quanto sia facile imbattersi in imbonitori che portano la gente a credere ad essere vittima di influenze sovrannaturali per ricavarne del lucro ».
« Davvero esemplare » commentò Bright senza entusiasmo, né ironia, « ecco perché mi sono sorpreso quando un ragazzo che ha visto un demone si è sentito promettere da lei che avrebbe fatto qualcosa. È un caso che, capisce, ha tutti i connotati di una allucinazione ».
Il sorriso di Optimus restò largo ed affabile.
« È apparso un mostro in questa città circa otto mesi fa e c'è ancora chi lo descrive come una suggestione di massa, dovremmo essere più disposti ad accettare che esistono cose di cui non avremmo mai sospettato l'esistenza ».
« E che nome darebbe, lei » chiese Bright, « ad una creatura di forma umana, con capelli bianchi e la pelle maculata? »
« Che cosa importa un nome? » disse Optimus allargando le braccia in modo teatrale, « Ricordo il caso che dice e, sì, ha ragione è uno dei più interessanti che mi siano capitati. Ho ragionato per esclusione, troppo preciso per un sogno, troppo ricorrente per un'allucinazione, troppo verosimile per il racconto di un mitomane. E mi sono deciso a controllare se ci fosse realmente di mezzo un demone ».
« Demone? » lo interruppe Bright, aggrottando le ciglia.
« Un nome come un altro, appunto. » riprese l'altro, il suo eterno sorriso velato per un istante da un'ombra.
«: E cosa ha scoperto, poi? » insisté l'agente.
Il sorriso di Optimus divenne ancora più largo.
« Signor Bright, per quanto la mia professione sia insolita, è tuttavia una professione. Discutere i singoli casi in cui mi sono imbattuto, è contrario ad ogni deontologia professionale. Temo proprio di non poter rispondere alla sua domanda. Posso dirle comunque che ho riscontrato effettivamente il pericolo di una possessione, che l'ho allontanata immediatamente e che non richiederò un compenso per quanto svolto, visto che questo caso mi ha consentito di acquisire conoscenze di manifestazioni insolite che ho trovato decisamente importanti... e che il soggetto potrebbe avere difficoltà a pagarmi un compenso. Questo le basta? »
Bright soppesò con calma le parole che aveva udito.
« È sufficiente. » commentò, « Ma vorrei chiederle, da un punto di vista professionale, di Shadow Lady cosa pensa? »
« Abbiamo in comune più cose di quanto sembri » disse con aria sorniona, « anche lei, quando apparve il mostro, si è occupata di combattere qualcosa di sovrannaturale ».

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Capitolo 4
*** Gli inviati e l'inattesa ***


Shadow Lady e il ladro di sogni
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Gli inviati e l'inattesa

Nel buio della stanza apparve una piccola sfera che, emettendo una tenue luce, illuminò il viso addormentato di Aimi. La ragazza si scosse e strinse gli occhi, poi sollevò una mano sulla fronte e sollevò le palpebre cercando di abituarsi a quella luce.
« Che succede, Vaar? » chiese.
« Aimi perdoni il suo servo per averla importunata » iniziò la voce del piccolo demone, « ma il Principe Demo ed io desideriamo la presenza di Aimi per una questione della massima importanza ».
Aimi allontanò la mano dal viso e strinse un'ultima volta gli occhi prima di replicare « È davvero urgente? »
Una piccola nuvola di scintille, il chiaro segno di un certo nervosismo, si diffuse dal corpo di Vaar.
« Il suo servitore ritiene che Aimi debba esserne informata al più presto e così il Principe Demo. Ma se Aimi ritiene che è stato tenuto in scarsa considerazione il suo sonno, egli accetterà la punizione che merita ».
Aimi si sgranchì le braccia. « Se Demota e tu siete d'accordo, immagino che sia davvero importante ».
Aimi si presentò nel saloncino dell'appartamento due minuti dopo, con indosso una vestaglia chiara. Ben cinque paia di occhi la seguirono mentre si avvicinava ad una poltrona. La ragazza ricambiò quesgli sguardi, sguardi di creature che la conoscevano come Messagero del Sovrano del Fuoco, come Shadow Lady, come Aimi Komori.
« Siamo parecchi. » sottolineò.
Oltre a Demota e Vaar nel saloncino, che aveva solo un divano ed un vecchio televisore, c'erano Setna ed altre due creature.
Aimi le conosceva. Il demone dall'aspetto di una bambina dai capelli fiammeggianti portava il nome di Samoda e la ragazza dalle orecchie a punta, avvolta in un kimono rosso con motivi arancio e giallo, era Veruse.
« Spero che ad Aimi non dispiaccia » spiegò Vaar, « ho ritenuto importante che anche Veruse e Samoda ascoltino quanto diremo ».
Aimi si sedette senza riuscire ad accomodarsi. « Qualcosa di serio? »
« Non spaventarti, Aimi » la confortò Demota, « solo che Vaar ed io avevamo dei sospetti per quanto riguarda quello che sta succedendo in questi mesi... »
Setna fece una sonora risata.
« Coraggio » disse, « sono settimane che ci rimuginate sopra. È tanto difficile dire alla Padrona che gli oggetti demoniaci che di tanto in tanto compaiono tra gli uomini sono creati in questa stessa città da un demone?! »
Veruse e Samoda si scambiarono uno sguardo attonito.
« E non un demone qualsiasi. » aggiunse Setna, « Un Portatore dei Ghiacci! Lo stesso che ci ha rubato le pietre. Colui che dovrebbe scontare la pena che noi paghiamo. Colui che ha portato alla nostra condanna da parte del Consiglio dei Quattro ».
« Non è possibile. » disse Veruse con una voce calda, quasi maschile.
« Perché no? » interloquì Setna, « Solo perché il disonore lo macchierebbe molto più di quanto abbia macchiato noi? Disonore per lui e tutta la famiglia dei Ghiacci? »
« Setna » intervenne Aimi, « ti ringrazio di essere venuta subio al punto. Tuttavia, Demo sa che molto di quello che dite non mi è familiare e io vorrei davvero capire cosa sta succedendo. Ci sono nuovi oggetti demoniaci che vengono dati agli uomini continuamente? »
Vaar ormai era visibile a stento in una pioggia di scintille che veniva da tutta la sua luminosità.
« Due mesi or sono » spiegò Demota, « abbiamo contattato alcuni demoni che vivono in clandestinità a Gray City. Sembra che ogni mese un potente demone crei uno di questi oggetti. Già la maschera dell'Untore non somigliava ad alcun oggetto mai creato prima e il telecomando di quel bambino... beh, nessun demone avrebbe mai pensato ad un telecomando prima che fosse inventato dagli uomini ».
Aimi incrociò le dita all'altezza del grembo, si sentiva curiosamente poco agitata.
« I nostri informatori » continuò Demota, « ci hanno dapprima dato poche informazioni, poi le cose sono cambiate ».
« Il nome di quel demone » precisò Vaar, riuscendo a frenare temporaneamente la sua pioggia di scintille, « ci è stato rivelato in un modo curioso. Ci hanno detto che non lo avrebbero né detto, né scritto e lo avrebbero cancellato. Poi si sono spenti i caratteri di due insegne che lo componevano. Lujel ».
« Ma Lujel non potrebbe aver creato quegli oggetti » riprese Demota, « si recò alle Case di Estinsione, il luogo ove i demoni cercano il riposo eterno. Non ne è mai tornato e, se esiste ancora, deve essere là ».
« Come possiamo accertarcene? » domandò Aimi.
« Per questo i suoi servi hanno concordato di parlarne alla Padrona. » cominciò Vaar, poi esplose in una rumorosissima pioggia di scintille.
« Vaar, questo ti copre di disonore » lo rimproverò con spavalderia Setna, sovrastando il rumore con la voce, « hai scelto tu di non palesare questo sospetto alla Padrona, prima di ora che è necessario ».
« Ora è necessario? Perché? » chiese Aimi, che si stava tappando le orecchie.
« Per giungere alle Case di Estinsione » rispose Demota, « e tornarne indietro, è necessario agire in nome di colui che ha il dominio del tempo. Non possiamo andarci senza il permesso di Makuberu. E non so se darà facilmente il suo permesso al Messaggero del Sovrano del Fuoco ».
« Posso tornarci, se necessario. » propose Aimi con un sospiro, ricordando il faticoso viaggio verso la dimora del demone. Vaar divenne una sfera scintillante e scoppiettante e sparì. Setna scoppiò di nuovo a ridere.
« Che succede ancora? » domandò allibita Aimi.
« Le cose sono cambiate con i nostri informatori » spiegò Demota, « ora sono molto più disposti a rispondere a tutte le nostre domande. Ma contano sull'aiuto di Shadow Lady per risolvere un problema e sarebbe onorevole, per dirla come noi demoni, che tu li aiutassi ».
Setna tratteneva a stento le risate. Aimi sospettò che non fosse arrivata a ridere fino alle lacrime solo perché la sua magia si manifestava con il fuoco.
Aimi guardò Demota di sbieco « Forse qualcun altro può portare un messaggio a Makuberu da parte mia ».
Demota impallidì.

