Ci sarò io vicino a te per sempre... di Nami_san (/viewuser.php?uid=39301)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La scoperta di Ai ***
Capitolo 3: *** Il cuore o la mente? ***
Capitolo 4: *** Il tentativo di Yukiko ***
Capitolo 5: *** Sentimenti ***
Capitolo 6: *** Il nuovo amore e il ritorno della donna in nero ***
Capitolo 7: *** La paura di perdere le persone che amo ***
Capitolo 8: *** Fantasma del passato ***
Capitolo 9: *** Faccia a faccia con Shinichi ***
Capitolo 10: *** è stato un errore! ***
Capitolo 11: *** è davvero giunta la fine? ***
Capitolo 12: *** Tra la vita e la morte ***
Capitolo 13: *** La memoria perduta ***
Capitolo 14: *** La base degli uomini in nero ***
Capitolo 15: *** Boss vs Boss / epilogo ***
Capitolo 16: *** Capitolo extra: Anime gemelle ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Era passato circa un
anno da quando Shinichi Kudo, il famoso detective
liceale, si era rimpicciolito diventando Conan Edogawa e finalmente era
riuscito a trovare la base degli odiati uomini in nero.
Tutto questo grazie
alla CIA e all'FBI che avevano da poco fatto
irruzione nella base dove si trovava anche il Boss. Quest'ultimo e
Conan erano faccia a faccia sul tetto dell'edificio.
-Non riuscirai a
fuggire, arrenditi!- esclamò il piccolo
detective potenziando le sue scarpe.
-Io arrendermi a te e
all'FBI? ARRENDERMI A SHUICHI AKAI? MEGLIO LA
MORTE!- ringhiò l'uomo furioso andando lentamente indietro.
"Dannazione! Vuole
buttarsi giù!" pensò Conan
digrignando i denti
Doveva metterlo KO al
più preso o l'uomo si sarebbe
suicidato e lui in quanto detective, non poteva permetterglielo!
Intanto sui tetti
degli edifici intorno alla base, si erano appostati
degli agenti con i fucili di precisione, uno di loro era Shuichi Akai,
la nemesi dell'organizzazione.
"Avanti ragazzino,
mostrami quello che sai fare" pensò Shu
osservando la scena dal mirino del suo fucile.
-SI! SI! MEGLIO
MORIRE!- ormai l'uomo delirava ed era sul punto di
buttarsi dal tetto.
-Non te lo
permetterò!- esclamò il mini-detective
schiacciando il pulsante della sua cintura.
In pochi secondi
uscì un pallone, che Conan
calciò con tutta la sua forza contro il Boss
dell'organizzazione. Il capo fu colpito in pieno, barcollò
per pochi secondi, poi cadde a terra svenuto.
-Bene- disse Conan
facendo un sorriso e avvicinandosi a lui aggiunse
-Se ti avessi lasciato morire, non sarei stato diverso da un assassino-
"Ottimo lavoro,
ragazzino" pensò Shuichi soddisfatto.
Vicino alla base,
oltre a vari agenti dell'FBI e della CIA, c'era anche
la polizia giapponese che aiutava gli agenti americani ad arrestare gli
uomini in nero. Sul posto erano arrivati anche Kogoro e Ran,
quest'ultima aveva scoperto solo una settimana prima che Conan e
Shinichi erano la stessa persona, era stato lui stesso a dirglielo.
Ran si
portò una mano sul petto e strinse la maglietta in
preda all'angoscia, sapeva quanto rischiava Shinichi in quel momento.
*Flashback*
Una
settimana prima,
Conan aveva saputo una cosa importante dall'FBI:
Vermouth aveva abbandonato l'organizzazione ed era scomparsa nel nulla,
ma la cosa più incredibile è che prima di sparire
aveva mandato un sms a Jodie Starling...
"Probabilmente
rimarrai
a bocca aperta dopo aver letto questo messaggio o non mi crederai,
tuttavia voglio rivelarti dove si trova il covo del mio Boss. Come ben
sai, Bourbon è sulle tracce di Sherry e credo che tra non
molto scoprirà la verità e allora nemmeno voi
dell'FBI riuscirete a proteggere lei e Kudo.
Il tuo numero
l'ho avuto
da Kir, le ho già spiegato le mie motivazioni e so benissimo
che è un agente della CIA. Non mi va di perdere tempo a
spiegare qualcosa anche a voi dell'FBI, sappi che il prossimo sms
sarà l'ultimo e in esso ci saranno tutte le informazioni che
cercate da anni.
Addio.
Vermouth".
Jodie
ne aveva subito
parlato con James e Akai (sopravvissuto alla
trappola di Kir), ed erano arrivati ad una conclusione: il detective
liceale Shinichi Kudo era Conan Edogawa.
Avevano
pensato quindi
di chiamarlo e successivamente organizzare un
piano per lo scontro con gli uomini in nero.
Conan,
consapevole che
avrebbe potuto morire affrontando quegli uomini,
aveva deciso di dire la verità a Ran dopo aver parlato con
l'FBI.
Arrivò
all'agenzia investigativa Mori verso le 3 del
pomeriggio, Haibara gli aveva dato un antidoto temporaneo per
permettergli di passare una giornata con Ran nei panni di Shinichi.
La
ragazza aveva appena
finito di pulire l'ufficio, si sedette sul
divano e guardò lo schermo del suo cellulare che fino a
pochi secondi prima era sul tavolino.
Sospirò...nessuna
chiamata o messaggio da lui...
"Quanto
mi sento
stupida!" pensò chiudendo gli occhi e
dandosi una leggera pacca sulla fronte.
Sospirava
assorta nei
suoi pensieri, ma ad un certo punto un rumore la
riportò alla realtà...
"Sarà
un
cliente" pensò andando verso la porta,
qualcuno aveva appena bussato.
Quando
aprì
la porta rimase senza parole, la sua faccia era
a dir poco sorpresa.
-Ciao
Ran-
-Shi...Shinichi...-
bisbigliò lei a fatica
-Sono
tornato- disse il
detective regalandole il suo più bel
sorriso.
Si
aspettava una
qualsiasi reazione da parte di lei, tranne un pugno
chiuso che si ritrovò ad un centimetro dal viso, la ragazza
si era fermata appena prima di colpirlo.
-Ma...cosa...Ran!-
la
guardò con un misto di stupore e
terrore
Poi
capì il
motivo vedendo gli occhi di Ran pieni di lacrime
e rabbia.
-IDIOTA!
SONO MESI CHE
NON TI FAI SENTIRE! NON SAI QUANTO MI SONO
PREOCCUPATA! NE HAI IDEA, EH?!- gridò.
-Ascolta...-
Shinichi
mostrò i palmi delle mani, volela
calmarla.
-E
POI MI DICI DI
ASPETTARTI!- continuò lei ignorando le sue
parole -E PERCHE' POI? ALLA FINE MI LASCI SEMPRE SOLA! SAI CHE TI DICO?
SEI UN EGOISTA!- si sfogò, urlando contro di lui tutto
quello che sentiva dentro di sè in quel momento.
Shinichi
le
afferrò i polsi.
-LASCIAMI!-
-Ti
prego Ran,
ascoltami...voglio dirti tutta la verità, qui
c'è in ballo la mia vita-
Le
lacrime di lei si
bloccarono di colpo, la sua vita? Ma cosa stava
dicendo?
-Hai
ragione, io sono un
egoista, ti ho fatto soffrire...ma ho dovuto
farlo per il tuo bene, per me...per noi...-
-Noi?-
arrossì capendo il senso di quel "noi" e poi chiese
-Ma cosa vuol dire che rischi la tua vita? E da cosa volevi
proteggermi?-
-Sediamoci,
è
una storia lunga- disse Shinichi andando verso
il divano.
-Dov'è
Kogoro?-
-E'
fuori, non
tornerà prima di cena- rispose Ran mettendo
sul tavolino due bicchieri e una bottiglia di aranciata.
-Ok...-
Shinichi
sospirò e iniziò a raccontare
tutta la storia dell'organizzazione, l'APTX, Shiho Miyano, l'FBI, ecc...
Mentre
lui le spiegava
ogni cosa tra un bicchiere di aranciata e ogni
tanto qualche esitazione e sospiro, Ran ascoltava in silenzio quella
storia incredibile, portandosi ogni tanto le mani sul viso o sulla
fronte.
Ora
era tutto chiaro:
Shinichi non era partito per un caso difficile,
era rimpicciolito per colpa di un veleno.
Ai
Haibara non era una
bambina comune, ma una scienziata che lavorava
per una banda criminale e che era scappata dopo la morte della sorella
maggiore.
Inoltre
erano coinvolti
anche FBI e CIA, ecco perchè la
professoressa Jodie non si decideva a tornare in America.
-...e
tra una settimana
li attaccheremo direttamente...ora sai tutto,
Ran- concluse Shinichi.
Il
detective
sospirò e chiuse gli occhi, era pronto a tutto,
anche ad essere lasciato per le bugie che aveva ripetutamente detto
alla persona che amava. Al solo pensiero si sentì soffocare.
Ran
fece dei lunghi
sospiri mentre il suo amico d'infanzia aspettava
una risposta, le serviva qualche minuto per ripensare a tutto. Si
girò verso Shinichi e lo vide con le mani sul volto,
evidentemente si aspettava una brutta reazione da parte di lei.
Si
sentì
quasi male nel vederlo così sofferente,
in fondo se aveva mentito, lo aveva fatto solo per proteggerla. Sorrise
e accarezzò una guancia a Shinichi per poi voltarlo verso di
sè.
-Ran...-
mormorò lui
-Shinichi,
io capisco il
motivo che ti ha spinto a mentire. Davvero...-
annuì e aggiunse -Lo hai fatto perchè mi conosci
bene, non volevi farmi sopportare un peso così grande,
volevi tutelarmi, lo capisco- annuì di nuovo.
Lui
rimase in silenzio
mentre lei continuava ad accarezzargli la
guancia con infinita dolcezza.
-E'
il mio amore per te
che ha continuato a darmi speranza, la speranza
che tu saresti tornato da me...per sempre...-
Il
cuore di Shinichi
esplose di gioia in quel momento, la fissava senza
parole.
-Non
devi aver paura di
deludermi, perchè comunque tu sia,
sei esattamente quello che voglio- concluse Ran con un dolcissimo
sorriso.
Il
ragazzo non
riuscì più a resistere, la
baciò leggermente e più volte sulle labbra e poi
la strinse a sè.
-Sei
una ragazza
fantastica, sei unica...- bisbigliò
Shinichi accarezzandole la schiena
Ran
si lasciò
andare mentre Shinichi la baciava e la
stringeva tra le sue braccia, tremava, aveva paura, ma il desiderio di
stare con lui ebbe il sopravvento e tutto sparì...c'era solo
il loro amore...
-Ne
sei sicura?- chiese
il ragazzo titubante mentre Ran gli sbottonava
la camicia.
-Si
Shinichi...voglio
fare l'amore con te...-
Lui
sorrise e le
accarezzò lentamente il capo facendola poi
sdraiare sotto di sè, nel frattempo Ran gli tolse i
pantaloni. I vestiti di entrambi divennero solo un impiccio.
Kudo
riuscì a
leggere negli occhi di lei il desiderio, un
desiderio che gli fece ribollire il sangue nelle vene, che lo eccitava
in tutti i sensi. Prese coraggio iniziando a toccarla nei suoi punti
più intimi. Ran sembrò gradire quei tocchi, i
suoi sospiri di piacere risuonavano all'interno dell'ufficio.
La
testa del ragazzo si
svuotò, ora c'era solo il profumo di
Ran, il suo corpo nudo stretto a quello di lei. Shinichi si
abbandonò totalmente al suo istinto e ai suoi sentimenti e
la fece sua.
*Fine flashback*
"Quel giorno sono
stata tua...e voglio esserlo per sempre..."
pensò Ran ricordando le bellissime sensazioni di quel
pomeriggio.
Kogoro si era
allontanato dalla figlia ed era andato a parlare con
l'ispettore Megure che osservava i suoi uomini in azione dando ordini
un po' a tutti insieme a Sato.
-Ran-san?- la
chiamò qualcuno
La ragazza si
girò e rimase stupita...
-Eisuke-kun?! Cosa ci
fai qui?!- spalancò gli occhi
-Ehm...beh, non sono
molto bravo a spiegare le cose...diciamo che
è una lunga storia- disse con l'aria di uno che non sapeva
come spiegarsi e aggiunse -Ti basta sapere che mia sorella fa parte
della CIA e sta collaborando con l'FBI. Mi ha detto che rischiava la
vita, così sono tornato in Giappone anche se era contraria-
-Capisco...-
"Incredibile! La
sorella maggiore di Eisuke, che tanto cercava,
è un agente della CIA!" pensò sorpresa.
-Ei-chan! E'
pericoloso stare qui!- esclamò una voce
femminile alle sue spalle.
Ran era ancora
più stupita quando vide Rena Mizunashi
prendere per un braccio Eisuke che nel frattempo si lamentava...
-Ma...voglio stare qui
con Ran-san! E poi li avete arrestati ormai!-
cercò di liberarsi dalla presa della sorella.
-Ti sbagli!-
ribattè Rena -Alcuni di loro non si trovano e
questo posto è ancora pericoloso!-
-Non preoccuparti
Eisuke-kun, c'è mio padre e poi devo
aspettare...- si bloccò mordendosi il labbro inferiore, la
paura si impadronì di nuovo di lei.
Eisuke fece un triste
sorriso, capendo benissimo a chi si riferiva e
disse -Ok, ma stai tranquilla...sono sicuro che Kudo sta bene-
Ran sgranò
gli occhi pensando "Lui sa che Conan e Shinichi
sono la stessa persona?!"
Fratello e sorella si
allontanarono, anche lui sperava che Conan stesse
bene, però dover accettare l'amore di Ran per lui era
davvero doloroso...andando in America era quasi riuscito a
dimenticarla, ma ora che l'aveva rivista il suo cuore era scoppiato di
gioia, segno che i suoi sentimenti d'amore erano ancora vivi.
Nel frattempo, l'FBI
aveva arrestato il Boss dell'organizzazione. Conan
guardò la scena soddisfatto.
-Non è
ancora il momento di cantare vittoria,
ragazzino...oltre a Vermouth, ci sono altri membri dell'organizzazione
che non troviamo- lo avvertì Akai.
-Cosa? Quindi non
è finita...- borbottò Conan con
amarezza scuotendo la testa.
-Di quella donna non
mi preoccuperei più di tanto, in fondo
ci ha aiutati- intervenne James.
-Chi non trovate?-
chiese il mini-detective temendo di sentire quel
nome.
-Esclusa Vermouth,
mancano la cecchina Chianti e...Gin...- rispose Akai
apparentemente calmo.
-Gin!- Conan
digrignò i denti
"Maledetto, sempre
lui! Rimane ancora un passo davanti a me"
pensò il detective con rabbia, ricordandosi di tutte le
volte in cui Gin era stato più astuto e intelligente di lui.
Poco distante da loro,
proprio l'uomo dai capelli argentati e gli occhi
di ghiaccio osservava Conan e Shuichi Akai.
"La pagherete...oh, se
la pagherete..." pensò Gin con un
sorriso diabolico.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Ciao a tutti, spero che
vi sia piaciuto il prologo di questa storia!
Ripartirà proprio da qui, con Gin come nemico principale, ma
soprattutto con una notizia sconvolgente che travolgerà
Shinichi e Ran, proprio ora che stanno finalmente
insieme...essendo una grande fan della coppia, sento che
faticherò molto a descrivere certe scene in futuro...ma non
aggiungo altro XD
Eisuke Hondou, personaggio che adoro, avrà una parte
importante e lo stesso vale per Ai.
Probabilmente aggiornerò una volta a settimana, non ho
tantissimo tempo libero...spero che continuerete a seguirmi e se
lasciate una recensione ne sarei felicissima!
Un saluto a tutti!
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Capitolo 2 *** La scoperta di Ai ***
Capitolo
1: La scoperta di Ai.
Era passata
una settimana da quando il Boss degli uomini in
nero era stato arrestato dall'FBI, ma alcuni membri erano riusciti a
scappare...Gin, il più pericoloso, aveva giurato vendetta.
Ran non era stata bene
per sei giorni, causa influenza, ed era venuta a
sapere che Jodie e gli altri agenti sarebbero tornati in America da un
giorno all'altro.
Aveva appena ricevuto
una telefonata da Shinichi, le aveva chiesto di
uscire quella sera visto che era guarita dall'influenza.
"Speriamo che questa
volta l'appuntamento vada bene, Shinichi non ha
più scuse ora" pensò sorridendo e guardandosi
allo specchio.
Poco prima aveva avuto
un capogiro, quindi si lavò
velocemente la faccia.
"Sarà tutto
lo stress accumulato dopo aver saputo di tutta
questa storia" pensò tranquilla.
Sentì
suonare il campanello e andò ad aprire.
-Agente Jodie!-
esclamò sorpresa, insieme a lei c'erano
anche Eisuke e Rena Mizunashi alias Hidemi Hondou.
-Ciao- la
salutò l'agente dell'FBI sorridendo.
-Ciao Ran-san- Eisuke
le fece un timido sorriso
Quando lei
ricambiò dolcemente, il ragazzo
arrossì di colpo. Sua sorella Hidemi lo guardò e
sorrise.
-Che ti prende
Eisuke-kun?- chiese Ran perplessa
-Ah!
Ehm...niente...ah!- indietreggiando imbarazzato andò
contro l'armadio e uno scatolone gli cadde sulla testa.
Hidemi scosse la testa
sospirando, mentre lui si massaggiava il capo.
-Sei sempre il
solito!- Ran scoppiò a ridere
Lui la
guardò pensando "Certo che quando ride
così è ancora più bella".
Jodie si
schiarì la voce e parlò -Ran, siamo
venuti a salutarti, partiremo per l'America tra 3 giorni-
La ragazza divenne
seria e allo stesso tempo triste -Così
presto?-
Jodie annuì
e continuò -Tuttavia alcuni agenti
resteranno in Giappone, perchè pensiamo che alcuni membri
dell'organizzazione siano ancora in libertà-
-Cosa?- chiese Ran
impaurita da quella notizia.
Hidemi Hondou
lanciò un'occhiataccia a Jodie che stava per
aggiungere altro e disse -Comunque non ti devi preoccupare, non
c'è niente di sicuro per il momento. Dobbiamo ancora
verificare certe cose e il 99% dell'organizzazione è stata
distrutta-
Eisuke
guardò perplesso sua sorella, come per dire "Ma cosa
dici?".
L'agente dell'FBi
capì le intenzioni di Rena Mizunashi e
rimase in silenzio, salutò velocemente Ran e uscì
di casa seguita da Rena.
-Mi mancherai
Eisuke-kun, mi raccomando torna a trovarmi quando puoi-
disse Ran triste.
-Contaci, anche tu mi
mancherai...non immagini quanto...- gli si
spezzò il cuore in quel momento, ma probabilmente era meglio
così, non vedendola non avrebbe sofferto.
-Magari io e Shinichi
verremo in America a trovarti se faremo una
vacanza quest'estate- sorrise lei.
Quella fu la goccia
che fece traboccare il vaso, Eisuke
annuì e uscì di casa mormorando un "ciao". Ran,
inconsapevole di averlo terribilmente ferito, si andò a
preparare per uscire con Shinichi.
Eisuke raggiunse sua
sorella Hidemi e Jodie che stavano parlando tra di
loro.
-Capisci Jodie? Non ho
voluto allarmarla...in fondo è
rimasto solo Gin, non è giusto far vivere qualcuno nel
terrore. E poi ci saranno Okiya e Akai a proteggerli, no?-
-Sì,
entrambi sono ex-infiltrati e conoscono molto bene
Gin...speriamo che vada tutto nel migliore dei modi, altrimenti
potremmo ritrovarci nei guai fino al collo...-
Hidemi
deglutì sentendo quelle ultime parole.
Eisuke si
guardò indietro fissando l'agenzia Mori e
pensò "Stai attenta Ran-san...Kudo, proteggila. Proteggi la
ragazza che entrambi amiamo".
Quella sera Shinichi
portò Ran nel ristorante più
bello e costoso di Beika.
-Anche questa volta
hai esagerato!- commentò lei una volta
arrivata davanti al tavolo prenotato.
Lui sorrise e disse
-Voglio che sia una serata speciale per noi...sei
bellissima...-
Ran arrossì
sentendo quelle parole e vedendo come Shinichi
la guardava, d'altronde quel vestito nero e scollato che indossava era
abbastanza provocante.
"Che scema che sono,
mi prenderei a pugni! Tutto per dare retta a
Sonoko!" pensò mettendosi una mano sul viso e ricordandosi
dei consigli discutibili che le aveva dato la sua migliore amica.
-E tu sei perfetto-
sorrise lei dolcemente
Il detective liceale
era consapevole di non esserlo e di avere molti
difetti, ma sentirsi dire così da Ran lo faceva sentire il
ragazzo più felice del mondo.
-Lo so- rispose con la
sua solita faccia da sborone.
-E molto, molto
modesto...-
Entrambi iniziarono a
ridere e presto l'imbarazzo sparì,
sostituito da chiacchiere allegre, ricordi d'infanzia, casi risolti e
la discussione sull'organizzazione...
-Da come descrivi il
capo di quegli uomini, doveva avere uno sguardo
spietato- mormorò Ran rabbrividendo.
Shinichi
annuì e rispose -Mai quanto quello di Gin
comunque...-
Si morse il labbro
inferiore, preoccupato perchè quell'uomo
era ancora a piede libero.
-Basta pensare a
queste brutte cose!- esclamò Ran che voleva
cambiare argomento e chiese -Piuttosto, non dovevi parlarmi di una cosa
molto importante? Me l'avevi accennato al telefono-
-Ehm...- Shinichi
arrossì preso alla sprovvista e
iniziò a giocherellare con le mani.
Ran inarcò
un sopracciglio pensando "Ma che gli prende? Non
l'ho mai visto così!"
Shinichi sapeva che
era arrivato il momento, la cena era finita e non
poteva più rimandare.
"Avanti Shinichi Kudo!
Da quando in qua sei così insicuro e
rammollito?!" pensò il detective cercando di calmarsi, ma
non era una cosa facile da fare.
Il ragazzo si
alzò dal tavolo e andò davanti a
Ran, per poi inginocchiarsi davanti a lei con il cuore a mille. Lei
sgranò gli occhi, intuendo le intenzioni...provò
a dire qualcosa ma non uscì nessun suono dalla sua bocca.
-Ran Mori, vuoi
sposarmi?- le chiese mostrandole un anello
Dopo quella frase ci
furono degli attimi di silenzio e tensione.
"Vuoi sposarmi? Vuoi
sposarmi?" si ripeteva Ran come se dovesse
convincere se stessa che quelle parole erano davvero state pronunciate
da Shinichi Kudo. Lo amava da quando era bambina e aveva passato
parecchie notti a sognare quel momento.
Decisamente non si
aspettava di ritrovarsi nel panico come stava
accadendo, non riusciva a rispondere, era spaventata ed emozionata allo
stesso tempo.
Erano molto giovani,
tuttavia stava per rispondere il suo cuore per lei
e stava per dire si mentre Shinichi le mostrava quel bellissimo anello.
Fece per rispondere,
ma ebbe un capogiro e si portò una mano
sulla fronte apponggiandosi al tavolo.
-Che succede Ran?-
chiese lui allarmato tenendola per le spalle.
-La testa...mi
gira...- bisbigliò lei
Il detective
pensò che si trattasse dello troppo stress
accumulato in quei giorni e ora aveva anche ricevuto una proposta di
matrimonio...decisamente troppo...
-Chiamo il professor
Agasa. Stai tranquilla- la rassicurò
Shinichi mentre un cameriere si avvicinava per sincerarsi delle
condizioni della ragazza.
******
Nel frattempo a casa
del professor Agasa, Ai Haibara stava cercando un
modo per trovare l'antidoto definitivo. Aveva fatto degli esperimenti
persino su se stessa, ma il risultato era deludente.
L'antidoto aveva una
durata di circa 24 ore e a forza di usarlo perdeva
efficacia.
-Ai, a chi punto sei?-
chiese Agasa entrando nel laboratorio
sotterraneo.
La bambina
rosso-castana sbadigliò, era da ore che si
trovava davanti al computer e non aveva neppure cenato.
Sospirò, mentre sul pc era uscita una grande scritta rossa.
-Negativo?- chiese
Agasa leggendo
Lei annuì
-Esatto professore, oggi ho provato l'antidoto
anche su di me e...-
-Cosa hai fatto?-
chiese Agasa preoccupato -Lo sai bene che rischi la
vita se abusi troppo di quel farmaco e allora...- si interruppe capendo
la situazione e vedendo lo sguardo serio di lei.
-Lo hai fatto per
Shinichi-kun, non è vero?-
Ai evitò di
rispondere alla domanda e ne fece una a sua
volta -Vuole sapere che cosa ho scoperto?-
Agasa
esitò, ma poi annuì sudando leggermente.
