Join me in death

di MapleLeaf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un prof tutto matto ***
Capitolo 2: *** Due vite a confronto ***
Capitolo 3: *** Un professore ass hole e una che la dà a tutti ***
Capitolo 4: *** Bellissima, la tua sorellina ***
Capitolo 5: *** Lei è la mia ragazza ***
Capitolo 6: *** Sempre e solo testa di caz** ***
Capitolo 7: *** love under rain ***
Capitolo 8: *** La focosa verità ***
Capitolo 9: *** Tra due fuochi ***
Capitolo 10: *** Passione ***
Capitolo 11: *** La caduta di una maschera ***



Capitolo 1
*** Un prof tutto matto ***


Salve a tutti, mi chiamo Eikichi Onuzika, ho 29 anni e sono il vostro nuovo professore di matematica. Bene, la mia presentazione è terminata. Ora vorrei ascoltare la vostra. Man mano che faccio l'appello, presentatevi in maniera chiara e sintetica.

Akashi?

Presente.

Bene. Raccontaci un po' di te... ad esempio, quali sono i tuoi hobbies?

Mi piace fare sesso, fumare, sniffare, la vodka, scorreggiare, sgommare col motorino e il mio passatempo preferito sono le orgie...

Tutta la classe scoppiò in una sonora risata; si udirono fischi, e parole di approvazione.

La classe ora, era in trepidazione per la reazione che avrebbe avuto il nuovo prof, ma nessuno aveva previsto questo tipo di risposta:

Bravo Akashi, vedo che sei un tipo spigliato. Effettivamente, mi trovi d'accordo quasi su tutto... ahahahahha

La classe era a dir poco sbigottitta. Una ragazza dai lunghi capelli neri del secondo banco, si alzò in piedi ul banco e si abbassò la gonna, rimanendo in mutande, cosicchè tutta la classe potè ammirarla.

I maschi stavano già sbavendo dietro, con notevole disappunto di quasi tutte le ragazze...

Onizuka, che ne aveva viste di tutti i colori, non battè ciglio: bene ragazzi, credo che andremo molto d'accordo, mi piacete! Ora continuiamo con le presentazioni...

Tutti si presentarono con toni più o meno coloriti, e le ragazze specialmente, erano quasi tutte eccitate, da questo nuovo professore, che era da loro definito, un bonazzo.

Smith-Sakura Jessica?

Akashi prese la parola. Prof, non ci faccia caso, quella là non parla mai con nessuno, neanche sotto tortura. Non esiste...

Un altro ragazzo dai capelli corvini e gli occhi verdi aggiunse:

io saprei bene come farla svegliare a quella lì... una bella trombata, e canterebbe per sempre...hahahaha

Jessica dal canto suo, non sentii nulla di tutta quella conversazione, perchè come suo solito, quando i discorsi non la interessavano, accendeva l'i-pod e si girava verso la finestra, dando completamente le spalle alla classe.

Jessica era nata in Alaska; all'età di 3 anni aveva perso entrambi i genitori in un incidente stradale. In seguito era stata 7 anni in un orfanotrofio di Boston, per venire adottata all'età di 11 anni da una coppia giapponese.

Per questo motivo di giapponese non aveva proprio nulla, se non il doppio cognome eriditatole dai genitori adottivi. Fisicamente era una bellezza nordica: occhi di ghiaccio, capelli biondo scuro, fisico da bellerina. Quella del ballo era uno delle sue passioni fin da quando aveva 2 anni...

Ora all'età di 16 anni era quello che si poteva definire un'adolescente ribelle, che vive in un mondo non terreno, fregandosi di tutti quelli che gli stanno intorno.

Allora, signorina Smith... ci dica qualcosa...

Silenzio tombale...

Così il professore, si alzò dalla cattedra, avvicinandosi minacciosamente alla ragazza.

Ah... ecco perchè non rispondeva... aveva solamente altro di meglio da ascoltare, e le tirò via con un gesto fulmineo ed imprevedibile gli auricolari...

Salve Jessica. Allora ti vuoi presentare anche tu, come hanno fatto tutti i tuoi amici?

Jessica, si voltò lentamente con uno sguardo assassino, per via dell'i-pod che ora giaceva tra le mani del prof. Lo guardò in cagnesco, ma non disse nulla.

Allora signorina Smith? Lo vuole o no il suo i-pod?

Jessica per tutta risposta si alzò e si diresse verso la porta. Onizuka l'apostrofò con un " dove crede di andare?" e non ricevuta risposta si mise tra lei e la porta, con un sorriso beffardo, che non si addiceva ad un professore.

Così jessie, finalmente parlo: TESTA DI CAZZO.

Onizuka all'ora, ricevuta uan risposta, fece un sorriso a 32 denti: ecco ora ti lascerò passare... era facile no? Dovevi solo presentarti.

E giù la classe a ridere.

Jessica non ritornò in classe, se non all'ultima ora, quando c'era la sua materia preferita: educazione fisica.

 

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Capitolo 2
*** Due vite a confronto ***


 

Di ritorno a casa, dopo la scuola, la giornata di Jess era fitta di impegni. Appena uscita da scuola, si recava a scuola di ballo, dove rimaneva per tre ore. Alle sette del pomeriggio, finita la lezione, andava al canile comunale e portava a spasso per un'oretta circa uno dei tanti cani sfortunati. Dopo avergli fatto fare una passegiatina e aver giocato a palla con il cagnolino di turno, andava dal mc donald, dove comprava puntualmente qualcosa per lei e per il cane di turno...

A casa non rientrava prima delle 21.00 e se ne aveva voglia dedicava un'oretta allo studio.

La famiglia Sakura, era composta, oltre che da Jess, anche dal signor Sakura, che seppur fosse un brav'uomo, non era un tipo di molte parole, specialmente per il fatto che era un guardiano notturno del museo di Musica contemporanea di Tokyo e quindi era perennemente stanco durante la giornata. La madre adottiva invece, non era mai stata troppo felice dell'adozione di Jess, perchè rimpiangeva la sua seconda figlia morta prematuramente. Litigavano spesso, per cose superflue e molte volte dormiva fuori da una sorella o andava a letto prima che Jess rientrasse. Poi c'era Lee, figlio della coppia, di 24 anni, che studiava medicina all'università e che era molto insofferente, nei confronti di Jess, e che non l'aveva mai voluta bene come invece avrebbe dovuto essere tra fratelli, seppur non di sangue. Tra questi ultimi non c'era via di mezzo nel loro comportamento: o erano silenziosi ed indifferenti l'uno all'altra o invece, litigavano, rivolgendosi parole pesanti.

Fortunatamente o sfortunatamente per Jess, dipende dai punti di vista, Lee non c'era quasi mai in casa quando lei ritornava, perchè usciva quasi tutte le sere, ritirandosi a notte inoltrata ed a volte il mattino successivo...

Pe questo Jess non trovò nessun miglioramento o felicità dall'essere stata adottata da una nuova famiglia, sebbene i suoi genitori adottivi, fossero ricchi.

Ogni tanto aveva nostalgia dell'Alaska, che ricordava sempre con affetto e sempre con la neve... unico suo motivo di gioia erano le giornate buie e fredde, la danza, i cani e lo stare per conto suo...

Nonostante fosse una bella ragazza, non era mai stata fidanzata, sebbene avesse avuto occasioni, perchè i ragazzi o meglio ancora le persone la infastidavano... non amava nessuno.

Discorso diverso era per Onizuka, cresciuto nella periferia più degradata di Tokyo e costretto ad andare a lavorare da quando aveva 10 anni... era poverissimo, i suoi genitori erano perennemente disoccupati o quando era periodo di raccolta andavano a raccogliere il riso. La madre era cagionevole di salute,il padre a volte si ubriacava, ma tutto sommato non mancavano periodi di tranquillità.

Ben presto cominciarono i problemi. Il padre morì quando lui aveva 15 anni e da allora dovette smettere di andare a scuola, e doveva solo ed ecluivamente lavorare per racimolare soldi, per l'affitto, per se e sua madre, che aveva sempre più bisogno di cure mediche.

Così il giovane Onizuka iniziò un lungo periodo di tormenti e sofferenze fisiche a causa delle condizioni precarie di sua madre e carico di responsabilità. Il suo lavoro era quello di trasportatore di lastre di marmo, che significava stare sempre in piedi e trasportare lastre che potevano arrivare a pesare 30 kg. Questo lavorò di certo l'aveva fatto diventare decisamente muscoloso e di una notevole resistenza fisica, ma anche psichica. Ma certo non era un ragazzino felice.

