Re nero, cavallo bianco

di Luine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 001. Inizio ***
Capitolo 2: *** 002. Intermezzo ***
Capitolo 3: *** 003. Fine ***
Capitolo 4: *** 004. Interiorità ***
Capitolo 5: *** 005. Esteriorità ***
Capitolo 6: *** 046. Stelle ***
Capitolo 7: *** 047. Cuori ***
Capitolo 8: *** 048. Quadri ***
Capitolo 9: *** 049. Fiori ***
Capitolo 10: *** 050. Picche ***
Capitolo 11: *** 031. Alba ***
Capitolo 12: *** 032. Tramonto ***
Capitolo 13: *** 033. Troppo ***
Capitolo 14: *** 034. Troppo poco ***
Capitolo 15: *** 035. Sesto senso ***
Capitolo 16: *** 006. Ore ***
Capitolo 17: *** 007. Giorni ***
Capitolo 18: *** 008. Settimane ***
Capitolo 19: *** 009. Mesi ***
Capitolo 20: *** 010. Anni ***
Capitolo 21: *** 064. Autunno ***
Capitolo 22: *** 062. Primavera ***
Capitolo 23: *** 063. Estate ***
Capitolo 24: *** 017. Marrone ***
Capitolo 25: *** 092. Natale ***
Capitolo 26: *** 067. Neve ***
Capitolo 27: *** 096. Scelta libera (Candelabro) ***
Capitolo 28: *** 027. Genitori ***
Capitolo 29: *** 068. Lampo ***
Capitolo 30: *** 028. Figli ***
Capitolo 31: *** 025. Estranei ***
Capitolo 32: *** 091. Compleanno ***
Capitolo 33: *** 024. Famiglia ***
Capitolo 34: *** 022. Nemici ***
Capitolo 35: *** 044. Cerchio ***
Capitolo 36: *** 015. Blu ***
Capitolo 37: *** 060. Bibite ***
Capitolo 38: *** 020. Senza colori ***
Capitolo 39: *** 076. Chi? ***
Capitolo 40: *** 081. Come? ***
Capitolo 41: *** 018. Bianco ***
Capitolo 42: *** 019. Nero ***
Capitolo 43: *** 042. Triangolo ***
Capitolo 44: *** 080. Perché? ***
Capitolo 45: *** 052. Fuoco ***



Capitolo 1
*** 001. Inizio ***


Bene. Come ho già scritto sul mio nuovissimo, fiammante LJ (manco fosse una Ferrari), che potete trovare qui, scriverò 100 fanfiction a tema (95 predefiniti e 5 a scelta) sul fandom Leverage, seguendo la BDT di fanfic100_ita.

Al massimo, il rating sarà Arancione, saranno cento drabble (mi piacciono, non so che farci), saranno drabble, flashfic e alcune anche one-shot, parleranno del protagonista, Nathan Ford e... non so cosa altro dire. Quindi, buona lettura. ^^

Titolo: Inizio
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 001. Inizio
Rating: Verde
Conteggio Parole: 100


Nessuno di loro avrebbe scommesso un solo penny, all'inizio, su quella curiosa collaborazione. Erano convinti che, presto o tardi, quando tutto fosse finito, a missione compiuta e a soldi riscossi, avrebbero dimenticato tutto. Si sarebbero detti addio e avrebbero ripreso le loro vite da dove le avevano lasciate.
Nathan era stato il primo a crederlo. Mentre Sophie era stata l'unica a capire che la loro prima truffa insieme sarebbe stato l'inizio di una nuova, emozionante avventura, dopo che lui aveva passato tanti anni a darle la caccia in giro per l'Europa.
Adesso anche lui sapeva che niente li avrebbe fermati.

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Capitolo 2
*** 002. Intermezzo ***


Titolo: Intermezzo
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 002. Intermezzo
Rating: Verde
Conteggio Parole: 100
Note: ambientata nella prima serie. Sulle prime tre, ho preferito fare un piccolo discorso introduttivo.


Tutti insieme, attorno al tavolo, a piano ormai ultimato, si scambiano sguardi complici e, alcuni di loro, anche se sono seri, abbozzano un mezzo sorriso divertito. Gli occhi di Nathan scintillano; è inutile che tenti di nasconderlo: a lui piace aiutare quelle persone. Truffare coloro che si prendono gioco e sfruttano o vessano chi non può difendersi in alcun modo, gli impedisce di sentirsi un delinquente. E poi dà ad altri la possibilità che non ha potuto dare a se stesso e aspetta, con pazienza, il giorno in cui potrà vendicarsi della compagnia assicurativa che gli ha strappato suo figlio.


Un ringraziamento a Harriet per aver deciso di seguire la raccolta.

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Capitolo 3
*** 003. Fine ***


Titolo: Fine
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 003. Fine
Rating: Verde
Conteggio Parole: 100

Nathan li guarda uno ad uno, alla fine di un'altra avventura. Sono di nuovo al punto di partenza, al punto di dividersi per evitare di venire presi. Inutile chiedersi se mai si alleeranno ancora, per aiutare chi ne ha bisogno, per fare giustizia lì dove serve davvero, non quando loro rischiano non solo le loro vite, ma anche – e soprattutto – la loro libertà.
Guarda Sophie e abbozza un sorriso. Sa che si rivedranno. Loro due, in un modo o nell'altro, si ritroveranno. E anche con Parker, Hardison e Eliot. Lo sanno anche loro. Un giorno, torneranno in pista.

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Capitolo 4
*** 004. Interiorità ***


Titolo: Primo punto
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 004. Interiorità
Rating: G
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Triste


Nathan era buttato sul tavolo, accanto ad una bottiglia mezza vuota, addormentato, con la bocca semiaperta da cui colava un filo di bava. Sophie lo guardava, nell'ombra. Poteva sentire su di sé tutto il dolore che emanava da quella figura patetica che, in realtà, era un capo carismatico e dalla grande inventiva.
Un alcolizzato.
Che gli servisse per attenuare il dolore poteva capirlo, ma non appoggiarlo. Il fatto era che lui non intendeva neanche ammettere di avere un problema. Infreddolita e muta, preferì fare quello che, di solito, non riusciva a fare: chiudere gli occhi e fare finta di niente.

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Capitolo 5
*** 005. Esteriorità ***


Titolo: Guarda che ti sento!
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 005. Esteriorità
Rating: G
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Generale


«Ma si rende conto di come si sta comportando?» Sophie si strinse nelle spalle, furibonda e imbarazzata; guardava Nathan che fissava il seno di una bionda piena di quattrini, attraverso il computer di Hardison.
«Sophie?» la richiamò Hardison, paziente, scoccandole ogni tanto un'occhiata, prima di tornare sui tasti. «Sta solo recitando una parte. Dobbiamo conquistare la sua fiducia per agganciarla!»
«Davvero? Hai visto come la guarda? Ha la bava alla bocca!» replicò Sophie, a disagio. «E' proprio un porco.»
«Sophie?» la voce di Nathan le trapassò l'orecchio attraverso l'auricolare. «Guarda che ti sento!»

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Capitolo 6
*** 046. Stelle ***


Titolo: Semplicità
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 046. Stelle
Rating: G
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Commedia
Note: probabilmente non è una delle migliori che ho scritto, ma quello su cui volevo principalmente porre l'attenzione era il fatto che, anche quando la missione sembra impossibile, Nathan tira fuori qualcosa di ancora più assurdo e più difficile della missione in sé e a farlo come se fosse tutto perfettamente normale. Spero di essere riuscita nel mio intento.


Smunti e pensierosi, i membri della squadra si rendono conto di non sapere come agire: il bersaglio ha bisogno di una stella del cinema che giri quello spot che non deve andare in onda o le conseguenze saranno gravi per le molte migliaia di persone che compreranno il pericoloso prodotto alimentare.
«Quindi, qual è il piano?» la domanda a voce alta l'ha fatta Sophie, ma è ben chiara nella mente di tutti.
«Semplice.» Nathan alza le spalle come se quello non fosse che un problema da niente. La squadra gli lancia occhiate perplesse e dubbiose. «Ci impadroniamo di una star!»


Comincia un nuovo "blocco" di cinque. Ho finito il primo e adesso, logicamente, ne comincia un altro. I prossimi prompt saranno, nell'ordine:
- Cuori;
- Quadri;
- Fiori;
- Picche.
Dato che sono pronti, li posterò uno al giorno. Infine, un ringraziamento a Melmon per aver commentato tutti i capitoli della raccolta!

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Capitolo 7
*** 047. Cuori ***


Titolo: Cuori
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Altri personaggi: Alec Hardison, Parker, Sophie Deveraux, Eliot Spencer
Prompt: 047. Cuori
Rating: G
Avvertimenti: Flashfiction
Conteggio parole: 570
Genere: Commedia
Riassunto: i nostri hanno appena concluso una missione e Hardison ammette di aver fatto esplodere cinquantamila dollari...


Allineati di fronte al furgone, guardavano tutti insieme l'ennesimo frutto del loro lavoro. Nathan provava sempre un orgoglio particolare, quando riusciva a ristabilire ordine dove c'era il caos e, in quei momenti, riusciva quasi a sentire il suo cuore battere all'unisono dei suoi compagni. Forse era un pensiero sdolcinato, ma scoccando un'occhiata a quei quattro delinquenti, la sensazione invece di sparire diventava più forte. Anche loro, capiva, provavano le stesse cose.
«Nathan, senti, forse non è il momento più adatto per dirtelo...» cominciò Hardison, sulla difensiva. Non si poteva pretendere che il momento durasse per sempre, no? «Cosa c'è?» domandò Nathan, scostando lo sguardo dai loro ultimi clienti.
«Ci tenevi tanto a quella valigetta?»
Ci mise un po' a visualizzarla, e fu lui a farsi guardingo, adesso. «Perché?»
«Perché Hardison l'ha fatta esplodere insieme al capannone!» comunicò Parker, fissando Nathan, furibonda, come se fosse stata colpa sua e non di Hardison. «E dentro c'erano i nostri cinquantamila dollari!»
Eliot fissò Hardison con furore. «Che cosa?»
Hardison alzò le mani. «Ho detto che mi dispiace. Non lo sapevo! Quando ho fatto esplodere il capannone, non ho pensato a cercare quello che c'era dentro! Oh, insomma, voi non commettete mai errori?» si ritrovò a replicare, quando gli occhi di tutti furono puntati su di lui, tutti recanti un'accusa.
«Hai fatto esplodere i nostri soldi! Nathan, digli qualcosa!» esclamò Parker.
«Ehi, o i soldi o noi! Scusate se non posso riportare indietro il tempo e farmi esplodere al posto loro!» ribatté Hardison, offeso.
Nathan inarcò le sopracciglia e si volse verso Sophie. Anche lei sembrava parecchio stupita della perdita di quei soldi. Possibile che non avessero capito?
«Che c'è, Nathan? Perché fai quella faccia?»
Lui aprì la bocca, ma rimase in silenzio, per creare la giusta suspense, ma si decise a parlare quando vide che erano tutti sul punto di linciarlo. «Avete presente quella busta che ho dato ai nostri clienti solo qualche minuto fa?» «Tu hai dato i nostri soldi a quella gente?» domandò Eliot, curioso.
«Ebbene sì.»
«No! Non potevano essere lì. Era troppo sottile!» esclamò Parker. «Non puoi averci fregati così!»
Nathan fece un sorriso compiaciuto. Adesso sì che i cuori di tutta la squadra battevano all'unisono. Della stessa indignazione e dello stesso disappunto per essersi lasciati fregare dal loro caposquadra.
«Credevo che ormai aveste imparato la lezione: non ci teniamo niente.»
«Ma quelli erano... erano nostri!» esclamò Parker. «E poi, scusa, come hai fatto ad infilarli in una busta così piccola?»
«Con un assegno.» capì Eliot e guardò Nathan. Sebbene sembrasse burbero, Nathan non riusciva a capire se anche lui fosse indignato o avesse appoggiato quella scelta.
«In realtà, sono alcuni titoli al portatore. Per evitare che la banca si metta ad indagare sulla provenienza del denaro. Così i nostri clienti potranno mandare in una scuola prestigiosa il loro figlioletto. Ci avete pensato?»
«Non hanno figli.» dichiarò Parker, lapidaria.
Nathan sogghignò, con fare saputo. «Per adesso.»
«Ehi, sai qualcosa che noi non sappiamo?» domandò Sophie. «Nathan? Dove scappi?»
Mentre lui si affrettava a salire sul furgone, Sophie lo seguì, per ricevere una spiegazione più esauriente.
«Quello si mette a dare via i nostri soldi!» sbuffò Parker, camminando a testa bassa, ma velocemente, come se avesse dovuto prendere la rincorsa e sfondare un muro.
Hardison, intanto, scuoteva la testa. «Ehi! Non si chiede scusa al povero smanettone per averlo accusato ingiustamente?» ma ormai erano tutti montati sul furgone. «Begli amici!»

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Capitolo 8
*** 048. Quadri ***


Titolo: Il Fondatore
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 048. Quadri
Rating: G
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Commedia


Più Nathan guardava quel quadro e più i suoi sentimenti risultavano contrastanti. Poteva capire che la società fantasma creata da Hardison avesse bisogno di un fondatore, fittizio o meno, ma quello era troppo. Il fatto di portarlo ovunque, di salvarlo ogni volta che erano costretti a lasciare uno dei loro rifugi, lo irritava e allo stesso tempo lo divertiva, sì, lo divertiva molto, ma non abbastanza. Il prezzo per dover avere appresso quell'ombra, quella versione antica di se stesso, era abbastanza alto. Poteva accettare tutto, ma quello era troppo.
«Okay, Hardison, ora me lo puoi dire: era proprio necessario?»

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Capitolo 9
*** 049. Fiori ***


Titolo: Farsi perdonare
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Pairing: Nathan/Sophie
Altri personaggi: Alec Hardison, Eliot Spencer, Parker, Sophie Deveraux
Prompt: 049. Fiori
Rating: Pg13
Avvertimenti: One-Shot
Genere: Commedia
Riassunto: durante una missione, Nathan e Sophie si ritrovano a litigare. A cosa pensa Nathan per farsi perdonare?
Note: presenza di maschilismo.