« Demoni » pensò Bright, « una parola come un'altra... però come suona bene questa parola accostata a tante altre cose. La maschera dell'Untore era brutta come un demonio. Il mostro gigantesco sembrava una creatura demoniaca. Demoniaca era la velocità della ladra di gioielli. E la capacità elusiva di Shadow Lady? Demoniaca anche essa ».
Un corpulento poliziotto di mezza età si avvicinò alla sedia di Bright, battendo leggermente un fascicolo di fogli sulla sua scrivania per attirare la sua attenzione.
« Tutto quello che c'è in archivio su Hideo Morinaka alias Optimus Potentium, Bright ».
« Grazie, Bliss » disse il giovane, « tu che ne pensi? »
« Non ho letto che le prime righe degli articoli » rispose con un sospiro, « un tale che in tre mesi da direttore di negozio di ottica diventa un accreditato esorcista è poco frequente, quasi verosimilmente inatteso... non so se mi spiego ».
Bright annuì. « La scoperta di una realtà paranormale ha cambiato la sua vita da un momento all'altro... »
La mente di Bright si perse. Se lo chiedeva con insistenza da diversi mesi: « Cosa ha trasformato un'orfana senza particolari abilità, che viveva come una timida cameriera, facendole assumere l'identità di Shadow Lady? »
« Abbiamo in comune più cose di quanto sembri » aveva detto Optimus. Era solo istinto, ma Bright sentiva che la verità contenuta in quella frase era più ampia di quello che il mago stesso volesse far trapelare.
« Bright? » fece la voce alterata di Bliss, « ma mi ascolti o no? »

Aimi avvolse il suo corpo nudo in un morbido asciugamano rosa, apprezzando la sensazione di freschezza trasmessa dalla sua pelle umida.
Aprendo la porta del bagno, colse il riverbero di una strana luce e corse allarmata verso la cucina. Sul piano cottura una alta fiammata saliva verso il soffitto. Una fiammata che si trasformò rapidamente nella figura di Setna. La demone saltò sul pavimento e si inginocchiò « Padrona, comandami ».
« Buongiorno, Setna » disse Aimi, « non mi spiegavo quel fuoco ».
Setna la guardò per un istante tradendo il suo stupore, poi abbassò di nuovo il capo. « Vaar ha il potere di convocare demoni di fuoco e di manifestarsi con una sola scintilla. Io non ho questo potere ».
« Capisco » replicò Aimi, « mi dispiace se l'assenza di Vaar ti crea dei problemi ».
Questa volta a Setna sfuggì un sorriso. « Credo che di tanto in tanto un compito ingrato sia necessario a chi nasconde le sue azioni alla Padrona ».
« Ti prego di non chiamarmi 'Padrona', Setna. » disse Aimi, « Hai notizie di Kuriaf? »
« Dal momento che i Misti non l'hanno trovata nelle zone a loro note, » spiegò Setna, « stiamo cercandola in quelle controllate dalla polizia e nel Paese dei Demoni. Ma ci vorrà del tempo, mia Signora. Siamo solo Veruse, Samoda ed io ».
« Maovu non può aiutarvi perché è cieco, immagino, ma Goug? » domandò Aimi.
« Goug riceve ordini solo da te direttamente, mia Signora. » rispose Setna, « Vuoi che gli dica di presentarsi qui? »
« Spero che non ce ne sia bisogno, Setna. » puntalizzò Aimi, « Ad ogni modo, se le cose andranno per le lunghe, avremo anche l'aiuto di Vaar e Demo ».
Aimi sospirò. « Anche se con quel guardone in giro, non oserò farmi un altro bagno a casa ».