Ben presto il lavoro non bastò più, per questo Onizuka si dette allo spaccio di droga. Finalmente, con quest'attività celata alla madre, Onizuka iniziò ad avere qualche yen da spendere per qualcosa che non fosse l'affitto o le medicine. Iniziò a dedicarsi alla lettura, non appena aveva qualche momento libero, ma la cosa che più lo appassionava era risolvere complicati problemi di matematica.

La madre nel frattempo però, peggiorò e dopo qualche mese di lenta agonia, si spense all'età di 40 anni. Prima di morire si scusò con Onizuka:

Figlio mio... perdonami pe la vita che ti ho fatto vivere... sappi che ti vorrò sempre bene... sempre e sappi che ti ho voluto sempre bene... mi raccomando, abbi fede nel signore... continua a lavorare e promettimi che quando sarà possibile continuerai negli studi... Eikichi...

Te lo prometto... mamma...

Per Onizuka, quello fu il momento più brutto della sua vita... si chiuse in un mutismo per settimane, e si lasciò totalmente andare all'alcool, alla coca, ed al sesso sfrenato con qualsiasi ragazza o meglio dire prostituta che volontariamente incontrava...

Il lato positivo era che almeno ora gli rimanevano più soldi. Decise comunque di traferirsi dal sobborgo periferico, perchè voleva ritornare a vivere... non voleva diventare un dipendente dall'alcool o peggio ancora dalla droga... lo doveva alla sua cara madre, alla quale avrebbe promesso di continuare nello studio e di aspirare sempre al meglio... ora non voleva deluderla...

Così si trasferì in centro in un monolocale microscopico, continuò negli studi, e nel pomeriggio continuava a lavorare... qualsiasi tipo di lavoro... ora il barista, ora il cameriere, o il tuttofare...

Alla fine però, riuscì a realizzare la promessa fatta alla madre, ossia quella di finire gli studi... si laureò in matematica e fisica col massimo della valutazione.

Subito dopo ottenne, all'età di soli 25 anni, la sua prima cattedra in un istituto superiore di Tokyo ed iniziò a guadagnare molto bene e ad avere 3 giorni alla settimana liberi dal lavoro retribuiti... nei quali si dedico alla sua nuova passione: il karate... e nel giro di 3 anni divenne cintura nera, primo dan.

 

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Capitolo 3
*** Un professore ass hole e una che la dà a tutti ***


L'indomani a scuola.
Ragazzi. Ho una proposta da farvi. Ho dato un'occhiata al vostro precedente dossier in matematica e devo dire che non ve la cavate male. Per questa ragione ho deciso che il mio compito per quest'anno, che per voi sarà l'ultimo di scuola... si spera... dobbiate partecipare alle olimpiadi di matematica.
“Ma professore... salvo Akashi e Rukawa nessuno è portato per la matematica.. non credo che sia...”
“Un motivo in più per riuscirci allora... cari amici miei, niente è impossibile... ricordate una cosa se una cosa la si desidera con tutte le forze, la si ottiene. Sempre.”
Ed il suo sguardo si posò su Jessica, che lo guardava con sufficienza. Sempre. E le fece un occhiolino. Jessica pensava che il nuovo prof dovesse essere matto. Emesse solo un semplice: "Seh..."
“ Allora prof, il bel Brandon si alzò dalla sedia, allora mi dica prof, secondo lei, me la darà la Smith prima o poi? O meglio a quanto me la darà? hahahahahaha “
E la classe piombò nel caos...
"Stronzo" rispose Jessica.
Ora la classe pendeva dalle labbre dal prof... tutti si aspettavano una ramanzina, o quantomeno un'ammonizione per le parole pesanti di Brandon, ma Onizuka, gli si avvicinò, e guardandolo dritto negli occhi gli disse:
“ Ce l'hai troppo piccolo, non credo che una come miss Sakura possa accontentarsi di così poco... lei è abituata a tanti grossi... “
La classe continuò a ridere, Brandon rimase impietrito dalla risposta e Jessica lo guardò sprezzante. Poi aggiunse, " ovvio, lei è un mio cliente fisso, e non mi fa mai godere, cero che ha ragione lei" La classe era un fremito. Sentire jessica prendere parola era un evento più unico che raro, ma addirittura parlare in talo modo, ed a un professore per giunta, era assolutamente un evento straordinario. Incazzata nera, jess si alzò di botto, con la ferma intenzione di uscire da quella classe di matti... ma quando passò dietro Onizuka per arrivare all'uscita dell'aula, si sentì prendere per un polso.Era la grande e forte mano del prof, che la fermò.
“ Dove crede di andare, signorina? Le ho forse dato il permesso di uscire? “
Jessica cercò di divincolarsi, ma non ci riuscì, sembrava avere il braccio in una morsa... “ Brutto... come si permette? Mi lasci subito!!!”
Ma il prof continuò, le prese anche l'altro braccio, bloccandola del tutto. Trascinandosela fino alla cattedra. Poi rivolto alla classe disse, “bene, ora possiamo iniziare la preparazione per le olimpiadi della matematica.“
Abbiamo già un volontario, vero signorina Smith? Allora iniziamo dalle equazioni... Brandon, vieni alla lavagna a scrivere un'equazione per la tua amata. “
Brandon, un po' intimorito, si alzò e eseguì l'ordine. “ Bene Brandon, ti ringrazio. Ora Jessie. Risolvi questa equazione.”
“Mi lasci, sennò come faccio?!!! Che idiota!!!”
“Ma no, a voce dolcissima Jessie. La lascerò non appena eseguirà questa equazione. “
Jessica era brava in tutte le materie. Tutte eccetto ,la matematica dove più di 5 non era mai riuscita a prendere. Non la so fare. La scena era surreale. Onizuka seduto in cattedra, con Jessica in braccio, bloccata per la vita. Allora, Onizuka iniziò a spiegare rivolto alla classe il procedimento dell'equazione, in maniera dettagliata e chiara. Inutile dire che in quella situazione era riuscito ad ottenere l'attenzione di tutti. Così inizio a chiamare uno alla volta gli studenti, facendo si che tutti capissero il meccanismo e riuscissero a risolvere l'equazione. Nel frattempo, Onizuka bisbigliò nell'orecchio di Jessica:
"vedi che niente è impossibile?" So che i miei metodi sono bizzarri, ma sono sicuro che questi ragazzi avranno una possibilità se presi come si deve. E sopratutto se non vengono abbandonati a loro stessi. Che tu mi creda o no, voi cambierete grazie a me. In meglio E' una promessa."
Jessica rimase sbigottita. Non si aspettava proprio un simile discorso. Poi il prof aggiunse, questa volta a voce alta:” bene, ora a lei miss Smith, risolva l'equazione. “E la lasciò andare.
Jess aveva capito il metodo del prof, nonostante ciò non era abituata ad obbedire a nessuno e si sentì offesa per il trattamento ricevuto dal prof. Andò alla lavagna, prese il gesso, guardò l'equazione per 1 secondo, poi sotto scrisse: ASS HOLE, che in americano significava cazzone o testa di cazzo... Quindi si diresse verso la porta e voltandosi per vedere la reazione di Onizuka, uscì dalla classe. Uscì con l'ammirazione di tutti i ragazzi, che la veneravano ora non solo per la bellezza, ma anche per la temerarietà. Onizuka non disse nulla. Le sorrise dal cuore, e si rivolse alla classe:L'indomani a scuola.
Ragazzi. Ho una proposta da farvi. Ho dato un'occhiata al vostro precedente dossier in matematica e devo dire che non ve la cavate male. Per questa ragione ho deciso che il mio compito per quest'anno, che per voi sarà l'ultimo di scuola... si spera... dobbiate partecipare alle olimpiadi di matematica.
“Ma professore... salvo Akashi e Rukawa nessuno è portato per la matematica.. non credo che sia...”
“Un motivo in più per riuscirci allora... cari amici miei, niente è impossibile... ricordate una cosa se una cosa la si desidera con tutte le forze, la si ottiene. Sempre.”
Ed il suo sguardo si posò su Jessica, che lo guardava con sufficienza. Sempre. E le fece un occhiolino. Jessica pensava che il nuovo prof dovesse essere matto. Emesse solo un semplice: "Seh..."
“ Allora prof, il bel Brandon si alzò dalla sedia, allora mi dica prof, secondo lei, me la darà la Smith prima o poi? O meglio a quanto me la darà? hahahahahaha “
E la classe piombò nel caos...
"Stronzo" rispose Jessica.
Ora la classe pendeva dalle labbre dal prof... tutti si aspettavano una ramanzina, o quantomeno un'ammonizione per le parole pesanti di Brandon, ma Onizuka, gli si avvicinò, e guardandolo dritto negli occhi gli disse:
“ Ce l'hai troppo piccolo, non credo che una come miss Sakura possa accontentarsi di così poco... lei è abituata a tanti grossi... “
La classe continuò a ridere, Brandon rimase impietrito dalla risposta e Jessica lo guardò sprezzante. Poi aggiunse, " ovvio, lei è un mio cliente fisso, e non mi fa mai godere, cero che ha ragione lei" La classe era un fremito. Sentire jessica prendere parola era un evento più unico che raro, ma addirittura parlare in talo modo, ed a un professore per giunta, era assolutamente un evento straordinario. Incazzata nera, jess si alzò di botto, con la ferma intenzione di uscire da quella classe di matti... ma quando passò dietro Onizuka per arrivare all'uscita dell'aula, si sentì prendere per un polso.Era la grande e forte mano del prof, che la fermò.
“ Dove crede di andare, signorina? Le ho forse dato il permesso di uscire? “
Jessica cercò di divincolarsi, ma non ci riuscì, sembrava avere il braccio in una morsa... “ Brutto... come si permette? Mi lasci subito!!!”
Ma il prof continuò, le prese anche l'altro braccio, bloccandola del tutto. Trascinandosela fino alla cattedra. Poi rivolto alla classe disse, “bene, ora possiamo iniziare la preparazione per le olimpiadi della matematica.“
Abbiamo già un volontario, vero signorina Smith? Allora iniziamo dalle equazioni... Brandon, vieni alla lavagna a scrivere un'equazione per la tua amata. “
Brandon, un po' intimorito, si alzò e eseguì l'ordine. “ Bene Brandon, ti ringrazio. Ora Jessie. Risolvi questa equazione.”
“Mi lasci, sennò come faccio?!!! Che idiota!!!”
“Ma no, a voce dolcissima Jessie. La lascerò non appena eseguirà questa equazione. “
Jessica era brava in tutte le materie. Tutte eccetto ,la matematica dove più di 5 non era mai riuscita a prendere. Non la so fare. La scena era surreale. Onizuka seduto in cattedra, con Jessica in braccio, bloccata per la vita. Allora, Onizuka iniziò a spiegare rivolto alla classe il procedimento dell'equazione, in maniera dettagliata e chiara. Inutile dire che in quella situazione era riuscito ad ottenere l'attenzione di tutti. Così inizio a chiamare uno alla volta gli studenti, facendo si che tutti capissero il meccanismo e riuscissero a risolvere l'equazione. Nel frattempo, Onizuka bisbigliò nell'orecchio di Jessica:
"vedi che niente è impossibile?" So che i miei metodi sono bizzarri, ma sono sicuro che questi ragazzi avranno una possibilità se presi come si deve. E sopratutto se non vengono abbandonati a loro stessi. Che tu mi creda o no, voi cambierete grazie a me. In meglio E' una promessa."
Jessica rimase sbigottita. Non si aspettava proprio un simile discorso. Poi il prof aggiunse, questa volta a voce alta:” bene, ora a lei miss Smith, risolva l'equazione. “E la lasciò andare.
Jess aveva capito il metodo del prof, nonostante ciò non era abituata ad obbedire a nessuno e si sentì offesa per il trattamento ricevuto dal prof. Andò alla lavagna, prese il gesso, guardò l'equazione per 1 secondo, poi sotto scrisse: ASS HOLE, che in americano significava cazzone o testa di cazzo... Quindi si diresse verso la porta e voltandosi per vedere la reazione di Onizuka, uscì dalla classe. Uscì con l'ammirazione di tutti i ragazzi, che la veneravano ora non solo per la bellezza, ma anche per la temerarietà. Onizuka non disse nulla. Le sorrise dal cuore, e si rivolse alla classe,
"bene continuiamo con le frazioni di 2 grado."

