Sono qui, ferma
sulla porta di casa tua, ad osservarti mentre
chiudi uno dei tanti scatoloni nei quali hai riposto parte delle tue
cose.
Mentre ti guardo
sento il cuore stringersi in una morsa dolce
e al tempo stesso dolorosa: non posso lasciarti andare.
Non posso
restare senza di te. 5489
miglia… Sono troppe!
Sono sempre
state troppe anche le
poche miglia che separano i nostri due appartamenti… ma quello avrei
potuto ancora
sopportarlo. Per uno strano e contorto meccanismo della mia mente,
sapere di
poterti vedere ogni giorno al Jag, sapere che saresti stato sempre lì
per me, il
mio migliore amico (pur consapevole che da tempo tu avresti voluto
essere molto
di più), avrebbe potuto bastarmi.
Sei sempre stato
un punto fermo
nella mia vita; a parte il lavoro, l’unico altro punto fermo. Tutto il
resto –
altri uomini, altre persone, altri amori… persino i sogni e le
speranze… -
tutto quanto entra ed esce dalla mia vita in continuazione.
Tu, invece, sei
sempre qui.
Fino ad ora.
Presto, però, fra poco
più di dodici ore, non sarà più così: anche tu uscirai dalla mia vita.
Non ti sei
ancora accorto di me, intento
come sei a chiudere uno scatolone.
Nell’osservarti
mi rendo conto che
amo tutto di te, ogni tuo gesto, ogni tuo movimento. Su di te amo
persino
quell’orrenda camicia che indossi: è perfetta per farmi venire ancora
più
voglia di togliertela.
Per ore ho
lottato con i ricordi di
nove anni… nove anni di una fragile, ma al tempo stesso tenace,
altalena di
emozioni e sentimenti che ci ha spinto a cercarci, perderci e
ritrovarci…
Chissà se anche
tu hai vissuto la mia
stessa lotta interiore?
Sono trascorsi
solo pochi secondi
da quando sono arrivata alla porta del tuo appartamento; pochi secondi
durante
i quali mi sono soffermata a guardarti: non sei più il giovane, aitante
e ribelle
capitano di corvetta che ho conosciuto in un giardino di rose, dal
sorriso
ammaliante e dalla personalità travolgente. Ora sei un uomo, maturato
nel
fisico e nel carattere, molto più serio e responsabile, capace di
assumerti
l’impegno di crescere un’adolescente. Ma il tuo sorriso è sempre lo
stesso e
continua a farmi battere il cuore ogni volta che lo vedo. E nei tuoi
occhi scorgo
ancora quello spirito ribelle e a volte anche impertinente, che spesso
mi fa infuriare,
ma del quale so di non poter fare a meno.
Mesi fa, su una
spiaggia lontana,
mi hai detto che quando fossi stata pronta avrei potuto fartelo sapere…
Ora lo sono.
Sono pronta per
parlare di noi due.
Non sono pronta,
invece, che 5489
miglia ci separino per sempre.
“Ciao…”.
Finalmente ti
sei accorto della mia
presenza. Porti lo scatolone appena chiuso accanto agli altri
nell’ingresso e
ti avvicini.
“Ciao
a te!”. Ti saluto sorridendoti e poi entro nell’appartamento.
“Una valigia impacchettata è qualcosa di
definitivo.”.
“Già,
per non parlare di un intero appartamento imballato”. Ti sei
appoggiato alla pila di pacchi con un sospiro. “E tu?
Hai finito?”.
“Non
del tutto”.
Mentre torni al
resto delle tue
cose, mi guardo attorno, come per farmi coraggio, e finalmente riesco a
dirtelo:
“Parliamo
di noi, di te e di me”.
Mi stai dando le
spalle; alle mie
parole ti appoggi con aria quasi rassegnata agli scatoloni ancora vuoti
e inizi
una frase:
“Nessuno
di noi due…”
T’interrompo
immediatamente,
terminandola per te:
“…
vuole essere il primo a dire addio. Sì, conosco la sinfonia.
L’abbiamo cantata per anni.”.
Mi volti ancora
la schiena.
“Mac,
penso che non proverò mai per nessun’altra quello che provo per
te…”.
La tua
confessione arriva
inaspettata. Quest’ammissione, così rara ed insolita in te, mi
sorprende non
poco.
Lentamente ti
giri verso di me e mi
guardi negli occhi.
“E’
molto lusinghiero...”.