Tra guglie ed anfratti, alti picchi e profondi burroni, il vento sembrava scorrere senza ostacoli. Demota si copriva gli occhi con un braccio, avanzando faticosamente passo dopo passo. Con incerti salti, si ancorava da roccia a roccia, guadagnando un metro dopo l'altro in un estenuante cammino a zig-zag.
Si fermò un minuto a riposare, con la schiena accostata ad una guglia larga e bassa.
« Che succede, Principe? » chiese una voce proveniente da una tasca dei pantaloni di Demota.
« Sto riprendendo fiato, Vaar » replicò Demota, « non è per niente facile muoversi con questo vento ».
« Capisco Principe » continuò Vaar, « ma io sto perdendo il mio fuoco. Spero che la mia magia appartendente alla natura del Disfacimento non si estingua anche essa ».
« Non dovresti avere problemi, Vaar » lo confortò Demota, « la magia delle tenebre non si spegne con questo vento. Makuberu lo crea per evitare che le magie del fuoco e del ghiaccio vengano a contatto, ma non ha lo scopo di allontanare i visitatori ».
« Beh, non credo che il Signore del Tempo offra ospitalità ai viandanti. » osservò Vaar.
« A dire il vero » commentò Demota « con Aimi è stato piuttosto cortese, anche se ci ha congedati rapidamente ».
Prese fiato. Sporse la testa e si riparò gli occhi puntando lo sguardo verso un pinnacolo di roccia quasi cilindrico che si elevava a qualche centinaio di metri. Uscì e corse alcuni passi verso una roccia dalla sommità concava. Sentì il vento calare e rallentò.
Prese fiato con calma e si diresse spedito diretto verso il pinnacolo. Una serie di finestre quasi rettangolari si apriva all'interno del pinnacolo, lasciando spaziare lo sguardo su una distesa di rocce apparentemente prive di ogni forma di vita.
Ma da quella distesa era invece giunto Demota, i cui passi ora si avvicinavano mentre saliva una scala. Ad attenderlo all'interno del pinnacolo c'era una creatura nera, la cui pelle ricordava la corazza di un insetto, dal viso lungo e gli occhi grandi, con una lunga coda terminante in un pungiglione.
Al centro della stanza bruciava un fuoco.
« Bentornato, Demo. » disse la creatura.
« Con tutto il rispetto, Signore del Tempo, » replicò Demo affacciandosi dalle scale, « non riesco a credere che questo 'bentornato' sia detto senza ironia ».
« Getta Vaar nel fuoco. » gli suggerì l'altro indicando le fiamme con un braccio.
Demota infilò una mano in tasca ed attese. Alcuni minuti dopo la pose davanti a sé. Su di essa giaceva bocconi un minuscolo esserino cinereo che aveva le fattezze di Vaar, privo della consueta luminosità. Demo non attese e lo scagliò nel fuoco.
« Ah, meraviglioso! » disse una voce tra le fiamme.
« E benvenuto a te, Vaar, » riprese la creatura che attendeva nel pinnacolo, « io sono Makuberu, che alcuni chiamano il Signore del Tempo ».
« Come conosce Sua Eccellentissima Magnificenza il nome di una tanto insignificante creatura quale il sottoscritto? E come può la Sua impareggiabile conoscenza giungere fino a prevedere l'arrivo del Principe Demo e mio? »
« Ti dirò il vero mio, buon amico, » rispose Makuberu, « il mio lavoro è decisamente monotono e si ha il modo di badare a moltissime cose ».
« La Sua Grandiosità non si abbassi a chiamare amico una creatura di poco significato! » esclamò Vaar indignato, « Anche fosse per dileggiarlo, egli ne riceverebbe troppo onore ».
« Il Signore del Tempo » osservò Makuberu con un sorriso divertito, « può ben scegliere chi sia degno del suo onore. E dal momento che non ritieni che io stia parlando seriamente, vediamo se la questione che affronterò ti pare abbastanza seria. Avete il mio permesso per recarvi alle Case di Estinsione, e per tornarne indietro, finché servirete Shadow Lady ».
Demota spalancò la bocca. Il fuoco in cui era Vaar taque.
« Non crediate che io abbia modi di sapere le cose a voi sconosciuti. » spiegò Makuberu, « Ho semplicemente fatto il medesimo ragionamento che voi avete fatto ed ho concluso che la ricerca del creatore degli oggetti avrebbe potuto comportare un viaggio alle Case di Estinsione. » Makuberu allargò la bocca in un sorriso, « Certo non oso sperare che siate qui in visita di cortesia ».
« No, Signore del Tempo. » confermò Demota, « la conclusione a cui il ragionamento ti ha portato è la completa verità ».
« Bene » commentò Makuberu, « posso sapere come mai il Messaggero del Sovrano del Fuoco non ha intrapreso la ricerca in prima persona? »
« Ha portato il suo aiuto ad alcuni demoni privi di una famiglia, mio Signore. » spiegò Demota.
« Davvero? » negli occhi di Makuberu apparve un luccichìo di soddisfazione, « Questo è bene, veramente molto bene ».

La luce del sole al tramonto aveva già abbandonato la piccola camera da letto di Aimi. Vestita di un maglione scuro ed un paio di pantaloni azzurri, la ragazza entrò nella sua stanza, allungò una mano ed accese la luce.
Una testa dalla candida chioma era chinata sul comodino accanto al suo letto.
« Chi sei? » chiese.
La creatura si voltò ed Aimi si rese conto senza esitazione di avere di fronte un demone. Il suo volto di ragazza era privo di orecchie ed il naso era schiacciato. Abbozzò un sorriso e si allontanò verso il lato opposto della stanza, verso l'ombra.
« Kuriaf? » chiese Aimi. La creatura si fermò.
« Kuriaf? » ripeté « Sei tu? Ti stavamo cercando, perché sei sparita? Temevamo... »
Ma la demone si tuffò verso l'ombra e svanì.
« Che cosa succede, mia Signora Aimi? » chiese Setna, entrando rapida.
« Non lo so, Setna. » rispose Aimi, « C'era una demone qui. Penso fosse Kuriaf, ma perché...? » il suo sguardo andò sul comodino e poi ne aprì rapidamente i cassetti.
« Ha preso l'ombretto di Shadow Lady! »

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Capitolo 5
*** Un'altra Shadow Lady ***


Shadow Lady e il ladro di sogni
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Un'altra Shadow Lady

Una grassa mano scostò le tende, lasciando penetrare la luce dei lampioni nel buio della stanza.
« Credo che verrà a piovere, stanotte. » annunciò la voce di Hideo Morinaka, alias Optimus Potentium, « Ma, agente, questa è una sensazione, non una mia predizione. » concluse con una risata.
Seduto al tavolo Bright guardava il mago con indifferenza.
« Invece non solo non ho previsto, ma sono stato decisamente sorpeso di riederla così presto. Agente Bright, un'altra indagine su uno dei miei clienti? »
« No » replicò il giovane, « sono qui per parlare con lei di demoni ».
« Ah » commentò Optimus, mentre il suo sorriso tremava per un istante, « ma io non ne so nulla. Nulla, almeno, che possa interessare la polizia ».
« Nemmeno a riguardo di Shadow Lady? » domandò Bright.
« Non vedo il nesso. » replicò il mago.
« Il nesso » continuò Bright « sta in un ombretto, da cui provengono i suoi poteri ».
« È così, dunque » disse Optimus con un sorriso estasiato, « quello è l'oggetto da cui derivano i suoi poteri. Ovvio. Tanto ovvio da sfuggire alla vista ».
« Poteri che hanno a che fare con i suoi demoni. » indovinò Bright.
« I demoni di cui lei mi insiste a parlare » puntualizzò il mago, « non sono di certo creature che servirebbero un essere umano, anche se potrebbero farlo in certe circostanze ».
« Che circostanze? » chiese Bright.
« Dico in linea teorica, agente, solo in linea teorica. » replicò Optimus.
« Benissimo » disse Bright, « allora credo che sia il momento di raccontare come si sono svolti i fatti secondo me, in linea teorica, si capisce ».
Il sorriso di Optimus divenne imprecettibilmente più forzato.