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Capitolo 4
*** Bellissima, la tua sorellina ***


Jessie uscì dall'aula e ritornò a casa tutta infuocata per quello che era successo. In realtà aveva timore che potesse mettersi nei guai con quel prof...specie dopo quello che aveva fatto...magari mandava a chiamare i genitori...oddio che timore. Cazzo...dovrò ricordarmi che non devo dare problemi alla mia famiglia... già i rapporti non sono idilliacci.. ah... Entrò in casa senza far notare la sua presenza. La "mamma" non c'era e il papà dormiva ancora, oggi aveva il turno dalle 8alle 6...pover'uomo... che vita atroce pensò jessie... Amava il suo papà adottivo. Peccato non lo vedesse quasi mai. Entrò in cucina per bersi un succo e vi trovò Lee con 2 amici che giocavano alla playstation... ovviamente nessuno dei due, nè lee nè Jess salutò l'altro... si parlavano solo per litigare, per il resto, lo odiava e la cosa era reciproca... Ohi Ciao! Lee, ma lei è tua sorella? Ciao! Aspetta, mi presento, non scappare... sono Iroshi, incantato. Jessica. piacere jessica... ti va una partita con noi? No grazie. Lee diglielo tu, dai... Lee la guardò senza dir nulla... Era il classico giapponese nei tratti,ma di un'altezza non tipica ad un giapponese, era altissimo, magro, capelli brillanti e corvini, e occhi profondi nerissimi. Era statuario. Studiava medicina e aveva un carattere molto freddo. Lei non sa giocare. Tzè... Cos'è non è vero? E dimmi che ci fai a casa a quest'ora? Non dovresti essere a scuola? Hai marinato? La aggredì tutto d'un fiato, senza controllarsi. Ma vai a giocare ai videogames! Lee le si avvicinò alzando la voce e inarcando il sopracciglio... Guarda bene di non rispondere con quel tono quando parli con me, stupida poppante! Cazzo, Lee. Tu sì che sei... un mostro... vaffanculo!! Stronzo!!! Ehi ragazzi ora basta dai... Lee lascia la stare dai, tua sorella è piccola inf ondo non sa quel che dice. Lei non è mia sorella. Infatti. Non sono proprio nessuno. Basta,.Stà zitta, non è luogo questo per litigare. Lo guardò con gli occhi velati dal pianto, e se ne andò in camera sua... chiuse la porta con la serrattura rotta che non aveva fatto riparare perchè il papà non c'era, e si buttò tra il cuscino piangendo. Cazzo pensò. perchè deve andare tutto sempre male? A scuola, a casa... perchè? Cos'ho di sbadigliato...? Cazzo Lee, non ti sembra di aver esagerato? Non ti riconosco più...cosa ti ha fatto quella ragazza per provocarti tanto odio? Iroshi, non è come credi tu.. è che ogni volta che ci vediao litighiamo, ma in fondo sono stronzate... non mi interessa... Si, ma lei è sensibile comunque tu la ferisci. Quella è dell'alaska, è un orso. Non ha sentimenti credimi. La conosco fin troppo. vabbè Lee..pensiamo alle cose serie... quando ti calmi, verrò a cena da te per conoscerla un po' di più... ok? Cooosa? Sei matto? Cazzo Lee, è una bonazza da far paura, con tutto il rispetto, tua sorella è davvero bellissima. Ma che dici? Oh andiamo Lee che ti costa? Ora consola la sorellina, e servimela per la prossima volta, ok? Io vado. a domani Tu sei matto...credimi se stai lontano da quella è meglio... Intanto Jessie, finite le lacrime, si affacciò alla finestra...aveva cominciato a piovere... si ricordò che doveva andare a lezione di danza, e si asciugò il viso, iniziando a prepararsi. Scese le scale dalla sua camerà e si trovò Lee appogiato in cucina, che guardava nella sua direzione senza dire nulla. Ciao Jessie, come stai piccola? Era il papà che stava uscendo per andare a lavoro. Oh Lee ti prego accompagna tua sorella a danza, o si bagnerà tutta. Non c'è bisogno papà. Preferisco andare a piedi. No jess, ho detto che Lee t'accompagnerà. Allora Lee? Si papà. Ora scappo, a domani ragazzi. Dobbiamo parlare Jess. Ancora? Non basta quello che ci siamo detti? E ora dove vai? Cazzo rispondi almeno!!! jess uscì non curante della pioggia e iniziò a correre, borsa da danza in spalla. Jess avrebbe voluta seguirla, prenderla e dirle qualcosa, qualsiasi cosa ma non riuscì... così decise che sarebbe andato a riprenderla almeno. Per farsi perdonare, dopotutto non era mai arrivato a dirle che non era sua sorella. Era proprio una brutta cosa, quella che aveva detto, ora se ne rendeva conto. Jess arrivò a lezione tutta bagnata, gli altri ballerini la guardarono con occhi languidi, sorridendo sotto i baffi. Ma jess non se ne rese conto. Si asciugò e entrò in sala. L'insegnante era severissima, e iniziarono subito con le piroette, spaccate e poi con la musica... jess ne aveva bisogno. Era la sua valvola di sfogo. Lee, non sapendo cosa e avrebbe detto, arrivò alla scuola di danza, e senza farsi notare, spiò dalla finestra per vedere qualcosa. E vide Jesse. capelli racconti, con degli shorts e un top, femminile e sexy come non l'aveva mai vista. E' bellissima, pensò. La lezione continuò per altri 10 minuti, e per tutto il tempo Lee rimase lì a guardare nella sala da ballo. Non aveva mai visto Jess così...vestiva sempre con dei jeans larghi e mai in vita sua l'aveva vista ballare... ma dovette ammettere che era davvero brava. La lezione finì, e Lee aspettò senza farsi vedere da Jess, fuori dagli spogliatoi... poi Jess uscì e finalmente lo vide. Tu. Che vuoi?E lo sguardò si incupì. Non sapeva cosa dirle. Ti accompagno a casa. Detto ciò si caricò il suo borsone, le si avvicinò e aprì l'ombrello porgendoglielo e le disse "andiamo". La macchina è laggiù. jess non disse niente. Era sbigottita, non sapeva cosa pensare. Che dire. Lo seguì, senza dire nulla ed entrò in macchina, Lee al volante. La pioggia non cessava, Jess guardava fuori dal finestrino... Ascolta... mi... dispiace per quello che ho detto prima. Sul fatto che non sei mia sorella... ho esagerato... E' la verità dopotutto. Non hai detto che la verità. jess, cazzo. Ti ho detto che mi dispiace e cazzo, guardami almeno. "Jess". Da quanto tempo non la chiamava per nome? Wow. Cosa? Allora lo sai il mio nome? Lee accostò e fermò l'auto. Le prese il volto, obbligandola a voltarsi verso lui. Guardami. Mi dispiace, Jess. Ok. Ok? Cazzo, potresti sforzarti un po'... lo vedi? Se si litiga mi parli, sennò taci... Ora non poteva nascondere le lacrime, gli occhi le si velarono di pianto... lì in quell'auto, conLee che le mostrava un lato quasi umano, dopo tutto ciò che le aveva detto... jess... Lee la vide emozionarsi x la prima volta... e la guardava da così vicino per la prima volta... cazzo pensò...non so proprio nulla di lei...e altro non riusciva a pensare, che era davvero bellissima. jess si voltò dall'altro lato, mentre Lee le andò incontro, avvicinadola a sè, stringendola forte. per la prima volta. Forse iniziava a capire cos'è che non sopportava di lei... non voleva fosse sua sorella... voleva fosse sua. se prima non voleva ammetterlo, ora capiva, che fin da quando l'aveva vista, era stato sempre attratto. il vederla tutti i giorni, il rimproverarla, era perchè voleva allontanare la possibilità di starle vicino, o di abbracciarla per non compromettersi, ora vedeva. Stringendola un po' più forte pensò" no jess, tu non potrai mai essere una semplice sorella" E senza più dire nulla, sciolse l'abbraccio, rimise in moto e tornarono a casa.