«Mi ha schiaffeggiato così forte che la mandibola si è staccata! Che cosa faccio?» sibila Eliot, furibondo, all'auricolare. Nathan guarda il mega schermo di Hardison e, intanto, sorseggia del caffè corretto.
«Fai come vuoi. L'importante è che non la perdi di vista. Hardison, la situazione.»
«Tutto okay, Nathan. Ci sono quasi. Il sistema di sicurezza è quasi ridotto ad un buco sui miei calzini di ieri.» risponde lui, con evidente piacere.
«Dite che un mazzo di fiori va bene?»
«Molto bene, Hardison. Sì, perché no, Eliot? Parker?»
«In posizione.» 
«Sophie, aggiornami.»
«Sono riuscita a sganciarmi senza problemi.» risponde la sua voce. «Ma, a proposito, ho sentito bene, Nathan? Dei fiori
«Cosa hanno che non vanno i fiori?» irrompe Eliot, preoccupato e guardingo.
«Che cosa hanno che non vanno?» ripete lei, mantenendo un tono calmo, ma che – e non lo sente solo Nathan – riesce comunque ad esprimere una forte indignazione. «Ma credete davvero che bastino due fiori e un paio di cioccolatini per conquistare il cuore di noi donne? Devi lasciarla sbollire, non inseguirla, riusciresti solo a farla indispettire e a farti dare un altro pugno. Domani, quando sarà più ben disposta, torna da lei e chiedile scusa.» 
«Sì, ma si suppone che domani sia troppo tardi.» interviene Eliot, in un sibilo.
«Sarà troppo tardi.» conferma Nathan, perentorio. «C'è un fioraio aperto anche di notte a due isolati da dove vi trovate. Portala lì, mentre Parker ripulisce il caveau.»
«Senti, Nathan, tutto questo è veramente svilente!» insiste Sophie. «I fiori! Se pensi che esista una sola donna capace di perdonare un uomo con dei fiori, sei patetico! Si è sentita usata e ferita perché l'uomo che credeva corteggiarla, ha un pezzo di ghiaccio al posto del cuore e l'ha avvicinata solo per il suo tornaconto! E si è accorta che lui è un grande egoista e che di lei non gli importa, sì, poi la bacia e per un attimo le piacerà anche, ma in fondo al cuore lo sa perché lui l'ha fatto, perché si è comportato così... è un dato di fatto. E, anche se lo ama, si ritroverà ad odiarlo.»
«Ahi, ahi. Mammina e papino stanno litigando di nuovo!» commenta Hardison.
«Devo comprare dei fiori?» chiede Parker, calma come al solito.
«Parker, ma sei impazzita anche tu?» la rimprovera Sophie. «Esci da quel caveau! Adesso!»
«Niente da fare, sono dentro e non me ne vado.» la ladra ridacchia con fare inquietante. «Sono da mettere sulla tomba di Nathan, i fiori, intendo, non i nostri soldi. Dovreste sentire che profumo che fanno!»
Nathan alza gli occhi al cielo, ma, riguardo a quello che ha detto sulla tomba e sui fiori, si ritrova macabramente d'accordo con lei: non appena Sophie tornerà a casa, si accenderà una lunga discussione che non ha voglia di affrontare. E' un po' che scappa e sa che avrà, prima o poi, quel confronto. Con lei, tutto si paga, prima o poi.
«Ma di che state parlando?» replica Eliot, trafelato. «Nathan, io ci provo. Però di' a Parker di sloggiare!»
«Niente da fare.» risponde l'interpellato. «Si va avanti col piano originario finché non dico diversamente.»
«No, manda Parker fuori di lì! E chiama anche un'ambulanza, già che ci siamo!» sbotta Sophie, al suo orecchio.
«Allora andiamo avanti.» approva Eliot.
«Digli di andare via, Nathan! E anche tu, Parker. Dovete andare via. Non possiamo correre altri rischi!»
«Sophie, non è il momento.» taglia corto Nathan. «Eliot, cerca in un modo o nell'altro di riacchiapparla, non mi importa come lo fai, se per farlo devi legarla o comprarle un diamante. Hardison, dove si trova?»
«Sta andando verso il caveau.»
«Parker, fuori di lì in cinque secondi.»
«Non posso andarmene adesso!»
L'attimo dopo, Eliot riesce ad agguantare la sua fanciulla e le strappa un bacio mozzafiato, ma solo Hardison e Nathan riescono a vederlo. Entrambi sono molto, molto stupiti della presenza di spirito di Eliot ed entrambi si lasciando andare un fischio.
«Roba da matti!» esclama Hardison, battendo le mani.
La ragazza, però, schiaffeggia di nuovo Eliot e, come ulteriore incentivo ad andarsene, gli dà una ginocchiata nei testicoli. «La prossima volta» boccheggia il picchiatore, accasciandosi a terra, mentre lei se ne va di gran carriera verso il caveau dentro cui si trova Parker. «do retta a Sophie.»
«Che cos'è successo?»
«Vuoi davvero saperlo, Sophie?» sibila Eliot.
«Parker, dove sei?» chiede Nathan, passandosi due dita tra gli occhi: ha visto cosa è successo e ha provato davvero molta compassione per lui, oltre che apprensione per Parker. La loro vittima si sta avvicinando al caveau e, quando si accorgerà che dentro c'è un'intrusa, non esiterà a chiamare la polizia, se non a stenderla lei stessa come ha fatto con Eliot.
«Sono fuori.» dice Parker e Sophie si lascia sfuggire un sospiro di sollievo. «Mi preparo a rientrare alla base. Che è successo a Eliot? È ferito?»
«No, si è beccato un calcio nelle parti basse.» racconta Hardison, ridendo. La ragazza di Eliot, intanto, è entrata nel caveau e l'ha trovato vuoto, ripulito da tutti i quattrini che, adesso, erano custoditi in una borsa che schiacciano Parker nel condotto di areazione dove sta strisciando.
«Davvero? Forte!» esclama, tutta elettrizzata. Eliot è molto meno d'accordo, ma si è rialzato e impreca tra i denti, avviandosi verso l'uscita.
«Ottimo lavoro, signori. Missione compiuta.» si complimenta Nathan. 
Eliot, in risposta, borbotta ancora qualcosa che somiglia a «parla per te», ma non è l'unico a non essere contento: anche Sophie ha qualcosa da ridire per come è stata gestita la missione e per i cattivi consigli di Nathan. Hardison continua a ridere per il poderoso calcio che il picchiatore si è beccato, Parker è ancora nel condotto dell'aria e vuole sapere tutti i particolari della faccenda.
«Parker, lascia perdere.» le chiede Nathan.
«Perché? Uffa, io mi perdo sempre la parte migliore!»
«Non ti preoccupare, figliola.» dice Hardison, in tono solenne. «L'ho registrato!»
«Cosa?!» sbotta Eliot.
«Evviva!» è invece il commento di Parker.
Nathan scuote la testa, quindi chiude la comunicazione, togliendosi l'auricolare, ma non soltanto per non sentire le discussioni di Eliot, Parker e Hardison – che poi è tutto da vedere se ha registrato seriamente la scena oppure no. Sarebbe divertente rivedere quella ragazza che, per quanto spregevole, ha dimostrato di avere un bel caratterino e ha tenuto testa a Eliot. 
Lo fa più che altro per non sentire Sophie che ce l'ha ancora con lui. Le ha chiesto scusa, cos'altro avrebbe dovuto fare? Mettersi in ginocchio?
La missione è conclusa, ma lui ha un'altra idea. Metterà in pratica qualche suggerimento, ora che tutti stanno rientrando senza problemi. 
«Grazie, Sophie.» dice, allegro.
Peccato che lei non riesca più a sentirlo.

Lo scopre il mattino dopo, Sophie, il motivo per cui è stata ringraziata. È appena rientrata e la squadra non c'è. E non c'è neanche Nathan, ma sul tavolo trova un'unica rosa rossa. Attratta da quel curioso particolare, si dirige verso la cucina e la raccoglie, per annusarla.
«Non è divertente, Nathan.» esclama, all'aria. E capisce tutto, ricordando perfettamente la discussione della sera prima: lei non dimentica niente e Nathan le deve delle scuse, scuse vere. Sa bene che lui è lì, da qualche parte, intento ad osservare i suoi movimenti. E sa anche che quella rosa è per lei e che è stato lui a metterla lì, dove lei avrebbe potuto vederla.
«Dici davvero?»
Sophie si volta e Nathan è alle sue spalle, appoggiato al divano, le braccia conserte e lo sguardo puntato su di lei, un sorrisetto malizioso deforma le sue labbra e attraversa i suoi occhi.
«Che significa?» gli chiede, mostrandogli la rosa con fare indifferente. Si dice che avrebbe dovuto aspettarselo, da lui, ma chissà come mai non è arrivata a sperarci fino in fondo. Forse perché lo conosce così bene.
«Niente fiori per una donna furibonda, giusto?» replica lui.
«E tu sei contravvenuto alla regola. Cosa c'è, volevi vedere se la mia teoria era giusta o sbagliata? Non sfidarmi nel mio campo, Nathan, perché perderesti clamorosamente.»
Nathan non perde il suo sorriso affascinante, anzi, a Sophie pare che i suoi occhi siano attraversati da un guizzo. 
«Quindi sei arrabbiata?»
Lei fa un passo indietro, piega la rosa in modo che i petali facciano da scudo al suo petto. «Attento, Nathan Ford. Questo gioco potrebbe scottarti.» replica, guardinga, ma lo fa per disagio, perché lui si avvicina guardandola in modo pericoloso. Lui è un uomo affascinante, che sa di esserlo. E soprattutto prende di petto le questioni, se proprio deve, anche se, in passato, non l'ha fatto e continua a non farlo, non se riguarda loro due. Quella discussione è stata rimandata troppo a lungo. 
Lei lo sa; vorrebbe rinfacciargli molte cose, il motivo per cui l'aveva chiamata dicendole che aveva bisogno di lei, o le tante volte che si era negato ed era fuggito perché riteneva di non essere pronto ad avere una relazione stabile. Ma non può, non adesso che le ha afferrato la vita con un braccio e l'ha attirata a sé. Si guardano, poi lui piega la testa.
«E adesso?» chiede, in un sussurro roco e tremendamente seducente. «Adesso sei arrabbiata, Sophie Deveraux?»
«Questo gioco finirà male, Nathan.»
«Bisogna cominciare a giocare, per saperlo.»
«Io non voglio giocare.»
«No, neanche io.»
Un mezzo sorriso di sconfitta mista a divertimento le appare sulla bocca. E anche lui sorride. Vuole baciarla, è innegabile: i suoi occhi sono puntati sulle sue labbra. E lo farebbe. Ma la porta si apre ed entrano Hardison, Eliot e Parker. Chiacchierano e, quando li colgono in flagrante così abbracciati, si bloccano sul posto e tacciono.
«Che c'è, ragazzi? Lo spettacolo è finito!» sbotta Nathan, lasciando andare Sophie.
«Oh, mammina e papino hanno fatto pace!» esclama Parker, intenerita.
«E poi i fiori non servivano, eh?» commenta Eliot, indicando la rosa, tanto che Sophie, in imbarazzo, la posa sul tavolo. Ormai ogni possibilità di chiarirsi è sfumata del tutto.
«Noi andiamo a giocare alla X-Box.» fa sapere Hardison, cauto, mettendo le mani avanti come per chiedere loro di posare una pistola. «Voi fate pure come se non ci fossimo. Non vi disturberemo. Però cercate di non essere troppo rumorosi o non sentiremo quello che dicono gli altri giocatori.» 
Parker si volta verso Hardison. «Perché dovrebbero fare rumore? Che cosa devono fare in silenzio?»
«E cercate di non farlo qui.» puntualizza Eliot, scoccando loro un'occhiata fin troppo eloquente. Nessuno risponde a Parker.
Nathan si passa una mano sulla fronte e, scuotendo la testa, afferra la giacca e si dirige verso la porta. 
«E ora dove vai?» domanda Sophie.
«Devono giocare alla X-Box!» esclama lui, a voce più alta, allargando le braccia. «E non dobbiamo fare rumore! Esco.»
Parker allunga il collo per vedere oltre la spalla di Hardison. «Quando torni, papino?» gli chiede, con un enorme sorriso.
«Piantala, Parker!» chiede Sophie, perentoria, mentre Nathan esce di gran carriera, tanto che la porta rimane socchiusa.
«Si è arrabbiato.» fa notare Parker, allungando il labbro inferiore su quello superiore.
«Ci credo, tu non sai proprio stare zitta!» sbotta Eliot, irritato, poi posa lo sguardo su Hardison. «Allora, la X-Box?»

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Capitolo 10
*** 050. Picche ***


Titolo: Questione di probabilità
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 050. Picche
Rating: G
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole:104
Genere: Commedia

«Margot? Audrey?» ogni tanto, Nathan ci prova. Snocciola qualche nome francese per vedere se Sophie si volta, dimostrandogli di aver trovato il suo vero.
Ma ogni volta Sophie, in risposta, gli lascia un sorrisetto appena accennato che non significa niente e che lui interpreta come l'ennesimo fallimento. Ma non si arrende. Scoprirà il suo nome, in un modo o nell'altro. Per quanti due di picche sarà costretto a prendere, continuerà a provare. Una volta o l'altra, lei dovrà ammettere qual è il suo nome o lui a trovarlo. Purtroppo, non crede in questa possibilità: ci sono tanti nomi, una sola possibilità di azzeccare. 
«Gisèle?»

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Capitolo 11
*** 031. Alba ***


Titolo: Nient'altro che l'alba
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 031. Alba
Rating: Pg13
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole:106
Genere: Triste
Note 1: contiene "Tristezza a Palate", di Mariottide.

Sognava spesso di suo figlio, un sogno lungo e articolato, pieno di emozioni e gioia, un sogno dove quel bambino che giaceva senza vita su un letto d'ospedale diventava grande e parlava con lui di baseball, di ragazze, andava al college e prendeva la sua strada, una strada lontana dal crimine. A volte i suoi sogni erano così vividi che quando si svegliava credeva davvero che, girandosi sul fianco, mentre i primi raggi del sole filtravano dalle tapparelle, avrebbe sentito i suoi piedini scalpicciare lungo il corridoio per raggiungere la camera di mamma e papà.
Ma poi apriva gli occhi. E non sentiva altro che l'alba.



Comincia un altro blocco di cinque, di cui fanno parte:
- Tramonto
- Troppo
- Troppo poco
- Sesto senso

Dovrei metterci poco a pubblicarle, dipende da come mi gira. Alla prossima e, di nuovo, grazie a Melmon per aver commentato tutte le storie. ^^

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Capitolo 12
*** 032. Tramonto ***


Titolo: Pensieri al tramonto
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Altri personaggi: Sophie Devereaux
Prompt: 032. Tramonto
Rating: G
Avvertimenti: Flashfiction
Conteggio parole: 214
Genere: Generale

Sophie sospira, dal tetto di quel palazzo dove si sono rifugiati in attesa che la polizia finisca di arrestare i farabutti che hanno frodato. Nathan, poco più avanti, guarda il tramonto colorato di rosso. Ha lo sguardo perso, deconcentrato. Mentre gli altri si congratulano gli uni con gli altri, lui non sembra soddisfatto. Gli va vicino.
«E' andata bene.» commenta per spronarlo a parlare.
«Sì.»
«E allora perché sei pensieroso?»
Nathan abbozza un sorriso disteso, ma Sophie lo conosce troppo bene per credere che vada tutto bene come lui vuole darle ad intendere. «Niente di importante.»
«Nathan?»
Non risponde. Forse è stato afferrato dai sensi di colpa per aver usato più di un membro della squadra, forse il caso gli ha instillato dei dubbi o, forse, si è fatto venire qualche perplessità sulle implicazioni morali di ciò che ha fatto. Sarebbe stata contenta se, una volta o l'altra, gli fosse venuto in mente di scusarsi per il suo comportamento doppiogiochista. Magari questa è la volta buona, sembra abbastanza turbato per poter essere così.
Ma lui la guarda e, forse, nota quella leggera speranza che le è apparsa negli occhi senza che davvero lo volesse. «Che c'è? Dai, Sophie, smettila di guardarmi come se fossi un malato terminale! Andiamo a farci un drink per festeggiare!»

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Capitolo 13
*** 033. Troppo ***


Titolo: Troppo onesto
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Altri personaggi: Alec Hardison
Prompt: 033. Troppo
Rating: G
Avvertimenti: Drabble, Missing Moment della 3x01
Conteggio parole: 112
Genere: Commedia

«Vi rendete conto che ha detto di non voler essere liberato? No, dico, ve ne rendete veramente conto? Io sono davvero indignato!» esclama Hardison, fermo di fronte al nuovo tavolo che ha sostituito il divano, guardando il mega schermo con la piantina della prigione in cui è rinchiuso Nathan. «Non scherziamo! Non vuole! È... è... se l'avessimo promesso al più innocente del mondo, quello avrebbe detto, ehi, perché no? Invece lui che fa? Lui dice: no, sono un criminale, devo pagare!» fa schioccare la lingua. «Ecco cosa ci si guadagna, ad essere troppo onesti! Si diventa stupidi! E tu non diventare mai stupida, capito, Parker?»
Lei gli scocca un'occhiata preoccupata. «Okay.» promette.

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Capitolo 14
*** 034. Troppo poco ***


Titolo: Troppo poco
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Altri personaggi: Eliot Spencer
Prompt: 034. Troppo poco
Rating: G
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Introspettivo
Riassunto:i possibili pensieri di Eliot durante la truffa ai truffatori delle case (prima stagione).

Eliot aveva dovuto ricorrere a tutto il proprio autocontrollo per non gettarsi addosso a Nathan e dargli un pugno che, con un po' di fortuna, l'avrebbe fatto tornare sobrio: quel matto aveva spinto Sophie a rifiutare una cifra più che adeguata per risarcire quel povero padre e suo figlio per la perdita della loro casa. Certo che no, lui doveva strafare.
Quell'assegno era troppo poco, quella vittoria una bazzecola. Lui voleva tutto il piatto. Era così arrogante, avido e ubriaco che non si accorgeva di fare il loro male. E lui non era sicuro di voler sottostare a quelle regole.

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Capitolo 15
*** 035. Sesto senso ***


Titolo: Buon senso/sesto senso
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 035. Sesto senso
Rating: G
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Introspettivo

Sophie diceva spesso lui non aveva buon senso e Nathan non poteva dire che avesse torto: non era quello che gli faceva prendere le sue decisioni. Era il sesto senso, quello che lo guidava nella direzione giusta e gli faceva prendere le strade più azzardate. Era qualcosa che sentiva d'istinto, per cui non doveva pensare molto. Sarebbe stata la sua squadra a sorprenderlo, con un piccolo incentivo da parte sua.
Bastava essere tutti insieme e ce l'avrebbero fatta.
Forse ogni tanto era avventato. Ma l'ebrezza del pericolo rendeva tutto più avvincente. Peccato che non sempre fossero così d'accordo con lui.