Una creatura fiammeggiante era seduta in aria, nel piccolo salotto di casa di Aimi. Aveva l'aspetto di un vecchio calvo, con una lunga barba color ruggine ed era circondato da un alone luminoso.
« Padroncina » disse rivolto ad Aimi, « hai comandi per me? »
« No Goug » rispose Aimi, « voglio chiederti un consiglio ».
« Goug » tagliò corto Setna, « l'ombretto di Shadow Lady è stato rubato. Il Principe Demo è in grado di conoscere ove si trova l'oggetto, perché esso funziona tramite la sua magia, ma lui non è qui. Deve esistere un modo per trovarlo immediatamente e se esiste tu lo conosci ».
« Sì » confermò Goug, « ovviamente lo conosco ».
« D'accordo e come? » insisté Setna.
Goug rise. Una risata sonora e coinvolgente, fresca e spontanea.
« Setna, bambina » disse quando l'eco della sua stessa risata si fu spento, « proprio tu, che tra tutti i demoni della nostra famiglia padroneggi il potere della metamorfosi mi chiedi questo? Sei immatura, il titolo di Domatrice ti è stato conferito prematuramente. Vedi con quanta difficoltà non riesci a risolvere un problema così semplice, eppure il tuo potere può diventare più grande di quanto tu stessa immagini ».
Setna teneva gli occhi a terra, mortificata.
« Goug » replicò, « la nostra Signora ha bisogno di aiuto, non io di una lezione ».
« Certo che hai bisogno di lezioni, Setna » la contraddisse Goug, « a te a Veruse, a Maovu, a Samoda, è ancora possibile ritrovare il proprio posto nella nostra famiglia per me non lo è più ».
« Che cosa vuoi dire? » chiese Aimi.
« Padroncina » rispose Goug, « Demo ti ha informato che a sottrarre le pietre del diavolo è stato Lujel, il Portatore dei Ghiacci. Io lo so da sempre. Dal momento in cui sono stato sconfitto e la pietra a me affidata mi è stata tolta ».
« Come? » fece sbigottita Setna, « Non ce lo hai mai detto? »
« Bambina » tuonò Goug, « se non riconosci la magia quando la incontri hai molto da imparare. Molto. E se Lujel sarà smascherato avrai l'opportunità di farlo. Riavrai il tuo rango. Non c'è disonore nell'essere sconfitti da un potere palesemente più forte ».
Tacque. Ci fu silenzio per un intero minuto.
Setna fissava Goug con un misto di terrore e ammirazione, Aimi batté più volte le ciglia.
« Un simulacro, Setna ».
La demone alzò il capo di scatto udendo le parole di Goug.
« È vero » disse, « era ovvio. Creeremo un falso Principe Demo e gli infonderemo tutte le sue capacità. Non durerà a lungo e sarà del tutto privo di volontà, ma sarà sufficiente a ritrovare l'ombretto. Ci vorrà molto potere però ed un oggetto che gli appartenga ».
Goug fece una smorfia che ricordava un sorriso.
« Hai il potere di farlo da sola » disse, « ma ti aiuterò ».
Setna corse verso la camera di Demo.
« A te » domandò Aimi, « non è possibile recuperare il tuo onore, dici. Perché? »
« Padroncina, » spiegò Goug, « io ho conquistato il titolo di Portatore del Fuoco. Essere sconfitto da un Portatore dei Ghiacci è una macchia. Solo uno scontro tra Lujel e me la potrebbe cancellare. Dal momento che questo scontro potrebbe essere imminente, non lascerò che la mia magia si estingua ».
« E quando mi chiedesti » riprese il demone, « di spazzare via la magia che ostacolava Samoda, tre mesi fa, era la magia di Lujel che la ostacolava ».
Setna ritornò stringendo in mano un logoro reggiseno rosa. Aimi divenne rossa dalla radice dei capelli.
« Quello era mio! » lo riconobbe, « Lo avevo gettato settimane fa ».
Setna sorrise con malizia.
« Credo che il Principe Demo lo abbia nascosto da allora ».
« Maniaco pervertito! » esclamò Aimi, bianca di rabbia.
« Probabilmente sì. » convenne Setna, « Ma creando un simulacro con questo indumento, ritroveremo l'ombretto appena Kuriaf deciderà di usarlo ».

La creatura camminava aiutandosi con un bastone metallico con tre piedi, che batteva rumorosamente sul pavimento. L'aspetto di una donna dalla pelle diafana, la schiena curva ed i capelli candidi la identificavano agli occhi di Demo e Vaar come una appartamente alla famiglia del Disfacimento.
« Lujel, dite » disse la demone, « nessuno rimane nelle Case di Estinsione tanto a lungo. Devo informarvi che la vostra ricerca è vana. L'Estrema Soglia deve averlo accolto ».
Demo svolazzò annoiato alla sinistra della demone. « Dobbiamo essere certi che abbia varcato quella soglia. Sono certo che voi potete saperlo ».
« Potremmo » confermò la demone, « ma a volte non ci è possibile, questo è uno di quei casi ».
Demo si volse all'indietro scambiandosi una significativa occhiata con Vaar.
« E perché mai? » chiese volgendosi di nuovo alla demone.
Il bastone batté rumorosamente sul pavimento altre sei volte, accompagnando la camminata della creatura.
« Anche le Guide si estinguono, sapete? »
« Le Guide? » domandò Demo.
La demone avanzò ancora altri lenti passi, battendo sul pavimento il bastone.
« Una Guida » si intromise Vaar, « è il demone che ti accompagna all'Ultima Soglia ».
« Esatto » confermò la demone, « le Guide per tradizione trasmettono ai loro successori i nomi di tutti coloro che devono accompagnare alla Soglia prima di lasciare il servizio, quando sentono la necessità di estinguersi. A volte però questa esigenza è così pressante che varcano l'Estrema Soglia facendo da Guide a loro stessi ».
« Avete perso i nomi di coloro che erano affidati alla Guida di Lujel? » indovinò Demo.
« Esattamente. » confermò la demone con un'alzata di spalle. « Nessuno sente la necessità di ricordare ogni singolo demone affidato ad una Guida qui alle Case di Estinsione. Ma Lujel era un demone antico, di grande potere, e così ricordo che fu assegnato a Eleeve ».
« Eleeve? » ripeté Demo.
« Esatto » continuò la demone, « una dei Misti. Alcuni servono qui alle case. Lei era qui da circa cinquecento anni. E non doveva averne più di seicento ».
« Eleeve è una Guida che ha varcato l'Estrema Soglia improvvisamente. » ipotizzò Vaar.
« No » spiegò la demone, « il suo incarico fu rilevato da Bruh. Ma Bruh due mesi dopo fu arrestato e giustiziato ».
« E perché? » chiese Demo.
La vecchia demone spostò il suo bastone per girarsi verso il piccolo demone nero e fissarlo con disprezzo misto ad incredulità.
« Principe Demo » disse Vaar, « fu Bruh a rubare le pietre del diavolo ».