E’ l’unica
risposta che riesco a
darti, considerato l’emozione che le tue parole hanno suscitato in me.
“Ti
do un consiglio… non dirlo a tua moglie, chiunque sarà, potrebbe non
capire”, aggiungo poi, più che altro per stemperare
l’imbarazzo e la
sorpresa.
Sorridi
brevemente alla mia
battuta; poi sollevi un altro scatolone e lo porti accanto agli altri,
vicino
all’ingresso. Sei serio, però, mentre mi domandi:
”Tu
capisci?”
Diretto e molto
esplicito. Non
posso che essere diretta ed esplicita anch’io:
“Perché
non riusciamo a farla funzionare? Perché lasciamo che il fato
decida il nostro futuro? No, non lo capisco.”
Continui ad
armeggiare con gli
scatoloni; nel frattempo io mi sono seduta.
”Permettimi
di farti una domanda personale. Di tutti gli uomini che hai
avuto nella tua vita, che cosa ti attratto di loro?”
Non mi aspettavo
questa domanda. Non
me l’aspettavo proprio.
Mi stai mettendo
a disagio: non
voglio parlare con te degli altri uomini della mia vita. Soprattutto
non
in questo momento.
Ma dal tono della tua
domanda capisco che desideri una risposta sincera.
Sospiro
rassegnata; infine decido
di dartela, a costo di ferirti:
”Beh,
mi volevano, e me l’hanno fatto sapere.”.
Alle mie parole
smetti di spostare gli
scatoloni; ti avvicini e mi siedi di fronte. Il tuo sguardo è intenso,
deciso.
“Io
ti volevo. Tu lo sapevi.”
E’ vero. Lo
sapevo. Me lo hai fatto
ampiamente capire. E’ che in quel momento ero confusa da un altro uomo…
”Harm,
nessuna donna vuole dover leggere nella mente, e con te c’erano
sempre complicazioni – un’altra donna, il lavoro, la ricerca di tuo
padre…”
So che la mia
frase avrebbe molte
obiezioni, ma in fondo è anche la verità. O almeno una parte di verità.
“Fanno
parte del passato”.
Devo
concedertelo: hai preso la
faccenda sul serio e non stai fuggendo. Non questa volta. Finalmente sembri proprio deciso al
dialogo, come
speravo.
”Davvero?”
E’ inutile
negarlo: sono sempre
stati questi i miei dubbi e forse ho paura che non riuscirai mai a
fugarli. Ma
tu sembri di parere diverso. Mi prendi una mano tra le tue.
“Mac,
abbiamo 12 ore.”
Non riesco
proprio a trattenermi
dal sottolineare:
“Abbiamo
avuto 9 anni.”
Non neghi
l’ovvio, ma a quanto sembra
ci hai anche riflettuto sopra.
“Immagino
che mi servisse una scadenza…”
“Beh,
ora ne hai una, marinaio.”
Non so neppure
io perché rispondo
così: per prenderti benevolmente in giro? Per metterti con le spalle al
muro poiché,
conoscendoti, temo di vederti svicolare nuovamente e non voglio
permetterti di
fuggire? O perché percepisco qualcosa di diverso in te, la tua emozione
e la
tua determinazione, e sono io, ora, ad aver paura?
Forse per tutte
queste cose messe assieme.
O forse per nessuna.
Forse perché,
semplicemente,
desidero che tu mi prenda tra le braccia.
Quasi lo
attendessi, ma al tempo
stesso fossi sorpreso dal mio implicito consenso, mi fissi intensamente
negli
occhi, mentre avvicini lentamente il tuo viso al mio…
Stai per
baciarmi? Quasi non mi
sembra vero.
Mentre osservo
il tuo volto che si
protende verso di me, in un flash improvviso ricordo la prima volta che
mi hai
baciato, quando, ne sono più che sicura, credevi di baciare Diane:
avevi anche allora
la stessa espressione sorpresa.
Quella volta
stavi vivendo una
specie di deja-vu, ora sai perfettamente che stai per baciare me.
Perché ti
sorprendi? Forse per il mio stesso motivo? Perché anche a te pare
impossibile
che lo stiamo finalmente per far accadere?
Non appena la
tua bocca sfiora la
mia, smetto si pensare… Neppure io so dire da quanto desideravo che mi
baciassi
così.
Le tue labbra
sembrano titubanti;
forse anche a loro sembra strano incontrare finalmente le mie di nuovo,
dopo
tanto tempo.