-Allo stato attuale
delle cose non è possibile creare un
antidoto per l'APTX 4869, gli unici che funzionano durano solo 24 ore e
continuando ad usarli finiranno per perdere efficacia,
perchè il corpo imparerà a resistergli-
-Non...posso
crederci...- mormorò il professore a fatica.
-Inoltre...-
continuò a spiegare Ai -Quell'antidoto
temporaneo è anche pericoloso, può portare alla
morte se viene usato troppo spesso...io e Kudo non possiamo cambiare il
nostro destino a quanto pare-
Sospirò
rassegnata e spense il computer.
-Quindi non
c'è modo per Shinichi di tornare ad avere il suo
corpo originale?-
-Non c'è
modo- confermò Ai
Agasa
abbassò lo sguardo triste, pensava a Shinichi e
Ran...che futuro avrebbero avuto?
Era così
assorto nei suoi pensieri, che una chiamata lo fece
sobbalzare.
-E' Shinichi-kun-
disse esintando qualche secondo prima di rispondere
"Non si preoccupi
professore, mi prenderò io la
responsabilità di dirlo a Kudo-kun" pensò Ai.
-Certo, vengo subito a
prendervi!- rispose Agasa chiudendo la chiamata.
Poi rivolgendosi a
Haibara disse -Ran non si è sentita bene,
sto andando prenderli. Lei passerà la notte qui visto che
all'agenzia non c'è nessuno, Mori-kun è fuori
città-
La scienziatina
annuì e mentre Agasa usciva di casa,
andò a sedersi su una poltrona in salotto, era compito suo
dare la triste notizia ai due e questo la faceva sentire ancora peggio.
"E' colpa mia...se non
avessi mai creato quel veleno..."
pensò trattenendo le lacrime.
Poco dopo
sentì la porta di casa aprirsi, entrò
Agasa seguito da Shinichi che teneva Ran stretta a sè, Ai
abbassò lo sguardo vedendo quella scena.
-Non c'è
bisogno di tutte queste attenzioni, ora sto bene-
sorrise Ran rassicurando il suo ragazzo.
-E' meglio che ti
siedi- disse Shinichi ancora preoccupato
-Domani dovresti
andare dal dottor Araide- intervenne Agasa mentre Ran
si sedeva sul divano.
Shinichi
lanciò un'occhiata poco carina al professore, come
se fosse infastidito...proprio da quel dottore doveva andare?
-Lo farò-
annuì Ran
Haibara si
schiarì la voce attirando l'attenzione generale.
"Vuole dirlo adesso?"
pensò Agasa spalancando gli occhi
Il professore fece per
dire qualcosa, ma la scienziatina
alzò la mano come per fargli cenno di tacere. L'uomo
abbassò lo sguardo rassegnato, tanto prima o poi avrebbero
dovuto saperlo.
Ai fissò il
detective -C'è una cosa di cui ti
devo parlare Kudo-kun, ed è meglio che anche Mori-san senta
quello che ho da dirti...-
-Va bene...-
mormorò lui avendo una brutta sensazione,
così come Ran che la fissava.
-Dopo che
scadrà il tempo per l'ultimo antidoto che hai
preso, non potrai più tornare ad avere il tuo corpo
originale-
Così,
fredda, tagliente, apparentemente calma e inespressiva
gli disse quella frase. Si sentì in colpa in
realtà, però non lo diede a vedere.
Ran non sapeva cosa
dire o pensare, quelle parole le rimbombavano in
testa, mentre Shinichi sentì il mondo crollargli addosso...
-C...cosa...v...vuoi...di...dire?-
balbettò il detective
Non voleva credere a
quelle parole, non poteva!
-Quello che ho appena
detto - lo fissò Ai -I nostri corpi
sono rimasti rimpiccioliti per troppo tempo, si sono abituati al
farmaco. Nessun antidoto sarà mai efficace, tanto da
riuscire a neutralizzare l'effetto dell'APTX sulle nostre cellule, se
non per poche ore come l'ultimo che hai assunto...ma continuare a
prendere quell'antidoto ti porterà alla morte-
Detto questo, rimase
in silenzio, apparentemente fredda e distaccata.
Shinichi però non riuscì a comprendere il dolore
interno della scienziatina e strinse i pugni arrabbiato, mentre Ran era
incredula.
-E MI DICI UNA COSA
DEL GENERE IN QUESTO MODO?!- gridò
scattando in piedi -NON POSSO CREDERE AD UNA COSA DEL GENERE,
DANNAZIONE!-
Prese un vaso dal
tavolino e lo buttò a terra mandandolo in
frantumi e scoprendo che ciò lo faceva sentire un po' meglio.
-Shinichi calmati!-
esclamò Agasa preoccupato per la sua
reazione.
Ran guardò
il suo ragazzo con gli occhi pieni di lacrime,
poi guardò Ai e capì il suo stato
d'animo...provavano entrambe la stessa tristezza, ma Haibara riusciva a
mascherare le proprie emozioni.
-E' TUTTA COLPA TUA!
SEI STATA TU A CREARE QUEL VELENO! E' COLPA TUA,
SOLO TUA!- Shinichi indicò Ai furioso, mentre lei abbassava
lo sguardo ferita.
Il detective
continuò -NON HAI NEANCHE IL CORAGGIO DI
RISPONDERE, EH? CREATRICE DI VELENI!-
-Ora basta!-
intervenne Ran prendendolo per un braccio mentre lui si
avvicinava minacciosamente verso Ai.
"Shinichi, non capisci
quanto anche lei stia soffrendo?"
pensò Ran osservando la bambina.
-Smettila Shinichi-
Agasa si mise tra lui e Ai e disse -Lei ha provato
in tutti i modi a creare un antidoto, ha pure rischiato la sua vita
prendendo più volte quel farmaco...non puoi parlarle
così, erano quegli uomini che la obbligavano a...-
-E' sufficiente
professore- lo interrupe Haibara alzandosi e uscendo
dalla sala -Ho detto quello che dovevo dire...-
Nessuno
riuscì a vedere le lacrime della bambina, anche se
Ran intuì qualcosa e la guardò tristemente.
-E' meglio che io
vada...-
Shinichi la prese per
un braccio -Ma come! Ran, possiamo trovare una
soluzi...-
-Per favore,
Shinichi...basta così...- mormorò
stanca liberandosi dalla presa, se fosse rimasta ancora lì
si sarebbe messa a piangere a dirotto e proprio non voleva.
Ran uscì da
casa del professor Agasa, mentre quest'ultimo
consigliava a Shinichi di lasciarla sola per un po' per metabolizzare
il tutto.
"E ora? Cosa ne
sarà di noi, Shinichi?"
CONTINUA...
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Cosa ve ne pare di questo colpo di scena? Sarei felice se lasciaste un
commento, un saluto!
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Capitolo 3 *** Il cuore o la mente? ***
Capitolo 2: Il
cuore o la mente?
Eisuke non aveva
dormito molto quella notte, si era girato e rigirato
nel letto ripensando al dialogo tra sua sorella Hidemi e Jodie Starling.
"Mia sorella non ha
voluto allarmare Ran-san...però potrebbe
trovarsi in pericolo in futuro e al solo pensiero di tornare in America
e lasciarla qui con quel Gin in circolazione...se solo venisse con me,
ci sarebbe la CIA e..."
Scosse la testa,
interrompendo i suoi pensieri e fece un sorriso amaro,
chiedendosi da quando era diventato così bugiardo anche con
se stesso, perchè era ben altro che lo portava a volere Ran
con sè in America.
Si fece una doccia
veloce e uscì di casa, aveva troppa
voglia di vedere Ran, di parlarle, anche se Hidemi gli aveva detto che
non doveva sapere niente di Gin e della sua voglia di vendetta per ora.
-Ei-chan! Non hai
nemmeno fatto colazione!- esclamò la
sorella maggiore, senza ricevere nessuna risposta.
Eisuke
arrivò all'agenzia Mori verso le 10 del mattino.
"Che stupido che
sono...le aveva detto addio e ora mi ripresento senza
nemmeno un motivo e senza avvisare!" pensò dandosi una pacca
sulla fronte.
Era bloccato davanti
alla porta dell'ufficio, indeciso se suonare o no.
-Eisuke-kun?-
Il ragazzo si
girò di scatto verso chi aveva parlato e
proprio lì in cima alle scale c'era Ran, che era appena
uscita dall'appartamento.
-Ah, Ran-san!
C...ciao!- balbettò grattandosi la nuca mentre
lei si avvicinava.
Eisuke fece un passo
indietro, rischiando così di cadere
dalle scale.
Stava per perdere
l'equilibrio, ma Ran lo afferrò per il
braccio -ATTENTO!- esclamò tirandolo verso di sè.
Lui sudò
freddo e inconsapevolmente mise le mani sulle
spalle di Ran iniziando ad ansimare.
-Tutto bene?- chiese
lei
Eisuke
annuì imbarazzato, accorgendosi di essere a pochi
centimetri dal suo viso. Subito dopo rimase sorpreso, notanto gli occhi
gonfi della sua amica.
-Hai pianto?- chiese
preoccupato, dalla faccia sembrava distrutta.
Ran abbassò
lo sguardo triste, ripensando alla notte
precedente passata a piangere.
-No...-
mentì, non aveva voglia di parlare di Shinichi in
quel momento, altrimenti sarebbe di nuovo scoppiata.
-E che in questi
giorni non mi sento bene, infatti devo andare da un
mio amico dottore-
Evitò lo
sguardo di Eisuke, che comunque non si arrese,
aveva troppa voglia di sapere...
-Hai pianto per Kudo?
E' successo qualcosa?- chiese mentre Ran si morse
il labbro inferiore sentendosi a disagio.
Eisuke la
fissò preoccupato e allo stesso arrabbiato per la
bugia, era evidente che era successo qualcosa di grave...non aveva mai
visto Ran così distrutta prima d'ora.
In quel momento la
ragazza ripensò alla sera precedente,
alle parole di Ai, al fatto che lei e Shinichi non avrebbero avuto un
futuro e si sentì mancare...
-RAN!- Eisuke la prese
in braccio con una scatto veloce poco prima che
lei cadesse.
-Sto...b...bene-
balbettò lei
-Io non direi- rispose
Eisuke accarezzandole il viso -Chiamo mia
sorella, ti portiamo dal dottore-
Ran annuì e
sorrise dicendo -E' la prima volta che mi chiami
solo "Ran", senza suffissi...mi
piacerebbe che
continuassi così...-
Eisuke
sgranò gli occhi sentendo quella frase e
provò tante emozioni diverse mentre fissava il dolce volto
di lei.
"Ran...io..."
bloccò i suoi pensieri mentre la guardava
negli occhi, non poteva certo dichiararsi in una situazione del genere,
anche se moriva dal desiderio di esternare le sue emozioni.
Prese velocemente il
cellulare e chiamò Hidemi, distraendosi
per un attimo e resistendo a fatica a quelle labbra così
invitanti vicine al suo viso.
Durante il tragitto in
macchina, Ran rassicurava Eisuke e Hidemi, si
sentiva già molto meglio perchè quella nausea non
durava molto fortunatamente.
Fu la prima a passare,
quella mattina non c'era nessuno e
spiegò velocemente ad Araide la situazione.
-Da quanto tempo hai
questa nausea e mal di testa?- chiese Tomoaki.
Lei ci
pensò per qualche secondo e poi rispose -Non so,
saranno tre o quattro giorni...non ci ho dato molta importanza
all'inizio, mi sono spaventata parecchio solo quando mi sentivo mancare-
Intanto Hidemi e
Eisuke ascoltavano con attenzione, quest'ultimo molto
preoccupato avendo visto Ran svenire davanti ai suoi occhi. Hidemi
sentendo meglio le parole della ragazza si morse il labbro inferiore
pensando "I sintomi che aveva anche la mia amica Ayako...non
può essere...Ran è..." si bloccò
ascoltando l'ennesima domanda del dottore.
-E' una cosa regolare?
Oppure ti colpisce in determinati momenti?-
Ran
riflettè e rispose -Dopo mangiato di solito, anche
stamattina dopo aver fatto colazione...- esitò a continuare,
ripensare alla colazione le fece tornare una leggera nausea.
-Ran-san...devo farti
una domanda...-
La ragazza si
agitò vedendo lo sguardo incredibilmente serio
di Tomoaki, chiedendosi che cosa avrebbe mai potuto domandarle...Hidemi
deglutì, lei aveva capito.
-Hai un ritardo?-
chiese Araide
Quella domanda
spiazzò sia Ran che Eisuke, quest'ultimo si
girò verso la sorella che annuì seriamente come
per dire che aveva già compreso.
"Non può
essere..." pensò lui scuotendo la testa.
-Beh...no,
cioè si! Ma, non posso...- si bloccò
iniziando a tremare.
-Devi fare un test-
Tomoaki appoggiò una mano sulla spalla
di Ran e le sorrise -Fatti forza!-
Ran annuì
incerta.
Poco dopo ebbe la
conferma, il sospetto del dottore e di Hidemi Hondou
era fondato...era incinta...aspettava un bambino, il figlio di Shinichi.
La paura si
impadronì di lei, sentì il mondo
crollarle addosso per la seconda volta.
-Ho...paura- pianse
tra le braccia di Eisuke
-Io ci sarò
sempre per te- la strinse a sè, lei
amava Shinichi, aspettava un figlio da lui, ma Eisuke riuscì
a non mostrare le sue lacrime amare.
"A questo punto devo
parlare con Jodie" pensò Hidemi
osservando i due.
*****
Shinichi, intanto,
ignaro di tutto, aveva deciso di lasciare Ran un po'
da sola su consiglio del professor Agasa.
-Ora per lei rivederti
nei panni di Conan sarebbe ancora più
doloroso, devi lasciare che metabolizzi la cosa- gli aveva detto il
professore.
Sospirò
mentre puliva gli occhiali, la delusione era tanta,
ma capì di aver esagerato con Ai. Decise quindi di andare
nei sotterranei.
Entrò e
vide la scienziatina con una pastiglia in mano,
probabilmente un antidoto.
-Ehi, cosa credi di
fare Haibara?- chiese correndo verso di lei
afferrandole il braccio.
Lei lo
fissò senza dire una parola, c'era una tale freddezza
nei suoi occhi, che Conan abbassò lo sguardo
colpevole...l'aveva ferita...
-Non voglio che rischi
la vita- mormorò
-Davvero ti importa
qualcosa? Non mi sembra che tu ieri ti sia fatto
tanti problemi a prendertela con me-
-Mi dispiace- disse
con un filo di voce -Ho perso la testa in quel
momento...io...io...dovrò dire addio a Ran, vero?-
Tremò nel
dire quelle parole.
-Non farmi domande di
cui sai già la risposta, Kudo- lei lo
superò e poi lo guardò con la coda dell'occhio
-Devi dirle addio, mi dispiace di avervi rovinato la vita-
Sembravano parole
dette con un tono freddo, ma a Conan sfuggirono le
lacrime della bambina, che vennero però notate da Agasa,
appena arrivato.
"Lo ami a tal punto
che avresti voluto vederlo felice accanto a
Ran...non è vero, Ai?" pensò Agasa con un triste
sorriso.
Nei giorni successivi,
Ran aveva evitato di rispondere alle chiamate di
Conan, quest'ultimo era andato anche all'agenzia, ma era stato cacciato
da Kogoro che aveva saputo della situazione della figlia.
-Ran, lui ha diritto
di sapere...non puoi continuare a far finta di
nulla- disse Kogoro fissandola e aggiunse -Non so quanto le mie scuse
potranno reggere con quel moccioso-
Lei fissò
suo padre per qualche secondo, fece per rispondere
ma una chiamata di Eisuke glielo impedì.
-Eisuke-kun? Scusami
se non ho risposto ai tuoi messaggi, ma...-
-Lo capisco, non ti
preoccupare- la rassicurò lui -Allora
come stai? Hai parlato con Kudo?-
-Non ancora, sono
indecisa...voglio dire...che futuro potremmo avere
ora? Cosa dirò a mio figlio un giorno?!-
Detto questo
scoppiò in un pianto disperato, Kogoro
andò velocemente accanto alle figlia seduta sul divano e la
abbracciò.
-Bambina mia...-
trattenne le lacrime suo padre.
-Mi dispiace- anche
Eisuke si sentì male per lei, proprio il
giorno della visita aveva saputo della questione dell'antidoto.
-Mia sorella e l'FBI
vorrebbero parlarti...-
Ran
spalancò gli occhi, aveva una brutta sensazione ma
rispose -Digli che possono venire in qualsiasi momento-
-Va bene, ci
sentiamo...per favore, fatti forza...- Eisuke chiuse la
chiamata.
La ragazza
abbracciò forte suo padre -Non preoccuparti per
me papà...sarò forte-
Kogoro sorrise -Lo so
che lo sarai...sei la mia bambina dopotutto-
L'FBI
arrivò all'agenzia Mori dopo circa due ore dalla
chiamata di Eisuke, poco prima era arrivata anche Eri.
"Sarà una
cosa così grave?" pensò Ran
preoccupata mentre Eri li faceva accomodare.
Si sedette sul divano,
con accanto suo padre e sua madre, davanti a
loro c'erano Hidemi Hondou, Jodie Starling e Shuichi Akai.
Jodie si
schiarì la voce prima di iniziare a parlare
-L'agente Hondou mi ha informata della situazione, mi dispiace davvero
Ran...-
La ragazza
abbassò lo sguardo e annuì tristemente.
Akai prese parola
-Veniamo subito al dunque...vista la tua situazione e
il possibile pericolo futuro, pensiamo che sia meglio che tu ti
trasferisca in America-
I genitori di Ran
spalancarono gli occhi e lei rimase a dir poco
sopresa -In America? Pericolo futuro? Ma cosa sta dicendo?-
-Alcuni
dell'organizzazione sono riusciti a fuggire e...pochi giorni fa
è arrivata una busta all'appartamento di Jodie che conteneva
un proiettile...-
Ran
rabbrividì, mentre Shuichi continuò dicendo
-Sulla busta c'era una scritta in rosso..."MORIRETE TUTTI"-
Shu scosse la testa
pensando "Che tu sia maledetto Gin!"
-Il membro
dell'organizzazione che è riuscito a fuggire
è Gin, l'uomo più pericoloso della banda...se tu
ti trasferissi in America, ci penserebbero gli agenti della CIA e FBI a
proteggere te e il tuo bambino- aggiunse Hidemi.
-Perchè qui
sarei solo un bersaglio e un possibile
ostaggio...specialmente se quel Gin vuole vendicarsi contro Shinichi-
concluse Ran stringendo i pugni.
Akai annuì
e rispose -Esatto. Ovviamente io e altri agenti
resteremo in Giappone a tenere d'occhio Kudo e Ai Haibara-
-La decisione spetta a
te Ran- disse Eri posando una mano sulla spalla
della figlia.
-Ammetto che
è decisione più saggia che potresti
prendere, specialmente per tutelare il bambino- aggiunse Kogoro.
La ragazza
riflettè sulla situazione per diversi minuti, poi
le venne in mente una cosa...
-Mamma, non mi avevi
detto più volte che grazie alla tua
raccomandazione avrei potuto entrare ad Harvard?-
-Sì, ma...-
Ran la interruppe e
disse -Ho appena finito le superiori,
farò l'esame di ammissione lì dopo aver avuto il
mio bambino...dovrò in qualche modo giustificare la mia
partenza, Shinichi non è stupido-
-Vista la situazione
è meglio che non sappia nulla della
gravidanza, sia per proteggere lui, che per fare avere un futuro sereno
a tuo figlio- disse Jodie.
"Non dirlo a Shinichi?
Mi sento male al solo pensiero, ma in questa
situazione non posso fare altro..." pensò Ran trattenendo le
lacrime.
-Partirai tra 3 giorni
con l'agente Hondou- concluse Akai.
******
Ran aveva appena
finito di fare la valigia, sospirò mentre
prendeva il cellulare, vedendo che c'erano otto chiamate senza risposta
e sette messaggi, tutti da parte di Shinichi.
In quei tre giorni
aveva parlato con tutti i suoi amici tranne che con
lui, spiegando che si sarebbe trasferita in America per frequentare la
Harvard University, la stessa università in cui si era
laureata sua madre.
"Perdonami
Shinichi...io...non ho il coraggio di parlarti, temo di
scoppiare in lacrime, di dirti che avrò un bambino, il
nostro bambino...il frutto del nostro amore" pensò piangendo.
-E' ora di andare Ran-
disse Eisuke alle sue spalle prendendo la valigia
Lei annuì
asciugandosi il viso, voleva mostrarsi serena
anche se in realtà era distrutta...la sua vita lo era,
doveva mentire al ragazzo che amava, nascondere il bambino, vivere
nella menzogna, dire addio ai suoi amici...
-Una ragazza come te
ce la può fare a superare tutto questo,
tu sei speciale- sorrise Eisuke cercando di farle forza.
-Grazie- rispose lei
ricambiando il sorriso
Mentre Ran scendeva
per le scale affianco ai suoi genitori, Eisuke
disse loro che doveva andare in bagno e si allontanò.
Fissò il
suo cellulare per qualche secondo e poi fece una
chiamata.
"Sono sicuro che il
non vederlo potrebbe fartelo dimenticare
più facilmente, ma...ho promesso a me stesso che sarei stato
leale con Kudo, sempre".
Lo chiamò
per avvisarlo della partenza di Ran, nonostante
l'amore per lei, Eisuke glielo doveva a Shinichi e si sarebbe
comportato in ogni caso lealmente. Inoltre sapeva benissimo che anche
se Ran non ne aveva il coraggio, moriva dalla voglia di parlare con lui
un'ultima volta.
Raggiunsero
l'aereoporto. L'FBI stabilì che Ran sarebbe
andata a vivere Cambridge con Hidemi Hondou e suo fratello Eisuke e che
alcuni agenti dell'FBI e CIA li avrebbero sorvegliati giorno e notte,
mentre la squadra di James Black sarebbe rimasta in Giappone per
proteggere Conan Edogawa e Ai Haibara.
-Davvero non vuoi che
rimanga con te, Ran?- le chiese sua madre.
-No, mamma...dopo che
avrò avuto il bambino dovresti tornare
qui in Giappone, papà non sopravviverebbe- sorrise e Kogoro
scoppiò a piangere.
-Mi...mancherai...bambina
mia...- disse tra i singhiozzi Kogoro
stringendola a sè.
-Ti voglio bene
papà-
Dopo pochi secondi
sciolse l'abbraccio e fece per girarsi, ma una
persona poco distante da suo padre attirò la sua attenzione.
Eisuke sorrise, mentre Hidemi, Jodie, Akai e Black lo guardarono senza
parole...
Shinichi Kudo, o
meglio, Conan Edogawa era di fronte a lei, a pochi
passi, sudato e con il fiatone.
-R...Ran...-
mormorò a fatica, gli facevano male le gambe e
si piegò leggermente in avanti.
Ran in quel momento
provò tantissime emozioni diverse,
disagio per ritrovarselo davanti nei panni di Conan,
incredulità, tristezza...quella più di tutti
faceva male...
-E' giusto
così- bisbigliò Eisuke all'orecchio
della ragazza -Nessuno ti giudicherà se deciderai di dirgli
tutto, se sarai irrazionale...perchè è questo
l'amore-
Lei lo
fissò negli occhi e ci vide un qualcosa che quasi le
fece paura, il ragazzo probabilmente stava provando più
emozioni contemporaneamente, proprio come lei...però in quel
momento non si chiese il perchè Eisuke avesse avvertito
Conan, andò semplicemente davanti a quest'ultimo, si
inginocchiò e lo strinse forte.
-Perdonami...-
iniziò a dire tra le lacrime -Non avevo il
coraggio di...parlarti...- la voce rotta dal pianto si
bloccò.
Conan trattenne le
lacrime, consapevole che stava per perderla per
sempre, che non l'avrebbe più abbracciata con il suo vero
corpo.
-Ran, è
finita? Voglio sentirlo direttamente dalle tue
labbra- disse Conan fissandola negli occhi.
-Dimmi cosa devo fare
e lo farò, ma voglio sapere il vero
motivo della tua partenza...ne ho il diritto, ti prego...-
Era una supplica,
aveva bisogno di sapere se il loro amore era finito e
sentire quelle parole, fu come ricevere un pugno nello stomaco per Ran.
Ora doveva decidere se
dirgli o no la verità, Eisuke aveva
ragione, nessuno l'avrebbe giudicata...doveva fare una scelta con il
cuore o con la mente...
CONTINUA...
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Che cosa farà Ran?
Sparirà davvero dalla vita di Shin?
Come
avete potuto leggere, ho voluto fare di Eisuke una persona leale, con
il suo amore talmente puro da non fargli approfittare della
situazione...credo di essere rimasta IC con il personaggio, visto che
anche nel manga lui rinuncia a Ran e dice a Conan di prendersi cura di
lei.
Un saluto a tutti!!!
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Capitolo 4 *** Il tentativo di Yukiko ***
Salve a tutti! In questo capitolo
si scopriranno finalmente le intenzioni di Gin, anche Yukiko
avrà la sua parte come potrete notare dal titolo del
capitolo, spero che vi piaccia!
Capitolo 3: Il
tentativo di Yukiko.
