- I've been waited for a boy like you.

di AblazeMoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - There’s more to discover ***
Capitolo 2: *** - Mission Impossible. ***
Capitolo 3: *** - I wanna save you. ***
Capitolo 4: *** - Still here. ***
Capitolo 5: *** - The beginning ***
Capitolo 6: *** - The second chance ***
Capitolo 7: *** - From the moment I met you, everything changed. ***
Capitolo 8: *** - Two is better than one. ***
Capitolo 9: *** - Is this a start of something new? ***
Capitolo 10: *** - The way for my heart ***
Capitolo 11: *** - Can I trust you? ***
Capitolo 12: *** - Happiness come back ***



Capitolo 1
*** - There’s more to discover ***


Incredibile come il mio umore fosse sempre così concorde con il tempo. 
Le stesse gocce d'acqua che scivolavano pigre sulle imposte della finestra della mia stanza, rigavano anche il mio volto.
Tirai su con il naso, mentre chiudevo la valigia.
La play-list del mio pc aveva appena concluso l'ultima canzone: 'Grenade' di Bruno Mars. Il mio cuore si fermò per un secondo doloroso. Spensi il portatile e lo infilai in borsa. Preparai l'Mp3 per il lungo viaggio.
Mi sedetti sul letto spoglio per riflettere sulle ultime settimane della mia vita.
Ripercorsi mentalmente il momento in cui mio padre, quindici giorni prima mi annunciò del nostro trasferimento.

- - - -

''L'agenzia per cui lavoro mi ha trasferito. Andremo a Londra, piccola. Sei contenta? E' da quando eri bambina che mi dicevi di volerci andare, e ora ci vivrai. Non è magnifico?''
Già, da piccola sognavo Londra, ma ora avevo 17 anni, era un po' diverso. Avevo una mia vita.
Amavo ancora l'Inghilterra, l'inglese, e tutto ciò che fosse legato a quella cultura, ma mi bastava il mio paesino del sud Italia, almeno per il momento. Non volevo partire.
Del tutto inutile la litigata con i miei. Non mi era rimasto altro che dire addio alle mie amiche e dare a Davide la cattiva sorpresa. Ma la sorpresa la fece lui a me.
Inutile dire che l’addio alle mie amiche ci fece piangere, e piangere. Ma fu nulla in confronto a quello che accadde con il mio ragazzo.
Io e Davide ci conoscevamo da quasi un anno, e come lo vidi mi colpì. Colpo di fulmine? Non saprei dire, ma mi piaceva, tanto. Diventammo amici e più lo conoscevo più mi piaceva, finché non me ne innamorai. Ma sembrava che lui non fosse affatto interessato a me, fino a quando non venne a sapere cosa provassi per lui.
Ci mettemmo insieme e io ero la ragazza più felice del mondo. E partire voleva dire star lontano da colui che amavo, e questa cosa mi distruggeva. Gli mandai un messaggio per chiedergli di vederci e ci incontrammo in un bar poco lontano da casa mia.
Mi abbracciò e mi parve di sentire già la mancanza di quelle braccia intorno ai miei fianchi.
‘’Sediamoci’’, gli dissi. ‘’Dobbiamo parlare’’ ripresi dopo esserci accomodati.
‘’Tra due settimane partirò per Londra. Mi trasferisco lì. L’azienda per cui lavora mio padre gli ha offerto un posto nella capitale inglese e lui ha accettato’’ dissi tutto d’un fiato. ‘’Ma non voglio lasciarti, potremmo sentirci per telefono, vederci su Skype, e per Natale scenderò dai miei nonni, e staremo tutto il mese insieme’’. Lo guardai negli occhi verdi che amavo tanto. Abbassò lo sguardo.
‘’Miriam..io..non credo sia una buona idea’’ esordì.
Lo guardai scettica. Mi avvicinai a lui ‘’Ce la faremo Davide, lo so che è difficile, ma noi ci amiamo’’ dissi come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Mi guardò come un cucciolo abbandonato, con uno sguardo pieno di pena e commiserazione. ‘’Io non ti amo.’’ mi disse.
 Mi bloccai a bocca aperta. Non capivo, non volevo capire. Che diamine diceva? Certo che mi amava, stavamo insieme da quasi due mesi!
‘’Davide, sul serio. Non saremo certo il primo caso di amore a distanza!’’. Avevo la voce rotta. Lui scosse la testa e mi prese una mano, accarezzandomela.
‘’Miriam è giunto il momento di dirti la verità.’’ , fece un respiro profondo mentre a me, il respiro mancava.
‘’Mi sono messo con te per pena. Ti voglio bene, ma come a un’amica. Quando però seppi che tu eri innamorata di me, non volevo che tu soffrissi e così pensai di provare a instaurare questa relazione. Magari stando insieme mi sarei anch’io innamorato di te. Ma..’’ non c’era bisogno che finisse la frase.
Gli occhi mi pungevano, ma bloccai le lacrime sul nascere con la mano. Chiusi gli occhi e inspirai profondamente, per poi riaprirli. Lui mi guardava colpevole e dispiaciuto. Quegli occhi. Oddio, quanto li amavo! Eppure mi avevano tradito per due mesi facendomi credere di essere innamorati di me. ‘’Era tutta una farsa’ dissi sussurrando, non avendo la forza di parlare. ‘’Tutte quelle parole, tutti i ‘Ti amo’, tutti i nostri baci, tutte..’’ non riuscii a finire. Mi sentivo umiliata, frustrata, inadeguata, mi sentivo spoglia, vulnerabile, ma soprattutto mi resi conto che era naturale che non mi amasse. Non ero abbastanza per lui.
Alzai nuovamente lo sguardo su Davide, beandomi per un’ultima volta della sua perfezione, del suo naso dritto, la sua bocca sottile che tante volte mi aveva regalato brividi di piacere, dei suoi capelli disordinati che sistemava in ciuffo riccio, e per ultimo mi persi ancora nei suoi occhi. Non ce la facevo a vederci galleggiare dentro tutte le sue bugie, eppure non riuscivo a smettere di fissarli.
Rimanemmo così, in silenzio per qualche minuto, poi mi alzai, lentamente.
‘’Grazie.’’, dissi solamente, e me ne andai senza voltarmi mentre finalmente lasciavo le mie lacrime cadere sulle guance arrossate dal sole tiepido primaverile.

 - - - -

‘’Miriam, piccola svegliati, siamo arrivati all’aeroporto’’
Mi agitai un po’ e aprii gli occhi, coprendomi dal sole con una mano.
Il viaggio in auto da casa mia all’aeroporto era durato due ore, durante le quali mi addormentai ascoltando la musica. Mi alzai dall’auto e seguii mia madre, mentre dall’’Mp3 partiva una canzone familiare: What Makes You Beautiful. Pensai al testo della canzone e spensi l’aggeggio con rabbia. Inutile cosa dicessero quei 5, io non ero bella, e mai lo sarei stata. Non ero stata abbastanza bella, né interessante da far innamorare Davide, e quelli che fino a quel momento era stata la mia band preferita non mi avrebbe fatto cambiare idea.
Salì sull’aereo respirando profondamente. Ora volevo partire. Presi quel trasferimento come una benedizione. Andare lontano da tutto e tutti mi avrebbe fatto bene. Così, forse, sarei riuscita a lasciarmi alle spalle il ragazzo che amavo.









 


Salve. Prima di tutto ci tengo a dire che questa è la prima storia che pubblico e che ho intenzione di portare a termine.
I primi capitoli saranno brevi, e all'apparenza noiosi.
Anzi, non all'apparenza, lo saranno e basta.
Ma è solo una presentazione della storia, per poi arrivare al succo, che vi assicuro, prenderà una piega davvero strana.
Detto questo, spero che il primo capitolo vi sia piaciuto;
se ancora dovete leggere, beh, buona lettura. :3
Con amore, Ablaze.xx
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** - Mission Impossible. ***


 Durante le ore di volo non riuscii a chiudere occhio, forse per l’ansia, forse per il dolore. Provai a distrarmi con uno di quei film sconosciuti che trasmettono sui minuscoli monitor in aereo ma, un tizio che accendeva e spegneva lampade non era il massimo della distrazione. Provai a frugare nella mia borsa, in cerca di qualche libro da leggere. Oscar Wilde, Emily Bronte, Jane Austen, niente di tutto questo era finito nella mia borsa alla Mary Poppins. Erano tutti in valigia, tranne un piccolo libricino senza trama che avevo letto e riletto. Frugai ancora più a fondo in cerca di qualcosa e presi i miei CD. Bruno Mars, Blue, One Direction..mi fermai con quest’ultimo tra le mani. Era stato un suo regalo, un regalo di Davide per il mio diciassettesimo compleanno. Posai gli altri, e aprii quel CD cominciando a leggere i testi delle canzoni che conoscevo a memoria. Una lacrima cominciò a scorrermi sul viso, facendo da guida a tutte le altre che la seguirono. Le mie ghiandole lacrimali se la stavano spassando quel giorno. Possibile che ogni testo mi portasse alla mente qualcosa? Un macigno mi si posò sul petto, proprio sul cuore cominciando a schiacciarlo, a stritolarlo, a maciullarlo. Gettai tutto di scatto nella borsa che buttai ai miei piedi con un tonfo ricevendo un’occhiataccia da parte della hostess sgorbutica. Non le diedi peso e provai piuttosto un moto di rabbia per quei cinque cantanti. Diamine, ma le avevano scritte apposta quelle canzoni? Magari Davide li aveva chiamati e aveva detto loro di torturarmi, sì era possibile! Agitai la testa per liberarmi da quei pensieri folli. Non ero un tipo che si piangeva addosso, e non avrei cominciato certo ora a farlo così, mi asciugai gli occhi, feci un respiro profondo e decisi che appena atterrata avrei cominciato una nuova vita, avrei inaugurato una missione: Out of my life. Sembrava più il titolo di qualche canzone malinconica, ma era irrilevante, l’importante era dimenticarmi di Davide. E ci sarei riuscita.

- - - -

La voce del comandante annunciava che l’aereo stava per atterrare. Diamine, proprio ora che stavo per incontrare Morfeo! Sbuffai e mi raddrizzai sul sediolino grazie al quale ora avevo un posteriore dalla forma quadrata. Mi sporsi un po’ per guardare dal finestrino, dove si avvicinava sempre di più l’aeroporto di Heathrow. Finalmente atterrammo, e imitai tutti i passeggeri che slacciavano le cinture e si sgranchivano le ossa. Afferrai la mia borsa, e scesi dall’aereo avvicinandomi ai miei. Aspettai che mio padre prendesse le valigie, poi mi girai verso l’aria londinese, e a fior di labbra salutai la mia nuova vita. ‘’ Ciao Londra’’ , la salutai con un sorriso. Mia madre mi guardò, ‘’ Non eri contraria a questo trasferimento, tu?’’ domandò sorpresa.
‘’Solo gli stupidi non cambiano idea’’ risposi afferrando il mio trolley e seguendo mio padre.

- - - -

‘’Sicuro che è questo l’indirizzo?’’, fissai a bocca aperta l’edificio che si ergeva maestoso avanti ai miei occhi. Era una villetta di almeno 150 metri quadri, circondata da un giardino ben curato, e con un piccola fontanella.
Mio padre mi fissava entusiasta ‘’Direi proprio di sì, piccola’’. Mi aprii in un lungo sorriso. Dopo aver vissuto per diciassette anni in un piccolo appartamento, al secondo piano di un palazzo vecchio e popolato da anziane rompipalle quello ero il paradiso. Ma che dico! Meglio! Aprii il cancelletto di ferro e, lentamente attraversai il giardinetto, i miei mi seguirono ma io arrivai alla porta prima di loro. Attesi mia madre, che con un leggero tremolio alla mano infilò la chiave nella toppa. Entrai e l’interno era, se possibile anche più bello. Diedi un rapido sguardo al pian di sotto, poi salii subito le scale a chiocciola di legno e aprii ogni porta per cercare la mia stanza. Bagno, camera matrimoniale, altro bagno, ripostiglio, finalmente aprii l’ultima porta. La camera era meravigliosa, con le pareti di un celeste cielo. Mi buttai sul letto e chiusi gli occhi, beandomi di quella situazione. La mia nuova vita era iniziata nel migliore dei modi. Presi la mia borsa, afferrai quel dannato CD dei One Direction e lo chiusi subito in un cassetto dell’armadio. Non lo avrei ripreso per un po’. Non avevo nulla contro quei ragazzi, che mi avevano regalato emozioni incredibili, mi avevano fatta ridere, piangere, sentir bene. Ma legato a loro c’erano troppi ricordi. E ricordare era l’ultima cosa che volevo ora.
 


 





Lo so fin troppo bene che questo capitolo fa cagare,  è cortissimo ed è solo un intro alla storia ma dal prossimo capitolo, giuro che ci saranno cose interessanti, e mi sto gasando da sola pensando a ciò che succederà!
Per farmi perdonare dell'obbrobbrio che avete appena finito di leggere,
prometto che metterò il terzo il prima possibile (sempre se vi interessa D:).
Vorrei ringraziare le magnifiche ventisei persone che hanno letto il primo capitolo, e colei che lo ha recensito.
Per qualche scrittrice veterana magari saranno inezie, ma sono davvero felice.
Grazie davvero, ero convinta che lo avrebbero letto solamente le mie amiche. 
E ne approfitto per ringraziar anche loro, che sono più elettrizzate di me per questa storia.
Grazie per il vostro supporto.
Vi voglio bene girlz!
Detto questo vi lascio, e credetemi, il prossimo capitolo sarà migliore.
With Love, Ablaze. xx

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Capitolo 3
*** - I wanna save you. ***


‘’Mamma, io vado a fare un giro!’’ urlai prendendo la giacca e uscendo senza aspettare una risposta.
Avevo finito di disfare le valigie dopo ben quattro ore dall’arrivo. Odiavo sistemare, quindi una bella passeggiata era quello che mi ci voleva. L’aria era fresca e il vento leggero mi sferzava il viso. Decisi di indossare la giacca, di un blu cobalto che amavo. Notai che non si abbinava perfettamente ai miei abiti ma, non me ne curai più di tanto. La moda non era certo uno dei miei interessi.
Guardai ai lati della via di casa mia -mi faceva strano chiamarla così- , decisi di prendere la strada a destra; avevo sempre preferito la destra alla sinistra, fin da bambina. Ero razzista su questa cosa.
Mi immersi nell’osservare ogni minimo particolare intorno a me, ogni cosa mi sembrava perfetta. Le strade erano perfettamente pulite e asfaltate, le panchine erano perfettamente tinteggiate, le aiuole perfettamente potate, le case perfettamente abitate (?). Inspirai l’aria, perfetta anch’essa, quando una goccia mi bagnò il viso.
Se c’era una cosa che non era perfetta lì, era il tempo. E’ risaputo come la pioggia vivi in Inghilterra perennemente e, non è certo una cosa amabile per una ragazza legata al caldo e al sole del sud. Mi alzai il cappuccio della felpa da sopra la giacca, incurante delle gocce sottili che cominciavano a scendere.
Presi a camminare, persa in ciò che mi circondava. Non so per quanto camminai, ero in un sogno ad occhi aperti. Ancora non potevo crederci che ora vivevo lì. Svoltando ancora una volta in una lunga via, vidi uno Sturbucks che non avevo notato all’arrivo passando con l’auto. Merda. Mi ero persa. Mi guardai indietro cercando di ricordare la strada che avevo percorso ma, nulla. Ero troppo indaffarata a perdermi nella magia londinese per prestare attenzione a dove mettessi i piedi. E ora? Intanto il cappuccio della felpa era pieno di goccioline. Almeno non pioveva pesantemente. Non finii nemmeno di formulare questa frase nel mio cervello che un boato provenì dal cielo improvvisamente scuro. Grosse gocce d’acqua cominciarono a bagnarmi.
‘’Merda, merda, merda, merda!’’ ripetevo mentre correvo in una direzione a caso, finché non trovai una tettoia sotto la quale ripararmi. Cercai il nome della via, in modo da chiamare mio padre per farmi venire a prendere. Presi il cellulare dalla tasca. –Batteria scarica-. ‘’Fanculo’’ gridai il direzione dell’aggeggio. Il rumore della pioggia sulla tettoia era snervante ma almeno non mi bagnavo.
Vidi un’auto in lontananza sfrecciare a tutta velocità. ‘Questo è pazzo’ pensai. Passando avanti al mio rifugio prese in pieno una pozzanghera e mi ritrovai completamente inzuppata d’acqua!
‘’DEFICIENTE CHE NON SEI ALTRO CHI DIAVOLO TI HA DATO LA PATENTE?! IMBECILLE!’’ urlai correndo dietro l’auto, senza curarmi che non potesse capirmi.
Il bel macchinone di lusso si fermò, lo stesso feci io, sotto la pioggia. ‘Oh cavolo’, pensai, ‘ora mi menano.’ L’auto tornò indietro in retromarcia, fermandosi in modo che lo sportello del passeggero mi fosse di fronte. Il finestrino si abbassò di poco, lasciando intravedere un ragazzo alla guida, che indossava enormi occhiali da sole – nonostante il sole non si vedesse nemmeno con il binocolo al contrario- e un cappello, di quelli fighi stile americano, che gli copriva completamente la nuca.
 ‘’Scusa’’, disse il tipo trattenendo una risata. Il suo accento inglese era perfetto e stranamente familiare. Per fortuna ero molto brava in quella lingua, quindi non ebbi problemi a rispondergli.
‘’Nessuna scusa. Guarda come mi hai conciata!’’ dissi arrabbiata.
‘’Torna a casa e asciugati invece di stare per strada a bagnarti’’ disse ghignando. Anche quel sorriso mi era familiare. Bhà. Gli lanciai un occhiata assassina.
‘’Mi sono persa’’ dissi, mordendomi un labbro. ‘’Quindi, almeno che tu non sappia magicamente dove io viva, credo che dovrò restare qua finché non smetterà di piovere’’, incrociai le braccia rassegnata mentre ancora l’acqua di divertita a cadermi addosso. ‘’E ora grazie a te sono bagnata il doppio!’’ . Avrei preso una broncopolmonite fulminante, ne ero certa.
Rise, era un suono davvero piacevole all’ascolto quella risata. Mentre rideva all’angolo della bocca gli si formò una fossetta. Anch’essa familiare. Era impossibile che lo conoscessi eppure somigliava a qualcuno, ma non capivo chi.
‘’Dai, sali’’ disse all’improvviso.
‘’C-che? Sei pazzo?’’ lo guardai sbalordita.
‘’Oh scusa hai ragione, meglio lasciarti così per strada. Però quando sarai in ospedale febbricitante non denunciarmi per omissione di soccorso!’’. Mi fece ridere. ‘’Dai, non ti mangio mica. Per quello aspetto l’ora di pranzo.’’ Scoppiai in una risata fragorosa, come non facevo da giorni. Era simpatico e mi ispirava una certa fiducia, eppure qualcosa mi diceva di non andare.
Non era un sesto senso che percepiva un pericolo, non avevo il timore che potesse rapirmi, violentarmi o altre cose da film dell’orrore. Era più un presentimento legato alla sfera delle emozioni. Del cuore. Non so dirlo. Ma qualcosa mi spingeva anche ad aprire quella portiera. Non sapevo che fare. Meditai sulla cosa ma, il ciò avvenne tutto in pochissimi secondi, mentre lui mi guardava da dietro gli occhiali spessi. Di scatto aprii la portiera dell’auto e salii.
‘’Scusa se ti bagno tutto.’’, dissi una volta salita. Tolsi il cappuccio e mi passai una mano tra i capelli umidi.
‘’Tranquilla, è anche colpa mia’’, sorrise. ‘’Allora, dove ti porto? E non dirmi su una stella che quest’auto non ci arriva nello spazio.’’. Risi e lui mi imitò.
‘’Ti ho già detto che mi sono persa, e non so qual è il nome della via dove vivo. Mi sono trasferita oggi..’’ spiegai.
 Lui annuì, girò la chiave nel quadro, avanzò di marcia e partì. ‘’Prima di tutto ti dai un’asciugata’’ disse. ‘’Vieni da me, ti fai una doccia, ti asciughi e se è il caso ti presto qualcosa.’’. Lo guardai sbigottita.
Notò la mia faccia e scoppiò a ridere. ‘’Non sono un maniaco sessuale che abborda ragazze inzuppandole d’acqua. Puoi stare tranquilla, non entrerò nella doccia. Al massimo darò un’occhiata dalla fessura.’’
Sbuffai mentre lo strano sconosciuto rideva.
















Wow, devo dire che mi sono superata. Questo capitolo non è tanto corto.
Non vi abituate a cose del genere, eh!
Ora, prima di tutto sono rimasta sbalordita di come sia aumentato il numero delle visualizzazioni.
E poi, boh non lo so. Sono solo al terzo capitolo. 
Secondo voi chi è il tipaccio che non sa guidare? Il dolce e goloso Niall? O il narciso Zayn? Lo sciupafemmine Hazza?
Il giocherellone Louis? Il maturo e protettivo Liam?
Ve lo anticipo io: è Paul! Eh sì!
Ok, apparte gli scherzi, ditemi le vostre supposizioni e cosa ne pensate di questo capitolo  u.u
Vediamo chi indovina *w*
Vabbene vi ho rotto abbastanza, alla prossima.
Peace and love, Ablaze x

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Capitolo 4
*** - Still here. ***


Eravamo in macchina da quasi dieci minuti, la radio trasmetteva una canzone a me sconosciuta.
‘’Ma dove vivi?’’ chiesi un po’ in ansia.
‘’Tranquilla, cinque minuti e siamo arrivati. Non è isolato come posto, quindi se tenterò di violentarti puoi urlare, i vicini ti sentiranno’’ mi prese in giro. Gli rivolsi un’occhiataccia.
‘’In tutto questo non so nemmeno come ti chiami’’ incrociai le braccia sopra la cintura di sicurezza.
Forse era una mia impressione ma lo vedi all’improvviso come fosse a disagio. Strinse un po’ la presa sul volante. Mi agitai.
‘’Che c’è? Sei un famoso serial killer, per questo non puoi dirmi il tuo nome?’’ tentai di scherzare.
Lui sorrise, mi sembrava che rivolgesse lo sguardo verso di me ma non potevo esserne certa, i suoi occhiali erano tremendamente scuri e grandi.
‘’Harry, mi chiamo Harry.’’ Disse rilassandosi un po’.
‘’Mmh’’ riflettei. ‘’E posso chiederti una cosa? Anche se dici no te la chiedo lo stesso!’’ , sorrisi.
‘’Beh non ho molta scelta, quindi chiedi pure. Ma prima dimmi il tuo di nome.’’
‘’ Mi chiamo Miriam’’ dissi arronzando la frase. ‘’ Perché indossi gli occhiali da sole se non c’è sole?’’ chiesi un po’ perplessa.
Scoppiò a ridere. Anche quella risata era familiare. Oddio, proprio non riuscivo a capire chi mi ricordasse.
‘’Diciamo che meno mi vedono meglio è.’’ Rispose criptico.
Fissai in silenzio le mie scarpe pensando a cosa intendesse; i miei pensieri furono interrotti dalla sua voce.
‘’Siamo arrivati.’’, spense l’auto e scese. Lo vidi fare il giro intorno al veicolo e arrivare davanti allo sportello del passeggero, che aprì da gentiluomo per farmi scendere. Aprì un ombrello e me lo mise in testa.
‘’Grazie’’ , gli sorrisi. Lo guardai bene in viso, e un dubbio mi passò per la mente. Non poteva essere. Quella voce..
‘’Tu!’’, dissi in un sussurro. ‘’ Togli gli occhiali’’ dissi dopo essermi schiarita la voce.
‘’Meglio se entriamo prima’’ mi rispose mordendosi un labbro.
Non avevo dubbi era lui. Come non me ne ero accorta prima? Diamine. Certo aveva mezzo volto coperto, e nell’auto era abbastanza buio, ma come non avevo fatto a notare che la perfezione in persona era avanti a me?
Lo seguii in casa, o meglio in villa. Era stupenda, grande il doppio della mia, il che mi pareva impossibile. Ma non mi soffermai molto sull’abitazione, piuttosto seguivo lui con lo sguardo.
Lasciò l’ombrello fuori dalla porta, che si richiuse alle spalle.
‘’Bene, eccomi’’ disse ghignando. Si tolse gli occhiali e il berretto.
Harold Edward Styles era in piedi avanti a me e mi sorrideva.
Lo guardai a bocca aperta. Un quinto della band che amavo e che dovevo dimenticare, almeno per il momento, mi aveva bagnata e accompagnata nella sua mega-casa per farmi dare una pulita, prima di riaccompagnarmi alla mia, di abitazione. Ero in uno stato di shock. Avevo perso il conto di quante volte avevo sognato di incontrare Harry, Louis, Niall, Liam e Zayn. Ora uno di loro mi guardava preoccupato, convinto che fossi in una specie di trans. Sbattei gli occhi più volte. Era vero. Ed era bellissimo.
Lo osservai per bene, partendo dalle mani grandi, i lineamenti del viso dolci e gentili, il naso dritto e perfetto, cominciai a tremare guardando il suoi ricci, e mi venne un tuffo al cuore quando i miei occhi incrociarono i suoi, verdi. Mi sentii male. Mi girava la testa.
Ecco chi mi ricordava.
Avevo sempre notato una certa somiglianza tra i due.
‘’M-mi dispiace, d-devo andare.’’ Balbettai scusandomi e fuggendo da quella casa.