Con le tue
labbra sulle mie,
invece, io non mi sento affatto titubante. Passata la sorpresa
iniziale,
divento impaziente di fondermi con te e, prima ancora che mi abbracci,
ti
prendo il volto tra
le mani, in una
dolce e possessiva carezza.
Ti voglio e ho
tutta l’intenzione
di fartelo capire.
La tua esitante
dolcezza iniziale
sparisce non appena ti accorgi della mia risposta; mi stringi con più
ardore, cercando
in continuazione le mie labbra e il contatto tra i nostri corpi.
Non riesco a
trattenere un gemito
di piacere quando mi sento stringere a quel modo… Ti desidero, Harm.Ti
desidero
da morire.
Non appena mi
concedi un attimo di
respiro, riesco a domandarti, sorpresa dal tuo bacio:
“Mi
stai facendo una proposta? E questo non è un lapsus freudiano!”
Mi guardi
intensamente, prima di
rispondere.
“Ti
sto facendo una proposta…” la tua breve pausa mi ferma quasi
il
cuore in gola… ”Sposiamoci”.
Non mi lasci
neanche il tempo di
dire qualcosa o di afferrare per bene le tue parole; cerchi di nuovo le
mie
labbra e sento le tue mani scorrermi sulla schiena, ansiose di toccarmi
e di
stringermi ancora a te.
E’ fantastico
abbandonarmi
finalmente nelle tue braccia… Ricambio con desiderio il tuo bacio
intenso e ti
accarezzo il viso, le spalle, anch’io smaniosa di toccarti… ti sfioro
il collo
con le dita… vorrei slacciarti i bottoni della camicia, scoprirti il
torace e
lasciar scorrere finalmente le mani sulla tua pelle…
Sono quasi
incredula per ciò che
sta accadendo tra noi. Poi realizzo all’improvviso le tue parole e,
riprendendo
fiato, ti domando:
“A
Londra?”
Mi sorridi,
anche se mi sembra di
cogliere un certo disappunto perché ti ho interrotto. Forse i tuoi
piani erano
diversi e non avevi gran voglia di parlare. Ma sei comprensivo, come al
solito:
“Certo, Londra fa al caso mio!”
“San
Diego fa al caso mio” ribatto io.
Ci accorgiamo
immediatamente del
problema. Sospiriamo e le nostre teste s’incontrano, appoggiandosi
l’una all’altra:
sono convinta che, se qualcuno ci vedesse in questo momento,
sorriderebbe nel
trovare questo nostro gesto tenero e al tempo stesso così rassegnato.
“E’
sempre stato questo il punto…”. Vai dritto al sodo.
“Se
ci sposiamo, uno di noi deve rinunciare alla sua carriera militare”.
Puntualizzare, invece, è il mio forte.
Mi sorridi,
ammiccando provocante:
“Beh,
potremmo aspettare fino al mio pensionamento!”.
Lo starai anche
dicendo per
sdrammatizzare, però potrei strozzarti! Ma sei diventato matto? Non se
ne parla
nemmeno!
Ho la risposta
pronta, non si sa
mai che l’idea insana ti passi davvero per la testa:
“Sì,
qualcosa come un altro decennio o giù di lì, eh?”.
Torni serio e mi
guardi negli
occhi:
“Ti
amo, Mac…”
Non mi ero
accorta di aver
trattenuto il fiato, finché non mi sento emettere un sospiro, quasi di
sollievo: non so neppure io se per la tanto desiderata dichiarazione o per la scampata attesa
fino alla tua pensione. Fatto
sta che m’impedisce di dirti qualcosa,
qualunque cosa. In fondo, almeno un ‘anch’io’
non ci starebbe male…
Ma prima che io
riesca a
rispondere, hai già ripreso a parlare:
“… Ma io
non voglio rinunciare alla Marina e tu non vuoi rinunciare al Corpo dei
Marines”.
Per certi versi
hai ragione.
“Così
siamo al punto di partenza…” dico rassegnata, più una
constatazione che una domanda. Tu, invece, hai già un’idea.
“Credi
nel destino?”.
Non sapendo bene
che risponderti,
dico semplicemente:
“Beh,
ci ha messo insieme, più o meno…”
“Il
Destino potrebbe farci stare assieme per sempre...”.
Mi dici queste
parole ammiccando
con lo sguardo, come sei solito
fare quando capisci d’aver avuto una trovata geniale. A quanto pare sei
davvero
convinto d’avere la soluzione
al nostro
problema.