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Capitolo 5
*** Lei è la mia ragazza ***


L'indomani a scuola. Allora ragazzi, ci sono delle belle novità per voi. La prestigiosa scuola di cinema e recitazione, StarLight è alla ricerca di 5 ragazze da inserire nel proprio staff, a New York. Ecco i requisiti necessari: età massimo 18 anni, altezza minima 1.70, taglia max 42, esperienza nel ballo, canto o recitazione, ottima conoscenza dell'inglese. Le selezioni cominceranno tra 1 mese in questa scuola e in seguito verranno stilate le 5 ragazze di questa scuola che durante il periodo estivo potranno vivere 3 mesi a New York, perfezionandosi con la StarLight. I talent scout cominceranno da oggi le selezione, mi raccomando date il massimo... Ehi Jess, hai sentito? Non è favoloso? Credo che tu sia l'unica della nostra classe che sicuramente passerà le selezioni... Cooosa? No, Katie, non credo proprio... e sinceramente ho altre proprietà nella vità che imparare cazzate a memoria o di scosciarvi per una manciata di uomini.... Ah sì? Pensa questo di noi signorina? Un ragazzo alto, biondo, occhi azzurri in giacca e cravatta, dall'accento americano, si instaurò tra le due ragazze sorridendo: “piacere sono James Brow, supervisore della StarLight...sarei davvero curioso, di ampliare l'argomento con lei, signorina...? Tzè... non ce n'è bisogno mi creda. Se ora permette, avrei altro di meglio da fare... Daiiiii Jess non fare la snob... Ah quindi il tuo nome è Jess...molto piacere. Allora secondo te queste sono professioni cazzone? Eh? Ma mi prende in giro? E poi chi l' ha autorizzato a darmi del tu? Sa, qui non siamo in america, dovrebbe rispettare gli estranei...portar loro rispetto... Ah...mm beh è vero, ma mi sembra di conoscerti da una vita... Vabbè, questo è pazzo katie. Ci vediamo domani, ciao Katie! ... Fenomenale la tua amica. E' perfetta per il ruolo che stiamo cercando... è stupenda e ha carattere... diglielo... mi piace molto. Convincila Katie. Ecco il mio biglietto da visita...ah mi daresti il cellulare di jess? Ehm ecco io... beh ma sìm glielo do...mi ringrazierà... Ecco. Grazie, alla prossima. Jess uscì dalla scuola cupa più che mai... ci mancava solo l'americanata a scuola...uffa... Era visibilmente sopra pensiero, quando sentì qualcuno prenderla per il braccio. Ehi Jess ma non mi hai visto? Era Lee, che le stava parlando praticamente sull'orecchio... Oh Lee... non ti avevo visto. Sciolse la stretta da Lee. A chi pensi? A niente. Ho detto a CHI, non a cosa... Oddio Lee... sei venuto per litigare? No. Sono venuto perchè passavo di qui, e ho pensato di venirti a prendere con l'auto... se non ti secca ovviamente... Jess era sbalordita... non aveva mai fatto una cosa del genere... Ma l'auto dov'è? L'ho lasciata al parco qua dietro... c'era troppo traffico e ho preferito...tanto sono 5 minuti a piedi...andiamo baby. Lee era strano. Stranamente dolce e premuroso. Si interessava a lei e Jess non capiva dove fosse il trucco... avrebbe voluto che la smettesse di recitare la parte del fratello maggiore e le dicesse cosa volesse in cambio...ma non ebbe coraggio e preferì posticipare la domanda ad un altra volta. Ah Jess, ho dimenticato di comprare le sigarette...aspettami qui, vengo subito. Jess così rimase ad un lampione, aspettando Lee. Quando un giovanotto le si avvicinò... Scusa hai d'accendere? Non fumo. Ah capisco... senti ma lo sai che sei proprio carina... come mai sei tutta sola? Perchè in giro ci sono solo decerebrati... Che cosa hai detto? Piccola sgualdrina... non sai cosa ti faccio... Lee, che stava appena uscendo dal tabacchi, vide la scena, esi precipitò da Jess apostrofando l'uomo: “lascia stare la mia ragazza!” E tu chi sei? Non ha capito? Sono il suo ragazzo, ora vai al largo... Sei fortunata mocciosa...sennò oggi sarebbe stato un bel giorno per te... Il brutto ceffo se ne andò, lasciandoli soli... Che cogione! Ma tutte a me! Jess, ma che cazzo hai fatto? Tu sei pazza!!! Chè ti è saltato in mente di rispondere a tono ad un tipo del genere? Quanto cazzo imparerai a tenere la bocca chiusa? Le inveì gridandole in faccia, a pochi centimentri dal volto. Coosa? Secondo te dovrei star zitta di fronte ad un segaiolo? Far finta di nulla? Sì cazzo!!!! Devi stare zitta, che cazzo credevi di fare? Volevi che ti mettesse le mani a dosso? Oh Lee piantala... gente del genere è tutto fumo e niente arrosto...e poi stiamo in un luogo affollato, non farmi la predica... No invece!!! Sei un'irresponsabile!!! Mi fai venire una rabbia, ti darei un ceffone, se servisse a farti crescere... Ah sì? Coraggio GrandeUomo, dammi uno schiaffo allora e farmi crescere... Lee rimase a guardarla in modo cagnesco per dei secondi che sembravano interminabili. Poi mosse un braccio, afferrò quello di Jess, bloccandola al muro, avvicinando il suo viso a quello di Jess, fermandosi a un centimetro dal suo volto, rimando così senza dir nulla. Poi, stringendola tra le braccia, con piglio deciso, le sussurrò: se non ti volessi bene, non me ne fregherebbe nulla, capito? Ora mia cara, resteremo così finchè non mi dirai che hai capito... Lee, smettila! Lasciami!!! Era la prima volta che qualcuno l'abbracciava e Jess percepì qualcosa che non aveva mai sentito...sentiva il battere del cuore di Lee e ne sentiva il suo profumo, le sue mani intorno alla sua vita che le massaggiavan la schiena, erano un qualcosa che non aveva mai sentito... improvvisamente arrossì alla forma che stavano prendendo i suoi pensieri, e onde evitare di continuare tali pensieri, gli rispose tra l'arrabbiato e lo scocciato , un semplice Ok Lee.. L'abbraccio si sciolse immediatamente. “Andiamo all'auto Jess” Così raggiunsero l'auto, entrarono senza più parlare e arrivarono a casa. Ciao Lee, ciao Jess!! Ciao papà. Sedetevi miei cari, oggi sono rimasto tutto il giorno a casa e vi ho preparato il pranzo. Così possiamo mangiare insieme e parlare un po', dato che non lo facciamo mai... sapete ci sono alcune novità che devo dirvi...L