- - - -

Ero sdraiata sul mio letto da quanto? Due ore ormai. Non avevo la forza di piangere ma, mi sarebbe servito.
Avevo tanta voglia di ascoltare le voci di coloro che mi facevano star bene, ma il Cd era chiuso in un cassetto e non dovevo recuperarlo. Era incredibile avevo incontrato Harry Styles e tutto ciò che avevo fatto era stato scappare. Non avrei mai avuto un’altra occasione; eppure appena avevo visto il suo viso al completo, senza nulla che lo nascondesse non avevo potuto evitare di pensare a Davide. Quanto ero idiota! Lasciavo che mi rovinasse la vita anche da lontano.
Mi poggiai una mano sul petto e me lo massaggiai cercando di alleviare un piccolo dolore che in realtà proveniva dal mio cuore distrutto.
Sospirai e mi alzai afferrando la mia borsa, scavai alla ricerca di un Cd dalla copertina gialla.
Mi avvicinai allo stereo e inserii il dischetto.
La voce di Bruno Mars partii e mi sentii subito più rilassata. Chiusi gli occhi cercando di farmi trascinare in un’altra dimensione.
Sentii un tocco leggero alla porta, feci appena in tempo a riaprire gli occhi che la vidi aprirsi facendo comparire il viso sorridente di mio padre.
Mi venne vicino e mi abbracciò ‘’ Ehi piccola’’, mi diede un bacio sulla fronte, come faceva sempre quando ero piccola e cadevo dalla bici. Lo strinsi forte.
‘’Hai ancora i capelli bagnati’’ mi disse scombinandomeli.
‘‘ Tra un po’ saranno asciutti’’ risposi meccanicamente.
Si sedette sul mio letto a una piazza e mezza e mi prese una mano trascinandomi accanto a lui.
‘’Sono andato a parlare con la preside del college qui vicino.’’ Disse guardandomi negli occhi.
‘’Tra una settimana inizia il nuovo anno scolastico, e possono fare un’eccezione prendendoti senza alcun test d’ammissione considerando i tuoi ottimi voti.’’. Mi sorrise fiero.
Restituì il sorriso. ‘’Avevo dimenticato la scuola.’’ Ammisi. ‘’ Dovremmo comprare i libri di testo, l’uniforme, l’attrezzatura.. e poi tornerò a dormire a casa o resterò lì? E’ una scuola privata, ci saranno tutti figli di papà. Riuscirò ad integrarmi?’’ cominciai a preoccuparmi un po’ e sparai tutto in pochi secondi.
‘’Calma, calma.’’, mi disse papà esercitandosi in un pessimo inglese. Scoppiai a ridere.
‘’Per quanto riguarda i libri e l’attrezzatura sono già giù in cucina, me li ha procurati Mrs. Scott, l’uniforme l’avrai una volta lì.’’, mi prese le mani e me le strinse, ‘’se vuoi potrai dormire lì in modo da ambientarti, e tranquilla, anche i figli di papà ti troveranno adorabile. Come si può non amarti?’’ mi scoccò un bacio sulla guancia e uscì dalla mia camera richiudendosi la porta alle spalle.
‘’Già.’’, dissi restando sola, ‘’come si fa a non amarmi?’’ mi chiesi retorica mentre da sottofondo sentivo le parole:

‘’Yes i would die for you baby, but you won’t do the same.’’












 

No, non ero morta per vostra sfortuna. Sono ancora qui con un altro capitolo.
*Tadaaaaa* Ecco rivelato Mister x!
Avevate indovinato?
SonoFusaLLN sì! Un applauso per leeei! *Clap clap*
Spero non vi abbia deluse! However (?), ora vi lascio in pace.
Buona lettura per le altre storie molto più belle e interessanti delle mie.

Tanto amore e dolciosità, Ablaze. x

 

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Capitolo 5
*** - The beginning ***


Il rumore della sveglia era assordante. Suonava già da un minuto abbondante ma, non avevo la forza di allungare il braccio per spegnerla.
‘’Miriii! Lo spegni quell’aggeggio?’’ le urla di mia madre arrivarono dalla stanza accanto.
‘’Uffa!’’ brontolai.
Mi tolsi le coperte dal viso, mi misi a sedere sbadigliando e con una calma che avrebbe innervosito anche un panda afferrai la sveglia per spegnerla. Guardai l’ora: le 7 e 40. La poggiai di nuovo dov’era e mi alzai.
Cercai le pantofole ma chissà come erano finite sotto il letto. Meglio camminare scalzi che abbassarmi a quell’ora, appena sveglia.
Afferrai la tuta preparata la sera prima sulla sedia, insieme alla biancheria e uscii dalla mia camera diretta in bagno. Come al solito occupato.
‘’Papà’’ lo chiami bussando sulla porta. ‘’Papà devo andare a scuola, non vorrai farmi fare tardi il primo giorno, vero?’’
Sentì il chiavistello della porta girarsi e uscì mio padre già pronto e perfetto nel suo completo giacca e cravatta.
‘’Bravo’’, gli dissi ridendo, e gli stampai un bacio sulla guancia prima di entrare in bagno e richiudermi la porta alle spalle.
Il mio primo giorno in una privata e lussuosa e perfetta scuola inglese. L’ansia cominciò ad impossessarsi del mio corpo. Certo ero sempre stata brava in inglese, e in tutte le materie in generale, ma se non fossi stata all’altezza? Se non avrei capito nulla di ciò che dicessero i docenti?
Per fortuna l’acqua calda della doccia cominciò a sciogliere i miei nervi simili a corde di violino.
Impiegai una buona mezz’ora in bagno, non perché dovessi truccarmi, infatti scelsi di mettere solo un po’ di matita giusto per non sembrare un cadavere, tantomeno perché ci volesse tempo per indossare una tuta nera e un paio di converse, semplicemente avevo paura di uscire.
Sentì bussare alla porta.
‘’Piccola, muoviti o farai tardi.’’ La voce di mia madre mi chiamava.
‘’Esco subito!’’ urlai afferrando il pigiama e le mie cose, uscii e corsi subito di nuovo in camera mia.
Gettai tutto sul letto, afferrai la mia borsa nella quale riposi i libri di testo che mi sarebbero serviti quel giorno consultando l’orario che la preside mi aveva fatto recapitare a casa e scesi giù in cucina.
‘’Eccoti finalmente!’’ disse mio padre sorridendomi. ‘’Se vuoi fare colazione ti accompagno io con l’auto’’ disse vedendomi mentre mi sedevo a tavola.
‘’No, non ce n’è bisogno ‘’ risposi addentando un toast. Si erano subito abituati alla cultura inglese, eh.
Mi alzai e ripresi la borsa. ‘’Preferisco fare due passi a piedi, ormai conosco la strada. In una settimana me l’hai mostrata minimo quaranta volte’’, sorrisi e andai a dargli un bacio. Lo stesso feci salutando mia madre, presi la mia inseparabile giacca che adoravo alla follia, e mi chiusi la porta di casa alle spalle. Andando incontro alla mia nuova vita scolastica.


Non ci volle molto per arrivare alla scuola, dieci minuti al massimo. Era davvero enorme, i mattoni rossi si incastravano perfettamente l’uno all’altro. Ok, forse questo accade in ogni edificio che si mantenga in piedi, ma lì tutto mi appariva mille volte più bello.
L’ansia cominciava a ripresentarsi mentre attraversavo il parcheggio sul retro. Preferii non fare il mio ingresso dall’entrata principale, dove ci sarebbe stata tutta la scuola, per questo cercai un’entrata secondaria. Appena trovata la porta l’aprii di scatto e mi ci fiondai dentro andando a sbattere contro una ragazza.
‘’S-scusa’’ mormorai. Bene, il mio primo ingresso era stato dei migliori.
Una ragazza poco più alta di me, con un fisico da copertina di Vogue e morbidi boccoli biondi mi guardò incuriosita prima di rispondermi. ‘’Non è nulla, tranquilla. Tu devi essere Miriam, la nuova arrivata italiana. Piacere di conoscerti ,io sono Ashley, ma puoi chiamarmi Ash’’, disse tutto in meno di dieci secondi e mi tese la mano sorridente. L’afferrai leggermente imbambolata.
‘’Oh, ehm, sì sono Miriam. Beh, piacere mio Ashley..voglio dire Ash.’’ Le sorrisi di un sorriso timido ma, sincero. Mi era già simpatica. 
‘’Hai bisogno di aiuto?’’ mi chiese gentilmente.
‘’ Sì, ecco, sto cercandola l’ufficio della preside. Mrs Scott, se non sbaglio.’’ Dissi leggendo il nome dal foglio intestato dell’orario.
‘’E’ proprio nel corridoio di fronte, vieni che ti ci accompagno ‘’, mi prese sotto braccio facendomi da guida e spiegandomi la funzione delle tre, quattro stanze che incrociammo durante il nostro breve cammino.
‘’Eccoci qua, questo è l’ufficio della preside. Spero di rivederti presto, Miriam. Ciao’’ mi salutò con una mano avviandosi verso l’affollata entrata della scuola non appena suonò la campanella.
‘’Ciao, grazie dell’aiuto’’ le gridai dietro, certa che non mi avesse comunque sentita.
Presi un respiro profondo e bussai.
‘’Avanti’’. Aprii la porta e mi ritrovai di fronte una bella donna, circa sui 40 anni che mi sorrideva.
‘’Oh, Miriam! Benvenuta! Tuo padre mi aveva detto che eri una bella ragazza ma non credevo così tanto, prevedo già stragi di cuori i questi vecchi corridoi’’ disse Mrs Scott tendendomi anche lei la mano.
‘’G-grazie’’ balbettai scioccata. ‘’Questo è il modulo’’ dissi tendendole un foglio non appena mi liberò la mano,
‘’Sì vieni vieni, ho già preparato la tua uniforme, e occhio e croce, la taglia che ho preso dovrebbe andarti bene, ecco misuratela’’ , così dicendo mi basso una stampella su cui erano appese una camicia bianca con sopra una giacca nera con lo stemma della scuola, un’altra con una gonna dello stesso colore della giacca.
Afferrai tutto e lo provai nel bagno dell’ufficio della preside. Ero molto imbarazzata per quella situazione e quando tornai nella stanza la cosa non migliorò.
‘’Ti dona tantissimo questa divisa!’’. Pensai seriamente che Mrs Scott soffrisse di una leggera schizzofrenia.
‘’Ecco questa è la cravatta, coi colori della nostra bandiera.’’ Mi disse, e me la mise intorno al collo.
Mi sentivo un malvivente medievale che stava per scontare la pena capitale.
‘’Perfetto ora puoi andare a lezione, se i professori ti diranno qualcosa dei tuoi 15 minuti di ritardo dì loro che eri con me’’, annuii a ogni sua parola mentre ancora mi ponevo qualche domanda sulla sua sanità mentale.
‘’Oh, prima che mi dimentichi, questa è la mappa della scuola, con le aule, che potrai consultare dall’orario. Buon anno scolastico cara.’’
‘’Grazie’’ ripetei ancora una volta uscendo da quell’ufficio e recandomi all’aula 36.


- - - -


Finalmente la campanella che decretava l’ora di pranzo suonò salvandomi dalla quarta presentazione di fine lezione di quella giornata. Solo Mr. Joyce, il professore di matematica mi risparmiò quella figuraccia e gliene fui grata.
Mi recai nella mensa, dove una quantità enorme di studenti si affrettavano a prendere da mangiare.
Mi misi anche io in fila, e una volta preso il cibo mi guardai intorno alla ricerca di un tavolo vuoto e isolato.
Vidi però la ragazza bionda con cui mi ero scontrata quella mattina agitare la mano verso di me, e cominciò a chiamarmi facendomi segno di raggiungerla.
Mi avviai timidamente, sorridendo, e farfugliando un frettoloso ‘ciao’ ai suoi amici che mi squadravano curiosi.
‘’Ciao Miriam, siediti qui con noi! Loro sono Patrcia, James, Carl, Tiffany e lui è il mio fidanzato Josh.’’ Disse indicandomi in ordine una ragazza riccia e mora dal sorriso furbo, un biondino palestrato, un ragazzo mingherlino ma molto carino, e il classico belloccio biondo- occhi azzurri. Mi sedetti ripetendo il ‘ciao’ di prima seguito da un ‘’a tutti’’
‘’Miriam, stavo giusto dicendo ai miei amici che la prossima settimana è il mio compleanno e mi farebbe davvero piacere se ci fossi anche tu, sai come benvenuto. Non è niente di formale, un piccolo party a casa mia, sulla piscina e ci saranno i miei amici più intimi e i miei cugini. Che ne dici?’’
La fissai sbalordita. Quella ragazza era di un’espansività incredibile. Magari avessi avuto io un minimo della sua intraprendenza
‘’Dico che mi farebbe davvero piacere, grazie Ash.’’.
La breve pausa pranzo passò piacevolmente insieme ad Ashley e ai suoi amici, che a loro detta, ora potevo considerare anche miei.


Quando tornai a casa mi sentivo felice. Il mio primo giorno era andato molto meglio di quanto sperassi, avevo già degli amici, e di lì a qualche giorno sarei andata ad una festa.
Forse la mia vita poteva davvero prendere una svolta serena lì, lontano da tutto, tutti e da chi mi stava facendo soffrire.
Stavo ancora ripensando alla giornata quando mi arrivò un messaggio:
‘’Dopodomani io e Patricia andiamo a fare shopping, che ne dici di unirti a noi? Ash x
‘Sì, ora posso cominciare a ritornare felice’ pensai mentre davo una risposta affermativa.












 







Salvee! Rieccomi!
Allora, adesso penserete ''Sì ma a noi che ce frega se 'sta tizia va a scuola? Noi vogliamo Haroldo (?)!'' 
E avete ragione..ma secondo voi che ci sta a fare quì la nostra Ash? Eheheh
a qualcosa servira pure, no? No.
E invece sì, servirà, e a tanto pure.M
Ma non vi dico nulla (Mhuahahahah), dovrete aspettare.
Nel prossimo capitolo scopriree giò qualcosa di molto, ma molto importante.
Detto questo, grazie del vostro tempo!
Kiss kiss Ablaze x

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Capitolo 6
*** - The second chance ***


La scuola cominciava già ad essere un po’ pesante solo dopo pochi giorni ma sopportavo tutto con piacere. Anche le lezioni di arte, che da sempre odiavo, ora avevano un non-so-che di affascinante.
Quel giorno finite le lezioni tornai a casa in fretta per prepararmi.
Avevo appuntamento da lì a due ore con Ash e Patricia, con le quali ogni giorno avevo un legame sempre più stretto.
Mi piacevano davvero, e mi facevano sentire accettata.
Infilai la chiave nella toppa e dovetti girarla per ben quattro volte prima di aprire la porta.
I miei non c’erano, avrei lasciato loro un biglietto avvisandoli che ero al centro commerciale.
Andai in camera mia e gettai la borsa ai piedi del letto.
Aprii l’armadio e cercai qualcosa di decente da indossare.
Come ci si vestiva per andare a comprare dei vestiti? Di solito quando andavo a fare compere con le mie amiche mettevo un jeans e una maglia qualunque ma, quelle due ragazze pur non essendo di certo snob, erano comunque sempre precise e impeccabili. Io invece somigliavo più a un camionista che a una ragazza.
Sbuffai e afferrai uno shorts di jeans, e una maglia large senza maniche. Le mie fedeli Converse rosse non potevano mancare.
Ebbi giusto il tempo di fare una doccia e di truccarmi leggermente che sentì la porta bussare.
‘’Arrivo!’’ urlai dalle scale, mentre afferravo la borsa con il portafogli e il cellulare.
‘’Eccomi, sono pronta.’’ Dissi aprendo la porta.
Per fortuna Ashley e Patricia non erano vestite molto diversamente da me, tante paranoie per nulla. Sorrisi compiaciuta.
‘’Siamo un po’ in ritardo, meglio andare’’ disse Pat trascinandomi fuori la porta.
‘’Aspettate un momento’’ , dissi ricordandomi di dover scrivere un biglietto ai miei.
Presi un foglio a caso dal mobile della cucina e una penna:
Sono in centro con delle mie amiche, cerchiamo qualcosa per la festa di cui vi ho parlato, non farò tardi. Un bacio, Miri.’
Posai il foglio in bella vista sul tavolo e uscii chiudendomi la porta alle spalle.
‘’Andiamo.’’
Il centro commerciale non distava molto da casa mia, quindici minuti di auto, con Ash che guidava a 60 Km/h, quindi una persona normale ci sarebbe arrivata in meno di dieci minuti.
Mi trovai a ripensare al mio primo giorno lì, quando mi ritrovai a casa di Harry Styles. Che stupida! Non mi sarebbe ricapitata mai più un’occasione del genere. Non ne avevo parlato con nessuno, nemmeno con le mie due migliori amiche che avevo lasciato in Italia, con le quali mi sentivo ogni sera; chi mi avrebbe creduto? Per questo mi rassegnai e feci scivolare di nuovo la cosa nel dimenticatoio.
Il centro commerciale era enorme e pieno di negozi, non sapevo da dove iniziare a guardare. Beh in realtà volevo cominciare dalla libreria all’entrata, ma le mie due compagne me lo impedirono, così ci ritrovammo a girare in tondo tra vari negozi, uno più bello e grande dell’altro.
Non sapevo bene cosa dover comprare, era una festa in piscina, non bastava un costume?
Per questo osservai le altre su cosa si orientavano in modo da poterle poi imitare.
Entrate nel trecentesimo negozio vidi Ash prendere un tubino nero ricco di strass, e in volto le si dipinse un’espressione soddisfatta.
‘’L’ho trovato! Questo sarà perfetto!’’ disse.
La guardai stupita. ‘’Ashley,’’ dissi cercando di apparire quanto più naturale possibile, ‘’se è un party in piscina, perché prendere abiti così..così..’’ non mi veniva un termine adatto.
Mi guardò e rise, ma non di una risata di quelle per prendere in giro, semplicemente di una risata da amica.
‘’Miri, la piscina è per la fine, sai quando saremo tutti ubriachi’’ così dicendo continuò a ridere contagiando anche Pat.
Ok, ora mi stavo seriamente preoccupando. Ubriachi? L’unica volta che mi ero ritrovata ubriaca era stato circa dieci anni prima, per colpa di mio zio che mi mise in mano un bicchiere di vino.
‘’Su dai, prova questo.’’ La voce di Pat mi ridestò dalle mie preoccupazioni e vidi tra le sue mani un vestito verde chiaro, senza spalline, stretto sotto il seno che scendeva leggermente a palloncino. Era carino senza dubbio, ma era saggio mettere me in un vestito del genere? Lo avrei scoperto subito dato che mi trascinarono in camerino.
Indossai l’abito fin troppo femminile per me, e uscì ancora con le mie scarpette al piede.
‘’Stai d’incanto!’’, Ashley mi guardò come una bimba in un negozio di caramelle.
‘’Certo, lì sotto ci vorranno un paio di scarpe con il tacco, ma per ora sei magnifica’’ aggiunse l’altra.
Mi guardai nello specchio, insicura.
Ad essere sinceri mi stava davvero bene, e poi quel colore mi piaceva. Non avevo vizi sui vestiti così scelsi di prenderlo senza troppi problemi.
‘Ragazze, nel frattempo vado in quella libreria all’entrata, scusate ma i libri sono come una droga per me!’’ dissi correndo via lasciando Patricia alle prese con un monospalla rosa confetto.
Passai il resto del tempo tra pagine e pagine, mi stavo immergendo in un altro mondo, uno fatto solo da me e la lettura quando sentì il mio cellulare vibrare. Un icona mi avvisava dell’arrivo di un nuovo messaggio.
Lo aprii certa che fosse Ash, ma quando lessi il nome un brivido mi percorse tutta la schiena e il mio cuore somigliava a un treno in corsa.
Davide.
‘Ho bisogno di parlarti. Ti prego chiamami, è urgente.’
Ebbi la tentazione di chiamarlo, di sentire la sua voce, la sua risata, di parlarci per un’ultima volta.. no! Non potevo farmi questo, non ora che stavo cominciando a stare un po’ meglio.
Eliminai il messaggio e con esso ogni tentazione si chiamarlo. Che morisse! Per me era come se già lo fosse.
Non avevo intenzione di sapere a cosa fosse dovuta tutta quell’urgenza. Aveva deciso di uscire dalla mia vita e lo avrei accontentato.
Comprai dei libri e tornai dalle mie amiche. Dopo pochi minuti ci mettemmo in macchina, ma non badai molto a ciò di cui discutevano.
Quel messaggio mi aveva rovinato l’umore.
Arrivammo fuori casa mia in quello che mi pare un minuto. Salutai le ragazze e le ringraziai della piacevole giornata in modo sbrigativo, accusando un mal di testa inesistente.
Salutai frettolosamente i miei genitori e corsi in camera con la stessa scusa dell’emicrania.
Volevo solo dormire. Dormire e null’altro. Così da far addormentare anche i miei sentimenti.