-Dimmi cosa devo fare
e lo farò, ma voglio sapere il vero
motivo della tua partenza...ne ho il diritto, ti prego...-
Questa era la supplica
di Conan che fece sentire a Ran ancora
più dolore di quello che già provava, aveva come
un peso sullo stomaco causato dalla verità che avrebbe
dovuto tenergli nascosta.
La ragazza rimase in
ginocchio davanti a Conan, chiuse gli occhi e
dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non rivelargli
nulla, per non dirgli quanto lo amava, del loro bambino...stava per
esplodere ma purtroppo, o per fortuna, il ricordo delle parole di Ai
sull'antidoto che non funzionava e la probabile vendetta di Gin, le
fecero prendere la decisione più saggia...
-Shinichi-
iniziò a dire rimanendo padrona delle sue
emozioni -Ho deciso di fare l'esame di ammissione alla Harvard
University, questo è quanto...noi...non possiamo avere un
futuro- disse l'ultima frase a fatica, con un filo di voce.
Il mini-detective
annuì triste e rispose -E così
parti, ti trasferisci in America lontana dai ricordi...ti capisco,
davvero-
Aveva cercato di
essere convincente e sopratutto di convincere se
stesso che quella fosse la cosa più giusta, anche se si
sentiva distrutto.
-Sai, Ran...non mi
è mai capito di dire addio a qualcuno e
nessuno a cui volevo bene mi ha mai lasciato prima d'ora...- fece una
pausa e continuò -Adesso posso affermare che è
una sensazione orribile, ti giuro che ti porterò sempre nel
mio cuore, tu sei il mio cuore-
Ran si
portò una mano sulla bocca, mai aveva sentito dire a
Shinichi una cosa del genere, non era proprio il tipo, non era da lui.
Comunque non pianse, aveva promesso a suo padre di essere forte.
Gli
accarezzò una guancia dandogli un leggero bacio a fior
di labbra, poi sussurrò -Anche per me è lo
stesso, le mie labbra ti dicono addio, ma l'amore per te
sarà sempre vivo-
Si alzò,
dandogli immediatamente le spalle e raggiunse sua
madre che la stava chiamando, avrebbe perso l'aereo se si fosse
trattenuta ancora. Conan andò via a testa bassa, seguito da
Kogoro e gli altri che lo osservavano tristemente.
Quando furono
sull'aereo, Eisuke si sedette accanto a Ran e
appoggiò una mano sulla sua spalla dicendo -Penso che tu
abbia preso la decisione migliore, ma dovevi avere la
possibilità di scegliere. Non era giusto andare via senza
dargli la possibilità di parlarti-
-Grazie Eisuke-kun-
sorrise lei mettendo la sua mano sopra quella di
lui, gesto che lo fece arrossire leggermente.
Ran non ci fece caso,
ripensò ancora una volta alla sua
decisione e poi a Shinichi "Addio
amore, con te si chiude la parentesi più bella della mia
vita. Non lotterò con me stessa per allontanarti dai miei
pensieri, ma ti lascerò lì fino a quando il
sentimento che provo per te non lo vorrà, dopo di che ti
trasferirò nel mio cuore, dove resterai per tutta la vita".
******
In quegli stessi
attimi in Giappone una coppia agiva nell'ombra, erano
due membri dell'organizzazione, ricercati in tutto il paese sia dalla
polizia locale, che dall'FBI.
L'uomo dai capelli
argentati spense la sigaretta sul tavolino davanti a
lui e con un ghigno osservò due persone legate e
imbavagliate a pochi passi da lui. Poco dopo, una donna
entrò in quella casa, mentre i due coniugi legati tentavano
inutilmente di urlare per catturare l'attenzione di qualcuno.
-Novità,
Chianti?-
La cecchina si tolse
gli occhiali e abbassò il cappuccio
dicendo -Ho scoperto che quella traditrice di Kir è tornata
in America, probabilmente il lavoro è finito per quelli
della CIA-
Gin fece un sorriso
diabolico e rispose -Meglio per noi,
sarà più facile agire senza la CIA tra i
piedi...a quanto pare non hanno preso troppo seriamente la mia minaccia-
-E' vero-
annuì Chianti -Ma l'avevi fatto per vedere le loro
reazioni, no? E comunque...-
Si bloccò
sentendo le lamentele della coppia legata, si
avvicinò sbuffando e diede un calcio in faccia ad entrambi,
facendo svenire la giovane ragazza.
-Chiudete quella
fogna!-
Il marito della
ragazza annuì e strisciò accanto
a lei per poi chiudere gli occhi terrorizzato.
-Dovevamo proprio
impadronirci della casa di questi due vermi? Diamine,
se sono insopportabili!- esclamò Chianti scuotendo la testa.
-Calmati, potrebbe
sentirti qualuno- disse Gin con la sua solita
freddezza e chiese -Cosa stavi per aggiungere?-
-Ma se siamo in una
villetta!- ribattè lei e poi aggiunse -A
quanto pare è rimasta una sola squadra dell'FBI qui in
Giappone, anche se avranno dalla loro parte la polizia
giapponese...comunque credo che dovremo cambiare look, siamo ricercati
in tutto il paese in fondo...- sorrise all'ultima frase, come se fosse
una cosa divertente.
-E' quello che faremo,
per il momento resteremo nell'ombra e
recluteremo nuovi membri, conosco un paio di persone che fanno al caso
nostro-
Gin si accese un'altra
sigaretta aggiungendo -Anche Vermouth non
è stata arrestata, dobbiamo trovarla-
Chianti non
potè trattenersi dal fare una faccia
contrariata, odiava Vermouth più di chiunque altro.
-Non fare quella
faccia, Chianti...lo sai che è fondamentale
per gli esperimenti...-
L'uomo fece un sorriso
sadico, imitato dalla cecchina.
******
Ran, Eri, Eisuke e
Hidemi raggiunsero Cambridge dopo molte ore di
viaggio.
-Ahhhhh, sono stanco
morto!- si lamentò Eisuke strofinandosi
gli occhi e per questo inciampò in una piastrella rialzata,
non vedendola.
-Che male! Ohi, ohi!-
-Eisuke-kun! Eheheheh,
che pasticcione!- disse Ran divertita aiutandolo
ad alzarsi.
-Sempre il solito-
commentò Hidemi con un sorriso.
-Sai, credo che la
vicinanza di Eisuke-kun farà bene a Ran,
ora è l'unico amico vicino che ha e a quanto pare sa come
farla divertire- bisbigliò Eri all'agente della CIA.
Hidemi
annuì e concentrò la sua attenzione su Ran
dicendo -Ascolta Ran-san, ti prometto che noi della CIA faremo di tutto
per proteggere te e tuo figlio. Io adesso devo andare alla sede della
CIA per fare rapporto, una volta finiti gli studi ad Harvard, sarebbe
meglio che ti trasferissi a Washington che si trova vicino alla
sede...la prudenza non è mai troppa in fondo, più
stai vicino a noi e meno probabilità ci sono che quegli
uomini si avvicinino a te-
-D'accordo- rispose la
ragazza con determinazione.
Hidemi quindi si
separò da loro, ma già
all'ingresso dell'aereoporto c'erano due agenti della CIA che li
avrebbero accompagnati nella casa dove avrebbero dovuto abitare e
rimanere al sicuro, sorvegliati e protetti anche dall'FBI.
"Io e Ran...vivremo
insieme per lungo tempo..." pensò Eisuke
arrossendo, mentre osservava Ran parlare con sua madre
dell'università.
"E' quello che ho
sempre sognato, voglio provare a conquistarla, a
farle dimenticare Kudo!" pensò emozionato e determinato.
******
Intanto in Giappone
venne organizzato il finto funerale di Shinichi
Kudo, era meglio non dare in pasto ai giornali la verità
secondo l'FBI, altrimenti Conan non avrebbe avuto una vita, ed era
meglio crescere sereno senza dover essere additato dalla gente.
Venne spiegato ai
giornalisti, che si trovavano lì anche per
assistere, essendo Kudo famosissimo, che era morto durante uno scontro
a fuoco contro l'organizzazione criminale.
Conan se ne stava in
silenzio davanti alla lapide sotto la pioggia
battente che non cessava a smettere. Capì che in
realtà era come se Shinichi Kudo fosse morto davvero, non
era riuscito nel suo obiettivo, Gin era a piede libero e aveva perso la
persona più importante della sua vita.
Ad un certo punto non
sentì più la pioggia sopra
di sè, Ai arrivata da dietro lo coprì con un
ombrello, lui la guardò con una faccia che non esprimeva
nessuna emozione.
-Non continuare a
tormentarti così, guarda avanti, devi
reagire...- disse la scienziativa provando a consolarlo.
-So che non sono la
persona più adatta per dirtelo, ma
dovrai provare a rifarti una vita-
Lui strinse i pugni e
iniziò a tremare...
-Edogawa-kun...-
-NON CHIAMARMI COSI'!-
gridò il mini-detective afferrandola
per la maglia.
Ai per lo spavento
fece cadere l'ombrello per terra e si
ritrovò Conan e pochi centimetri dal suo viso che la fissava
rabbioso.
-TU CHE DIAVOLO NE
SAI, EH? IO L'HO PERSA! L'HO PERSA PER SEMPRE!
SHINICHI KUDO NON ESISTE PIU'! IO NON ESISTO PERCHE' CONAN EDOGAWA NON
ESISTE!- si sfogò furioso stringendo la presa.
Haibara non sapeva
cosa dire, lo guardò tristemente,
sentendosi ancora una volta in colpa. Non reagì e
lasciò che lui si sfogasse.
-SAI COSA SIGNIFICARE
AMARE PIU' DELLA TUA STESSA VITA QUALCUNO? NE HAI
IDEA? TU NON PUOI CAPIRE HAIBARA! NON HAI MAI AMATO NESSUNO!-
Lei scosse la testa
pensando "Quanto ti stai sbagliando Kudo, tu non
hai capito niente...proprio niente di me...io per te..."
-Adesso basta
Shinichi!- lo rimproverò Yukiko tirandolo via,
era tornata indietro perchè non aveva più visto
suo figlio e Ai Haibara e aveva assistito alla discussione.
Si
inginocchiò e prese il volto del figlio con mani per fare
in modo che lui la guardasse negli occhi.
-Sono la tua mamma, ti
capisco perfettamente e ho visto in prima
persona l'evoluzione dei tuoi sentimenti per Ran...però
questo non è un buon motivo per prendersela con le persone
che ti vogliono bene. Shinichi, credi che a Ran farebbe piacere vederti
così?-
Lui abbassò
lo sguardo, colpevole.
-Mi
dispiace...Haibara...- mormorò allontanandosi sotto la
pioggia, incurante di essere bagnato fradicio.
-Perdonalo Haibara-
disse Yukiko dispiaciuta
-Non si preoccupi
signora Kudo- rispose Ai recuperando il suo ombrello.
"Comunque non ce la
faccio a vedere mio figlio in questo stato, vorrei
provare a parlare io con Ran..." pensò incerta la madre di
Shinichi.
Nei giorni successivi,
Conan non accennava a reagire, era passato quasi
un mese dalla partenza di Ran e lui si sentiva a pezzi come sempre.
-A volte se ne sta
sdraiato a fissare il soffitto per ore, Yusaku! Ho
bisogno di parlare con Ran, solo lei può fare qualcosa in
questo momento!- disse Yukiko parlando al telefono con suo marito e
decise di prendere il primo volo disponibile per gli Stati Uniti.
Yukiko
arrivò a Cambridge verso le 2 del pomeriggio, non
sapendo l'indirizzo della casa di Eri e Ran, chiamò la prima
al telefono.
Le spiegò
velocemente la situazione.
-Per favore Eri...ho
bisogno di parlare con Ran, lei è
l'unica che può far reagire mio figlio...-
Eri si morse il labbro
inferiore, era nervosa perchè Yukiko
non doveva assolutamente sapere della gravidanza, ci avrebbe messo poco
ad avvertire Shinichi e di conseguenza sarebbero andati contro la
volontà dell'FBI.
-Va bene Yukiko- fece
una pausa, doveva inventarsi qualcosa,
sospirò e aggiunse -In questo momento Ran non è a
casa, si trova al parco Gibson, chiamando un taxi lo raggiungerai entro
un'ora-
-Grazie Eri-
La madre di Ran chiuse
la chiamata pensando "Devo avvertire Ran che
Yukiko è qui".
Ran si trovava proprio
nel parco Gibson, era immenso, alberi bellissimi
con foglie di ogni colore, stradine dove bambini e adulti andavano in
bicicletta, coppiette che passeggiavano e gente che pranzava all'aperto
nei prati.
Aveva appena ricevuto
una telefonata da sua madre che la avvertiva
dell'arrivo di Yukiko.
-Che succede?- chiese
Eisuke preoccupato vedendo la faccia altrettanto
preoccupata di Ran.
-La madre di Shinichi,
Yukiko Kudo, è arrivata Cambridge
pochi minuti fa...vuole parlarmi...-
Eisuke
sospirò, poi fissò la sua amica negli
occhi dicendo -Riuscirai ad avere la stessa determinazione? Il
trasferimento non sarà servito a nulla se...-
-Stai tranquillo
Eisuke-kun- lo rassicurò e aggiunse
determinata -So quello che devo fare!-
"Perdonami Shinichi,
è come se vivessi nella menzogna ora,
qui c'è una vita che non mi appartiene...solo la piccola
creatura che porto in grembo mi da la forza di andare avanti, di
lottare per proteggere nostro figlio" pensò mandando un
messaggio a Yukiko, un messaggio che lei avrebbe dovuto riferire a
Shinichi.
Yukiko lesse il
messaggio più volte, incerta a quel punto
sul da farsi, ma alla fine decise comunque che avrebbe parlato con Ran.
-Dai, Eisuke-kun...non
fare quella faccia! Non sopporto di vederti
così, sei troppo preoccupato per me!-
-Il fatto è
che...- si blocco imbarazzato -...io ci tengo a
te, davvero tanto...tantissimo...- disse rosso come un peperone.
Ran fece un triste
sorriso, aveva capito i sentimenti che il ragazzo
nutriva per lei.
In quel momento Eisuke
si fece coraggio -Ran, io...-
-Non adesso!- lo
bloccò lei appoggiandogli leggermente una
mano sulla bocca.
-Per ora godiamoci
questo posto, non ripensiamo ai vecchi ricordi e a
cose complicate... divertiamoci, dai- sorrise leggermente.
Eisuke capì
che lei gli stava dicendo che non era quello il
momento di parlare di amore e cose del genere.
"Forse mi darai una
possibilità in futuro, Ran?"
pensò Eisuke felice.
-Vieni, dai!-
esclamò lei iniziando a correre, sentendosi
per pochi attimi libera, non voleva più pensare a Shinichi,
lui sarebbe sempre rimasto nel suo cuore.
-Credi davvero di
riuscire a sfuggirmi?!- la rincorse mentre lei gli
faceva la linguaccia.
Riuscì a
prenderla da dietro, ma perse l'equilibrio e
finì a terra trascinandola sopra di sè.
-Sei così
buffo!- scoppiò a ridere divertita
vedendo gli occhiali del suo amico tutti storti.
Li prese e glieli mise
apposto, per poi fissarlo sorridendo. Eisuke la
faceva divertire da matti.
-Non prendermi sempre
in giro!- sbuffò Eisuke mettendo poi
il broncio proprio come un bambino.
Ran rimase sopra di
lui e continuava a ridere, il ragazzo la
fissò pensando "E' bellissima...mi piace, mi piace vederla
così...sentire il suo profumo, amo il suo profumo...ti amo
Ran, da morire".
Le
accarezzò prima i capelli e poi una guancia, stava quasi
per cedere, per baciarla, ma Ran intuendo qualcosa si alzò
di colpo.
-Andiamo a bere
qualcosa- disse sorridendo, ignorando di proposito quei
gesti d'amore.
Eisuke
ricambiò il sorriso, era comunque felice e certo che
avrebbe potuto conquistarla con calma.
Yukiko nel frattempo
era arrivata e aveva visto tutta scena.
"Ecco
perchè di quel messaggio" pensò la donna
che spalancò gli occhi quando sentì una mano
sulla sua spalla.
-Eri!- disse sorpresa
-Ciao Yukiko- rispose
la madre di Ran -Hai parlato con...-
-No- la interruppe
Yukiko -E' giusto che Ran si rifaccia una vita,
è quello che Shinichi deve capire. Ho un messaggio per lui
da parte di Ran...forse non è stata una perdita di tempo
venire qui- concluse speranzosa.
CONTINUA...
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Capitolo 5 *** Sentimenti ***
Capitolo
4:
Sentimenti
Yukiko Kudo era
tornata in Giappone, aveva un messaggio per Shinichi da
parte di Ran e sperava che questo l'avrebbe fatto reagire.
-Buongiorno professor
Agasa, Shinichi è a casa sua?- chiese
parlando al telefono.
-Si, l'ho convinto a
rimanere qui da noi, almeno ha vicino persone che
gli vogliono bene e non se ne sta rinchiuso in casa da solo-
-Grazie professore.
Comunque Yusaku tornerà presto in
Giappone, così potremmo stare vicino a
Shinichi...sarò lì tra qualche minuto, ora sono
su un taxi-
Grazie alle parole di
Ran e alla vicinanza di suo padre e sua madre,
Shinichi avrebbe reagito, Yukiko ne era certa.
Quando
arrivò a casa di Agasa, trovò Conan
sdraiato sul divano, scena che aveva visto più volte in quel
mese. A volte si alzava solo per andare in bagno o per mangiare
qualcosa.
-Shinichi...- lo
chiamò passandogli una mano sulla fronte
-Sono stata in America...-
Il ragazzino si
irrigidì e guardò sua madre
perplesso.
-Ran ha un messaggio
per te- disse porgendogli il cellulare.
Conan glielo
strappò letteralmente dalle mani,
sospirò e iniziò a leggere...
"Yukiko
fai avere questo
messaggio a Shinichi, per favore.
Ciao
Shinichi,
è circa un mese che sono partita e ti ho detto addio. Devo
ammettere che è dura accettare di starti lontano, pensavo
che non avrei mai superato questa cosa, perchè il mio amore
per te è troppo grande...però ho capito che devo
riprendere in mano la mia vita, che non posso piangermi addosso tutto
il giorno.
Quando ho
saputo che hai
trattato male Ai-chan, mi è quasi venuta voglia di tornare
in Giappone solo per tirarti un pugno sullo stomaco da farti mancare
l'aria! Non è da te Shinichi! Ti prego, non diventare un
uomo privo di sentimenti, non allontanare le persone che ti vogliono
bene. Se facessi così il Shinichi che ho sempre conosciuto
morirebbe sul serio.
Portami nel
tuo cuore,
proprio come faccio io, ma reagisci! Cerca di rifarti una vita come sto
provando a fare io.
Ti conosco da
18 anni,
ho fiducia in te e tu mi hai sempre capita più di chiunque
altro...fallo anche per me, ritorna alla vita! Sono sicura che ce la
farai a superare questo momento, tu sai lottare, ed è anche
per questo che mi sono innamorata di te.
Con grande
affetto, Ran"
Conan rilesse il
messaggio più volte e capì di
aver sbagliato tutto.
"Quanto mi sento
stupido!" pensò portandosi una mano sulla
fronte "E' vero, se Ran fosse qui mi avrebbe già preso a
schiaffoni...lei sta reagendo, in questo momento è anche
più forte di me..."
-Allora Shinichi?-
chiese Yukiko -Hai intenzione di piangerti addosso
per tutta la vita?-
-No!-
esclamò lui determinato -Ran non vorrebbe mai vedermi
così, ha ragione! Sarà dura, ma devo ricominciare
a vivere!-
-Proprio quello che
volevo sentire da mio figlio- rispose Yukiko
soddisfatta e ringraziò mentalmente Ran che era riuscita con
quelle parole a far reagire in positivo suo figlio.
*****
Conan aveva deciso di
ricominciare una nuova vita, ma non poteva sapere
che c'era un uomo intenzionato a distruggerla nuovamente.
Quell'uomo guardava
soddisfatto davanti a sè, due uomini si
piegarono leggermente in avanti, una sorta di inchino per lui. Chianti
dietro di loro sorrise compiaciuta.
-Sono loro i tuoi
uomini fidati?- chiese la donna
-Si-
confermò Gin -Agivano come sicari su ordine mio e del
Boss, due mercenari spietati...l'organizzazione tornerà
più potente di prima, voi due siete con noi?-
I due uomini annuirono.
-Sai,
Chianti...all'interno dell'organizzazione venivano chiamati i gemelli
della morte-
Gin fece un ghigno.
La donna
annuì -Ne ho sentito parlare, se non sbaglio i loro
nomi in codice sono Scotch e Rum-
Scotch era poco
più alto del fratello gemello, era pelato e
portava gli occhiali da sole, oltre ad avere il volto pieno di
piercing, in particolare sulle orecchie e sulle labbra.
Anche Rum era pelato,
poco più basso di Scotch e meno
muscoloso di lui, senza piercing e con un borsalino blu scuro in testa.
Aveva inoltre un occhio chiuso con una vistosa cicatrice verticale, per
il resto era tale e quale al fratello essendo gemelli.
-Siamo con te, Boss-
disse Scotch con aria solenne.
-Bene- Gin sorrise e
chiese a Chianti -Hai delle novità? La
CIA si è definitivamente ritirata?-
-A quanto pare
sì, sembra anche che quella traditrice di Kir
si sia portata dietro una ragazzina...è famosa a Tokyo per
essere una campionessa di karate, mi ero scordata di dirtelo l'altra
volta, ma tanto che ce ne importa?- fece spallucce.
-Ti sbagli,
è un particolare davvero molto interessante-
La faccia di Gin non
prometteva nulla di buono, aveva intenzione di
ricreare l'organizzazione e di diventarne lui stesso il Boss,
così da poter portare avanti gli esperimenti scientifici e
vendicarsi contro l'FBI e Shinichi Kudo.
********
4
ANNI DOPO
Cambridge - casa Hondou
Una giovane donna di
22 anni stava osservando i fiocchi di neve
affacciata alla finestra di casa, provando una strana malinconia, cosa
che gli era capitata spesso negli ultimi quattro anni. Si sentiva
triste apparentemente senza motivo, anche se in realtà era
solo il pensiero della sua vecchia vita a renderla malinconica.
Si sdraiò
sul letto e un libro appoggiato sul comodino
attirò la sua attenzione. Sorrise ricordandosi di quando
aveva ricevuto quel romanzo in regalo da Eisuke.
-Oh, no!- si era
disperato il suo amico -Studi fin troppo e io vado a
regalarti un libro così lungo e complicato!- aveva detto
portandosi una mano sul viso -Scusa, scusa, scusa!- fece poi dei
piccoli inchini con le mani unite.
-Ma dai,
Eisuke-kun...in fondo sono stata io a dirti che quel libro mi
piaceva, ti preoccupi troppo!- aveva risposto lei ridendo.
Però era
vero, Eisuke Hondou non ne azzeccava una, ma era un
lato così tenero del suo carattere che a Ran piaceva
così com'era.
In quel periodo era
anche stanca per via degli studi ad Harvard e per
fortuna erano arrivate le vacanze di Natale. Sentì delle
risate provenire dal salotto e andò ad osservare una scena
che più volte aveva visto.
Un ragazzo della sua
stessa età, stava giocando con un
bambino più piccolo, o meglio, in quel momento gli stava
facendo il solletico.
-Non mi sfuggi!-
esclamò il ragazzo prendendolo in braccio
mentre il bimbo continuava a ridere.
-Forza, Ken! E' ora di
andare a letto!- fece Ran con voce seria
avvicinandosi ai due.
Il bambino
sembrò triste ma rispose -Va bene mamma-
-Non ti preoccupare
Ken, possiamo continuare a giocare domani!- sorrise
Eisuke mettendolo giù.
Ken annuì
ricambiando il sorriso e andò verso la
camera di sua madre, non prima di aver ricevuto da lei un bacio sulla
fronte.
"Assomigli a tuo
papà ogni giorno di più piccolo
mio" pensò Ran dolcemente.
Ken aveva il viso
identico a quello di Shinichi, i capelli invece erano
più chiari come quelli di Ran.
Eisuke
passò di fianco a Ran e le diede un bacio sulla
guancia dicendo -Buonanotte e...sono contento che tu abbia deciso di
accompagnarmi domani per l' intervista di mia sorella, non è
bello stare sempre chiusa in casa...-
-Buonanotte- rispose
semplicemente lei.
Eisuke era cambiato in
quei 4 anni, la voce era più da uomo
e si era fatto crescere leggermente i capelli, mentre gli occhiali non
li portava più, sostituiti dalle lenti a contatto. Due cose
però non erano affatto cambiate: l'essere maldestro e
l'amore per Ran.
Voleva ancora darle
tempo, sapeva che non era riuscita a dimenticare
completamente Kudo, infatti quando tentava di baciarla lei si scansava,
anche se cercava di non essere brusca, accettava solo abbracci e
carezze.
-Ah! Aspetta un
momento, Ran- la fermò Eisuke
Lei si girò
e vide che il ragazzo prese i suoi vecchi
occhiali da sopra il divano.