Sono tornata, ma credo mi darò di nuovo alla macchia. Un grazie, come sempre, va a Melmon che ha commentato tutti i capitoli. :)

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Capitolo 16
*** 006. Ore ***


Titolo: Minacce
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Altri personaggi: Alec Hardison
Prompt: 006. Ore
Rating: G
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 107
Genere: Generale

«Hardison, tieniti pronto.»
Gran bell'ottimista, il capo: pensa davvero che ce la farà a fare il lavoro di giorni in un'ora? È tutto matto, quello lì!
«Non sono pronto, non posso essere pronto!» esclama, isterico, battendo furiosamente le dita sulla tastiera.
«Se non sarai pronto, la copertura salta e Sophie si ritrova con una pallottola in fronte e, credimi, Hardison,» Nathan fa una pausa ad effetto pregna di significati. «non vorrei essere nei tuoi panni, se succede.»
«Okay, okay. Ci provo, contento?»
«No, Hardison, non ci provi. Lo fai.»
Hardison scuote la testa. «Dispotico come mia nonna.» borbotta, ma incrocia le dita.


Eccomi qui con un nuovo gruppo di cinque.
I prossimi prompt che utilizzerò saranno:
- Giorni
- Settimane
- Mesi
- Anni
Spero che mi venga la voglia di aggiornare in fretta, dato che molte delle fic della BDT sono pronte da tanto. U.U
Vorrei solo che si decidessero a fare le puntate in italiano. XD

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Capitolo 17
*** 007. Giorni ***


Titolo: Domande... non troppo casuali
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Altri personaggi: Sophie Devereaux, Parker
Prompt: 007. Giorni
Rating: G
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Commedia


«E quando hai detto che torni?» domanda lui, in tono casuale, seguendola. «Tra un paio di giorni. Stai tranquillo.»
Nathan tace, ma il suo silenzio nasconde molto significati che Sophie coglie inesorabilmente.
Sospira. «Nathan, sono solo due giorni, cosa vuoi che sia? Vado a trovare un'amica!»
«L'ultima volta che l'hai detto, sei stata via parecchio e il caro Nathan stava col naso incollato alla finestra. Faceva una tenerezza!» fa notare Parker, apparsa improvvisamente da dietro la porta e interrompendo la discussione. Nathan le scocca un'occhiata di avvertimento, Sophie sgrana gli occhi, mentre Parker passa nell'altra stanza facendo finta di niente.

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Capitolo 18
*** 008. Settimane ***


Titolo: Spericolato
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Altri personaggi: Sophie Devereaux, Alec Hardison, Eliot Spencer
Prompt: 008. Settimane
Rating: G
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Commedia, Comico


«E il cavo?» «Sophie, smettila di agitarti.» le chiede Hardison, lui stesso esasperato. «Abbiamo studiato il piano per settimane!»
«Ma perché è voluto andare lui, con Parker? Non l'ha mai fatto, prima d'ora! Lui non è bravo in questo genere di cose. È un ottimo capo, è intelligente, ma non è portato per... per questo tipo di lavoro!»
Hardison alza gli occhi al cielo. Eliot fa schioccare la lingua. Disapprovano visibilmente le sue parole.
«Che avete, tutti e due? È vero... Nathan non è...»
Dall'auricolare, sentono la sua voce che grida di giubilo mentre si getta dall'ottantesimo piano del grattacielo.

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Capitolo 19
*** 009. Mesi ***


Sono mesi (giusto per rimanere in tema con i prompt di oggi) che non aggiornavo per mancanza di voglia (come al solito), ma ho pensato che, dato che tra qualche giorno tornerò a studiare dopo aver fatto la bella vita per due mesetti, dovevo rimettermi in moto. Speriamo di non avervi fatto aspettare tanto per un pastrocchio. XD
A voi!

Titolo: Perdente
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 009. Mesi
Rating: G
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Introspettivo

Gli ultimi mesi passati senza Sophie erano stati strazianti. Gliel'aveva chiesto in tutte le salse di tornare: era andato a trovarla, le aveva persino comprato un biglietto aereo che lei non aveva utilizzato, aveva discusso con lei per telefono, tramite il mega schermo di Hardison. Eppure lei non si era lasciata convincere.
Voleva solo sentirsi dire che lui voleva che tornasse, porca miseria! E Nathan l'aveva fatto, ma per i motivi sbagliati e solo perché era completamente ubriaco. Eppure era tornata. E lui era stato tanto inguaiato da non poter davvero godere della sua compagnia.
«Perdente.» dice al proprio bicchiere.

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Capitolo 20
*** 010. Anni ***


Titolo: Voglia di libertà
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 010. Anni
Rating: G
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 101
Genere: Introspettivo

Ha speso tanti anni della sua vita cercando di vivere all'insegna della legalità, a tentare di rispettare le regole che gli venivano imposte. Prima entrando in seminario, poi tentando lui stesso di far rispettare la legge indagando sulle frodi assicurative. Eppure, prima o poi, era scappato.
Aveva lasciato il seminario, si era licenziato.
La seconda volta per un motivo valido, ma negli altri casi per desiderio di libertà.
Inconsciamente, capisce, ha sempre saputo che le regole gli vanno strette, a meno che non sia lui stesso a dettarle, finché non sia lui a decidere dove finisce la legge e comincia l'ingiustizia.

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Capitolo 21
*** 064. Autunno ***


Titolo: Paris
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Altri personaggi: Sophie Deveraux
Pairing: Nathan/Sophie
Prompt: 064. Autunno
Rating: Giallo
Avvertimenti: One-shot
Genere: Commedia
Trama: Sophie porta a casa di Nathan delle castagne, ma solo Parker si trova lì. Cominciano a mangiarle e Sophie si lascia prendere dai ricordi...
Note: scritto anche per il Xmas Tree Party di Fanworld.it

«Ehilà, siete in casa? Chi vuole delle castagne?» Sophie rientrò con un sacchetto da cui si sollevava un buon odore che metteva l'acquolina in bocca. Parker alzò la testa, incuriosita, corrugando la fronte.
«Castagne?» esclamò e si alzò dalla sedia della cucina, dove stava mangiando latte e cereali.
«Caldarroste.» precisò l'altra, posando la busta di plastica sul tavolo, il buon odore che emanava attirò Parker come una calamita. Passò lo sguardo da cereali e latte alla busta e decise di gettare il cucchiaio dentro la tazza, che posò sulla penisola e frugò nella busta, in cerca di una caldarrosta. Ne prese un pugno e si sedette al posto che aveva lasciato.
«Gli altri dove sono?» chiese Sophie, togliendosi il cappotto.
«Eliot non l'ha detto, Hardison voleva provare la nuova antenna satellitare del furgone e Nathan è di sotto, al bar.» sciorinò con precisione Parker, nel tono più impersonale che conoscesse.
Sophie annuì, osservando con approvazione la smorfia nata sul volto della ladra. «Immagino che si stia ubriacando di nuovo.» disse e, sospirando, si sedette sul lato corto del tavolo, prendendo anche lei una castagna. Aprì il guscio, osservando molto attentamente come questo si schiudeva, producendo un leggero crack. «Sai, io e Nathan ci siamo conosciuti a Parigi.»
Parker, che masticava con eccessivo zelo, alzò su di lei uno sguardo un po' sospettoso di chi si stia chiedendo il perché le venga fatta una tale confidenza. La buccia l'aveva lasciata vicino alla busta e stava per scartarne un'altra, il tempo di finire quella che aveva in bocca; Sophie non sembrava essersi resa conto di venire fissata e pareva indecisa se continuare a parlare o meno. Per Parker le cose erano meno complicate: il passato di Nathan e Sophie era un racconto che non poteva perdersi e quello che sentiva era stupore per essere riuscita, senza aver fatto niente, a strappare a lei qualche informazione in più.
«Sì.» Sophie cominciò a masticare anche lei. «Eravamo proprio in questo periodo dell'anno, sai? Lo stavo seguendo per capire che tipo era, studiarlo un po' e fregarlo, la volta successiva che ci saremmo incontrati: avevo come l'impressione che non ce l'avrei fatta di nuovo a salvarmi e che, prima o poi, ci saremmo incontrati di nuovo. Sai, durante quel colpo, me la sono cavata con una mossa a sorpresa e per il rotto della cuffia. Nathan è sempre stato maledettamente in gamba e, sebbene non mi abbia presa, quella volta ci è andato molto vicino.» sospirò, scuotendo la testa. «Era sexy anche allora, ma sai com'è... era sposato.»
«Con Maggie.» precisò Parker.
Sophie alzò gli occhi su di lei e le porse la mano, tenendo il palmo verso l'alto. «Sì.» confermò, mantenendo, però, un tono assorto. «Ogni volta che mangio caldarroste, mi ricordo di quel giorno, a Parigi, di fronte alla Tour Eiffel. Là sotto vendevano caldarroste e, così, quando ho visto un carretto proprio a due isolati da qui, non ho resistito e ho dato fondo ai miei risparmi.»
«Potevi rubarle!» commentò Parker, ma Sophie non la ascoltava.
«Era davanti ad uno dei carretti e ne stava ordinando un sacchetto proprio come questo, Nathan, intendo. Non chiedermi perché l'ho fatto, probabilmente, adesso come adesso non lo rifarei più, soprattutto visto che fino a pochi giorni prima lui mi aveva inseguito per mezza Parigi e io avrei dovuto essere sparita da un po', ma...» alzò le spalle. Parker non provò a parlare: aveva come la sensazione che non sarebbe stata ascoltata e poi la storia cominciava a farsi interessante.
«Mi sono avvicinata a lui, che stava scartando una castagna, proprio così.» e imitò il gesto, facendolo lei stessa, prima di addentare la castagna e masticarla con gusto. «E lui si è girato, con lentezza, mi ha messo gli occhi addosso e ha capito subito chi ero. Mi ha detto... mademoiselle Deveraux, ti stai mettendo nelle mani del lupo?»

«Ero solo venuta a salutarti, Mr. Ford. Sto per lasciare Parigi e mi sembrava cortese stringere la mano a chi ha speso così tanto tempo per tentare di catturarmi.»
Nathan si era limitato ad osservarla, incuriosito; non sembrava proprio infastidito per quelle parole, più che altro era incuriosito e divertito da quella donna che era tanto sfacciata da andarlo pure a cercare tra le strade di Parigi, dopo che le aveva dato la caccia per tutta la città e mezza Europa.
«E così hai scoperto come mi chiamo, eh?» aveva commentato.
«Tu sai il mio nome, è giusto che combattiamo ad armi pari e che io sappia il tuo.» aveva risposto Sophie, con grande calma, mettendo su un'aria civettuola.
Nathan aveva sogghignato a quella obiezione. «Sai, nessuno di quelli cui do la caccia, di solito, mi viene a cercare: pensano che è il modo migliore per farsi prendere.»
«Perché dovrei temere una cosa del genere?»
«Potrei avere con me una squadra di poliziotti appostata nei dintorni.»
«E come potresti? Ormai la refurtiva è sparita, la polizia parigina sarà sicuramente impegnata a cercarmi altrove e non credo che neanche tu avresti previsto che ci saremmo visti, oggi. E poi, anche se arrivassi ad un telefono pubblico, io sarei già sparita.» aveva sollevato le mani, muovendo le dita e aprendo le braccia, come per mimare o svolgere un trucco di magia. «E tu avrai sprecato una telefonata. Le autorità parigine sono piuttosto scortesi con chi le chiama senza motivo e soprattutto per parlare della ladra che li ha beffati sotto il loro stesso naso.»
Nathan aveva arricciato le labbra a sua volta e aveva annuito, pensieroso, convinto da quelle argomentazioni. «E allora cosa vuoi da me, se non vuoi essere arrestata, mademoiselle Deveraux?»
Sophie aveva alzato le spalle. «Come ho già detto, solo salutarti e...» abbassò la voce, piegandosi in avanti, con l'aria cospiratrice di chi voglia svelare un segreto piccante. «dirti che, la prossima volta, quando ci incontreremo, non riuscirai a prendermi.»
Lui parve divertito da quelle parole, i suoi occhi erano stati attraversati da un guizzo. «Mi stai lanciando una sfida?»
«Chiamala come vuoi.»
«Va bene. Allora scommetto che ti catturerò.»
Le sopracciglia curate di Sophie si erano sollevate, la sua espressione mostrava tutto il suo scetticismo. «Credi davvero? Non sono una dilettante e dovresti averlo capito.»
«Credimi, ora so come ragioni e non mi sfuggirai.» Nathan aveva fatto un passo in avanti, avvicinandosi a lei così tanto che aveva violato ogni regola di comportamento sulla distanza che devono tenere due estranei perché non invadano l'altrui spazio vitale.
Sophie non si era sentita in soggezione, ma aveva provato qualcosa che si avvicinava molto a quella sensazione. Non intendeva cedere di fronte al suo sguardo. E questo l'aveva aiutato a diventare anche più affascinante ai suoi occhi di quanto fosse stato a prima vista. Vi era stato stupore, non sicurezza o presunzione, come in quell'istante, quando gli aveva porto la mano e si era presentata. E aveva capito che quell'uomo era troppo intrigante per lasciarselo sfuggire. «Un po' di pepe in più non può fare altro che indurmi a fare di meglio. Alla prossima, Nathan Ford.» lo affiancò e gli parlò nell'orecchio, in appena un sussurro. Aveva scoperto qualcosa di lui, durante quel piccolo scambio di battute e non si sarebbe mai lasciata sfuggire l'occasione di colpirlo almeno un po'. «Attento che non sia io a usare qualche trucco su di te. Adesso
so come tu ragioni.»
Aveva proseguito per la sua strada, fermandosi un secondo alle sue spalle prima di sparire per lei vie di Parigi, lasciandolo davanti alla Tour Eiffel senza una parola, o forse con troppe e, magari, con un epiteto poco signorile nei suoi confronti.

«Allora? E tu cosa gli hai detto? Sophie?»
La voce di Parker le arrivò lontana, come se durante un film e un flashback in bianco e nero, una voce fuori campo avesse fatto da disturbo e riportato la protagonista alla cruda realtà. Sophie guardò la busta di caldarroste e sorrise, nostalgica, mentre lo sguardo di Parker la perforava, con curiosità morbosa.
«Sophie?» la richiamò, ancora una volta. «Allora? Che cosa gli hai detto?»
«Non molto. Ma gli ho rubato il suo sacchetto di caldarroste...» fu la risposta, un po' colpevole e un po' vaga, di Sophie. «non doveva essere stato molto contento, ma dovevo ridimensionare un po' il suo ego... non cambierà mai, suppongo.»
Si scambiarono un'occhiata. Parker parve soddisfatta della piega che aveva preso la conversazione. «Hai rubato le caldarroste a Nathan?»
Sophie la guardò velocemente, prima di distogliere lo sguardo, un sorrisetto imbarazzato le increspò le labbra. «E' stupido, vero?»
«Non tanto... io avrei rubato anche queste qui.» commentò Parker. Sophie guardò il suo dito che puntava verso la busta. Le caldarroste si stavano velocemente raffreddando.
«Finiamo di mangiarle.» disse. «Prima che torni su e gli venga in mente di rinfacciarmi quella storia.»