« Diciamo che, in qualche modo » cominciò Bright, « sia veramente possibile rubare i sogni e fre in modo che il sonno sia segnato solo da paurosi incubi ».
Il sorriso di Optimus sembrava stampato su un volto che aveva tutt'altra espressione, tra l'incredulo ed il furioso.
« Supponiamo che un ladro di sogni rubi ad alcune persone il loro riposo, allo scopo di guarirle e guadagnare una ricompensa. Diciamo che sceglie queste vittime con cautela, in modo che la sua attività risulti prevalentemente portata a consulenze su eventi ritenuti soprannaturali, ma che assumono un'autorità proprio in virtù di queste periodiche... guarigioni ».
« Una sorta di truffatore vuole dire. » suggerì il mago.
« Vedo che ci capiamo. » riprese Bright « Ed un truffatore molto abile per il modo in cui fa uso di questo straordinario potere, agendo all'apparenza nella più piena legalità. E a dire il vero, nessuna legge impedisce il furto di un sogno, dato che a quanto ne sappiamo non è assolutamente possibile ».
« Quindi questo ladro di sogni » ridacchiò Optimus, « come lo chiama lei, è inattaccabile ».
« Sì. » replicò Bright con un sorriso, « E allo stesso tempo no. Perché se fosse scoperta la fonte di questo potere, poniamo che sia un oggetto presente in questa stanza, il nostro ladro non potrebbe spiegare come ne sia entrato in possesso ».
« E allora? »
« La sequestreremmo, Optimus » rispose l'agente, « come merce acquisita incautamente o importata clandestinamente ».
« Ma, agente » osservò Optimus, « potrebbe essere un oggetto del tutto normale, simile ad altri presenti in tutti i negozi specializzati. Uno dei miei amuleti, il mio porta incenso, la mia sfera di cristallo... »
« Magari potrebbe essere il basamento dove si trova la sua sfera ».
In un lampo, gli sguardi del Il mago e l'agente si spostarono sull'oggetto.
« Vuole aiutarmi a scoprire il possibile sui demoni e su Shadow Lady? » intimò Bright.
« È il suo prezzo per lasciarmi in pace? » replicò Optimus. Il suo sorriso era scomparso in una smorfia stizzita.
« No. » precisò Bright, « È il mio prezzo per farle ottenere clemenza dal giudice, dopo che avrà confessato il suo crimine ».
« È un'offerta che nessuno accetterebbe. » lo liquidò il mago. « Ora può andarsene ».
Bright fece un sospiro rilassato. « Lei non ha mai provato a parlare a nessuno del suo potere, vero? »
« Credo che dovrebbe rimanere alla linea teorica nel suo racconto, agente. » disse acido Optimus. « Ce ne è abbastanza per accusarla di abuso di potere ».
« Ah, ma questo è niente, mio caro mago » gli sussurrò Bright, « è lei che sta abusando del potere del ladro dei sogni. Crede forse di aver ricevuto un dono da un demone? O non pensa che ci sia una contropartita di cui non è stato pienamente informato? »
« Lei... che vuole dire? Cerca di farmi paura? » Optimus era rosso in viso.
« Risponda solo ad una semplice domanda. » continuò Bright sempre imperturbabile, « Era giovedì quando è entrato in possesso del basamento? Se me lo dice sono certo che ci intenderemo. Anzi se risponde me ne andrò e non mi vedrà mai più ».
« Che razza di bluff è questo? » ruggì il mago.
« Veda le mie carte. » suggerì l'agente.
« Beh, non... » Optimus fu interrotto da un colpo di tosse. « Voglio dire... » un altro colpo di tosse. « Di... » il mago si portò la mano alla gola, sembrava aver perso la capacità di introdure aria nei polmoni.
« Capisce, ora, Morinaka » lo inchiodò Bright guardandolo fisso. « Lei è una vittima. Sta pagando caro quel potere che le è concesso. Non è il solo a cui i demoni hanno donato un oggetto e nessuno di loro può parlarne. Nessuno. Non è un potere che lei possiede, è quel potere che possiede lei ».
Morinaka, alias Optimus Potentium, era cinereo. Battè con forza le mani sul tavolo ripetutamente, in preda al panico, questo coprì il rumore di un crepitare di fiamme.

Nella sala di aspetto si materializzò la figura di Kuriaf. Generalmente in penombra, la sala in quell'ora della sera era al buio e la luce proveniente dalla stanza accanto, dove Bright e Optimus conversavano, illuminava a stento la pelle candida della demone.
Il cambiamento fu improvviso. Quando Kuriaf aprì l'ombretto e il trucco si dispose sul suo viso, senza che le sue mani toccassero il pennello, apparve una luce sfolgorante e con lei un'altra Shadow Lady.
L'acconciatura dei capelli era del tutto identica a quella della Shadow Lady che nascondeva le fattezze di Aimi. L'abito invece era un body che aveva il consueto simbolo che identificava la ladra, al centro del quale appariva una spaccatura sul seno. Le gambe erano fasciate in seducenti calze scure che erano ornate di merletto. Un velo nascondeva il suo viso, ad eccezione degli occhi, di un tenue celeste.
Si mosse silenziosa come una brezza verso la porta da cui venivano soffocati colpi di tosse, ma non riuscì a raggiungela. Una lingua di fiamme apparve dinanzi a lei e si allargò occupando l'intera stanza, crepitando di furia.
Dalle fiamme apparve per prima una creatura rosso scarlatto, con l'apparenza di Demo. Poi, contemporameamente, quattro figure presero forma nella stanza mentre il fuoco si dileguava. Le più vicine alla ladra erano Setna e Veruse.
Shadow Lady soffocò un grido. Setna la fissò con rabbia e le scagliò contro una lingua di fuoco. Shadow Lady la evitò di un soffio e con un salto raggiunse la piccola finestra che si aprì senza bisogno di essere toccata. Ma, a un gesto di Veruse, da quella finestra entrò un altro torrente di fuoco. Shadow Lady riuscì ad evitare anche questa minaccia, ma non ebbe il tempo di sottrarsi all'immediato assalto di Setna.
Questa volta la lingua di fuoco si attorcigliò al collo di Shadow Lady e la trascinò rovinosamente a terra.
Tentò di rialzarsi, ma la fiamma che la imprigionava, come se fosse viva, le fece battere il viso a terra. Represse un grido di dolore.
« Setna, basta! » comandò una voce. La perentoria voce di Aimi che assisteva alla scena accanto a Samoda con sguardo confuso.
Si rivolse a Kuriaf.
« Non devi temere. » le disse, « Stiamo cercandoti su richiesta di Tolikei e Kalalii. Ora verrai con noi ».
Alcuni vicini passi provenivano dalla stanza accanto. Aimi si voltò. I suoi occhi si incontrarono con quelli di Bright.
Nocciola chiaro quelli di lei, scuri quelli di lui, due paia di occhi spalancati nella sorpresa di quell'inatteso incontro. Aimi batté le ciglia, Bright aggrottò le sopracciglia. Veruse alzò le braccia al cielo.
Il fuoco si ravvivò e formò una spirale verso di lei, inglobandola assieme al simulacro di Demo, a Setna, a Kuriaf, a Samoda e ad Aimi. La spirale divenne sempre più stretta ed alta ed alla fine non lasciò dietro di sé altro che la stanza, nelle medesime condizioni di quando la prima demone vi era apparsa.