- - -

I giorni seguenti passarono velocissimi, arrivando al compleanno di Ashley, del quale mi dimenticai completamente.
Era di sabato, quindi niente scuola.
Quella mattina mi svegliai tardi, così decisi di non uscire di casa e aiutai mia madre nelle faccende di casa.
Erano verso le 5 del pomeriggio quando suonarono alla porta.
‘’Miriam, vai tu per favore? Sono occupata’’ mia madre urlava da sopra il rumore della lavatrice.
‘’Ok’’, posai lo straccio e attenta a non sporcare il pavimento appena lavato raggiunsi la porta.
‘’Pat!’’ dissi sorpresa vedendo una chioma riccia perfettamente sciolta sul viso della mia amica, truccata divinamente. Indossava una comoda tuta ma dalla busta che manteneva usciva il suo vestito rosa confetto.
‘’Che diamine ci f…Oddio! Il compleanno di Ash!’’ dissi realizzando tutto in un secondo.
‘’Non dirmi che te ne sei dimenticata Miri!’’ mi rimproverò la mia amica entrando in casa e chiudendosi la porta alle spalle.
‘’No, cioè sì, ero convinta fosse domani! Quanto manca alla festa?’’ le chiesi cominciando a salire le scale verso la mia camera con lei al seguito.
‘’Circa due ore, quindi è meglio se ti sbrighi. Per fortuna ho deciso di venire ad aiutarti’’, alzò gli occhi al cielo, mentre io afferravo tutto ciò che mi servisse.
‘’Ok, ce la faremo. Nel cassetto lì in fondo ci sono i trucchi, in quello sopra tutto quello che ti serve per acconciami i capelli. Vado a fare doccia e shampoo.’’
Afferrai la biancherai e andai.
Dopo 10 minuti tornai nella mia stanza che ora somigliava a un salone di bellezza.
Patricia aveva riscaldato l’arricciacapelli, e sulla scrivania erano sparse diverse trousse. Sul letto la facevano da padrona le boccettine di smalto.
‘’Bene’’, esclamò la mia nuova estetista. ‘’ Siediti, che il restauro abbia inizio’’.
risi mentre mi sedevo.
Cominciò ad armeggiare con ferri e clips, non osavo guardarmi.
Finiti i capelli passò al mio viso e alle mie mani. Non so quanto tempo ci mise per mettermi a nuovo ma quando finì sembravo davvero un’altra persona.
‘’Wow, Pat… hai fatto un miracolo!’’ dissi ammirandomi. Dei lunghi boccoli mi ricadevano sulle spalle, mentre ai lati i miei capelli erano stati alzati morbidamente. Il trucco leggero mi dava luce al viso e colorava la mia pelle solitamente cadaverica.
‘’E questo è nulla. ‘’ mi rispose soddisfatta. ‘’Indossa il vestito e sarai ancora meglio.
Ci vestimmo, e indossammo i nostri trampolini. Avevo paura di camminare sulle mie nuove scarpe-ammazza-teenagers.
Con un po’ di sacrificio e tanta attenzione arrivammo a casa di Ashley.
La scuola sembrava essersi trasferita lì, altro che festicciola informale.
Mi guardavo intorno notando volti conosciuti e altri meno.
Finalmente in mezzo a quella baraonda trovammo la festeggiata.
‘’Ragazzee!’’ urlò venendo verso di noi, lasciando sul posto un ragazzo alto dai capelli ricci, girato di spalle, che fino a pochi momenti prima stava parlando con lei.
‘’Ash, auguri!’’ dissi abbracciandola.
Lo stesso vece l’altra nostra amica.
‘’Oh vedo che c’è anche il tuo amichetto del cuore’’ disse questa ridendo.
‘’Sì, hai visto che bello? E’ riuscito a liberarsi.’’
Guardai le due senza capire nulla.
‘’Miriam vieni ti presento una persona. Siamo amici da quando eravamo neonati, per un po’ siamo stati insieme anni fa, ma ora è il mio migliore amico, è come un fratello per me, anche se è sempre via per lavoro so che per me ci sarà sempre.’’, mentre faceva tutta questa premessa mi trascinò vicino al ragazzo con cui parlava fino a che non ero arrivata. ‘’Harry..’’ lo chiamò.
Questo si girò e rimasi scioccata.
‘’Ti presento la mia nuova amica Miriam, si è da poco trasferita dall’Italia.’’
Lui vedendomi scoppiò a ridere ‘’Tu!’’ disse, senza smettere di ridere. ‘’Quando si dicono le coincidenze! Devi darmi una bella spiegazione, signorina.’’
‘’Vi conoscete già?’’ chiese Ash spostando lo sguardo confuso da me a lui come se stesse seguendo una partita di ping-pong a velocità doppia.
‘’Ehm..già’’ dissi io con le guance che mi andavano a fuoco per la vergogna.
Bene, a quanto pare mi sbagliavo. Un’altra occasione potevo averla. Ma questa volta avrei dovuto saperla sfruttare.
‘’Come è successo?’’ chiese ancora la bionda, sempre più confusa.
‘’Oh, il tuo caro amico Styles qui, mi ha letteralmente fatto il bagno con la sua auto il mio primo giorno a Londra. Io gli ho urlato contro quando ho visto che stava per andarsene e lui poi è tornato indietro..’’ dissi semplicemente senza andare avanti.
Ma Harry non aveva intenzione di rivelare la storia a metà.
‘’Io, quindi da grande gentleman quale sono l’ho invitata a casa mia per farsi una doccia e asciugarsi dato che si era persa e il suo telefono era scarico. Non sapeva chi ero, o almeno non ne aveva la certezza.
Quando poi siamo arrivati a casa mia, beh, forse si è sentita male davanti alla mia immensa bellezza’’ sorrise beffardo, ‘’ ma fatto sta che è entrata in coma e poi è scappata.’’
Alzai gli occhi al cielo. ‘’Non era per la tua ‘bellezza’ .‘’ Dissi l’ultima parola mimando delle virgolette e lui rise facendomi la linguaccia.
Quelle sue fossette gli rendevano, se possibile, il viso ancora più perfetto, e quando rideva i due smeraldi che aveva al posto degli occhi brillavano come stelle.
‘’Allora posso sapere perché sei scappata? Ci sono rimasto male’’ disse diventando serio e avvicinandosi a me.
‘’Una storia lunga.’’, dissi cercando di mettere fine al discorso, ma ancora una volta lui la pensava diversamente.
‘’Credo che ad Ash non dispiacerà allora se chiacchieriamo un po’ durante la sua festa, vero?’’ disse lanciando uno sguardo complice alla sua amica che lo appoggiò subito.
‘’Niente affatto!’’ disse, ‘’andiamo Pat, facciamoli chiarire questo disguido’, rise.
Patricia però lanciò un’occhiata fulminante ad Harry prima di girare i tacchi, letteralmente, e andarsene.
Harry mi prese per mano e sentii il mio viso andare in fiamme.
Mi portò su una panchina, sul retro dell’enorme casa di Ashley.
‘’Ecco, ora puoi dirmi tutto.’’ Mi sorrise.
Era bellissimo. Non riuscivo a parlare. Non mi andava di raccontargli i miei drammi sentimentali. Non era il caso.
‘’Sai, ti ho pensata.’’, interruppe lui il silenzio. ‘’Mi domandavo che avessi mai potuto avere di sbagliato per far scappare una ragazza bella e divertente come te. Devo essere un mostro!’’, mentre lo diceva rideva ma i suoi occhi erano sinceri.
‘’Wow davvero lo hai pensato?’’ , risi di gusto! ‘Sul serio non era per te. E’ una storia molto complicata.’’
‘’Oltre ad essere bello sono anche intelligente’’, si vantò. Risi di nuovo.
‘’Ti prego, raccontami. E promettiti che non scappi di nuovo.’’
Che fare? Rompere subito la promessa ancora non fatta e sprecare la mia seconda occasione, o aprirmi ad uno sconosciuto, famoso, magnifico ragazzo rendendomi vulnerabile?
Il mio telefono intanto squillava dalla borsetta. Lo presi mentre Harry ancora mi guarda aspettando una qualche mia parola.
Guardai il display.
Davide.
Lessi quel nome mentre una lacrima di frustrazione scendeva lungo il mio viso.












 

Sono fiera di me.
Ho già messo un nuovo capitolo ed è molto più lungo dei precedenti!
*Viva meee*
No, seriamente, sono stata proprio brava :')
Ok. Basta.
Questa Miriam è un po' stupida, eh?
Cioè ha avanti a sé nientepopodimeno che HAROLDO EDUARDO STILI e lei che fa?
Ci pensa su e piange per Davide?
Sei scema bella mia!Bene, mi somiglia molto! o:
Non fateci caso, ultimamente sono un po' fusa, voi leggete il capitolo e non leggete queste note idiote che scrivo ok?
Ok :)
Tanti cuori per voi *immaginatevi dei cuori enormi che battono*
Ablaze xx

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Capitolo 7
*** - From the moment I met you, everything changed. ***


Da lontano sentii grida euforiche e acqua che spruzzava. Doveva essere arrivato il momento piscina.
Bene, era giunto senza che io mi ubriacassi per fortuna.
Harry intanto mi guardava con occhi indecifrabili.
Non era pena o compassione come mi aspettavo. Era più che altro, non so.. ammirazione?
Lo guardai confusa.
‘’Non hai ancora detto nulla’’ gli feci notare.
La mia storia aveva dovuto avere un bell’effetto su di lui visto che non apriva bocca da più di cinque minuti e aveva ascoltato il mio racconto come un bambino a cui viene raccontato Pinocchio per la prima volta.
Nel frattempo il mio telefono giaceva spento nella borsetta, come lo avevo lasciato dopo aver rifiutato la chiamata di Davide.
‘’Hai ragione, scusa..’’ disse prendendomi una mano.
Le mie guance sfiorarono il limite anti-incendio ancora una volta.
‘’Solo che, davvero non so come abbia fatto quel..quel..bastardo è troppo gentile come parola, cazzo!’’ si alterò. ‘’E tu sei stata grande, dico non rispondergli, mandarlo al diavolo completamente. Non deve essere facile per te.’’ Si addolcì. Poi riprese l’espressione infuriata ‘’Non capisce un cazzo quel Davide! Dove la trova un’altra come te? Spero che crepi in solitudine quel bradipo!’’
Risi e vidi i suoi occhi squadrarmi. ‘’Ti faccio ridere?’’ mise il broncio.
‘’Sì, sei buffo,’’ Continuai a ridere. ‘’ buffo e tanto dolce.’’ conclusi sorridendogli.
Fui presa alla sprovvista quando le sue braccia mi circondarono la vita e mi spinsero verso di lui.
Avevo davvero bisogno di un abbraccio così mi lasciai cullare. Mi sentivo bene, protetta.
Stavo abbracciando Harry Styles. Merda. Mi stava venendo voglia di saltare come una bambina di dieci anni. Trattenni una risata e lo strinsi ancora più forte. Lui mi guardò alzando un sopracciglio.
‘’Che c’è?’’ gli chiesi indifferente.
‘’So che sono irresistibile’’ disse guardandomi con espressione compiaciuta ‘’ma non sciuparmi ok?’’ .
Rise mentre gli davo uno schiaffo e mi allontanavo.
‘’Ho sempre pensato che tu fossi stupido, ma ora che ti conosco di persona ne ho la certezza!’’ incrociai le braccia.
‘’Ah sì?’’ la sua espressione non preannunciava nulla di buono.
‘’Che vuoi fare?’’ chiesi allontanandomi un po’.
In un attimo mi fu addosso e io cominciai a urlare pietà e ridere contemporaneamente.
‘’No, ti p..prego, il sol..solletico no!’’
Stavo per cadere dalla panchina quando qualcuno si schiarì la voce dietro di noi.
‘’Ehi Pat!’’ dissi sorridendole mentre Harry mi lasciava i fianchi.
‘’Stanno per tagliare la torta.’’ Disse con una voce tombale lanciando uno sguardo di fuoco a Harry prima di girare e andarsene.
‘’Che le prende?’’ chiesi al diretto interessato.
‘’Non ne ho idea.’’ Rispose grattandosi la testa e giocando disinvolto coi suoi ricci. Troppo disinvolto.
‘’Sarà meglio che andiamo’’ mi alzai e raggiunsi l’anima della festa.
Ashley ci stava aspettando per il soffio delle candeline.
 Il resto della serata passò piacevole, non ebbi occasione di rimanere di nuovo sola con Harry ma non diedi peso alla cosa, mi divertii e conobbi molti altri amici di Ash.
A fine serata tornai a casa distrutta.
Prima di entrare accesi il telefono per accertarmi che i miei non mi avessero chiamata.
Per fortuna non c’era nessuna chiamata; né loro, né di nessun altro.
Feci attenzione a non svegliare i miei, raggiunsi la mia camera, mi tolsi le scarpe che lanciai in aria con un calcio secco e mi buttai sul letto con ancora addosso il vestito.
Sentii il mio cellulare vibrare accanto il mio braccio. Non avevo la forza di vedere chi fosse.
Girai lentamente il viso verso il cellulare e lo guardai quasi pregandolo di aprire il messaggio da solo.
Quando mi resi conto che sarebbe stato impossibile anche nel mondo di Harry Potter sbuffai e lo afferrai.
Era da parte di Harry, non Potter ma Styles, e sorrisi guardando il suo nome. Oddio ancora non ci potevo credere. Conoscevo Harry Styles. Sembravo un po’ Danielle a ripetermelo sempre.
Ora ero sola e se solo ne avessi avuto la forza avrei finalmente fatto un balletto, ma i miei muscoli non erano dello stesso avviso.

‘’ Grazie per esserti fidata di me. Per qualunque cosa io ci sono. Harry x ’’

Sorrisi d’impulso a quel messaggio. Harry era davvero un ragazzo molto dolce.
Ci conoscevamo da davvero pochissimo tempo, o meglio lui mi conosceva da pochissimo tempo. Ci eravamo incontrati solo due volte, eppure..non so. Sentivo davvero di potermi fidare di lui, e questa sensazione mi piaceva.
Quella sera mi addormentai finalmente felice dopo quasi un mese di agonia.


- - - -



Adoravo le vacanze di Natale, tutti gli alberi addobbati, le luci soffuse, i canti, le risate dei bambini, le voci di Harry e Ash che urlavano..un momento. Harry e Ashley che urlavano?
Sbattei gli occhi un paio di volte prima di mettere a fuoco la mia stanza.
Sentivo un enorme casino venire dal piano di sotto.
‘’Piano, piano..’’ Sentivo dire a mia madre. ‘’Miriam sta ancora dormendo. La sua stanza è sopra, la porta in fondo.’’
Ebbi tre secondi per rendermi conto che non ero più nel mio bel sogno natalizio ma in camera mia e che qualcuno stava salendo.
Feci appena in tempo a mettermi seduta che la porta della mia camera si aprì.
‘’Ehi Miri.’’ Il viso sorridente di Ashley sbucava dandomi il buongiorno.
‘’Ash’’ la salutai sbadigliandomi e rendendomi conto di avere la bocca pastosa.
Presi la bottiglia d’acqua ai piedi del letto e ne bevvi un sorso.
‘’Bleah..che schifo l’acqua di prima mattina.’’ Ingoiai a fatica.
‘’Sono le 11, non direi che è prima mattina.’’ Una testa riccioluta fece capolinea dallo stipite della porta accompagnata da un largo sorriso incorniciato da fossette.
‘’Harry!’’ urli scandalizzata. Mi tirai le coperte fin sotto il viso.
‘’Tranquilla..’’ mi disse lui ‘’ho già visto altre ragazze in canotta e pantaloncini, non so se mi spiego.’’ ammiccò.
Gli diedi un’occhiataccia. ‘’Che ci fate qui?’’ chiesi riprendendomi pian piano dal sonno.
‘’Ti abbiamo portato una sorpresa.’’ Esclamò Harry battendo le mani felice anticipando Ashley che era rimasta a bocca aperta, ancora intenta a pronunciare la prima sillaba.
‘Una sorpresa? Ma non è il mio compleanno, perché dovreste farmi un regalo?’’ li guardai curiosa.
‘’Infatti non sono un pacco regalo’’ un voce familiare si aggiunse a quella dei miei due amici.
Louis William Tomlinson fece il suo ingresso in camera mia.
Restai a bocca aperta a fissarlo. Diamine era bellissimo.
‘’Che..cosa..quando..?’’
I tre ospiti scoppiarono a ridere di fronte alla mia faccia da ritardata.
‘’Scusate ma due quinti dei One Direction in due giorni sono difficili da digerire.’’ Dissi stropicciandomi gli occhi e accertandomi che fosse tutto vero.
In fondo una volta avevo sognato già di incontrarli, magari lo stavo facendo di nuovo.
No, tutto vero.
‘’Louis e Harry vivono insieme, solo che Lou ha passato un po’ di tempo con la sua famiglia dopo l’ultimo tour ed è tornato stamattina.’’ Mi stava spiegando la bionda mentre Louis si accomodava accanto a me sul letto e annuiva sorridente alle sue parole.
‘’Wow’’ riuscii solo a dire. Lo guardavo estasiata.
Ripensai a quando conobbi Ashley, a quando mi scontrai con lei il primo giorno di scuola.
Era stata proprio una grande botta di culo. Al pensiero sorrisi come un ebete.
Harry mise il broncio ‘’Non eri così entusiasta la prima volta che hai visto me, anzi mi hai urlato contro qualcosa in una lingua incomprensibile.’’
Ridemmo e lo guardai ‘’Harold, prima di tutto, era italiano.’’ Louis scoppiò a ridere mantenendosi la pancia.
‘’E poi mi avevi fatto il bagno con la tua auto!’’
‘’Non cercare giustificazioni’’ disse lui. ‘’Sei tu che hai avuto la geniale idea di perderti il tuo primo giorno a Londra’’
‘’Se solo tu fossi più responsabile quando guidi avresti evitato di trasformarmi in Spongebob.’’
Cominciammo a battibeccare come due bambini mentre Louis e Ashley se la spassavano a guardarci, finché Harry non sapendo più cosa rispondere mi fece la linguaccia, in pieno stile Bullo dell’asilo, dicendo ‘’e non chiamarmi più Harold!’’.
‘’Vero,’’ aggiunse Louis, ‘’chiamalo Haroldino Carotino. Io lo faccio sempre.’’
Scoppiai a ridere credendo che scherzasse ma a quanto pareva non era così perché Harry sbuffò ‘’Non rideresti se fossi costretta a sentirti chiamare con questo buffo soprannome ogni giorno’’ disse.
Louis si alzò e andò ad abbracciarlo. ‘’Dai, che mi sei mancato Haroldino Carotino!’’ e gli scoccò un bacio sulla guancia. Al ché Harry si rianimò.
Pensai a una mia amica italiana, che diceva spesso ‘Larry Stylinson is true, bitch.’ E mi venne da ridere.
Avrei dovuto chiamarla e aggiornarla sui miei recenti incontri. Mi avrebbe odiata.
Mi ridestai dai miei pensieri quando vidi Ashley aprire il mio armadio e rovistarci dentro.
‘’Ehi, che fai?’’ chiesi alzandomi incurante del mio abbigliamento e raggiungendola.
‘’Cerco qualcosa per farti vestire no?’’ rispose alzando le spalle.
‘’Dai, spostati faccio da sola.’’ Dissi ansiosa.
Come temevo si avvicino al cassetto in fondo all’armadio.
‘’Vediamo cos’hai qui!’’ disse allungando la mano per afferrare il pomello.
Non feci in tempo a fermarla che aprì rivelandone il contenuto.
‘’Ehi, ma quello è il nostro Cd!’’ Louis si avvicinò prendendolo tra le mani. ‘’Come mai è qui?’’ chiese leggermente offeso.
Guardai Harry con la coda dell’occhio, lui sapeva perché avessi rinchiuso quel Cd, ma non mi andava di rivelarlo anche agli altri.
‘’Lunga storia’’ dissi semplicemente strappandoglielo di mano e cercando di rimetterlo a posto.
‘’E quelle che sono?’’ prese delle spesse buste bianche dallo stesso cassetto e cercò di aprirle ma lo anticipai.’’
‘’Ok che sei uno dei miei idoli, ma direi che per oggi hai visto abbastanza’’ presi tutto tra le braccia, lo rigettai nel cassetto e chiusi tutto.
Dimenticai però di rinchiudere una cosa. La mia angoscia.
Pian piano stava risalendo.
Afferrai un paio di shorts e una maglia bianca.
‘’Aspettatemi qua’’ dissi mentre mi dirigevo in bagno. ‘’E non frugate tra le mie cose’’ ammonì guardando verso Louis.
Mi gettai sotto la doccia e aspettai che il getto d’acqua calda mi aiutasse a rilassarmi.
‘Basta pensare a Davide, basta pensare a Davide, due membri degli One Direction sono in camera tua e tu pensi a quell’emerito idiota dal sorriso perfetto e dagli occhi magnetici?’
Era ufficiale, stavo diventando pazza.
Parlavo da sola sotto la doccia.
Quale sarebbe stato il prossimo passo? Fare un cartonato del mio ex, era dura pensarla soltanto quella parola, e fingere che fosse lui in carne ed ossa? Forse avrebbe potuto funzionare.
‘’Miriam, sbrigati, tra due mesi cominceremo un nuovo tour, credi di farcela?’’ la voce di Harry arrivò fino a sotto la doccia.
Sbuffai e mi diedi una mossa.
‘’Eccomi’’ dissi quando finalmente tornai in camera mia.
‘’Bene andiamo’’, disse Ashley prendendo Louis sotto braccio.
‘’Posso?’’ mi chiese Harry tendendo il suo di braccio verso di me.
‘’Certo, Haroldino Carotino’’, scandii bene le ultime due parole mentre lui sbuffava e imprecava sotto voce nella direzione di Louis.
In quel momento non me ne resi conto ma l’incontro con Ashley mi aveva davvero cambiato la vita.
Ma ancora di più mi avrebbe cambiata l’amicizia che stava nascendo con Harry, ma mi sarebbe servito ancora un bel po’ di tempo per capirlo.
Ce l’avrei fatta per l’inizio del nuovo tour?







 





 

Tadàà!
Dopo quasi un mese eccoci qui,
con un nuovo schifosissimo capitolo.
Davvero gente, come fate a leggere questa storia?
Vedo che siete anche in tanti o:
Woow!
Vabbene,
mi faccio cattiva pubblicità da sola,
quindi meglio se sto zitta.
Prometto solennemente
che il prossimo capitolo non sarà tra un altro mese, ma al massimo tra una settimana.
Yeeeaahh!
Non alzate gli  occhi, vi vedo! è.é
Giuro che sarà così.
Ok basta.
Tante coccole, Ablaze. x

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Capitolo 8
*** - Two is better than one. ***