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Capitolo 6
*** Sempre e solo testa di caz** ***


“Io e la mamma abbiamo deciso di prenderci un mese sabbatico, viaggiando in lungo e in largo per l’Asia. L’avremmo chiesto pure a voi se non aveste avuto la scuola e i corsi all’università. Spero riusciate a non mandare a fuoco la casa.”
“Papà ma sei pazzo? Così all’improvviso? Mamma, ma che succede?”
“Tranquillo Lee, sarà solo per un mese.”
“Beh penso sia una buona idea. D’altronde, papà ha bisogno di un po’ di stacco. Ha lavorato tantissimo nell’ultimo periodo”
“Brava Jessie, sapevo avresti capito. Eccovi il codice di sicurezza della cassetta di sicurezza con un po’ di soldi per questo mese. L’importante è che non andiate a mangiare dai Mc donalds, ok?”
“Non ti preoccupare Pà. A proposito, ma quando partite?”
“Tra una settimana.”
“E ce lo dici solo ora?” Lee era un po’ basito dalla leggerezza dei suoi genitori.
“In realtà abbiamo trovato ieri sera un’offerta last minute”
“Capisco. Beh io vado in facoltà, ciao”.
Lee era visibilmente infastidito da questa circostanza e parve un po’ turbato nel cammino verso l’università. Un mese con Jess da soli? La vedeva dura.
Dal canto suo Jess era parecchio tranquilla. D’altronde avevo la danza e a casa stava solo per cena. E se Lee faceva lo scorbutico poteva evitarlo tranquillamente.
Si legò i capelli e si avviò verso scuola.
“Ehi Jessika!”
“Eh ci conosciamo?”
“Don’t you remember? I’m James Brow, the Starlight talent scout. We met yesterday”
“Siamo in Giappone, qui si parla giapponese. Se non lo sai parlare, dubito che troverai qualcuno per la tua azienda”
“Beh, fortunatamente per te, credo di aver trovato una delle ragazze che cerco”
“Complimenti.” Detto questo Jess, si scansò e proseguì dritto verso l’ingresso della scuola, ignorando del tutto il biondino americano.
“Aspetta! Jessika!!!”
Il biondino le si piazzò davanti con un sorriso sornione le annunciò: “sei tu quella persona. Penso tu sia perfetta per il ruolo che stiamo cercando.”
“Non la penso come lei. Ora mi faccia passare”
“Ehi! Ma lo sai cosa vuol dire far parte della Starlight? Viaggi gratis per il mondo, guadagni un sacco di soldi, conoscerai i migliori attori del mondo e…”
“Ci dia un taglio damerino! La signorina ha già dato la sua risposta.”
Era la voce di Onizuka, che proprio in quel momento si accingeva a varcare la soglia del cancello scolastico.
“E lei chi è?”
“Sono il suo insegnate di matematica. E mi creda, quando la signorina Smith dice di no, è irremovibile. Quindi, ora se non la lascia in pace, sarò costretto a dimostrarle quanto sono bravo in karate…undestand?”
Il tipo, non se lo fece ripetere due volte. “Okay, okay, me ne vado”
Jess non potè fare a meno di ridere….
“Signorina Smith! Che bello godere del suo sorriso, ma allora ne è capace!”
“Beh certi americani sono proprio stupidi, non si può far meno di ridergli dietro.”
Onizuka le sorrise. Non l’aveva mai vista sorridere e dovette ammettere che era ancora più bella quando rideva. E non fece perdere l’occasione: “bene, quindi ora mi devi un favore, Jess”
“Un favore? Ma chi le ha chiesto nulla? Me la sarei cavata lo stesso da sola. Ma tu guarda questo…”
“uhm bene. Stavo giusto pensando di fare una visita ai tuoi genitori per discutere di certi tuoi atteggiamenti…”
“Ma come… brutto st…”
“Jessie cara, bisogna raddrizzarti, lo sai? Sei troppo impulsiva e qui siamo a scuola, ci vuole disciplina e più attenzione in classe…” Detto questo Onizuka irruppe in una sonora risata guardandola dritta in faccia.
“Va bene, muoviamoci, cosa vuole che faccia?” Le disse Jess con un’aria che più incazzata non si poteva.
“Devi impegnarti di più in matematica prendendo almeno 7 al prossimo compito e poi…mi serve aiuto in biblioteca per la catalogazione di alcuni vecchi libri…”
“Cooosa?”
“Era un sì vero?! Allora ci vediamo dopo la scuola, all’archivio della biblioteca.”
“Va bene prof. Ma mi permette solo di dirle una cosa?”
“Certo cara”
“Testa di cazzo!!!”
“Aahhahahaah, sei un tesoro Jessie. Ricambio con affetto”

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Capitolo 7
*** love under rain ***


