The times are a changin'

di LauriElphaba
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. Ansia da Patronus ***
Capitolo 2: *** II. Entusiasmo ***
Capitolo 3: *** III. Geniale ***
Capitolo 4: *** IV. I tempi stanno cambiando ***



Capitolo 1
*** I. Ansia da Patronus ***


Ok, brevissima intro prima di cominciare. Dorcas e Remus sono sempre stati uno dei miei OTP preferiti. Quando sono tornata su EFP e mi sono resa conto che spopolavano le Dorcas/Sirius, ho storto il naso non poco. Cioè, ok, è giusta come qualsiasi altra accoppiata di cui non conosciamo uno dei personaggi, ma mi faceva strano vederla così dopo anni che consideravo una coppia Remus e Dorcas o.ò Quindi, dopo un'ingloriosa one shot risalente a secoli fa che probabilmente dovrei rinnegare, ho deciso di dare la mia versione dei fatti adesso. u.u Spero che la minilong vi piaccia, io mi sto divertendo come una pazza a scriverla!

Buona lettura!

 

 

 

 

 

Ansia da Patronus

Di come a volte non si possano salvare sia la pelle che la faccia

 

 

 

 

 

 

Porca miseria.

Ecco, la situazione non era delle migliori. Dorcas schivò l'ennesimo getto di luce verde e rispose con uno Schiantesimo, mandando a terra la figura incappucciata che l'aveva attaccata.

Si spostò dietro un bidone della spazzatura per riprendere fiato, la bacchetta stretta nella mano destra sudaticcia, il cuore in gola.

Vide Marlene, all'estremità del vicolo cieco in cui erano finiti, scagliare una maledizione contro il Mangiamorte più vicino, che la deviò senza problemi. Dall'altra parte, James, Lily e Frank duellavano con altri cinque tizi incappucciati.

Aiutare Marlene o aiutare loro?

Con un ultimo respiro affannato si rialzò in piedi e decise per Marlene. L'aveva quasi raggiunta quando entrambe scagliarono uno Schiantesimo contro il suo aggressore, che venne scaraventato contro il muro scrostato alle sue spalle dalla forza dell'attacco congiunto.

“Bene, adesso ci dareste una mano?” le raggiunse la voce di James.

Marlene si asciugò il sudore dalla fronte e corse verso di loro, Dorcas fece per seguirla ma la donna le fece cenno di rimanere dov'era. La ragazza ebbe giusto il tempo di sentirsi urlare “Manda un Patronus ad Albus, ne stanno arrivano altri!” che un inconfondibile doppio crackalle sue spalle la costrinse a voltarsi di nuovo e fronteggiare gli avversari appena apparsi.

Ecco, questo è andare a fare la spesa se fai parte dell'Ordine.

 

 

Era quasi una settimana che nessuno di loro metteva il naso fuori dal Quartier Generale. C'erano stati diversi attacchi e Silente aveva chiesto ai nuovi arrivati di non uscire se non fosse stato assolutamente necessario. Poi la situazione si era calmata e Lily aveva proposto di accompagnare Marlene a casa, visto che non era potuta tornare dalla sua famiglia per tutto quel tempo. E sulla strada, passare a prendere alcuni ingredienti che potevano tornare utili per le pozioni di guarigione lì al Quartier Generale.

Ma ovviamente, poco prima di arrivare a casa McKinnon erano stati intercettati e attaccati, costretti a rifugiarsi in quello squallido vicolo cieco coi Mangiamorte che spuntavano come funghi.

Silente non sarà contento.

 

 

Stava facendo del suo meglio per tenere testa ai due incappucciati appena apparsi quando una maledizione proveniente dalle sue spalle ne mise fuori combattimento uno.

Un secondo dopo, Frank era al suo fianco.

“Ci penso io a questo, tu manda un Patronus a Silente!”

Era sempre lei a fare quell'incantesimo, lo padroneggiava meglio degli altri, a detta di tutti. Ed era probabilmente vero, ma quella sera se lo sarebbe risparmiato volentieri.

“Non ho bisogno di aiuto qui, Frank, pensaci tu!”

“Dorcas, fallo e basta, non sono calmo abbastanza!”

Eccheccavolo!

“Va bene, va bene!”

Con Frank che faceva del suo meglio per coprirle le spalle, scappò di nuovo dietro al bidone della spazzatura e mentre si accoccolava là dietro per concentrarsi notò che Lily, James e Marlene avevano avuto la meglio sui loro assalitori, ma altri ne erano appena arrivati. Non sarebbe finita presto, doveva mandare quel Patronus.

OK. Ok, ora lo faccio.

“Expecto Patronum!”

E come aveva temuto, dalla sua bacchetta si rifiutò di uscire la sua vecchia, adorata gazzella argentea.

Ok, stanno combattendo. Probabilmente non se ne accorgeranno neanche.

Al suo posto, men che benvenuto, era apparso un enorme lupo dal manto folto, che cominciò a girarle intorno.

“Siamo sotto attacco, e continuano ad arrivare... mandate qualcuno!”, sussurrò all'animale, che finalmente corse via, le zampe ad un centimetro dal suolo, veloce e silenzioso come il vento.

Quando si rialzò per tornare ad aiutare gli altri la prima cosa che vide fu James, che la guardava da sopra la spalla con una svergognatissima espressione di trionfo.

“Oh, qualcuno qui ha cambiato Patronus!”, urlò dopo aver steso il proprio avversario con un getto di luce azzurra.

“Potter, sta zitto se vuoi che venga ad aiutarti a salvare le chiappe!”, rimbeccò. Ringraziò la sua pelle scura che non le permetteva di arrossire più di tanto nonostante il bollore alle guance.

Ma di tutti,proprio lui doveva accorgersene?

Si gettò nella battaglia a capo chino, agguerrita come non mai, cercando di concentrarsi.

Si può pensare a certe cose mentre si rischia la pelle?

Evidentemente sì, visto che nonostante stesse continuando a combattere, quel maledetto calore alla faccia non l'abbandonava.

Finalmente, nell'oscurità del vicolo apparvero Silente, i Prewett, Sirius e Moody.

Santa Rowena, grazie per la luna piena di stasera.

Fu questione di pochi secondi prima che i Mangiamorte battessero in ritirata. Per quanto ci stesse facendo l'abitudine, vedere Silente e Moody combattere le toglieva sempre il fiato. In modo diverso, erano eccezionali: il potere controllato del vecchio Preside, la furia precisa e incontrastabile dell'Auror. Erano l'arte del duello in tutta la sua potenza, l'eleganza e la violenza.

Presto rimasero soli nel vicolo buio, ansimanti, sfiniti.

Albus si rivolse a tutti i giovani.

“Tornate al Quartier Generale. Tutti. Marlene, troveremo un modo di portarci anche la tua famiglia.- aggiunse visto che quest'ultima si era già fatta avanti per replicare – Se avete bisogno di qualcosa, troveremo il modo di farvelo arrivare. E la prossima volta che decidete di uscire, avvisate Alastor. Non abbiamo bisogno di perdite inutili”.