-Ken ha dimenticato
questi- sorrise porgendoglieli.
Ran osservò
gli occhiali con un sorriso, Ken da un anno a
quella parte aveva bisogno di portarli e Eisuke gli aveva regalato i
suoi dicendo che avrebbe tranquillamente messo le lenti a contatto.
La ragazza vide in
quel gesto un grande affetto visto che quegli
occhiali appartenevano alla mamma di Eisuke in passato. Inoltre Ken si
rifiutava di portare altri occhiali, aveva accettato solo quelli di
Eisuke, a cui voleva un bene immenso.
-Grazie
Eisuke-kun...Ken ti adora e io non potrei avere una persona
migliore in questo momento al mio fianco...-
Eisuke
sentì le gambe molli, Ran gli aveva detto che lui era
la persona migliore da poter avere al suo fianco? Il suo cuore esplose
di gioia, tanto che d'istinto prese entrambe le mani della ragazza.
Lei abbassò
lo sguardo mentre Eisuke si stava lentamente
avvicinando...
"Non
ancora...perdonami, non sono pronta" pensò Ran che
invece di andargli incontro per il bacio, si limitò ad un
abbraccio. Voleva che qualcuno la stringesse, voleva sentirsi protetta.
Eisuke
ricambiò subito nonostante l'amarezza per essere
stato di nuovo rifiutato, doveva aspettare ancora...
******
Qualche giorno dopo in
Giappone, Conan Edogawa era appena uscito da
scuola, adesso frequentava le medie e in quei quattro anni era riuscito
ad andare avanti nonostante continuasse a pensare a Ran.
Ai, dietro di lui, lo
osservava e vedeva nei suoi occhi sempre la
solita malinconia, voleva fare qualcosa per lui, ma evitava non essendo
molto brava a consolare le persone.
Prima che lui potesse
entrate in casa, lei lo tirò indietro
e poi lo fissò negli occhi.
-Haibara, che cosa...-
-Posa la cartella, ti
aspetto qui- disse semplicemente la ragazzina.
-Ti ho già
detto che non voglio venire ad una festa di
compleanno piena di dodicenni!- esclamò lui esasperato.
-Non voglio che tu
faccia piangere Ayumi, quindi posa la cartella e
datti una mossa!- ribattè Ai decisa.
Alla fine Conan si
arrese, sospirò e si limitò ad
annuire.
Haibara sorrise
pensando "Non puoi rimanere per tutta la vita rinchiuso
in te stesso Kudo, non so per quale motivo ma voglio provare ad
aiutarti per farti accettare completamente la tua vita".
Poi la scienziatina
scosse la testa e rise di se stessa...in
realtà sapeva perfettamente perchè voleva
aiutarlo a rifarsi una vita...
"Che stupida, continuo
a mentire a me stessa" pensò con un
amaro sorriso.
Purtroppo Ai non
riuscì nel suo intento, nonostante Conan
fosse presente alla festa di compleanno di Ayumi, con la testa non
c'era proprio, tanto che spesso ignorava i complimenti e le frasi che
la ragazzina gli diceva, cotta come sempre di lui.
Si
allontanò dal gruppo di ragazzini, mentre Ai lo
giustificava dicendo che non si sentiva molto bene.
-Vado a vedere come
sta- disse Ai rivolgendosi ad Ayumi.
Lei annuì,
mentre Genta accendeva la tv cercando un qualche
canale che parlasse di calcio.
Conan Edogawa si
sedette al tavolo della cucina.
"Tutto questo
è davvero assurdo! Io ho 22 anni, che
diamine!" pensò frustrato.
Ad un certo punto
qualcuno gli diede una pacca dietro la testa.
-Ahia!- si
lamentò
-Beh?- chiese Ai
mentre lui si alzava -Non è gentile nei
confronti di Ayumi questo atteggiamento-
-Mi scuserò
con lei, ma...questa situazione è
davvero insostenibile!- esclamò.
Haibara si
limitò a sospirare e chiuse gli occhi.
-IO SONO UN RAGAZZO DI
22 ANNI, HAIBARA! ALMENO DA QUESTO PUNTO DI
VISTA MI DEVI CAPIRE! LO SO CHE NON PUOI CAPIRMI PER QUANTO RIGUARDA
RAN, PERO' ALMENO SU QUESTO...-
-BASTA!-
gridò la scienziatina interrompendolo, fortunamente
i ragazzini in salotto non avevano sentito avendo la tv a tutto volume.
-Haibara...-
mormorò spalancando gli occhi, lei non aveva
mai gridato così.
-Sei uno stupido!
Pensi sempre e solo al tuo amore per quella ragazza
sfogandoti con me e ripetendo ogni volta le stesse inutili frasi!- si
sfogò la scienziatina.
Conan la
fissò sorpreso e rimase in silenzio.
-Ma io sono STUFA!
Stufa di vederti in questo stato e stufa di sentire che ogni volta mi
dici che io non posso capirti...questo NON
E' VERO!-
ringhiò infuriata -Io ti capisco eccome...tutto
ciò è doloroso...per entrambi...-
-Haibara...stai
dicendo che...-
Conan era senza
parole, Ai si morse il labbro inferiore mentre il suo
cuore batteva all'impazzata, la sua era praticamente una confessione e
persino il detective l'aveva capito.
-Io
non...immaginavo...-
-Che cosa? Stai
pensando che è incredibile che una che ti ha
sempre sfottuto, in realtà ti sbava dietro?- fece un
sorrisino ironico Ai.
Conan scosse la testa,
fece per parlare ma Ai continuò
dicendo -No, eh? Allora stai per ricominciare a parlare della tua cara
Ran, del tuo amore per lei e stai pensando ad un modo carino per
rifiutarmi...-
-Ti sbagli! Non potrei
mai pensare a...-
-Ma stai tranquillo-
lo interruppe Ai alzando una mano -Non mi aspetto
nulla da te, mio caro detective liceale-
-La vuoi smettere con
questo sarcasmo?!- disse esasperato Conan,
sospirò e aggiunse -Perdonami Haibara, sono un idiota. Ho
sbagliato tutto, non mi sono accorto dei tuoi sentimenti e ti ho ferita
continuando a parlare del mio amore per Ran davanti a te...non avevo
alcun diritto di accusarti dei miei guai...voglio scusarmi, ecco...-
Haibara rimase in
silenzio, riuscendo a nascondere la sorpresa per
quelle parole e si limitò a fissarlo.
-Puoi perdonarmi?-
chiese Conan con un triste sorriso.
La ragazzina
rosso-castana fece per rispondere, quando si
sentì una frase che fece correre Conan immediatamente
davanti alla tv -GUARDATE! IL PRESIDENTE DELLA CIA, HIDEMI HONDOU, E'
IN TV!- gridò Genta.
Conan rimase a bocca
aperta, Hidemi Hondou, colei che un tempo si
nascondeva sotto la falsa identità di Rena Mizunashi alias
Kir, era diventata presidente della CIA durante quei 4 anni.
Dietro di lui, anche
Ai guardava la giornalista fare delle domande in
inglese a Hidemi Hondou e in basso c'erano i sottotitoli, segno che era
un'intervista registrata.
-Anche suo fratello
minore, Eisuke Hondou, sta studiando per diventare
un agente? Seguirà le sue orme?- chiese uno dei giornalisti.
Poco distante dalla
folla dei giornalisti c'erano anche due ragazzi con
un bambino, che vennero notati...
-Ecco il fratello!-
esclamò un giornalista avvicinandosi con
un cameraman -Ci concedi un'intervista? Come ci si sente ad essere
fratello del presidente della CIA? Stai studiando anche tu per
diventare un agente?-
-Scusateci...-
mormorò Eisuke prendendo per mano la ragazza
al suo fianco e allontanandosi.
Conan la riconobbe
anche se era stata inquadrata di
sfuggita...spalancò gli occhi, Ran aveva un'espressione
più matura, i capelli sempre lunghi ma più mossi,
era leggermente truccata, ed era ancora più bella di quanto
il detective ricordasse...
Però una
cosa lo sconvolse, Ran teneva in braccio un bambino
di circa 3-4 anni...
"Quel bambino..."
pensò Conan iniziando a sudare e tremare
leggermente.
"Possibile che..."
CONTINUA...
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Salve a tutti! Spero di
aver lasciato abbastanza suspance, sarei felice di leggere qualche
commento, anche critiche che possano aiutarmi a migliorare. Sapete, non
mi convince molto questa storia XD tuttavia, mi dispiacerebbe doverla
interrompere...
Un saluto ^_^
|
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Capitolo 6 *** Il nuovo amore e il ritorno della donna in nero ***
Ecco l'aggiornamento! In questo
capitolo ci sarà una svolta e non solo per il
ritorno di una certa persona...Ran prenderà una decisione
importante, ma non anticipo altro! Buona lettura!
Capitolo 5: Il nuovo
amore e il ritorno della donna in nero.
Conan
sbattè le palpebre un paio di volte, mentre le sue
mani continuavano a tremare.
"Un bambino? Non
può essere..."
Ran aveva un bambino
in braccio, si era visto chiaramente nonostante la
breve apparizione di pochi secondi in tv, la sua mente non poteva
avergli giocato un brutto scherzo!
-Ma quella era
Ran-neesan, o sbaglio?- chiese Ayumi stupita
-Sì!-
esclamò Mitsuhiko a bocca aperta -E'
diventata mamma?!-
Conan ebbe la conferma
di non aver preso un abbaglio, mille dubbi si
insinuarono nella sua testa...prima di poter fare un ragionamento
coerente, sentì un giornalista pronunciare una frase che gli
fece raggelare il sangue...
-La signorina Ran Mori
non si è voluta fermare e non ci ha
permesso di vedere Ken Hondou, il nipotino del presidente della CIA
Hidemi Hondou...speriamo che a breve possa concederci un'intervista-
Ken
Hondou?
Se era nipote del presidente della CIA la
conclusione era una sola: Ran aveva avuto un figlio da Eisuke Hondou,
fratello di Hidemi.
Haibara vide
chiaramente lo sguardo assente di Conan, che si
lasciò cadere in ginocchio, davanti alle facce preoccupate
degli altri ragazzini.
"Il figlio di
Hondou...Ran, ti ci è voluto così
poco tempo per dimenticarmi?" pensò con lo sguardo perso nel
vuoto mentre Ayumi lo scuoteva preoccupata.
La ex-scienziata
intanto sentì una rabbia dentro di
sè mai provata prima, non ce la faceva a vederlo
così, era più forte di lei! Velocemente si mise
davanti a Conan, tirandogli poi uno schiaffone che gli fece ruotare la
faccia di 360 gradi...
Conan ci mise qualche
secondo a realizzare, mentre Ayumi stupita per
quel gesto chiese -Ma perchè l'hai fatto, Ai-chan?-
-Devo fare due
chiacchiere con il signorino, lui sa benissimo il
perchè...- rispose Ai tirandolo su per un
braccio e trascinandoselo dietro, lui non si oppose, continuava a
tenere gli occhi puntati verso il basso.
Uscirono da casa di
Ayumi e per qualche minuto Conan non
aprì bocca, continuava a guardare la strada davanti a
sè.
-Hai intenzione di
continuare a fare il vegetale ancora per molto?-
chiese Ai spazientita.
Lui
sospirò, toccandosi la guancia ancora rossa per lo
schiaffo troppo forte.
La ex-scienziata si
morse il labbro inferiore e disse -Forse non avrei
dovuto colpirti, ma...-
-Hai fatto bene
invece- la interrupe Conan guardandola negli occhi -Lo
stupido sono io, avrei dovuto capirlo da quel messaggio di Ran di 4
anni fa...ora capisco perchè mi ha chiesto di rifarmi una
vita, lei se ne stava già costruendo una nuova con Hondou...-
Ai sentì il
tono di amarezza con il quale Conan aveva
parlato, probabilmente perchè lui mai e poi mai avrebbe
pensato che Ran l'avesse già dimenticato.
-Non dovresti accusare
Mori-san o avercela con lei. Aveva tutto il
diritto di riprendere in mano la sua vita, non puoi sapere come si
è sentita in questi anni...non devi puntarle il dito contro
solo per sentirti bene, lei ha fatto una scelta...dovresti prendere
esempio da lei-
Conan sentendo quelle
parole spalancò gli occhi e si
ricordò della frase di Ran all'aereoporto, lei l'avrebbe
sempre portato nel cuore...ma come il suo primo amore, quello che non
si scorda mai. Era un illuso a pensare che Ran l'avrebbe amato per
tutta la vita.
-Mi sento uno sciocco
Haibara...hai ragione tu, Ran ha avuto un bambino
da un altro uomo, ha reagito al dolore e...e devo reagire pure
io...grazie, davvero...ti ringrazio tanto-
Il detective
regalò ad Ai il suo più bel sorriso,
lei sentì il suo cuore battere velocemente e fu felice che
dal suo viso non traspariva nessuna emozione. Nonostante la
felicità per quel gesto, voleva rimanere distaccata come
sempre e si limitò a fissarlo dopo aver annuito.
******
Intanto Eisuke e Ran,
lontani da tutti i loro affetti, stavano parlando
e si trovavano nella stanza di lei. Ken invece era sul divano in sala a
guardare i cartoni animati, ogni tanto rideva indicando i personaggi
che vedeva nello schermo.
-Mi dispiace-
mormorò il ragazzo tenendo lo sguardo basso
-Non avrei dovuto insistere così tanto per farti venire ad
assistere a quell'intervista-
-Non preoccuparti-
cercò di tranquillizzarlo Ran -La gente
sa della sua esistenza dopotutto, non sarà per pochi secondi
davanti alla tv che cambierà qualcosa nella sua vita-
-Sei...incredibile...-
bisbigliò Eisuke -Nonostante la tua
situazione, riesci sempre ad essere forte e mi fai forza! Quando in
realtà dovrebbe essere il contrario!-
Ran sospirò
e rispose -Adesso basta, se continui
così ti arriva uno scappellotto! Eisuke-kun...- scosse la
testa e lo fissò -Se sono riuscita ad andare avanti
è soprattutto per merito tuo, per i tuoi abbracci, per
quello che hai fatto per Ken...e per il tuo affetto...-
Il ragazzo
arrossì, il suo amore per Ran era davvero troppo
palese e sapere che lei ne era consapevole non lo faceva sentire a suo
agio, conoscendo i sentimenti della ragazza per Shinichi Kudo.
Era talmente immerso
nei suoi pensieri che non si accorse di un cuscino
che gli arrivò dritto in faccia.
-Ehi!-
esclamò lui con il segno della cerniera della federa
stampata in faccia.
Ran scoppiò
a ridere, mentre Eisuke fece sorrisino dicendo
-Questa me la paghi!-
In breve si ritrovano
sul letto e continuavano a colpirsi con i cuscini
a vicenda, finchè Eisuke non si fermò fissandola
intensamente. Ran era sotto di lui e rimase come incantata dagli occhi
del suo amico.
Si fissarono, Ran non
riusciva a comprendere quello che provava, era un
qualcosa di strano, un misto tra imbarazzo, dolcezza e paura. Decise in
ogni caso di abbandonarsi a quelle sensazioni...
Hondou si
avvicinò lentamente, dando così la
possibilità a lei di rifiutarsi se voleva, ma con sua grande
sorpresa Ran gli andò incontro e le loro labbra si unirono,
inizialmente fu un bacio dolce, ma la passione prese il sopravvento e
le loro lingue si intrecciarono in una danza amorosa.
Lui non poteva ancora
crederci, Ran stava ricambiando il suo bacio,
quello che aveva sempre desiderato e che si avverava solo nei suoi
sogni. Dopo il bacio Ran si strinse a lui chiudendo gli occhi, sentendo
il suo cuore battere velocemente.
-Ti amo Ran- si
dichiarò Eisuke con dolcezza, iniziando ad
accarezzarle i capelli, come per coccolarla.
Tre semplici parole le
bastarono, in quel momento Ran Mori
capì che doveva pensare ad un nuovo amore e lasciarsi il
passato definitivamente alle spalle. Shinichi Kudo sarebbe rimasto per
sempre rinchiuso nel suo cuore, ma ora nei suoi pensieri c'era solo
Eisuke.
******
Passarono
così altri sette anni, in quel periodo di tempo
Shinichi e Ran avevano definitivamente accettato le loro nuove vite.
Lei era diventata ormai una donna di quasi 30 anni, avvocato come sua
madre grazie agli studi ad Harvard, mentre Eisuke sempre al suo fianco,
era diventato un agente dell'FBI. Aveva rinunciato alla carriera nella
CIA per paura di dover stare troppo lontano da Ran e Ken, nel caso ci
fosse stata una missione all'estero.
I due si erano
trasferiti con Ken a Washington che si trovava vicino
alla sede centrale della CIA, tutto ciò era avvenuto dopo la
fine degli studi all'università.
Shinichi Kudo, o
meglio, Conan Edogawa nel frattempo era diventato il
detective più popolare del Giappone. Nonostante avesse
smesso di parlare e di pensare a Ran, non riusciva ancora a lasciarsi
del tutto andare con Ai. I due uscivano insieme, ogni tanto si
scambiavano qualche bacio, ma non c'era niente di "ufficiale" tra di
loro, negavano davanti a tutti di essere fidanzati. Ai si era
dimostrata molto comprensiva, era raro che prendesse l'iniziativa,
probabilmente dovuto anche al suo carattere e non solo al rispetto per
Shinichi.
Il detective,
però, ignorava che dall'altra parte del mondo
aveva un figlio 11enne, intelligente sin da piccolo, proprio come lui,
che tutti chiamavano "Il
super-detective del futuro".
Ken Hondou, cognome
che gli era stato dato per non destare sospetti,
stava uscendo da scuola con il suo amico Max Kaleb. Max era un
ragazzino biondo con gli occhi azzurri, gentile e carino, ed era stato
lui a proporre di aprire un club di detective a scuola. Anche se fino a
quel momento i casi riguardavano solo ritrovare degli oggetti perduti o
degli animali domestici smarriti dei compagni di scuola.
Amava molto la
professione del detective, sperava di diventarlo e
voleva essere popolare fra le ragazze, peccato che non aveva fatto i
conti con il fascino e l'intelligenza di Ken, che aveva tutte le
compagne di scuola ai suoi piedi.
-Ancora quelle
galline!- esclamò esasperato il biondo
indicando un gruppo di ragazzine che fissavano con occhi cuoriformi
Ken, che era al suo fianco.
-Eheheheh!- Ken si
grattò il capo imbarazzato -Che ci vuoi
fare? I detective sono molto popolari tra le ragazze!-
-Ma anch'io sono un
detective! Eppure mi sembra che qui l'unico
corteggiato sia tu...mi sento uno sfigato...- sospirò Max.
Un pallone
arrivò nella loro direzione dal campo di calcio a
pochi passi, Ken fu così bravo da riuscire a calciarlo
direttamente in porta, tra lo stupore generale dei ragazzi e le urla
delle ragazzine.
-Basta fare il figo,
per favore...- lo rimproverò Max con
voce abbattuta.
Ken sorrise,
orgoglioso di essere così bravo in una cosa che
amava come il calcio, anche se il suo sogno era diventare un grande
detective, lo Sherlock Holmes dei tempi moderni.
-Ci vediamo!-
salutò Max dandogli una pacca sulla spalla e
andò verso casa.
Il ragazzino, oltre ad
essere molto popolare per la sua intelligenza,
lo era anche per la sua bellezza. Il suo viso era uguale a quello di
suo padre Shinichi, le uniche differenze erano i capelli più
chiari e mossi e gli occhiali che portava. Occhiali che un tempo erano
di Eisuke Hondou.
Quando
arrivò a casa, accese subito la tv in salotto,
mettendosi seduto sul divano dopo aver posato la cartella.
Cercò immediatamente un canale sportivo, ma una trasmissione
attirò la sua attenzione: in diretta dal Giappone c'era
Kaito Kid in azione!
"In questi anni quel
ladro giapponese è diventato popolare
persino qui" pensò Ken alzando il volume della tv "Quanto mi
piacerebbe poterlo catturare!"
-A quanto pare Kid
è riuscito a scappare, vogliamo chiedere
un commento al famoso detective Edogawa- disse la giornalista americana
avvicinandosi ad un ragazzo e facendogli delle domande, a cui lui
rispose tranquillamente in inglese.
Ken sentì
una strana sensazione vedendo la faccia di quel
ragazzo, come una stretta al petto...
"Cos'è
questa sensazione?!" pensò confuso, ma i
suoi pensieri furono interrotti da sua madre che era appena arrivata.
Aveva sentito i passi
e si era girato, rimanendo poi senza parole
vedendola imbambolata mentre fissava lo schermo della televisione.
-Shin...- le parole
gli morirono in gola, dopo 11 anni aveva rivisto il
vero aspetto di Shinichi, era identico a parte gli occhiali di Conan
che continuava a portare, per il resto era affascinante come solo lui
poteva essere...
-Mamma!- la
chiamò Ken leggermente preoccupato.
Lei sbattè
le palpebre un paio di volte, scosse la testa e
disse -Sai, quel ragazzo ha vissuto con me e nonno Kogoro per quasi un
anno quando andavo ancora alle superiori-
-Ah, capisco!-
annuì Ken e aggiunse perplesso -Non so il
motivo, ma il vederlo mi ha fatto sentire nostalgico e felice allo
stesso tempo...chissà perchè...-
Ran sgranò
gli occhi sorpresa e pensò con un
triste sorriso "Forse perchè è tuo padre, Ken?"
-Beh, il detective
Edogawa rappresenta quello che vorresti diventare
tu...può essere questo il motivo della tua sensazione, no?
Dentro di te senti che devi raggiungerlo, diventare bravo come lui-
-Hai ragione mamma,
probabilmente è per questo- sorrise Ken
cambiando canale e iniziò a guardare una trasmissione che
parlava di calcio.
-Vado a fare la spesa
Ken, ci vediamo dopo-
Ran salutò
suo figlio e andò verso la porta
d'ingresso.
"Mi dispiace doverti
mentire piccolo mio, perdonami..."
pensò sentendo una stretta al petto, quella situazione le
pesava ma aveva fatto una promessa, ed era disposta a tutto pur di
mantenerla, anche per la sicurezza di suo figlio.
Quando aprì
la porta di casa, si ritrovò davanti
una persona che mai si sarebbe aspetta...iniziò a sudare
freddo e gli occhi continuavano ad essere fissi su quelli di ghiaccio
della donna che aveva davanti...
-T...tu!-
balbettò impaurita -Chris...Vineyard...-
La donna sorrise e
rispose -Bene, non perderò tempo in
presentazioni. A quanto pare hai tutte le informazioni che possiede la
CIA, giusto?-
Ran sentì
la gola secca, era un incubo! Improvvisamente si
sentì una stupida, come aveva fatto ad illudersi
così?
-Chi volevo prendere
in giro...- mormorò con voce rassegnata
-Era inutile tentare di sfuggire alla vostra vendetta-
-Non sono venuta qui
per ucciderti- disse con tono freddo la donna e
aggiunse con un sorrisino -Voglio solo una cosa da te...-
Ran iniziò
a tremare, sia di paura che di rabbia...
-Se vuoi mio figlio
per qualche scopo, sappi che dovrai passare sul mio
cadavere!- ringhiò facendosi minacciosamente avanti verso
Vermouth.
-Non voglio quel
marmocchio, non me ne frega niente di lui- rispose
freddamente.
-E allora cosa vuoi?
Se non vuoi ucciderci, cosa sei venuta a...-
La bionda la
interruppe dicendo -Penso che sia arrivato il momento per
te di tornare in Giappone-
Non riusciva a capire,
perchè avrebbe dovuto tornare? Che
cosa voleva Vermouth? Quest'ultima si limitò a fare il suo
solito sorrisino mentre osservava la faccia a dir poco perplessa di Ran.
Qualche ora dopo,
Eisuke Hondou sentì una frase che mai
avrebbe voluto che Ran dicesse...
-Eisuke, devo tornare
in Giappone!- esclamò decisa Ran.
-Ma...perchè?-
chiese a fatica con un filo di voce.
Lei si
limitò a prendere la valigia e suo figlio per mano,
che non protestava non avendo mai visto sua madre così
sconvolta.
-Devo farlo, devo
tornare- rispose semplicemente.
-Allora vengo con te!-
ribattè Eisuke -Qualunque cosa sia
successa, io ti amo e non voglio perderti! Ti seguirò fino
in capo al mondo se necessario!-
Ran sorrise, l'amore
che quell'uomo provava per lei non aveva limite. A
volte si chiedeva se davvero si meritava un amore così
grande, un uomo così fantastico, che per lei avrebbe sempre
fatto di tutto.
-Seguimi- fece cenno
al suo compagno di andare in sala.
Ken osservò
perplesso la scena, rimanendo davanti alla porta
d'ingresso...
"Mamma,
papà...che cosa sta succedendo?" pensò
preoccupato mentre vide Eisuke chiudersi la porta della sala alle
spalle.
CONTINUA...
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Capitolo 7 *** La paura di perdere le persone che amo ***
Capitolo 6: La paura di perdere
le persone che amo.