Una fic spuria, che ho scritto un po' di tempo fa e che ho deciso di postare in un momento di voglia. Spero che sia stata di vostro gradimento. ^^

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Capitolo 22
*** 062. Primavera ***


Titolo: Rondini, giochi di ruolo e tanta, tanta pazienza
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Altri personaggi: Eliot Spencer, Alec Hardison, Parker
Prompt: 062. Primavera
Rating: Verde
Avvertimenti: One-shot
Genere: Commedia, comico
Trama: Hardison è a casa di Nathan e il suo personaggio in un gioco di ruolo è stato hackerato. Da chi? Come farà Nathan a scoprirlo?
Note: scritto anche per il Xmas Tree Party di Fanworld.it

 

«Ah, cavolo, me le hanno fregate tutte! Tutte!» Hardison lancia un'imprecazione e guarda torvo lo schermo del computer. È una mattinata come tante, anzi, più tranquilla del solito: sono in un periodo di pausa tra una missione e l'altra e non hanno motivo per rimanere tutti insieme sotto lo stesso tetto. Nathan si sta preparando un caffè e Hardison si è piazzato lì in casa sua molto presto per immergersi in un nuovo gioco di ruolo che ha trovato in rete e di cui ha scaricato i codici illegalmente. Nathan ci ha capito poco, anche se Hardison si è prodigato di spiegargli per filo e per segno come ha fatto ad introdursi nel sito.
A volte quel ragazzo non riesce a capire che i suoi compagni di squadra sono dei comuni mortali e che, un computer, sanno a malapena accenderlo.
Nathan è convinto, però, che Hardison non c'è tutto con la testa e che il suo genio lo perda appresso a quei giochi di ruolo dai nomi difficili da ricordare.
«Hardison, ti voglio attivo, tra un'ora devo vedermi con un cliente!» gli dice, a voce più alta, per renderlo partecipe della sua presenza o, almeno, fargli sapere che, in quella casa, nella sua casa, c'è qualcuno.
«Sì, sì, non ti preoccupare, Nathan!» risponde, veloce, il ragazzo. Ha cominciato a battere le dita sulla tastiera, così velocemente che Nathan è sicuro si staccheranno. «Quel maiale me le ha fregate tutte! È... è... un maledetto ladro!»
Nathan si astiene dal fare battutine sui ladri che vengono derubati dai ladri; guarda le immagini che si muovono sullo schermo del suo portatile e decide di avvicinarsi per capire che cosa siano. Vede strani animali antropomorfi che parlano tra loro tramite alcune strisce scorrevoli come quelle del telegiornale, su cui, però, sono stampate solo parole incomprensibili. Si piega per guardare meglio e cercare di leggere. Ma niente, quelle strane parole, per lui, non hanno davvero significato.
«Che significa WTF?»chiede, cercando di discernere lo strano idioma in cui stanno dialogando i partecipanti del gioco. Hardison posa le dita sulla tastiera e, con grande lentezza, gira la testa verso di lui.
«E' un'esclamazione.» dice, con indignazione.
Lui, sentendosi così preso in causa, si rimette dritto e beve un sorso di caffè. «Scusami, se non conosco la tua lingua da hacker!» esclama, serio.
«Lingu...» Hardison scuote la testa, ancora più indignato. «E' solo il linguaggio di Internet! È più veloce, quando devi scrivere. E soprattutto quando ti rubano le rondini!»
Nathan corruga la fronte. «Le... rondini? Ti hanno rubato delle... rondini
«Sì, vedi, io sono il leone e sono il re di questo branco di sfigati.» spiega Hardison indicando lo schermo. Fa un cerchio intorno ad un paio di zebre in armatura e ad alcune antilopi che somigliano a galoppini di corte. «Devo conquistare un certo numero di rondini per regalarle alla mia futura sposa. In realtà, solo i leoni possono conquistare le rondini e, se un leone riesce a regalarne quante ne servono a questa futura sposa, si prende il regno e spodesta il precedente re, che sarei io. Adesso, io ero quasi arrivato al traguardo. Mi mancavano tre rondini e, stamattina, quando mi sono connesso, ne avevo solo tre. Qualcuno, qui, mi ha hackerato l'account e le ha liberate, te lo dico io!»
«E, dato che sei un genio, non puoi recuperarle?» domanda Nathan, perplesso.
«Sì, beh... certo, se sapessi chi è stato, potrei. E come faccio a saperlo? Ci sono diciassette leoni che vogliono fregarmi il posto di re degli animali!»
Nathan scuote la testa. «Questo è troppo.» borbotta. Sente che è meglio sparire dalla circolazione per non dover sentire strane storie di rondini virtuali che spariscono e di re degli animali che vogliono spodestare Hardison dal suo trono; e poi dicono che è Parker quella strana. Che dire di Hardison che scrive in quel linguaggio incomprensibile?
Decide di andare ad aspettare il cliente giù al bar; nel frattempo potrà farsi un altro caffè o magari un drink, anche se non sarebbe stata l'ora adatta, se non ci si chiamia Nathan Ford e non si ha appena sentito tante elucubrazioni su un leone e delle rondini.
Nathan alza lo sguardo al cielo, quando è arrivato in strada e ne vede proprio tre, di rondini, che sfrecciano in cielo a grande velocità, come se avessero avuto sentore che, da quelle parti, c'era uno che cercava di imprigionarle per conquistare una leonessa per il possesso di un regno inesistente.
La primavera è arrivata da un paio di giorni, il tempo è migliorato, Boston è stata invasa da un teporino niente male; e, di solito, quando si parla di questa stagione, si pensa agli amori che sbocciano, ai fiori, ai profumi, alle allergie da polline, se proprio non si è romantici; si pensa anche alle rondini che tornano dalle loro migrazioni.
Hardison deve essersi perso quelle lezioni, alle elementari, altrimenti adesso non sarebbe dentro a giocare con il computer. È quello che pensa Nathan, mentre mette il naso nel bar e vede Eliot e Parker che, ridendo come matti, sono di fronte ad un computer, seduti vicini ad un tavolo.
Nathan corruga la fronte. Pensa che è la prima volta che li vede così affiatati e se ne domanda la ragione. Si avvicina a loro, circospetto.
«E dai, prendigliene un altro!» sente dire a Eliot.
«Aspetta un momento... ah, guarda com'è arrabbiato!» risponde Parker, talmente divertita che la sua risata acuta riempie il locale.
«Già... fagliele sparire... Nathan!»
Eliot e Parker si accorgono di lui soltanto quando lui si ferma di fronte a loro e copre la luce attraverso la propria ombra. Li fissa cercando una spiegazione, inarca un sopracciglio mentre le loro espressioni, da divertite, si fanno colpevoli. Non c'è bisogno di parlare. Parker gira il portatile verso di lui e davanti agli occhi gli si formano delle immagini che avrebbe preferito dimenticare: leoni vestiti da re, guardie zebre e antilopi vestite da galoppini.
Nathan pensa che sia la peggiore delle punizioni che potessero toccargli. Ma dov'è Sophie quando ha bisogno di lei? E se il cliente arrivasse prima e vedesse i membri della sua squadra che giocano a fare gli animali? Cosa direbbe? Chi si sarebbe fidato più di loro, quando le loro menti erano state inghiottite dai computer e spappolate dall'arrivo della primavera?
«Che state facendo?» chiede, alzando le braccia, al limite della pazienza.
«Stiamo distruggendo l'account di Hardison. Questo gioco gli sta mandando in fumo il cervello.» spiega Eliot. «Però si è rivelato più divertente del previsto.»
Parker riprende a sorridere in quel modo inquietante di quando si diverte parecchio. «Dovresti vedere come si arrabbia. Gli abbiamo fregato tutte quelle rondini. E poi gli rubiamo anche tutte le armi!»
«In realtà,» spiega Eliot. «non è che gliele rubiamo... Parker ha preso i dati del suo account e cancella dall'interno tutti gli oggetti che Hardison ha conquistato durante il gioco. C'è una interessante opzione che si chiama rinuncia
«Ho visto mentre digitava la password e così l'ho usata... è così tenero!» esclama lei, mettendosi entrambe le mani sul cuore e mostrando un'espressione soddisfatta. «La password era Parker.»
«Ottimo.» replica Nathan, con un sorriso tirato e ironico. «E questo come potrebbe aiutarci a non fare una figura di merda col cliente?»
Tutti e due perdono l'aria eccitata e si scambiano un'occhiata.
«Forse hai ragione.» commenta Eliot e, sospirando, chiude il portatile con un gesto secco, sollevando le proteste di Parker.
«Ehi! Ma le armi! Gli dovevo ancora prendere le armi!»
Eliot distoglie lo sguardo e sorride a Nathan. «Ci pensi tu?»
«Prima voglio sapere una cosa.» Nathan alza una mano per chiedere loro di fare silenzio e di ascoltarlo. «Perché?»
«Perché?» replica Parker, passando lo sguardo da lui a Eliot che ha perso il sorriso e ora sembra solo molto, ma molto arrabbiato.
«Perché Hardison, negli ultimi tempi, parla solo di questo stupido gioco! Anche Sophie lo dice, che sta diventando matto.» sibila, tra i denti.
«E' vero. Così abbiamo pensato» continua Parker. «di riportare il suo personaggio al livello base. Così magari la smette.»
Nathan non riesce a credere alle proprie orecchie: non solo Hardison si è messo in testa di conquistare delle rondini, ci si mettono pure loro adesso! Non può andare peggio di così. «E non sarebbe stato più facile cancellarlo, il suo account?»
Eliot e Parker si scambiano un'occhiata. Lui muove la testa di qua e di là, lei rimane rigida, a fissare il vuoto con occhi sgranati.
«Beh, in effetti...»

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Capitolo 23
*** 063. Estate ***


Titolo: L'importanza delle parole
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Altri personaggi: Sophie Deveraux
Pairing: Nathan/Sophie
Prompt: 063. Estate
Rating: Giallo
Avvertimenti: One-shot
Genere: Commedia
Trama: Alla fine di una missione, Nathan e Sophie si ritrovano a parlare. Nathan, però, ne combina un'altra delle sue...
Note: scritto anche per il Xmas Tree Party di Fanworld.it

Il pollo la stava fissando con aria adorante, fin troppo adorante, e indugiava con insistenza sulle sue gambe; si umettava costantemente le labbra e Nathan dubitava che fosse perché aveva sete. «Con una buona bibita e un bel materassino gonfiabile tra me, il mio costume da bagno e l'acqua di questa meravigliosa piscina, tutto è perfetto, mon chère.» stava dicendo Sophie e, a Nathan, quelle parole, arrivarono fastidiosamente bene all'orecchio, attraverso il dannato auricolare. Avrebbe voluto bere un sorso di liquore anche se, data la stagione, sarebbe stata più idonea una bibita fosforescente come quella che Sophie reggeva in una mano. Invece doveva far finta di potare le piante. E le cesoie pesavano parecchio, soprattutto in quel caldo torrido.
«Sophie!» la richiamò. «Smettila di adularlo e comincia a parlare di affari. Voglio andarmene.»
«Vorrei rovesciare il materassino.» stava dicendo Parker, impegnata con la cassaforte, un piano più sopra di loro.
«Perché?» domandò la voce di Hardison.
«Perché quel porco non mi piace per niente.» replicò la ragazza, stavolta assorta. «Magari potremmo farlo passare per un incidente! Nathan è il più vicino.» attraverso l'auricolare, tutti loro notarono il tono divertito e sadico con cui disse le parole successive: «Sono sicura che ci sta già pensando da un'ora. Da quanto sono lassù a crogiolarsi al sole? Ah, cotti come ostriche.» si fermò, colpita da un pensiero, poi riprese, veloce: «Dicono che siano afrodisiache.»
«Parker, continua a fare il tuo lavoro!» tagliò corto Nathan. Continuò a guardare attraverso la siepe, un'appassionata Sophie che strusciava il piede sul polpaccio del loro pollo, non senza provare il desiderio di amputarglielo come fece con quel ramo che, purtroppo, non avrebbe dovuto essere tagliato: adesso, a quella povera paperella, mancava tutto il becco.
Poco male, tanto quel posto sarebbe stato pignorato, una volta che avessero smascherato il tizio.

*

Sei ore dopo, dopo aver picchiato alcuni agenti di sicurezza, hackerato l'hackerabile, scassinato lo scassinabile e un arresto memorabile, la squadra aveva deciso di godersi il meritato riposo all'interno della villa di quel ricco approfittatore, prima di tornare alla base, con un congruo assegno per i loro clienti e un po' di giustizia di più per il mondo. Nathan e Sophie, semisdraiati sul materassino, si scambiarono un brindisi.
Parker, Hardison e Eliot stavano ammirando la galleria di ritratti che presto sarebbero stati mandati all'asta e per cui Parker aveva tanto sospirato e chiesto a Nathan di prenderne uno per loro, come risarcimento per tutto quel caldo che avevano dovuto sopportare, insieme alle botte, ma questo l'aveva aggiunto Eliot.
«E' stata davvero una gran giornata, eh?»
La voce di Sophie gli arrivò ovattata alle orecchie, ma riuscì comunque a strapparlo dai propri pensieri e dalla contemplazione del suo bicchiere colmo di quello stesso liquido rosso che lei e la loro ultima vittima avevano bevuto quel pomeriggio, prima che lo lasciassero per concludere quell'affare che Nathan continuava a proporre e lei a rifiutare. «Eh? Ah, sì, sì.»
«E' successo qualcosa, Nathan? Ti vedo strano...» il suo sguardo si assottigliò improvvisamente e le sue labbra si arricciarono. «Sei stato geloso, per caso?»
«No...» rispose lui, facendo una smorfia menefreghista.
«Sicuro?»
«Sì, beh...»
«E allora cosa c'è?»
«Niente.» replicò, allora, azzardandosi a bere un lungo sorso di quella cosa. Era forte. E a quel punto era tutto ciò che contava. «Davvero niente. Bella serata, ottimo bottino. Questa casa, questa piscina, pure il materassino...»
«Io e te...» propose Sophie, a voce bassa, allusiva.
Il suo sguardo inequivocabile spinse Nathan ad abbassare il suo. «Sì, beh. Anche.»
«Come sarebbe a dire anche
«Ci siamo anche noi.» spiegò lui e si arrischiò a guardarla di nuovo. Aveva uno sguardo carico di rimprovero che gli fece venire il dubbio di aver detto qualcosa di sbagliato. E si chiedeva che cosa perché, dopotutto, non gli pareva di aver detto niente che potesse essere frainteso o letto in un'altra chiave. Ma con Sophie era sempre un terno al lotto.
«Già. Forse è proprio questo il problema. Anche noi, Nathan.»
Detto questo, Sophie lasciò in bilico il proprio bicchiere sul materassino e ficcò le gambe nell'acqua gelida della piscina; mentre si tuffava, Nathan si affrettò a salvarlo, per evitare che l'acqua si mescolasse al superalcolico. In quel momento aveva poca importanza, però: Sophie stava nuotando a bordo piscina con rabbia e, con altrettanti affettati movimenti, si sollevò sulla scaletta e indossò l'accappatoio.
«Andiamo, Sophie, cos'ho detto?» gridò lui, dal centro della piscina. «Mi lasci qui con questi drink? Dimmi almeno qual è il problema! Parliamone!»
«E' questo il problema, Nathan!» rispose lei, invece, piegandosi in avanti, quasi la sua voce avesse potuto sentirsi con più forza, facendolo. Indicò se stessa, come se fosse lì, il problema. «Ci siamo anche noi, Nathan! Anche noi
E finito di dir questo, girò sui tacchi – o, per meglio dire, sui talloni nudi – e si allontanò di tutta fretta verso l'interno della villa. Sarebbe andata dagli altri, lasciandolo lì da solo.
Sospirò pesantemente, lasciandosi sfuggire un gemito di esasperazione. Poi guardò il bicchiere ancora pieno di Sophie. Bevve un altro sorso dal proprio e si lasciò trasportare dalle onde prodotte artificialmente, su quel materassino, aspettando che l'alcool si portasse via l'ennesimo litigio.
Anche.
Non riusciva a capire che cosa l'aveva fatta arrabbiare.

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Capitolo 24
*** 017. Marrone ***


Titolo: Fuggire con stile
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 017. Marrone
Rating: G
Avvertimenti: One-shot
Genere: Generale
Trama: Nathan e gli altri sono impegnati in una missione, ma dovranno fuggire presto, perché stanno per scoprirli.
Note: scritto anche per il Xmas Tree Party di Fanworld.it