Senza un'altra parola si Smaterializzò lasciandoli soli con l'Auror, un gruppo di bimbetti appena rimproverati che aspettano di tornare a casa con la coda tra le gambe.

“Forza, tutti al Quartiere. Adesso, mi tocca fare anche la babysitter...”, rincarò Moody avviandosi col suo passo zoppicante verso l'estremità del vicolo cieco, dove avrebbero potuto Smaterializzarsi tutti.

Se non altro, sicuramente quel momento di umiliazione avrebbe zittito James per un po'. E una volta arrivati, avrebbe solo dovuto minacciarlo di morte. Sì, la situazione non era pessima.

D'improvviso, si sentì prendere a braccetto.

“Sai, ho sempre pensato che sia interessante, come cambiano i Patroni. Magia e sentimento, eh?”, le sussurrò James, con l'aria di chi sta facendo di tutto per non scoppiare a ridere.

Ok, forse dovrò ammazzarlo sul serio.

 

 

 






 

Note d'Autore:
Allora, intanto, spero che il capitolo non vi abbia fatto troppo schifo u.u/ Ho anche il secondo pronto e il terzo è in lavorazione, non penso di scriverne più di quattro o cinque... quindi dai, se non vi è sembrato troppo brutto potete darmi un pò di fiducia :3 No?
Vabbè.
Un paio di note sulla mia adorata Dorcas:
- E' nera. Ma proprio nera nera. Niente capelli biondi come il grano in quella magica estate di fine inverno, mi spiace. 
- Dorcas, in latino, significa "gazzella", da cui i miei trip sul suo Patronus. In una versione dei fatti precedente, Dorcas era un Animagus, ma non volevo aggiungere ulteriore MarySueaggine ad un personaggio che è già MOLTO a rinschio di entrare nella categoria D:
- Riguardo a come sia finita nell'Ordine... ne saprete di più nel prossimo capitolo, dove farà cucù, finalmente, anche Lupin. Che vi devo dire, non mi piace affrettare le cose :3

Ah, notina generale: il titolo non nasconde niente di oscuro. Semplicemente, ho trovato che questa canzone di Dylan sia il sottofondo perfetto per questa fic, e la ascolto a ripetizione mentre la scrivo. Grazie, Bob <3
Infine, vorrei ringraziare la mia adorata fera per aver letto e benedetto in anteprima. XD
Grazie per aver letto e bacini sul naso a chi recensirà!
Lau

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Capitolo 2
*** II. Entusiasmo ***


Salve a tutti! Siete ancora qui? Ma grazie!:3

Con questo capitolo entriamo nel vivo della storia, quindi – spero – ci sarà da divertirsi!:3

Ho mille dubbi, ma scriverlo (specialmente la prima parte) è stato bellissimo, quindi spero che un pochino poco poco piaccia anche a voi XD

Ringraziamenti infiniti piovano, grandinino, si abbattano su ferao, che è stata la mia beta anti-MeriSù e mi ha dato una mano a rendere Dorcas un pelo meno assetata di sangue XD

(Non ti sarò mai abbastanza grata per la pazienza nel leggerlo alle una di notte <3 )

Ulteriori ringraziamenti a Shnusschen e Elepads, che come dicono qui sono state proprio delle babes <3 E hanno recensito il capitolo precedente. Grazie!

Oh, anche ad un'altra babe, Andrea Moon <3 Che pur lontana da EFP, se l'è letto. Ari-grazie!

E adesso, cominciamo! Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

Entusiasmo

Di cosa succede se chiudi in una casa un gruppo di ventenni

che hanno paura di non invecchiare

 

 

 

 

 

 

 

Al loro ritorno, il Quartier Generale – ovvero casa di Emmeline, che si era rassegnata ad ospitare quell'orda di idealisti caciaroni - era più rumoroso che mai. Dalle facce preoccupate che trovarono ad attenderli, era chiaro che tutti erano stati in ansia per loro.

Appena varcarono la soglia, Alice si gettò tra le braccia di Frank, in lacrime. Per quanto la fama di Auror della ragazza fosse più che solida, era evidente a tutti che non si sarebbe mai abituata a vedere l'uomo che amava rischiare la vita.

Sirius e James sembrarono squadrarsi per un secondo, poi si buttarono le braccia al collo a vicenda, negli occhi l'espressione della vera gioia insperata.

“Oh, vecchio amico mio! Mi spezzerai il cuore!”

“Non farlo mai più, James, dico davvero!”

Lily diede uno scappellotto a entrambi prima di raggiungere Dorcas, alla quale si erano già avvicinati Emmeline e Dedalus per farsi raccontare cosa fosse successo.

“...ho mandato un Patronus e poco dopo sono arrivati gli altri e i Mangiamorte se la sono data a gambe... Silente non era particolarmente felice...”, stava raccontando la ragazza.

“Beh, ha ragione!”, ribattè Emmeline mentre le sfilava il mantello sporco dalle spalle senza tante cerimonie. “Vi farete ammazzare, così! Non mi avete neanche detto dove stavate andando!”, concluse contrariata prima di girare i tacchi e sparire al piano di sopra col mantello di Dorcas fra le braccia.

La ragazza rimase in silenzio.

Mi dispiace, Emmeline.

Vedendola ferita da quella bravata ma pronta a prendersi cura di lei come sempre, si sentì molto più in colpa che di fronte a Silente.

“Su, su, alla fine ve la siete cavata...”, tentò Dedalus, vedendola preoccupata.

“Giusto!”, si intromise Lily, che sembrava aver aspettato il momento buono, “E adesso... Dorcas, ti va una cioccolata fra ragazze, prima di andare a letto?”

Dorcas guardò l'amica dritto negli occhi. E sicuro come la morte a cui erano appena scampati, ci lesse quel malefico sorrisetto di malizia, versione light – ovvero meno fastidiosa e spesso meno dannosa - di quello, identico, che doveva aver imparato dal Sommo Maestro, James Potter.

Guarda come mi tocca decimare l'Ordine.

 

Un quarto d'ora dopo, quando Alice si fu ripresa e Lily fu riuscita a sviare le attenzioni di James, che aveva tutta l'aria di voler festeggiare il successo di essere ancora vivi in privato, le tre si ritrovarono, tazze di cioccolata fumante in mano e sensualissime vestaglie di pile addosso, accoccolate sul letto di Lily, nella stanza che condividevano.

Dopo qualche sorso imbarazzato, il silenzio cominciò a farsi pesante. Per parte sua, Dorcas centellinava la cioccolata in modo da staccare per il minor tempo possibile le labbra dalla tazza.

Certo, aspettate che parli io... eheheh...

(Le risatine mentali di Dorcas non erano particolarmente spaventose.)

Dopo qualche minuto, scoraggiata della reticenza dell'amica e dell'imbarazzo di Alice, Lily si decise a prendere in mano la situazione.