A volte mi metti
paura con le tue
idee. Ma in questo momento qualunque idea, anche la più stramba, è
meglio della
prospettiva di non poter stare assieme a te a causa delle nostre
rispettive
carriere.
Non mi lasci
neanche il tempo di
rispondere… hai già ripreso a baciarmi.
Mi abbandono
felice tra le tue
braccia e, appena realizzo di non aver neppure tentato di capire cosa
ti passa
per la testa, capisco anche che mi sono arresa al nostro amore.
***
Oh, Mac!
Ricordavo la dolcezza delle tue labbra e la
morbidezza del tuo corpo premuto contro il mio…
Quando ti baciai
sotto il portico dell’Ammiraglio, promessa
sposa ad un altro uomo, non mi lasciasti il tempo per abbandonarmi al
desiderio,
perché dopo aver risposto fugacemente al mio bacio, mi respingesti
decisa. Ed
io, per anni, sono rimasto con il ricordo del sapore delle tue labbra,
a
domandarmi come sarebbe stato averti.
Ho odiato il
padre di Reneé, che con la sua morte mi ha privato
della possibilità di esserti accanto dopo il tuo matrimonio sfumato, così come ho
odiato me stesso per
non averti risposto immediatamente quando mi hai chiesto se avrei
lasciato lei
per te.
Avrei potuto
uccidere Webb e
Galindez per aver fatto irruzione in quella camera d’albergo in
Paraguay,
proprio mentre stavo per baciarti e, se tu lo avessi voluto, per fare
l’amore
con te…
La nostra storia
ha diversi momenti
interrotti, diverse attimi sfumati… ma in questo momento è tutto
diverso.
Ora sei
finalmente tra le mie
braccia. Le tue mani non mi respingono, al contrario sento che mi
cercano. E le
mie sono impazienti di toccarti, di farti mia.
“La
porta…” più che la tua voce, percepisco un sussurro
affannato,
che mi arriva lentamente al cervello.
Hai ragione, la
porta è ancora
aperta. E noi siamo qui, su due sgabelli, intenti a baciarci come
adolescenti,
incuranti di tutto, tranne che dei nostri corpi abbracciati.
Meglio chiuderla.
Ma è così
difficile lasciare le tue
labbra… Non credevo che sarebbe stato tanto difficile.
Suvvia,
un po’ di fantasia, Capitano Rabb! In fondo sei una stazza d’uomo e
lei, sempre
così forte ed indipendente, in questo momento sembra persino fragile,
mentre il
suo corpo pare sciogliersi sotto le tue carezze. Cosa aspetti?
Senza
abbandonare la tua bocca, ti passo
rapido una mano sotto le ginocchia e ti prendo in braccio. Superata la
sorpresa
per il mio gesto, ti abbandoni quasi fossi indifesa.
Raggiungo a
fatica la porta,
trattenuto più dalla necessità di non smettere di baciarti che
dall’attenzione
che presto agli scatoloni tutti attorno. Quindi la chiudo con un rapido
calcio.
Il leggero incresparsi delle tue labbra sotto le mie mi fa capire che
stai
sorridendo e che hai apprezzato l’idea.
Punto dritto al
letto: che importa
se ho già messo via le lenzuola e vi è semplicemente il materasso? Tu
sei un
Marine, sei abituata a giacigli improvvisati… anche se avrei voluto il
meglio
per la nostra prima volta insieme, non posso più aspettare.
Ti voglio ora,
immediatamente. Nuda
tra le mie braccia, come sogno da tempo.
Appena ti
rimetto in piedi accanto
al letto, ci guardiamo negli occhi e nei tuoi scorgo lo stesso
desiderio che
sento bruciare in me.
Tuttavia quel
letto privo di tutto,
che fino a pochi secondi prima mi è sembrato un’oasi irraggiungibile,
ora
m’imbarazza. Andava bene per dormirci da solo l’ultima notte in
America, non
per far l’amore per la prima volta con la donna della mia vita.
“Scusami,
Mac. Ho già messo via le lenzuola…”.
Non mi lasci
neppure terminare la
frase; mi passi dolcemente un dito sulle labbra e poi inizi a
slacciarmi la
camicia, un bottone alla volta… me la levi e, rapida, fai lo stesso con
la tua
maglia, restandomi di fronte in pantaloni e con solo un casto reggiseno
a
coprirti il petto.
Dio, quanto sei
bella!
Quasi non riesco
a muovermi da
tanto mi sento il cuore in gola.