« Ha osato troppo e pagherà. » disse una voce stridula, apparentemente di una donna. « Tu farai in modo che paghi ».
Rispose una calma voce maschile. « Tentare di impossessarsi del potere di un demone, non credo che tu desideri che tutti paghino per questo ».
« Ne ho abbastanza della tua ironia e dei tuoi fallimenti, Lujel, » tuonò la voce stridula, « sai quello che accadrà se tu mi deludi ».
« E tu sai » replicò l'altra voce, « che se mi estinguessi non avresti più un briciolo di potere. Nessuno di noi due vuole questo. Voi che riprenda il mio artefatto all'umano? »
« No, decisamente no. » Comandò la prima voce, « Il suo prossimo possessore potrebbe usarlo allo stesso modo ».
Il tono di Lujel rimase neutro. « Dovrebbe trovare un altro demone particolarmente insolito, come Kuriaf, dubito che sia possibile ».
« In ogni caso preferisco rinunciare all'oggetto » decretò la voce stridula, « e il nostro Optimus Potentium ti darà modo di sfogare la tua rabbia nei confronti degli umani ».
« Che intendi dire? » domandò Lujel.
« Uccidilo. » fu la risposta.

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Capitolo 6
*** Destino di un ladro ***


Shadow Lady e il ladro di sogni
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Destino di un ladro

Aimi avanzò lentamente, barcollando, con una mano sulla fronte. Vestiva un ampio pigiama con pantaloni e casacca e teneva l'altra mano sullo stipite della porta della cucina. La stanza, ordinata e linda, era stretta ed Aimi si sorresse ora ad un mobile su una parete ora all'altro entrandovi. Si voltò a gurdare sopra allo stipite della porta, dove il quadrante di un orologio segnava le undici passate.
Strinse gli occhi, li sfregò con una mano, li aprì con difficoltà. « È tardissimo » pensò. « Credò proprio che non manterrò a lungo questo lavoro ».
Demota entrò sbadigliando in cucina.
« Buongiorno Aimi » disse, « anche tu hai avuto una giornata pesante, ieri? »
Un pugno lo raggiunse in pieno viso e il demone dall'aspetto di bambino si trovò steso a terra per il corridoio. La gaia risata di Setna provenne dal salone. Appena sopra la testa di Demota apparve la figura di Vaar, che già emetteva una nuvola di scintille.
« Aimi ha trovato manchevoli i suoi servitori, forse? » chiese Vaar, « Che il castigo che Ella infliggerà aumenti in noi il desiderio di servirla degnamente ».
« Il mio reggiseno! » tuonò Aimi.
Demota sollevò il capo. « Lo avevi gettato. » si lamentò.
« Non certo per farlo avere a te, maniaco! » replicò la ragazza.
« Se lo rivolevi » disse Demota, « bastava che lo dicessi. Setna, perché ho la sensazione che il tuo ruolo sia fondamentale in questa storia? »
« Invece è di ben poca importanza, Principe Demo. » spiegò, « È Kuriaf che ha causato tutto, rubando l'ombretto. Avevo bisogno di fare un simulacro ».
Demota si mise in ginocchio.
« Una magia potente » osservò Demota, « anche per un Domatore. E perché non aspettare il mio ritorno? »
« Perché non sapevamo quanto avreste dovuto attendere per ottenere udienza da Makuberu » replicò Setna, « e per prendere Kuriaf il prima possibile ».
« L'abbiamo presa? » intervenne Aimi, « Come sta? Io ho un vuoto di memoria, l'ultima cosa che mi ricordo di avre visto è... Bright ».
« Sembra che il viaggio attraverso le fiamme sia particolarmente faticoso per gli umani. » commentò Setna.
« Certo che lo è » intervenne scandalizzato Vaar, « Aimi non deve esporsi alla nostra magia senza la protezione del potere di Shadow Lady ».
Setna apparve nel corridoio ed alzò le spalle. « C'era Samoda. Appena le è apparsa in difficoltà, l'ha protetta lei ».
La luce che circondava Vaar divenne più intensa.
« La collera non ti si addice, Vaar » sillabò Setna con voce piatta e minacciosa. « Certamente non nei riguardi di una Domatrice del Fuoco ».
« Voglio vedere Kuriaf. » comandò Aimi interrompendoli. « Dov'è? »
Setna chinò leggermente la testa in avanti,in riverente rispetto. « Veruse la porterà qui subito, come la mia Signora vuole ».