L’impatto dei primi giorni scolastici era totalmente passato già alla seconda settimana.
I docenti non si ponevano più problemi verso di me, anzi. Ogni occasione era buona per interrogarmi e mettermi alla prova.
Per fortuna il pomeriggio studiavo da matti, limitando le uscite, considerando che avrei dovuto fare doppia fatica con le lezioni: comprendere tutto in inglese, e poi studiarlo.
Per sfortuna, e per fortuna, ancora dovevo capirlo bene, le distrazioni non mancavano.
Io e Ashley ormai eravamo legatissime, Patricia invece aveva cominciato a comportarsi freddamente nei miei confronti dalla festa di compleanno.
Non ne capivo il motivo, e i primi giorni ci rimasi male ma, poi, non le diedi più peso.
Quel pomeriggio, come al solito, ero in camera mia, chinata sui libri mentre cercavo di capire il senso di ciò che c’era scritto sul mio libro di letteratura inglese.
Sbuffai, dopo che rilessi per la terza volta la stessa frase senza ancora afferrarne il concetto.
Poggiai la testa sul libro pensando che mi servisse un po’ di riposo.
Quella notte non ero riuscita a chiudere occhio.
Davide non si arrendeva. Continuavano ad arrivarmi sue chiamate che puntualmente, io , rifiutavo.
Ogni qual volta il suo nome si illuminava sul display del mio telefono, magicamente vedevo comparire sulle mie spalle da una parte il mio cervello e da una parte il mio cuore, a mo’ di angioletto e diavoletto dei cartoni animati.
Per fortuna per ora il mio cervello stava avendo la meglio, ma per quanto ancora saremmo andati avanti così?
Avevo la tentazione di rispondergli e dirgli di lasciarmi in pace, di sbraitargli contro e dirgli di rifarsi una cazzo di vita ma, sapevo che appena avessi sentito la sua voce, la mia rabbia sarebbe crollata come carta bagnata.
La vibrazione del telefono mi fece scendere dalle nuvole.
Ashley mi chiedeva se volessi andare a fare un giro con lei, il suo ragazzo Josh, e Harry.
Non avevo questa grande voglia di fare da candela a loro due, tantomeno era stato piacevole qualche giorno prima il continuo assalto delle fan che riconoscevano Harry anche incappucciato.
Avevo l’impressione di essere l’unica demente che non era stata capace qualche settimana prima di capire chi fosse in realtà.
In più, per quanto avessi voglia di uscire non ne avevo la forza, e dovevo studiare perché di sicuro Miss Thompson mi avrebbe interrogata il giorno dopo, detto ciò, declinai l’invito.
Di rimando lei mi rispose ‘’Beh, sappi che Harry non sarà contento di questo rifiuto’’, e mi venne da sorridere.
Gettai il telefono sul letto e ripresi in mano i libri quando questo cominciò a squillare.
‘’Oddio! Un po’ di pace!’’ dissi esasperata, incazzata nera con la letteratura che non mi entrava in testa.
Ero certa fosse di nuovo Davide. Stavolta avrei risposto, l’avrei mandato a quel paese e prima che lui potesse rispondere e imbambolarmi con la sua voce avrei chiuso la chiamata.
Sì, avrei fatto così.
Presi il telefono senza nemmeno guardare il numero e risposi con tutto l’astio che avevo conservato in corpo fino a quel momento.
‘’SMETTILA DI CHIAMARMI. Mi pare che tu sia stato abbastanza preciso l’ultima volta, non mi ami. Quindi smettila di tartassarmi e trovati un’altra ragazzina in cerca di compassione!’’
stavo per riattaccare quando una voce familiare, da donna, rise all’altro capo del telefono.
‘’Miriam, rilassa i nervi. Così ti verrà qualcosa!’’
‘’Vanessa!’’ urlai felice di sentire una delle mie più care amiche.
‘’Già, sono io e non sono in cerca di ragazzine bisognose di affetto.’’ Rispose ironica.
‘’Scusa, pensavo fosse Davide. Hai letto i messaggi, no? Sei al corrente.’’ Mi gettai sul letto distrutta passandomi una mano sulla fronte e massaggiandomi le tempie.
Quella storia mi stava portando all’esaurimento.
‘’Sì, so tutto. E per questo ti ho chiamato..’’.
‘’In che senso?’’ corrugai la fronte, senza capire a cosa si riferisse.
Dall’altra parte, silenzio.
‘’Vane?’’ la chiamami senza ricevere risposta.
Guardai lo schermo del cellulare per accertarmi che non si fosse interrotta la chiamata. No, era ancora in linea.
‘’Vane, ci sei?’’ Sentii un sospiro.
‘’Ho visto Davide.’’ Disse lentamente.
Ebbi l’impressione che il mio cuore si bloccasse per un attimo e poi tornasse a battere.
‘’Ah.’’ Riuscii solamente a dire, in un sospiro.
‘’Mi ha chiesto di te, come te la stia cavando.’’
Inaspettatamente anche per me, scoppiai a ridere.
Cominciai a muovermi sul letto battendo i pugni sul materasso e lacrimando per le risate.
‘’Miriam, stai…stai bene?’’ Vanessa aveva un tono preoccupato.
La capivo, passavo dallo sconforto alle risate isteriche. Chi non si sarebbe preoccupato?
‘’Sìsì’’ dissi asciugandomi le lacrime e cercando di calmare la mia risata.
‘’E’ che è davvero un immaturo del cazzo!’’ continuai mentre la mia amica restava scioccata dalla mia reazione.
Un po’ lo ero anch’io, in verità.
‘’Sei sicura? Cioè, non mi sembra che i tuoi nervi stiano apposto!’’ domandò impaurita.
Sorrisi per rassicurarla ma mi ricordai che lei non poteva vedermi.
‘’Stà tranquilla Vane. Sto bene davvero.’’ La rassicurai di nuovo.
‘’Piuttosto, cosa gli hai risposto?’’ le chiesi, ora in ansia.
Essì, i miei nervi davvero non ce la facevano più. Passavo da uno stato all’altro.
Un’altra settimana e sarei finita da uno strizzacervelli. Uno di quelli bravi, però.
‘’Beh, gli ho detto che..’’ sembrava agitata, e non continuava la frase.
Mi incupii.
‘’Vanessa, cosa gli hai detto?’’ ripetei, cercando di apparire tranquilla.
‘’Vabbè, gli ho detto che è stato un brutto colpo da incassare per te, perché tu lo amavi davvero, e che si è comportato davvero da stronzo immaturo e da coglione! Insomma, tutte cose vere.’’ Disse in un fiato.
Sospirai. Sì, aveva semplicemente detto la verità. Ed erano cose che Davide già sapeva bene.
Almeno che lo amavo lo sapeva più che bene, per il resto avevo i miei dubbi..
Non sentendo risposta da parte mia, Vanessa continuò.
‘’Diciamo che la parte più traumatica è stata la sua risposta..’’ buttò lì, come se stesse parlando di una cosa di poco conto.
Mi bloccai. In che senso? Aveva acceso la mia curiosità.
‘’Perché?’’ chiesi punta nel vivo. Forse aveva detto qualcosa di cattivo? Forse sperava che stessi male? Forse si era pentito?
‘’Diciamo che non me l’aspettavo la sua reazione, ecco.’’ Rispose, continuando a tragiversare.
Sbuffai spazientita.
‘’Vane, mi dici questa risposta oppure devo andare a chiederla al diretto interessato?’’ sbottai rabbrividendo,  e il mio cuore prese a battere all’impazzata al solo pensiero.
‘’Ok ok , calmati!’’ disse. ‘’Beh, ha detto che si sentiva una merda, e che non meritavi quello da lui e poi…’’
Non riuscii a sentire la fine della frase perché un demente non identificato mi stava urlando nelle orecchie.
Sobbalzai e vidi il sorriso di Harry a pochi centimetri da me.
Come ogni volta, le mie guance andarono a fuoco.
‘’MA SEI IMPAZZITO, O COSA?’’ urlai in inglese coprendo il telefonino con la mano.
‘’Cosa!’’ rispose lui tutto tranquillo e sorridente, sedendosi accanto a me.
Mi passai una mano sul petto, massaggiandomelo, cercando di far rallentare il mio battito cardiaco, aumentato a causa dello spavento.
‘’Sei un idiota, Styles!’’ dissi guardandolo male e facendogli segno di tacere riportandomi il telefono all’orecchio.
‘’Scusa Và, puoi ripetere?’’ dissi, tornando alla mia lingua madre, ma dall’altra parte sentivo solamente altre urla indecifrabili.
‘’Che cazzo succede?’’ chiesi sbalordita. ‘’Vanessa, ehi! Vane calma! Mi senti?’’
Intanto la mia amica continuava ad urlare cose incomprensibili.
‘’O ti calmi entro tre secondi o stacco!’’ sbuffai spazientita.
La sentii trarre un respiro profondo, poi un altro, e un altro ancora.
Intanto Harry giocava coi mei capelli e mi guardava sorridente.
Alzai gli occhi al cielo e mi riconcentrai sulla mia amica.
‘’Si può sapere che ti è preso? Avrò bisogno del trapianto dei timpani tra te e quest’altro demente!’’
‘’Miriam, ti prego, dimmi che hai un vicino con la stessa voce di Harry Styles, e che casualmente tu hai chiamato proprio Styles!’’ disse con la voce emozionata.
Merda, mi ero completamente dimenticata di dirglielo!
‘’Non è proprio un mio vicino, dato che abita a più di venti minuti da casa mia, e sì ha la voce come Harry, e non l’ho chiamato casualmente Styles.’’ Mentre lo dicevo la sentii trattenere il respiro.
Guardai Harry che mi restituiva lo sguardo curioso siccome si era sentito chiamato in causa ma, non capiva una parola di quello che dicevo.
‘’Meglio che ti siedi..’’ dissi, ridendo, a Vanessa.
Sentii il rumore di una sedia, quindi pensai mi avesse obbedita.
‘’Ho conosciuto Harry Styles.’’ Dissi tranquilla.
‘’O MIO DIO!’’ urlò in preda a una crisi emotiva. ‘’E quando avevi intenzione di dirmelo? Che razza di amica sei? Eh? Oddio, oddio ,oddio! ‘’ non la smetteva di blaterare.
‘’Scusa, me ne ero dimenticata. Ah, ho conosciuto anche Louis.’’ Dissi continuando a ridere per l’euforia della mia amica. La capivo bene.
‘’Co-cosa?Tu…..Harry…..Louis..’’ farfugliava mentre io sghignazzavo.
‘’Tu hai conosciuto Larry Stylinson!’’ era eccitatissima.
Sbuffai. ‘’No Vanessa. Io ho conosciuto Harry e Louis. Sono due persone separate ok?’’
Anche io amavo la bromance Larry ma, alcune fan davvero non sapevano qual era il limite. Tipo Vanessa.
Considerando poi che odiava Eleonor, che definiva una ‘’strega dal viso d’angelo’’, avrebbe davvero preferito che Louis stesse con Harry.
Io invece adoravo Eleonor. Era bellissima, e mi sembrava molto dolce.
Anche Danielle m’ispirava simpatia.
Chissà se sarei riuscita a conoscerle. Magari Harry e Lou mi avrebbero presentato Liam, Niall e Zayn, poi anche il resto della band. E magari anche le loro ragazze.
Forse saremmo diventati amici. Sarei stata parte del gruppo…e…
‘’Ti prego ti prego ti pregoooo!’’ i lamenti della mia amica mi riportarono alla realtà. ‘’Puoi?’’
‘’Posso cosa?’’ le risposi poco convinta.
‘’Puoi passarmi Harry? Ti prego. E’ il minimo che tu possa fare dopo che non mi hai detto nulla!’’
Guardai Harry che cercava ancora di capire il filo del discorso.
Povero, non avrebbe mai capito nulla di italiano. Mi fece sorridere.
‘’A una condizione’’ le dissi qual era l’argomento principale della nostra discussione fino a pochi minuti prima.
‘’Tutto quello che vuoi!’’ mi rispose subito.
‘’Mi stavi dicendo della reazione di Davide.’’
Almeno il nome del mio ex Harry lo aveva capito, perché d’improvviso serrò la mascella, e strinse il pugno intorno al lembo del lenzuolo guardandomi negli occhi.
Mi sentii avvampare così abbassai lo sguardo.
‘’Oh, giusto. Beh, ti stavo dicendo..’’ cominciò veloce per avere quanto prima la chiacchierata con Harry. ‘’ha cominciato a qualificarsi con i peggiori aggettivi e poi è scoppiato a piangere. Ora mi passi Harry?’’
Mi si bloccò il respiro in gola.
‘’Come hai detto?’’
‘’Mi passi Harry?’’ ripeté lei spazientita.
‘’No, prima.’’ La mia voce era un rantolo, e Harry subito mi afferrò il viso preoccupato.
‘’Ha pianto.’’ Mi disse rendendosi conto di ciò che volevo sentire.
Non avevo la forza di darle una risposta così presi il telefonino e lo porsi ad Harry.
‘’E’ una mia cara amica e anche lei è vostra fan. Vuole parlare con te.’’
Lui lo afferrò continuando a seguirmi con lo sguardo preoccupato mentre io mi alzavo e lo lasciavo lì a telefono.
Non m’interessava sapere cosa si dicessero.
Mi diressi in bagno e aprii il rubinetto del lavandino sull’acqua fredda.
Lasciai scorrere l’acqua mentre mi guardavo allo specchio. Confusa, disorientata e sfinita.
Mi sciacquai il viso cercando di ricordare.
Era uno dei nostri primi appuntamenti. Stavamo parlando delle nostre paure, delle nostre debolezze.
‘’Non piango mai’’ mi disse. ‘’Tutto ciò che mi fa soffrire lo tengo dentro, non amo far trasparire le mie debolezze. Piango solamente in un caso. Quando sono davvero distrutto, quando dentro di me sento che è la fine, che ho perso qualcosa di tremendamente importante.’’
Non poteva essere. Aveva pianto. Per me.
D’improvviso sentii dei grossi goccioloni d’acqua scorrermi sulle guance, e non era acqua del rubinetto.
Sentii dei passi avvicinarsi. Chiusi l’acqua e presi in fretta l’asciugamano e presi a tamponarmi il viso.
I ricci di Harry sbucarono da dietro la porta.
‘’La tua amica mi ha raccontato tutto.’’
Vanessa già non sapeva chiudere la bocca di suo, in quel momento poi, presa dall’emozione avrebbe dato anche il codice della sua cassaforte ad Harry.
Finsi un sorriso e scrollai le spalle.
‘’E quindi..?’’ chiesi cercando di essere naturale, come se la cosa non interessasse me, ma la signora in fondo alla strada.
‘’Quindi non farti imbambolare da due lacrimuccie..’’ disse venendomi vicino e scuotendomi per le spalle.
‘’Sei stata forte fin’ora, non lasciarti cadere proprio ora. Saranno stare lacrime di rimorso. Capito?’’
Mi alzò la testa che tenevo china, per potermi guardare negli occhi.
‘’Miriam, non ti merita. Siamo intesi? LUI NON TI MERITA!’’scandii le ultime parole scuotendomi più violentemente.
Leggevo la rabbia nei suoi bellissimi occhi verdi. Non ce la facevo a guardarli. Spostai lo sguardo sul suo naso, solo lì potevo trovare differenze significative con Davide, ora che mi ci soffermavo.
Anche i loro nasi erano abbastanza simili. Ma quello di Davide era più piccolo, mentre Harry aveva le narici più allargate, che gli davano un aria da bimbo.
‘’Non ce la faccio.’’ Dissi con un filo di voce. ‘’Mi sento morire. Da quel maledetto giorno è come se mi avessero privato di tutto l’ossigeno del mondo, come se dovessi farmi bastare quella minima dose imprigionata nei miei polmoni. Ogni momento mi sento il cuore sempre più compresso, il torace sempre più schiacciato.’’
Ricominciai a piangere, questa volta abbondantemente e a singhiozzi.
‘’Oh, piccola!’’ esclamò Harry asciugandomi le lacrime con le sue grandi e morbide mani, e stringendomi a sé con le sue forti braccia.
Mi strinsi a lui come a un’ancora di salvezza. Avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a togliere quel peso dalla mia vita.
Non poteva continuare a rovinare la mi esistenza, non poteva continuare ad illudermi anche solo con delle lacrime. Non potevo lasciarglielo fare. Eppure mi sembrava di non avere più la forza per respingerlo.
Harry, come se mi avesse letto nel pensiero mi alzò la testa e mi disse ‘’Ci sono qui io, per qualunque cosa. Conta su di me, non sei sola.’’
Gli sorrisi cercando di fargli capire tutta la mia gratitudine.
‘’Vieni con me’’ disse prendendomi per mano e trascinandomi in camera mia.
Prese la mia borsa e me la mise al collo, poi afferrò il mio cellulare dal letto e se lo mise lui in tasca, così da allontanarmi da ogni malsana tentazione.
Poi mi portò al piano di sotto, in salone e in fine fuori da casa mia.
‘’Dove andiamo?’’ gli chiesi quando finalmente riuscii a far ritornare la mia voce del tono consueto.
‘’A fare un giro.’’ Sorrise tenendomi ancora la mano. ‘’Per questo ero venuto a casa tua, Ashley mi aveva detto che non volevi venire così sono venuto io da te.’’
Se Maometto non và alla montagna..
‘’Me lo aveva detto Ash che non saresti stato contento del mio ‘no!’. Ma non mi aspettavo che non ti saresti nemmeno arreso.’’ Sorrisi sentendomi un po’ meglio.
‘’Ehi, io sono il mitico Harry Styles, idolo di milioni di ragazzine. Se voglio Miriam..’’ mi guardò senza completare la frase. ‘’Non conosco il tuo cognome!’’ disse come se fosse qualcosa di irreparabile.
Risi.
‘’Benetti. Miriam Benetti. ‘’’ risposi.
‘’Bene, io Harry Styles se voglio Miriam Benetti fuori da casa sua, sta’ sicura che l’avrò’’ disse tutto fiero.
‘’E infatti eccomi qua.’’
‘Visto? Niente è impossibile per me’’ disse allegro come un bambino.
Mi fece ridere. La vicinanza di quel ragazzo riusciva ad alleviare la mia angoscia.
Era incredibile. Una sua parola, una sua risata e mi sentivo meglio.
Non bene, certo. Ma meglio. Tutte le mie paure, i miei problemi, tutte le mie sofferenze andavano in stand-by fino a che non si fosse allontanato da me.
Mi stavo divertendo a passeggiare con lui, a mangiare patatine, a rincorrere i piccioni, a scappare da qualche fan impazzita o anche a ridere ogni volta ci guardavamo in faccia. Mi stava distraendo.
Stavamo percorrendo la strada del ritorno ancora mano nella mano. Chiunque avrebbe potuto fraintendere il nostro rapporto.
‘’Grazie’’ gli dissi sincera.
Lui si fermò e mi afferrò le mani, accarezzandole.
‘’Non dirlo nemmeno.’’ E si chinò a baciarmi una guancia.
In quel momento se fosse passato un ragazzo con un pacchetto di sigarette avrebbe potuto tranquillamente accenderle sfiorando il mio viso.
Come ogni qual volta io ero in imbarazzo chinai il volto e presi a guardare le righe del marciapiede.
All’improvviso Harry mi lasciò la mano e la infilò nella tasca dei suoi jeans estraendone il mio cellulare.
Stava vibrando, quindi qualcuno mi stava chiamando.
Il cuore riprese a battermi all’impazzata e il senso di ansia s’impossessò di me.
‘’Chi è?’’ chiesi.
Harry fece cenno con un dito di rimanere in silenzio, aprì la chiamata e si portò il telefono all’orecchio.
‘’Ciao, sono il ragazzo di Miriam, posso esserti d’aiuto?’’
Sentii il pessimo inglese di Davide all’altro capo del telefono.
Che diamine stava facendo Harry?! Lui non era il mio ragazzo!
‘’Beh, diciamo che non aveva voglia di piangersi addosso per uno stronzo. Ma a quanto mi ha detto lei, tu non la ami, quindi qual è il tuo problema?’’ parlava tranquillamente sorridendomi mentre io lo guardavo sbigottita.
‘’Che cazzo fai?’’ sussurrai per non farmi sentire da Davide.
Mi fece cenno di lasciarlo fare e si girò di spalle continuando a parlare.
‘’Pensavi che sarebbe stata a tua disposizione in modo da riaccoglierti a braccia aperte una volta che tu ti fossi reso conto di aver perso la migliore ragazza esistente sulla faccia della terra? Mi spiace per te, amico, ma me ne sono accorto prima io, e sta a pensiero sicuro che non me la lascerò scappare, tantomeno la farò soffrire. Buon fine settimana, bye bye!’’ e attaccò soddisfatto.
Si girò soddisfatto e mi ridiede finalmente il mio telefonino.
‘’Ora non ti disturberà più, fidati.’’
Lo guardavo sconvolta, a bocca aperta.
‘’Non c’è bisogno di ringraziarmi, eh!’’ disse mettendo il broncio dopo che io continuavo a guardarlo con una rabbia furente che nasceva in me.
‘’Perché?’’ sputai la parola tra i denti come fosse veleno.
‘’Perché cosa?’’ mi chiese non curante della mia faccia trasformata in quella di una biscia assassina.
‘’Che diamine ti è saltato in mente? Il mio ragazzo? La ragazza migliore della terra? Cazzo hai fumato?’’ cercavo di non urlare per non far voltare i passanti.
Il suo viso si addolcì.
‘’Prima di tutto, è vero che sei la ragazza migliore sulla terra. Non ho mai conosciuto una come te. Poi dovevi sbarazzarti di lui in qualche modo..’’ mi sorrise trionfante, come un eroe di guerra che torna a casa dopo la battaglia vinta.
‘’Chi ti ha detto che io avrei voluto sbarazzarmi del ragazzo che amo?’’
Nei suoi occhi lessi la delusione e la preoccupazione.
‘’Miriam, sei seria? Hai idea di ciò che ti sta facendo passare? Come puoi volerlo ancora nella tua vita dopo quello che ti ha fatto?’’
‘’Ha pianto per me’’ dissi, sfinita.
‘’Quindi?’’ domandò confuso.
Gli riportai la conversazione tra me e Davide, dove lui confidava il perché fosse restio alle lacrime.
Harry rise, di una risata amara.
‘’E tu gli credi? Dopo il modo in cui ti ha umiliato vorresti credere a delle lacrime?’’ mi chiese retorico.
‘’Sì’’ gli risposi.
Mi guardò stupito.
‘’In questo momento crederei a qualunque cosa pur di sapere che i due mesi con lui non sono stati una finzione, non sai quanto faccia male sapere di aver vissuto in una recita.’’ Mi coprii il volto con le mani e mi strofinai gli occhi.
Mi abbracciò, ancora una volta, donandomi la magnifica sensazione di protezione che solo i suoi abbracci potevano darmi.
‘’Sarà orrenda come cosa, ma sappi che ora hai di nuovo una vita autentica. E puoi viverla al meglio, cercando la felicità. Prendi questa storia come un punto di partenza per una nuova vita.’’
Mi fece ricordare della missione che avevo inventato sull’aereo. Sorrisi.
Mi lasciò sulla porta di casa, con un bacio sulla fronte e la promessa che avrebbe fatto di tutto pur di farmi dimenticare Davide.
Salii in camera mia con una nuova prospettiva. Forse Harry aveva ragione. Dovevo iniziare seriamente a ricostruire il mio cuore, e un po’ alla volta la mia vita. Magari lui mi avrebbe davvero aiutato.
Avevo bisogno di una mano amica, e sentivo di poterla trovare in lui.

 









 

Wow, ce l'ho fatta, eh!
Bene, in questo capitolo cominciano a legare Harry e Miriam ancora di più,
e lei vede in lui un amico fidato, a cui appoggiarsi nella sua ripresa.
Cosa succederà?
Riuscirà Harry a toglierle dalla testa Davide?
Lo scoprirete nella prossima puntataa (?)
Ok, non so cosa scrivere. Ciao a tutti! 

Ablaze x

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Capitolo 9
*** - Is this a start of something new? ***