“Insomma, niente più gazzella argentea, eh?”

Ci vorrà ben altro, carissima.

“Cosa? Il tuo Patronus è cambiato?!” Alice sputacchiò cioccolata sul cuscino per la sorpresa. “Scusate...ma...il tuo Patronus è cambiato!”. Cercò lo sguardo di Lily, che si limitò ad annuire saggiamente, il ghigno ancora più largo sopra la tazza di cioccolata fumante.

Dorcas fece un tentativo:

“Sì, beh, ho sentito che succ-”

“Succede quando stai affrontando qualcosa di grosso a livello emotivo, sì... ci siamo andate anche noi, a Hogwarts...”, la canzonò Lily. “Ora, a quanto ne so il tuo rapporto con Emmeline è sempre ottimo... e per fortuna non è successo niente di grave, nell'ultimo mese...ergo, deve essere amore...

Dorcas optò strategicamente per un dignitoso silenzio.

“E quindi? Cosa è diventato? Cosa?”, chiese Alice con entusiasmo. Sempre in prima fila, per le questioni di cuore.

Dignitoso. Silenzio.

“Può dircelo solo Dorcas... ma a me è sembrato un lupo.”

Ma non stava combattendo, questa??

“Ok, ok, era un lupo! E sarà il caso che dici al tuo ragazzo di tenere la bocca chiusa, Evans!”

A quella, Alice si lasciò cadere di schiena sul materasso, con un “Oooh” degno delle migliori soap Babbane. Lily, invece, ignorò completamente il minacciosissimo uso del cognome e passò dalla modalità arpia indagatrice a confidente adorabile. Ancora più pericolosa, agli occhi di Dorcas.

“Dorcas... io conosco solo una persona che ha a che fare coi lupi...”, tentò.

A quel punto, a che serviva il dignitoso silenzio? Era con le sue amiche ed era comunque da tanto che avrebbe voluto parlarne... la resa era l'unica via d'uscita.

“Va bene, va bene. E' Remus, penso che ci siamo arrivate tutte”, sputò fuori.

Un mugolio di piacere dalla parte del letto dove era stesa Alice confermò.

“Oh, ma è fantastico! Remus è sempre stato così solo e adesso...”, cominciò Lily.

“Lily, queste cose si fanno in due... e non mi pare che il Patronus di Remus sia cambiato, ultimamente...”, ammise l'altra di malavoglia.

Alice si rialzò a sedere di scatto, la determinazione incisa in ogni tratto del volto paffuto.

“A questo, ci pensiamo noi.”, sussurrò con l'aria di una cospiratrice ottocentesca.

Ah. Bene.

 

 

 

Poiché si sa che le buone notizie viaggiano veloci, nella stanza al piano di sotto, affidata ai ragazzi, l'argomento di conversazione era più o meno lo stesso.

“...e insomma il suo Patronus adesso è un lupo!”, concluse con un sussurro James, che aveva riportato tutto al migliore amico con dovizia di dettagli.

Frank, che con la sua dolce metà non aveva sicuramente in comune l'interesse per le vicende amorose, ronfava steso sul suo letto accanto alla parete, bocca aperta e braccio a penzoloni.

Sirius si concesse qualche secondo di silenzio scettico, prima di chiedere:

“Sicuro che non fosse un grosso cane?... no, perché avrebbe decisamente più senso!”

James affondò il viso fra le mani, rassegnato. Forse avrebbe avuto più senso raccontarlo a Frank.

“Sirius, so che è doloroso, ma affrontalo- rispose tornando a guardare l'amico negli occhi - Non puoi piacere a tutte le donne del creato.”

“Mica tutte, solo le gnocche!”

“Da quando Dorcas è gnocca?”, chiese James onestamente perplesso. Non che Dorcas non fosse carina, ma da lì alla concezione di “gnocca” di Sirius...

“Ramoso, ti ho mai parlato della mia passione per le ragazze di colore?”, borbottò quello.

“Ma per favore... quando è nata, dieci minuti fa?”

“Mh... no?”

“Senti, è in ogni caso troppo intelligente per te.”

“Ma io SONO intelligente!”

“Sì. E adesso pensiamo a come far funzionare questa cosa.”

“Semplice, le chiedo di uscire domani!”

“...”

“...”

“...”

“Ok, dai. Beh, basterà dirlo a Lunastorta, no?”

“Sirius, amico mio – articolò con calma James – questo è tutto l'impegno che sei disposto a mettere in campo per Remus? Non è da te! Lo sai che farà un miliardo di storie... sono un lupo mannaro...sono noioso... sono peloso... quella roba lì! Allora, cosa ti prende?”

Sirius temporeggiò, come riflettendo su un dilemma insolvibile.

“Allora?”

“Niente, è che... è gnocca! Ma va bene – si affrettò ad aggiungere intercettando lo sguardo omicida di James – per un amico, questo e altro”.

E stavolta, James capì che era serio.

“Benissimo. Allora domani si comincia”, concluse.

“E buon per Remus...”, acconsentì l'altro buttandosi a letto con uno sbadiglio.

Dopotutto, pensò Sirius, valeva la pena fare il sacrificio: non era giusto che Loony crepasse in quella guerra assurda prima di aver conosciuto le grazie di una donna. E poi, se ne era accorto di come se la spassavano, Dorcas e Remus, soli davanti al camino a sera tarda, a chiacchierare di chissà cosa.

 

 

 

Nel frattempo, in boschi non troppo lontani, Remus si arrendeva, come ogni mese, alla luna piena. In realtà, non era giusto dire che quello fosse Remus. Quell'essere costantemente affamato, che ululava il suo strazio alla notte fredda abbandonato agli istinti peggiori dell'uomo e della bestia; che era la sua dannazione e il suo compagno di viaggio da quando aveva memoria, non aveva niente a che fare col ragazzo tranquillo che tutti nell'Ordine conoscevano. Era La Bestia, era la sua paura peggiore.

E per la prima volta da anni, in quei mesi era costretto ad affrontarla senza i suoi migliori amici, a rendersi conto che non era migliorato. Se insieme a loro riusciva a controllarsi, lasciato a se stesso era subito ridiventato la furia assetata di sangue che era sempre stato.

All'alba, per l'ennesima volta, ci sarebbe stata solo vergogna, come ai vecchi tempi.

 

In effetti, quando alle prime luci del sole si incamminò verso il Quartier Generale, accompagnato da un'imbronciato Moody che era venuto a prenderlo e portargli qualcosa da mettersi addosso, i suoi pensieri non erano dei più allegri. In particolare, quella mattina, indugiavano su una sola persona, come a volerlo ferire più del solito, a ricordargli quello che doveva continuare a proibirsi.

Dorcas era entrata nell'Ordine di recente. I suoi genitori, Babbani, erano stati tra le prime vittime di Voldemort, uccisi da una gruppo di Mangiamorte mentre lei era ancora ad Hogwarts. La sua storia non era tanto diversa da quella di altri membri dell'Ordine. Giovani o anziani, ognuno di loro aveva la sua piccola o grande pagina di dolore, da ricordare per sempre o da bruciare in una notte buia.