All’improvviso
torna a riassalirmi
l’antica paura di averti, la
stessa che mi ha tenuto lontano da te per anni. Non so perché mi fai
quest’effetto. Non si tratta di quanto assomigli a Diane. Ora non più.
Credo
sia dovuto al fatto che fatico a sovrapporre le due immagini che ho
sempre
avuto di te: l’amica, la compagna di tante avventure, che mi fa sempre
sentire
a mio agio, e la tua essenza di Donna, che mi intriga ma al tempo
stesso mi
spaventa per quanto ti ho sempre desiderata.
Ti sfioro il
volto con il dorso
della mano, in un gesto più riverente che eccitante.
Come sempre tu
sai leggermi negli
occhi tutto il casino che ho dentro perché mi vieni incontro. Sussurri
piano,
senza lasciarmi con lo sguardo:
“Stringimi,
Harm.”
Allora mi muovo
appena, ti prendo
tra le braccia e ti stringo forte a me, come mi hai pregato di fare.
All’improvviso
realizzo che sei
mia. Mia e di nessun altro. Sei sempre stata soltanto mia. E finalmente
le due
immagini che ho di te e che ho sempre tenuto separate, si fondono in un
unico
volto di donna.
Il tuo.
Ti bacio a
lungo, lasciando che a
poco a poco il mio istinto di maschio riprenda il sopravvento,
relegando
l’Amico in un angolo della mia mente. Ora che ti ho tra le braccia è
più facile
di quanto temevo, e tu mi aiuti parecchio, accarezzandomi appassionata.
“Ti
amo, Sarah”.
E’ così: io amo
te. Amo la donna,
non più solo l’amica.
Smetti per un
attimo di baciarmi e
mi guardi negli occhi. Osservo i tuoi riempirsi di lacrime…
“Anch’io
ti amo. Da moltissimo tempo…”.
So che è vero
quello che mi dici,
anche se ci sono stati altri uomini. E’ stato lo stesso per me pur con
altre
donne. Con il pollice asciugo lentamente le tue lacrime, mentre con le
parole
cerco di dirti quello che prima non capivo e che ora sembra essere così
chiaro
e semplice. Tu mi ascolti, in silenzio, abbracciata a me e io trovo che
sia
eccitante averti tra le braccia, mentre sussurro al tuo orecchio i miei
pensieri.
E’ la prova che
l’Amica e la Donna
ormai sono diventate una cosa sola.
A poco a poco
labbra e mani
prendono di nuovo il posto delle parole…
Dentro di me ho
sempre saputo che
con te, non appena mi fossi abbandonato all’istinto, mi sarebbe stato
troppo
difficile trattenermi. Forse è proprio per questo che ho sempre evitato
di
lasciarmi andare.
Ma ora non
resisto più: voglio
averti. Sotto di me, sopra di me…
“Ti
voglio, Mac…”
Quasi non mi
rendo conto d’avertelo
detto. La mia voce è roca, irriconoscibile.
Ti sollevo tra
le braccia e ti
deposito sul letto, dove ti raggiungo subito dopo essermi spogliato. Mi
piace
lo sguardo che mi rivolgi: credo che entrambi siamo stati, l’uno per
l’altra,
un desiderio inconfessato, una specie di sogno proibito.
Non sembra quasi
vero che stiamo
per realizzarlo…
Termino di
spogliarti con calma,
lentamente, godendo di ogni immagine con lo stesso stupore con il quale
ti
guardai la prima volta che ti vidi. Ma non è più il ricordo di un’altra
a turbarmi…
sei soltanto tu a sorprendermi. Tu, con i segreti del tuo corpo
meraviglioso ed
è come se li scoprissi per la prima volta su una donna.
Mi tendi le
braccia, chiamandomi a
te.
“Amami…”
E’ quasi un
sospiro sussurrato, il
tuo. Un sospiro che arriva direttamente al mio cuore. Un ordine
dolcissimo al
quale non posso e non voglio resistere.
E nel quale mi
perdo assieme a te
non appena ritrovo le tue labbra.
***
Stai dormendo
con il volto posato sul
mio seno, una gamba intrecciata alle mie e un braccio attorno ai miei
fianchi.
Poco dopo aver
fatto l’amore sei
scivolato lentamente nel sonno; senza lasciarmi andare ti sei spostato
di lato
quel tanto che bastava per non schiacciarmi col tuo peso, senza
smettere di
stringermi.