Erano passate due settimane. Non ricevetti più alcuna telefonata da Davide, tantomeno sue notizie.
Sentivo Vanessa regolarmente tutte le sere, e qualche volta mi era capitato, o meglio cercavo di buttar lì casualmente, di chiedere di lui ma, la mia amica non sapeva più nulla e non lo aveva più visto da quell’incontro di quindici giorni prima.
Ancora una volta quella sera azzardai a chiedere.
‘’Novità?’’ chiesi tenendomi vaga, ma sapevo che Vanessa avrebbe intuito subito la natura della mia domanda.
‘’Sì.’’ Rispose semplicemente e mi si mozzò il fiato. Non davo alcuna risposta e lei interpretò il mio silenzio come un attesa della notizia.
‘’E’ partito stamattina.’’ Mi disse ‘’mia madre ha incontrato la sua e hanno parlato.’’. Nella mia cittadina tutti conoscevano tutti, era inevitabile che non si parlasse.
‘’Dove è andato?’’ chiesi senza sapere se in realtà volessi davvero conoscere la risposta.
‘’Ha detto che ha vinto una borsa di studio in Scozia e rimarrà lì per tre mesi.’’
Restai a bocca aperta.
Scozia? Avevo sentito bene?
‘’Mi è molto più vicino di quanto credessi’’ sussurrai. La cosa non era affatto un bene, per niente.
Sentii il campanello suonare, segno che Ashley era arrivata.
‘’Vane devo andare.’’ Salutai la mia amica e spensi il telefono.
Afferrai la mia borsetta e scesi le scale di corsa, per quanto potessi andare di corsa con un paio di tacchi ai piedi e un vestito che volava di qua e di là al minimo movimento, salutai i miei urlando e aprendo la porta.
Restai a bocca aperta quando invece di trovare Ashley sulla soglia vidi un ragazzo carino, sui vent’anni, con un mano un bouquet di rose gialle, le mie preferite, e in testa un capellino con scritto ‘’Gin’s Flowers’’.
‘’E’ lei la signorina Benetti?’’ chiese pronunciando il mio cognome con uno strano accento.
Chiusi la bocca che per la sorpresa era rimasta leggermente spalancata.
‘’Sì’’ dissi semplicemente.
‘’Questi sono per lei’’, mi sorrise porgendomi quei magnifici fiori. Li presi titubante e diedi un’occhiata cercando qualche bigliettino. Niente.
‘’Scusa..!’’ dissi raggiungendo il ragazzo che intanto stava andandosene. Lui si girò a guardarmi curioso.
‘’Sai chi me li ha mandati? Non c’è nessun biglietto qui.’’
Luì annuì ma poi mi guardò dispiaciuto. ‘’Il cliente ha chiesto di non rivelare la sua identità, lo consideri un ammiratore segreto’’ così dicendo se ne andò, non prima di avermi strizzato l’occhio.
Restai davanti al vialetto di casa mia, imbambolata, con i fiori tra le mani.
Tornai in casa, ebbi appena il tempo di preparare un vaso con dell’acqua dove mettere i fiori che il campanello suonò di nuovo.
Sorpresa mi ritrovai Patricia insieme alla mia amica bionda.
‘’Oh, ciao.’’ Dissi in sua direzione.
Lei arrossì imbarazzata e sussurrò un debole ’ciao’ guardando a terra.
Avrei tanto voluto chiederle cosa fosse successo quasi tre settimane prima per portarla ad allontanarsi da noi, e poi ritornare d’un tratto.
Mi liberai di quei pensieri, dopotutto se avesse avuto qualche problema con me, me ne avrebbe parlato, così abbracciai Ash e con loro mi diressi verso la macchina di Josh che ci aspettava.
Decisi di allontanare anche la curiosità di conoscere il volto ‘’dell’ammiratore’’, come lo aveva chiamato il ragazzo. Avrei avuto tempo per pensarci.
‘’Ehi bellezza!’’ mi salutò Josh con un sorriso a cui risposi con una risata.
‘’Ehi idiota!’’ rise anche lui.
Josh era molto simpatico, avevamo legato molto, e ovviamente Ashley non era affatto gelosa di questa nostra amicizia, che si limitava a battutine e prese in giro.
‘’Gli altri ci aspettano lì?’’ chiesi speranzosa.
Era da qualche giorno che non vedevo le brutte, per modo di dire, facce di Louis e Harry, alle quali ormai mi ero abituata.
‘’No’’ Ashley scosse la testa sconsolata, ‘’Eleonor è arrivata stamattina ed è a casa con Louis, Harry invece doveva andare ad un’altra festa, sai roba da Vip.’’ Sorrise per l’ultima parola.
Mi aveva spiegato che nonostante l’enorme successo che ormai il gruppo aveva riscosso, lei continuava a vedere Harry solamente come il suo migliore amico e le faceva strano pensare che era ormai una persona famosa.
A me invece faceva più che strano parlarci come un amico.
‘’Oh, capisco.’’ Dissi un po’ delusa.
‘’Magari Harry troverà qualche ragazza facile da portarsi a letto prima della mezzanotte!’’ commentò acida Patricia.
Dalla prima volta che li avevo visti insieme, avevo sempre notato uno strano comportamento di Pat nei confronti di Harry, chissà cos’era successo.
Stavo ancora provando ad immaginare il motivo di tanto astio che non mi accorsi che eravamo arrivati.
Ancora non sapevo come avessero fatto a convincermi ad andare in un posto del genere.
E’ la discoteca più –in di Londra’ mi aveva ripetuto Ashley per farmi dire di sì.
Ecco, proprio per quello non volevo andarci. Odiavo le discoteche, così come le feste, il rumore, la bolgia di gente che ti soffoca tra musica e drink.
Eppure eccomi lì.
In piedi davanti a quell’insegna luminosa che mi guardava minacciosa.
Ok, le insegne non guardano, ma quella mi spaventava.
Due buttafuori degni dei più grandi incontri di Wrestling erano ai lati dell’entrata, dalla quale fuoriusciva una musica spaccatimpani.
‘’Ok, io torno indietro!’’ dissi riaprendo lo sportello dell’auto e cercando di infilarmici dentro.
‘’Tu non vai da nessuna parte, mia cara.’’ Ash mi afferrò per un braccio e mi trascinò dietro di lei.
‘’No, dai ti prego!’’ cercai di implorarla sotto le risate di Josh e Patricia e mi spingevano verso l’enorme porta nera.
Il tempo di sbuffare ed eravamo già dentro.
Un’aria calda e dal forte odore di alcool mi invase insieme alla sordità.
Mi guardai intorno. Quasi un centinaio di miei coetanei si strusciavano l’un sull’altro ubriachi fradici, e non solo.
Guardai i miei amici disgustata. ‘’Davvero voi vi divertite così?’’ chiesi incredula.
Ashley sorrise maliziosa verso il suo ragazzo e Pat fece un risolino da oca.
Vidi le due ragazze avviarsi verso il centro della pista e iniziare a ballare mentre Josh andava a prendere da bere.
Io mi avviai verso un tavolino vuoto, posto nell’angolo più buio e tranquillo del locale. Per arrivarci dovetti quasi scavalcare i corpi impasticcati di vari ragazzi. Raggiunto il mio obiettivo mi accasciai sul divanetto posto accanto al tavolino e presi a massaggiarmi le tempie.
Certo a casa ascoltavo la musica a tutto volume, e riuscivano a sentirmi fino alla fine del vialetto, ma era assolutamente nulla a confronto!
Altri due minuti lì dentro e mi avrebbero ricoverato per sordità acuta, anche se non sapevo se esistesse come malattia.
Cercando qualcosa a cui pensare per distrarmi e aspettare di tornare a casa mi ricordai dei fiori ricevuti.
Non avevo la minima idea di chi fosse l’anonimo ragazzo. Certo avevo stretto amicizia con un bel po’ dei miei compagni di scuola, ma escludevo ognuno di loro. Chi perché era fidanzato, chi perché semplicemente non mi calcolava più di tanto.
In fondo non ero una di quelle ragazze che richiamava l’attenzione dei maschietti, anzi.
Ero quasi invisibile sotto quel punto di vista.
Ecco perché mi ero totalmente donata a Davide.
E Davide ora era in Scozia. L’essere così distanti aveva dato un senso di sicurezza, che ora era del tutto svanito grazie a quella sua borsa di studio del cavolo.
Se solo avesse fato un viaggetto di mezz’ora me lo sarei ritrovato a Londra.
Pensai a lui, lì, davanti a me.
Quello che era stato il mio Davide.
Merda, ma proprio non riuscivo a pensare ad altro?!
Mi guardai intorno in cerca dei miei accompagnatori: Patricia era avvinghiata ad un tipo alto, moro, dal fisico possente. Mentre dei due fidanzatini nemmeno l’ombra.
Sbuffai e presi il cellulare, così per distrarmi dal chiasso intorno a me.
Stranamente mi era arrivato un messaggio e, di certo non stranamente, non lo avevo sentito.
Lo lessi incuriosita e vidi che era di Harry.
Ash mi ha detto che odi le discoteche. Che ne dici di una fuga? x
Guardai incredula il display del mio cellulare. Di certo l’idea non era male.
Scappare con Harry Styles.
Mmh, suonava piuttosto bene. Sorrisi, digitando la risposta.
Non eri ad uno di quei festini da vip?’
dopo poco mi arrivò un altro messaggio:
‘la fuga non sarebbe solo per te ;)’.
Risi e scrissi l’indirizzo della discoteca dove mi avevano trascinata.
Incontriamoci qui fuori, fammi uno squillo appena arrivi. x’
Strinsi il telefono nelle mani in attesa dell’arrivo di Harry.
Sorrisi felice quando il suo nome si illuminò sul display del cellulare; diedi un ultimo sguardo intorno a me sperando che né Patricia, né Ashley né Josh mi vedessero andare via.
Per fortuna non erano nei paraggi, afferrai la mia roba e corsi fuori.
Una volta chiusa la porta nera alle mie spalle tornai a respirare aria pulita, per quanto possa essere pulita l’aria del centro cittadino di Londra.
‘’Aaah’’ sospirai tirando un bel respiro e chiudendo gli occhi. ‘’Pace, tranquillità!’’ urlai allargando le braccia, felice di essere fuori da quel mattatoio.
Uno dei due buttafuori mi guardò perplesso.
Sentii una risata familiare avvicinarsi. Aprii gli occhi sapendo già chi mi sarei trovata avanti, ma aprii comunque la bocca estasiata da quella visione. La perfezione era scesa in terra.
Indossava un paio di jeans abbastanza aderenti, una camicia verde chiaro che risaltava i suoi occhi e una giacca nera lucida. Ovviamente ai piedi le sue adorate converse bianche. Non potevano mai mancare.
‘’Tutto ok?’’ mi chiese Harry venendo a stamparmi un bacio sulla guancia. Mi salii il sangue alla testa.
‘’Devo ancora abituarmi’’ dissi alzando un dito indicandolo. ‘’Sai, una cosa è sbavare sulle tue foto, ma farlo sul tuo corpo in carne ed ossa è tutt’altro!’’.
Scoppiò a ridere della sua risata perfetta. Si piegò leggermente in avanti con il busto e batté le mani divertito.
Imbarazzata dalla mia confessione che mi faceva passare per una ragazzina con gli ormoni a mille avanti al suo idolo –non che non lo fossi- strinsi le braccia al petto e presi a camminare cercando di non perdere l’equilibrio sui tacchi.
‘’Dove vai?’’ chiese Harry riprendendosi dalla risata e correndomi dietro.
‘’Ah, ti sei ripreso?’’ dissi rossa in viso lanciandogli un’occhiataccia.
Fece un risolino e mi passò un braccio intorno alle spalle.
‘’Scusa, ma tu mi hai praticamente detto che fai sogni erotici su di me. Non che mi dispiaccia eh!’’ aggiunse vedendo i miei occhi sbarrarsi.
‘’Non ho mai detto una cosa del genere!’’ m’indignai. Diamine, perché non ero stata zitta? Avevo fatto davvero una grande figura di merda.
Scoppiò a ridere ancora una volta.
‘’Mi hai stancata già’’. Ripresi a camminare dopo essermi tolta il suo braccio dalle spalle ma, lui, mi raggiunse ancora una volta e poggiò di nuovo il suo arto dov’era dieci secondi prima.
‘Sto scherzando’’ mi sussurrò all’orecchio.
Sentii un brivido percorrermi tutto il corpo. Sorrisi abbassando lo sguardo.
‘’Allora, qual è la meta della nostra fuga?’’ chiesi senza guardarlo. Sentii la sua mano stringere un po’ di più la mia spalla.
‘’Sorpresa!’’ disse con un tono eccitato. Gli diedi un’occhiata e aveva un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Risi.
‘’Mica dobbiamo camminare per molto?’’ chiesi quando il dolore ai piedi mi ricordò quanto comode fossero le mie scarpe.
‘’Non dobbiamo proprio camminare.’’ Disse e in quel momento si fermò accanto ad una Ferrari nera.
Guardai adorante l’auto e con un dito ne seguii il profilo della maniglia laccata.
‘’Wow’’ dissi semplicemente.
Harry aprii lo sportello del passeggero e mi fece segno di salire. Mi accomodai nell’Auto, con la –A maiuscola, e lui mi raggiunse dopo pochi secondi nel posto accanto, riservato al guidatore.
‘’Al nostro primo incontro non avevi questa meraviglia.’’ Constatai mentre si avviava per strade a me ignote.
‘’Stavo tornando dal supermarket!’’ mi fece notare ‘’questo gioiellino riservato alle occasioni speciali’’ disse distogliendo lo sguardo da una strada secondaria quasi deserto e posando i suoi magnifici occhi verdi nelle mie banalissime pupille marroni.
Beh, era stato ad una festa per persone famose, se non era un’occasione speciale quella!
Guardai il paesaggio intorno e degli immensi parchi, illuminati semplicemente dalla luna e da piccole lanterne sparse ci circondavano. Non avevo idea di dove mi avesse portata.
Fermò la macchina appena superato un piccolo portico. Spense il motore e venne ad aprirmi lo sportello.
Lo guardai confusa, lui mi sorrise e mi prese la mano trascinandomi dietro di lui in uno di quei parchi che avevo visto prima.
‘’Aspetta’’ dissi. Gli lasciai la mano, e poggiandomi a lui mi tolsi le scarpe. ‘’Ora va molto meglio!’’ dissi sorridente.
Sghignazzando riprese di nuovo la mia mano nella sua e continuò a condurmi in quel parco che scoprii ben presto era un campo da golf.
‘’Non sono chiusi i campi a quest’ora?’’ domandai incerta e timorosa di dire qualche cretinata. Non ero mai stata a giocare a golf, quindi che ne potevo mai sapere?!
‘’Non se lo fitti.’’ Rispose continuando a camminare e a trascinarmi dietro.
Aprii e chiusi la bocca più volte, senza sapere cosa dire.
‘’Eccoci qua!’’ esclamò entusiasta fermandosi davanti a un lotto di terreno coperto da un’enorme coperta a quadri su cui erano poggiati due cestini in vimini.
Lui si sedette tutto tranquillo, guardandomi felice e facendomi segno di sedersi accanto a lui.
‘’Cos’è questa roba?’’ chiesi senza muovermi da dove mi aveva lasciata.
‘’Un picnik’’ disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
‘’Ah.’’ Mi sedetti senza dire nient’altro mentre Harry tirava fuori dai cestini panini e bevande.
Ogni tanto mi guardava di sbieco sorridendo come un bambino ma non ci facevo tanto caso, nella mia testa c’era un caos enorme.
‘’Hai detto che è aperto per chi la fitta. Come hai fatto a fittare il campo 15 minuti prima del nostro arrivo?’’ lo guardai mentre non capivo come avesse fatto ad organizzare tutto quello.
Rise mentre mi porgeva un panino che afferrai puramente per riflesso.
‘’Piaciute le rose?’’
‘’Sì, molto belle. Sono le mie preferite ma ti avevo fatto una dom..’’ mi bloccai guardandolo addentare un panino.
‘’Cazzo ne sai delle rose?’’ Addio finezza.
Scrollò le spalle incurante.
Ok, una cosa alla volta. Poggiai il mio panino sul telo, e mentalmente mi ripassavo le domande da fargli portando il conto sulle dita.
Harry mi guardava mentre armeggiavo con le mie mani e il mio cervello e sorrideva.
‘’Bene, quesito numero uno.’’ Dissi mostrando il dito indice alzato.
‘’Spiega questo.’’ Indicai con un gesto delle mani il campo intorno a noi e poi i cesti avanti a noi.
Harry sbuffò e io gli lanciai un’occhiataccia.
Buttò giù l’ultimo boccone del suo panino e in attesa che finisse di masticare mi misi a gambe incociate di fronte a lui.
Non fu una mossa saggia.
Avevo dimenticato di avere un vestitino e infatti Harry mi lanciò uno sguardo malizioso.
Le mie guance andarono a fuoco e subito cambiai posizione, sedendomi sulle mie stesse gambe piegate.
Tossì e poi mi guardò dritto negli occhi.
‘’Cosa devo dirti?’’ mi chiese accennando anche lui al picnik.
‘’Non so, forse come hai fatto a preparare tutto quando meno di venti minuti prima mi avevi proposto una ‘fuga’?’’ dissi ironica.
‘’Vedo che ci sei.’’, incrociò le braccia al petto e lo guardai stranita. ‘’Te l’ho proposto venti minuti fa ma non vuol dire che non ci avevo pensato prima’’ continuò. ‘’Allora, sapevo che non ti sarebbe piaciuta la discoteca, Ash me lo aveva detto che avevi opposto resistenza, così ho preparato questo’’ ancora una volta il campo venne indicato ‘’ sicuro che avresti accettato la mia offerta come un’ancora di salvezza.’’ Concluse soddisfatto di aver avuto ragione.
Mi grattai la testa.
‘’E le rose? Che ne sai?’’ se la rivelazione di prima mi aveva leggermente spiazzata, questa mi avrebbe totalmente scioccata.
‘’Lo so perché sono stato io a mandartele.’’ Mentre lo diceva si mordeva un labbro e guardava in giù, segno che era imbarazzato.
‘’Oh.’’ Lo guardai con gli occhi lucidi. Nessuno mai aveva fatto una cosa simile per me. Nemmeno Davide.
E pensare che per un momento avevo sperato fosse lui, in cuor mio mi dicevo che magari era davvero pentito come aveva detto a Vanessa, e forse quello era un gesto per farsi perdonare. Invece no, era stato Harry. Per pura gentilezza. ‘’Grazie’’ aggiunsi con un lieve tono deluso nel tono della voce.
Forse se ne accorse perché mi prese il viso e mi chiese ‘’Non mi chiedi perché l’ho fatto?’’
Lo fissavo confusa mentre lui era a pochi centimetri da me.
‘’Sei un ragazzo dolce e gentile, quindi non mi sorprende che tu faccia una cosa carina per qualcuno’’ risposi risultando abbastanza ovvia anche a me stessa. Ma lui che domande stupide faceva?
Rise scuotendo la testa, ancora con il mio volto tra le sue mani.
‘’Fidati, non sono un crocerossino che regala fiori e picnik a tutte le povere donzelle in difficoltà.’’
‘’Quindi?’’. Continuavo a non capire.
‘’Quindi…’’ lasciò la frase in sospeso ma, intanto, si avvicinava ancora di più a me, azzerando quasi la poca distanza tra di noi.
Non avevo idea di cosa stesse accadendo.
O meglio, non ero così stupida. Harold Edward Styles stava per baciarmi! Merda.
Ma non sapevo perché.
Ok, anche questo è scontato: una persona bacia un’altra persona quando questa le piace.
Ma dalla mia precedente esperienza non ne ero più così sicura, se poi prendiamo come soggetti me, comune mortale, e lui, idolo di milioni di ragazze tra cui io..beh, la cosa era alquanto irreale.
‘’Ti avevo promesso di aiutarti a dimenticare Davide, quale modo migliore di questo?’’ disse avvicinandosi ulteriormente.
L’ultima cosa che ignoravo era la più importante.
Lo volevo? Ovvio. Insomma ti trovi davanti la perfezione che ti chiede se può baciarti, puoi mai rifiutare?
Sì, se ti chiami Miriam Benetti. Insomma, io ero famose per le mie cazzate.
Eppure così come lo volevo, così pure non volevo baciarlo.
Avevo troppe paure, troppe delusioni, troppe cicatrici ancora aperte, troppi ricordi e rimpianti.
Oh cavolo. Tutti questi pensieri in un due secondi? Infatti Harry era ancora lì, ma ormai quasi sulle mie labbra.
La sua bocca sfiorò delicatamente la mia, quasi impercettibilmente. Sentivo le campane suonare nella mia testa. Driiin, Driiin.
No, un momento. Le campane non fanno Din Don Dan? Infatti non erano campane ma era un telefonino.
E non era nella mia testa, ma nella tasca dei pantaloni di Harry. Le nostre labbra non avevano fatto nemmeno in tempo ad incontrarsi che dovettero lasciarsi di nuovo (s)fortunatamente.
Ancora una volta in fiamme nascosi il mio viso tra le mani, mentre lui con tono seccato rispose a telefono.
Non stavo seguendo il discorso ma non potetti fare a meno di interessarmi quando lo sentii alterarsi con una certa persona.
‘’Zayn, e tu mi chiami per una cazzata del genere? Giuro che ti ammazzo. Dopo il nostro incontro le fan avranno solamente 4 dei One Direction da acclamare!’’
Non lasciai libero il mio viso ma acuii l’udito.
Stava parlando con Zayn. La parte di me che avevo soppresso negli ultimi giorni, quella di fan scatenata stava lentamente risalendo a galla.
‘’Esistono i taxi, sai?’’ disse Harry ironico. ‘’Okay, okay’’ aggiunse sbrigativo. Arrivo.
Mentalmente ringraziai Zayn insieme a tutti i santi del Paradiso per averci interrotti e di doversi prendere Harry.
Sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla.
‘’Mm?’’ mugugnai continuando a nascondermi tra le mani.
‘’Era Zayn,’’ disse, ‘’sta tornando a Londra con Niall, e devo andare a prenderli all’aeroporto.
Perfetto, la fan che era in me aveva preso il sopravvento sul mio stomaco che si stava torcendo.
‘’Oh, tranquillo vai pure.’’ Cercai di contenermi e di non far trapelare il sollievo che dovessimo dividerci.
Era davvero una situazione strana, lui era fin troppo dolce nei modi e nel tono.
‘’E lasciarti qui?’’ rise. ‘’Su vieni, mi accompagni.’’
‘’No!’’ urlai alzandomi in piedi. ‘’Cioè, scusami ma, oddio, io non volevo prima, cioè in realtà volevo, ma non era il caso, non dovevo. Per me, per te, perché non ci riesco, io..io…’’ cominciai a delirare come una perfetta matta, lui si alzò e mi venne vicino. Lesse la paura nei miei occhi, mi afferrò le spalle e mi abbracciò. Io mi irriggidii sotto la sua presa.
‘’Scusa’’ disse senza staccarsi. ‘’Prometto di non farlo più. Ora possiamo essere due amici che vanno a prendete altri due amici all’aeroporto?’’ feci per protestare ma riprese ‘’ Non farmi andare solo a quest’ora.’’ Anche se dell’orario se ne fregava ben poco, ne ero sicuro. Nonostante questo annuii, ma evitai di rivolgergli la parola o uno sguardo da quel momento fino a quando arrivammo al terminal in attesa di Niall e Zayn.
Lì l’eccitazione prese il sopravvento.
‘’Tra quanto arrivano?’’ chiesi in preda all’ansia.
Harry sorrise ‘’Penso che quelli siano i passeggeri del loro volo’’, indicò un gruppo di persone che venivano nella nostra direzione.
Presi un respiro profondo, e poi espirai cacciando fuori momentaneamente Davide, le rose, il picnik, e l’Harry-amico, per pensare solo ai One Direction.
I problemi sentimentali potevano aspettare.







Rieccomi.
Bene, è mezzanotte passata e se non spengo subito i miei genitori si ritroveranno senza una figlia,
quindi spero vi piaccia, eh beh, buona lettura. Lasciate pure un commento se vi va'.
Love u, Ablaze. x



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Capitolo 10
*** - The way for my heart ***


 Mr. Lockwood, l’insegnante di Spagnolo era ancora assorto nella sua lezione, totalmente convinto che ogni singolo studente lo stesse ascoltando. Illuso.
Magari gli altri giorni sarei stata attenta alla lezione, ma non in quel momento. Assolutamente.
Approfittando della mia posizione all’ultimo banco, dietro Kevin Theps, un energumeno di quasi due metri, la mia testa si era leggermente appisolata sulle mie braccia incrociate sul banco.
Ero davvero stanca, la sera prima ero stata sveglia fino a tardi, senza riuscire a prender sonno. Troppo emozionata.

‘’Eccoli!’’ esclamò Harry indicando due teste precise tra la folla. Due teste che spiccavano ai miei occhi. Quando si dice – Li riconoscerei tra mille -.
Un biondino con gli occhiali scuri e il cappello sulla testa avanzava chino verso di noi, o meglio verso Harry che era un più avanti, trascinando il suo trolley, seguito da un ragazzo moro, con un cappuccio sulla testa.
‘’Hazza! Vecchio mio!’’ Niall lasciò per terra il suo trolley e si tuffò tra le braccia del suo amico riccio.
‘’Niall, ti ricordo che sono il più giovane!’’ precisò Harry sorridendo e abbracciando di rimando il suo amico che tolse gli occhiali.
‘’Mmm, non sul piano delle esperienze’’ replicò il biondino strizzandogli l’occhio allusivo.
Scoppiai a ridere mentre anche Zayn abbracciava il compagno.
I due ‘nuovi arrivati’ mi guardarono sorpresi, e leggermente preoccupati perché la loro copertura era saltata e nel giro di un minuto una mandria di fan imbufalite li avrebbe assaliti.
Io arrossii sentendomi squadrata.
‘’Tranquilli, lei sta con me. Vieni Miriam’’ Harry mi sorrise tendendomi la mano.
Mi si bloccò il fiato sentendo dire ‘lei sta con me’, non volevo che Zayn e Niall fraintendessero.
Infatti, mentre mi avvicinavo e prendevo la mano di Harry, Zayn commentò ‘’Vedo che non perdi tempo, eh?!’’ rivolto all’amico.
Per mia grande sorpresa questa volta fu il turno di Harry per arrossire.
‘’No no! Non è come pensi. Miriam viene dall’Italia, ah è una Directioner!’’ precisò tutto fiero gonfiando il petto, al ché anche gli altri due sorrisero nella mia direzione ‘’ci siamo scontrati il suo primo giorno qui a Londra, poi ci siamo incontrati di nuovo alla festa di Ashley, infatti è nella sua stessa scuola, e cioè, niente, siamo..siamo solo amici’’ concluse impacciato e con una nota di rammarico.
I sensi di colpa cominciavano a fare un certo effetto.
Merda, avevo l’occasione di poter stare con un ragazzo magnifico, ambito da milioni di ragazze, anche da me!
Eppure quel brutto bastardo non mi lasciava vivere la mia vita.
‘’Beh, allora piacere Miriam, io mi chiamo Niall’’, la voce aveva preceduto il gesto, e lo guardai perplessa lasciandolo con la mano sospesa a mezz’aria, poi scoppiai a ridere, emozionata.
‘’Niall, ti ha appena detto che sono una Directioner. Credimi, so più cose io di te che tu stesso!’’
‘’Oh, giusto.’’ Disse il biondo portandosi impacciato un mano dietro la testa.
Zayn e Harry scoppiarono a ridere e il primo diede un sonoro schiaffo dietro al collo a Niall.
‘’Oh Nialler, come ti emozioni tu davanti alle belle ragazze…!’’
Sia io che il diretto interessato arrossimmo violentemente, poi il bel pakistano si fece avanti e mi tese anche lui la mano, che questa volta strinsi.
‘’Piacere di conoscerti Miriam.’’
‘’Piacere mio’’.
Avevo gli occhi sognanti mentre spostavo lo sguardo da uno all’altro, la mia mano tremava mentre era ancora stretta a quella di Zayn.
Ispirai ed espirai.
‘’Ok, è proprio una nostra fan!’’ esclamò Zayn vedendomi in preda all’iperventilazione.
Alzai i miei occhi nei suoi.
Stavo davvero per crepare.
‘’Che ne dici se ci molliamo?’’ mi chiese con un sorriso che per poco non mi fece finire distesa a terra.
‘’Mica siamo fidanzati?’’ chiesi senza capire.
Scoppiò a ridere. Cominciai a sudare freddo.
‘’Intendevo ‘fisicamente’.’’ E indicò le nostre mani. ‘’Se poi hai qualche altra idea, a me non dispiacerebbe.’’ Disse facendomi l’occhiolino e poi guardandomi da testa a piedi e soffermandosi sulle parti più attillate del  mio vestito.
Lasciai la sua mano e mi resi conto che la mia era sudata.
Riflettei su quello che aveva detto. Spalancai la bocca e presi a balbettare ‘’Ahmb.. i-io’’ aprii e chiusi la bocca nella speranza che ne uscisse qualcosa di logico.
Ancora una volta scoppiò a ridere accompagnato da Niall che aveva assistito a tutta la scena appoggiato alla spalla di Harry. Quest’ultimo era l’unico che non rideva.
‘’Zayn smettila’’ disse con lo sguardo basso, la mascella contratta e i pugni stretti.
L’amico si girò a guardarlo confuso, poi spalancò gli occhi e addolcì lo sguardo.
‘’Tranquillo scherzavo. Probabilmente è già prenotata’’ disse con tono eloquente.
Sbuffai.
Poteva essere pure il mio idolo ma un’altra battutina e l’avrei mandato a cantare, ma nelle voci bianche.
Sentii il telefonino vibrare. Lo presi e guardai il display: era mia madre.
Oh merda! Erano quasi le tre di notte, e il giorno dopo sarei dovuta andare a scuola!
‘’Ehm, ragazzi. Io domattina dovrei andare a scuola e se entro 15 minuti non sono a casa vi ritroverete con una fan in meno’’ dissi mordendomi un labbro nervosa.
Niall sorrise, mi si avvicinò e mi prese sotto braccio.
Mi volevano morta. Feci un respiro profondo e pensai che come mi ero abituata ad Harry e a Louis mi sarei abituata anche a loro.
‘’Andiamo!’’ mi disse cominciando a camminare e trascinandomi dietro di lui.
‘’Niall!’’ lo chiamò Harry, ‘’la macchina è dall’altra parte!’’ disse ridendo, indicando con il pollice dietro di sé, verso l’uscita secondaria.
‘’Oh.’’ Il biondo mi guardò stupito, poi alzò le spalle e ripeté ‘’Andiamo’’ stavolta cambiando direzione.
Risi incamminandomi dietro di lui, passando vidi con la coda dell’occhio Zayn avvicinarsi ad Harry e sussurrargli qualcosa all’orecchio, prima che questo gli indirizzasse una sonora pacca sulla spalla.
Non gli diedi importanza e presi a rispondere alle domande di Niall, che cercava di farmi un terzo grado misto a questionario di prove invalsi.
Le domande cominciarono dal ‘ Perché mi ero trasferita’ al ‘Come li avevo conosciuti’, quando gli dissi con un tono deprimente che era stato il mio ex a regalarmi il loro Cd, non mi guardò con compassione come tutti gli altri dicendomi qualche frase di circostanza ma, semplicemente mi sorrise e disse ‘’Intuivo qualche vecchia ferita nell’aria. Spero di vedere al più presto il tuo vero sorriso’’.
Quelle parole mi entrarono dentro. Lo avevo sempre pensato, ma quell’occasione me ne diede la conferma: Niall era davvero un ragazzo speciale.
Mentre mi riaccompagnavano a casa mi godetti ancora di più il meraviglioso panorama spagnolo…No un momento, spagnolo?