Conan Edogawa e Ai Haibara stavano tornando a casa da scuola, quando
all'improvviso il ragazzo si diede una pacca in testa.
-Accidenti! Mi sono dimenticato che devo aiutare l'ispettore con un
caso!-
Ai sospirò, un fanatico di gialli era e un fanatico di
gialli sarebbe stato per tutta la vita.
-E dai, non fare quella faccia Aiuccia...- fece la sua solita risatina
aggiungendo -Senti già la mia mancanza, per caso?-
La stava chiaramente prendendo in giro, infatti la reazione di Haibara
non si fece attendere...gli diede un pugno sulla testa mentre una vena
le pulsava sulla fronte.
-Non fare questi stupidi giochetti con il mio nome!- esclamò
visibilmente infastidita.
Conan si massaggiò il capo dolorante.
-Che permalosa- mormorò.
-Comunque...- si mise davanti a lei a le diede un bacio a fior di
labbra -...ci vediamo dopo, per farmi perdonare ti porto a cena fuori
stasera-
Le fece l'occhiolino. Nonostante la felicità che provava
dentro di sè, Haibara pensava di avere comunque una
"reputazione" da difendere e quindi non solo non rispose al bacio, ma
si limitò a chiudere gli occhi dicendo seccata -E' il
minimo...e adesso vai, stai perdendo tempo, o sbaglio?-
Il ragazzo annuì sorridendo, abituato al carattere scontroso
di lei e si allontanò. Quando non poteva più
vederla, Ai fece un sorriso dolce e nei suoi occhi c'era una strana
luce, un misto di emozioni diverse.
Una volta arrivata a casa del professor Agasa, si accorse che
quest'ultimo non c'era. Cosa strana, di solito era lì ad
aspettare lei e Conan per pranzare.
-Professore! Professore!- ripetè più volte
Niente, nessuna risposta. Haibara inarcò un sopracciglio
guardandosi intorno, la casa sembrava a posto, allora perchè
provava un senso di angoscia? Non riusciva a spiegarselo, da quando
aveva messo piede lì dentro una brutta sensazione si era
impadronita di lei.
Ad un tratto sentì un braccio afferrarla all'improvviso e
una mano premere contro la sua bocca...e poi, il buio...
Quanto tempo era passato da quando aveva perso i sensi? Non lo sapeva,
fissava il soffitto, era ancora lì a casa di Agasa, forse
era tutto un sogno?
Scosse la testa, impossibile visto che sentiva ancora quelle mani
gelide su di sè. Si mise a sedere sul letto, accorgendosi
solo in quel momento che delle catene intorno alle gambe le impedivano
di alzarsi.
Cercò di liberarsi invano, mentre una voce
risuonò nella stanza...
-Inutile provarci, ti ho legata per bene...Sherry...-
La ex-scienziata alzò lo sguardo, vedendo un uomo davanti a
sè appoggiato al muro con le braccia incrociate. La prima
cosa che si notava di lui era la cicatrice verticale sull'occhio
sinistro che teneva chiuso, segno che l'aveva perso, oltre che la testa
calva con un borsalino sopra di essa.
Rabbrividì nel vederlo, erano anni che non provava quella
sensazione...non c'erano dubbi! Era uno di loro!
-Tu...- iniziò a dire con un filo di voce -Com'è
possibile, l'organizzazione...-
L'uomo fece un ghigno interrompendola -L'organizzazione è
tornata e io sono uno dei suoi membri più importanti: Rum-
Ai spalancò gli occhi, aveva già sentito parlare
di lui! Un tempo, lui e suo fratello gemello lavoravano per
l'organizzazione, erano mercenari assunti a pagamento direttamente dal
Boss.
-Non fare quella faccia, cara Sherry- sorrise Rum vedendo la ragazza
abbassare lo sguardo rassegnata.
-Non posso sfuggire al mio destino- mormorò -Mi dispiace
professore- aggiunse sentendosi in colpa.
Un altro innocente che aveva pagato per lei. Ciò la fece
stare male, terribilmente male...morire a quel punto era la cosa
migliore, almeno le persone a lei vicine avrebbero smesso di soffrire,
questo le diceva la sua mente.
-Oh, puoi stare tranquilla- fece Rum avvicinandosi al letto con le mani
sui fianchi -Quel vecchio è ancora vivo e si trova in questa
casa-
Ai guardò l'uomo in nero perplessa.
-Più precisamente, è privo di sensi dentro il
bagno- aggiunse Rum.
-Non prendermi in giro! Sono stata per 18 anni all'interno
dell'organizzazione, so bene come agite! Bastardi!- ringhiò
furiosa agitandosi e tentando inutilmente di alzarsi dal letto, quei
maledetti le avevano già rovinato la vita una volta e
adesso, di nuovo...
-Sono gli ordini- rispose tranquillamente Rum -Che tu ci creda o no, mi
è stato ordinato di risparmiarlo, a patto che tu...- fece
una pausa e si passò la lingua sulle labbra aggiungendo
-...ritorni a lavorare per noi-
La ragazza era incredula, davvero la rivolevano all'interno
dell'organizzazione? Doveva tornare di nuovo da Gin? Al solo pensiero,
ebbe un brivido lungo la schiena.
-Perchè?- mormorò
-Ovviamente per continuare le tue ricerche insieme ai nostri
scienziati, nessuno di loro è al tuo livello secondo
Gin...solo tu puoi completare il farmaco APTX 4869-
Lei rimase in silenzio, in effetti era vero, era l'unica insieme ai
suoi genitori che aveva portato avanti quelle ricerche in poco tempo.
Peccato che poi l'organizzazione avesse pensato di utilizzare quel
farmaco per uccidere le persone, facendo di lei la complice in quegli
omicidi.
Rum riprese a parlare -Dovrai aiutarci nel tuo tempo libero per non
destare sospetti. Nessuno deve sapere che sei ai nostri ordini. Il tuo
lavoro per noi, in cambio della vita delle persone a te care...questo
vecchio e il tuo amichetto detective...accetti?-
Ai Haibara sentendo quei due nomi, i nomi delle persone più
importanti della sua vita, non esitò un istante...
-Accetto- rispose fissando l'uomo
Rum si limitò a sghignazzare.
*****
*FLASHBACK*
Una donna dai lunghi
capelli castani si trovava seduta di fronte ad un'altra donna bionda.
Quest'ultima sorseggiava il suo liquore, passandosi di tanto in tanto
la lingua sulle labbra.
-Il vermouth
è davvero il miglior liquore del mondo- mormorò
compiaciuta Chris Vineyard, o meglio, Sharon Vineyard.
Ran, davanti a lei, si
mordeva nervosa il labbro inferiore, nonostante fosse leggermente
sollevata dal fatto di essere riuscita a portare quella donna lontana
da suo figlio. In quel momento si trovavano in un bar, Vermouth l'aveva
seguita senza storie, quando lei le aveva chiesto di non parlare a casa
in presenza di Ken.
-Sicura di non volerne,
Ran?- chiese in tono amichevole.
L'avvocato in quel
momento si sentì quasi presa in giro, perchè la
teneva sulle spine in quel modo?!
-Adesso basta!-
esclamò sull'orlo di una crisi di nervi -Che cosa vuoi
Vermouth? Perchè mi chiedi di tornare in Giappone?-
Tremò di
rabbia e di paura, tanto che Chris si stupì di come Ran
avesse ancora un minimo di autocontrollo. Nonostante trovasse quella
scena divertente, decise di arrivare subito al nocciolo della
questione...
-Ti chiedo di tornare in
Giappone...- fece una pausa sorseggiando il suo vermouth
-Perchè è stato Gin a ordinarmi di farlo-
concluse stringendo i pugni, come se si fosse innervosita nel
pronunciare il nome di quell'uomo.
Ran deglutì
sentendo il nome di quel tipo, descritto da sempre come un assassino
freddo e spiegato dagli agenti dell'FBI e da Shinichi.
-Quindi tu... stai
ancora agli ordini dell'organizzazione?- chiese a fatica.
Vermouth scosse la
testa, in quel momento la frangia le copriva gli occhi, tanto che Ran
non riuscì a vedere la sua espressione.
-E' un ricatto. Hanno
mia figlia...Masumi Vineyard...- rispose con un filo di voce.
Sentendo quelle parole,
Ran rimase stupita, Vermouth aveva una figlia? E come mai non ne aveva
mai sentito parlare? Essendo una famosa attrice, si sarebbe dovuto
sapere.
La bionda, vedendo la
faccia perplessa di Ran, si affrettò ad aggiungere- L'avevo
nascosta all'organizzazione, nessuno sapeva di lei, andava in giro con
una falsa identità...almeno fino a due settimane fa, quando
l'organizzazione la rapì. A quanto ho capito, Gin vuole
usarti come esca e poi ucciderti...-
-Capisco-
mormorò tristemente l'avvocato -Secondo i piani di Gin, tu
dovevi venire qui e minacciarmi di uccidere mio figlio se non fossi
tornata in Giappone, giusto? Quell'uomo vuole usare sia me che te per
raggiungere i suoi scopi, colpendo i nostri punti deboli: i nostri
figli-
Ran strinse i pugni
infuriata, non c'era limite alla malvagità di quell'uomo!
Chris Vineyard si
limitò a fissarla con una faccia inespressiva,
finchè non sentì una frase che la fece
sorridere...
-Tornerò in
Giappone!-
*FINE FLASHBACK*
Ran sgranò gli occhi, aveva sognato ancora una volta la sua
conversazione con Vermouth. In quel momento si trovava insieme a Eisuke
e Ken, sull'aereo diretto a Tokyo. Aveva già avvisato i
suoi, dicendo loro che sarebbe tornata solo per qualche giorno per
rivedere il quartiere dove era cresciuta. Era una bugia, ma non voleva
farli preoccupare.
Si asciugò il sudore sulla fronte dovuto a quel sogno e
guardò davanti a sè vedendo Ken dormire. Suo
figlio, il suo bambino. La somiglianza con Shinichi era incredibile,
solo gli occhiali che un tempo erano di Eisuke, mascheravano un po' la
cosa.
Sentì la mano del suo compagno sulla sua, si girò
e vide che Eisuke la fissava teso come non mai. Da quando erano
partiti, era diventato taciturno e cupo.
-Io...- le parole dell'uomo si bloccarono e si sentì
terribilmente stupido.
"Quanto sono patetico, al solo pensiero di un incontro tra Ran e Kudo
tremo come una foglia...che idiota" pensò con amarezza.
Ran capì il suo stato d'animo, erano un 11 anni che vivevano
insieme, lei piano piano di era lasciata andare, si era
innamorata...Eisuke era riuscito a conquistarla con la sua
semplicità e lei non avrebbe mai distrutto tutto questo, ne
era sicura in quel momento.
-Lo sai che torniamo per proteggere le persone a noi care, ne ho
abbastanza di vederti con quella faccia- disse sbuffando la donna.
-Hai già spiegato la faccenda all'agente Akai, ci penseranno
solo a proteggerli...a cosa serviamo noi? Rischiamo solo di esporci a
inutili rischi!- ribattè lui.
Ran sospirò -Sono stata via troppo a lungo, non posso
permettere ad altri di continuare a risolvere i miei problemi. E ti
dimentichi per caso il ricatto di quella donna?-
-Non è che vuoi tornare...- esitò a continuare
Eisuke, setendosi sempre più patetico -...per lui?- aggiunse
con un filo di voce.
La donna perse definitavamente la pazienza, con un gesto rapido
afferrò Eisuke per il mento e gli stampò un bacio
sulle labbra. L'uomo totalmente spaesato, non reagì,
sentendo solo il sapore di Ran sulle sue labbra, un sapore che amava da
11 anni e che aveva il permesso di assaggiare quando voleva.
Ran lo fissò negli occhi continuando a tenerlo per il mento.
-Eisuke, io ti amo. Nessuno potrà cambiare questo sentimento-
E questa volta, lui sorrise sollevato. La dolcezza di quelle parole e
del sorriso di Ran, l'avevano tranquillizzato. Appoggiò le
sue mani sul volto della
sua
donna e la baciò con passione, volendo per l'ennesima volta
sentire quel sapore che tanto adorava.
Arrivarono a Beika verso le 13:00 del pomeriggio. Ken si
grattò nervosamente il mento osservando i suoi genitori,
erano strani, troppo tesi e silenziosi...anche se l'atmosfera era
leggermente più calma rispetto a qualche ora prima.
"Mi hanno parlato di un caso difficile e complicato che devono
risolvere, ma..." pensò ricordando la spiegazione che
avevano dato dopo una lunga serie di domande da parte sua "Io non mi
bevo queste bugie, qui c'è sotto qualcosa di davvero brutto!"
-Allora Ken, sarai felice di rivedere nonno Kogoro e nonna Eri- sorrise
Ran accarezzando la testa di suo figlio.
-Mamma! Non sono un cane!- reagì con stizza allontanandosi,
odiava certi atteggiamenti affettuosi in pubblico, nonostante adorasse
sua madre.
Il sorriso di Ran si allargò, ripensando a quando lei
reagiva stizzita agli atteggiamenti affettuosi di Shinichi in
pubblico...scosse subito la testa, quella era storia vecchia, era una
ragazzina a quei tempi...invece adesso era una donna e non poteva
rovinare l'equilibrio della sua famiglia per un amore d'infanzia, che
sarebbe sempre rimasto tale.
-Che bello questo quartiere!- esclamò Ken guardando fuori
dal finestrino.
Eisuke prese la mano di Ran, visibilmente commossa e sommersa dai
ricordi. I due si scambiarono un'occhiata d'intesa, ognuno con delle
emozioni diverse e per fortuna Eisuke riuscì a mascherare la
preccupazione che sentiva dentro di sè.
-BAMBINA MIA!- esclamò commosso il detective Kogoro Mori
appena la porta dell'agenzia si aprì.
-Papà, mi stai stritolando!- rispose Ran con una punta di
divertimento nella voce, non era cambiato affatto nell'atteggiamento
nei suoi confronti.
Kogoro si staccò dalla figlia leggermente imbarazzato, si
era ricordato di non essere solo in casa. Infatti, mentre Ran
abbracciava calorosamente sua madre Eri, due persone si avvicinarono a
lei.
-SEI TORNATA!- esclamò felice una donna con i capelli a
caschetto e due occhi verdi.
-Kazuha! Che sorpresa! Ma cosa ci fai qui?- disse Ran stupita, mentre
la sua amica l'abbracciava. In quegli anni si era sentita poche volte
con lei e Sonoko, questo su consiglio dell'FBI e della CIA, meno
informazioni aveva la gente su di lei e meglio era.
-Heiji sta lavorando ad un caso insieme a tuo padre- spiegò
Kazuha.
Ran spostò il suo sguardo sulla pancia di Kazuna e
immediatamente alla sua destra si avvicinò Heiji.
-Ciao Hattori-kun...- mormorò, non era affatto cambiato,
tranne per i lineamenti più maturi.
-Kazuha tu...- non finì la frase emozionata.
Kazuha sorrise -Sono in dolce attesa, al settimo mese- disse
accarezzandosi il pancione.
-Sono troppo felice!- Ran le buttò le braccia al collo
commossa.
Heiji fece un sorriso sincero vedendo la scena e poi spostò
la sua attenzione su Eisuke Hondou, rimasto in disparte. Lo
osservò salutare impacciato prima Kogoro e poi Eri, mentre
dietro di lui c'era un ragazzino che si limitava a fare come lui.
Tuttavia, il detective e sua moglie, sembravano incredibilmente
emozionati nel vedere quel ragazzino, tanto che lo abbracciarono per
diversi minuti stringendolo forte.
Ran, essendosi accorta dello sguardo perplesso di Hattori,
affrettò ad anticipare le sue domande.
-Hattori, Kazuha...vi presento Ken mio figlio...e Eisuke Hondou, mio
marito-
I due rimasero a bocca aperta per diversi minuti, quasi increduli, poi
la donna parlò -Il fratello del presidente della CIA?-
sgranò gli occhi.
Eisuke annuì e sorrise, stringendo la mano ad entrambi. Si
accorse, tuttavia, della stretta troppo forte del detective di Osaka,
che lo fissava in cagnesco. L'agente dell'FBI fece una smorfia di
dolore, subito dopo Heiji lo superò e uscì
dall'ufficio.
-Ma che gli prende?- sbuffò Kazuha -Lavora troppo, glielo
sempre detto!-
Ran vide la porta dell'agenzia chiudersi violentemente e
capì...abbassò lo sguardo pensando "Sei
preoccupato di come la prenderà LUI,
vero Hattori-kun?"
Sì, Heiji era preoccupato, incredibilmente preoccupato per
il suo migliore amico.
"Forse avresti fatto meglio a non tornare Ran. Il suo cuore
sarà lacerato non appena ti vedrà, lui ti ama da
morire...ancora..." pensò il detective di Osaka stringendo i
pugni provando più emozioni diverse, nonostante la sua
espressione fosse indecifrabile.
CONTINUA...
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Ran è
tornata e ora? Eheheheh...ne vedrete delle belle, non sarà
facile per Shinichi accettare la situazione!
Sono entrati in scena anche Heiji e Kazuha, però avranno un
ruolo marginale e come vedete lui è parecchio ostile verso
Eisuke...avete anche scoperto le motivazioni di Vermouth, ho voluto
anche inserire sua figlia (diciamo che è ispirata ad un
personaggio che entra a far parte della trama di DC dal volume 73, si
chiama Masumi, però non è la figlia
Vermouth...anche se alcuni del forum di Conan lo pensavano, me compresa
XD).
Alla prossima!
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Capitolo 8 *** Fantasma del passato ***
Ecco qui il settimo capitolo!
Vi anticipo che ci sarà forse il momento più
atteso, che doveva arrivare prima o poi! ^^
Ci saranno anche delle
scene ConanxAi (da fan ShinxRan non so come sono riuscita a scriverle
XD)
Buona lettura!
Capitolo 7: Fantasma del passato.
Agasa sbadigliò alzandosi dal divano.
"Che strano, non ricordavo di essermi messo a dormire..."
pensò perplesso grattandosi il capo.
Al suo fianco, Ai si asciugò il sudore dalla fronte. Ancora
incredula di essere riuscita a trascinarlo fino al divano dal bagno
dove Rum l'aveva addormentato e rinchiuso.
L'uomo in nero, dopo che la ex-scienziata aveva accettato di tornare a
lavorare all'APTX 4869, si era limitato a mandare un messaggio a
qualcuno, si era fatto dare il suo numero di cellulare, ed era andato
via senza aggiungere altro. Successivamente lei aveva trovato sopra il
corpo addormentato di Agasa, un biglietto con un numero di telefono.
"Tra tre giorni a partire da
oggi, chiama questo numero. Ti daremo i dettagli sul tuo lavoro e dove
lo svolgerai. Potremmo comunque decidere di contattarti in qualunque
momento. Se ne parli con qualcuno o provi a fare la furba,
ucciderò tutte le persone a te care. Da Gin..."
Quella frase era stata scritta sotto il numero di telefono, color rosso
come il sangue, l'avvertimento di quell'uomo crudele che era Gin.
Ai strinse i pugni tremando di rabbia, ci mancava poco che le unghie si
conficcassero nei palmi...quanto lo odiava! Odiava quel mostro con
tutta se stessa!
-Che ti succede? Non sarai nervosa per stasera, vero?- chiese il
professore fraintendendo il motivo del suo nervosismo.
"Stasera?" pensò la ragazza sbattendo le palpebre.
Agasa, vedendo il suo viso perplesso, aggiunse -Non ricordi?
C'è la festa a casa Suzuki per festeggiare il compleanno di
Shiro Suzuki, il padre di Sonoko-
Lei, sentendo quelle parole, si massaggiò le tempie.
"Dannazione, avevo dimenticato questa buffonata! Ma non sono dell'umore
per andare a quella ridicola festa..." pensò irritata.
Peccato che qualcuno non fosse d'accordo con lei, la persona in
questione l'aveva pregata per una settimana intera di accompagnarlo
alla festa e alla fine lei aveva accettato...quel ragazzo era
incredibile, riusciva quasi sempre a sciogliere la sua corazza di
ghiaccio.
Forse era per questo che si era innamorata di lui.
-Già! Mi hai promesso che saresti venuta!-
esclamò il detective entrando all'improvviso nella sala.
-E tu da dove sbuchi?- chiese Ai inarcando un sopracciglio.
-Sono appena arrivato- rispose lui allegramente
Detto questo, Conan si passò la lingua sulle labbra e le
diede un leggero bacio, accarezzandole poi i capelli. Era da un po' che
non la coccolava. Le mise un braccio intorno alla vita, in modo da
stringerla a sè, ma lei dopo lo stupore iniziale, lo
allontanò con una manata sul petto.
In quel momento c'era Agasa e odiava farsi vedere in certi
atteggiamenti da terzi.
-E smettila! Sai bene che non sopporto le smancerie!- sbottò
andando verso la sua stanza.
Conan sospirò esasperato borbottando -Non
cambierà mai...-
"Stupido! Stupido! Stupido!" pensò Ai camminando
nervosamente per la camera.
Poi abbassò triste lo sguardo, chi voleva prendere in giro?
Non si era allontana perchè c'era Agasa, il motivo era un
altro...non aveva il coraggio di guardarlo in faccia dopo aver
accettato di tornare a lavorare per l'organizzazione. Coloro i quali
avevano rovinato la vita di Shinichi Kudo e del suo grande amore: Ran
Mori.
La ragazza imprecò...Ran Mori...era sempre stata un'ombra
presente nella loro storia, un fantasma del passato che la
perseguitava, nonostante Conan non parlasse più di lei da
anni.
"O forse sono solo paranoie? La verità è che lei
è il delfino che io non potrò mai essere,
sarò sempre e solo uno squalo che nuota negli abissi
oscuri..."
Si abbandonò sul letto, esausta. Poco dopo, Conan
entrò nella stanza, andando a sedersi accanto lei.
Ai lo fissò freddamente, si era imposta di comportarsi
così, altrimenti rischiava di scoppiare e di rivelargli
tutto. Cosa che non poteva, non doveva fare!
-Che cosa vuoi?-
A quella domanda, lui chinò la testa, sembrava dispiaciuto
per qualcosa.
-Non dobbiamo andarci per forza a quella festa, non voglio di certo
obbligarti- sorrise a mo' di scusa.
Nonostante lo sguardo della ragazza fosse freddo come al solito, Conan
ci vide un barlume di luce. Lei riuscì a rimanere
impassibile, anche se quel sorriso sincero aveva il potere di
ammorbidirla e di sciogliere la sua corazza.
-Tranquillo, non mi sento obbligata- rispose con finta indifferenza -Ci
verrò, ma solamente per non sentirti piagnucolare come un
idiota! So che vuoi andare a quella festa per metterti in mostra Mister Detective-
Abbozzò un sorriso dopo aver pronunciato quelle parole,
vedendo poi gli occhi di Conan pieni di gioia, come un bambino che
aveva appena ricevuto un bellissimo regalo. Il detective le
accarezzò il viso e, questa volta, lei non lo respinse, anzi
inarcò il collo.
Si lasciò trasportare da quelle sensazioni troppo belle,
incredibilmente belle. A volte le pareva di non essere più
se stessa in quei momenti, era pazza di lui ma non l'avrebbe mai
ammesso, non si sarebbe mai messa al livello di quelle sciocche
dell'università che sbavavano per lui.
Inoltre, anche quando sentiva le labbra di Conan sulle sue, le pareva
che ci fosse un certo distacco tra loro due, come se il ragazzo si
immaginasse qualcun'altro al suo posto...e questo la feriva...
Conan l'abbracciò e la fece sdraiare sul letto mettendosi
sopra di lei, iniziando a baciarle il collo, mentre Ai si morse le
labbra cercando di trattenere disperatamente i sospiri di piacere.
Tuttavia, quel senso di distacco tornò nuovamente a ferirla.
"Ancora questa sensazione...stai ancora immaginando Mori-san...vero
Kudo-kun?" pensò all'improvviso non provando più
piacere per quei baci.
O forse non era così? Magari quei baci erano per lei! Cosa
le costava illudersi per una volta?
-RAGAZZI, DOBBIAMO ANDARE A PRENDERE I REGALI PER...- la voce di Agasa
si bloccò di colpo.
Tutto quello che vide Ai, fu Conan per terra, che si era staccato
improvvisamente da lei cadendo così dal letto. La tentazione
di mettersi a ridere era tanta, ma riuscì a trattenersi.
-Ops! Scusate!- fece un sorriso di scuse il professore.
Il detective si alzò e iniziò a borbottare
qualcosa, visibilmente infastidito. Lanciò una brutta
occhiata ad Agasa e lo superò uscendo dalla camera.
Ai, al contrario, ringraziò mentalmente il professore. Non
voleva illudersi, ne concedersi a Conan in quel momento. Quest'ultimo,
appena uscì dalla casa, imprecò forte per
sfogarsi. Non era la prima volta che Agasa interrompeva quei momenti,
anche se non lo faceva apposta.
Comunque, il ragazzo era di ottimo umore, perchè man mano
che la loro relazione andava avanti, Haibara si lasciava andare sempre
di più. Forse era davvero riuscito a dimenticare Ran?