Dorcas, quella pagina se la teneva stretta. Fin troppo, forse, visto che quando Silente l'aveva introdotta all'Ordine tutti i membri di vecchia data, Alastor in particolare, avevano pensato di capire come sarebbe andata a finire: un tentativo di vendetta affrettato e stupido, e quella ragazza sarebbe stato un altro piccolo dolore da aggiungere alla lista.

Ma non era andata così. C'era stata Emmeline, a raccoglierla e calmarla col suo affetto di poche parole. Emmeline che si sentiva sempre un po' sola, Emmeline senza marito né figli, Emmeline che aveva costretto i suoi a nascondersi, a fuggire per salvarli.

Si erano trovate. Era difficile capire come nascessero i legami in quei tempi di terrore, tutto era sempre troppo veloce, istintivo, e aveva un sapore metallico di paura. Paura di non avere un futuro, paura che non lo avessero gli altri.

Alla fine, gli incubi di Dorcas, la solitudine di Emmeline, non erano niente di fuori dal comune. Ognuno aveva i suoi demoni in quella casa microscopica e si cercava di combatterli tutti insieme, di fare in modo che un futuro ci fosse, per tutti.

Per quanto lo riguardava, però, Remus era esperto in fatto di lotte con sé stessi. Ed era una persona affettuosa per natura. Nonostante la sua discrezione, aveva capito la battaglia che Dorcas ingaggiava con se stessa ogni giorno. Non pensava neanche di aiutarla, all'inizio, voleva solo starle vicino. Si sarebbero capiti a vicenda, pensava.

Davanti al caminetto, su un paio di poltrone sfondate, una tazza di camomilla a scaldare le mani, avevano chiacchierato a lungo del più e del meno. E ancora più a lungo parlato, spesso per ore, ritrovandosi le ultime persone sveglie in casa.

Entrambi si erano lasciati andare più di quanto forse avrebbero voluto, ma... almeno per parte sua, Remus non lo rimpiangeva. Erano belle, le notti davanti al camino con Dorcas.

E piano piano, non erano stati più solo i loro discorsi a sembrargli piacevoli. A ben guardare, il riflesso bronzeo della luce del fuoco sulla pelle scura di Dorcas, era bellissimo. Come erano belli i suoi occhi neri, che si facevano più profondi ogni volta che stava parlando di qualcosa di cui le importasse, con le sopracciglia che si avvicinavano per la concentrazione. Ma ancora di più lo incantava un particolare, una cosa che aveva notato una delle tante notti di fronte al fuoco. Quando era tranquilla, appoggiava la tempia contro la mano sinistra, piegando il capo, il gomito puntellato sul bracciolo della poltrona, la forma dell'occhio vagamente deformata da quella posizione. Remus se ne era accorto, aveva notato quando lei aveva cominciato a distendersi, solo un paio di mesi prima. Quella posa era la serenità insperata, il riposo inaspettato, il sollievo. E a Remus – se non si fosse capito – piaceva. Ma proprio tanto.

 

Non che questo fosse bastato a spingerlo a tentare qualcosa. Dorcas poteva combattere i suoi demoni, vincerli e vivere la sua vita. Ma non lui. Lui sarebbe sempre stato schiavo della luna, per quanto vi si opponesse. E non avrebbe mai imposto la sua condanna a qualcun altro, non di sua volontà.

Certi limiti non erano fatti per essere superati.

 

 

 

 

 

 

 

NdA:

Come dicevo nella intro, ho mille dubbi su questo capitolo. T^T/

Alice e Lily sono esagerate?

Sirius è caratterizzato male?

Remus si piange troppo poco addosso?

NON LO SO.

Però posso giustificarmi per le scelte che ho fatto citando appunto il sottotitolo al capitolo. Dopotutto, sono tutti giovanotti in fiore, che si sono trovati in mezzo ad una guerra e hanno deciso di continuare a lottare, invece di nascondersi come tanti altri. Credo che la sopravvivenza richieda come minimo tanta ironia e un pizzico di entusiasmo per ogni piccola cosa... per rimanere attaccati alla realtà e non rifugiarsi nei propri magoni, no?

Boh, questo è stato il mio ragionamento, poi fatemi sapere.

Apparte questo, dopo aver scritto mi sono resa conto che li stavo amando uno per uno XD La mia preferita credo sia Alice <3 Perchè fluffinaaaaaaaaaaa!XD

Vabbè, potrei continuare per ore ma vi lascio!

Un baciotto a chi ha letto e … beh, se mi seguite ormai lo sapete cosa tocca a chi recensisce!X°D

Lau

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Capitolo 3
*** III. Geniale ***


Allora, eccoci al terzo capitolo! Prima di cominciare ci tengo solo a ringraziare il solito gruppetto di fedelissime, che mi fanno tanto felici <3

Fera per averlo letto in anteprima e avermi ridato un po' di fiducia <3 Grazie baby. And I mean it.

Ele per aver recensito il capitolo precedente (e spero che rimarrai soddisfatta dalla Siriusità di questo XD).

Andrea e la mia Omonima per averlo letto <3

E adesso... buona lettura!:D

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Geniale

Di come il fine giustifichi sempre i mezzi. O forse no.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le vespe erano ovunque. Erano grosse, pelose, rumorose... cattive. Le ronzavano tutto intorno, i pungiglioni erano aghi di veleno nero che cercavano la sua pelle. Era terrorizzata e non vedeva altro che giallo e nero. Poi venne il dolore alla gamba, acuto, penetrante, mille punture su un solo polpaccio e non aveva la bacchetta, non riusciva a proteggersi, non c'era modo...

 

Dorcas fu svegliata dal suo stesso urlo per scoprire, nella luce del mattino ormai avanzato, Alice accovacciata vicino alla sua gamba destra scoperta, la bacchetta in mano, il viso paffuto contorto in una smorfia di concentrazione.

“Su, non può averti fatto tanto male!”, sussurrò assorta.

“Alice... maledetta pazza... - bofonchiò Dorcas, la bocca ancora impastata dal sonno -... che cavolo stai facendo?!”

La gamba non le faceva male, ma prudeva insopportabilmente.

“Incantesimo Epilatorio... mi ringrazierai.”

...

...Cosa ho fatto di male?

“Ok, ma era proprio necessario di prima mattina? Mentre dormo?!”, domandò esasperata.

“Altrimenti non ce lo avresti mai fatto fare, no?”, rispose Lily entrando con una grossa sacca viola tra le braccia.

“Ok, ma-”

“Su, basta fare capricci che abbiamo quasi finito!”, la zittì Alice.

Niente, non valeva la pena di sprecare fiato con quelle due esaltate. Tanto valeva lasciarle divertire.

Dieci minuti di imprecazioni dopo, con Lily che le teneva una mano e Alice che aveva tutta l'aria di starsela godendo come una matta, la tortura giunse finalmente al termine.