Sento il tuo
respiro leggero
sfiorarmi la pelle e il calore del tuo corpo scaldare il mio.
Non voglio fare
alcun movimento;
potrei svegliarti.
Hai un’aria così
tenera, quando
dormi!
Sembri indifeso
e vulnerabile e
quest’immagine contrasta con quella che mostri di solito, forte, attiva
e
sempre sotto controllo. Non
voglio
perdermela per nulla al mondo e starei ore ed ore ad osservarti dormire.
Chissà se stai
sognando?
Sarò
presuntuosa, ma mi piace
immaginare che da oggi in poi i tuoi sogni saranno più belli, più
felici. Forse
perché sono certa che i miei lo saranno: uno dei miei sogni eri tu e
ora,
finalmente, sei mio.
E’ così bello
far l’amore con te…
Sei un amante stupendo, generoso e appassionato. Ma me lo aspettavo,
sai?
Hai un lato
dolce che nascondi
abilmente sotto la tua vivacità, sotto la tua irruenza, persino sotto
la tua
presunzione; un lato dolce che riveli a pochi, ma che io conosco bene e
che ho
sperimentato più volte. Inoltre sei molto sensibile ed ero certa che
questi
aspetti del tuo carattere sarebbero stati la componente essenziale del
tuo modo
di amare una donna.
Ciò che invece
non immaginavo è quanto
noi due riusciamo ad essere in sintonia anche a letto, e non solo
quando
lavoriamo assieme.
Devo ancora
riuscire a
metabolizzare per bene quello che è successo tra noi e magari non ci
riuscirò
mai del tutto.
Le nostre vite,
tutto il nostro
mondo, stanno per essere rivoluzionate completamente.
Riuscirà il
nostro amore a
sopravvivere a questa ennesima prova?
Se penso a
quello che ci
aspetta…
Non so se sono
pronta a rinunciare
alla mia carriera per seguirti e al tempo stesso non vorrei che fossi
tu a doverlo
fare.
Saremo capaci di
adattarci l’uno
alla scelta dell’altro? O a quello che per noi deciderà il Destino,
secondo ciò
che tu stesso hai suggerito? E sapremo farlo senza rimpianto? Oppure i
rimpianti distruggeranno la felicità che da poche ore mi sembra abbia
invaso il
mondo intero?
Sapessi quanto
vorrei che tutto
potesse essere semplice come in questo momento, mentre ti guardo
dormire.
Come vorrei che
il nostro mondo
fosse davvero tutto qui, in questo letto privo anche delle lenzuola…
Quanto mi
piacerebbe che il tempo, d’ora in poi, fosse solo un eterno ripetersi
di queste
ultime ore, di questo preciso istante in cui il tuo corpo è abbandonato
sul mio…
Con un leggero
sussulto il tuo
respiro cambia e ti muovi leggermente. Sollevi il capo e mi guardi
negli occhi.
I tuoi non li avevo mai visti così belli.
Sfiori le mie
labbra con un bacio
dolce e pigro, poi torni a guardarmi e mi sorridi: scorgo nel tuo
sguardo una
luce maliziosa e capisco che hai ancora voglia di me. La sola idea mi
manda il
cuore in gola e mi riempie di
un’eccitante aspettativa.
Mentre la tua
bocca calda e
invitante ritrova la mia, tutti i miei dubbi scompaiono all’istante e
comprendo
che il nostro mondo è davvero tutto qui, l’una tra le braccia
dell’altro, per
sempre.
***
“Che
ne dici? Lo diciamo a Bud e Harriett?”
Non so neppure
che ore sono, ho
perso la nozione del tempo. Far l’amore con te sembra non bastarmi mai…
tu
invece sei pratica, come sempre. Ma hai ragione: se c’è qualcuno che si
merita
di sapere che ci sposeremo, quelli sono Bud e Harriett.
“Basta
una telefonata…”
Lo
so. Sono pigro. Ma chi ha voglia di alzarsi
da questo letto?
“Harm!”
E va bene, me lo
merito. Comunque
continuo a non aver voglia di alzarmi da questo letto.
Non mi sembra
ancora vero di averti
tra le braccia… ho quasi paura a tornare alla realtà. Ma abbiamo
decisioni
importanti da prendere.
“D’accordo.
Tu chiama Harriett, io chiamo Jen e le dico che ci troviamo
tutti da McMurpy’s per festeggiare le nostre rispettive partenze. Così
facciamo
loro una sorpresa, ti va?”