‘’Mi sente signorina Benetti? Questa è una lezione di spagnolo, lei è a scuola, non nel suo letto, a casa!
E chi diamine è Niall?’’
scattai dritta sulla sedia sentendo il tono incavolato del professore.
Mi guardai intorno spaesata. I miei compagni mi fissavano, chi incredulo, chi ridendo sotto i baffi.
Eh sì, ero a scuola. E mi ero addormentata durante la lezione.
Alzai lo sguardo verso Mr. Lockwood cercando di imitare il più possibile gli occhioni del Gatto con gli stivali che si vede in Shrek.
‘’Oh mio Dio, sono così desolata Mr Lockwood, mi dispiace davvero!’’ dissi giungendo le mani al petto.
‘’E’ che non mi sento molto bene’’ finsi per non finire dritta in punizione, ‘’non me ne sono nemmeno resa conto che le forze mi hanno abbandonata’’ mi morsi il labbro. Lo facevo spesso quando ero nervosa o preoccupata.
Ashley, dal banco nella fila accanto alla mia mi guardava facendomi l’occhiolino e mimando con la bocca ‘’Ore piccole, eh?’’.
Trattenni un sorriso intuendo ciò che stava pensando e non la risposi per non essere colta dal professore.
Lo guardai supplicante ancora una volta.
Lui sbuffò passandosi una mano sulla fronte sudata.
‘’Va bene, Benetti. Per questa volta passi, ma solo perché fino ad ora la tua condotta è stata impeccabile. E se non ti senti bene vai a farti un giro all’aria aperta.’’ Concluse indicandomi la porta e dandomi il permesso di uscire.
Mi alzai lentamente, accennando un lieve sorriso di ringraziamento e uscii dall’aula, percorsi il lungo corridoio fino alle scale, scesi e mi recai nel giardino dove tirava un leggero vento accompagnato da un lieve barlume di sole.
Chiusi gli occhi e respirai quell’aria.
Era mancato poco. Stavo per prendere la prima punizione della mia vita.
In tutta la mia carriera scolastica non avevo mai preso nemmeno una nota disciplinare, neanche un richiamo, nulla di nulla.
Mi andai a sedere su una panchina, presi il telefono dalla tasca e guardai l’ora. Mancavano dieci minuti alla fine della lezione, avrei aspettato lì il suono della campana. Poi avrei avuto Educazione Fisica.
Era l’unica materia in cui fossi totalmente negata, e la professoressa lo aveva capito già il primo giorno di scuola, per questo avevamo fatto un patto.
Non avrei dovuto fare la pratica se avessi avuto due interrogazioni in più e le avrei dato una mano con i registri e a tenere in ordine la classe.
Che altro potevo fare? Avevo accettato.
Per fortuna. Almeno quell’ora avrei potuto riposare.
E invece no.
Come misi la punta di un solo piede in palestra, subito Ashley mi si fiondò addosso con un sorriso che faceva un giro di 360° intorno alla nuca.
‘’Allora?’’ chiese bramosa di notizie.
Risi. ‘’Allora che?’’ feci la finta tonta.
‘’Tu non me la dai a bere, signorinella!’’ disse puntandomi un dito contro e con il tono che usava mia madre quando capiva che le stavo dicendo una bugia.
Sbuffai. ‘’Cosa vuoi sapere?’’ le chiesi cedendo subito.
Fece una faccia pensierosa, come in cerca di una risposta. ‘’Vediamo..’’disse guardandomi, ‘’tutto, no?’’ rise.
‘’Beh non c’è niente da dire,’’ cominciai ‘’siamo andati in un campo da golf che aveva fittato e dove ha preparato un picnik.’’. Ashley mi fece cenno di proseguire.
‘’Stava per baciarmi ma poi ha chiamato Zayn e siamo andati a prendere lui e Niall all’aeroporto, poi mi hanno accompagnato a casa. Stop.’’ Dissi con una non-chalance che non credevo di avere.
Ashley mi fissava sbigottita con la bocca aperta.
‘’Le mosche..’’ dissi ridendo, consapevole del perché avesse quell’espressione.
Lo avevo confessato velocemente, ma il ‘’stava per baciarmi’’ non le doveva essere sfuggito.
‘’Ripeti’’ disse ora sorridente ma con un filo di voce per l’euforia.
‘’Sì, sono arrivati Zayn e Niall. Non è grandioso?’’ dissi imitando la mia parte da fan scatenata.
Mi guardò alzando un sopracciglio e scuotendo la testa.
‘’Mi riferivo alla parte in cui Harry stava per baciarti!’’ disse urlando al massimo della felicità!
‘’Shh!’’ premetti un dito sulla sua bocca. ‘’Per te è sempre il tuo migliore amico ma per il resto del mondo è un membro di una famosa boyband!’’ le ricordai.
Sospirai e mi avviai verso gli spogliatoi con Ashley che mi seguiva come un cagnolino.
‘’E poi? E poi?’’ continuava a chiedere.
Feci finta di non sentirla e con una calma sovraumana mi tolsi il jeans e la felpa indossando la tuta.
Non dovevo giocare, ma avevo comunque l’obbligo di indossare la tuta in palestra, nel caso fosse passata la preside.
Intanto la mia amica era già pronta e perfetta e mi guardava torva per via del mio silenzio.
Sbuffai. ‘’Sì, Ashley ha tentato di baciarmi dopo avermi fatto capire che gli piaccio e io ero lì immobile, non sapevo se lo volevo oppure no. E ringraziando il cielo Zayn ha chiamato in quel momento. Dopodiché abbiamo scambiato qualche parola, e mi ha promesso che ci saremmo comportati semplicemente come due amici.’’ Buttati tutto fuori, tremavo. Non sapevo perché ma il battito del mio cuore era accelerato e le mani mi tremavano, come le gambe.
Dovetti sedermi sulla panca.
Ashley si sedette accanto a me, stringendo l’asciugamano che aveva tirato fuori dalla borsa tra le mani. Mi sorrise.
‘’Sai, di Harry si dicono tante cose. Che è un donnaiolo, che ne cambia una a sera, che addirittura ama la bella vita.’’, sorrisi ricordando a quando ero solamente una fan e anche io pensavo queste cose.
‘’Ma io lo conosco come solo in pochi hanno la fortuna di conoscerlo, e fidati è un ragazzo dolce, romantico e soprattutto sincero’’ mi guardò seria.
‘’E’ vero, qualche volta va a letto con ragazze che magari il giorno dopo non rivede. Ma infondo è un semplice ragazzo di 18 anni. E magari io gli darei anche una possibilità.’’
La guardai, con il fiato mozzo, e mi morsi il labbro per il nervosismo.
‘’Ash, ha milioni di ragazze ai suoi piedi, non credo affatto che possa piacergli io. E poi, ancora non sono riuscita a dimenticare il mio ex. ‘’ le spiegai la storia delle rose, e la delusione che avevo provato sapendo che non erano da parte di Davide.
Lei scosse la testa sorridendomi.
‘’E’ naturale, sei stata innamorata di lui per troppo tempo..’’ feci per ribattere ma mi anticipò ‘’non dire che lo sei ancora, non ci credo. Tu vuoi essere ancora innamorata di lui, semplicemente perché non vuoi accettare che è finita.’’
Abbassai la testa. Non sapevo se quelle parole fossero vere.
Davvero non amavo più Davide? Mi sembrava una cosa così impossibile! Eppure era vero che non volevo accettare che fosse finita.
‘’Rispondi ad una sola domanda, non a me ma a te stessa: Harry ti piace e credi che ne varrebbe la pena?’’
detto questo si alzò e uscì dallo spogliatoio lasciandomi sola con quella domanda senza risposta.
O forse una risposta c’era, ma non ero ancora pronta per darla.

- - -

Erano passati un paio di giorni da quella chiacchierata con Ashley, per fortuna lei non aveva più toccato l’argomento ma quella domanda mi rimbombava nella testa, facendosi spazio a gomitate tra tutti gli altri miei pensieri. Mi piaceva Harry? Ovvio. Come avrebbe potuto non piacermi? Sarebbe stato da folli, e nemmeno io lo ero così tanto.
Ma ne valeva la pena? Valeva la pene tentare di cancellare definitivamente Davide dalla mia vita, e provare a creare qualcosa con un ragazzo che non era come tutti gli altri? Avrei dovuto star dietro alla sua frenetica vita da ‘star’, da lì a un paio di settimane sarebbero partiti per il tour e sarebbero stati via quasi due mesi.
Era successo tutto troppo in fretta. Credevo stesse nascendo una bella amicizia e invece..
Sbuffai, guardando il display del cellulare.
Dopo la chiacchierata con Harry, Davide non si era più fatto vivo.
Si era arreso presto il ragazzo. Ogni giorno sentivo qualcosa nascere in me, un sentimento nuovo verso di lui: pena.
Ora ero io ad avere pena di lui, di quanto poco uomo e maturo fosse.
Il giorno prima eravamo d’accordo che mi sarei vista con Ash, Josh, Pat, Harry, Zayn, Niall e Louis allo Starbucks.
Louis voleva presentare a me e ad Ash la sua ragazza, la bellissima Eleanor Calder.
Ero in preda all’eccitazione.
Mi sarei sentita sicuramente uno schifo di fronte a lei quindi decisi di non sprecare tempo a prepararmi.
Indossai un jeans, una maglia a maniche corte nera che avevo comprato all’Hard Rock qualche giorno prima, e le mie converse amate. Infilai il telefonino nella tasca e feci per uscire di casa quando mia madre mi chiamò.
‘’Miriam, potresti farmi un favore?’’
Alzai gli occhi al cielo, ‘’Dimmi mamma. Ma sbrigati che tra dieci minuti ho appuntamento con gli altri’’
Mia madre non aveva la minima idea che frequentavo una giovane e famosa band. Non sapeva nemmeno chi fossero gli One Direction.
‘’Dovresti comprarmi le uova al supermarket più avanti.’’ E mi porse i soldi.
Sbuffai e mi incamminai in fretta, sperando di non far tardi all’appuntamento.
Feci un rapido giro del supermarket in cerca di quello che mi serviva, pagai e uscii con passo svelto, ma mi bloccai quando, poco più avanti, alla svolta del vico vidi Patricia e Harry discutere.
Non era da me origliare la gente, ma la curiosità di sapere perché Pat ce l’avesse così tanto con Harry era forte.
Rimasi dietro al muretto cercando di capire cosa dicessero.
‘’Sei stato via per quattro mesi! Quattro! Non un messaggio, mai una chiamata, torni e non mi calcoli minimamente! Ora per te esiste solo Miriam! Che fine ha fatto il ‘noi’?’’ sbottò infuriata Patricia con le lacrime agli occhi.
Harry nervoso si passò una mano nei capelli.
‘’Pat, sai che ti voglio bene, ma come ad un’amica. Sono sempre stato sincero con te, non ti ho mai illusa. Cominciammo a vederci consapevoli che sarebbe stata solo una storia di sesso. Nient’altro. ‘’
La ragazza scosse la testa.. ‘’ma pensavo che una volta tornato, mi avresti voluta ancora.’’
Harry sospirò. ‘’ Sai benissimo cosa è successo. Non puoi avercela davvero con me per essere stato sincero.
Venivo a letto con te perché mi attraevi, nulla di più. Ma ora c’è Miriam. Io.. io non so cosa abbia quella ragazza ma non riesco a starle lontano, dalla prima volta che l’ho vista! E il pensiero che tra un po’ dovrò partire..e che lei sia ancora innamorata di quel bastardo!’’ abbassò la testa amareggiato.
Non volevo sentire più nulla. Delle calde lacrime mi scesero lungo il viso, le asciugai col dorso della mano e tornai indietro, percorrendo una strada secondaria per arrivare a casa.
Feci un respiro profondo prima di aprire la porta di casa, ma mi sentii chiamare.
‘’Signorina Benetti!’’ mi voltai e riconobbi il volto familiare del ragazzo dei fiori.
Sorrisi guardandolo. ‘’Un’altra consegna per lei!’’ mi annunciò sorridente, ‘’questa volta c’è un biglietto.’’ Scherzò.
Risi prendendo le rose dalle sue mani e ringraziandolo.
Entrai in casa, posai meccanicamente la busta con le uova sul tavolo, e senza nemmeno avvisare mia madre andai a sedermi sul divano annusando le rose.
Di nuovo gli occhi mi pizzicavano, e le lacrime volevano scendere.
Forse stavo capendo. Forse ne valeva la pena. Le parole di Harry di ripetevano nella mia mente.
Allora gli piacevo davvero?
Presi il bigliettino incastrato tra due rose, poggiai i fiori accanto a me e con mani tremanti aprii la busta.
Spero che un giorno saprai perdonarmi.’
Solo questo c’era scritto. Non conoscevo quella grafia, che istintivamente associai a quella di Harry, ma non capivo cosa dovessi perdonargli. Quel quasi bacio forse? Eppure non era una cosa così grave.
Mi ricordai dell’appuntamento allo Starbucks, così infilai il bigliettino in tasca e decisi che avrei parlato con Harry.
Mi incamminai verso la meta e arrivata vidi le teste familiari dei miei amici.
‘’Salve gente!’’ esordii sorridendo.
‘’Miriam!’’ Louis si alzò e venne ad abbracciarmi, arrossendo ricambiai sotto lo sguardo di Eleanor.
‘’Miriam, lei è Eleanor, Eleanor lei è Miriam’’ disse il ragazzo indicandoci con un gesto della mano.
Sorrisi alla ragazza che dal vivo era, se possibile, ancora più bella. Questa mi sorrise gentile e poi mi tese la mano. ‘’Piacere di conoscerti Miriam, i ragazzi mi hanno parlato tanto di te.’’
‘’Piacere mio Eleanor, anche twitter mi ha parlato tanto di te.’’ Risposi sorridendo, al ché tutti i presenti compresa lei scoppiarono in una risata.
Louis ed Eleanor si presero per mano e si sedettero.
Lui girò lievemente la testa verso di lei e le diede un dolce bacio sulla fronte, al che lei abbassò lo sguardo imbarazzata.
Poi si guardarono negli occhi. Gli occhi di El brillavano al contatto visivo del suo ragazzo.
Sorrisi guardandoli. Come potevano dire che quei due non si amavano?
Erano perfetti insieme, e solo un ceco poteva dire il contrario.
Distolsi lo sguardo e contai mentalmente le teste dei presenti e mi accorsi che qualcuno mancava all’appello.
‘’Dov’è Harry?’’ chiesi incrociando lo sguardo basso di Patricia.
Louis abbassò la testa guardandosi i piedi, Zayn si accese una sigaretta fingendo di non aver sentito, solo Niall mi degnò di uno sguardo.
‘’Ha chiamato dicendo di avere un impegno, non può venire’’.
Sapevo che era una scusa, come lo sapevano anche gli altri.
‘’Miriam, posso parlarti un momento?’’ la voce di Zayn mi fece sussultare.
‘’Certo.’’ Risposi incuriosita.
Si alzò, mi venne vicino e mi afferrò un braccio, trascinandomi in un luogo più appartato.
‘’E’ successo qualcosa tra te e Harry, vero?’’
La sua domanda diretta mi spiazzò.
Non sapevo cosa rispondere, lui era di fronte a me, con le braccia incrociate a fissarmi.
Nervosa, cominciai a torturare il mio labbro inferiore.
‘’La sera che siete arrivati..’’ dissi in uno sbuffo e mi soffermai.
‘’Cosa? Continua..’’ replicò.
Feci un respiro profondo.
‘’Meglio se ci sediamo’’ mi voltai e trascinai due sedie da un tavolo libero accanto a noi. Ci sedemmo e mi guardò come ad incitarmi a parlare.
‘’Dopo esserci conosciuti, beh io e Harry abbiamo cominciato a legare, come amici, e si è offerto per aiutarmi a dimenticare il mio ex. Per colpa sua sto passando un periodo non molto bello..’’ mentre parlavo mi torturavo le mani ed evitavo di guardare Zayn negli occhi.
‘’La sera che tu hai chiamato Harry, lui era andato ad una festa e io in discoteca con Ashley, ma io odio le discoteche così mi ha proposto una ‘’fuga’’’ mimai delle virgolette con le dita, sorridendo.
‘’In realtà però aveva fittato un campo da golf, e organizzato un picnik, mi aveva fatto recapitare delle rose a casa e poi..’’ feci un respiro. ‘’Ha provato a baciarmi, ma a quel punto ci hai interrotto.’’
Alzai lo sguardo incontrando quello confuso di Zayn.
‘’Solo questo?’’ chiese aggrottando le sopracciglia.
Annuii con un cenno del capo.
‘’Harry aveva la voce rotta quando ha chiamato. Da quando siamo arrivati non viene mai con noi, non esce, è sempre lì, ,steso sul divano, a scrivere canzoni che nessuno forse leggerà mai. Non credo che stia così solo perché ho interrotto il vostro bacio, cioè, avrete avuto occasione per rimediare.’’
Fece un lieve accenno di sorriso che imitai scuotendo il capo.
‘’L’ho rifiutato’’ dissi sentendo ancora una volta un pizzicore agli occhi.
Avevo bisogno di piangere ma non davanti a Zayn.
‘’Oh’’ disse semplicemente, iniziando a capire.
‘’Ma..’’ esordii e lo guardai negli occhi. Non avevo il coraggio di dire ad alta voce quello che avevo capito in cuor mio.
‘’Ma.?’’ Mi chiese Zayn aspettando che completassi la frase.
‘’Ma forse ho sbagliato, forse ne varrebbe davvero la pena, ma sono troppo codarda per verificarlo’’ chinai la testa, mi presi il viso tra le mani e lasciai che alcune lacrime cadessero finalmente sul mio volto triste.
Zayn mi venne vicino, mi spostò le mani, mi sciugò le lacrime col pollice e mi prese il viso sorridendomi.
‘’Credimi, non ho mai visto Harry così. Mai. Quella sera all’aeroporto, credimi, ho capito subito che Harry provava qualcosa per te. Non sarà innamorato, perché per quello ci vuole tempo, ma sono sicuro che ci tiene a te. E’ come rapito. Dagli un’occasione. Dalla a voi due, può essere anche la tua opportunità per tornare a essere felice.’’ Detto questo mi lasciò il viso e si alzò.
‘’Pensaci bene’’ mi consigliò, e mi lasciò lì, sola, tra i miei desideri e le mie paure.






















Wow, è passato un po' di tempo.
Scusa, scusate tanto, ma davvero la mia mente era vuota di idee.
Bene, vorrei precisare una cosa:
avrete notato i pensieri di 'Miriam' riguardo la coppia Louis - Eleonor.
Sono anche i miei, ovviamente.
Ho voluto aggiungere questa piccola parte in vista di quello che sta accadendo negli ultimi giorni, delle voci delle due Eleonor, e della montatura della loro storia.
Well, ognuno ha le sue idee, ma io dico: ''Perché diamine dobbiamo diffamare e buttare fango su questa ragazza? Perché fare tante ipotesi, che, davvero, se arrivassero all'orecchio di Louis lo farebbero star male?
        Noi amiamo le loro voci, amiamo la loro simpatia e semplicità.
Larry è una bromance. 
Sono amici, anzi fratelli. Punto.
Lasciamo che vivano la loro vita privata in pace.
Detto questo, coloro che shippano Larry come coppia non mi uccidano.

Beh, scusate per lo sfogo che non centrava, spero il capitolo vi piaccia e lasciate qualche commento, se vi va.
Positivo o negativo che sia. :)

 

Baci, Ablaze. xx

 

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Capitolo 11
*** - Can I trust you? ***


 
Passeggiavo avanti e indietro per il viale, indecisa su quale strada prendere.
Sinistra, sarei tornata a casa. Destra, avrei preso la via per la casa di Harry.
Avevo deciso di parlargli, di dargli una possibilità, di darne una anche a me.
Volevo che lui guarisse le ferite che mi portavo dentro, magari ci sarebbe riuscito.
No, ci sarebbe riuscito di sicuro. Avevo una fiducia smisurata nei confronti di Harry.
Non so questo da cosa provenisse, ma con lui mi sentivo protetta; un meteorite sarebbe potuto cadermi sulla testa e mi avrebbe lasciata illesa con lui accanto.
Sorrisi pensando che fino a qualche mese prima, mai avrei creduto di poter dipendere così da lui anche a livello personale.
La sua voce, sì, era sempre stata una droga per me. Ma mai il suo sguardo divertito, o il suo tono malizioso, o il suo calore sulla mia pelle.
Stava diventando sempre più importante.
Ashley e Zayn avevano assolutamente ragione.
Presi un respiro profondo che durò un bel po’ e non appena misi un piede avanti decisa, qualcuno mi afferrò le spalle.
Mi voltai infastidita, sorpresa e incazzata, e mi ritrovai a fissare due occhi verdi.
Ma strano a dirsi, non erano per niente quelli che avrei voluto vedere.
Una morsa di acciaio si strinse nel mio stomaco, ma notai che non era per l’emozione o per le farfalle.
Al contrario, dentro di me c’erano una miriade di scorpioni che schioccavano la coda in attesa di liberare il veleno contro il ragazzo che mi era avanti.
‘’Tu.’’ Dissi solamente, con la voce bassa e la gola secca. Persi un battito e mi sentii mancare l’aria nei polmoni.
‘’Ciao’’, abbozzò un sorriso.
Cercai di riprendermi dalla sorpresa e, con quanto più astio potessi mettere insieme, cercai di risultare fredda.
‘’Cosa vuoi?’’ incrociai le braccia sotto il seno, ‘’ho una cosa urgente da fare.’’
Non potevo negare, in quel momento, che vederlo mi aveva leggermente scombussolata.
Sapevo fosse poco distante da me, ma non avrei mai creduto che venisse fino a Londra.
‘’Più urgente di me?’’ tentò di scherzare, nonostante sul suo volto ci fosse un’espressione amara.
Scossi leggermente la testa. ‘’Devo vedere una persona’’ chiarii.
‘’Oh. Qualche amica?’’ chiese mettendo una leggera enfasi sull’ultima lettera.
‘’Un amico!’’ dissi sottolineando anche io il genere della parola.
‘’Giusto! Avevo dimenticato del tuo ragazzo.’’
Sbuffai impaziente.
‘’ Ripeto: cosa vuoi?’’
Che grande faccia di cazzo! Dopo quello che mi aveva fatto patire, dopo avergli fatto capire chiaro e tondo che doveva uscire dalla mia vita si presentava lì, a Londra, da me.
La rabbia stava cominciando a prendere il posto della sorpresa.
‘’Mi manchi.’’ Disse guardandomi con uno sguardo triste.
Risi.
‘’A me manca il ragazzo che mi amava. Oh, aspetta. Non c’è mai stato, o sbaglio?’’ dissi acida.
Mi faceva male dire quelle parole, ma era la pura verità, e gliela stavo spiattellando in faccia.
Non sapevo da dove stessi cacciando quel carattere, ma forse una bella dose di lacrime mi avevano inconsciamente preparata a quel confronto.
Lo sguardo di Davide si rivolse verso il cemento. Il vigliacco non diceva nulla.
E cosa avrebbe mai potuto dire? Che avevo ragione? Che si era umiliato da solo venendo a cercarmi?
‘’Ti sei fatto un viaggetto inutile. Ringrazia pure la tua stupida borsa di studio.’’ Feci per voltarmi ed andarmene ma mi trattenne ancora una volta.
Alzai gli occhi al cielo, già spazientita.
Era incredibile. Fino a qualche giorno prima ero convinta di amarlo ancora.
Ma grazie ad Ashley, avevo aperto gli occhi. Perché non era così, almeno ne ero convinta in quel momento.
Mi ero costruita un castello di sicurezze intorno a Davide, che lui aveva buttato giù in un nulla, perché fondato sul nulla.
Mi ero innamorata dell’idea che avevo di lui, non del vero Davide, che forse non avevo mai conosciuto.
’’Stai sbagliando’’ biascicò ancora con lo sguardo rivolto verso il basso.
‘’Come?’’ chiesi ridestandomi dai miei pensieri.
‘’Stai sbagliando.’’ Ripeté. ‘’Ho capito che ti amo.’’ fece un respiro e finalmente si decise di alzare nuovamente i suoi occhi nei miei.
Mi sentii male a guardarli ancora una volta. Provavo nostalgia.
Ma non rimorso, per la decisione che in cuor mio avevo già preso, e che la sua comparsa non aveva fatto altro che rafforzare. Dovevo farcela. Era la cosa giusta da fare.
Mi morsi un labbro.
‘’Vorrei poterti credere, sai? Almeno saprei che in questo momento potrei ferirti come tu hai fatto con me, dicendoti che non conti più nulla. Addio.’’
Questa volta riuscii a compiere un paio di passi finché la sua voce non mi raggiunse.
‘’Allora non leggere nemmeno l’ultimo bigliettino’’. Mi bloccai.
‘’Quale bigliettino?’’ chiesi senza nemmeno voltarmi, dandogli ancora le spalle.
‘’Quello delle rose, ti sono arrivate giusto?’’ dal tono di voce capii che era incerto.
Mi voltai e lessi dal suo volto che sinceramente non capiva la mia domanda.
Pensai alle rose ricevute e scossi il capo. No, quelle erano di Harry.
‘’No.’’ Dissi.
‘’Strano, il ragazzo mi ha chiamato assicurandomi che fossero state recapitate.’’ Il suo sguardo era confuso.
Un’idea folle, mi balzò nella mente.
E sentii il battito del mio cuore incrinarsi in modo leggero.
‘’Aspetta, per caso c’era un bigliettino col secondo mazzo di fiori?’’ chiesi titubante.
Lui parve rianimarsi un po’ e diede un cenno di assenso con la testa.
‘’Cosa c’era scritto?’’ .
Non mi fidavo, poteva in qualche modo aver saputo dei fiori mandati da Harry e ora voleva farli spacciare per suoi.
‘’Ti chiedevo di perdonarmi. Ti ho mandato le rose gialle perché ricordavo che sono le tue preferite. Non è così?’’ mi sorrise sincero.
Quel sorriso, quanto lo avevo amato. Ma anche odiato.
‘’Quindi sei stato tu a mandarmele.’’ non era una domanda ma lui annuì comunque.
Sentivo la testa girare, e gli occhi che mi pizzicavano.
Ero stata delusa, l’ennesima volta.
‘’Pensavo lo avessi capito.’’ sentii la voce di Davide come se fosse lontana, a metri di distanza, mentre in realtà ci separavano pochi passi e parecchi dolori.
‘’S-sì’’ balbettai volgendo lo sguardo verso terra. Avevo timore di piangere, e non volevo che Davide pensasse fosse a causa sua.
Non che mi dispiacesse, sia chiaro. Ma semplicemente non volevo si illudesse di farmi ancora qualche effetto.
Un po’ me ne faceva, ovvio. Ma era normale, no?
Ispirai una volta, due, tre, quattro.
Persi il conto, e rialzai lo sguardo solo quando fui sicura di potermi gestire.
Mi avvicinai di nuovo a lui, questa volta con calma e senza disprezzo nei toni.
Lo guardai ancora una volta negli occhi, quella che mi ripromisi sarebbe stata l’ultima.
Perché infondo gli volevo comunque bene. Un mese non poteva cancellare questo.
Feci un mezzo sorriso.
‘’Questa volta sono io quella dispiaciuta.’’
Vidi i suoi occhi diventare lucidi. Capì senza che aggiungessi altro, si passò la lingua sulle labbra mentre anche lui mi guardava, con espressione mesta.
‘’E’ stata tutta colpa mia. Me lo merito.
Mi sono pentito delle mie parole due secondi dopo che tu ti eri alzata da quella maledetta sedia. Ma non ho avuto il coraggio di fermarti.
Sono un codardo, sono stato pessimo. Ti ho detto quelle cose come se ti stessi chiedendo di passarmi lo zucchero per il caffè, e immagino quanto io ti abbia fatto soffrire.
Fidati però, che ho sofferto anche io.
Ho capito che non tornerai da me e, forse, fai bene, ti capisco.
Ho avuto timore di averti perduta già quando prendesti quell’aereo, quando non rispondevi alle mie chiamate.
Ma ne ho avuto la certezza quando ho sentito quel ragazzo rispondere al tuo telefono.
E, credimi, in quel momento ho capito che non c’era cosa più importante che farti ritornare da me.’’
Fece una pausa, durante la quale io non avevo coraggio di professare parola.
Non potevo credere che proprio lui mi stesse dicendo quelle cose, quelle parole che per più di un mese avevo immaginato nella mia testa.
Le parole che solo fino a pochi giorni prima avrei accettato con un sorriso sulle labbra, mentre ora non facevano altro che darmi un senso di inquietudine e far traballare le mie idee.
‘’Ma è inutile a quanto vedo.’’ aggiunse avvicinandosi a me, lentamente, mantenendo un contatto visivo che mi impediva di parlare.
Più si avvicinava e più sentivo le gambe deboli e la bocca secca.
Si ritrovò ad un palmo da me.
‘’Davide..’’ sussurrai poco convita.
Mi guardò ancora negli occhi, e fece un debole sorriso.
‘’Questa volta voglio darti un addio come si deve.’’ Disse prima di poggiare dolcemente le sue labbra sulle mie.
Non avevo la forza per respingerlo, ma nemmeno la voglia.
In quel momento fui ancora più certa di tutto.
Fui completamente certa di non amarlo più, eppure, perché non riuscivo a staccarmi?
Non era un bacio passionale, di quelli che ti prendono l’anima.
Era un vero e proprio bacio di addio, ora capivo a cosa si riferivano nei film.
Ma era ugualmente potente. Riuscivo lo stesso a sconvolgerti, soprattutto perché era il bacio più vero che Davide mi avesse mai dato.
Si staccò leggermente da me e sorrise quando vide che le mie labbra ancora cercavano le sue.
Arrossii, non riuscendo a spiegarmi quel mio comportamento.
Aggrottai la fronte e mi ritrovai ancora una volta a fissare le righe del marciapiede.
‘’Sei stata troppo legata a me, è normale.’’
Mi disse come intuendo i miei pensieri. Sospirò.
‘’Vorrei lo fossi ancora.’’ Aggiunse.
Alzai la testa e lo guardai, mentre una lacrima solcava il mio viso senza che me ne rendessi conto.
Allungò una mano verso il mio viso e la asciugò.
‘’Sappi che di qualunque cosa tu avessi mai bisogno, io ci sarò sempre. Hai capito? Sempre!’’
A quelle parole non riuscii a trattenermi e cominciai a piangere.
Sembravo una donna incinta in piena crisi ormonale, piangevo senza saperne il perché.
Davide mi abbracciò e mi cullò stretta al suo petto.
Strinsi la sua maglia tra le mani mentre pensavo a quanto fosse assurda quella situazione.
Fino a pochi minuti prima gli stavo sbraitando contro, e ora, avevo trovato un amico.
Ero felice che almeno non sarebbe sparito dalla mia vita.
Mi allontanai un po’ da lui, e con una mano asciugai le ultime lacrime.
Davvero poteva finire in questo modo? Potevo essere così fortunata?
I suoi occhi non erano mai stati così limpidi e sinceri.
Sì, mi dissi.
‘’Grazie.’’ Dissi con la voce rotta. ‘’Vorrei che tu fossi stato così dall’inizio’’, ammisi.
Lui rise. ‘’Lo vorrei anche io’’
‘’Ora vai’’ aggiunse.
Lo guardai confusa.
‘’Credo che tu stessi andando da quel ragazzo..’’ scrollò le spalle.
Harry.
Mi sentii male. Perché mi aveva mentito? Perché i ragazzi mi mentivano sempre?
Avevo paura di andare ad affrontarlo, ma dovevo farlo.
Annuii.
‘’Ci vediamo, Davide’’, feci un paio di passi all’indietro continuando a guardarlo.
‘’Ci vediamo Miriam, ti amo’’
‘’Ti voglio bene’’, dissi prima di voltarmi e correre incontro al nuovo capitolo della mia vita.