Dorcas tirò un sospiro di sollievo.

“Bene, adesso posso sapere perché tutta questa premura?”

Lily alzò gli occhi al cielo.

“Ma per la cena di stasera, no? Per una volta che abbiamo qualcosa da festeggiare...”

Quella sera sarebbe passato da casa di Emmeline tutto l'Ordine, per festeggiare il compleanno di Gideon. O più onestamente, per festeggiare il fatto che fossero sopravvissuti tutti abbastanza da arrivarci. Il che era bellissimo, ma mentre Alice si affannava a rifinirle le sopracciglia, a Dorcas sfuggiva ancora un passaggio.

“E posso capire come una mia depilazione integrale migliorerà la serata? - domandò - Non ho intenzione di indossare niente di troppo scoperto!”, aggiunse allarmata.

A quel punto, Alice interruppe i suoi sforzi e Lily si sedette sul letto con loro, prima di prendere la parola.

“Dorcas, mia cara. Magari non migliorerà la cena, ma noi siamo persone previdenti. Ci sarà anche il caro Remus...”

“Per cui – proseguì Alice – ci stiamo preoccupando anche del dopo cena.”

Pazze. Esaltate. Completamente fuori.

E il peggio era che una parte di lei era tentata di dar loro corda.

“Perché, cosa dovrebbe succedere?”, domandò, cercando di mantenere un tono scettico.

“Oh, non lo so... ma quando si hanno certi buoni amici, tutto è possibile, no?”, ribattè Lily con un sorrisetto.

Certi buoni amici?? Con chi diavolo... oh no. OH NO.

“Voi due esaurite non ne avete parlato con Sirius e James, vero? E magari c'è di mezzo pure Frank!”, esclamò Dorcas incredula. Se erano riuscite a coinvolgere persino Frank, indifferente com'era a questo genere di cose, voleva dire che la situazione le stava davvero sfuggendo di mano.

“Diciamo che ci siamo capiti a vicenda, senza parlare troppo...”, borbottò Alice con aria colpevole.

“E abbiamo un piano”, concluse Lily tirando fuori dalla sacca viola il più bel Kaftan che Dorcas avesse mai visto, uno strato di blu notte sopra un altro di rosso intenso, maniche lunghissime e orli ricamati d'avorio.

Se aveva pensato di opporsi, di mettere in testa a quelle due esaltate che non erano affari loro, alla vista di quel vestito ammutolì completamente. Innanzitutto, non aveva mai indossato un vestito da cerimonia, non c'era molto da festeggiare di quei tempi, Lily aveva ragione. E Dorcas, per quanto potesse vergognarsi dei propri sentimenti, era pur sempre una ragazza. Decise che valeva la pena fare i loro comodi pur di indossare quell'abito da principessa almeno una volta.

E poi chissà, Remus avrebbe potuto notarlo sul serio.

In fondo, cosa c'è da perdere?

Si avvicinò a Lily per prendere il vestito, incantata. Alice osservava la scena in silenzio, compiaciuta come non mai.

 

 

Nel frattempo nella stanza dei ragazzi Remus, tornato da poco e ancora sfinito dalla notte di luna piena, era al settimo sonno. In compenso, Sirius, James e Frank, che era stato sommariamente aggiornato, erano belli svegli e pronti al complotto.

Inaspettatamente era stato Frank, nella sua indifferenza, ad avere l'idea vincente. L'aveva esposta solo perché gli altri due la smettessero di spettegolare come comari di paese, ma era davvero... perfetta.

Adesso dovevano solo aspettare la sera.

 

Che arrivò prestissimo, con enorme nervosismo di Dorcas. Alice, Lily e i ragazzi si erano comportati normalmente per tutto il pomeriggio. Troppo normalmente. Forse stava solo diventando paranoica, ma ogni scambio di parole tra gli altri le sembrava fin troppo casuale, quasi volutamente-

Santa Rowena, sto diventando come Malocchio.

 

Remus emerse dal mondo dei sogni nel tardo pomeriggio e si palesò in cucina, dove Emmeline e la ragazza stavano finendo di cucinare, per un caffè. Se gli sembrò strano che Dorcas non gli rivolgesse quasi la parola e continuasse ostinatamente a fissare il tacchino arrosto in forno, non lo diede a vedere.

 

Finalmente, gli invitati cominciarono ad arrivare. Gideon, accompagnato da una ragazza di nome Susan che nessuno aveva mai visto prima, sembrava particolarmente su di giri – probabilmente l'aperitivo non era stato la sua prima bevuta della giornata.

Arrivate le otto, la piccola sala da pranzo era più stipata che mai. Persino la McGranitt si era fatta viva, e sembrava presa in un'accesissima discussione con Aberforth. Ma in tutto quel caos, era impossibile rimanere dietro ad ogni discorso. Hagrid da solo occupava un intero divano, e il suo vocione faceva da sottofondo costante alle chiacchiere degli altri. Sirius, James e Remus erano impegnati con Fabian, che stava raccontando qualcosa a proposito di sua sorella e dei suoi nipoti, i quali a quanto pare nascevano un giorno sì e l'altro pure.

Emmeline lasciava che Dedalus le riempisse il bicchiere di vino elfico a intervalli sempre più brevi, e sembrava si stesse divertendo un mondo. Per aggiungere ulteriore fracasso, i bambini di Marlene continuavano a rincorrersi in giro per la stanza stipata saltando poltrone, poufs, sgabelli e anche la gamba di legno di Malocchio, che fu seriamente tentato di Impastoiarli una volta per tutte.

Marlene, apparentemente dimentica della sua rumorosa prole, era tutta presa a raccontare con aria sognante a Lily e Dorcas di come avesse conquistato suo marito durante un esame di Difesa Contro le Arti Oscure in cui lo aveva salvato da un Molliccio con inutile quanto eroica audacia.

Su uno dei poufs più lontani Frank, imbarazzato ma visibilmente felice, accarezzava piano i capelli di Alice, che si era appisolata al suo fianco. La ragazza era famosa per non reggere l'alcool tanto bene.

Tutto stava andando per il meglio, tutti erano allegri e più belli che mai nei loro abiti da festa e Dorcas, mentre ascoltava distrattamente il racconto di Marlene, cominciava a provare uno strano misto di sollievo e delusione.

Sollievo perché cominciava ad essere tardi e né i ragazzi né Lily – figuriamoci Alice – avevano dato segno che qualcosa stesse per succedere.

Delusione perché ecco... tanto valeva ammetterlo: non le sarebbe dispiaciuto troppo, se qualcosa fosse successo. Onestamente, quanto tempo poteva avere davanti, lei? O Remus? Tutto il tempo del mondo come pochi giorni. Pensiero lugubre durante una festa, certo. Ma era una festa in mezzo alla guerra, una guerra che aveva già ucciso più di quanto tutti – eccetto Silente, forse – avessero previsto. Per cui, tanto valeva essere chiari con se stessi: se fosse morta presto, non si sarebbe vergognata di non aver tentato niente con Remus? Non lo avrebbe rimpianto?