Era stata una giornataccia e quel professore era a dir poco odioso. Andò un attimo in bagno e si buttò dell'acqua fresca sul viso. Specchiandosi, dovette constatarsi davvero bella. Aveva due occhi azzurro mare, un viso perfetto e dei capelli biondo scuro...sì poteva proprio passare per una Barbie. La sola idea le fece venire il voltastomaco. E dannazione, avrebbe perso un pomeriggio in un'angusta e impolverata biblioteca con un professore matto da legare. Perchè non poteva essere una tranquilla ragazza? Si diresse verso la biblioteca. “No, ma sei davvero arrivata?! Non ci credo...e con appena 10 minuti di ritardo...” “Ci dia un taglio. Lei ha detto di vederci dopo la scuola, non alle 15 in punto.” “Mmm hai ragione... come pure non ho detto fino a che ora staremo qua, se una certa studentessa indisciplinata continuerà a comportarsi come una bisbetica.” “Ma lei cosa diamine ne guadagna ad essere tanto stronzo? ” “Aahahahaha mi viene naturale sai...ora bando alle ciance, ci sono qualcosa come 12.000 volume da sistemare...lo strofinaccio è di là...” “Coooosa?” “Ovviamente più sarai veloce, più volume spolvererai, prima finirai di venire in biblioteca...mi pare giusto no? ahhahaha” “Lei è... oddio ma sa che c'ha una vera faccia di caz**!! Ma davvero si è laureato e insegna?!” Il volto di Onizuka si accese in una sonora risata. Sembrava che per questo tizio non ci fossero mai problemi, era sempre di buon umore... non pago accese una radio e il silenzio della biblioteca fu riscosso da musica rock con canzoni che ti facevano venir voglia di ballare. “So che dopo scuola vai a lezione di danza... per un po' che non andrai, ho pensato che potrai esercitarti tra un libro spolverato e l'altro.” “Ma... lei..lei mi fa venir voglia di prendere un libro e tirarglielo dritto in quella faccia di merda che si ritrova...se lei pensa di poter prendirmi in giro e divertirsi alle mie spalle si sbaglia di grosso...!” “Mmm un libro in 10 minuti è un po' da bradipo...dovresti impegnarti di più...ora io vado nel reparto archeologia, tu comincia dal reparto zoologia... ci incontremo a metà strada...mineralogia probabilmente.” Jess era incazzata...ma le venne da ridere...era impossibile litigare con quell'uomo lì... prendeva tutto così alla leggera... ssembrava non mascherare mai il suo pensiero... La musica era bella, coinvolgente...e ora che il prof era a 10 stanze lontano, le veniva proprio voglia di ballare...ma doveva resistere... si sentiva bene. Spolverare libri,era noioso però...doveva ammetterlo. “Bene, per oggi basta così.” Onizuka si palesò all'mprovviso a due cm dal suo orecchio e si chiese come avesse fatto ad arrivare da lei senza il benchè minimo rumore.. L'odore del dopobarba, e quegli occhi così profondi dritti verso di lei le fecero fare un passo indietro, facendo finire con le spalle allo scaffale e facendo scivolare un libro. “Eh sono davvero così brutto o è solo una brutta alitosi?!” Jess voleva essere scortese, ma non riuscì a non ridere. Di gusto. Come se dopotutto non era male. E glielo disse. “Certo che è proprio un bel tipo sa.” “Ahahhaahah...dunque fino a 2 minuti fa ero una testa di cazzo, ora son un bel tipo. Beh questo rapido upgrade di livello, mi lusinga... a domani Jessie.” Jessie uscì nel pieno mezzo di un temporale di cui non si accorse...ovviamente era sprovvista di un ombrello e di aspettare alla scuola proprio non ne voleva sapere. “Eh Jessie, salta su, ti riaccompagno a casa” Era Onizuka, sulla sua rombante ferrari...con il suo solito sorriso a 32 denti.” “Abito dall'altra parte della città, perderà tempo, non c'è bisogno” “Perfetto, salta su allora” “Ma se ho appena detto che...” Onizuka scese dall'auto, e prendendola per il braccio la trascinò letteralmente in auto. Fu un fulmine, accese il motore e partirono. “Ma lei è davvero uno psicopatico, voglio scendere!” “Scenderai, tra poco... che caratterino! Un “sì grazie” poteva bastare.” Accidenti, in auto con questo demente... Jess si guardò le gambe...solo ora notò quanto corta le finisse la gonna e quanto sexy era quella sua stupida uniforme, essendo lei più alta della media giapponese. Esattamente una minigonna. Non i sentiva davvero a suo agio. Onizuka era impassibile. A volte non lo capiva... in classe aveva tutte le ragazze che gli scimmiottavano intorno, che facevano di tutto per mostrarsi e lui rideva e glissava in maniera impeccabile e divertente. Era davvero speciale. Era forse il primo uomo che non le aveva mai fatto un compliemtno o guardata con occhi diversi. Di solito la sua bellezza provocava anche reazioni nei prof più in là con gli anni... le guardavano le gambe e lui invece nulla. Perchè era così gentile e disponibile con lei? Perchè le rivolgeva sempre parole divertenti, e cercava di farla ridere. Cosa pensava quest'uomo di lei veramente? “Dica professor onizuka...le faccio pena?” “Come? Pena? Perchè dovresti farmi pena, sentiamo?” “lasci stare” “sai jess... io ero come te. Taciturno, con pochi amici, chiuso a riccio... ho passato molti anni della mia vita in una condizione di chiusura e pensavo solo a cose negative.. poi per fortuna le cose sono cambiate e mi piacerebbe che anche tu ti accorgessi del mondo intorno a te... ” Era serio. Non battè nemmeno una volta ciglio, né la guardò. Teneva la mano salda sul volante e gli occhi dritti sulla strada. Era una roccia, solo la camicia, e la cravatta aperta sul collo gli davano quell'aria da figo. Cazzo pensò Jess. Non sapeva cosa dirgli... ma aveva ragione...ma cosa poteva farci?! Nessuno mai le aveva parlato così direttamente capendo a volo la solitudine di cui si circondava. “Jessie, piccola... non rispondere nulla... vedrai che anche tu incomincerai presto a...” “basta! basta! cos'è tutta questa saccenza?! proprio ora mi viene a fare la paternale? ma cosa vuole?ora si fermi voglio scendere davvero...” Onizuka, contrasse la mascella... ma anziché frenare accellerò...110...120...130...140...arrivò a 150 km/H! “ma è pazzo, fermati! “Jess, vedi, la vita non è infinita. In un momento potrebbe terminare tutto...credi saresti contenta poi?” Jess aveva paura, gridò, le scesero delle lacrim di rabbia.. “fermati bastardo, fermatiiiiiiiiiiiii! Onizuka schiacciò il freno di colpo, si apriono entrambi gli airbag e dopo una lunga frenata l'augto si fermò. Onizuka dal suo airbag con l testa reclinata guardava con un sorriso dritto negli occhi impauriti di jess... “l'unica cosa che meriti è amore.” E le cinse la vita con le braccia. Jessie era ancora spaventata, quando lui con una mano le sollevò il mento e guardandola con il volto più serio che avessemai visto, la baciò improvvisamente. Era un bacio dolce, nonostante jess poteva carpirne la voracità e mascolinità di quel gesto. Non si staccava. Continuava nonostante jess rispondesse debolemente, lui aumentava d'intensità e rigore. doveva essere arrabbiata co lui, ma il suo corpo invece rispondeva con passione a quel lungo bacio. Ora non parlava più, era serissimo, era focoso, eccitato. Ora la bocca premeva scendeva lungo al collo e una mano grande le si infilava sotto la camicetta...le stava palpando il seno, mentre con la bocca scendeva sempre di più.... Non riuscì a dire niente, si lasciò andare a quella travolgente passione, mentre lui la spogliava.. baciò ogni cm del suo corpo, ma si soffermò sui seni, baciondoli a lunghi, divorandoseli, facendola gridare dall'eccitazione... “smettila...” lui non disse una parola, la prese con forza e sicurezza e l'adagiò sui sedili posteriori, schiacciondola sotto di sè...fuori conituava a piovere, ma in quell'auto jess si sentì amata per la prima volta. “ti voglio, piccola” le disse in un orecchio prima di rimettere in marcia e lasciarla sotto casa sua. “d'ora in poi, ci sono io con te, dovrai sopportarmi.”. e le sorrise. quel sorriso caldo cui non si poteva fare a meno di sentirsi al sicuro. “good night baby” e sparì nella notte, lasciando jess incredula per ciò che era successo.

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Capitolo 8
*** La focosa verità ***


Jess non riuscì a dormire per nulla quella notte. Il solo pensiero che lo aveva appena fatto con il suo professore, la lasciò davvero spaventata. Era stata la sua prima volta, ed oltre a questo, non l'aveva fatto con un ragazzo normale, ma con un suo professore...

"Ma come ho potuto?!" Erano le 3 di notte, e dato che di dormire proprio non se ne parlava, Jess andò a farsi una doccia.

L'indomani, Lee era seduto a tavola che faceva colazione e come al solito quando Jess si palesò nessuno dei due considerò minimamente l'altro. Da quando i genitori erano partiti in vacanza poi, le conversazioni si limitarono davvero molto. C'eran giorni in cui nemmeno si parlavano. Jess, si prese una ciotola di riso per colazione, ma dato che non aveva dormito tutta la notte, le scivolò dalla mano, cadendo e frantumandosi sul pavimento. Lee alzò la testa nella direzione di Jess, Jess si chinò per raccogliere i cocci, quando si ritrovò gli occhi di Lee che la fissavano con sgomento.

"Beh, cosa c'è da guardare?E' solo una ciotola, dopotutto... magari potrebbe passare per la testa di aiutarmi, dato che ci sei?!"