“Non
so se saprò mantenere il segreto con Harriett…”
Sei dolcissima,
sai? Hai un’aria
così felice che sembri una ragazzina.
Ti attacchi al
telefono mentre io
mi alzo (di malavoglia, ci tengo a sottolinearlo) e mi dirigo verso il
bagno.
Prima ancora di aver chiuso la porta ti sento spifferare tutto ad
Harriett… voi
donne siete davvero incredibili!
Quando esco sei
ancora lì, con la
cornetta in mano, a ridacchiare felice; non appena ti accorgi di me
saluti la
tua interlocutrice, lasci libero il telefono e ti alzi, per dirigerti a
tua
volta in bagno. Chissà se hai deciso di alzarti dal letto tanto
rapidamente
perché hai captato il mio sguardo affamato?
Vederti lì, sul
letto, con solo un
lembo di plaid a coprirti i fianchi…
Come ho fatto a
resistere tutti
questi anni senza mai toccarti, neppure con un dito? Sono stato proprio
un
pazzo.
Procedo a mia
volta con la
telefonata che mi spetta, pregustando nel frattempo il momento in cui
tornerai tra
le mie braccia: astutamente ho fissato l’incontro al pub fra due ore.
Quando esci dal
bagno, però, sei
completamente rivestita. Devi avere qualcos’altro in mente.
E io, povero
illuso, che invece
avevo in mente solo te.
Ti siedi sulla
sponda del letto per
baciarmi, e quando provo ad afferrati per trascinarti sopra di me,
reclami e decisa
mi fermi.
“Lasciami
andare…”
Dannazione, Mac,
ho ancora voglia
di te!
“Dove vuoi andare?” provo a
domandare con il tono più allusivo che riesco a sfoderare.
“A
farmi bella per dopo”
“Più
bella di così? Vuoi vedermi morto, allora!” scherzo,
portando una mano
al petto e fingendo di sentirmi male. Ma nel frattempo ti trattengo
alla vita:
chissà che la mia scena buffa non ti faccia provare un briciolo di
pietà per il
mio povero desiderio frustrato.
Niente da fare,
sei irremovibile.
Un duro Marine fino al midollo.
Ti alzi con un
sorriso sulle
labbra: lo so che te la stai godendo un mondo nel vedermi quasi
implorare per
averti.
E a me piace
farti spuntare quel
sorriso sulle labbra e quello scintillio negli occhi…
“Ci
vediamo direttamente da McMurpy’s. Fatti
bello anche tu!” butti
lì, mentre apri la porta per uscire.
“Più
bello di così?”.
Sento la tua
risata risuonare anche
sul pianerottolo e sorrido a mia volta perché sono consapevole che mi
terrà
compagnia finché non ti rivedrò “ancora più bella”.
Già lo so: avrò
bisogno di tutto il
mio sangue freddo da top-gun per resisterti mentre saremo con gli altri!
***
“Aspetta,
Harm… Apri
almeno la porta…”
Devo fermarti.
Pensa se qualcuno ci vedesse… ma per tutto il
tragitto in auto le tue mani non hanno saputo stare al loro posto e ora
sembrano più impazienti che mai.
“Hai
due gambe
stupende, lo sai?” mi sussurri all’orecchio, regalandomi
brividi ovunque, e
nel frattempo tenti di nuovo di sollevarmi il vestito.
“Harm,
smettila!”
Non posso fare a
meno di sorridere, mentre cerco di fermarti.
Non ho un’aria granché convincente… Sono ore che medito come toglierti
alla
svelta quella fascia alla vita e come slacciare rapidamente i bottoni
della tua
camicia senza essere costretta a comperartene una nuova…
Forse saremmo
dovuti andare da McMurphy subito, senza prima
fare l’amore.
“E’
da quando ti ho
visto entrare da McMurphy’s che lo spacco del tuo vestito mi tenta… non
dovevi
farti tanto bella se volevi che restassi tranquillo!”
“Smettila
di parlare e deciditi
ad aprire quella dannata porta, Capitano Rabb!”
Il sorriso e lo
sguardo che mi rivolgi mi fanno capire che ti
stai divertendo un mondo a stuzzicarmi. E io adoro saperti così.
Meglio che non
pensi a quante volte, in tutti questi anni,
avremmo potuto scherzare in questo modo, pregustando quello che sarebbe
successo poco dopo…
Che due stupidi
che siamo stati!
Non hai ancora
terminato di richiudere la porta e già ti sto
sfilando la giacca della divisa di gala… ridacchi soddisfatto, felice
di
scoprire che non sei il solo ad aver voglia di spogliarmi.