Il problema però era sempre lo stesso: poteva pensare di cogliere l'attimo quanto voleva, era tutto molto saggio e coerente, ma poi... aveva davvero il coraggio di esporsi?

No. E basta, ok? No.

E adesso fammi godere la festa, che Gideon sta tagliando il dolce.

Un applauso e urla più o meno ubriache di auguri la riscossero dai suoi pensieri. Non riuscì a trattenere un microscopico quanto patetico sibilo di sorpresa quando si accorse che nel tempo che aveva passato a riflettere, Remus le si era seduto accanto, apparentemente ascoltando l'infinito racconto di una Marlene sempre più brilla e nostalgica con un sorrisetto.

Mentre continuava vergognosamente a fissarlo e ripetersi che doveva smetterla, qualcuno la afferrò dolcemente per le spalle.

“Si soffoca qua dentro, eh?”, accennò Sirius.

Ad essere sinceri, Dorcas non poté fare a meno di notare che anche lui era molto carino. Con quel vestito da cerimonia nero e dal taglio raffinato addosso era più facile ricordare che venisse da una famiglia nobile. Insomma, non era carino quanto Remus, ma ecco...

“Già... sei scappato da Fabian?”, gli sorrise di rimando.

“Cominciava a delirare, credo sia stato il Whiskey nella torta... cioè, sommato a tutto il resto. - ghignò Sirius.- Ti va di uscire a prendere un po' d'aria?”

In effetti, tra il camino acceso, il calore proveniente dalla cucina e tutta quella gente sazia e contenta, nella sala da pranzo cominciava a tirare aria di sonnolenza.

“D'accordo”, rispose alzandosi.

Mentre uscivano, le sembrò di notare Remus che dopo averla fissata in silenzio per una frazione di secondo attaccava discorso con Lily. Non era un gran passo avanti, ma probabilmente avrebbe dovuto ringraziare lei e Alice per il trattamento di bellezza, più tardi.

 

Sul piccolo balcone collegato ad una scala esterna, l'aria era fresca e frizzante. Si appoggiò al davanzale guardando la luna appena calante. Una cosa così bella, era impossibile credere che per qualcuno fosse una condanna.

“E' una bella serata, eh?”, fece Sirius chinandosi di fianco a lei, così vicino che i loro avambracci si toccavano. Dorcas non diede peso alla cosa, dopotutto lo spazio era davvero ristretto.

“Bella, sì...”, rispose distrattamente, ancora persa ad osservare il cielo. Sarebbe stato bello starsene lì con Remus, seduti insieme sul pavimento caldo. Avrebbe potuto addormentarsi come Alice con Frank, sul suo petto, cullata dal ritmo regolare del suo cuore. Lui non avrebbe potuto accarezzarle i capelli, era scomodo con le treccine, ma le sarebbe bastato che la stringesse a sé, sarebbe stato dolce...

“Mai bella quanto te”

Eh?

Le ci volle un attimo a registrare quello che Sirius aveva appena detto. Ma lo aveva detto sul serio?

Si rialzò di scatto, solo per ritrovarsi faccia a faccia col ragazzo, imbarazzantemente vicini. Troppo sorpresa per rispondere qualcosa di coerente, lasciò che lui le accarezzasse una guancia, per poi farsi ancora più vicino, più vicino,

Ma...ma che diavolo?

Così vicino che le loro labbra stavano per toccarsi e sebbene lei rimanesse impalata, completamente confusa, stava per succedere, stava davvero per succedere, Sirius aveva intenzione di baciarla.

“E ti sta alla grande, questo vestito...”, sussurrò il ragazzo, avvicinandosi sempre di più

Non doveva piacere A TE!

Doveva muoversi prima che le loro labbra si toccassero ma era già troppo tardi, una frazione di secondo e...

 

Ma nel medesimo istante, successero tre cose completamente diverse. I suoi riflessi finalmente reagirono e si ritrovò a poggiare le mani sul petto del ragazzo per respingerlo mentre si allontanava a sua volta, allo stesso tempo vide l'espressione intensa di Sirius trasformarsi in un ghigno di trionfo e... allo stesso tempo ancora, Sirius non era più lì.

Perché era stato sbalzato in fondo alle scale dallo Schiantesimo di Remus, il quale si trovava, apparentemente pietrificato dal suo stesso gesto, a due passi dalla porta finestra del balcone, Lily alle sue spalle vagamente allarmata.

Vide Dorcas voltarsi verso di lui ad occhi sbarrati, anche lei troppo sorpresa per reagire. Ma soprattutto, invece degli insulti che si aspettava, dal fondo delle scale sentì provenire quella famosa risata simile ad un latrato, la risata di Sirius che si stava rialzando e asciugandosi il sangue dal naso cominciava a risalire le scale.

“Oh Godric, quel Frank è geniale, geniale!”, esultò fra una risata e l'altra.

Se lui e Lily si erano aspettati che a quel punto Remus corresse ad abbracciare Dorcas e magari si sciogliessero in un bacio appassionato, furono pesantemente delusi.

Perché quello, semplicemente, si girò e corse via verso le scale.

 

 

 

 

 

 

NdA:

Ecco, più va avanti questa storia, più io mi diverto come un'imbecille <3

Penso di andare avanti ancora un paio di capitoli e basta, e non sono affatto sicura che, in tutto ciò, Dorcas farà in tempo a morire. Onestamente, me la sento anche poco di ammazzarla. D'altra parte però, un bel finale angstoso... NON LO SO.

Datemi anche il vostro parere, magari >.>

Un paio di note:

  • Gideon è Gideon Prewett, ovviamente, fratello di Fabian e di Molly Weasley, da cui le perplessità di Fabian su come sua sorella continui a sfornare figli come pagnotte.

  • Non so quanto sia ok nella politica dell'Ordine che Gideon si porti una ragazza random alla festa, probabilmente non lo è, ma mi andava di far fare un microscopico cammeo alla donna che gli ho affibbiato come moglie in “Eroi”.

 

 

Apparte tutto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto, io avevo grossi dubbi sul finale >.>

Ed ecco, grazie mille per aver letto e bacini sul naso a chi recensisce <3

Lau

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** IV. I tempi stanno cambiando ***


Bene, benvenuti al quarto capitolo!! Ci avviciniamo alla fine... non ho ancora deciso cosa fare di Dorcas in tutto ciò, ma in ogni caso il prossimo dovrebbe essere l'ultimo, o se proprio mi prende bene il penultimo. 
Detto questo, non sono per niente soddisfatta di questo capitolo. Mi sembra che gli manchi qualcosa, ma più lo rileggo più non so dove e cosa aggiungerci. Però è orrendamente insipido T_T
Sarà che quando si passa alle romanticherie sono completamente impacciata? Non lo so. 
Ma non mi piace T_T Ok, la finisco qui con l'autocommiserazione per passare ai ringraziamenti!:D
Ancora una volta grazie a ElePads e Shnusschen per averla recensita fin qui, e ad Andrea per averla letta :3 (Anche se so che dopo sto capitolo vi farà schifo T_T OK, LA SMETTO.)
E poi ovviamente, grazie a Fera per averla letta in anteprima e approvata <3 
(Per quanto non so come si possa approvare sta roba informe.)
Vabbene, demoralizzazione apparte... buona lettura!:D
(Oh, e il solito grazie a chi legge e bacini sul naso a chi recensisce <3)
Lau
 
 
 
 
 
 
 
 
 



I Tempi Stanno Cambiando
Di come e quanto sia vero.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ancora una volta, Dorcas non ebbe tempo di  pensare. Degnò di un'occhiata acida Lily e Sirius, il cui sorriso si stava stringendo in un'espressione colpevole, poi fece l'unica cosa che le sembrava sensato fare, in quel momento: rincorse Remus.
 