Parker passò lo sguardo dall'uomo che tentavano di truffare a Nathan che, piegato sul tavolo, aveva afferrato la coscia di pollo per le due estremità e l'aveva addentato come avrebbe fatto solo l'uomo delle caverne. Tra lei e il loro bersaglio, non sapeva chi dei due era più sconcertato.
Il fatto che Sophie si fosse presa la settimana libera e che lei doveva fare la seduttrice al posto suo la rendeva nervosa e in quel momento capiva perché le piaceva di più infilarsi nei condotti di areazione. Lei era una borseggiatrice, la sua specialità erano i portafogli, che il Bersaglio teneva gelosamente nella tasca interna della giacca, credendo che fosse più al sicuro. Invece, per divertirsi gliel'aveva preso più di due volte, beccandosi un rimprovero da parte di Nathan che, adesso, sembrava incapace di fare altro che mangiare come se non avesse mangiato per giorni.
Non riuscì a trattenere una smorfia di disgusto, mentre del brodino gli colava lungo l'angolo della bocca e scendeva giù, verso il suo ultimo abito, marrone, come le foglie che ricoprivano l'asfalto fuori dal locale all'ultima moda in cui si erano rifugiati per proteggersi dall'improvvisa pioggia autunnale. Hardison aveva detto qualcosa a proposito della moda dell'autunno, quando glielo aveva mostrato e Nathan si era subito mostrato entusiasta. Contenti loro, contenti tutti, si ricordava di aver pensato. La pioggia, però, non rendeva contento nessuno neanche Hardison di cui era costretta a sentire le imprecazioni tramite l'auricolare, perché non riusciva a connettersi alla rete per introdursi nel cellulare del Bersaglio che, come lei, era abbastanza indignato dal comportamento di Nathan.
«Dovrete farlo da lì... Nathan, crea un diversivo. Eliot vi passerà la pen drive tra tre minuti.»
Parker scoccò un'occhiata verso l'ingresso, dal quale stava entrando Eliot vestito da cameriere; lo vide sistemare l'ombrello fradicio dentro il portaombrelli e sparire nelle cucine.
«Off...imo, om cro..ate?» stava dicendo Nathan.
«Croate?» ripeté Parker. «Sicuro di star bene... Nat... ehm... John?» scoccò un'occhiata al Bersaglio, ma questo non sembrava essersi accorto di niente, tanto era preso dal guardare la bocca di Nathan.
Nathan deglutì e si pulì con una manica della grossa giacca. Il brodino aveva lasciato una macchia che aveva preso una tonalità identica a quella della camicia: blu elettrico.
Come risposta, Nathan decise di ruttare, tanto che Parker e il Bersaglio sussultarono.
«Ehilà, bella vocale, cowboy!» esclamò Hardison, dal suo furgone.
«Scusate, scusate...» disse. «Ogni tanto scappano... ma come si dice, meglio da sopra che da sotto!»
Scoppiò a ridere e, mentre lo faceva, buttò nel piatto il suo cosciotto mezzo mangiato, facendo schizzare il brodino sulla tovaglia e anche sul Bersaglio che, lanciando un'imprecazione degna del personaggio di Nathan, si alzò.
«Oh, mi dispiace, mi dispiace tantissimo. Isobel, puoi aiutarlo?»
Parker si alzò, mettendo in mostra un sorriso tirato che rivolse a lui. Nathan, intanto, con noncuranza, aveva preso una pen drive dal vassoio portato da Eliot che se ne andò senza fermarsi; prese un lembo proprio tovagliolo, che si era attaccato preventivamente al collo, e le passava senza alcun ritegno sulle labbra, gorgogliando come se avesse dovuto tirare uno sputo. Questo gli permise di distogliere l'attenzione da Parker e dalle sue mani che avevano sfilato il blackberry dalla borsa del Bersaglio, mentre questi tentava di pulirsi di dosso il brodino del pollo di Nathan, e anche dalle sue mani, dalle quali sparì la pen drive, adesso al sicuro nella manica della sua giacca.
«No, non importa.» disse il Bersaglio, rivolto ad una Parker fin troppo premurosa. «Lascia, cara. Potete scusarmi un attimo?»
Il Bersaglio scoccò un'occhiata omicida a Nathan, prima di scappare in bagno, o forse da lui e dai suoi modi da cafone. Nathan sogghignò e strizzò l'occhio in direzione della sua schiena, prima di dare la pen drive a Parker che si rigirava tra le mani il blackberry, con Hardison che, dall'auricolare, le dava istruzioni per caricare quel virus che avrebbe loro permesso di scoprire dove teneva i fondi che avrebbero dovuto portargli via e smascherare i suoi traffici.
«Quanto ci vorrà?» chiese, piano, passandosi le mani l'una sull'altra.
«Pochi sec... oh, no. No. No. No. Questa non ci voleva proprio.»
Nathan posò i gomiti sul tavolo e intrecciò le mani. Si guardò intorno, in cerca di qualunque cosa di visibile potesse costituire un pericolo. «Che cosa non ci voleva? Hardison?»
«Ci conviene ritirarci alla base il più in fretta possibile. Sai chi sta lavorando sulla sua sicurezza creditizia?»
«La CIA?»
«Magari, amico! Sterling e un paio di agenti di polizia che stanno venendo ad arrestare il nostro uomo. Come ho detto, è meglio darsi una mossa e sublimarsi.»
Nathan guardò Parker, il cui viso era diventato una maschera di rabbia. Girò la testa verso l'orecchio in cui teneva l'auricolare. «E cosa mi posso inventare?»
«Non lo so, amico, sei tu il mago! Ma in fretta, prima che arrivi. È a pochi metri da voi e non riesco a connettermi al satellite per cercare di dirottare il suo navigatore. Maledizione! È uno schifo l'autunno, come l'inverno. Detesto la pioggia!»
«Okay, con calma, Hardison. Prepariamoci ad uscire di scena.»
«Qual è il piano?» domandò Parker. Il Bersaglio era appena uscito dal bagno e si stava avvicinando a loro di gran carriera.
«Tu assecondami e basta.»
Il Bersaglio tornò, con alcuni aloni sulla giacca, ma perfettamente controllato, adesso, o, almeno, più di quanto fosse stato andandosene. Nathan scoccò un'altra occhiata a Parker; sbatté di nuovo le ciglia, per fargli capire di aver già fatto sparire il blackberry nella borsa, la pen drive nascosta tra i capelli legati.
«Scusatemi.» borbottò di nuovo quello. «Di cosa parlavamo?»
«Di affari. Di cosa potrebbero mai parlare due gentiluomini?» Nathan si volse verso il caposala e, a gran voce, abbaiò: «Allora, questo vino?»
Non fu solo il Bersaglio a trovarsi profondamente in imbarazzo: quello era un locale dove andava la gente bene di Boston, non un bar per camionisti.
«Questo sì che è il mago che conosco!» lo lodò Hardison.
«Ma cosa ci vuole?» Nathan allargò le braccia, colpendo il tizio del tavolo vicino e guardando il Bersaglio con indignazione, prima di voltarsi di nuovo. Si alzò addirittura in piedi e infilò una mano in tasca. «E' perché non le ho dato la mancia? Che razza di spilorci! Eccola qui, la vostra mancia!»
Cominciò a lanciare banconote che volarono come foglie da un albero per qualche secondo, poi andarono a posarsi nei piatti, a terra, sulle spalle di alcuni avventori. I borbotti si fecero alti, la gente lo osservava con curiosità.
«Ecco! Non ci posso credere! È uno scandalo volere la mancia per ogni portata! Che posto, che posto!» afferrò Parker per il braccio e la tirò in piedi. «Andiamo, Isobel, questo posto fa schifo! È pieno solo di cafoni che pensano solo al denaro!»
La trascinò fino al caposala che si stava avvicinando, tentando di rabbonirlo. Pessima mossa, non ci sarebbe riuscito comunque: Sterling stava arrivando. Nathan gli gettò ai piedi altre banconote. «E lei!» disse poi, puntandogli contro un dito. «Si consideri già licenziato per domani! Anzi, subito! Faccia i bagagli, amico, perché io la faccio arrestare per il pessimo servizio! Andiamo, tesoro, domani denuncio il proprietario di questa stamberga per questa assoluta mancanza di servizi, se non dietro pagamento!»
E così blaterando, uscirono dal locale. Si affrettarono a lasciare il marciapiede, attraversarono correndo e sparirono nel furgone parcheggiato all'altro lato della strada, sperando di non incrociare Sterling.
Una volta dentro, Nathan sciolse il nodo della cravatta; dopo che si fu asciugato il volto dalla pioggia che batteva sul cofano del furgone, si concesse un sospiro di sollievo e gettò via la giacca. «Mi immagino la faccia di quel tizio... Hardison, hai i numeri di conto?»
«Un mago. L'ho detto io!» approvò Hardison, alzando un pollice. «E i soldi... ecco qui, non troveranno neanche un centesimo.»
«Ottimo lavoro, squadra.» esclamò Nathan.
Parker sorrise per un istante, poi si sedette di fronte a lui e sciolse i capelli, anche lei sospirando, restituendo ad Hardison la pen drive. «E' stato forte scappare via in quel modo!»
«Posso partire?» Eliot fece capolino dal posto di guida, chiedendo approvazione. Nathan gliela diede con un cenno della mano e si misero in moto subito dopo, sparendo dalla circolazione in un battibaleno.
«Nathan, te lo posso chiedere, adesso?» domandò Parker, a quel punto.
«Cosa?»
«Dove l'hai preso quel vestito? È di un colore così...»
«Ehi, quello è un marrone della moda di quest'anno!» si alterò Hardison, indicando prima Nathan e poi lei, con fare accusatore. «Non provare a dire che è orrendo perché ci ho messo due giorni per cucirlo e altri due per truccare un'asta online per trovare la stoffa del colore giusto. Devi chiederti dove ha trovato lui quella camicia. È... è un pugno in un occhio, Nathan, ti giuro. È... un pugno all'estetica e al buongusto. Se ci fosse Sophie direbbe che ti sei bendato e... ahi!»
Si lamentò, quando Parker si allungò e gli diede un colpo sul petto. «Lo sai che è sensibile, su quest'argomento!» gli spiegò in un sibilo, con aria di rimprovero.
Hardison si arrischiò a guardare Nathan, come se si aspettasse che tirasse fuori una pistola e decidesse di ucciderli per aver pronunciato il nome di Sophie. Eliot si arrischiò ad imitarlo dallo specchietto retrovisore, Parker, invece, lo fissava ostinatamente con aria compassionevole.
Sapevano quanto gli mancasse Sophie, ma non era una buona ragione per permettere loro di lanciargli quelle occhiate; Nathan si accigliò. «Oh, andiamo!» sbottò. «Io sto benissimo. Eliot, ti sbrighi? Voglio andare a casa e dormire per qualche ora, se non ti dispiace!»
Parker e Hardison si scambiarono un'occhiata.
«Gli manca da morire.» dichiarò lei, che pareva non aver ascoltato una parola.

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Capitolo 25
*** 092. Natale ***


Titolo: A Natale siamo (quasi) tutti più buoni
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Altri personaggi: Parker
Prompt: 092. Natale
Rating: G
Avvertimenti: One-shot
Genere: Commedia
Trama: Babbo Natale è così buono come ci vogliono far credere o anche lui ha dei piccoli segreti? Nathan e Parker forse lo sanno...
Note: scritto anche per il Xmas Tree Party di Fanworld.it

«Babbo Natale che porta i regali, tutti che sono più buoni, la gente che va a sciare, i bambini che mandano le letterine...» elenca Parker, scontenta, guardando fuori dalla finestra i fiocchi di neve che si scioglieranno non appena toccheranno terra. È annoiata e non le piace per niente quell'atmosfera di festa che si sente nell'aria: persino Sophie sta arredando l'appartamento di Nathan con decorazioni di dubbio gusto, palline colorate e festoni.
E poi, per lei, il Natale è solo un modo per rubare nelle case rimaste vuote per le vacanze. Nessuno le ha mai fatto un regalo e non vede perché qualcuno debba cominciare a farlo adesso. Guarda Hardison e pensa che forse lui lo farebbe, ma non sa perché lo pensa o perché pensa che Hardison possa pensare di farle un regalo. Lui è preso dai suoi computer e dai suoi attrezzi, dal suo mega schermo che, adesso, è addobbato da alcune corone che si illuminano a intermittenza e che, se ci passi vicino, suonano una carola.
No, il Natale è veramente uno schifo.
Eliot, poi, ha perso proprio il cervello: se ne va in giro vestito da Babbo Natale, portandosi dietro un sacco di tutte le cose che non servono più a nessuno e Nathan – Nathan! – gli dà quello che non gli serve più o di cui, dice, non ha bisogno. Parker non avrebbe mai creduto che il capo, con le feste, avrebbe cominciato ad essere anche più generoso di quello che era. Perché, sì, lui è troppo generoso, tanto da poter essere considerato uno scialacquatore. Aveva dato i suoi soldi – tutti quei soldi! – in beneficenza. Ma era matto?!
«Che c'è, Parker?» eccolo lì, il capo, che si avvicina con un bicchiere di caffè corretto e un sorriso davvero troppo allegro. Sono le feste che riescono anche a contagiare i migliori di loro, persino Nathan che sorride. Sorride, diamine! Ma quello può anche essere imputato a Sophie.
Lo scruta per un attimo. No, forse all'alcool.
O forse solo a quelle dannate feste: lui si è seduto in pochissime occasioni accanto a lei, guardandola solo come fanno i padri amorevoli con le figlie. E lei non ha bisogno di un padre amorevole. Nossignore.
«Guardavo fuori.» risponde, lapidaria.
«Sophie ha bisogno di qualcuno che la aiuti con l'albero.»
Parker, attraverso il riflesso sul vetro, vede Sophie intenta a prendere da uno scatolone delle grosse palline da mettere sull'abete più alto che Parker avesse visto dentro una casa, tanto che il ramo più alto, quello su cui di solito sta la stella, fa una curva perché il soffitto è troppo basso. L'ha ordinato Hardison online e glielo hanno consegnato questa mattina, ad un'ora impossibile che aveva fatto tornare quasi tutto alla normalità: Nathan aveva imprecato finché non aveva visto l'albero e l'entusiasmo di Sophie e Hardison, che avevano tirato giù i rami più alti con l'aiuto di una scala. Il capo si è rassegnato e ora guarda la sua casa venire invasa dal Natale senza dire una parola o quasi.
«Aiutala tu.» dice, aggressiva, stringendosi nelle spalle.
Lui tace, ma continue a fissarla con interesse.
«Non mi piace il Natale, d'accordo?» esclama lei, quasi isterica, come se lui avesse detto qualcosa per cui valesse dare quella risposta. Ed era sicura che lui stesse pensando ad una domanda simile. «Perché no?»
«E' una festa stupida!»
Lui sorride, poi beve un altro sorso di caffè. «Davvero? Io, invece, penso che sia una festa molto interessante. Il fatto che Babbo Natale si cali dal camino non ti fa venire in mente niente?»
«No.»
«Babbo Natale si cala dai camini e ha un grosso sacco pieno di giocattoli. Ti sei mai chiesta da dove vengono?»
«Non mi interessa proprio!»
«Ne sei sicura?»
Parker, prima di rispondere, guarda l'albero e Sophie che sta appendendo alcuni festoni che suonano. Sbuffa. «E va bene,» dice, sconfitta: comincia a credere che Nathan non la lascerà in pace finché non avrà dato la risposta che vuole sentirsi dire. «Si cala dal camino, con un sacco. E allora?»
«Esatto! Qualcuno la chiamerebbe violazione di domicilio.» negli occhi di Nathan è apparso uno scintillio che Parker vede solo prima di una missione, o comunque quando ha una grande idea. Ma quasi non ci fa caso. Pensa a quello che ha detto.
«Ma non ha senso! Babbo Natale è il beniamino dei buoni!»
Lui inarca un sopracciglio. «Ha senso quello che dici tu, Parker?»
«No.» ammette lei, facendo una smorfia. «Forse hai ragione. Quindi Babbo Natale è un ladro?» si china in avanti, per guardarlo più da vicino, facendosi di nuovo sospettosa. «Ruba i giochi nelle casa dei bambini ricchi per darli a quelli poveri? E non è stato lui a mettere i giochi dai bambini ricchi?»
«No, li ruba alle grandi ditte di giocattoli. Si intrufola da un comignolo e va fino ai magazzini.»
«E nessuno se ne accorge?»
«Certo che no!» anche lui si china verso di lei, tanto che i loro nasi quasi si sfiorano. «È un grande ladro, il migliore, attento a tutti i dettagli e, quando ha riempito i suoi sacchi, si infila in un condotto di areazione e scivola fino al suo furgone, perché poi deve volare in cielo e entrare in ogni camino e portare ai bambini i doni che hanno richiesto.»
«Ma non può: è grasso come una balena.»
«È di Babbo Natale che stiamo parlando.»
«Sì, certo e non ha nessun bisogno di un comignolo: gli basta il suo vestito rosso. Nessuno si accorgerà di lui, la notte di Natale. Perché Babbo Natale, a dispetto di quanto si possa credere, è un grande trasformista! Le guardie penserebbero che è un dipendente perché lui direbbe di essersi vestito così per i suoi bambini e che il grande capo lo ha chiamato per degli straordinari. Dirà di essere sull'orlo del licenziamento, così renderà il tutto più credibile.» fa una pausa per riprendere fiato. «Così, con un passy che si è procurato nei giorni precedenti, accede ai magazzini e, carica il furgone che ha parcheggiato sul retro. Quando ha finito, parte lasciando tutto così com'è. E non deve fare attenzione alle telecamere, che, un complice ha provveduto a disattivare. Adesso deve solo andare dai bambini meno fortunati. E a questo punto gli basta forzare la serratura della porta di ingresso e depositare i giochi, e... poi se ne torna a casa, cambiandosi d'abito e prendendo il primo volo per la Lapponia.» si ferma di nuovo e sorride, soddisfatta. «Però! È forte questo Babbo Natale!»
«E' vero!» commenta Sophie, avvicinandosi. Ha tra le mani un festone.
Parker balza in piedi, improvvisamente contenta. Le sembra di essere di nuovo sotto psicofarmaci. «Perché non andiamo tutti insieme a rapinare un negozio di giocattoli?» chiede. Non aspetta risposta. Ha già infilato la porta.
Hardison, alzatosi dal divano, raggiunge Nathan e Sophie, seguiti a ruota da Eliot.
«Che le è preso, a quella pazza?» chiede quest'ultimo.
Anche Hardison vuole conferme. «Ho capito bene? Vuole rapinare un negozio di giocattoli?»
«E' stata una bella storia.» ammette Sophie e guarda Nathan. «Hai fatto riscoprire la magia del Natale anche in Parker! A modo suo, ma ci sei riuscito. Hai fatto una specie miracolo di Natale, lo sai?»
Nathan sogghigna, soddisfatto di se stesso.
«Bene, signori.» esclama, quindi, dopo un attimo di assoluto silenzio. «Che ne direste di seguire Parker e di compiere la nostra buona azione natalizia?»
«Derubando un negozio di giocattoli.» Eliot fa una pausa. «Tu sei ubriaco.»
«No.» Nathan si porta alla bocca il suo caffè. «Non ancora, almeno. Prendi l'attrezzatura, Hardison. Sophie, i costumi. Eliot, tu...» lo squadra da capo a piedi. «bel vestito. Aggiungici un po' qualcosa per ingrassarti, poi vai a riacchiappare Parker. Dobbiamo escogitare un piano a prova di bomba.»
Eliot lo guarda per un istante, gli altri due sono già andati a svolgere i loro compiti.
«Tu sei più matto di Parker.» esclama, con disappunto, ma si affretta a fare quello che gli è stato chiesto.
Nathan non dice più una parola. Beve un altro sorso e poi posa la tazza. Non avrebbero certo derubato un negozio di giocattoli qualsiasi. C'è qualcuno di abbastanza spregevole da meritare un furto anche durante le feste, quando tutti – compresi i ladri – dovrebbero essere più buoni.