Quando, poche
ore prima, ti ho salutato dicendo di farti
bello, non immaginavo che prendessi tanto alla lettera le mie parole:
sai bene
di essere irresistibile in alta uniforme. Però ora ti voglio in
tutt’altra
versione.
Sei tu,
tuttavia, ad essere più rapido nello sfilarmi l’abito
che indosso, mentre baciandomi mi sospingi contro la parete… Le mie
mani
trafficano con i bottoni, ansiose di toccare di nuovo la tua pelle; le
tue,
invece, hanno già trovato la mia…
“Perché
hai fermato
Bud?” mormori al mio orecchio, scostandomi i capelli con una
carezza che mi
fa rabbrividire.
Ma ti pare il
momento di farmi questa domanda?
“E
tu? Perché lo hai
fatto?” Non ce la faccio a risponderti. Non mentre mi tocchi
così.
“Non
finiremo mai,
vero?” chiedi,
smettendo per un attimo di baciarmi.
“Che
cosa?”
Oh, ma perché
vuoi parlare? Non riesco a connettere…
figuriamoci a seguire un discorso. Baciami, Harm. Continua a baciarmi…
“Di
rispondere con una
domanda ad una domanda”.
Cosa vuoi che ti
dica? L’unica cosa cui riesco a pensare sono
le tue labbra che scendono lente dalla mia spalla, lungo il mio braccio…
“Sei
stato tu a fermare
per primo Bud…”.
“Lo
abbiamo fatto
assieme”.
“Perché
non hai voluto
sapere cos’aveva deciso per noi il destino, Harm?” finalmente ho
terminato di
slacciarti la camicia e, mentre sfioro la tua pelle calda, posso
concedermi il
lusso di farti parlare: per qualche attimo le mie mani sono placate.
Ma non ho fatto
il conto con altre parti del mio corpo. Mi
stringi più forte, il mio seno incontra il tuo petto, pelle contro
pelle… Ed è
la fine.
“Mi
sono reso conto di
amarti al punto da non volere che fossi tu a dover rinunciare alla tua
carriera…”
Mi stai dicendo
cose bellissime, ma chi le ascolta? Le gambe
mi cedono…
“Anch’io.”.
Devono aver
ceduto anche le tue, perché siamo inginocchiati a
terra.
“Anch’io…
cosa?”
Oh, accidenti a
te! Cerca di capire… No, Harm. Non farmi
questo. Non se vuoi che ti dia una risposta coerente…
“Anch’io
cosa?” Insisti.
E sorridi. Lo sai di farmi morire… Ma come faccio a parlare se ti
stendi a
terra e mi trascini sopra di te?
“Anch’io
ti amo… e non
voglio che sia tu a dover rinunciare…” Ecco, l’ho detto. Ora
baciami, ti
prego…
“Allora
si va a S.Diego.”
Sapevo che avevi
un secondo fine… ma non io non cedo: “Niente
affatto. Vengo a Londra con te”.
“Così
siamo al punto di
partenza, donna ostinata”.
Baciami,
dannazione a te!
“Al
punto di partenza,
sì, ma con decisioni diverse”.
“Però
questo non
risolve il problema…”
Dio mio, sei
davvero esasperante.
“Lo
vuoi risolvere
proprio ora, Harm?”.
“Non
abbiamo molto
tempo…”
“Perché
allora non stai
zitto e non continui?”
“Continuo
a fare cosa?” mi mormori
all’orecchio con tono
divertito.
Lo sai, vero,
che mi stai facendo impazzire?
Certo che lo sai.
Le tue mani
scendono lungo la mia schiena, dirette ai miei
fianchi, in una carezza lenta e calda che mi fa sentire ancora più tua…
Quanto mi piace
questa sensazione! Questo sentire di
appartenerti e sapere al tempo stesso che sei mio.
Finalmente
smetti di parlare e mi dai quello che voglio,
quello che vogliamo entrambi da prima ancora di entrare in casa.
Siamo stesi a
terra, sul pavimento di casa tua; fra meno di
otto ore saremo su un aereo, diretti da qualche parte, incontro ad una
nuova
vita. E non abbiamo ancora deciso dove.
Londra? S.Diego?
In fondo che
importanza ha dove andremo? L’unica cosa
importante è quello che è iniziato alcune ore fa proprio qui, in questo
appartamento.
La nostra vita
assieme.