Il viso di Morinaka era tirato, sotto gli occhi aveva due scure borse e la sua espressione angosciata ricordava un sorriso meno di ogni altra cosa. Bright entrò nel suo ufficio con passo deciso. Il mago lo accolse con un cenno della testa.
« Si sieda, devo parlarle. » disse.
Bright si accodò senza fretta e si concesse l'ombra di un sorriso. « Accetta la mia offerta? »
Colui che si era fatto chiamare Optimus Potentium scosse la testa. « La ringrazio, ma non mi occorre. Credo di essere finito ».
« Che significa? » domandò l'agente.
Morinaka fece una smorfia. « Sa bene che non posso rivelarle nulla di più. Ho provato tutta la notte. Non posso nemmeno sperare di fuggire e il solo che può credermi e lei. Per questo parlo, perché non mi resta altro da fare ».
Bright aggrottò le ciglia. « Ha appena detto che non può dirmi nulla a riguardo del ladro dei sogni ».
« Non le parlerò del ladro dei sogni, » riprese Morinaka, « ma di un tale che aveva ottenuto potere e ne voleva di più. La mia storia in questi ultimi giorni. Tutto ebbe inizio quando un ragazzo venne da me e mi raccontò di una strana creatura. Sapevo già che Shadow Lady è legata anche essa ai demoni, per questo il suo racconto mi incuriosì tanto da farmi decidere di vedere cosa c'era in realtà ».
« Shadow Lady è legata ai demoni, come lei? » domandò Bright.
« Immagino di sì. Non posso dirle di più. » replicò l'altro. Poi riprese, « Insomma vidi il demone, un demone femmina, e capii che per qualche strana ragione aveva sviluppato un curioso attaccamento verso quel ragazzo... »
« Sawada. » precisò Bright.
Morinaka strinse le spalle. « Quel tipo. Beh, la demone si spogliava davanti alle sue finestre per attirare la sua attenzione. Non so nemmeno come mi venne il coraggio, mi feci aventi e le dissi che avrebbe dovuto aiutarmi o avrei fatto sparire il ragazzo ».
« Cosa aveva intenzione di fare? » chiese Bright a denti stretti.
« Era solo un bluff » confessò l'altro stancamente, « ma funzionò. Kuriaf, la demone, abboccò. Il solo fatto che credessi alla sua esistenza mi dava credito ».
« Questi demoni dunque esistono. » Bright guardò fuori dalla finestra. Si vedeva il cielo del mattino, eccezionalmente sgombro dalle nubi, ma l'aria della stanza non ne sembrava scaldata.
« Cos'è che noi sappiamo del mondo? » osservò Morinaka, « la percezione è alla base della nostra scienza. Non partiamo, forse, dal presupposto che quello che non percepiamo non esiste? Ebbene invece una certa forma di energia sfugge ai nostri sensi, ci passa attraverso, ci appartiene. Questa è la fonte di energia che i demoni sfruttano, chiamandola magia ».
« Ma noi non la percepiamo, giusto? » sottolineò Bright, « Allora per noi è come se non esistesse ».
« No » lo contraddisse l'uomo, reprimendo un brivido, « perché sempre di energia si tratta. Può essere trasformata ed i demoni con essa creano la loro stessa realtà fisica, oltre che manifestazioni in forma di fuoco, ghiaccio, tenebra e putrescenza ».
« Si è fatto un'idea molto precisa della cosa, vedo ».
« Quella creatura, Kuriaf, mi ha dato informazioni di prima mano. E conoscevo la fisica per il mio precedente lavoro. Sì, ho un quadro dettagliato della cosa. I demoni sono divisi in quattro famiglie, a seconda del tipo di energia che padroneggiano. Pochi, che ritengo siano i più potenti, riescono a manifestare l'energia in forme diverse. Kuriaf possiede la magia della tenebra e del disfacimento ».
« Ma lei che voleva da questa demonessa? » lo incalzò Bright.
« Volevo che costruisse oggetti per aumentare il mio potere. I demoni vivono per loro scelta separati dagli umani, a quanto sembra l'energia che noi custodiamo inconsapevolmente può dare luogo a fenomeni spaventosi. Il mostro è uno di questi. Tuttavia, mediante oggetti da loro costruiti, un uomo può fare cose credute impossibili ».
« La velocità della ladra di gioielli » sussurrò Bright, asciugandosi distrattamente la fronte da una goccia di sudore freddo. « Il potere dell'Untore, creature immaginarie che appaiono nella vita reale, un eccezionale carisma con il pubblico ».
« Sì, umano » disse una voce senza emozione, « tutte queste cose. E l'inafferrabilità di Shadow Lady, ovviamente. Ma devo ammettere, con rammarico, che quell'ottimo lavoro non è opera mia. D'altronde non incanto oggetti nelle condizioni migliori, in questo momento ».

« Perché non sei tornata dalla tua gente? » chiese Aimi.
Kuriaf era seduta al centro del saloncino, su di un comodo divanetto. I suoi occhi azzurri guardavano con terrore e meraviglia la ragazza che sedeva accanto a lei. Demota era in piedi ad un lato del divano, accanto a dove era seduta Aimi. Veruse in piedi dalla parte opposta e Setna seduta in terra di fronte alla ragazza.
« La tua collera è giusta, Shadow Lady. » disse, « Non hai bisogno di aggiungere nulla. Giustiziami come deve essere fatto ».
« Kuriaf, » iniziò a spiegare Aimi, mentre Demota alzava gli occhi al cielo. « Può sembrarti strano, ma non sono in collera e non ho desiderio che tu sia giustiziata. Sono un'umana, non ho il modo di agire di un demone ».
Kuriaf spalancò gli occhi. « Tu hai il potere di Shadow Lady. Tu hai l'autorità del Sovrano del Fuoco. Hai tutto questo e tuttavia non sei vincolata dall'Antica Legge? »
« Una questione di complicati cavilli » aggiunse Demota, « ma è così. E' ovvio che tu non hai dimestichezza con l'agire umano ».
« Magari fosse così, per le pietre del diavolo! » esclamò Kuriaf. I demoni presenti sussultarono.
« Spiegati, che vuoi dire? » domandò Aimi.
« I Misti devono vivere di nascosto dagli umani. Ma ci sono casi in cui qualche testa calda, per dirla come voi umani, commette una leggerezza. Tolikei e Kalalii mi hanno incaricato di risolvere queste situazioni prima che la cosa arrivi alla polizia e danneggi la nostra gente ».
« Non sarà che tu... uccidi tutti i testimoni. » balbettò Aimi inorridita.
« Non servirebbe » spiegò Kuriaf, « la polizia interverrebbe lo stesso. No, io cancello i ricordi degli umani. Ho il potere di nasconderli nelle loro menti. Li aggroviglio in fondo ai loro pensieri più segreti, li seppellisco dove non riescono più a trovarli. » Fece un tenero sorriso, « Sono molto brava, sai? La migliore, mi dicono. »
« Kalalii » confermò Setna, « ci ha detto che la sopravvivenza stessa della sua comunità è dovuta in parte a Kuriaf ».
« Ma usando spesso il mio talento » riprese Kuriaf, « sono stata per molto a contatto con i pensieri degli umani. Io credo di avere acquistato in qualche modo il loro modo di pensare. Io credo di essere innamorata ».
« Questo direi che è il modo umano di non pensare. » disse sarcastico Demota. Un pugno di Aimi lo stese a terra.
« Di chi ti sei innamorata? » Si informò. « Qualcuno che ti ricambia? »
Sotto gli occhi di Kuriaf apparvero calde lacrime. « Non sa nemmeno che esisto. E di sicuro non vuole un demone. Aveva tante donne. Poi sono riuscita ad attirare la sua attenzione per un po', facendo vedere solo la mia ombra da una finestra ».
« Signora » intervenne Setna, « io credo seriamente che sia il caso di estinguere questa bizzarra creatura ».
« Finiscila, Setna. » tuonò Aimi. « E poi? » chiese rivolta a Kuriaf.
« Un umano, un mago, mi ricattava. Diceva di poter fare del male a lui. Mi ha chiesto molte cose dei demoni, io gliele ho dette perché le avrei cancellate, dopo aver capito come fermarlo. E ci sono riuscita. Aveva il potere di togliere i sogni con un oggetto magico. Il tuo ombretto mi serviva solo per portarglielo via. Ti ho seguito una delle volte che sei apparsa. E poi l'ho preso. Ma non sono riuscita ad usarlo ».
« Per quello che hai fatto hai la mia comprensione. » La confortò Aimi. « Penseremo subito noi a questo mago ».
« Grazie, Shadow Lady, sei forte! » replicò Kuriaf, asciugandosi le lacrime.
Setna sbuffò una nuvoletta di fumo nero.