Arrivai con il fiatone davanti alla villa che ormai conoscevo bene.
Davanti alla porta mi piegai con le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
Avevo corso per evitare di pensare a cosa dire, o fare.
Non ero mai stata brava con i discorsi programmati. Ogni piccola variazione mi mandava nel caos.
Meglio improvvisare.
Mi alzai e con la mano che mi tremava bussai al campanello.
Fa che non ci sia nessuno, fa che non ci sia nessuno.
‘’Arrivoo!’’
La voce di Louis vanificò i miei desideri, allora li cambiai.
Fa che Harry non sia in casa, fa che Harry non sia in casa, fa che Harry non..
‘’Ehi!!’’ Louis come aprì la porta mi saltò letteralmente addosso.
‘’Ciao Lou!’’ lo abbracciai sorridendo.
‘’Sei capitata nel momento giusto’’ disse allontanandosi e battendo le mani allegro.
Lo guardai senza capire.
In quel momento sentimmo un rumore di piatti in frantumi.
‘’Ma cosa..?’’ non ebbi tempo di formulare il resto della domanda che Louis mi liquidò con un gesto della mano e al cielo.
‘’E’ quello che stavo per dirti..’’ disse.
‘’State demolendo la casa?’’ chiesi continuando a non capire.
Scoppiò a ridere.
Da dentro sentii la voce di Zayn, e Niall che rideva.
Vuol dire che c’era una ‘riunione’.
Allora, sì, se erano tutti lì volevano demolire la casa.
‘’No, stupida’’ disse Louis. ‘’Ti spiego brevemente. Liam era in vacanza con Danielle, ma ora si sono lasciati così è tornato a casa in anticipo, e ora siamo tutti riuniti per, come dire, tirarlo su di morale.’’
Sporsi la testa oltre il corpo di Louis.
Il salone era vuoto, quindi dovevano essere tutti in cucina.
‘’Oh, mi dispiace’’ esclamai raddrizzandomi.
‘’A me non tanto’’ sussurrò Louis vicino al mio orecchio.
Lo guardai scandalizzata.
‘’Uno dei tuoi migliori amici sta soffrendo e a te fa piacere?’’ la mia bocca restò aperta per lo stupore.
‘’Nononono!’ si affrettò a rispondere impacciato, agitando le mani. ‘’Solo che, beh, Danielle lo trattava un po’ come cagnolino da compagnia, e in più Liam non stava molto con noi, ecco’’, si passò una mano dietro la testa imbarazzato.
Sorrisi scuotendo il capo.
‘’Vabbè, non voglio disturbarvi allora, io vado, passo qualche altr..’’
‘’MIRIAM!’’ la voce di Niall arrivò da dietro Louis, e corse anche lui ad abbracciarmi.
Cazzo, dovevo ancora abituarmi ad essere così ben voluta da quei quattro.
Chissà se sarei stata simpatica anche al quinto.
‘’Ciao Niall!’’ ricambiai l’abbraccio e gli scompigliai i capelli.
‘’Perché non entri?’’ chiese prendendomi per mano e tirandomi verso la porta.
‘’Ti presentiamo Liam’’ aggiunse Louis.
‘’E poi stiamo mangiando..’’ replicò ancora il biondo.
Cercai di puntare con forza i piedi per terra per non farmi trascinare.
‘’Ragazzi non mi sembra il caso, Liam vorrà stare con i suoi migliori amici e io non centro molto’’ tentai di scusarmi, ma quei due non vollero ammettere repliche e, uno alla mia destra, l’altro alla mia sinistra, mi presero sottobraccio e mi portarono dentro.
Louis si fermò solo per chiudere la porta con un calcio.
Arrivammo alla porta della cucina che io ancora cercavo di sbracciarmi.
Non volevo vedere Harry, tutto il coraggio acquistato nel tragitto era sparito davanti alla porta di casa.
‘’Lou, chi era alla porta?’’ domandò Zayn con la testa nel frigorifero.
‘’Una sorpresa per te!’’ dissi ridendo, quando cacciò la testa dal frigo. Aveva della panna per tutto il viso.
‘’Miri!’’ esclamò anche lui venendo verso di me, ma anziché abbracciarlo come avevo fatto con gli altri mi allontanai e misi le mani avanti.
‘’Malik, dove credi di andare conciato così? Tu non mi abbracci!’’ dissi risoluta.
Ma sul suo volto si dipinse un sorriso malizioso. ‘’Ah no?’’ mi chiese retorico, e intuii subito le sue intenzioni.
‘’No no no no!’’ urlai indietreggiando e mantenendo le mani avanti per allontanarlo.
‘’Oh sì!’’ esclamò e velocizzò il passo verso di me.
Cercai di liberarmi dalla stretta di Niall e Louis che se la ridevano ma quei due mi mantenevano apposta.
Cercai Harry, che era l’unica mia salvezza in quel momento, ma anche lui se la stava spassando.
Liam non era in cucina.
‘’Vi prego ragazzi, no!’’ nel tentativo di scappare, caddi all’indietro tirandomi addosso Niall che rideva come un pazzo.
Il biondo ebbe appena il tempo di spostarsi che Zayn si tuffò su di me, e prese a baciarmi il viso, e a sporcarmi di panna.
Le mie urla erano inutili, tutti ridevano mentre il ragazzo mi trasformava in una versione più dolce: sembravo una torta umana, ricoperta di panna.
Quando Zayn si alzò da sopra di me, notando il suo sguardo divertito non potei fare a meno di ridere anche io.
‘’Questa me la paghi!’’ esclamai rialzandomi, e toccandomi i capelli, anch’essi sporchi di panna.
Zayn mise le braccia conserte e mi guardò con aria superiore.
‘’E’ difficile fregare Zayn’’ esclamò una voce divertita alle mie spalle.
La riconobbi subito, e fui presa dalla solita eccitazione da fan che avevo provato quando avevo conosciuto anche gli altri.
Mi voltai e vidi Liam sorridere avanti alla porta del bagno.
Ma erano solo le sue labbra a sorridere, non i suoi occhi. E vedere quello sguardo fu un colpo doppio.
Primo, perché ricordava me qualche settimana prima.
Secondo, era pur sempre uno dei miei idoli, e faceva male vederlo così.
Feci un mezzo sorriso, e subito le mie guance si colorarono di rosso ricordandomi lo stato in cui Zayn mi aveva ridotto.
‘’Ehm, c-ciao, ehm, Liam’’ balbettai mentre con le mani cercavo di togliermi la panna dalla faccia.
Lanciai uno sguardo omicida a Zayn.
Tutti ripresero a ridere.
Liam si avvicinò continuando a sorridere.
‘’Tranquilla per la panna’’ disse capendo il mio tentativo di rendermi presentabile.
‘’Tu devi essere Miriam’’ aggiunse tendendomi la mano ‘’i ragazzi mi hanno parlato di te’’.
Parlò al plurale ma chissà perché il suo sguardo era indirizzato ad Harry, che abbassò la testa.
Sentii una piccola stretta allo stomaco.
Ritornai a guardare la sua mano tesa, e cercai di ripulire la mia sui jeans.
‘’Sì, sono Miriam’’ sorrisi guardandolo.
Cavolo, se era bello.
‘’Non ti conviene forse stringermi la mano’’ aggiunsi, e lui rise.
‘’Forse hai ragione’’, mi unì alla sua risata.
Dopo il piccolo siparietto comico io e Zayn andammo a sciacquarci e a ripulirci, ma anche in bagno prendemmo a schizzarci come fossimo due bambini.
Quel ragazzo era incredibile. Lo avevo sempre visto come il misterioso e serio del gruppo, ma sapeva bene come divertirsi.
Cacciai Zayn dallo specchio, dopo averlo aspettato per ben 15 minuti.
‘’Forza Narciso, tocca a me, il tuo ciuffo è perfetto così.’’
Il moro si girò a guardarmi e sorrise, ‘’Lo so che è perfetto, per questo lo ammiro’’ e mi fece l’occhiolino.
Scoppiai a ridere e gli diedi una spinta spostandolo di lato e mettendomi dove prima c’era lui.
Ridendo anche lui, uscì dal bagno chiudendosi la porta alle spalle, mentre io restavo sola cercando di decidere cosa fare coi capelli.
Non potevo certo lavarli lì, ma non potevo nemmeno rimanere in quello stato, con la panna incastrata dappertutto.
Sbuffai alzando ciocche a caso, erano incasinate come la mia testa dopo quella giornata; ero così presa dalla mia testa che sobbalzai vedendo il riflesso di Harry nello specchio.
‘’Scusa’’ mormorò sorridendo, ‘’non volevo spaventarti’’.
Feci un mezzo sorriso di circostanza continuando a guardarlo dallo specchio.
‘’Tranquillo’’, poi il mio sguardo si posò per una frazione di secondo nei suoi occhi verdi.
Eccoli. Erano loro quelli che cercavo.
Mi sentii male e distolsi subito lo sguardo, continuando ad armeggiare coi miei capelli.
Lo sentii avvicinarsi e fermarsi appena dietro di me, tanto che percepivo il suo fiato sul mio collo, lasciato nudo dai capelli raccolti nelle mie mani.
‘’E’ successo qualcosa? Sei strana’’
Chiusi gli occhi e respirai profondamente.
Devi dirglielo, Miriam. Ora o mai più.
Il ‘mai più’ mi attirata maggiormente, ma non era giusto, così mi volta di scatto per affrontarlo, dimenticando la quasi non-distanza che c’era tra noi.
Ero più bassa di lui, così mi ritrovai le sue labbra proprio di fronte ai miei occhi.
Le guardai. Erano perfette, bellissime, come lui.
Dall’aspetto sembravano soffici, vellutate.
Provai ad immaginare che sapore potessero avere, il non-bacio precedente non era stato sufficiente per capirlo.
Miele, forse. Una cosa così dolce, potrebbe avere solo il sapore del miele.
Vidi poi, quelle labbra aprirsi in un sorrisetto malizioso, e mi resi conto che ero rimasta imbambolata.
Imbarazzata volsi lo sguardo a terra, e mi decisi a parlare.
‘’Oggi ho visto Davide’’
Le sue mani, stese lungo il corpo, si irrigidirono chiudendosi in dei pugni.
Rialzai lo sguardo.
‘’Abbiamo parlato, e chiarito’’ aggiunsi.
Mi fece cenno di continuare e gli riportai tutta la conversazione, saltando accuratamente la parte delle rose.
Mentre parlavo presi a gesticolare, come mio solito, e a torturarmi le mani, mentre andavo avanti e indietro.
Ero nervosa. E quindi irrequieta.
Quando terminai il monologo, mi voltai verso Harry e notai che aveva continuato a seguirmi con lo sguardo; aveva le braccia conserte.
‘’Allora?’’ chiesi avvicinandomi, dopo qualche minuto passato in silenzio.
Scrollò le spalle.
‘’Allora che? Siete rimasti amici, buon per voi. Se sei così masochista da scegliere ciò che ti fa male, invece della felicità…’’. Il tono duro con cui rispose mi spiazzò.
Restai a guardarlo con gli occhi sbarrati, mentre lui fissava il soffitto e si mordeva il labbro.
La rabbia stava cominciando a farsi spazio nel mio corpo.
Sapevo benissimo a cosa alludesse, era lui la felicità.
Ma non ci stavo, non mi avrebbe fatta sentire in colpa.
‘’Felicità equivale a mentire, nel tuo vocabolario?’’.
La mia domanda lo stupì, tanto che riabbassò lo sguardo su di me.
Lo fissavo sorridendo, celando l’amarezza.
‘’Cosa vuoi dire?’’ chiese inarcando le sopracciglia. Avevo assunto il suo cipiglio sospettoso.
Questa volta fu il mio turno di scrollare le spalle.
‘’Nulla, ho fatto una semplice domanda. Sai, di solito, per rendere felice una persona si inizia dalla verità.’’
Feci per andarmene, ma Harry mise una mano sulla porta e con l’altra mi tirò indietro, portandomi a pochi centimetri da lui.
Sentii il cuore fare una piccola capriola all’indietro.
‘’Parla chiaro, Benetti’’ mi soffiò le parole sul viso e io rabbrividii.
Probabilmente aveva capito a cosa mi riferivo, tanto valeva accontentarlo.
‘’Perché mi hai detto che quelle rose erano tue?’’ chiesi senza allontanarmi, ancora ad auna spanna dal suo volto perfetto, nonostante l’aria cominciasse a mancarmi per l’agitazione.
Avevo sbagliato i miei calcoli. Non aveva capito per nulla a cosa mi riferissi, infatti spalancò la bocca sorpreso.
‘’Come..’’ non finì la domanda che ci arrivò da solo. ‘’Davide’’, disse semplicemente, col suo accento inglese.
‘’Perché?’’ chiesi di nuovo.
Avevo pochissima aria nei polmoni, un po’ dovuta a quella vicinanza, un po’ a causa del pianto che mi stava nascendo in gola.
‘’Scusa’’, disse semplicemente, mi tirò a sé e mi circondò con le sue braccia.
Quel momento mi parve perfetto, stretta a lui.
Ma potevo lasciarmi andare?
Le esperienze passate mi suggerivano di no.
Eppure non mi ero mai sentita così adatta in un luogo come nelle sue braccia. Mai.
Lo strinsi forte mentre qualche lacrima mi bagnava il volto.
Quel giorno il pianto non voleva lasciarmi in pace, mi perseguitava.
Mi sentivo così debole, vulnerabile.
Mi scostai da lui, col dorso della mano mi asciugai le guance.
Posso fidarmi di te?, gli chiesi mentalmente.
‘’L’ho fatto perché non volevo lui continuasse ad illuderti’’, cominciò a parlare, come in risposta ai miei pensieri.
‘’Non ti merita, ti ha fatto già soffrire, non volevo vederti ancora fragile e distrutta per colpa sua.
Non ce l’avrei fatta.
Forse nemmeno io ti merito, come potrei? Per me l’importante era vederti allegra, e un suo ritorno non ti avrebbe certo fatto bene. Sbaglio?’’ domandò retorico. ‘’Nonostante tu per me sia la cosa più bella che mi sia capitata, e fidati, che negli ultimi due anni me ne sono capitate parecchie..’’ sorrise, ‘’ nonostante questo, forse io non sono adatto a te, ma vorrei dimostrarti il contrario, se tu me ne dessi l’occasione.’’
Sentii un calore piacevole invadermi il petto.
Un sorriso mi si aprii da un lato all’altro del volto, e mi gettai di nuovo su di lui.
Lo abbracciai ancora, ma con un nuovo spirito.
Certo che gli avrei dato un’occasione! Questa volta non avrei ripetuto lo stesso errore.
Harry mi prese il volto tra le mani, e lo alzò verso il suo, con gli occhi che gli brillavano.
Poggiò la sua fronte sulla mia, mi avvicinai un altro po’, tanto da far sfiorare i nostri nasi.
‘’Harry..’’ sussurrai, ma non ebbi tempo di dire altro.
Le sue labra si ritrovarono sulle mie.
Qualcuno cominciò a suonare un tamburo africano nel mio petto.
Delicatamente prese a premere di più sulle mie labbra.
In poco tempo quel bacio divenne molto più vero, più passionale.
Sentivo la felicità finalmente tornare in me, e l’abbracciai come una vecchia amica.
Avevo ragione, le sue labbra erano come miele.
Anzi, erano miele puro, e ti lasciavano un senso di insazietà.
Quando Harry, troppo presto per i miei gusti, si staccò da me, gli rivolsi un’occhiata brusca che lo fece ridere.
‘’Tranquilla’’ mi disse, ‘’abbiamo tempo. Ma ora è meglio tornare di là, non voglio sentire stupide battutine.’’
Risi al pensiero di ciò che si stavano raccontando i ragazzi, in salotto.
Aprii la porta del bagno, e uscii per prima.
Mi voltai ancora una volta verso il ragazzo che mi stringeva la mano, preoccupata, stavolta.
‘’Manca una settimana’’ dissi semplicemente, ma lui capì.
Mi accarezzò una guancia, e mi rassicurò.
‘’Due mesi passano in fretta, ce la faremo.’’
Annuii, timorosa ma più convinta delle sue parole.
‘’Non voglio rinunciare a te.’’, mi donò un ultimo bacio lieve, prima di tornare dai ragazzi, che intanto avevano distrutto la cucina.
Risollevare il morale di Liam avrebbe portato un bel po’ di spese, se avessero continuato così.
Ma io sapevo bene come fare.










No, non è un miraggio. Sono davvero io.
Sì, sono qui con un nuovo capitolo, e per il tempo che vi ho fatto aspettare dovrebbe essere come minimo perfetto.
No, non è perfetto.
Eh, scusate tanto.
La scuola è stressante, davvero.
Cercherò di essere più breve nei tempi, lo prometto.

Anyway, finalmente il bacio tanto atteso! *-*
Sono belli vero? Sìsì.
Vabbè io sono di parte.
E Davide coem amico?
Ce lo vedete? Credete a quello che ha detto?
Fatemi sapere che ne pensate su.