 
Arrivata alla porta della camera dei ragazzi, si era già pentita. Era tutto orrendamente sbagliato. Da quando le ragazze inseguivano i ragazzi? Cosa avrebbe dovuto dirgli? Avrebbe dovuto bussare?
E se non mi apre?
Si lasciò scivolare contro il legno della porta, finendo seduta a gambe incrociate sulla moquette color crema. Sarebbe sato molto più facile, rifletteva, se lei e Remus si fossero mai considerati una coppia. Se lei avesse avuto qualche indizio di piacergli. E invece no, tutto quello che lui era riuscito a fare era quello stupido gesto di gelosia. Spuntato dal nulla, senza precedenti. E quindi, probabilmente senza futuro. Non aveva il coraggio di bussare. Non se poteva rischiare che lui non venisse ad aprire, che la ignorasse. Sentì un groppo salato di rabbia bloccarle la gola. Perchè doveva essere così difficile? E soprattutto, perchè adesso era seduta a ricacciare indietro le lacrime di fronte a quella porta come se dall'altra parte ci fosse l'amore della sua vita, quando quella mattina stessa non era neanche convinta di cosa provasse per Remus?
Non lo sapeva ma non le importava. Lui era scappato. Invece di spiegarsi, invece di smuovere la situazione in qualche modo, le aveva dato le spalle. Voleva dire che in fondo, non le importava davvero di lei. Era stato solo un istinto, quello di Schiantare Sirius. Evidentemente, non gli piaceva comunque abbastanza.
Pfffh... come se io fossi innamorata persa. 
Ma quali che fossero i suoi sentimenti, era sicura, a questo punto, che sarebbe valsa la pena viverli. Stare insieme a Remus. Per lui non era lo stesso, a giudicare da come si era rifugiato in camera come un'adolescente. Tanto le bastava. Si strofinò gli occhi umidi con forza, si rimise in piedi e cominciò ad allontanarsi dalla porta. 
Sentì la porta aprirsi alle sue spalle, sentì chiamare il suo nome a mezzavoce. 
"Dorcas..."
Troppo poco e troppo tardi.
Nonostante l'istinto di fermarsi, girarsi e – tanto valeva ammetterlo – corrergli incontro, abbracciarlo, baciarlo, l'orgoglio ebbe la meglio. Raccolse di nuovo tutte le sue forze per rimanere impassibile e continuò ad allontanarsi, per quanto lentamente. 
Ma prima che riuscisse a tornare in cucina, Remus l'aveva raggiunta e afferrata dolcemente per le spalle. Come Sirius, poco prima, solo che stavolta quel semplice gesto la fece scattare:
"Perché non mi Impastoi, se vuoi tenermi qui? E' così che fai, no? Lanciamo un bell'incantesimo impulsivo e poi andiamo a nasconderci in camera!", sbottò. Sarebbe potuta andare avanti per ore, ma Remus non rispondeva, il che la fece imbestialire del tutto e piombare nel silenzio. 
Sempre tenendola per le spalle, lui alzò finalmente gli occhi dalla moquette. 
"Mi dispiace..."
"Fai le tue scuse a Sirius, allora." Avrebbe voluto dire qualcosa di più intelligente, ma era sempre così quando andava su tutte le furie, per quanto si sforzasse la sua lingua era incastrata sotto un cumulo di rabbia. "Almeno lui, se gli piace una ragazza, ci prova", riuscì a borbottare alla fine. 
E fu il turno di Remus di perdere la pazienza.
"Magari perchè lui se lo può permettere! O non si rende conto che siamo in mezzo ad una guerra e potremmo crepare tutti domani! Magari perché non diventa un fottuto mostro una volta al mese, magari perchè lui ce l'ha, un futuro!". Stava urlando ormai, Dorcas non lo aveva mai visto perdere la pazienza così. 
"Magari perché va bene a qualsiasi ragazza su cui metta gli occhi, lui! E infatti lo stavi per baciare, o sbaglio? Stavi per-", lo schiaffo di Dorcas lo colpì in piena faccia. 
"C'è solo un idiota che bacerei in questa casa – articolò la ragazza lentamente, tentando di ricacciare indietro le lacrime di rabbia ma senza riuscire a non alzare la voce a sua volta – e non è Sirius! Sei tu, quindi magari dovresti finirla di fare la vittima e..."
Ecco. Impappinata un'altra volta. 
"E...?", chiese lui guardandola negli occhi per la prima volta nei dieci minuti in cui si erano urlati addosso. Non gridava più. Ma non era nemmeno tranquillo, le sua fronte era ancora aggrottata come se stesse tentando di controllarsi. 
E Dorcas si rese conto di aver sprecato la sua occasione. Quella litigata era stata la cosa più simile alla passione che avessero mai condiviso e adesso era finita. Avrebbe dovuto dire quello che aveva in mente. Avrebbe dovuto smettere di vergognarsi e sputarglielo in faccia. Adesso il momento era passato e le lacrime minacciavano di riaffiorare, stavolta non per la rabbia. 
"...e fai quello che ti pare", concluse dandogli di nuovo le spalle, decisa ad andarsene prima di umiliarsi del tutto scoppiando a piangere come una stupida.
Ma ancora una volta si sentì afferrare, stavolta più forte, per il polso, e fu obbligata a girarsi di nuovo. 
Si ritrovò col volto a pochi centimetri da quello di Remus, gli occhi fissi nei suoi, le labbra più vicine di quanto lo fossero mai state.Riusciva a sentire il suo respiro. L'espressione del ragazzo era indecifrabile ma aveva qualcosa di forte, e... determinato, fuori controllo, che non gli aveva mai visto. 
"Perfetto, allora", le sussurrò lui.
Prima di baciarla. Tenendola stretta forte a sè come se da quando si conoscevano non avesse aspettato altro che stringerla, un braccio intorno alla schiena e la mano sinistra sotto al collo, tra le treccine. E Dorcas si ritrovò a rispondere a quel bacio con più passione di quanta se ne conoscesse, le mani che cercavano i capelli castani del ragazzo, dietro la nuca, come se avesse paura che lui potesse allontanarsi e non doveva, ormai non poteva, non doveva farlo.
Avrebbero potuto continuare per sempre, a nessuno dei due importava di riprendere fiato – anzi, era come se fosse la prima volta che entrambi respiravano davvero, che scoprivano di avere delle labbra, e pelle da baciare, e qualcosa da dare all'altro e di cui non accontentarsi mai. 
Alla fine, rimasero abbracciati in mezzo al corridoio, senza ritrarsi, uno con la fronte appoggiata contro quella dell'altra, in uno spazio tutto loro barricato contro la vergogna e le paure. 
"Scusa...", disse Remus piano, con un bacio affrettato sulle labbra di lei. 
"Per cosa?", domandò Dorcas. 
"Per essere stato un idiota."
"... il mio idiota preferito", sussurrò lei di rimando, e lo vide accennare un sorriso. 
"E' solo... che ho paura. Continuo a dirmi che non sono questi i tempi, per amare qualcuno", disse lui abbassando gli occhi di nuovo. 
Dorcas si preparò a quello che sapeva sarebbe stato l'ultimo sforzo. Ne sarebbe valsa la pena. 
"I tempi... i tempi stanno cambiando, Remus. Questo è vero. Sono diventati più veloci, e più insensati, e pericolosi. Ma sono tutto quello che abbiamo", continuò accarezzando una cicatrice sulla guancia di lui. Pensò ai suoi genitori. Loro non avevano avuto tempo. Ma almeno erano morti insieme. Se avesse dovuto scegliere, questa era la morte che avrebbe voluto fare. Pensò a Lily e James, e Alice e Frank, Marlene e la sua famiglia, che avevano sfidato quei tempi maledetti sbattendogli in faccia tutto l'amore che avevano. "E vale la pena -"
"Vale la pena viverli.", sorrise Remus. "E' quello che dice sempre James. - rispose allo sguardo interrogativo della ragazza. - E non avevo mai capito quanto avesse ragione.", concluse. 
"Allora abbiamo un patto?" 
"Abbiamo un patto", rispose Remus senza esitare. 
E Dorcas sentì qualcosa esplodere dentro di sè, come se le barriere montate dalle preoccupazioni, dall'imbarazzo, dall'insicurezza fossero saltate improvvisamente e tutte insieme, lasciandola così libera da essere disorientata.
Lo strinse più forte che mai, si aggrappò a lui e baciò di nuovo quelle labbra che – adesso se ne rendeva conto – aveva desiderato tanto, tanto a lungo, beandosi dell'entusiasmo con cui Remus rispondeva, come se fosse una vittoria personale e allo stesso tempo una resa incondizionata. 
Quando alla fine riuscirono a separarsi di nuovo, Remus aveva un'espressione quasi divertita.
"Ma quindi, a Sirius piaci o no?", domandò con un ghigno. 
"Ma per favore...", rispose lei sbuffando, "Era tutto un piano partorito dalla mente malvagia di Frank, a quanto ho capito."
"Frank?", domandò Remus incredulo.
"Frank. Pensa quanto gli avranno rotto le scatole..."
Silenzio, per qualche secondo. 
"Ne è valsa la pena", disse infine il ragazzo, e stavolta ghignarono entrambi alla faccia del povero Frank. E per la prima volta, Dorcas vide Remus felice.
 