Lee serrò la mascella e un'espressione durissima gli si dipinse sul volto.

Le si avvicinò con un'aria davvero strana... si chinò e le poggio una mano sul collo...

"Chi te l'ha fatto?"

"Cosa?"

"Chi cazzo ti ha fatto questo qua?"

Jess era confusa, non capiva a cosa si riferisse...

Lee allora, la tirò sù, la fece alzare e la portò davanti lo specchio. Solo allora Jess si rese conto della cosa cui si rferiva. Aveva un bel livido sul collo... ma non capiva dove se lo fosse procurata...

"Non me n'ero accorta... me lo sarò fatta a danza. E comunque mi pare eccessiva la tua reazione. Dannazione...saresti capace di arrabbiarti anche con l'aria che respiri "

Il volto di Lee era duro come una roccia. La mascella ancora contratta...

"Chi è stato? Quale lurido porco ti ha messo le mani addosso?"

Jess solo allora collegò tutto... Onizuka, la aveva baciata dapertutto, e con una certa veemenza...solo quello poteva essere il motivo....

Jess ebbe un tremore al solo pensiero che ora Lee sapeva tutto. Non sapeva cosa dire, cosa fare. Abbassò la testa, cercando di evitare il suo sguardo.

" Ho 18 anni, non devo dare spiegazioni a nessuno.. io non ti vengo a dire nulla sulle persone con cui esci."

"No Jess! No! Non esiste!!"

Jess fece per andarsene, ma lui la bloccò entrambi i polsi. Usò molta forza, e con il suo corpo la schiacciò al muro, impedendole qualsiasi mossa. La guardò per un tempo interminabile, quando improvvisamente ebbe come un raptus e avvicinò il suo viso al suo volto. La baciò. Ancora e ancora. Di nuovo. Con sempre più passione. Jess non sapeva cosa fare. Era bloccata con le spalle al muro, i polsi serrati dalle sue mani e non riusciva nemmeno a respirare. Lee sembrava un' altra persona. Sembrava non volesse staccarsi dalle sue labbra. Jess incomiciava a cedere, quando le sue gambe non ressero e cascò per terra. Questo non fermò Lee, che anche in quella posizione, la dominava e controllava ogni suo respiro. Poi, all'improvviso si fermò. Si alzò bruscamente, tirandosela a sè e rimettendola con le spalle al muro, la guardò dritto negli occhi.

"Tu non sei mia sorella. Forse ora capisci perchè te lo ricordavo sempre."

Jess era sconvolta, la sua camicetta era stropicciata e ora, iniziava a capire molte cose.

Jess andò vicino Lee e lo schiaffeggiò con tutta la forza che aveva.

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Capitolo 9
*** Tra due fuochi ***


Dopo lo schiaffo, prese lo zaino e si diresse verso scuola. Era come in trance. Ieri Onizuka, oggi Lee. Non era solo distrutta psicologicamente ma anche fisicamente. Sentiva il dolore del livido sul collo, i polsi le facevano male, per la non parlare della bocca.

Una giornata che avrebbe cambiato la sua vita...

"Come farò ad andare a scuola o ritornare a casa?"

Entrò a scuola, e si diresse verso il bagno. Davanti lo specchio non potè eviare di constatare quanto visibile fosse quel livido...

"Dannazione"

Si sciacquò il viso più e più volte e decise che avrebbe fatto finta di nulla con entrambi...dopotutto che poteva fare?

Entrò in classe e seguì le lezioni...l'ultima sarebbe stata pesante..c'era lui.

Onizuka dal canto suo, entrò spavaldo e beffardo come sempre

"Buongiorno ragazzi, dormito bene?"

Oggi, come ben sapete c'è il compito sulle equazioni...mi raccomando.

Jess non ricordava di questo compito, e tanto sapeva già che non avrebbe risolto nulla. Difatti...ma la cosa più odiosa fu quella, che avendo davvero sonno, si addormentò sul compito in bianco negli ultimi 10 minuti.

"Qui c'è qualcuno che trova davvero noioso il compito vero Miss Lee-Smith?"

Jess ebbe un sussulto, alzò la testa dal tavolo e incrociò lo sguardo beffardo di Onizuka.

Jess non poè fare a meno di guardarlo con una faccia schifata e fece finta di continuare il compito.

La campanella suonò.

"Bene ragazzi, mentre uscite consegnate il compito...lei signorina Smith si fermi un momento."

"Dobbiamo parlare....cos'è questo compito in bianco?"

"Libera interpretazione delle equazioni."

"Jess, finiscila...rischi di comprometterti l'anno scolastico..."

Jess lo vide serio forse per la prima volta che lo conosceva...

" E a lei cosa importa?"

Fu allora che Onizuka vide il succhiotto al collo... e per un attimo si sentì in imbarazzo.

"Dannazione..mi dispiace per questo" Disse, toccandole il collo.

Jess non rispose. Lo guardò con occhi di sfida.

"Non si preoccupi, questo sarà il primo e ultimo che vedrà. E la prossima volta che mi tocca, lo riferirò al Presidente... e un bel licenziamento non glielo toglie nessuno."

Onizuka la guardò senza dire nulla. Le sorrise. E si mise le mani in tasca. Incamminandosi verso la porta. Poi diventò serio tutto in un colpo e si fermò.

" Se hai bisogno, io ci sono...il due non te lo posso risparmiare ma...Jess,io ti amo." E se ne andò.

Jess rimase shockata per quelle parole... non poteva essere vero... era solo sesso....e lui era un prof con il doppio dei suoi anni...si sentì male.

Andò dritta a danza, dove cercò di non pensare più a nulla e anzichè andare a casa, si fermò in un fast food. Ora, l'ultima cosa che voleva er di vedere anche Lee. Erano le 22... e Jess era ancora seduta, immersa nei suoi pensieri, quando il suo cellulare squillò.

"Pront...?"

"Si può sapere dove sei finita a quest'ora? Danza è finita 3 ore fa..."

"Fatti i fatti tuoi, non ti deve interessare dove sono... buonanotte" E riattaccò.

Ma lee aveva capito dalla musica di sottofondo dove stava...prese l'auto e così si avviò a riprenderla.

"Eccoti qua."

"Lee... ma come diavolo..."

"Non hai capito allora? E' tardi per stare fuori da sola.

Lee era venuto lì da lavoro...aveva ancora il camice da chirurgo addosso...

" E cos'è quel camice, fai il macellaio ora?"

"Smettila, non fare fina che non sai nulla di me..."

"Quindi ti sei laureato...ovviamente non me l'hai detto... ma comunque non me ne può fregar di meno...e ora se vuoi lasciarmi in pace"

Non le fece finire la frase che se la prese di peso e la caricò in auto.

"Lasciami stronzo, ho detto lasciamiii"

Ma Lee ormai l'aveva sbattuta in macchina con poca eleganza, messo in moto e partito a tutta velocità...

"Maledetto farabutto...che cazzo ti passa per la testa?"

Lee non fiatò, mise della musica e ignorò completamente la sua presenza.

"Come puoi pensare che una ragazza così avvenente non sia aggredita mentre cammina di notte da sola?! Come cazzo è possibile che non ci arrivi?"

"L'unico che mi aggredisce da stamattina sei tu."

Lee non disse più una parola, entrarono a casa e ognuno andò a dormire nella propria stanza. Lui, giovane e brllante chirurgo, con una carriera promottente, con tutte donne ai suoi piedi, non si dava pace di come una ragazzina, appena 18enne lo stesse turbando così tanto. Tantomeno non riusciva a non sentirsi in colpa per il fatto che lei doveva essere per legge sua sorella, anche se era stata adottata. Voleva stracciare tutte quelle carte dicenti che erano fratello e sorella.

Andò così alla sua porta, bussò ed aprì.

"Che vuoi?"

"Mi dispiace per stamattina. Non accadrà mai più..."

detto questo, se ne andò.