Love, Ablaze. xx

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Capitolo 12
*** - Happiness come back ***


La cosa che ho sempre amato maggiormente dei sabati, è il poter dormire fino a tardi, stare a crogiolarsi sotto le coperte,  al caldo, senza doversi preparare, andare a scuola ed affrontare un’altra giornata impegnativa.
Avrei affrontato solo il pomeriggio, stando tutta la mattinata a letto.
Come quel giorno.
Oppure no.
Il trillo improvviso del telefono mi spaventò e mi fece sobbalzare causandomi un tremendo giramento di testa.
Afferrai il cellulare e guardai l’ora. Le 8.37.
Chi diamine poteva mai chiamarmi a quell’ora?
Tutta la popolazione mondiale sapeva che il sabato mattina era meglio non svegliarmi prima delle undici, o si sarebbero trovati con un piede nella fossa.
Tutta la popolazione mondiale tranne una persona, evidentemente.
‘’Vane! Che diamine vuoi a quest’ora?’’, sbuffai nel telefono con la voce impastata dal sonno, dopo aver controllato  il numero.
Ci eravamo senite meno di dieci ore prima, cosa poteva mai esserci di tanto urgente da dovermi svegliare?
‘’SEI SU TUTTI I GIORNALI INGLESI!’’, diede un urlo disumano che mi fece allontanare il cellulare dall’orecchio, impedendomi di capire.
‘’COSA TI URLI?’’ sbottai usando il suo stesso tono di voce.
‘’Calmati, poi parli.’’ dissi con più flemma.
La sentii prendere un respiro, poi mi disse ‘’Ricordi quello che mi hai detto ieri sera?’’
Si riferiva certamente al bacio con Harry. Come potevo non ricordarlo?
Sorrisi ripensando a quel momento.
‘’Certo che lo ricordo..’’ risposi ovvia. ‘’Non vorrai mica che ti ripeta tutto?’’ chiesi allarmata.
La sera prima si era fatta raccontare tutto d-e-t-t-a-g-l-i-a-t-a-m-e-n-t-e, partendo dagli abiti di Harry, a finire all’arredo del bagno..per ben diciassette volte! Avevo chiuso il telefono esausta!
‘’Mannò!’’ esclamò, ‘’la cosa è molto più seria.’’. Mi preoccupai.
‘’ Vuoi parlare o dobbiamo aspettare lo sviluppo di chi nascerà tra vent’anni?’’
Questa volta fu il suo turno di sbuffare.
‘’Mi hai detto che a fine serata ti ha accompagnata fuori la porta, e vi siete scambiati un altro paio di baci, giusto?’’ sentivo l’eccitazione nella sua voce.
‘’Giusto’’ dissi, continuando a non capire.
Mi passai una mano sul viso, stropicciandomi gli occhi ancora assonnati.
‘’Beh, probabilmente c’era qualche paparazzo lì fuori perché sei sui giornali inglesi’’ concluse tornando ad alzare la voce.
‘’CHE CAZZO HAI DETTO?’’  rimasi con la mano sull’occhio, mente l’altro si apriva a dismisura.
‘’Hai capito bene’’, disse  con un tono squillante.
Io ero nella merda e lei era felice? Bell’amica.
‘’Che giornale? Voglio dire, mi vedo? Cioè, porca puttana se mio padre lo vede sono morta! Mi squarta, cazzo!’’ abbandonai la compostezza che cercavo di mantenere di solito.
Merda. Merda. Merda. Merda.
Iniziai a camminare su e giù per la stanza, sempre più velocemente quanto più mi innervosivo.
‘’Beh, abbastanza. La prima foto, la più grande, ti prende di spalle, sei con la faccia nel petto di Harry. Siete davvero carini..’’ disse Vanessa intenerendo il tono man mano.
‘’Non mi interessa quanto siamo belli! Ci sono altre foto?’’ chiesi preoccupata.
‘’Altre due. Una mentre ti avviavi, e qui ti vedi di faccia ma è buio, e se non avessi saputo tutta la storia avrei faticato a riconoscerti, tranquilla. La terza sei sempre di spalle.’’
Feci un respiro di sollievo.
Ma potevo davvero rilassarmi? Infondo i miei non erano così idioti da non riconoscere la loro figlia..o sì?
Cominciai davvero a sperare di avere un padre decerebrato, anche se i diciassette anni precedenti non mi lasciavano dubbi.
‘’Miri, ci sei?’’ mi chiamò Vanessa, dato che non le davo più risposta.
‘’S-sì, sono qui.’’ Risposi fermandomi di botto. Per poco non inciampai nella pantofola.
Imprecai, poi mi sedetti nuovamente sul letto.
‘’Cosa devo fare?’’ chiesi sia alla mia amica, che a me stessa.
‘’Parlane con Harry,’’ mi suggerì lei, ‘’lui ci è abituato, sicuramente saprà cosa fare.’’
Mi morsi il labbro, insicura.
‘’Non voglio dargli noie, è meglio se non gli dico nulla. Certo, sicuramente verrà a saperlo dai giornali o da qualcun altro, ma almeno non sarò stata io a disturbarlo.’’ dissi cercando di persuaderla.
‘’Miriam, ma che stronzate dici! E’ una situazione in cui è tirato in mezzo anche lui, devi per forza parlarne con lui.’’
Sbuffai. In realtà non volevo dirglielo perché avevo paura che lui non mi reputasse capace di gestire una cosa del genere; se mi facevo prendere dal panico per un paio di foto di spalle cosa avrei fatto in  futuro, quando saremmo diventati una coppia ufficiale?
Ma probabilmente non lo saremmo mai diventati, forse correvo troppo con la fantasia.
‘’Ascoltami’’ continuò Vane, nonostante il mio silenzio ‘’lui ti vuole bene, e non ti giudicherà. E’ normale che tu sia in ansia, la star è lui mica tu! E’ Harry ad essere abituato ai paparazzi e alla stampa, tu a stento ti fai fare una foto al tuo compleanno!’’, risi a quelle parole.
‘’quindi chiamalo, parlate, fatti guidare da lui, non avere timori con lui.’’
A volte avevo il serio dubbio che potesse percepire i miei pensieri. La adoravo.
Sorrisi inconsciamente.
‘’Grazie Vanessa, ti voglio bene.’’
‘’Anche io te ne voglio, ora chiama Harry’’
Attaccai con un piccolo peso in meno sullo stomaco.
Feci un paio di respiri poi composi il numero di Harry.
‘’Segreteria telefonica, il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile. La preghiamo di ric..’’
‘’Fanculo’’ sbottai chiudendo il telefono in faccia alla voce meccanica.
Avevo dimenticato che quella mattina avrebbero avuto le prove..
‘’Bene, vuol dire che lo aspetterò a casa sua!’’ dissi ad alta voce.
Mi vestii in fretta, nonostante avessi tutto il tempo a disposizione, afferrai il telefono e scesi di sotto.
Infilai la mia solita giacca blu, e mi guardai allo specchio del salone.
Davvero non ero riconoscibile in quelle foto? E se qualcuno per strada si fosse accorto che ero io?
Afferrai un paio di occhiali da sole che mia madre aveva lasciato in giro, nonostante fuori ci fosse tutto tranne che il sole, presi un cappello di lana e mi coprii per bene la testa.
Scovai un vecchio foulard a fiori da un cassetto e lo avvolsi intorno al collo e alla bocca.
Ero ridicola, ma meglio derisa che picchiata da qualche fan.
‘’Bene, ce la puoi fare’’ mi dissi afferrando la maniglia e aprendo la porta.
Per l’impeto con cui la spalancai quasi non andai a finire addosso a qualcuno che era rimasto con il pugno alzato, nell’atto di bussare.
Repressi a stento un urlo guardando il viso del visitatore.
In piedi, davanti a me c’era una Ashley con addosso un tutone quattro volte più grande di lei, il viso cadaverico colorato da cerchi neri intorno agli occhi arrossati, e non riuscivo a capire se quella mise da panda fosse dovuta a una notte insonne o al trucco colato.
‘’Ash!’’ sbottai, in preda al panico.
‘’M-miriam.’’ disse il mio nome in un singhiozzo strozzato.
‘’Che ti è successo?’’ la presi per un braccio e la trascinai dentro.
Chiusi la porta alle nostre spalle e l’abbracciai.
Restammo così per qualche secondo poi lei si staccò dolcemente,mi guardò e sul volto le comparve l’accenno di una risata.
‘’Io sono stata lasciata dal mio ragazzo per un’altra, tu invece? Hai fatto a botte con un circo?’’, e scoppiò a ridere.
Se non fosse stato per la prima parte della sua frase, avrei certamente cominciato a ridere anche io.
Ma  non ci riuscii.
La guardai basita, e con una furia che cresceva man mano verso quel ragazzo.
‘’Josh ti ha mollata? Per un’altra? Quel grandissimo figlio di put..’’
Ash mi mise una mano davanti alla bocca, così che la mia frase terminasse in un mugugno.
Sorrise tristemente.
‘’No, Miriam. Non dargli colpe’’
I miei occhi si allargarono stile manga giapponese.
‘’Ash!’’ sussurrai basita.
Come poteva difenderlo, era impazzita?
Ma cos’era quello, il giorno degli assurdi?
Lei scrollò le spalle, ‘’almeno è stato sincero’’.
Ultim’ora: Ashley Lydia Carter era ufficialmente uscita di senno!
‘’Poteva fare altrimenti?’’ chiesi retorica.
Lei abbassò lo sguardo, nuovamente pieno di lacrime.
Sospirai e le poggiai le mani sulle spalle.
‘’Ti va di parlarne?’’, annuì lievemente e andammo a sederci sul divano.
Passando davanti allo specchio notai che ero ancora conciata come mia nonna il giorno di carnevale, e tolsi il foulard, gli occhiali e il cappello.
Ashley mi guardò con un lieve barlume ironico negli occhi, che fu però subito soffocato dalla sofferenza.
‘’Prima che io dica qualcosa, mi spieghi perché eri combinata così?’’
M’irrigidii. Mi sentivo in colpa.. potevo mai dirle che era tutto a causa della mia più grande felicità? Avrei mai potuto dirle che lo stesso giorno in cui lei era stata mollata io avevo baciato Harry, il suo migliore amico?
‘’Non è importante..’’cercai di far cadere il discorso con un gesto della mano.
‘’Centrano Harry ei giornalisti impiccioni, non è così?’’, la guardai sconvolta.
‘’C-come diamine..’’ balbettai.
‘’Sono la sua migliore amica, conosco l’ambiente e anche i ragazzi hanno bisogno di annunciare la loro felicità. Mi ha mandato un messaggio ieri sera, dopo che…’’ perse il sorriso.
Sentii il petto stringersi.
Se per un attimo mi ero sentita completamente beata sapendo che anche lui provava ciò che avevo provato io, ora mi sentivo male.
‘’Scusa,’’ mormorai, ‘’se avesse saputo non sarebbe stato così indelicato.’’
Agitò una mano davanti al mio viso, ‘’non dirlo nemmeno, sono così felice per voi.’’
Era sincera, era lieta per me, lui, che adesso eravamo un noi.
La guardai commossa.
‘’Ti voglio bene, Ashley.’’ Dissi abbracciandola.
‘’Anche io.’’ nascose la testa tra la mia spalla e i capelli.
Accarezzai i suoi.
‘’Su, dimmi tutto ora. Hai bisogno di sfogarti.’’
Tornò di fronte a me e mi sorrise.
‘’Ho bisogno di un’amica’’ mi corresse, tenendomi le mani e guardandomi riconoscente.
Mi raccontò di come i rapporti tra lei e Josh si fossero raffreddati nell’ultimo periodo, di come sempre più spesso lui annullasse i loro appuntamenti per impegni improvvisi, che ha poi scoperto essere inesistenti.
Si era stufato, questa era la spiegazione ce le aveva dato la sera precedente.
Poi, una sera, in un bar, aveva conosciuto questa Maddie, si erano visti un paio di volte, ma prima di dar vita a qualche storia, voleva parlare con lei e chiudere la loro relazione.
‘’Oh, ma che gentile!’’ sbottai incazzata.
Avevo sempre avuto una buona opinione di Josh, ma adesso tutti i miei buoni propositi verso di lui erano andati allegramente a farsi fottere, saltellando come Heidi.
Era un grandissimo bastardo!
‘’Non so che fare, io lo amo. Ma so che non posso recuperare il rapporto, lui non prova più niente per me, e poi c’è questa…questa Maddie del cavolo.
L’ho vista, è bellissima… ‘’ ogni parola era interrotta da un singhiozzo, sempre più forte.
La accolsi per l’ennesima volta tra le mie braccia, e presi a cullarla.
Mi venne in mente quando da piccola, mia madre mi cullava così, durante la notte, dopo essermi svegliata per un brutto sogno.
In quei momenti mi sentivo amata e protetta.
Avrei tanto voluto trasmettere quelle sensazioni ad Ashley, volevo che si sentisse meglio, che sapesse che in qualunque caso le sarei stata sempre accanto.
Dopo lo sfogo, si addormentò tra le mie braccia, proprio come facevo io con mia madre.
L’adagiai sul divano, le misi addosso una coperta e la lasciai lì a riposare.
Avrebbe dormito per qualche ora abbondante.
Nel frattempo potevo risolvere un’altra situazione, poi mi sarei dedicata completamente a lei.
Dovevo aiutarla.
Mentre raggiungevo casa di Harry, mi domandavo dove potesse essere Patricia.
Insomma, in teoria sarebbe dovuta essere lei la sua migliore amica, dovrebbe esser lei a prendersi cura di Ashley.
Non che mi pesasse aiutarla, anzi. Ero felice, nei limiti della situazione, di ricoprire questo ruolo importante per lei ma, semplicemente, non capivo il comportamento di Pat.
C’era qualcosa di strano sotto.
Persa nei pensieri raggiunsi quasi subito la villa.
Mi guardai bene intorno controllando che non ci fossero fotografi, e a capo chino, raggiunsi veloce l’entrata.
Presi la chiave da sotto lo zerbino -era fin troppo scontato-,  e aprii la porta.
Ma mi arrestai subito.
Sentivo dei rumori provenire dalla cucina.
Guardai l’ora: le 11.48.
Era ancora presto, i ragazzi non sarebbero tornati prima dell’una.
Presi un’ombrello dall’ingresso, e con cautela mi diressi silenziosamente verso la cucina.
Chi poteva mai essere? Un ladro? Qualche fan ossessionato? Qualche paparazzo?
All’improvviso, da dietro la porta sbucò Liam con in mano un barattolo di gelato.
Urlai per lo spavento, e lui sentendo le mie urla cominciò a gridare anche più forte di me.
Continuammo così per un minuto buono, io con l’ombrello alzato, lui col in cucchiano in sospeso in una mano, e il gelato nell’altra.
Dopo aver calmato le urla, ci guardammo in faccia e scoppiammo a ridere.
Asciugandomi le lacrime chiusi la porta, posai l’ombrello e andai a sedermi sul divano.
Col respiro di nuovo regolare, Liam venne a sedersi accanto a me, continuando a mangiare il gelato.
Mi fissava senza parlare. Mi offrì un po’ di gelato che io rifiutai e ripiombammo nel silenzio.
Sentendomi a disagio, iniziai io una conversazione.
‘’So che i ragazzi sono alle prove, ma sono venuta per aspettare Harry, ho bisogno di parlargli e…’’ mi bloccai.
‘’Un momento! Tu non dovresti essere alle prove?’’ lo guardai e notai che indossava il pantalone di una vecchia tuta, e una maglia rovinata.
Probabilmente erano i vestiti con cui aveva dormito.
Mi sorrise. ‘’Sicura di non volere del gelato? Vado a prenderti un cucchiaio’’ , evitò la mia domanda.
‘’Wow, Liam Payne che usa i cucchiai. Se lo sapessero le fan’’ lo presi in giro.
Lui rise, poi si poggiò per bene con la schiena al divano, e stese le gambe sul tavolino avanti a noi.
‘’Non me la sentivo di andare in studio’’ disse poi, ‘’non sono per niente al meglio della forma…avrai saputo’’ aggiunse con un sorriso amaro, e con l’ombra di una lacrima sul volto.
Feci un respiro profondo.
Dopo Ashley, adesso mi toccavat anche Liam.
In fondo, avevo già deciso la sera prima di aiutarlo,e potevo approfittare di quel paio d’ore prima che arrivassero gli altri.
Annuii, poi presi la sua mano nella mia.
‘’Senti Liam, so benissimo come tu ti senta in questo momento’’, lui fece una smorfia poco convinta.
‘’Credo che Harry non ti abbia raccontato tutto di me, eh!?’’ chiesi retorica.
Lui scosse il capo, con le sopracciglia congiunte, non sapeva di cosa parlassi.
‘’Tu ora ti senti come se fossi una nullità, come se niente e nessuno potrà mai farti davvero felice, come lo eri prima con lei nella tua vita.’’, parlavo, ricordando e descrivendogli i miei vecchi stati d’animo.
‘’Ti domandi che senso abbia avuto tutta la vostra storia, perché iniziarla e andare avanti se doveva concludersi così? Senza un motivo preciso. O meglio, con un motivo che non riesci ad accettare, perché è impensabile che lei non ti ami, dopo tutto l’amore che tu le hai donato.’’
Vidi i suoi occhi spalancarsi sempre di più dallo stupore: avevo fatto centro. Era proprio così che si sentiva.
Abbassò il capo, per nascondermi le lacrime che spuntavano.
‘’Ci sono passata anche io’’ dissi, continuando a stringergli amichevolmente la mano.
Gli raccontai brevemente della storia di Davide, di come mi aveva lasciata, e anche del suo ritorno.
‘’Che coglione!’’ disse alla fine del mio racconto, dopo che mi aveva ascoltata attento, quasi fosse un alunno e io la maestra che spiegava una nuova e interessante lezione.
Gli sorrisi.
‘’Ormai è tutto passato..ora sono felice.’’
‘’Hai Harry’’ precisò. ‘’Sei davvero molto importante per lui ’’.
Ormai lo sapevo, ma ogni qual volta qualcuno me lo ripeteva, mi sembrava di sognare.
‘’Il punto è proprio questo.’’, ritornai a parlargli.
‘’Ora ho Harry, ma prima ho passato anche io tutto quello che stai affrontando tu.
Non ti dirò che tra un paio di giorni starai bene, né che ti passerà tra qualche mese.
Per quanto potrai accettare il tutto, e andare avanti, i residui della malinconia ti accompagneranno. Sempre. Fino a che un giorno l’amore non verrà, davvero, a trovarti.
Ed è questo che devi fare, pensare che prima o poi sarai felice, per davvero, e non sarà una felicità per qualcosa di apparente, com'era con Danielle.
Sarà pura e sincera gioia per qualcosa di reale, per qualcuno che ti ami davvero.
Quindi soffri, piangi, stai male, ma allo stesso tempo esci, divertiti, stai con i tuoi amici, vai alle prove anche se farai schifo!
Che, per inciso è impossibile.
Comunque, sia’’ continuai ‘’vivi la tua vita. Se lei non ne fa più parte un motivo c’è! Non chiuderti in te stesso.’’
Feci una pausa e presi un breve respiro.
‘’Magari ti starai domandando perché mai dovresti dare retta a me, che alla fine sono poco più che una sconosciuta, ma fallo. Fidati. E, mi prenderai per pazza, ma ci tengo a te.
Non solo come idolo, ma come persona, perché sei il ragazzo più dolce e sensibile che ci sia sulla terra.’’
Liam mi guardava sorridendo dolcemente, poi, senza dire nulla mi abbracciò.
Quel gesto valeva più di qualsiasi ‘’grazie’’ o qualunque altra parola avesse potuto dire in quella circostanza.
Passammo il resto del tempo a guardare un film e a riempirci di patatine, stesi sul divano.
E i ragazzi ci trovarono così quando tornarono dalle prove.
Sentii Harry ridere e il mio cuore cominciò ad accelerare.
‘’Miriam?’’ chiese Zayn stupito.
‘’Ehi moretto!’’ mi alzai per salutarlo, e lui mi abbracciò.
In fila indiana, anche Louis e Niall attesero per il loro abbraccio.
Giunta ad Harry non sapevo che fare.
Avrei potuto dargli un bacio sulla guancia.
No, troppo da amica.
Avrei potuto baciarlo.
Ma mi vergognavo davanti ai ragazzi.
Spazzò tutti i miei dubbi, cinse le braccia intorno alla mia vita, e mi diede un leggero bacio a stampo sulle labbra, poi mi guardò con un sorrisetto divertito, al quale risposi con un timido sguardo imbarazzato.
‘’Non cominciate o vi prenoto una stanza d’albergo’’ disse Louis ridacchiando, intanto aveva preso posto accanto a Liam e rubava dalla sua scorta di patatine.
Risero tutti, Harry compreso, mentre io gli lanciavo un’occhiataccia, con le guance sempre più rosse.
‘’Su, su!’’ battei le mani, avvicinandomi nuovamente al divano. ‘’Fammi posto, che c’ero io lì!’’ dissi spingendo col sedere un Louis che si reggeva con le mani al divano pur di non spostarsi.
Cominciammo una piccola lotta, finché Liam non si sporse verso di me sussurrando ‘’Non dovevi parlare con qualcuno, tu?’’, lanciando una piccola occhiata ad Harry, che chiacchierava con Zayn sulla tonalità di un nuovo brano che avevano provato.
Lo guardai preoccupata. Gli avevo raccontato brevemente il motivo della mia visita, durante una parte poco interessante del film, e mi aveva appoggiato nella scelta di parlarne con Harry.
‘’Potrei benissimo dirti qualcosa io, infondo ci sono passato, ma è giusto che ne parliate insieme.’’
mi aveva detto con un sorriso rassicurante.
Riluttante, cedetti il mio posto a Louis, che sorrise vittorioso, e raggiunsi Harry e Zayn.
‘’Scusa Pakistano, te lo rubo un secondo.’’
Zayn sbuffò, sentendo il nomignolomentre Harry ridacchiava seguendomi.
Lo condussi di sopra, lontano da occhi e orecchie indiscrete.
Ma mi fermai nel corridoio.
‘’Ehm..la tua stanza?’’ chiesi guardando le varie porte chiuse avanti a me.
Ridendo mi prese per mano fino ad una delle ultime porte, l’aprii dandomi la precedenza, e richiudendosela poi alle spalle.
‘’Vuoi già arrivare a questo punto?’’ chiese divertito con una punta di malizia.
Lo guardai a bocca aperta, e gli diedi un pugno sul braccio.
‘’Harry!’’ squitii incredula.
Lui rise, aggiustandosi i ricci.
‘’E’ una cosa seria..’’ dissi torturandomi le mani, dirigendomi verso il letto.
Mi sedetti e alzai lo sguardo verso di lui, che mi guardava ansioso.
‘’Che succede?’’ chiese avvicinandosi e inginocchiandosi di fronte a me, sovrastando comunque la mia altezza.
‘’Credo tu non abbia visto i giornali, oggi.’’ Costatai guardandolo, cominciai a torturarmi un labbro.
Non ero ancora sicura se dirglielo o meno. In fondo non era una cosa così grave, lo era solo per me.
Lui scosse la testa, ma intuii la natura delle mie parole.
‘’Siamo finiti da qualche parte?’’ era una domanda retorica, dato che mi abbracciò e prese ad accarezzarmi i capelli.
‘’Scusa.’’ Mormorò, col viso nascosto nell’incavo del mio collo.
Mi allontanai per guardarlo negli occhi, sorpresa.
‘’Per…?’’ chiesi, aspettando che mi spiegasse per quale stupida ragione si stesse scusando.
Mi prese le mani e prese ad accarezzarmene il dorso.
‘’E’ colpa mia, no? I fotografi sono sempre in agguato per me, e ci sei finita anche tu in mezzo.’’
Sorrisi scuotendo la testa.
‘’La colpa è loro, che non ti permettono di vivere una vita tranquilla, non tua.L’unico problema ora è cercare di evitare che accada di nuovo.
Sono riuscita a salvare il mio viso dai flash una volta, non avrò questa fortuna di nuovo.’’
Harry annuì comprensivo.
‘’Vedremo come fare, in fondo saranno solo pochi giorni di sacrifici, poi partiremo.’’
La buttò lì come una cosa positiva, ma mi rabbuiai a quelle parole.
Avrei passato quasi tre mesi senza poterlo vedere.
Magari avrebbe conosciuto qualche americana più bella, più in gamba, più tutto..di me.
Era già un sogno ciò che era avvenuto il giorno prima con lui.
Come al solito, ebbi l’impressione che i miei pensieri fossero pubblici, e Harry prese il mio viso tra le mani.
‘’Stai tranquilla, ‘’ disse lasciandomi un lieve bacio all'attaccatura delle labbra ‘’l’unico pensiero che avrò, sarai tu.’’
Sorrisi timidamente. ‘’E il Madison Square Garden’’ dissi prendendolo in giro.
‘’Già!’’ confermò lui ridacchiando. ‘’Devo dire, che ha proprio delle belle curve..sì, ho deciso. Ti tradirò Miriam.’’
Finsi di essere offesa, afferrai il cuscino dietro di me e presi a colpirlo su tutto il corpo mentre lui rideva e cercava di bloccarmi le mani.
Mi afferrò i polsi e mi spinse, facendomi stendere sul letto.
Bloccò le mie braccia con una mano, mentre cn l’latra cominciò a farmi il solletico.
‘’Bastardo..!’’ biascicai tra le potenti risate.. sapeva che era il mio punto debole!
Gli schiamazzi dovevano sentirsi fino a giù, perché la porta si aprì all'improvviso rivelando Louis che sghignazzava, Niall dietro che si godeva la scena con le patatine di Liam in mano, e gli altri due che ridevano.
‘’Oh, allora siete proprio duri! Vi avevo già detto di prendervi una stanza d’albergo!’’ sbottò il più grande, incrociando le braccia al petto, con un sorrisetto furbo sul volto.
Harry si alzò da sopra di me, e andò verso Louis, prendendolo a schiaffi giocosamente.
Cominciò una lotta tutti-contro-tutti.
Il suono delle risate di sei ragazzi si espansero per tutta la strada.
In un attimo di tregua Harry mi si avvicnò e mi sussurrò nuovamente all’orecchio ‘’Stai tranquilla.’’ Mi afferrò la mano, mentre un cuscino prendeva entrambi in pieno volto.
Con un cenno d’assenso ci gettammo su Niall, che ci aveva lanciato l’oggetto incriminato.
Mi godetti quel tempo, allontanando tutte le paure, e fidandomi di Harry: potevo stare tranquilla, con lui accanto.



















VENGO IN PACE!
NON SPARATEMI, SONO SOLO IO.
Sì, sono passati tre mesi.
Sì, mi dovreste fucilare.
Sì, avevo promesso di aggiornare.
Ma mio padre mi ha rotto il pc, e ho perso tutto.
Ho dovuto quindi riscrivere il capitolo daccapo,
senza parlare della scuola, che mi sta opprimendo.
Scusate, scusate, scusate.

Vorrei chiedervi una cosa, e vi prego di rispondermi in totale sincerità:
vale la pena continuare questa storia?
A me non piace molto, ma a me non piace nulla di ciò che faccio.
Gradirei quindi qualche vostro commento, positivo o negativo che sia, 
per sapere se continuare o meno.
Spero mi diaciate qualcosa lol.
Bene, vado a studiare ç.ç
Un bacio, Ablaze x

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