 
Quando finalmente trovarono il coraggio di tornare in cucina, la maggior parte degli invitati se ne erano andati. Emmeline si era appisolata sul divano, la testa poggiata in grembo a Dedalus che sonnecchiava a sua volta, un sorriso stampato in volto. Lily, Sirius e Frank seguivano una partita di scacchi magici tra Alice e James sorseggiando cioccolata calda. 
Quando li videro entrare nella stanza mano nella mano, prevedibilmente, scoppiarono in un applauso accompagnato da grida di vittoria che svegliarono gli altri due. 
"Ah-a! Mi devi due Galeoni Evans, lo sapevo che avrebbe funzionato!", tuonò Sirius ad un'indispettita Lily. 
Dorcas si era aspettata di dover nascondere l'imbarazzo e sopportarli in silenzio. Invece, in qualche modo, le espressioni ebeti degli amici soddisfatti che le loro malefatte fossero andate a buon fine non la disturbarono. Le bastò guardare di nuovo Remus, vederlo sorridere impacciato ma felice per rassicurarsi: quella notte, avevano vinto tutti. E dopotutto, in quella casa non c'era decisamente modo di avere un pò di privacy, quindi tanto valeva festeggiare tutti insieme. 
A malincuore si separò da Remus quando Emmeline la portò in cucina con la scusa di preparare altra cioccolata. 
"Insomma, come bacia?", chiese la donna mentre versava il latte nel pentolino con un tocco della bacchetta. 
Ed è la tipa che stava dormendo. 
Ho già detto che non c'è privacy in questa casa?
"Non so, magari potremmo fare un paragone con Dedalus?", rispose Dorcas con un ghigno.
"Non ci siamo baciati. Credo.", rispose Emmeline arrossendo leggermente. "E non cambiare discorso!"
"Allora tu non chiedermi certe cose!"
"Bacia male, eh?"
"Emmeline!"
Dieci minuti di terzo grado dopo, erano di nuovo in salotto, Dorcas seduta accanto a Remus, la testa appoggiata alla spalla di lui, la tazza di cioccolata fumante tra le mani. 
In quel momento, realizzò guardandosi intorno, tutto era perfetto. 
Pochi mesi prima era entrata nell'Ordine devastata. Senza speranze, senza un solo pensiero al futuro, neanche quello più vicino, immersa in un passato che non voleva lasciarsi alle spalle, mal sopportando il buon umore di Sirius, l'amore sfacciato di Lily, James, Alice e Frank. 
Ma era proprio vero, i tempi in cui vivevano erano come accellerati, e in una manciata di giorni era lì, felice di dividere una stanza con quelle due pazze, passare la serate a ridere con tutti gli altri, la notte a chiacchierare con Remus. Remus che adesso era lì, imprevedibilmente, meravigliosamente felice di starle accanto, di averla baciata, di poterlo fare ancora e ancora. 
Non sarà perfetto, ma ecco... 
Si addormentò prima di riuscire a finire di formulare quel pensiero, serena per la prima volta da quando era entrata nell'Ordine.
 
 
 
Per svegliarsi poco dopo, con Remus che la scuoteva dolcemente. La prima cosa che notò nella penombra delle poche candele rimaste accese fu l'espressione di lui, di nuovo tesa, quasi...
Spaventata?
E poi lo vide.Un'aquila di un azzurro evanescente, al centro della stanza. Il Patronus di Marlene, che illuminava i volti degli altri di una luce spettrale. 
Per qualche secondo di terrore, tutti fissarono l'animale, sperando contro ogni logica che non portasse cattive notizie. 
Poi la voce di Marlene, affannata, riempì la stanza.
"Aiutateci. I bambini... Aiutateci!"
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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