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Capitolo 10
*** Passione ***


L’indomani , Jess si svegliò con un forte mal di testa. Non riusciva a credere a quello che era successo prima col prof e poi con Lee.  Si sentiva debolissima, aveva caldo e bisogno di bere.
Uscì dalla sua stanza e si avviò giù, verso la cucina, quando improvvisamente cadde a terra priva di senso. In quel momento Lee, uscì dalla propria stanza per andare al lavoro e non appena vide Jess a terra, si precipitò verso di lei. Le toccò la fronte, le contò le pulsazioni, e la caricò di peso, portandola nella sua stanza. Era molto accaldata, aveva la febbre sicuramente..
“Che incosciente… ma ci si può ridurre in questo stato!”
“Mmm ho caldo…Lee, spogliami, ti prego”
Lee, rimase di sasso per quella richiesta…stava delirando…e dovette contastare che anche da malata era eccitante e sexy. Lui era un medico, ne aveva visti di corpi  nudi e di belle donne, ma con Jess, era sempre alle prime armi….tanto che era diventato impacciato.
Jess, grondava di sudore, e dopo non poche esitazioni, Lee, si decise a spogliarla, per cambiarle abiti asciutti.  Fu un delirio. Dovette deglutire non poche volte, perché Jess, come immaginava, era dannatamente bellissima….in quello stato, arrossata, ansimante, in reggiseno e mutandine, Era qualcosa che andava oltre l’immaginazione… era da stupro. Ecco cos’era. Non resistette e la baciò. Al diavolo tutto. La baciò con tutta la passione che aveva, quella repressa da anni di convivenza, quella che pensava potesse bloccare, ma non ci riuscì. Jess era debolissima, ma non del tutto incosciente.
“Lasciami…Lee…” riuscì a mugugnare tra un bacio e l’altro…opponendo resistenza, quel poco che poteva in quello stato…
Ma Lee era un uragano. Non accingeva a fermarsi. Erano già le 9 e lui sarebbe dovuto stare in ospedale. Era in giacca e cravatta, vestito di tutto punto come suo solito, ma sul letto, baciando una ragazzina seminuda… era una situazione surreale. Sembrava un animale, tanto potente era la sua passione. Quella freddezza tipica di Lee, quel suo fare distaccato da medico, era ora, un lontanissimo ricordo. Continuò a baciarla, come un forsennato, mentre le sue mani, si infilavano sotto al reggiseno, palpandole i seni  ininterrottamente.
Jess era incredula, senza forze, sotto quest’uomo massiccio, in giacca e cravatta, che non si schiodava. Provò a spingerlo, ma lui era troppo forte e lei troppo debole…quasi senza accorgesene, iniziò a rispondere ai baci di Lee..
Lee, appena resosi conto, che Jess iniziava a ricambiare i suoi baci, non si trattenne un secondo di più. Staccò le manì dai suoi seni, e si tolse in pochi secondi giacca, cravatta,  pantaloni  e boxer…. Sembrava fuori di sé, travolto dall’eccitazione. Sfilò le mutandine di Jess e entrò in lei, come se non ci fosse un domani. Jess, urlò dal dolore, cosa che fece ancora di più impazzire Lee, che prese a succhiarle con veemenza i capezzoli…
Era da 5 anni che aveva capito di essere attratto da lei. Vedendola tutti i giorni sbocciare, diventando sempre più bella e inconsapevolmente sexy, aveva fatto crescere in lui, un sentimento di frustrazione, che finalmente, poteva sfogare del tutto.
Era impazzito. Aveva avuto tante donne, ne aveva visti tanti di corpi nudi, ma lei, con quel suo caratterino da arrogante, quel corpo da ballerina con dei seni troppo grandi per un corpo troppo minuto, quegli occhi ghiacco, e quei capelli color miele era l’apoteosi di ogni sogno erotico. Doveva essere sua, a tutti i costi o se no, sarebbe stata di un altro in poco tempo.  Non si capacitava di essersi trattenuto per così a lungo. La sua esplorazione fu minuziosa, le sue mani andarono a palpare qualsiasi cosa di palpabile. Si soffermò nuovamente sui suoi seni, schiacciandoli, succhiandone i capezzoli uno ad uno, leccandola dal collo, pian piano fino in basso…. Jess urlò dal piacere e a lui si accese un ghigno di colui che finalmente si sente vivo.
“Oh…mmm…Jess…tu… sarai mia…mmm”
Jess era esausta, così sfinita che si addormentò. Lee, era anch’egli stremato, che si crollò su di lei, addormentandosi stringendola a sé.

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Capitolo 11
*** La caduta di una maschera ***


Dormirono avvinghiati tutta la mattina. Finchè squillo il telefono di Lee, svariate volte.  Era l’ospedale che chiedeva cosa fosse successo e perché non era venuto al lavoro. Lee, con la voce più impeccabile e ovvia, affermò che la sua sorellina era svenuta +Aggiungeva inoltre, di aver bisogno di almeno altri 2 giorni di riposo.
Riagganciò il telefono e si girò verso Jess che dormiva ancora. Non ansimava più, ma dovette coprirla per bene, per non andare incontro ad un'altra ondata di eccitazione incontrollata. Non capiva come uno scricciolo di 1 metro e 60, che poteva pesare al massimo 45 kg, potesse avere un concentrato erotico su di lui. Si vestì, le controllò la febbre e resosi conto che si era abbassata, andò in cucina a preparare qualcosa.
Ritornò in camera, mentra lei si stava svegliò.
“Oh sei sveglia..ti ho appena preparato un’ottima minestrina rigenerante…”
“Tu…dove sono i miei vestiti?”
“Non ti ricordi nulla?
“Mi ricordo benissimo. Tu sei un porco. Sei un maiale…pensavo mi odiassi, e invece tu sei..”
“Invece ti amo. Da pazzi. Da far sesso come se non ci fosse un domani.”
Jess diventò rossa come un peperone. Ma era arrabiatissima, era furiosa…
“Ti sei approfittato della situazione….come hai potuto! E tu saresti un medico? Fai così anche con le tue pazienti?”
Lee si avvicinò al suo letto. Si sedette. Lei si strinse nella coperta, cercandosi di coprire come meglio poteva.
“E’ inutile coprirsi, quando ho già visto e testato tutto…” risuonò  Lee beffardo, con un ghigno malizioso.
Jess diventò rossa fuoriosa.
“Sei un maiale, un porco… ti sei approfittato di…”
“Se non avessi corrisposto i miei baci, sarei ciò che dici. Invece, ho scoperto che baci meglio di quanto credessi…”
“Tu…brutto schifoso…”
Lee si riavvicinò a lei, con il suo ghigno beffardo.
“Ero al settimo cielo mentre ricambiavi i miei baci.  Ma poi invece… geloso.  Baci così bene che non sono il primo che hai baciato. E questa cosa mi da fastidio da pazzi.”
“Ora mi da anche della puttan…!
Ma Jess non fece in tempo a finire la frase, che Lee, era daccapo sulle sue labbra. Inizialmente Jess oppese resistenza, ma ben presto,si avvinghiò alle sue spalle, facendo ricadere la coperta e rimanendo, per l’ennesima volta, nuda di fronte a lui.
“Mmmmm Jess, Jess….tu vuoi farmi impazzire oggi eh?”
Lee si fiondò sui suoi seni, mordendoli e palpandoli…ma dopo un po’ Jess lo  respinse a malo mado.
“Smettila! Non sono il tuo giocattolo!”
Lee si staccò, con gli occhi assetati di passione. Lei ansimava, mentre cercava di riprendere la coperta per coprirsi.
“Hai ragione. Sto andando fuori ogni limite. Ti chiedo scusa. Ma. Tu, mi hai ricambiato anche questa volta.
“Non è vero, tu mi hai costretto”
“E’ inutile negarlo. Ora vado, mangia e se hai bisogno di un consulto medico, sono sotto”Disse con un sorriso malizioso stampato in volto. Un sorriso mai visto sul volto di Lee, che di solito era sempre rigido e senza emozioni.
“Vaffanculo, porco!”
E fu così che nel giro di pochissimi giorni, Lee era passato dal fratello adottivo che la odiava, che la trattava male, al più appassionato degli uomini, avendola fatta sua con passione e dicendole di amarla alla follia.  
Lee si stese sul divano in salotto.Era ancora eccitato. Se non l’avesse bloccato, ci avrebbe dato dentro la seconda volta.Una cosa che non aveva mai fatto con nessun’altra ragazza. L’aveva sempre saputo di amarla, di desiderarla. Ora che lei era diventata maggiorenne, tutto sarebbe stato più facile. Era determinato. Al diavolo la legge.  Loro non erano veri fratelli…avrebbe trovato un modo per averla e ci sarebbe riuscito.  Il dottor Lee, aveva sempre quello che voleva.
 
 
 

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