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Capitolo 26
*** 067. Neve ***


Titolo: Regalo di pronta guarigione
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 067. Neve
Rating: G
Avvertimenti: One-shot
Genere: Commedia, comico
Trama: Nathan si è ammalato e Parker ha un'idea per tirargli su il morale...
Note: scritto anche per il Xmas Tree Party di Fanworld.it

«Secondo me, dovremmo farlo direttamente sul carrello.» esclamò Hardison.
«Secondo me, dovremmo farlo a terra e poi Eliot lo prende e lo mette sul carrello.» replicò Parker, indicando Eliot con il pollice foderato dal grosso guanto. Il picchiatore si stringeva nelle spalle e tremava quanto loro.
«Secondo me, siete matti!» dichiarò, guardandoli entrambi da sotto il bordo del cappellino di lana che gli era scivolato sugli occhi. Su Boston, quel dicembre, era scesa la neve, lo spettacolo più incredibile che li aveva spinti fuori dalla casa di Nathan; in realtà, quello era stato solo un diversivo e neanche tanto originale: quando erano entrati avevano scoperto che il loro capo aveva preso il raffreddore e che se ne andava in giro per casa, febbricitante, a starnutire e a spargere i suoi bacilli nell'aria. Per non fare la sua stessa fine, avevano concordato di andarsene.
Poi, una volta giunti al sicuro in strada, avevano incontrato anche Sophie, anche lei vestita come se fossero stati in una località sciistica e non a Boston, nell'inverno più pazzo che avesse mai visto. Le avevano raccontato che Nathan si era preso il raffreddore e che era di sopra, in pigiama, spettinato e con un paio di ciabatte a forma di lepre.
«E' stata una visione orribile.» aveva commentato Parker, facendo una smorfia inorridita.
Sophie l'aveva presa molto diversamente da loro: Parker si era aspettata che li seguisse per andarsene, invece si era accigliata e aveva detto a tutti e tre di essere dei grandi insensibili.
«Cosa? Nathan sta male e voi ve ne siete andati! Mi... mi meraviglio di voi!» aveva replicato.
«Sì, ma... non è perché avevamo paura di beccarci il raffreddore.» aveva borbottato Hardison.
«No... figuriamoci.» aveva detto Eliot che aveva distolto oltretutto lo sguardo.
«Ma come? Avevamo dett...» prima che Parker avesse avuto il tempo di finire la frase, Hardison le aveva dato una gomitata. «Ahi, ma che...» aveva intercettato lo sguardo dell'hacker, che voleva dirle qualcosa. Non capì e così lui scosse la testa. Parker guardò Sophie che aveva allargato le braccia, la quale si era indignata anche di più.
«Non ci posso credere! Nathan è su, sta male e voi... Santo Cielo, dopo tutto quello che ha fatto per aiutarvi!»
«Ma... ma noi gli...» Parker guardò prima Hardison e poi Eliot, entrambi contriti di fronte all'espressione sconcertata di Sophie. «Gli stavamo andando a prendere qualcosina per tirarsi su di morale!»
Eliot e Hardison si erano voltati a guardarla.
«Sì, un... pensierino.» continuò lei, parlando a scatti, un po' meno sicura di sé e di ciò che stava dicendo. «Uno piccolo. Niente di che.»
Sophie non ci aveva creduto; non aveva perso l'aria indignata e li aveva guardati tutti e tre, prima di fare un cenno verso la strada. «Andate a comprargli uno sciroppo per la tosse, invece. Io salgo su a vedere come sta.»
E così aveva fatto, lasciando loro tre sull'asfalto ricoperto di neve che arrivava alle caviglie, sconvolti, scombussolati e particolarmente dubbiosi.
«Comprare? Non possiamo...»
Eliot aveva arricciato le labbra e le aveva afferrato un braccio. «Andiamo.» aveva tagliato corto.

«Abbiamo detto che gli facevamo un pensierino... non possiamo andarcene a mani vuote!» aveva fatto notare Parker, una volta in farmacia. Ne aveva parlato per tutta la strada e, aiutata da Hardison, aveva cercato un qualcosa che potesse far piacere a Nathan e non far arrabbiare di nuovo Sophie.
«E cosa gli troviamo, in farmacia?» aveva borbottato Eliot, posando un paio di scatole di pastiglie per la febbre e un piccolo arsenale di sciroppi per la tosse sul bancone. «Delle Zigulì?»
Parker mise su un'aria pensierosa e si guardò intorno. «Qualche portafogli?» chiese, poi. Eliot rivolse un sorriso tirato alla commessa.
«Non si preoccupi. Non dice sul serio!» specificò.
«No, io ero serissima!»
Eliot si era piegato su Hardison e, a mezza bocca, gli aveva chiesto: «Perché non la porti fuori?»
Hardison aveva seguito il consiglio e, quando anche Eliot era uscito dalla farmacia, li aveva trovati a discutere di fronte ad un cumulo di neve ed un carrellino, chiedendosi cosa avessero in mente. Quando l'aveva scoperto, dichiarare che erano entrambi matti, gli era sembrato il minimo.

Sophie, nel frattempo, aveva trovato Nathan intento a prepararsi un brodino, starnutendoci dentro con la stessa frequenza con cui si soffiava il naso. Aveva usato un intero cestino per i fazzoletti di carta che lei si era affrettata a chiudere e a mettere vicino alla porta per ricordarsene quando sarebbe andata via.
«Cielo, Nathan, dovresti stare a letto!» gli aveva detto, a mo' di saluto, quando lui non ce l'aveva fatta e si era dovuto sedere perché, dichiarò, le gambe non lo reggevano. Sophie era accorsa e gli aveva toccato la fronte. «Devi anche avere un febbrone da cavallo. È meglio se ti metti sotto le coperte e aspetti che gli altri tornino con le medicine.»
«Ah, figurati! Sto bene... ho solo bisogno di mangiare qualcosa di caldo e farmi una dormita. Domani sarò di nuovo in forma... non mi posso permettere di stare male. Ci sono dei clienti che ci aspettano.» sminuì lui, con un debole gesto della mano. Ma poi, vedendo che non ce la faceva, appoggiò a quella mano tutta la testa per sorreggerla.
«Lo vedi che non stai bene?»
«Sophie, te l'ho detto. È solo un'infreddatura. Dai, che si brucia il brodo!» provò ad alzarsi, ma lei lo trattenne e con un gesto autoritario indicò la camera da letto.
«Ci penso io, Nathan. Tu vai a stenderti!»
«Ma...»
«Nathan. Ho detto, vai. a. stenderti!» scandì lei.
Nathan seguì il consiglio senza fare, stranamente, altre storie, troppo debole per continuare la discussione. Era davvero un miracolo, pensò Sophie, prendendo il brodino pieno di germi e gettandolo nel lavandino. Ne preparò un altro e, mentre lei finiva, in strada, Parker e Hardison avevano appena messo a punto il loro piano e si apprestavano a metterlo in atto.
Quando Sophie portò il piatto a Nathan, gettato malamente sul letto, il naso rosso e gonfio e una collinetta di fazzoletti sporchi sul comodino, i tre stavano salendo le scale. Ma nessuno dei due dentro casa poteva sapere che cosa stava succedendo. Sophie, addirittura, pensava che non ci potesse essere niente di peggio di Nathan che si lasciava andare in quel modo. Inutile che facesse tanto lo spaccone e che credesse di non stare male. Stava male eccome.
«Ti ho portato da mangiare.»
Per tutta risposta, Nathan si soffiò di nuovo il naso e tossì.
«Ce la fai a metterti seduto?»
«Pranzo a letto.» commentò lui, prima di starnutire di nuovo. Si tirò su, lamentandosi di tanto in tanto, e sistemò il cuscino in modo che lo sorreggesse. «Dovrei ammalarmi più spesso, se questo è il risultato.»
«Non stai tanto male, se senti il bisogno di fare lo spiritoso.» lo apostrofò Sophie, porgendogli il piatto. Nathan cominciò a mangiare e, intanto, la sua squadra era entrata in casa. Il rumore di ruote arrivò attutito dalla camera da letto; Sophie si voltò, corrugando la fronte, Nathan alzò lo sguardo dal piatto e posò il cucchiaio.
«Vai a vedere che succede, per favore?» chiese. «Io non ce la faccio ad alzarmi.»
Sophie sembrava non aver dato ascolto alle sue parole e, in effetti, lo aveva ascoltato solo a metà, i pensieri tutti rivolti a quello che quei tre stavano combinando. Non sapeva neanche se aveva voglia o no di andare a vedere che succedeva. «Non muoverti di qui.» gli consigliò.
«E chi ce la fa?» borbottò Nathan.
Hardison e Eliot, in salotto, spingevano un carrello. Parker, invece, portava una busta della farmacia che produceva il rumore di bottiglie che picchiavano l'una contro l'altra, cosa che fece pensare a Sophie che, invece che gli sciroppi della tosse, avessero comprato degli alcolici.
«Non gli piacerà. Ragazzi, fidatevi, non gli piacerà!» ma parlava di quello che stava sopra al carrello, non al grosso quantitativo di sciroppo. Probabilmente, se Nathan avesse visto quel che c'era nel suo salotto, avrebbe preferito scolarsi un'intera damigiana di vino.
«Sophie?» la voce di Nathan si era fatta più alta, davvero poderosa per uno che aveva il naso tappato e una montagna di fazzoletti sul comodino. «Che succede di là?»
«N-niente... Nathan.» si avvicinò agli altri e, parlando a voce più bassa, chiese: «Ma che diavolo vi è saltato in mente?»
«Sophie?»
L'interpellata si guardò alle spalle. «Tutto bene, Nathan! Tranquillo! Parker ha portato le... le medicine!» poi si voltò verso di loro, sperando di essere stata abbastanza convincente. «Portatelo dove l'avete preso!»
«L'abbiamo fatto noi!» esclamò Parker. «E' il nostro pensierino per lui!»
Sophie si portò una mano alla testa. «Oh, no. Parker, no. Fatelo sparire. Vi prego!»
Proprio mentre finiva di parlare, Nathan aprì la porta della camera. Indossava di nuovo quelle ciabatte a forma di lepre che Sophie, in un primo momento, non aveva notato, ma che fecero di nuovo ridere Parker e far affiorare un sorrisetto sghembo sui volti di Eliot e Hardison. Ma lei era più interessata alla faccia sconvolta di Nathan il quale era molto interessato al grosso pupazzo di neve che si stava sciogliendo sul carrello.
«Hardison!» tuonò. «Sto troppo male per arrabbiarmi. Che ci fa tutta quella neve in casa?»
Il ragazzo tentò subito di scaricarsi la colpa. Puntò un dito su Parker. «E' stata un'idea sua, io non c'entro!»
«Mia? Tu hai trovato il carrello!» sbottò lei, inviperita e indignata. «Era per fare un pensierino a Nathan, visto che Sophie ci teneva tanto e...» non continuò. Gli occhi rossi e lucidi di Nathan la dicevano lunga su quello che stava pensando e sul posto in cui avrebbero potuto infilarsi tutta quelle neve che si stava lentamente sciogliendo sul suo pavimento.
«Forse è meglio che torni a letto, Nathan.» commentò Sophie. «Non è il caso che...»
«Sei stata tu!»
«Ma come ti viene in mente! Li ho mandati a comprarti le medicine!»
«Ma... un pupazzo di neve in casa! Io... sì, è meglio se torno a letto.»
Con un gesto della mano e sempre barcollando, Nathan tornò indietro. Sophie lo seguì, sospirando, non sapeva neanche lei per sollievo o per disperazione, ma prima di sparire, si guardò indietro e cercò lo sguardo di ognuno di loro.
«Gli faremo credere che era in delirio da febbre.» promise Hardison che pareva aver letto il suggerimento negli occhi di Sophie.
E tutti si dissero d'accordo. Tranne Parker, che guardò con animosità verso Hardison, pronta a litigare.

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Capitolo 27
*** 096. Scelta libera (Candelabro) ***


Titolo: Voci di sentina
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Altri personaggi: Tenente Bonanno
Prompt: 096. Scelta Libera
Rating: G
Avvertimenti: Flashfiction
Conteggio parole: 596
Genere: Commedia
Trama: Un prezioso candelabro è stato trafugato e il tenente Bonanno ha fiutato una pista...
Note: scritta anche per l'iniziativa di Fanworld.it "Un prompt al giorno...", con il prompt: Candelabro



Il tenente Bonanno arrivò di fronte all'appartamento di Nathan Ford. Gli parve di sentire delle voci concitate all'interno e un qualcosa di grosso che veniva spostato. Tese appena l'orecchio, cercando di capire che cosa stesse succedendo. Per quanto si sforzasse, però, non ci riuscì. Quel prezioso e antico candelabro potevano averlo rubato solo loro, soprattutto per i mezzi sofisticati e le macchinazioni che erano state messe in atto; si era sentito in obbligo – più come poliziotto che come uomo, doveva ammetterlo – di andare a controllare che cosa c'entrassero loro in tutta quella faccenda.
Suonò al campanello.
I rumori di poco prima sparirono all'istante, le voci si spensero. Ci vollero una decina di secondi, prima che udisse dei passi avvicinarsi e che gli venisse aperto. Di fronte a sé, aveva uno – in tutti i sensi – scarmigliato e sudato Nathan Ford.
«Tenente Bonanno!» lo salutò, appoggiandosi allo stipite della porta. Se era stupefatto, non lo dette a vedere. «Qual buon vento la porta qui?»
Bonanno gettò un'occhiata all'interno, ma Nathan gli si piazzò davanti, impedendogli di guardare cosa succedeva nell'appartamento.
«E' stato rubato un candelabro prezioso e molto antico,» dichiarò, quindi. «si dice che sia appartenuto a George Washington in persona. Adesso, i sistemi di sicurezza non sono stati violati e l'unico che è stato visto con il proprietario nelle ultime ventiquattro ore è stranamente lei, signor Ford. Sa spiegarselo?» gli mostrò una fotografia presa da una telecamera di sorveglianza dove si vedeva Nathan, vestito di un abito bianco e una cravatta dal motivo floreale di dubbio gusto. La foto l'aveva ripreso mentre si esibiva in una smorfia davvero grottesca.
Nathan scosse la testa, arricciando le labbra in una smorfia parecchio convincente. «Eh, no. Ma sa, tenente,» sorrise, sfacciato. «ci sono tanti tizi che mi somigliano... la mia è una faccia piuttosto comune...»
Bonanno ripose la foto nella tasca interna del suo cappotto. «Ford, non le conviene opporre resistenza. Tornerò con un mandato, lo sa?»
«Sì, certo, torni pure.» rispose Nathan, incurante. «Vorrei aiutarla, però, se me lo permette.»
Bonanno replicò con un sorriso sarcastico. «Aiutarmi? Se volesse aiutarmi, non mi ostacolerebbe.»
«Non ho nessuna intenzione di ostacolarla: forse – e dico forse – potrei sapere qualcosa di quel suo candelabro. Sono solo voci di sentina, però. Io posso dirle quello che mi ha detto un uccellino, niente di più.» si schermì Nathan.
Bonanno arricciò le labbra: quel tipo era più sfacciato di quel che già sapeva. «Faccia cantare l'uccellino, Ford.» tagliò corto.
«Come desidera.» rispose Nathan, servizievole e con un sorriso davvero poco raccomandabile. Non quello di un uomo che era del tutto innocente, pensò Bonanno. «Detto candelabro, forse, potrebbe appartenere ad una povera vecchina, il cui ultimo ricordo del marito è stato trafugato dal suddetto tizio che, a quanto sembra, è stato derubato da una banda di ladri molto astuti. Il suddetto tizio, tempo fa, truffò la vecchietta, che, per riuscire a pagare i suoi debiti, fu costretta a vendere il candelabro che fu poi ricomprato da questo tizio. Il problema è che non esistono prove che la truffa sia avvenuta e... forse, la vecchina potrebbe aver chiesto aiuto a dei manigoldi perché le fosse restituito il candelabro, ricordo di famiglia da generazioni.» si fermò, facendo una smorfia e alzando una spalla. «George Washington, ha detto?»
Bonanno gli gettò un'occhiata raggelante. «Controllerò.» disse.
«Buona giornata.» gli augurò Nathan. «Ah, tenente?»
Bonanno si fermò dal fare un altro passo verso l'ascensore e si voltò, chiedendogli con lo sguardo che cosa volesse, ancora.
«Non è che... sa, per il favore... potrebbe ridarmi quella foto?»