"Basta pensare a lei! Basta!" pensò irritato, in quel
preciso istante odiava la sua mente.
La suoneria del cellulare lo fece sobbalzare, rimase sorpreso quando
vide che la chiamata arrivava da Heiji.
-Hattori? Che cosa c'è? Ci siamo già parlati
stamattina quando mi hai informato che saresti venuto a Tokyo per
lavorare ad un caso con Mori- gli fece notare.
Dall'altro lato nessuno rispose. Heiji si morse il labbro inferiore ed
esitò.
-Ci sei ancora? Non dirmi che hai bisogno di me per risolvere quel
caso!- disse divertito.
Sorrise, pensando a tutte le volte che Heiji aveva rifiutato il suo
aiuto per delle indagini, troppo orgoglioso per accettarlo. E lui si
divertiva a prenderlo in giro di tanto in tanto. Peccato che la frase
successiva gli fece gelare il sangue nelle vene...
-Lei è tornata...è tornata con suo figlio e suo
marito...- la voce di Heiji era a malapena udibile, voleva essere lui a
informarlo prima che Shinichi potesse ritrovarsela davanti per caso,
nonostante sapesse di toccare una ferita ancora aperta.
Shinichi spalancò gli occhi lasciando cadere a terra il
cellulare, che perse la batteria e si spense all'istante. I suoi
polmoni si svuotarono d'aria, quelle parole avevo avuto l'effetto di un
pugno allo stomaco.
Gli occhi azzurri erano fissi, ma in realtà non guardavano
nulla, era uno sguardo perso nel vuoto.
Ran era tornata...con suo marito, Eisuke Hondou. Shinichi
digrignò i denti. Proprio adesso che si era convinto a
dimenticarla, lei tornava a perseguitarlo! E un altro uomo aveva il
privilegio di poterla baciare, toccare, accarezzare, fare l'amore con
lei...
Quella consapevolezza gli fece ribollire il sangue nelle vene, nel suo
viso si poteva vedere una collera tremenda.
-Conan?- lo chiamò Agasa preoccupato, che era uscito di casa
in quel momento.
Senza dire una parola, il detective corse via, aveva bisogno di restare
da solo. Per fortuna Ai non era insieme ad Agasa e non aveva visto la
sua faccia. Non aveva nessuna voglia di dare spiegazioni.
Il professore raccolse il cellulare per terra, che fortunatamente non
si era rotto ma aveva solo perso la batteria.
"Cosa succede Shinichi-kun?" pensò preoccupato, qualcosa gli
diceva che doveva essere accaduta una cosa terribile per vedere Conan
così sconvolto.
******
-Kudo? Kudo! Ma che...- Heiji si accorse che era caduta la linea.
Probabilmente Shinichi era talmente scosso da chiudere immediatamente
la telefonata per non sentire altro, questo era il pensiero di Hattori
che abbassò lo sguardo triste.
"Maledizione!" pensò frustrato, forse era stato troppo
diretto nel dirglielo, tuttavia si convinse che in fondo era stato
meglio così.
Entrò poi nell'appartamento dell'agenzia, dove vide Ran e la
sua famiglia prendere posto a tavola. Fece cenno a Kazuha di uscire un
attimo e lei si affrettò a raggiungerlo chiudendosi la porta
alle spalle.
-Cosa c'è?- chiese la donna con tono preoccupato,
l'espressione di Heiji era indecifrabile.
-Scusami con gli altri, vorrei continuare le mie indagini-
Una balla colossale, ma non aveva proprio voglia di stare in compagnia
di coloro che indirettamente causavano sofferenza al suo migliore
amico. Anche se non era colpa loro, Ran aveva tutto il diritto di
rifarsi una vita.
"Bugiardo" pensò Kazuha capendo immediatamente che c'era
qualcosa che non andava. Tuttavia lo lasciò fare, se suo
marito si comportava in quel modo c'era un motivo più che
valido.
Annuì e rientrò in casa, non prima di avergli
lanciato uno sguardo comprensivo.
"Hai capito che era una bugia, vero? D'altronde mi conosci meglio di
chiunque altro" pensò Heiji scendendo le scale dell'agenzia
con le mani in tasca e lo sguardo basso.
-Una festa a casa di Sonoko?-
Erano a tavola da diversi minuti. Dopo aver parlato di quanto fosse
bella l'America, Kazuha aveva interrotto i racconti di Ran, Eisuke e
Ken per informarli della festa per il compleanno di Shiro Suzuki.
-Esatto, Ran-chan- annuì Kazuha -Dovete assolutamente
venire, vedrai che sorpresa per Sonoko-chan rivederti! Non sai quanto
le sei mancata in questi anni, non poterti avere nemmeno al suo
matrimonio l'aveva resa davvero triste-
Ran accennò un sorriso con gli occhi pieni di tristezza, a
quante cose aveva rinunciato in quei 11 anni?
-Non ti si può vedere con quel viso triste, dai smettila,
ormai è passato- Kazuha le prese la mano con dolcezza.
L'espressione di Ran era mutata, da triste a piena di gratitudine per
la sua amica. Nonostante il distacco di quegli anni, era rimasto tutto
come prima, ed era convinta che anche per Sonoko era lo stesso.
Tornata ad essere di buon umore disse -Dopo mangiato, andiamo a
prendere un regalo per il padre della nostra amica...ok, Eisuke?-
******
Le 18:00 arrivarono in fretta, la famiglia Suzuki aveva appena finito i
preparativi, a breve sarebbero arrivati gli invitati. Nell'immenso
giardino di villa Suzuki, c'erano sedie e tavolini con stuzzichini di
ogni tipo, dolci e bevande.
Oltre a ciò, c'era un palco dove il signor Shiro avrebbe
fatto il suo discorso rivolto agli ospiti e presentato gente importante
e famosa, in Giappone e non solo.
Shiro salutò con un enorme sorriso il suo amico Yusaku Kudo,
arrivato in quel momento insieme a sua moglie Yukiko. Dietro di loro
c'erano anche Agasa, Conan e Ai, raggiunti subito da Sonoko. In quegli
anni era cambiata, non c'era traccia della ragazzina viziata che
pensava unicamente al divertimento, ormai era una donna matura che
pensava unicamente a suo marito e alla sua azienda.
Probabilmente la tristezza dovuta alla lontananza della sua amica
d'infanzia e la nascita della bambina un anno dopo la partenza di Ran,
avevano contribuito a renderla molto più matura e
responsabile. Affianco a lei c'erano Makoto, diventato un campione di
lotta famoso in tutto il Giappone e la loro figlia di 10 anni, Yumi.
L'attenzione di Sonoko venne catturata dall'arrivo di Heiji, Kazuha,
Eri e Kogoro.
-Ehilà!- li salutò con cenno della mano, il suo
sorriso si allargò vedendo il pancione di Kazuha sotto il
suo elegante abito da sera.
-Sonoko-chan!- sorrise Kazuha
Iniziarono a parlare del più e del meno, mentre Heiji
osservò gli invitati cercando di localizzare Conan.
Quest'ultimo aveva deciso di partecipare nonostante l'angoscia che gli
soffocava il cuore, non voleva far insospettire Ai o ferirla
ulteriormente, perchè lei non era una stupida e sapeva che
Ran era sempre stata un'ombra presente nel loro rapporto.
Qualche minuto dopo, arrivò anche la famiglia Hondou.
-Eisuke! Smettila di agitarti!- lo riprese Ran
L'uomo sbuffò mentre cercava di mettersi a posto i pantaloni
come poteva, maledicendosi per essersi scordato di mettere la cintura.
-Al diavolo!- esclamò rinunciando e non curandosi di poter
rimanere in mutande in mezzo agli ospiti.
-Sei il solito imbranato papà!- commentò
divertito Ken.
-Come osi, mocciosetto?- chiese iniziando a strapazzarlo.
-Papà, sei sleale!- esclamò Ken cercando di
liberarsi
Quando Eisuke lo lasciò, il ragazzino cercò di
mettersi a posto i capelli, con il risultato di arruffarli
ulteriormente. Hondou guardò colui che considerava suo
figlio con tenerezza, non avrebbe permesso a nessuno di portargli via
la sua famiglia.
Pensare a ciò gli fece venire in mente Kudo, si convinse che
non doveva temerlo. Ken l'aveva cresciuto lui, portava il suo cognome,
era SUO
figlio.
Nel frattempo, gli occhi di Ran incontrarono quelli di Sonoko, che
rimase a bocca aperta per circa un minuto, mentre i ricordi la
sommersero come un fiume in piena.
-Ran...- mormorò emozionata
L'avvocato si limitò a fare un tenero sorriso, anche lei
ricordando con nostalgia i tempi in cui andavano al liceo, quando non
avevano alcuna preoccupazione.
-Sei...sei tornata...- disse a fatica abbracciandola forte.
Lei ricambiò subito l'abbraccio dicendo -Scusa se non ti ho
detto nulla, volevo farti una sorpresa-
-E che sospresa! Rischiavo di svenire!- esclamò divertita
Ran si morse il labbro inferiore, la sua voce cambiò
diventando seria -Per quanto riguarda il tuo matrimonio...-
-Non ti preoccupare!- la interruppe Sonoko facendo un gesto le mani
-Per stasera pensiamo solo a divertirci, ok?-
"A quanto pare non sei arrabbiata con me e ne avresti tutte le ragioni
in realtà...sei un'amica fantastica"
Sonoko osservò prima Eisuke e poi Ken. Aveva saputo che
stavano insieme, ma non si sarebbe mai immaginata che Ran potesse
sposarsi con un pasticcione come lui e nemmeno poteva pensare che
Eisuke Hondou sarebbe diventato un agente dell'FBI. Tutto
ciò aveva dell'incredibile!
-Tu devi essere il piccolo Ken, sei carino per essere figlio di
Hondou...hai preso tutto dalla mamma, mi sa- disse divertita Sonoko.
-Ehi!- Eisuke non gradì quella frase
-Scherzo! Scherzo!- rispose alzando le mani
Ken si limitò a fare un timido sorriso alla donna davanti a
sè. Intanto, la Suzuki presentò alla famiglia di
Ran, suo marito Makoto Kyogoku e sua figlia Yumi.
-Potrei avere la vostra attenzione per favore?-
Gli ospiti si girarono verso il palco, dove Shiro Suzuki aveva iniziato
a parlare, ringraziando i suoi amici per essere venuti alla festa...ma
quando nominò una certa persona, Ran sentì un
magone allo stomaco.
-Vorrei presentarvi un mio caro amico, Yusaku Kudo, il celebre
scrittore di romanzi gialli-
Yusaku salì sul palco tra gli applausi generali. Ran lo
osservò, non era cambiato poi molto, solo qualche ruga in
più e i capelli più corti.
"Se c'è lui...allora è probabile che ci sia
anche..." pensò paralizzata, una parte di lei le diceva che
non c'era motivo di essere terrorizzata, mentre l'altra le diceva di
scappare, di andare da tutt'altra parte.
Alla fine ebbe il sopravvento la seconda, Ran chiese a Sonoko dove si
trovava il bagno e si allontanò, cercando di nascondersi
come se fosse una ladra.
Purtroppo per lei, Shinichi Kudo, o meglio Conan Edogawa era presente a
quella festa e l'aveva anche notata mentre entrava velocemente nella
villa.
"Forse mi sono sbagliato!" pensò agitato Kudo con le mani
che gli tremavano "Non era lei...non era lei..."
Però le sue gambe non ne volevano sapere di stare ferme, la
sua mente si era fermata e in quel momento solo il cuore aveva il
comando sulle sue azioni. D'istinto iniziò ad inseguire
quella donna così simile alla sua Ran...
Si maledì per quel pensiero...non era sua, non
più, ma doveva vederla...VOLEVA
vederla!
CONTINUA...
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Capitolo 9 *** Faccia a faccia con Shinichi ***
Capitolo
8: Faccia a faccia con Shinichi.
Ecco il bagno! La
salvezza! Qualunque cosa pur di non incontrarlo! Questo si
ritrovò a pensare Ran mentre si affrettava ad entrare.
Per fortuna non c'era
nessuno, doveva sembrare un pazza in quel momento, stava tremando e il
suo respiro era affannoso, non ci teneva a farsi vedere così
da qualcuno. Anche se era certa che di lì a poco, Eisuke
sarebbe andato a cercarla visto che si era allontanata come se avesse
visto un fantasma.
Andò
davanti al lavandino, lavandosi velocemente la faccia e dandosi dei
leggeri schiaffi sulle guance.
"Mi sento
così stupida! Dannazione, non posso continuare a fuggire dai
miei problemi!" pensò arrabbiata con se stessa.
Aveva paura di
affrontarlo e non sapeva nemmeno spiegarsi il motivo. Ora aveva la sua
vita, la sua famiglia, era una donna...perchè tornava a
tormentarsi come quando aveva 17 anni?
Forse lei...
"No! Quei tempi sono
finiti! Io sono cambiata, non sono più la ragazzina che lo
amava alla follia!"
Ad un tratto, Ran
sentì la porta aprirsi e richiudersi velocemente. Si
voltò di scatto, incredula nel ritrovarselo davanti.
Nonostante tutti gli sforzi per riuscire a sfuggirgli, ora lui era
lì, a pochi metri da lei.
Conan non era riuscito
a resistere alla voglia di rivederla, l'aveva individuata tra gli
ospiti e poi inseguita. Dando retta solo al suo istinto. Vederla
davanti a sè non era doloroso come immaginava, tutt'altro,
il suo cuore batteva velocemente e le sue guance diventarono
leggermente rosse mentre faceva scorrere il suo sguardo sul corpo di
lei.
Ran era diventata una
bellissima donna e, come se non bastasse, indossava un vestito da sera
incredibilmente sexy. Anche lei lo fissava, ovviamente l'aspetto era
identico a quello di Shinichi Kudo, occhiali a parte. Forse era proprio
per questo che si sentiva dannatamente attratta da lui, sembrava che
tutto fosse tornato come ai tempi del liceo, quando non riusciva a non
lanciargli sguardi di adorazione.
La tua mente,
però, ebbe la meglio e finalmente ce la fece a parlare.
-Shinichi...-
mormorò -Quanto tempo...- fu l'unica cosa che
riuscì a dire.
Quella frase fece
sbloccare anche lui, che si era perso nei suoi occhi.
Conan
sbattè le palpebre un paio di volte e rispose -Quanto tempo?
E' tutto quello che hai da dirmi?-
Il suo tono esprimeva
una certa amarezza. Ran era perplessa, che cosa si aspettava? Che gli
saltasse al collo piangendo di gioia?
-E che cosa dovrei
dire, sentiamo?- chiese inarcando un sopracciglio con voce sicura.
Shinichi
sembrò non gradire quell'atteggiamento, il suo sguardo si
indurì e fece un passo avanti. La donna lo guardò
con aria interrogativa e indietreggiò. Lui fece un altro
passo e Ran di nuovo indietro, sembrava quasi uno stupido balletto.
Una volta con le
spalle al muro, Ran deglutì. Pessima situazione,
perchè Shinichi si comportava così?
Il detective
sbattè le mani contro il muro, ai lati della sua testa,
intrappolandola. Il suo sguardo era glaciale, tanto che Ran ebbe quasi
la tentazione di voltarsi per non vederlo.
Lui
inghiottì una quantità elevata di salita e chiese
-Perchè sei tornata?-
In cuor suo sperava in
una risposta che riguardasse lui, anche se sapeva che era quasi
impossibile e ciò gli faceva male...non riusciva ad
accettare che Ran avesse un altro uomo...
-Non sono tenuta a
darti nessuna spiegazione- rispose fredda, mantenendo così
il suo autocontrollo.
"Non posso di certo
dirti che l'ho fatto perchè me l'ha chiesto Vermouth a causa
di Gin, impazziresti solo nel sentirlo..." pensò abbassando
lo sguardo.
-Sei...tornata
con...con quello?- chiese a fatica trattenendo la sua rabbia -Con quel
tipo?-
Ran si
infastidì sentendo il tono con cui parlava il detective,
come se volesse farla sentire in colpa. Ma lui che cosa ne poteva
sapere delle scelte dolorose fatte da Ran 11 anni prima? Nulla. Lui non
sapeva nulla e non poteva permettersi di parlare di Eisuke
così.
-SI, E' COSI'! SONO
TORNATA CON EISUKE, MIO MARITO!- sbottò -C'è
qualche problema, forse?-
L'autocontrollo che
Shinichi si era imposto, stava crollando perchè quella frase
era stata la classica gocccia che fa traboccare il vaso. Le sue mani si
strinsero sulle spalle della donna...
Ran fece una smorfia
di dolore dicendo -Lasciami! Mi fai male!-
Provò a
liberarsi ma fu inutile.
-A quanto pare non ci
hai messo poi molto a sposarti, a dimenticarmi...e io ero colui che
consideravi il tuo grande amore? Quello che dicevi di amare da 17
anni?- chiese sarcastico.
Ran lesse nei suoi
occhi una sorta di disprezzo, ciò la ferì, ma non
per questo voleva restare in silenzio sendendosi accusata di qualcosa.
-Non ti devo nessuna
spiegazione. Te l'avevo anche detto, ricordi? Tu dovevi...-
-DOVEVO COSA?!- la
interruppe furioso, da quando lo conosceva non l'aveva mai visto
così e in fondo al suo cuore provò una leggera
paura. Il ragazzo aveva gli occhi fuori dalle orbite, non era da
Shinichi perdere il controllo in quel modo.
Ran fece per parlare,
ma lui continuò impedendole di ribattere -Tu...eri il grande
amore della mia vita e...a me non mi importa se sei sposata o cosa...io
ti considero ancora...-
"Basta per favore, non
continuare! Così farai solo del male ad entrambi!"
pensò la donna iniziando a sudare.
Le mani di Conan
sembravano fatte d'acciaio, non c'era modo di liberarsi, se non usare
la violenza, come una mossa di karate...ma non si sentiva di fare una
cosa del genere proprio a lui...
Intuì cosa
Shinichi stava per dire e non volle sentirlo perchè i
sentimenti per lui avrebbero potuto tornare, cosa che doveva evitare a
qualunque costo.
-MAMMA, QUANTO CI
METTI IN BAGNO?-
Entrambi ebbero un
sussulto, Ran approfittò della distrazione del detective per
liberarsi della sua presa, superandolo e raggiungendo la porta del
bagno.
-Sono...sono qui,
Ken...- mormorò leggermente impacciata dopo aver aperto la
porta.
-Bene, io e
papà eravamo preoccupati. Comunque non ti sei persa niente,
il discorso del signor Suzuki l'avrei evitato volentieri anch'io, mi
sarei dovuto rifugiare in bagno pure io!- esclamò
ghignazzando.
L'avvocato sorrise nel
vedere suo figlio ridere, dimenticandosi per un attimo di Shinichi e
dei suoi problemi. Però un mano sulla spalla da parte del
ragazzo la fece sobbalzare, si girò di scatto mettendosi
davanti a Ken e notando che il detective continuava ad avere quegli
occhi freddi e indecifrabili.
-Che...che cosa
vuoi...ancora?- chiese con voce tremante.
Lui fece per
rispondere, però Ken si mise in mezzo indicando il detective
con un dito ed esclamando -Tu sei Conan Edogawa! Il miglior detective
del Giappone!-
Ran
cominciò a tremare, chiedendosi se qualcuno lassù
ce l'aveva con lei. Aveva fatto di tutto per evitare che lei e Ken
incontrassero Shinichi Kudo e invece...suo figlio almeno avrebbe doluto
starne fuori! No...non era solo suo figlio, era figlio di entrambi, si
corresse.
Conan
guardò il ragazzino con scarso interesse, inzialmente. Poi,
quando fissò quegli occhi così simili ai suoi,
provò tante emozioni diverse, tra cui gioia, nostalgia,
benessere, ma anche una fitta di dolore.
I suoi occhi si
spalancavano sempre di più mentre Ken, ignaro delle
sensazioni del ragazzo, ricominciò a parlare.
-L'ho vista spesso in
televisione detective Edogawa! Anche il mio sogno è quello
di diventare un investigatore in gamba come lei. Anche se, a dir la
verità...sono molto combattuto con l'altro mio desiderio:
fare il calciatore. Non per vantarmi, però tutti dicono che
ho un grande talento e...-
Non riuscì
a finire la frase, Shinichi gli afferrò quegli occhiali
uguali a quelli che portava in passato Eisuke Hondou e li
gettò via per poterlo guardare meglio negli occhi. Aveva
mille dubbi in testa...quel bambino era la sua copia non solo nelle
passioni, ma pure nell'aspetto senza quei maledetti occhiali, simili a
quelli dell'uomo che odiava di più dopo Gin.
Ran rimane
paralizzata, non sapendo cosa fare. Ken, invece reagì con
stizza, allontando le mani del detective dalle sue spalle.
-Ma che diavolo le
salta in mente signore?!- ringhiò andando a recuperare gli
occhiali -Questi sono gli occhiali di mio padre! Ha rischiato di
romperli!-
Fu una pugnalata al
cuore sentire quelle parole e vedere quel volto che esprimeva
disappunto e una sorta di disprezzo.
"Che stupido! Come ho
potuto pensare che lui..." pensò scuotendo la testa "Non
può essere, purtroppo è Hondou suo
padre...purtroppo..."
Anche se si stava
convincendo di ciò, decise comunque di fare quella domanda a
Ran.
-Questo bambino
è figlio di Hondou?- chiese con tono neutro.
L'avvocato
aprì la bocca ma non uscì alcun suono, sarebbe
stato meglio ritrovarsi davanti a uno dell'organizzazione, che davanti
a Shinichi in quel momento.
-Per stasera hai fatto
abbastanza...- si limitò a rispondere.
Prese suo figlio per
mano e si allontanò velocemente. Non gli aveva risposto e
quei dubbi stavano tornando a tormentarlo un'altra volta.
Così diede retta al suo istinto e seguì i due.
*****
Gin sghignazzava
mentre rileggeva il messaggio che stava per inviare...
"Vermouth, detesto
questi tentennamenti. Portami Shinichi Kudo vivo, o tua figlia
soffrirà le pene dell'inferno.
Lo sai che per me la
tortura è uno sport e trovo parecchio divertenti le urla di
terrore di quella puttanella.
Hai ancora un giorno
di tempo per decidere.
Gin."
Dopo aver premuto il
tasto "invia", si sistemò comodamente nella poltrona del suo
appartamento. Finalmente stava per ottenere tutto quello che da anni
desiderava: il controllo dell'organizzazione, la morte di Kudo e di
Akai. Era ossessionato da quei due individui, si sarebbero pentiti
amaramente di avergli messo i bastoni tra le ruote.
E poi c'era Sherry,
che aveva accettato di tornare. Non poteva ucciderla perchè
era prezioso il suo aiuto per le ricerche scientifiche, ma nulla gli
vietava di divertirsi con lei quando ne avrebbe avuto occasione.
"Mi
toglierò la soddisfazioni di torturarti e violentarti mia
cara Sherry. Il tuo dolore mi darà piacere. E quando non mi
servirai più, ti butterò via come si fa con la
spazzatura!" pensò scoppiando in una risata diabolica.
Ne era certo, tutto
sarebbe andato secondo i piani, non avrebbe mai fatto gli stessi errori
del vecchio Boss, che aveva come "preferita" la traditrice per
eccellenza. Anche Vermouth, quando non gli sarebbe servita
più, l'avrebbe fatta morire lentamente insieme a quella
piccola bastarda di sua figlia.
Gli arrivò
un sms di Chianti. Sorrise, consapevole che un loro obiettivo sarebbe
morto tra pochi minuti.
Chianti, infatti, si
trovava davanti al palazzo dove c'era l'appartamento di Jodie Starling.
Un diversivo di altri membri dell'organizzazione, aveva allontanato dal
palazzo parecchi agenti, ne erano rimasti di guardia solo due.
Fece un ghigno,
sarebbe stato facile eliminare l'obiettivo. Aveva appena avuto conferma
che Shuichi Akai, Subaru Okiya e Andre Camel stavano seguendo la falsa
pista, quindi nessun agente pericoloso avrebbe potuto ostacolarla. Vide
uno dei due agenti di guardia allontanarsi, era il momento di agire...
Con un cappuccio in
testa, si avvicinò all'ingresso del palazzo notando l'agente
lamentarsi del suo collega, borbottava qualcosa come "sempre in bagno
stà".
-Ehi, lei...mi faccia
vedere i suoi documenti!- le ordinò -...e il suo volto...-
aggiunse severo.
La risposta della
donna non si fece attendere, con un gesto rapido tirò fuori
la pistola e sparò all'agente che cadde a terra in un
secondo. Non si sentì alcun rumore per via del silenziatore.
Anche il collega fece una brutta fine, non poteva permettergli di
avvisare altri agenti.
"Qualcuno potrebbe
trovarli cadaveri da un momento all'altro, finiamo questa seccatura il
prima possibile" pensò mentre saliva le scale.
Jodie sentì
qualcuno bussare alla porta di casa. Inarcò un sopracciglio,
non era possibile che i suoi colleghi fossero già tornati.