La porta dello stanzino, adiacente alla stanza in cui Morinaka sfruttava i suoi poteri di mago, si era aperta senza fare rumore. Un essere dal portamento regale si trovava di fronte ad essa. Aveva figura umana, ma non sarebbe potuto facilmente essere scambiato per tale. La sua altezza era pari a quella della porta, il colore della sua pelle cadaverico, le iridi colore del ghiaccio. Indossava abiti di pelliccia bianchi, che non nascondevano tuttavia il suo fisico poderoso.
« Chi sei? » chiese attonito Morinaka.
« Credo che ogni creatura » rispose la voce uniforme che aveva parlato prima « abbia il diritto di conoscere il nome del suo assassino. Sono Lujel, Portatore dei Ghiacci. Peralto, umano, vorrei correggerti su un paio di cose. In primo luogo Kuriaf non avrebbe potuto creare per te nessun oggetto, non ne ha il potere né la capacità. Sono invece i demoni che esprimono la magia in una sola forma, e solo i più potenti di loro, ad essere artefici di oggetti come quello che usi ».
Si rivolse a Bright. « Vattene. » comandò.
L'uomo lo guardò con ostilità. « Non posso farlo, hai appena detto che intendi compiere un omidicio ».
« Io ucciderò un uomo qui » insisté Lujel, « ma non voglio che tu muoia. La tua vita e quello che sai potrebbero essermi utili. Non sono certo di misurare il mio potere per riuscire a stordirti ».
Bright scattò in piedi, ma se sue gambe cedettero, inaspettatamente rigide. Cadde sul tavolo e tentò invano di aggrapparsi ad esso. Poi udì il rumore del corpo di Morinaka che finiva sul pavimento.
Tentò di respirare. Faceva fatica a introdurre aria nei suoi polmoni ghiacciati. Le sue dita tremavano in modo incontrollabile. I suoi occhi insistevano a cercare di chiudersi.
Lottò contro il freddo che stava stringendo il suo corpo in una morsa, aiutato appena dal calore del sole che improvvisamente sembrava giungere nella stanza.
Sebbene sapesse bene che non doveva cadere addormentato, non riuscì a resistere che pochi minuti.

Shadow Lady aprì con un toccò delicato la serratura della finestra ed entrò nella stanza. Vide i due uomini a terra e, per la prima volta da quando possedeva il potere dell'ombretto, fu sul punto di perdere l'equilibrio.
Si accovacciò accanto a Bright che respirava appena.
« Demo! » esclamò allarmata, « Serve un'ambulanza. È congelato ».
Frugò per la stanza ed in pochi secondi trovò una coperta termica e l'accese. La pose attorno a Bright e vi aggiunse altre coperte fino ad avvolgere il giovane in un bozzolo.
Demo si avvicinò all'altra sagoma immobile sul pavimento. « Questo è morto. » annunciò.
Shadow Lady si portò le mani al volto. « L'ambulanza sta arrivando? » « Se ne sta occupando Vaar » la confortò Demo, « vedrai che arriverà prima di quanto non pensi ».
Dall'ombra dello stanzino apparve Kuriaf. Si bloccò guardando Shadow Lady, in ginocchio accanto a Bright che lo guardava impotente. I pugni stretti, le guance rigate da due interminabili lacrime. Poi l'inafferrabile ladra cedette. Si sdraiò su di lui, come se potesse cedergli il calore del suo corpo.
« Quindi » osservò Kuriaf, « anche tu sei innamorata ».
« Per le confidenze tra ragazze » disse Demo, « suggerisco di aspettare un momento più adatto ».
Kuriaf gli lanciò uno sguardo meditabondo. « Giusto » convenne, « è sul tavolo ».
« Il piedistallo della sfera? » chiese Demo.
Kuriaf annuì. Un rumore di pale di elicottero invase la stanza. Una scaletta veniva calata con un uomo pronto a lanciarsi dalla finestra.
Demo afferrò il piedistallo. « Vaar non si è mai chiesto cosa sia il senso della misura. » Commentò.
Il volto di Bright aveva ripreso un po' di colore, i suoi occhi si aprirono. Riuscì ad avere un immagine confusa del viso di Shadow Lady, che sorrideva tra le lacrime. Poi la ragazza si sollevò, allontanandosi da lui e svanì.

Bright camminava claudicando sulla banchina della metropolitana.
« Perché mai? » chiese, « Un evaso con dieci anni da scontare si farebbe vedere alla stazione? »
Il giovane poliziotto davanti a lui alzò le spalle. « Ci è stato segnalato già altre volte, negli ultimi due giorni. Abbiamo anche delle foto fatte qui, ma non siamo mai riusciti a prenderlo. L'ispettore Dory sta organizzando una sorveglianza permanente ».
Bright scosse la testa. Poi l'alzo di scatto. « È lui » disse, « accanto alla biglietteria ».
Il giovane seguì lo sguardo del collega e prese a correre verso un uomo magro con un lungo cappotto e la barba incolta. Bright non riuscì a tenergli dietro. Quando raggiunse la biglietteria, i due erano già a metà di una scala.
« È inutile che tu corra. » disse una voce che Bright riconobbe all'istante.
Si voltò. Piantò i suoi occhi sulle fattezze di Ai Mikomori. I due erano separati dal vetro.
« Un altro dei tuoi trucchi... » commentò Bright.
« Lascio questo lavoro » spiegò Ai, « ed ho pensato di farlo con un po' di stile. Ma ti volevo in prima fila per lo spettacolo. Come stai? »
« Molto meglio. » rispose l'agente, « per uno che è rimasto quasi congelato non posso lamentarmi ».
« Fai attenzione » si raccomandò Ai, « la prossima volta Shadow Lady potrebbe non essere lì. Quello che io posso affrontare, può ucciderti con facilità ».
« Non esiste » replicò Bright, « che io lasci sola nel pericolo la donna che amo. Rischio di morte o no. Demoni o no ».
La ragazza tolse gli occhiali, mostrandosi di nuovo come Aimi. Un giovane che guardava per caso verso la biglietteria spalancò occhi e bocca.
« Sei bravo » commentò Aimi, « ma io non posso proteggerti da tutto ».
« Voglio essere io a proteggere te. » ribatté Bright.
« Anche io lo vorrei » sospirò Aimi, « ed ora so che in un futuro potrà avvenire. Vorrei che tu avessi pazienza. Ma so come sei fatto, quindi ti dico solo 'Stai attento' ».
Aprì la mano mostrando l'ombretto di Shadow Lady e lo indossò con due veloci gesti. La celeberrima ladra uscì ridendo dalla biglietteria e scappò, rovesciando cestini e strappando cartelli pubblicitari, tra le confuse esclamazioni ed acclamazioni dei passeggeri.
« Starò attento, Aimi. » disse Bright.

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