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Capitolo 28
*** 027. Genitori ***


Titolo: Con gli occhi di un bambino
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 027. Genitori
Rating: Giallo
Avvertimenti: D-Drabble
Conteggio parole: 200
Genere: Introspettivo


Non avrebbe mai voluto essere come suo padre. Quando, da bambino, se ne stava seduto su quel bancone, a guardarlo mentre spezzava dita e minacciava quelle persone, non provava la rabbia brutale con cui il suo vecchio si accaniva contro di loro. Gridavano, piagnucolavano, pregavano e spesso in ginocchio o con la faccia schiacciata sul bancone. E nessuno diceva mai niente. Gli sguardi degli astanti erano pietrificati sul poveraccio di turno e lo usavano come monito di ciò che sarebbe potuto succedere ad uno di loro, se non si fosse comportato secondo le regole imposte dal vecchio Jimmy Ford. Non gli era mai piaciuto vedere quegli uomini ridursi alla più totale resa. Provava disprezzo, per loro, e qualcosa che suo padre sembrava non riuscire a comprendere: pietà. Il piccolo Nathan Ford, seduto su quel bancone, guardando smarrito suo padre che faceva giustizia a modo suo, si era promesso di non diventare mai come lui. Ma ora, a distanza di tanti anni, di fronte alla finestra di casa sua, con un drink in mano e quattro canaglie che discutevano su di un furto che lui aveva pianificato, si chiedeva se davvero ci fosse riuscito o se volesse solo ingannare se stesso.

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Capitolo 29
*** 068. Lampo ***


Titolo: Intuizione
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 068. Lampo
Rating: Giallo
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Introspettivo
Note: Missing Moment 3x09


Nathan ci aveva messo un po' a capire. La voce di suo padre gli risuonava nelle orecchie. Dov'era la Regina di Cuori? Dov'era? Guardava suo padre che gliela mostrava, guardava mentre la rimetteva giù insieme alle altre carte e guardava mentre le rimescolava velocemente e con abilità.
Non perdere d'occhio la Regina. E Nathan lo faceva. Nathan guardava continuamente quella carta, senza mai staccarne gli occhi. Quando suo padre si fermava e lui, piccolo e ingenuo, indicava con sicurezza il punto in cui si trovava, rimaneva sempre deluso. Ma non stavolta. Stavolta ebbe l'intuizione che gli arrivò come un lampo.

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Capitolo 30
*** 028. Figli ***


Titolo: Fare la differenza
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 028. Figli
Rating: Giallo
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Introspettivo, Triste


Non avrebbe mai potuto dimenticare quel giorno. Era ancora lì, nella sua testa, davanti ai suoi occhi in tutta la sua crudeltà. Per salvarlo aveva chiesto un prestito che la compagnia non gli aveva concesso. E aveva dato all'amministratore delegato la colpa di quella dolorosissima perdita.
Ma adesso che poteva – no, che sapeva – fare la differenza, si chiedeva se la colpa non fosse sua, più che di qualcun altro. Se non fosse stato così convinto che la legalità era l'unica risposta, avrebbe potuto salvarlo? Non l'avrebbe mai saputo. E preferiva bere per non dover essere costretto a pensarci.

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Capitolo 31
*** 025. Estranei ***


Titolo: Estranei
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 025. Estranei
Rating: Giallo
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Introspettivo


Rammentava sempre con piacere il suo matrimonio. Rivedere sua moglie gli faceva sempre uno strano effetto, gli ricordava la loro vita insieme, la loro complicità e anche i loro litigi. Ma era questo, quello che faceva: rivangava il passato e riusciva a farsi piacere una donna che, effettivamente, non sapeva più chi era. Ogni volta che si scambiavano qualche parola o un semplice sguardo, che lei gli rispondeva con ironia, provava solo piacere rivolto al passato, non certo al presente. Ormai, lui e lei erano estranei. Che potevano parlare di tutto e senza falsi pudori. Ma pur sempre degli estranei.



Un ringraziamento alle due persone che hanno preferito la storia e alle quattro che l'hanno inserita nelle storie seguite. In un piccolo fandom come questo, sapere che ci siete è davvero un grande piacere, per me. :) Alla prossima settimana!

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Capitolo 32
*** 091. Compleanno ***


Titolo: Compleanno
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Altri personaggi: Alec Hardison, Parker, Eliot Spencer, Sophie Deveraux
Prompt: 091. Compleanno
Rating: Verde
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 107
Genere: Commedia


«Hardison, perché quest'ora del mattino?» Sophie si butta a sedere e si posa una mano sulla fronte. Ha passato tutta la notte in bianco e non le va di partecipare ad una riunione straordinaria. Guarda il resto della squadra. Manca solo Nathan. «E' successo qualcosa? Ti prego, Hardison, se...» «Sta bene.»
«Dobbiamo decidere cosa fare per il suo compleanno.» spiega Parker, in tono pratico.
«No, ragazzi... ci ho pensato tanto. Non vorrà mai che...» «Chi non vorrà mai cosa?»
Tutti si voltano di scatto e, quando vedono che lui, l'oggetto della loro discussioni, rimangono pietrificati. Nathan, come al solito, li ha colti con le mani nel sacco.

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Capitolo 33
*** 024. Famiglia ***


Titolo: Se quel tale mi dicesse
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Altri personaggi: Alec Hardison, Parker, Eliot Spencer, Sophie Deveraux
Prompt: 024. Famiglia
Rating: Verde
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Commedia


Nathan aveva avuto tante famiglie, ma erano tutte svanite, nel bene o nel male. Se un tale gli avesse detto che, un giorno, ne avrebbe avuta una composta da una truffatrice, un picchiatore, un hacker e una ladra mezza matta, gli avrebbe riso in faccia.
«Mi annoio.» disse Parker, seria, e guardò Nathan. «Posso andare a rapinare una banca?»
«Tu non sei normale.» soffiò Eliot, esasperato. Lei rispose con uno sberleffo.
Sophie, però, stava guardando Nathan, che, in silenzio, osservava i due sul divano. «Stai bene?»
«Sì, tutto bene, Sophie, non preoccuparti.»
Indubbiamente, avrebbe riso in faccia, a quel tale.

Buon compleanno a te, buon compleanno a te...
Lascio perdere, perché questa canzone la stono sempre. XD Ma, insomma, ci vuole: è il primo compleanno della raccolta e io mi sento orgogliosa di averla portata avanti fino ad ora, tra alti e bassi. Tra l'altro ho avuto diverse disavventure per pubblicare, ma è solo colpa della mia sbadataggine. Mi dimentico sempre qualcosa. XD
Voglio anche stavolta ringraziarvi tutti, lettori che preferiscono, ricordano, seguono e recensiscono. Chissà se tra un anno replicherò 'sta cosa! Volevo scrivere una cosa strappalacrime, ma non ci sono portata. XD
Via, allora alla prossima!

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Capitolo 34
*** 022. Nemici ***


Titolo: Nemici
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Altri personaggi: James Sterling
Prompt: 022. Nemici
Rating: Verde
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Introspettivo


Jim Sterling detestava Nathan Ford, vero, ma, al contempo, lo rispettava: lo detestava perché riusciva sempre a fargli fare la figura del fesso, anche quando era lui a vincere la partita. E lo rispettava per lo stesso motivo. Sapeva che, se non fosse riuscito a sfruttare le opportunità, non sarebbe arrivato dove era arrivato. Era grazie al suo nemico numero uno, e ai suoi piani fantasiosi e astuti, che era così in alto. E non doveva fare altro che ringraziarlo.
«Ma la prossima volta, vincerò io, Nathan.»
Lo promette a se stesso, sì, ma non è tanto sicuro che accadrà.

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Capitolo 35
*** 044. Cerchio ***


Titolo: Cerchio
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Altri personaggi: James Sterling
Prompt: 044. Cerchio
Rating: Verde
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Introspettivo


Nathan guarda Sterling con un sorrisetto strafottente di chi sa come stanno andando veramente le cose. È un piacere, ogni volta, prendersi gioco di lui, uomo viscido che ha fatto carriera sulle sue spalle; certo, deve ammetterlo, è abbastanza in gamba da riuscire a tenergli testa, ma non troppo per vincere la partita. Il cavallo bianco battuto dal re nero. Ironico. Molto. Quello che vuole gli esce dalla bocca con fluidità e calma e guarda negli occhi di Sterling nei quali vede che, ancora una volta, il cerchio si è chiuso. E che è arrivato il momento della rivincita.
Scaccomatto.

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Capitolo 36
*** 015. Blu ***


Titolo: Piani (in)fallibili
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Altri personaggi: Sophie Devereaux, Parker, Alec Hardison, Eliot Spencer
Prompt: 015. Blu
Rating: Verde
Avvertimenti: Flashfiction
Conteggio parole: 795
Genere: Commedia
Trama: Hardison ha un piano geniale per la missione, ma questa va a rotoli. Perché? E che sta succedendo al povero Nathan?
Note 1: scritta anche per la Gift Boxes Challenge di Fanworld.it
Note 2: Linguaggio colorito, sul finale.

«Okay, ragazzi, ci siamo. Queste luci colorate saranno il nostro lasciapassare. Mi raccomando, state tutti in campana.» li avvertì Hardison, indicando prima le luci accatastate in fondo a Lucille II, e poi gli altri tre che lo stavano guardando, in attesa di ulteriori dettagli. «Eliot sarà l'addetto delle luci, così, mentre Sophie è impegnata a distrarre il proprietario del locale, Parker dovrà infilarsi nel condotto dell'aria. Dobbiamo essere molto attenti, nel momento in cui entreremo nel caveau: il sensore di luminosità sarà disattivato nello stesso istante in cui le luci verranno attivate. Solo allora, signori miei, Parker dovrà farsi avanti e recuperare la refurtiva. Nathan seguirà l'operazione con me, dal furgone.»
Tutti si dissero d'accordo: la sola idea che il cervello dell'operazione – posto ora occupato da Hardison – potesse vomitare sulle scarpe di qualcuno li aveva preoccupati abbastanza da tenerlo dietro le quinte. Il posto accanto ad Hardison era il migliore che potessero dargli, al momento. Tutti e tre guardarono Nathan che, in silenzio e in disparte, dava ancora un'occhiata a quelle luci; aveva un'aria davvero malata.
Parker fece alcuni passi indietro, per quanto Lucille glielo permettesse, mostrando disgusto. Prese per un braccio anche Hardison. «Forse è il caso che non gli stiamo così vicino.» disse, guardinga.
Hardison guardò lei, con fare interrogativo, poi spostò lo sguardo su Nathan e, dopo un sommario esame, anche lui si fece indietro.
«Nathan... io non voglio allarmarti, ma...» lo chiamò Sophie, con una certa apprensione. «Sei diventato improvvisamente blu. Stai bene?»
Lui stava cercando di mettersi in piedi con passo malfermo.
«Dovremmo chiamare un dottore?» domandò Parker, guardando di qua e di là, con una smorfia tra il preoccupato e il disgustato. Ma nessuno osò parlare, mentre Nathan, trattenendo il respiro, faceva qualche passo avanti, sempre barcollando come un ubriaco. Corse verso le porte posteriori, ma non ce la fece: il vomito che avevano avuto paura di fargli fare sulle scarpe del loro nuovo bersaglio, si riversò sulle luci di Hardison.
I tre che dovettero assistere allo spettacolo lanciarono un gemito: nessuno era stato preparato a quello spettacolo, nessuno riusciva a capacitarsi del fatto che il capo delle operazioni si fosse preso quel virus intestinale che girava per Boston in quei giorni. Proprio adesso che avevano un caso per le mani. Il giorno prima stava benissimo e il giorno dopo malissimo.
E il fatto che avesse appena rovinato il piano di battaglia di quella missione la diceva lunga su quanto questo male fosse esteso.
«No, no, no.» gemette Hardison, e si portò le mani sul viso, per la disperazione e per proteggersi dall'odore nauseabondo che si stava levando da quello che, una volta, era il loro lasciapassare.
«Okay. Forse è il caso che riportiamo Nathan a casa.» dichiarò Sophie, andando a posargli una mano sulla spalla per aiutarlo a rialzarsi. «Eliot, dammi una mano.»
«Sì, certo... ora allungo il braccio come quello di Olivia e poi lo butto fuori di qui, insieme a tutto quello schifo! Se avevi un virus, perché hai accettato il caso?» sibilò velenoso il picchiatore.
«Chi è Olivia?» domandò Parker. «La tua ragazza?»
Eliot si rivolse a lei per lanciarle la peggiore delle occhiatacce. «Olivia è la ragazza di Braccio di Ferro. Braccio di Ferro, Parker!»
Lei lo guardò senza capire, perplessa e preoccupata. «Questo odore ti ha dato alla testa.» concluse.
«Che infanzia bruciata.»
«Ragazzi!» li richiamò Sophie. «Per favore, non è il momento di mettersi a discutere! Hardison, vai alla guida. Ormai la missione è...»
«Sto bene... sto bene.» esclamò Nathan, invece, sollevando entrambe le mani come se avesse dovuto ammansire una fiera. «Possiamo ancora portare a termine...» il suo stomaco gorgogliò e lui si lasciò sfuggire un'altra imprecazione, prima di svuotare il proprio stomaco di nuovo tra le luci di Hardison.
«Ecco.» disse Eliot, tra i denti. «Se prima avevamo modo di recuperare quelle luci, adesso sarà un miracolo. Muoviti, Hardison!»
«Troviamo un piano alternativo!» esclamò Nathan, tra i conati.
«Hardison, ti muovi?» sbottò Sophie.
«Sophie, io sto bene!» protestò Nathan.
«Sì, certo. Per questo sei ancora blu.» esclamò Sophie, occhieggiandolo come se l'avesse offesa personalmente. «Abbiamo finito, qui troveremo qualcos'altro, quando starai meglio.»
«Quelle luci?» domandò Nathan, sofferente. «Erano comunque un'idea pessima.»
«Un'idea pessima? Quelle luci erano il nostro unico modo per fermare quei sensori!» sbottò Hardison.
«Se tu ti mettessi alla guida...» lo esortò Eliot, prendendolo per una spalla.
Hardison scoccò un'occhiataccia al picchiatore che ricambiò cortesemente. Parker, invece, guardava Nathan, che vomitava di nuovo, e Sophie che aveva preso la parte dell'amorevole infermiera.
«Ancora nessuno mi ha spiegato chi è Olivia!» dichiarò, come se quello fosse stato il punto più importante. Eliot scosse la testa.
«Io ci rinuncio.» dichiarò.
E la missione, intanto era andata del tutto a puttane.

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Capitolo 37
*** 060. Bibite ***


Titolo: Alcool
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 060. Bibite
Rating: Arancione
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Triste, Introspettivo

Nathan Ford aveva perso tutto, il giorno che suo figlio era morto per le cure che non gli erano state prestate; la sua famiglia si era disgregata, e la sua unica compagnia, da allora, era stato l'alcool. Era ottimo per soffocare i sensi di colpa, il dolore e la solitudine che rischiavano ogni volta di sopraffarlo, ancora adesso. Ne aveva bisogno, sempre, in ogni momento. Ma adesso poteva resistere alla tentazione. L'aveva promesso a Sophie, ed era per questo che si tratteneva. Ma quando guardava la bottiglia piena e chiusa in cima al ripostiglio, si chiedeva se ci credeva davvero.

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Capitolo 38
*** 020. Senza colori ***


Titolo: Senza colori
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 020. Senza colori
Rating: Giallo
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Introspettivo

Il mondo era stato grigio, come un televisore d'altri tempi, prima che arrivasse quel tizio che aveva riunito per lui una squadra di canaglie. Inaspettatamente, gli aveva dato l'opportunità di vivere e non aspettare passivamente qualcosa che non conosceva neanche lui, un segno, un suono, anche solo una persona. Qualcosa che lo riportasse indietro e gli facesse rivedere quei colori che aveva perso insieme alla sua ragione di vita. Aveva creduto che le uniche persone che avrebbero potuto farlo lo avessero abbandonato, l'avevano lasciato solo con un bicchiere, incolore come i suoi gesti, e il suo mondo. Si era sbagliato.