Quel periodo era anche piuttosto stressante per lei che aveva da poco
scoperto che una piccola creatura stava crescendo dentro di lei...il
figlio di Shuichi Akai nel suo grembo, incredibile ma vero...
Da poco tempo era
tornata dall'America, proprio per stare vicino al suo uomo, non
riusciva più a sopportare la lontananza, vederlo una volta
ogni 5-6 mesi la faceva soffrire. Quindi, nonostante il parere
contrario di Shuichi, aveva ripreso a vivere in Giappone.
-Chi è?-
chiese titubante
La risposta di Chianti
non si fece attendere, appena capì che l'agente era in casa,
sparò alla serratura della porta e le diede una spallata
aprendola all'istante. Jodie fece qualche passo indietro terrorizzata.
-T...tu...- la voce si
spezzò all'improvviso, aveva riconosciuto la cecchina
nonostante il taglio di capelli diverso. Quel tatuaggio sotto l'occhio
era inconfondibile, le rughe sul viso le davano un aspetto ancora
più inquietante.
Chianti rise e disse
-Tu sei uno dei quattro
obiettivi Jodie Starling, non credevo che i tuoi colleghi
fossero così sciocchi da cadere nella nostra trappola. Ti
hanno lasciata sola, voi dell'FBI siete degli incapaci!-
L'americana
iniziò a sudare freddo, temendo per il suo bambino, frutto
dell'amore suo e di Shu. Doveva prendere tempo...
-Quindi siete
tornati?- chiese cercando di mantenere il sangue freddo.
La donna in nero fece
un sorrisino.
-Più
potenti che mai- rispose orgogliosa.
-E anche molto
sbadati...- fece Jodie con tono sarcastico.
Chianti
sbattè le palpebre -Che vuoi dire?-
-Non hai nemmeno tolto
la sicura-
A quella risposta, la
cecchina inarcò un sopracciglio osservando per un secondo la
pistola, ma la sicura non era inserita. Jodie non perse tempo, con un
calcio allontanò la pistola che finì in corridoio
alle spalle della donna in nero.
-Tu...lurida!-
ringhiò Chianti avventandosi su di lei e stringendole la
gola.
Jodie respirava a
fatica ma con una ginocchiata riuscì a liberarsi e corse
verso l'arma per terra in corridoio.
-Non te lo
lascerò fare!- la inseguì Chianti afferandola poi
per i lunghi capelli biondi e sbattendola a terra.
Fu la donna in nero a
prendere la pistola, Jodie intanto si teneva il capo dolorante.
Riuscì a mettersi seduta, guardando spaventata la donna che
aveva davanti.
-Mi hai fatto perdere
tempo cretina!- si lamentò Chianti -MUORI!- aggiunse furiosa
sputacchiando saliva.
Jodie si mise una mano
sulla piancia piatta, aveva le lacrime agli occhi.
"Perdonami bambino
mio, non sono riuscita a proteggerti"
Tutto ciò
era ingiusto, quando finalmente stava per realizzare i suoi sogni,
quella maledetta organizzazione tornava per spezzarli nuovamente. Come
aveva fatto in passato Vermouth, spezzando la vita dei suoi genitori...
Strinse i pugni
pensando "Adesso mi sveglio, mi sveglio e tutto ciò non
è mai avvenuto...c'è solo Shu, Shu al mio fianco
che mi stringe tra le sue braccia...".
Ma purtroppo per lei
Chianti era reale, ormai era finita...
CONTINUA...
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Che ne dite di questo capitolo? Come vedete ci sono altre
novità, Shinichi ha dei sospetti su Ken e Jodie sta per
essere uccisa da Chianti...
Siccome mi piacciono molto Shu e Jodie come coppia, nella mia fanfic
stanno insieme anche se ancora per poco (forse...), eheheh!
Jodie non è cambiata molto nell'aspetto a parte i capelli
lunghi e Chianti idem, è solo più inquietante XD
A presto!
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Capitolo 10 *** è stato un errore! ***
Capitolo 9: è stato un
errore!
Jodie era ormai rassegnata al fatto che l'organizzazione stava per
spezzare per la seconda volta la sua famiglia e nessuno avrebbe potuto
impedirlo. Chianti intanto si gustava ogni secondo di quel terrore che
leggeva negli occhi dell'agente dell'FBI.
In mano, la donna in nero teneva un taccuino con all'interno quattro
foto di quattro persone diverse.
-Direi che si può mettere una bella X sulla tua faccia-
fece un ghigno soddisfatta.
L'americana le lanciò uno sguardo puro disprezzo, non c'era
limite alla crudeltà della donna che aveva davanti, la sua
espressione era folle e malvagia.
-Io invece direi di mettere una bella X su voi bastardi
dell'organizzazione!- esclamò qualcuno alle spalle di
Chianti.
Non fece nemmeno in tempo a girarsi, che un tubo d'acciaio la
colpì in pieno viso facendola cadere a terra.
Sputò sangue e cercò di recuperare la pistola, ma
l'uomo che l'aveva colpita, ripetè l'azione precedente,
facendole saltare anche qualche dente.
La donna in nero mormorò -Da dove sei uscito, brutto figlio
di...- e crollò a terra svenuta.
-James!- Jodie era stupita vedendo chi era il suo salvatore.
L'uomo sorrise e le tese una mano.
-Tutto bene, Jodie? Per fortuna sono andato in pensione e non ho dovuto
seguire gli altri...chissà, forse questo vecchio ha ancora
qualcosa da dare- disse con una punta di divertimento nella voce.
-Grazie James- disse lei abbracciandolo
Lui per tutta risposta, la strinse a sè, provando un immenso
affetto per quella giovane donna che considerava come una figlia.
-E ora vediamo chi sono le prede di questi lupi- James prese il
taccuino e aggiunse vedendo le foto -Jodie Starling, Shuichi Akai,
Subaru Okiya e Conan Edogawa-
Jodie fece un sorriso divertito dicendo -Allora dovremmo tornare ad
essere cacciatori!-
*******
Ran aveva ignorato le lamentele di suo figlio, raggiungendo velocemente
l'ufficio Mori. Non riusciva a non pensare allo strano discorso che
aveva cominciato a fare Shinichi. Sicuramente Eisuke si sarebbe
insospettito per quel comportamento e lo stesso valeva per i suoi
genitori, visto che era andata via con la macchina di suo marito senza
dire una parola a nessuno.
Quando entrò nell'abitazione, diede finalmente retta alle
parole di Ken...
-Mamma!- la richiamò il ragazzino -Non abbiamo nemmeno
avvisato papà, si preoccuperà!-
-Fallo tu per favore, chiamalo e digli che siamo tornati all'agenzia-
fece lei con voce stanca.
-Mamma, che cosa sta succedendo?-
Ken si avvicinò a sua madre e le prese una mano guardandola
preoccupato.
-Mamma...- sussurrò con dolcezza -Lo sai che puoi parlarne
con me, abbiamo sempre parlato-
Ran fissò suo figlio intenerita, lo amava più
della sua stessa vita. Vide in lui non solo gli occhi di Shinichi, ma
anche la sua stessa indole protettiva, quella che tanto amava di Kudo
ai tempi del liceo.
Scosse la testa mormorando -Vai in camera tua, Ken. Ho bisogno di
restare sola per un po'. Per favore...-
Ancora poco e le lacrime sarebbero scese dai suoi occhi e proprio non
voleva davanti a Ken, non poteva permettergli di fare certe domande. Ken non doveva sapere!
Lui annuì, capendo che la sua mamma non avrebbe mai parlato
con quello stato d'animo, così obbedì e
andò verso il piano di sopra, lasciandola sola nell'ufficio.
"Mi chiedo cosa ci sia sotto, non può essere così
sconvolta per un caso che lei e papà devono risolvere. Sento
puzza di bruciato" pensò preoccupato, affrettandosi poi ad
avvisare suo padre.
L'avvocato perse di vista suo figlio nel momento in cui lui aveva
acconsentito ad andarsene, si passò una mano sul viso, si
sentiva esausta mentalmente. Era così assorta nei suoi
pensieri, da non accorgersi che qualcun'altro era entrato nell'ufficio
investigativo.
Una mano sulla spalla le fece sgranare gli occhi e girandosi di scatto
rivide quegli occhi gelidi, non c'era traccia del ragazzo di un tempo,
solare, dispettoso, sborone...Shinichi era teso, cupo, freddo...
-Mi hai seguita?- chiese con voce nervosa, meravigliandosi di come
riuscisse a mantenere il controllo.
-Sei agitata, lo sento- la fissò -Voglio tutta la
verità Ran, basta menzogne! Non le sopporto!-
ringhiò.
-Non so di cosa stai parlando! E ora vattene!- esclamò lei
indicandogli la porta.
Il detective ignorò le sue parole e la spinse contro
l'armadio alle sue spalle, intrappolandola nuovamente.
-Non abbiamo ancora finito di parlare!-
-Io si!- ribattè lei cercando di liberarsi invano.
-SMETTILA! VOGLIO SAPERE TUTTO! NE HO IL DIRITTO! PERCHE' SEI TORNATA?
QUELLO E' DAVVERO IL FIGLIO DI HONDOU? RISPONDI!- urlò con
gli occhi fuori dalle orbite.
Ran provò un brivido di paura e rimase in silenzio.
Nonostante i suoi sforzi, non riuscì a trattenere le
lacrime. Shinichi era cambiato e lei si sentiva colpevole.
Vedendo lo sguardo disperato della donna, il cuore del detective si
ammorbidì e la sua espressione mutò, non
sopportava quelle lacrime.
"Forse ti amo ancora, dopotutto..." pensò provando un
irrefrenabile desiderio già provato più volte in
passato.
Lei in quel momento lo vide, era lo stesso sguardo che bruciava di
passione come la prima volta che avevano fatto l'amore, quando era nuda
tra le sue braccia, quando era stata sua.
Inspiegabilmente, improvvisamente, le mani di Ran cominciarono a
tremare...
Sentì il battito del cuore in ogni singolo millimetro del
suo corpo, era agitata, si mordeva le labbra. Le girava la testa, non
capiva più nulla.
Era come se il pavimento sotto di lei non esistesse più, in
quel momento nulla esisteva, c’erano solo gli occhi di
Shinichi che la fissavano intensamente.
Poi iniziarono a tremarle le ginocchia mentre lui si avvicinava, non
riusciva a farle smettere.
La testa continuava imperterrita a girare mentre quello sguardo la
ipnotizzava. I suoi pensieri non avevano logica ne senso compiuto,
voleva fermarlo, ma non ci riusciva e non sapeva spiegarsi il
perchè.
Ormai aveva voltato pagina, no? L'aveva dimenticato anni prima. Adesso
c'era Eisuke nella sua vita.
Tuttavia, Ran non aveva mai provato tante emozioni tutte insieme...
"Che stupida! Perchè mento a me stessa? Certo che le ho
provate! Paura, insicurezza, amore...tutte sensazioni che ho provato
quando gli avevo detto addio 11 anni fa all'aereoporto..."
pensò rimanendo immobile.
Ormai non riusciva a controllare nessuna parte di se stessa, era come
se la sua mente e il suo corpo si fossero bruscamente staccate una
dall’altra.
Quando gli occhi di Shinichi si chiusero e le sue labbra sfiorarono
quelle della donna, Ran si sentì come non si era mai sentita
prima...stava sparendo tutto, la promessa fatta all'FBI,
l'organizzazione, il suo segreto, suo padre, sua madre, Eisuke...
Venne assalita dall'ansia e dai dubbi ripensando all'ultimo nome, non
era giusto quello che stava facendo! Ma poi sentì le labbra
del detective sulle sue, tutto era magico, quasi irreale,
incredibilmente dolce.
Le loro labbra giocavano armoniosamente l’una con
l’altra, non volevano staccarsi più.
La sua testa le ripeteva in continuazione che era sbagliato e il suo
cuore non riusciva a darle una risposta precisa...Eisuke o Shinichi?
Possibile che fosse innamorata di entrambi?
"Io non posso amarli entrambi! Tutto ciò è
sbagliato!" pensò in preda ai sensi di colpa.
La sua razionalità ebbe la meglio e con una manata
riuscì a staccare Shinichi da sè, che preso alla
sprovvista fece due passi indietro.
Ran si sfiorò le labbra, sentendosi colpevole...lei aveva un
marito, dannazione! Quella con Shinichi era una storia chiusa!
-Vattene per favore...- mormorò
-Ma Ran! Tu hai ricambiato il mio bacio, mi ami ancora vero?- fece un
passo in avanti, involontariamente si passò la lingua sulle
labbra, sentendo che il sapore di lei era ancora lì.
Non voleva che quel sapore fosse ancora di un altro uomo! Non riusciva
ad accettarlo. Però le successive parole di Ran gli fecero
gelare il sangue...
-E' stato un errore Shinichi! Non deve capitare mai più, io
sono sposata!-
Il detective strinse i pugni -MA TU NON LO AMI!-
Lei scosse la testa, era stanca, non riusciva più a
sopportare tutto questo.
-CHE COSA STA SUCCEDENDO QUI?!-
Ran perse un battito, suo marito aveva fatto irruzione nella stanza.
Dietro di lui c'erano Eri e Kogoro, i loro volti esprimevano
preoccupazione.
-Niente che ti riguardi!- fece Conan con tono sprezzante.
-Mi riguarda eccome visto che si tratta di mia moglie!-
ribattè Eisuke lanciando al detective un'occhiataccia.
Per tutta risposta, Shinichi fece un sorriso sarcastico dicendo
-Già, tua moglie...la donna che mi ama da tutta una vita e
che mi bacia con così tanta passione, che nemmeno con te in
11 anni avrà mai fatto!-
L'avvocato sbiancò sentendo quelle parole, portandosi le
mani sul viso.
-Vattene Shinichi, hai fatto anche troppo...- mormorò stanca
e ferita nel cuore.
Eisuke non ci vide più, raggiunse subito il detective
mollandogli un pugno in pieno viso.
-BASTARDO!- urlò l'agente dell'FBI fuori di sè.
-Basta così!- intervenne Eri cercando di tirarlo via
prendendolo per un braccio.
Conan si passò un dito sulle labbra, notando del sangue su
di esso. Vide che Eisuke era così arrabbiato che quasi stava
per piangere per la collera. Un po' in colpa si sentì,
vedendo anche lo sguardo accusatorio di Ran.
-Sparisci da casa mia- disse freddamente Kogoro rivolgendosi al giovane
detective.
Guardò un'ultima volta Ran, ma le parole della donna gli
spezzarono il cuore...
-Sembra che tu non sappia fare altro che rovinare la mia vita!-
Abbassò il capo triste e si allontanò a grandi
passi da lei, da Eisuke, da quella casa...non voleva rovinarle la vita,
semplicemente non riusciva ad accettare di vederla affianco a
qualcun'altro...
In quel momento le venne in mente un altro problema da affrontare: Ai.
"L'ho illusa, forse? Se i miei sentimenti per Ran sono ancora vivi, non
posso stare con lei giusto? Però...anche i sentimenti di Ran
per me non sono spariti del tutto, l'ho percepito in quel
bacio...nonostante questo, non vuole rinunciare alla sua vita con
Eisuke. Che cosa devo fare con Ai? Che cosa?"
Intanto Eisuke si era leggermente calmato, il suo respiro
tornò regolare e la faccia, da paonazza, riprese il suo
colorito di sempre.
-Eisuke...- Ran provò a chiamarlo, ma gli occhi di lui erano
pieni di rimprovero.
Lei osservò la sua espressione corrucciata, incredula
ripensando a come l'aveva visto qualche minuto prima. Mai Eisuke si era
infuriato tanto in vita sua, in 11 anni non si era mai lamentato di
nulla, non avevano mai litigato. Vedere quel viso ferito era un
tormento per la donna.
-Che cosa c'è? Vuoi forse che mi scusi con te per aver
interrotto il vostro bacio d'amore?- fece con tono ironico.
-Ma...ma cosa...- mormorò perplessa
I genitori di Ran guardanoro la scena preoccupati, con un'occhiata
d'intesa decisero di non intromettersi.
-Eisuke, lui mi ha bloccata e baciata e io non sono riuscita a
fermarlo! E' stato un errore, mi dispiace!-
-Non provare a cercare giustificazioni!- esclamò con voce
carica di collera suo marito -VUOI DIRE CHE UNA CAMPIONESSA DI KARATE
COME TE NON E' RIUSCITA A FERMARLO?! LA VERITA' E' CHE TI E' PIACIUTO,
NON E' VERO? TI E' PIACIUTA LA LINGUA DI QUEL MALEDETTO DETECTIVE
DENTRO LA TUA BOCCA!-
-SMETTILA! NON PUNIRMI SOLO PER SENTIRTI MENO FERITO!-
ribattè iniziando a piangere.
Suo marito le diede le spalle, come se non volesse vedere quelle
lacrime, quasi fossero motivo di dolore per lui, nonostante fosse stata
Ran a sbagliare.
-Non ho nient'altro da dirti, sono deluso- dichiarò con voce
monocorde -Per più di dieci anni ho sperato, ho sofferto, ti
ho amata...ed è stato tutto un fallimento...però
il cretino sono io, mi sono illuso da solo-
Ran si portò una mano sul petto stringendo il vestito, gli
occhi nascosti dalla frangia dei capelli. Quelle parole pesavano come
macigni, davvero il suo matrimonio era stato un'illusione?
-Rimani per sempre legata al quel ridicolo amore d'infanzia, tanto
quello che ha fatto la figura dell'idiota sposandoti sono io. Chiudiamo
questa pagliacciata- concluse con tono freddo.
In realtà dentro si sentiva a pezzi, quel detective aveva
nuovamente distrutto il suo amore. Dannazione, quanto lo odiava!
Scappò via, senza una meta.
-Eisuke! Maledizione, aspetta!- Ran gli corse dietro sperando di
raggiungerlo, forse non era ancora tutto perduto.
Kogoro sospirò e guardò preoccupato sua moglie.
-Eri, credi che il danno sia irreparabile?-
-Dipende da cosa vuole nostra figlia, solo il suo cuore sa la risposta.
Però ho una strana sensazione, sento che sta per succedere
qualcosa di brutto...- rispose abbracciando il suo uomo, appoggiando il
capo sul suo petto.
Kogoro la strinse a sè dicendo -Comunque se
sceglierà quel moccioso detective tutto quello che si
è costruita fino ad ora sarà distrutto e Ken
sconvolto-
*******
Gin camminava sicuro per il corridoio della sua base segreta. Un
sorriso perfido era stampato sul suo volto, come di chi sapeva di avere
tutto in pugno. In quegli 11 anni non era cambiato poi molto, a parte
le vistose rughe sul suo viso, che lo invecchiavano di parecchio,
nonostante avesse poco più di 40 anni.
Infilò la chiave nella serratura di una porta e la
aprì. La stanza in cui entrò non era grande e
aveva un semplice materasso abbandonato in un angolo. Sopra di esso
c'era una ragazza sdraiata in posizione fetale. La ragazza dimostrava
circa 16-17 anni, aveva dei lucenti capelli biondi mossi, due occhi
cerulei, ed era alta e magra.
Appena vide Gin, la sua faccia divenne una maschera di puro terrore, ma
allo stesso tempo gli lanciò un'occhiata piena di odio.
-Sembra che Masumi Vineyard non abbia gradito la cena- fece Gin con
tono divertito osservando il tozzo di pane ancora dentro il piatto
accanto a lei.
La ragazza fece una smorfia e girò la testa per evitare di
guardarlo.
-Comunque, poco importa. Potrai ancora resistere qualche giorno senza
mangiare e il mio obiettivo è quasi raggiunto...presto la
tua mamma sarà cibo per vermi e tu non mi servirai
più...-
Sentendo quelle parole, la ragazza strinse i pugni, la paura si era
trasformata in rabbia. Gin rise di gusto, cosa che la fece infuriare
ancora di più.
-BASTARDO! SEI UN BASTARDO!- ringhiò tentando di avventarsi
su di lui, ma le catene attaccate al muro che aveva intorno ai polsi,
le impedirono di raggiungere l'uomo.
Gin fece un ghigno dicendo -Sprechi solo energie, piuttosto potresti
pregare...sai, se dovessi sentirmi generoso, potrei ucciderti con un
colpo di pistola, senza torturarti lentamente, come invece si
meriterebbe la figlia di una sporca traditrice-
-Mi fai schifo...- mormorò la ragazza disperata.
-Presto raggiungerai la tua mamma nell'oltretomba. Ha già
accettato di consegnarmi Kudo e quando lo farà, li
finirò entrambi- disse soddisfatto uscendo dalla stanza.
Masumi non potè far altro che abbandonarsi alla disperazione
più totale.
CONTINUA...
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Spero vi sia piaciuto! Ran ha ceduto, eheheh...però non ha
intenzione di rinunciare a suo marito dopo 11 insieme, anche se prima o
poi una scelta definitiva tra i due ci dovrà essere. E non
dimentichiamo che Conan sta insieme a Haibara e i due dovranno
chiarirsi...tutto nel prossimo capitolo ovviamente ;-)
Allora, vorrei solo dire una cosa su James...nella mia storia
è in pensione, però è rimasto accanto
agli agenti dell'FBI per continuare a seguire le indagini sui MIB senza
però partecipare alle missioni visto che ormai è
un ex-agente e vive nell'appartamento affianco a quello di Jodie.
Ora è Akai che comanda gli agenti nella missione contro
l'organizzazione ^^
Un saluto a tutti!
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Capitolo 11 *** è davvero giunta la fine? ***
Ciao a tutti!
Scusate il ritardo! Ecco il 10° capitolo, buona lettura!
Capitolo 10: è davvero giunta la fine?
Conan arrivò a casa del professor Agasa, la sua espressione
era cupa e tesa. Non sapeva proprio cosa doveva fare con Ai.
Giustificarsi forse? E di cosa poi? Inseguire Ran era stata una prova
più che evidente su quello che provava dentro di
sè.
Quando aprì la porta del salotto, vide la ex-scienziata
seduta su una delle sedie che si trovavano intorno al tavolo, Agasa era
al suo fianco. Le mani che si intrecciavano testimoniavano l'impazienza
della ragazza.
Appena lo vide entrare si sentì sollevata in un certo senso,
non ne poteva più di quella situazione, doveva chiarire
tutto e subito.
Il professore decise che non era il caso di assistere alla
conversazione, quindi dopo aver lanciato un'occhiata di comprensione
verso entrambi, uscì dalla sala lasciandoli soli.
-Sei stato da lei vero? L'ho vista scappare da quella festa in lacrime
e tu...- la faccia di Ai esprimeva disappunto e fastidio -L'hai
seguita, dico bene?-
Il detective deglutì, quegli occhi così freddi
avevano la capacità di bloccare la sua voce.
"Forse perchè so di aver sbagliato, mi sono comportato male
con te. Troppo male" pensò non osando però aprir
bocca.
Ai fece un sorriso di scherno -Oh, andiamo...stai pensando ad una buona
giustificazione? Per questo fai scena muta? Adesso mi dirai "Perdonami Haibara, è
tutto un equivoco, non è vero che sbavo dietro a Ran come
una lumaca bavosa!"-
La voce della ragazza era sarcastica e pungente, ma se all'apparenza
poteva sembrare fredda e distaccata, in realtà si sentiva
triste e presa per i fondelli per l'ennesima volta.
-Io non...non so cosa...dire- mormorò lui a fatica,
sentendosi colpevole.
-Oh, ma non c'è proprio niente da dire- fece spallucce Ai
-Tu sei un vigliacco, però la deficiente sono io!-
Lo fissò con rabbia gridando -IO CHE MI SONO ILLUSA, ANZI
NO! MI SONO FATTA ILLUDERE DA TE...IN UN CERTO SENSO CI SIAMO PRESI IN
GIRO A VICENDA, GIUSTO? MA SONO STATA IO LA STUPIDA A DARE RETTA AD UN
CRETINO COME TE! A CREDERE ALLE TUE PAROLE! SAI CHE TI DICO? VAI AL
DIAVOLO!-
Shinichi ebbe un sussulto, non l'aveva mai vista così
infuriata prima d'ora. La faccia rossa, gli occhi fuori dalle orbite,
il respiro pesante...era fuori di sè.
Lei fece per superarlo a grandi passi, ma la presa del detective sul
suo polso le impedì di fare un altro passo.
-Lasciami immediatamente!- sibilò.
-Per favore ascoltami!- disse deciso afferrando anche l'altro polso.
Gli occhi di Ai si strinsero fino a diventare due fessure, non si
ribellò alla presa del ragazzo, anche se con quello sguardo
cercava di trasmettergli tutta la sua ira e amarezza.
-Io...non ti ho illusa...- mormorò ferito da quegli occhi di
ghiaccio -...e se l'ho fatto non era mia intenzione. Volevo davvero che
le cose funzionassero tra di noi, io provo qualcosa per te Ai! Te lo
giuro! E' che vedere Ran mi ha fatto...-
-"Qualcosa"
non mi basta! Non voglio essere la tua ruota di scorta!-
ringhiò.
-Ma...n...non...lo s...sei...- balbettò incerto
L'ex-scienziata non riuscì più a trattenersi,
sentì qualcosa di umido scivolarle lungo la guancia. Aveva
ceduto al dolore e per questo si maledisse...