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Capitolo 39
*** 076. Chi? ***


Titolo: Chi?
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 076. Chi?
Rating: Verde
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 100
Genere: Commedia


Disposti in cerchio, seduti al tavolo di cucina, ognuno di loro scambiava sguardi col vicino, tutti cercando un segno, chiedendosi chi di loro sarebbe stato scelto per il compito. Nathan non si pronunciava, era stretto nelle spalle e passava lo sguardo dall'uno all'altro, pensieroso e attento. Sembrava trovare molto divertente tenerli così sulle spine. E nessuno di loro sapeva se essere terrorizzato all'idea oppure prenderla come una missione qualunque.
«Allora?» lo incalzò Parker, ad un tratto, quando la tensione era arrivata a livelli tali da poter essere tagliata con un coltello. «Chi di noi deve andare a fare la spesa?»

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Capitolo 40
*** 081. Come? ***


Titolo: Saputello
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 081. Come?
Rating: Verde
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 142
Genere: Commedia, Azione


Non sembravano esserci davvero molte speranze, prima dell'arrivo della berlina: Nathan aveva deciso di trascorrere un fine settimana lontano dalle truffe, troppo provato dall'ultimo caso che gli aveva ricordato il passato. Loro avevano dovuto continuare da soli, senza fargli sapere niente. Ma avevano vergognosamente fallito. E su tutti i fronti.
Quando Sophie fu salva insieme agli altri sull'auto che partì a grande velocità, sgommando e lasciando segni evidenti sull'asfalto, guardò senza stupore l'uomo al volante che fece un cenno di saluto al furente Sterling, rimasto indietro e con un palmo di naso.
«Come diavolo facevi a sapere dove eravamo?» domandò Eliot.
Nathan rispose con un sorrisetto furbo e compiaciuto. «Ho avuto una specie di... intuizione, chiamiamola così.» disse, con finta modestia. Sophie sapeva che non vedeva l'ora di spiegare cosa li aveva traditi.
«Evita di fare troppo il saputello.» lo rimbeccò, scontenta.

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Capitolo 41
*** 018. Bianco ***


Titolo: Umore nero
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 018. Nero
Rating: Verde
Avvertimenti: Drabble
Conteggio parole: 122
Genere: Commedia


Sophie guarda Nathan, curvo sul divano, che litiga col telecomando del mega schermo, sbattendolo sul palmo della mano: da un'ora, gli restituisce un grosso messaggio di accesso negato. Hardison, con in mano una lattina di coca-cola, lo guarda con un sorrisetto sghembo stampato in faccia. «Non sarebbe il caso di dargli quello che vuole? Insomma, capisco che sono stata io a dire che lavora troppo, ma comincio a pensare che questa storia del parental control non sia una buona idea. Il suo umore mi sembra già abbastanza nero, senza che...»
«No...» Hardison muove una mano come per scacciare una mosca. «Vedrai che tra poco si calma.»
«Hardison, portami delle batterie nuove!» grida Nathan. Sophie scocca un'occhiata scettica ad Hardison. «Dici sul serio?»

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Capitolo 42
*** 019. Nero ***


Titolo: Preparativi
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 019. Bianco
Rating: Verde
Avvertimenti: Flashfiction
Conteggio parole: 745
Genere: Commedia
Trama: Nathan e gli altri preparano una missione e la protagonista dovrà essere Parker. Questo porterà delle difficoltà?

«No! No, no e poi no! Perché io?»
«Perché Sophie non c'è e ci serve una donna che agganci il nostro uomo!»
Parker fissa Nathan con astio, stretta nelle spalle, rannicchiata sul divano. «Mi fa schifo quello lì! Non lo farò. Non ci penso neanche!»
«Sono d'accordo con lei, Nathan.» dichiara Hardison. «Non si può. È... insomma... non c'è un altro modo?»
«Forse faremmo bene a ritirarci. Diciamo al cliente che non se ne fa di nulla.» rincara la dose Eliot.
«Non perderò la faccia di fronte ad un cliente perché voi non avete abbastanza palle per questo lavoro! Andiamo, avete fatto cose più umilianti e più difficili! Cosa c'è di diverso, stavolta?»
Hardison fa un cenno alla sua destra. «Parker che fa la femme fatal, ecco cosa.»
«C'è già riuscita, mi sembra.» replica Nathan, ricordando l'avventura dell'Uomo Ghiaccio.
«Non è questo, Nathan. È che Parker e Hardison hanno ragione: non è adatta, non per questo tipo di truffa.» commenta Eliot, calmo, per rendere l'atmosfera meno pesante e attenuare, in qualche modo, le parole dure di Nathan.
Nathan, però, è davvero esasperato e ben poco concentrato; non riesce quasi a mantenere il controllo su quello che rimane della squadra. Sembra che, con la partenza di Sophie, sia andata via anche la disciplina. Forse era perché lei faceva da tramite tra lui e loro.
Ma adesso non c'è e devono cavarsela da soli e, per quanto sia difficile anche per lui, devono accettarlo. Tutti loro devono accettarlo, e in questo tutti lui era incluso.
Ora che il suo cellulare risulta sempre non raggiungibile, è diventato praticamente impossibile contattarla. E, in questi giorni, è più sfuggente del solito, anche per vie telematiche. Nathan si stropiccia gli occhi con forza, cercando quella calma e quella pazienza che, di solito, non tocca a lui avere. Ma è così. Deve ricoprire più ruoli, ma, di certo, non può ricoprirli tutti e Parker, Eliot e Hardison devono capirlo. Soprattutto perché, stavolta, serve una donna. «Sentite,» dice, quando sente di aver recuperato – almeno in parte – il proprio autocontrollo. «so che Sophie non c'è e che non va giù a nessuno di noi, ma evitiamo le polemiche. Niente russi, niente colpi di testa, niente cazzate. Quello che dobbiamo fare è solo far incontrare Parker al nostro uomo, durante il ricevimento funebre di domani sera. È una truffa classica e, se giochiamo bene le nostre carte, alla fine di questo mese avremo così tanti soldi e così tanta vendetta da mandarci a riposo per un bel po'. Sappiamo che deve sposarsi presto, se vuole ricevere in eredità l'ingente patrimonio della sua famiglia. E questo ci porta ad una posizione di vantaggio: Parker dovrà avvicinarlo e fargli credere che lei è l'unica opportunità per avere il suo patrimonio. Dopo avergli fatto spendere il denaro che ci serve per organizzare il matrimonio e aver fatto passare il termine ultimo, ci dileguiamo. È semplice.»
«Come faccio a convincerlo a sposarmi?» sbotta Parker, veloce.
«Semplice: proporremo al nostro ereditiere una proposta che non vorrà rifiutare.»
Eliot guarda Hardison che alza le mani in segno di resa. «E quale, scusa?» chiede, quindi, rivolto a Nathan.
I suoi occhi scintillano e il sorriso sulla bocca mostra tutto il sadico piacere che gli sta risalendo dallo stomaco. «Il matrimonio per convenienza. Gli diamo ciò che vuole: un matrimonio in grande stile perché possa ricevere la tanto agognata eredità. Firmerà un accordo in cui si dice che, in caso di divorzio, dovrà elargire alla sua signora una fetta dei suoi soldi, il pagamento per questo matrimonio di convenienza. Niente di grosso, naturalmente, ma neanche di troppo piccolo, in modo che non si insospettisca; dovrà essere una cifra per cui, anche per quel che lo riguarda, valga la pena tentare questa piccola truffa da parte sua. Parker, dovrai fare solo la parte della ragazza che in cerca di denaro.»
«Ma io non voglio sposarlo!»
«Non lo devi sposare.» sibila Eliot tra i denti. «Fuggiremo col malloppo molto prima che succeda.»
«Niente abito bianco!» specifica Parker, guardando però Nathan. «Io non indosserò mai l'abito bianco!»
«Niente abito bianco, te l'assicuro.» conferma Nathan. «Come ha detto Eliot, non ci arriveremo.»
Parker è ancora stretta nelle spalle e si muove indecisa, scoccandogli delle occhiate penetranti e sospettose, come se non credesse davvero in ciò che dice il capo. «E va bene.» dice, borbottando.
Nathan sospira di sollievo e si butta sulla poltrona, davvero esausto: non ricorda un briefing più estenuante di quello appena concluso.

Buone Feste a tutti quanti!

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Capitolo 43
*** 042. Triangolo ***


Titolo: Triangolo
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 042. Triangolo
Rating: Verde
Avvertimenti: Double Drabble
Conteggio parole: 226
Genere: Commedia
Riassunto: Nathan e Sophie stanno litigando. Quale sarà il motivo di tanto astio?

«Siete tutti uguali, voi uomini. Vi siete presi la sbandata! Vi siete dimenticati improvvisamente di avere una moglie e di averle giurato eterno amore! Vi siete poi alzati la mattina e vi siete ricordati di amare alla follia la mogliettina! Certo, come no! Se vuoi davvero fare la commedia, falla alla televisione, nella realtà, a quelle stronzate sul pentimento, non ci crede nessuno! Un branco di bastardi approfittatori, ecco cosa siete, tu e tutto il genere maschile!»
«Ragazzi?»
«E ti dirò di più! Io non sono più disposta a lasciare a quella puttanella tutto il campo libero! Se d'ora in poi la vedrò ronzare qui intorno, le staccherò tutti i capelli e poi, forse, staccherò qualcos'altro a te, hai capito bene? Credevi che non avrei scoperto il tuo doppio gioco? Eh?»
«Tecnicamente... sarebbe solo un triangolo.»
«Ragazzi?»
«Triangolo? Triangolo un corno! Il tuo si chiama tradimento!» «Ragazzi? Ma vi funzionano gli auricolari?»
«Che vuoi, Hardison? Non ci avevi detto di litigare?» sbottò improvvisamente Nathan, girandosi verso l'orecchio da cui arrivava la voce dell'hacker.
«Sì, per distrarre la sicurezza! Ora l'avete distratta abbastanza mi pare! Dato che ci avete preso gusto, tu e Sophie potreste continuare quando non sarò a testa in giù?» ribatté, sbuffando scontento.
Sophie e Nathan si scambiarono uno sguardo, poi di comune accordo, riprendendo a litigare, si avviarono verso il punto di incontro.


Sono tornata! Scusate per l'immenso ritardo, ma sono stata molto impegnata con lo studio. Ne pubblico solo una perché non ho molta voglia, ma ci tenevo per ringraziarvi di seguire, recensire, preferire eccetera e per non farvi dimenticare di me (se non l'avete già fatto). Per farla breve, spero che questa fic sia stata di vostro gradimento e che continuerete a seguirmi. Alla prossima! ^^

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Capitolo 44
*** 080. Perché? ***


Titolo: Perché?
Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 080. Perché?
Rating: Verde
Avvertimenti: Flashfic
Conteggio parole: 663
Genere: Commedia

«Perché lo fa, signor Ford?»
Nathan guarda il suo ultimo cliente, un ragazzino, prima di bere un altro sorso del suo caffè.  Quando l'aveva contattato, due settimane prima, gli aveva chiesto di aiutarlo a riprendere la sua vita di un tempo, adesso a rotoli: suo padre che si era suicidato per aver aiutato un uomo senza scrupoli a rovinargli la vita e lui era rimasto solo, con una madre che non sapeva reagire e un fratellino più piccolo fin troppo intelligente per non capire che non tutto andava per il meglio. Tutto era stato sulle sue spalle del ragazzo che Nathan aveva di fronte ed era arrivato arrivato al punto di cercare qualcuno che fosse disposto ad aiutarlo, anche al di fuori della legge. Nathan.
Ma ora è tutto a posto. Nathan è riuscito a mandare in galera quel bastardo che aveva distrutto una famiglia per bene e, con un po' di aiuto da parte di Parker, ha dato il denaro necessario a quel ragazzo, donandogli un po' di speranza persa.
«Perché aiuta degli estranei?» insiste il ragazzino, guardando da lui alla busta.
Nathan guarda la sala gremita, i membri della sua squadra che, sistemati di fronte al bancone, osservano la scena da lontano. Cosa può dirgli? Che aiutare le persone lo fa sentire bene, che soffoca i suoi sensi di colpa, che si diverte a raggirare quei bastardi? Che così riesce a fregare quella legge che non lo ha aiutato quando doveva? Magari che lui è quel ragazzo che suo figlio non ha avuto la possibilità di diventare. Le risposte sono tante, una meno adatta dell'altra.
«Dovresti nascondere quella busta.» gli suggerisce, in tono discorsivo.
«Oh, sì! Sì... giusto.» il ragazzo, a disagio, si sbriga a infilarli nella tasca interna della giacca e si guarda intorno, spaventato, come per cercare quale degli avventori del bar è pronto per rapinarlo. Per un attimo, Nathan si chiede come sarebbe diventato suo figlio e come si sarebbe comportato, se lui gli avesse dato una busta piena di soldi da custodire e sa che non avrebbe mai avuto la stessa reazione del giovanotto che aveva davanti.
«E non fare quella faccia, altrimenti richiamerai i ladri.» continua.
Il ragazzo gli lancia un'occhiata nervosa. «Lei dice?»
Un angolo della bocca di Nathan si solleva: eccome, se dice! Tace ancora e beve un altro sorso di caffè. «Buona fortuna. Per tutto. E se mai avessi bisogno di qualcosa...»
Il ragazzo risponde con un sorriso e gli stringe la mano che Nathan gli porge. «Grazie, signor Ford. Lei è una brava persona. E... e anche i suoi... beh, collaboratori. Si dice così, no? Siete stati fin troppo gentili, con me... e non voglio approfittare ancora della vostra gentilezza.»
Nathan inarca le sopracciglia, non sa neanche lui se per fastidio o per divertimento. Gli fa cenno di andarsene e gli raccomanda ancora una volta di fare attenzione. Solo quando è sparito fuori dal locale, nei meandri delle vie di Boston, beve un altro sorso e i suoi collaboratori si avvicinano, sedendosi con lui.
«Secondo voi, ce la farà ad arrivare a casa senza che nessuno si accorga di quei soldi che ha nella giacca?» chiede Parker, scoccando occhiate alla porta, come se si aspettasse di vederlo tornare di corsa, dicendo che lo avevano derubato.
«O senza che gli cadano.» completa Nathan, guardando un punto lontano di fronte a sé.
«Oh, insomma, dategli un po' di fiducia! Non perderà i soldi che gli garantiranno un futuro!» replica Sophie, in tono di bonario rimprovero. Poi si rivolge a Nathan. «Ma di che avete parlato?»
«Del suo futuro, più che altro.» mente lui, alzando le spalle.
E guarda il resto della sua squadra. No, non c'è niente da dire. Forse neanche loro saprebbero rispondere alla domanda. E, dopotutto, è superfluo farla; anche se la risposta fosse ovvia, se loro la conoscessero, è sicuro che a nessuno di loro vada di esternarla a voce alta. Non c'è bisogno. Quella sensazione sta bene dov'è.

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Capitolo 45
*** 052. Fuoco ***


Titolo: Fuoco Fandom: Leverage
Personaggio/Coppia: Nathan Ford
Prompt: 052. Fuoco
Rating: Giallo
Avvertimenti: Flashfic
Conteggio parole: 267
Genere: Introspettivo


Credeva che non ce l'avrebbe fatta a guardarla di nuovo negli occhi, dopo ciò che era successo.
Era stato un colpo di testa, una follia bella e buona, l'ennesima. Mischiare il sesso con il lavoro non era mai stata una buona idea, aveva già avuto un assaggio di quello che sarebbe successo: avrebbero cominciato a parlare di futuro, di figli, di matrimonio. C'era già passato. E inevitabilmente il rapporto cambiava. E lui aveva bisogno di Sophie, della sua complicità e del suo appoggio, cose che non sarebbero uguali, se loro due fossero... qualcosa. Qualcosa di più quello che erano, almeno.
I pensieri di Nathan si erano annullati nel momento stesso in cui lei gli aveva intrecciato le dita tra i capelli dietro la nuca e il suo corpo era aderito al suo con dolcezza, ma infinita decisione. I suoi occhi scuri, che seducevano così bene i loro bersagli, erano stati così magnetici che tutti gli scrupoli di Nathan e le sue proteste si erano dissolti, bruciati da un fuoco che si era innescato con quel solo sguardo. Aveva capito cos'era che faceva capitolare tutti gli uomini. Non che non lo sapesse, ma provarlo sulla propria pelle, senza che dietro ci fosse qualcosa di più di quello che sembrava, era del tutto diverso; provarlo davvero e nel momento stesso in cui la seduzione si era fatta sottile la differenza gli era stata chiara.
Non aveva potuto farne a meno. Quel fuoco aveva appena cominciato a bruciare.
Aveva sorriso a mezza bocca, uno dei suoi soliti sorrisi storti. Quella era stata l'ultima cosa di cui era stato davvero consapevole.

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