"Sono così patetica!" pensò cadendo in ginocchio
e sbattendo violentemente i pugni sul pavimento.
-Ai, smettila ti prego!-
-SMETTERLA? PROPRIO QUANDO STAVO PER RIFARMI UNA VITA, QUANDO CREDEVO
DI POTER RIAVERE UNA VITA NORMALE, TUTTO MI CROLLA NUOVAMENTE ADDOSSO!
NON SOLO I FANTASMI DEL PASSATO, ANCHE QUEL BASTARDO DI GIN E'...- si
bloccò immediatamente portandosi una mano sulla bocca.
Conan perse un battito. Lei imprecò, l'emotività
di quel momento l'aveva fatta parlare troppo.
-Gin?! Che cosa significa?- le chiese afferrandole il mento, in modo da
guardarla fissa negli occhi.
Ormai era troppo tardi, la frittata era fatta, non le restava che
confessare...
-Significa...che è davvero giunta fine-
Il detective riuscì a sentire dentro di sè solo
un totale terrore. Gin era tornato, l'organizzazione era tornata e lui
non era sicuro che sarebbe riuscito a fermarli questa volta.
******
Era circa un'ora che Ran seguiva Eisuke per il quartiere.
Sospirò, esausta soprattutto mentalmente. Problemi,
problemi, sempre problemi. Era forse troppo chiedere una vita normale e
tranquilla?
Eisuke si accendeva una sigaretta dietro l'altra, palese era il suo
nervosismo. Una decina di volte le aveva urlato di sparire dalla sua
vista, incurante dello sguardo della gente, però sua moglie
non si voleva arrendere.
L'uomo fece un lungo sospirò, fermandosi proprio davanti
all'agenzia Mori, cercando di fare ricorso a tutto il suo autocontrollo
per non gridare nuovamente contro di lei.
"A quanto pare si è calmato...forse..." pensò Ran
titubante osservandolo mentre saliva le scale che conducevano
all'appartamento.
Facendosi coraggio, decise di seguirlo dentro casa, aveva una terribile
paura, non voleva litigare di nuovo. Senza Eri e Kogoro, Eisuke non si
sarebbe trattenuto dal farle una scenata. Poco prima sua madre le aveva
inviato un messaggio con scritto che sarebbe andata con Kogoro nella
loro seconda casa, vicino allo studio legale della donna, in modo da
permettere ai due di parlare liberamente una volta tornati all'agenzia.
Quando entrò lo vide seduto davanti al tavolino mentre
osservava pensieroso una bottiglia di sakè, come se fosse
una cosa particolarmente interessante. Ran capì che era
indeciso se bere o no per dimenticare la sua sofferenza. Ciò
la fece sentire uno schifo, gli aveva causato più sofferenze
che altro...
"Adesso basta! Voglio fare la cosa giusta" pensò decisa.
Si avvicinò velocemente a lui afferrando la bottiglia.
Eisuke, tuttavia, non se la lasciò togliere dalle mani e
ringhiò di rabbia.
-SPARISCI DALLA MIA VISTA!- urlò cercando di strapparle il
sakè dalle mani.
-Non è necessario, ti farai solo del male-
mormorò non mollando la presa.
Dopo un tira e molla, la bottiglia cadde a terra andando in frantumi.
Ran sospirò, almeno lui non avrebbe bevuto.
Eisuke la fissò furioso -Perchè?!
Perchè vuoi continuare a rovinarmi la vita? Non puoi
semplicemente lasciarmi perdere?-
La donna fece un sorriso amaro avvicinandosi a lui, che si teneva il
volto tra le mani con i gomiti appoggiati sul tavolino, come per
nascondere il suo viso.
-Ran...questo matrimonio è un fallimento. Smettiamola di
prenderci un giro- fece con voce stanca.
Improvvisamente la sua rabbia era sparita, le sue parole esprimevano
solo dolore, si sentiva preso in giro. La sua vita era una presa in
giro.
"Perchè? Dannazione! Perchè? Perchè
deve amare ancora Kudo? Perchè mi sento un fallito in tutto
quello che faccio o dico? Sono stufo..." pensò trattenendo a
stento le lacrime, sentendosi sempre più patetico.
Ran si sedette vicino a lui, togliendogli poi le mani dal viso per
fissarlo negli occhi. Quello sguardo era talmente freddo, che Ran
riuscì a fatica a reggerlo. Uno sguardo accusatorio.
-Eisuke, il nostro matrimonio non è stato un fallimento. Io
ti amo, mi devi credere!-
Lui, per tutta risposta, si limitò a scuotere la testa.
-Credimi!- provò di nuovo -Dimentica questa sera Eisuke!-
L'uomo buttò la testa all'indietro scoppiando in una finta
risata.
-Sii serio!- esclamò infastidita Ran, non gradiva affatto
quell'atteggiamento.
-Lo sono!- sibilò -Sono più serio di quanto
credi. Tu ti rifiuti di capire la situazione, la verità
è che hai solo finto di amarmi e io ho finto che le cose tra
di noi potessero funzionare. Ho creduto di essere sposato, di avere
affianco una moglie e un figlio che amavo...insomma, non è
colpa nostra, ci siamo illusi di vivere in una bella favoletta. Tutto
qui-
La donna fece un lungo sospiro, quelle parole facevano terribilmente
male, ma la cosa che la colpiva di più era il tono pungente
di suo marito. Mai aveva conosciuto questa parte del suo carattere,
sembrava davvero un'altra persona.
"Forse dipende dal fatto che si sente un uomo distrutto"
pensò Ran "Lui non è il mio Eisuke, quello che ho
imparato ad amare, questa è solo una maschera!"
-Io non ti ho preso in giro, ti supplico Eisuke! Quello di stasera
è stato un errore!-
Sbattè le mani sul tavolo per dare enfasi alle sue parole.
-Ti fidi di me? Non ti ricordi della meravigliosa vita che abbiano
fatto fino ad adesso con Ken? Nostro figlio, tu l'hai cresciuto, quindi
sei...-
Lo sguardo dell'uomo si fece più tagliente -Lui non
è mio...-
Prima che potesse finire la frase, Ran gli tirò uno schiaffo
con gli occhi pieni di lacrime. Lo fissò poi con rabbia,
digrignando i denti, quella dannata frase l'aveva ferita come una
pugnalata al cuore.
Eisuke si toccò la guancia sinistra che pulsava di dolore,
abbassando poi lo sguardo sentendosi lui in colpa questa volta.
"Perdonami Ken per quello che stavo per dire, io ti considero davvero
mio figlio".
-Mamma, papà...-
La voce del ragazzino li fece sobbalzare. La porta della camera da
letto era aperta, Ken sulla soglia li fissava tristemente. Non
comprendeva i motivi del litigio e neanche li voleva sapere. Mai i suoi
genitori avevano litigato o gridato, era come se tra di loro si fosse
rotto qualcosa, lui lo percepiva.
Tuttavia, nonostante la curiosità del detective, questa
volta non voleva "indagare" sulla faccenda, l'unica cosa che gli
importava era che i suoi genitori non si lasciassero.
Sua madre si avvicinò, inginocchiandosi dietro di lui e
tenendolo per le spalle, gli occhi di entrambi fissavano il viso teso
di Eisuke. L'uomo guardò sua moglie, capiva che cosa voleva
comunicargli...
"Eisuke, vuoi davvero rinunciare alla nostra famiglia?"
-Fidati di me Eisuke, ti ho mai mentito?- chiese dolcemente.
La faccia dell'agente dell'FBI mutò, da cupa divenne
più dolce. Ran aveva ragione, lui non poteva e non doveva
rinunciare alla sua famiglia. Non per colpa di Shinichi Kudo, in fondo
Ran gli aveva detto che era stato solo un errore quel bacio giusto? E
poi era tornata da lui.
"Se l'avesse davvero amato come in passato, si sarebbe buttata tra le
sue braccia, gli avrebbe confessato la verità su Ken e
invece...lei mi ama davvero!" pensò emozionato.
Anche lui si avvicinò al ragazzino, abbracciando sia lui che
Ran.
-Scusami figliolo. Va tutto bene, nessuno potrà spezzare la
nostra famiglia-
-Papà!- esclamò Ken felice stringendosi a lui.
Ran sorrise, finalmente tutto si era risolto. La loro famiglia era
ancora unita.
In quel momento sentì la vibrazione del cellulare nella
tasca dei pantaloni.
"Un messaggio?" pensò perplessa non riconoscendo quel numero.
******
Intanto per Conan, era come se il tempo si fosse fermato. Sentiva
solamente il battito del suo cuore sempre più veloce, questo
battito accelerato testimoniava la sua paura, una bruciante e orribile
paura.
Il telefono di casa squillò. Ai, ancora inginocchiata a
terra non aveva la minima intenzione di alzarsi, così
andò lui a rispondere.
-P...pronto?- chiese con un filo di voce, sperando di poter
interrompere quella chiamata il prima possibile.
-Cool Guy-
Sgranò gli occhi, quella voce l'avrebbe riconosciuta fra mille.
-Vermouth? Ma cosa...- mormorò
"Vermouth?!" pensò Ai terrorizzata.
-Sono davanti a questa casa, devi venire con me o Sherry, Angel e tutte
le persone a cui vuoi bene...moriranno-
Chiuse la chiamata, certa della decisione che avrebbe preso Shinichi
Kudo. Ormai lo conosceva bene, lui e i suoi ideali.
Infatti il ragazzo non perse tempo, senza dare nessuna spiegazione
raggiunse l'ingresso dove c'era la donna in nero ad attenderlo. Ai si
sentiva distrutta, ormai non c'era più alcuna speranza,
quella era una trappola, lui sarebbe morto e poi sarebbe toccato a lei!
Si alzò lentamente con le gambe che tremavano e, dopo un
attimo di esitazione, si asciugò le lacrime e decise di
seguirlo.
In macchina, Conan e Vermouth ignoravano che la ex-scienziata li stava
seguendo con la macchina del professor Agasa, troppo impegnati a
parlare di un uomo che entrambi disprezzavano.
-E così Gin vuole me- disse apparentemente calmo.
-Esatto, ci aspetta nel quartiere Ota, vicino al porto-
annuì Sharon -Scusami Cool Guy, ti sono grata per avermi
salvato la vita a New York, ma quel bastardo ha mia figlia-
Il detective sbattè le palpebre basito -Non credevo che tu
avessi...-
-L'ho sempre tenuta lontana dall'organizzazione. Se dovessi morire,
salvala te ne prego- fece con voce tremante.
-Hai in mente un piano allora? Non vuoi consegnarmi a Gin?-
Vermouth rimase in silenzio, sperando che quella
ragazza facesse la cosa giusta.
Quando raggiunsero il porto di Ota, di Gin nemmeno l'ombra. La notte
era buia, priva di stelle, facendo sembrare il mare nero.
-Stai in guardia- mormorò Vermouth osservando un' ombra
dietro un palo della luce.
-Quanto tempo...Shinichi Kudo...- fece una voce fredda.
Il detective osservò quella sagoma nera muoversi lentamente,
mentre sputava la sigaretta che teneva in bocca e si avvicinava a loro
puntando una pistola. I lineamenti di quell'uomo sembravano diabolici,
con passo sicuro e un ghigno stampato sul viso si avvicinava a loro.
-Gin!- strinse i pungni Conan.
Non era cambiato molto, a parte le rughe sul suo viso che gli davano un
aspetto ancora più inquietante.
-Ora finirò il lavoro che avevo iniziato più di
10 anni fa, mi occuperò personalmente della tua uccisione-
sorrise beffardo l'uomo in nero.
Vermouth furiosa tentò di avventarsi su di lui.
-TU! LURIDO!-
-FERMATI VERMOUTH! HA UNA PISTOLA!- gridò Conan scioccato.
-Ti sperirò all'inferno Vermouth!- esclamò il
capo dell'organizzazione.
E il colpo partì...
CONTINUA...
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Capitolo 12 *** Tra la vita e la morte ***
Capitolo 11: Tra la vita e la
morte.
Gin camminava velocemente verso la sua macchina, il sudore sulla fronte
testimoniava la sua agitazione. Era stato tutto così rapido,
per colpa di quella traditrice il suo piano aveva rischiato di fallire!
*FLASHBACK*
Vermouth cadde a terra
apparentemente priva di vita, l'uomo in nero l'aveva colpita in pieno
petto. Fece un sorriso trionfante, osservando Conan abbassare lo
sguardo, si era arreso anche lui.
-Adesso è il
tuo turno, addio Shinichi Kudo!-
Puntò la
pistola anche verso di lui, pronto a sparare, ma un proiettile
colpì lui ad un fianco.
-Ma che...- toccandosi
la parte lesa, si girò -Sei ancora viva, Vermouth?!-
La bionda sorrise.
"Non ti
permetterò di uccidere il mio Silver Bullet"
-Devi avere un giubbotto
anti-proiettile, non c'è altra spiegazione!-
Conan non perse tempo,
si avventò sull'uomo cercando di strappargli la pistola
dalle mani. Gin perse l'equilibrio, ma non aveva la minima intenzione
di mollare l'arma.
-Dannato ragazzino!-
ringhiò l'uomo mentre si rotolavano per terra.
Poi...uno sparo...
-KUDO!- lo
chiamò Vermouth preoccupata alzandosi in piedi.
Purtroppo colui che era
stato colpito da quel proiettile era proprio Shinichi. La donna fece
per sparare, ma Gin più rapido di lei la colpì ad
una gamba, facendola cadere a terra.
-Cool Guy...-
mormorò Sharon in ansia per lui, mentre perdeva vistosamente
sangue dalla coscia destra.
-Beh, credo sia proprio
morto- fece Gin con tono divertito dandogli un violento calcio sul capo.
-Comunque per sicurezza,
è meglio ficcargli una pallottola anche in testa!-
"Dannazione!"
pensò Vermouth cercando di recuperare la sua pistola.
In quel momento,
però, si sentirono le sirene della polizia e l'uomo in nero
vide parecchie macchine in lontananza.
-Chi diavolo
può averli avvertiti?!- ringhiò stizzito
allontanandosi, era ferito e quindi decise di non perdere altro tempo con
quei due.
*FINE FLASHBACK*
Comunque sorrise. Anche se quella traditrice era viva, lui aveva sua
figlia, l'avrebbe torturata lentamente e gliel'avrebbe mostrata
così ridotta alla madre. E poi il suo obiettivo principale,
Shinichi Kudo, era morto.
Si sedette in macchina, il respiro affannoso non diminuiva e aumentava
il dolore per le ferite, doveva tornare al più presto alla
base!
La polizia e gli agenti dell'FBI non riuscirono a raggiungerlo, si era
dileguato nella notte.
Ai, appena arrivata al porto, sentì le sirene e pochi
secondi dopo parecchie macchine la raggiunsero. Vide uscire persone che
conosceva bene, tra di loro c'erano Eisuke Hondou, Shuichi Akai, Jodie
Starling, Miwako Sato, Wataru Takagi e altri agenti.
Cercò di individuare Shinichi, mentre sentiva Akai dire alla
polizia che si sarebbero occupati quelli dell'FBI del caso.
-SHINICHI! SHINICHI TI PREGO! APRI GLI OCCHI!- la voce disperata di Ran
attirò la sua attenzione.
Quando vide il detective, gli occhi le si riepirono di lacrime. Il
ragazzo che amava non dava segni di vita.
-PRESTO! CHIAMATE UN'AMBULANZA!- gridò Subaru Okiya.
Poco distante da Shinichi e Ran, c'era Vermouth che non poteva alzarsi
a causa delle ferite.
"E così li hai chiamati Angel, peccato sia troppo tardi..."
pensò rassegnata.
-Non morire Shinichi, non morire...- mormorò disperata Ran
accarezzandogli il viso insanguinato.
-Fammi vedere!- esclamò Ai chinandosi e prendendo il polso
del detective.
-Il battito...è debolissimo, ma...-
-E' ancora vivo!- la voce di Ran era mutata, da disperata a
più sollevata.
La ex-scienziata annuì felice e decise di controllare anche
il resto del corpo, così gli tolse la maglietta.
-Un giubotto anti-proiettile?- chiese sorpresa
-Sono stata io a darglielo in macchina...- fece Vermouth con voce
stanca mentre degli agente dell'FBI la raggiunsero per bloccarla.
-Però Gin...lo ha colpito alla testa con un calcio e...non
si è più mosso...- mormorò la bionda.
Ran digrignò i denti. Non era giusto! Sarebbe morto senza
sapere la verità! Senza sapere di avere un figlio! Quella
verità che gli aveva nascosto per anni vivendo nella
menzogna, stava per riemergere prepotentemente.
-Shinichi devi vivere, ti supplico! Non puoi morire ora! Non senza
conoscere tuo figlio, Ken
è tuo figlio...l'avevi capito, ma io l'ho
negato! Gli ho tolto la possibilità di conoscere il suo vero
padre!- disse tra le lacrime.
Ai, sentendo quelle parole, abbassò lo sguardo pensando "Ora
è tutto chiaro".
-R...Ran...- la chiamò Conan con voce a malapena udibile.
-Shinichi! Oh, Shinichi...- rispose emozionata.
-Mio... figlio?- chiese sorridendo -Avevo ragione, l...lo sa...
sape...vo...- disse a fatica.
Quella consapevolezza lo rese l'uomo più felice della terra,
aveva un figlio,
il
frutto dell'amore tra lui e Ran! Ma la felicità
sparì presto, non sentiva più il suo corpo e
poi...di nuovo il buio davanti agli occhi...
-SHINICHI! SHINICHI!- gridò Ran
Niente. Nessuna risposta.
Qualche minuto dopo arrivò l'ambulanza. All'interno
dell'ospedale di Cho c'era un via vai di dottori e infermieri nel
corridoio e nella stanza di Conan Edogawa.
Nella sala d'attesa c'erano Ran e Ken, che era stato portato da Agasa
come gli aveva chiesto Ran, nonostante il parere contrario dell'FBI.
Gli agenti non volevano in alcun modo esporre a pericoli altri civili,
per questo per il momento avevano evitato di informare amici e parenti
di Conan.
Ran ormai era convinta, avrebbe rivelato la verità a suo
figlio, era giusto che lo sapesse.
"Non so cosa ne sarà della mia famiglia, ma non posso
più portare questo fardello!" pensò sicura "Ti
prego Shinichi, devi riprenderti! Ho così tante cose da
dirti!"
Intanto Ai, si trovava vicino alle macchinette, era andata a prendere
un caffè, quando il suo cellulare suonò.
-Un messaggio- mormorò
Strinse i pugni furiosa mentre lo leggeva, doveva tornare nuovamente ad
essere la pedina di quegli uomini? No! Non si sarebbe più
fatta usare! Gin aveva infranto la promessa, aveva tentato lo stesso di
uccidere Conan.
"Proprio come quando uccise mia sorella, dopo avermi promesso che non
l'avrebbe mai fatto se avessi continuato a lavorare per loro..."
pensò con amarezza "Ma ora basta! Non permetterò
che Conan faccia la stessa fine di Akemi! Non mi useranno
più!".
Si sentì determinata più che mai, li avrebbe
combattuti questa volta!
-E così stai ancora dalla loro parte?-
Un voce alla sue spalle la fece sbiancare. Si girò
immediatamente, vedendo Eisuke Hondou dietro di lei.
-E tu quando sei arrivato?!- chiese agitata
-Ti avevo seguita, comunque eri così assorta nei tuoi
pensieri che è stato facile leggere quel messaggio. Allora?-
rispose calmo.
-Tsk! Pensi davvero che tornerei a lavorare per loro di mia
volontà? Vogliono che io vada alla base per continuare gli
studi sull'APTX e...-
Eisuke la interruppe -...e ti hanno comunicato che gli servi per la
fase finale. Ne deduco che hanno altri scienziati dalla loro parte-
disse portandosi una mano sotto il mento.
"Non avrei mai pensato che quell'idiota di Hondou, potesse diventare un
abile agente dell'FBI!" pensò perplessa per il cambiamento
dell'uomo.
-Che cosa vuole esattamente, Gin?-
Ai fece un lungo sospiro e rispose -L'immortalità-
Eisuke ebbe un brivido lungo la schiena. Davvero esisteva un farmaco
capace di fare ciò?
-Comunque non mi farò usare da loro, mai più-
aggiunse freddamente superando l'agente dell'FBI.
"Questo mi fa venire in mente un piano interessante!" pensò
Hondou sorridendo e osservando Ai allontanarsi.
Nel frattempo, Ran era con Ken nella stanza di Shinichi. I medici erano
stati chiari, quel colpo alla testa l'aveva fatto cadere in un coma
profondo e se non si fosse svegliato presto, a lungo andare la
situazione sarebbe peggiorata.
-Non posso credere che il mio eroe sia dirotto così! E' il
più grande detective del Giappone!- esclamò Ken.
"Il tuo eroe? Non è solo questo Ken..." pensò Ran
abbassando il viso.
Stare in quella stanza stava diventando un'agonia, non ce la faceva a
vedere Shinichi tra la vita e la morte. E' vero, avrebbe potuto
svegliarsi, ma c'era anche la possibilità di perderlo per
sempre.
-Ken, io...- esitò un attimo, fece un lungo sospiro e si
decise a continuare -Devo parlarti di tuo padre...-
-Papà?- fece Ken con aria interrogativa -Sono sicuro che
troverà il criminale che ha fatto questo al detective
Edogawa! E' un agente dell'FBI, ed essendo mio padre è il
migliore!-
Ran si morse il labbro inferiore, esitando ancora. Era davvero giusto
sconvolgere in questo modo la vita di Ken? In fondo lui era cresciuto
con Eisuke...
"Basta! Devo avere il coraggio delle mie azioni!" pensò
scuotendo la testa.
-Ken, tuo padre è...-
-E' QUI!- una voce li interruppe, una voce che Ran conosceva bene.
Sulla soglia della porta, Ai Haibara guardava l'avvocato con uno
sguardo severo. Fece cenno a Ran di seguirla, mentre Eisuke entrava
nella stanza.
-Papà- sorrise Ken
Eisuke guardò Conan disteso immobile, ciò avrebbe
dovuto lasciarlo indifferente, in fondo poche ore prima gli aveva
gridato contro il suo disprezzo, invece adesso provava una tristezza
profonda e sperava che si riprendesse al più presto.
-Stai tranquillo Ken. Ho in mente un piano per arrestare quei
criminali!- fece con tono allegro.
-Sei sempre il migliore! Se correggessi la tua sbadataggine, saresti un
agente perfetto!- esclamò divertito.
-Ehi!- lo riprese Eisuke
Ken uscì dalla stanza di corsa ghignazzando.
"Comunque, anch'io voglio essere d'aiuto!"
Andò poi a parlare con Agasa, che aveva conosciuto 3 anni
prima quando il professore era andato a trovare Ran insieme a Eri e
Kogoro.
-Ma Ken...hai solo 11 anni, cosa pensi di poter fare?!- chiese allibito
Agasa.
-La prego! Ho bisogno che lei mi accompagni a casa a prendere quei
gadget che mi aveva regalato tre anni fa!-
Il professore se li ricordava bene, eraro gli stessi che usava Shinichi
nei panni di Conan Edogawa. L'aveva regalati a Ken dopo aver saputo da
Kogoro che il bambino voleva diventare il nuovo Sherlock Holmes.
"Quanto mi ricordi i vecchi tempi, sei uguale a lui. Se non sapessi chi
sono i tuoi genitori, direi che sei parente di Shinichi-kun"
pensò sorridendo.
-Seguimi!-
Ken annuì felice.
Ai e Ran erano faccia a faccia. La prima aveva un'espressione dura e
fredda, la seconda mostrava una calma che non possedeva in quel momento.
Fu la ex-scienziata a rompere quel silenzio carico di tensione.
-Che cosa volevi fare prima? Stavi per sbattere in faccia a tuo figlio
la verità? Ti rendi conto di quanto potrà essere
sconvolgente per lui?-
La mora fissò il pavimento e mormorò -Io
voglio...-
Scosse la testa, esitando poi a continuare. Haibara le mise una mano
sulla spalla, gesto che sorprese Ran che la fissò perplessa.
-Continua- fece Ai con tono neutro.
-Voglio smetterla di vivere nella menzogna! Basta! Non ne posso
più!- esclamò con gli occhi lucidi.
Ai sospirò e rispose -Detesto doverti dire una cosa del
genere perchè ti capisco, anch'io ho vissuto per anni nella
menzogna, so che ci si sente da schifo. Ma il padre di Ken lotta tra la
vita e la morte, non sai neanche che futuro ti attende con Kudo e non
vuoi distruggere il tuo matrimonio giusto?-
-Io...- si bloccò, Ai aveva ragione.
-Perchè sai che è così che
finirà e questo non è giusto. Non è
giusto per Ken, per Hondou e nemmeno per...- si morse il labbro
inferiore stringendo i pugni.
-Per te, dico bene?- chiese Ran dolcemente -So quanto lo ami. Lo guardi
con gli stessi occhi con cui lo guardavo io in passato-
Ai non si scompose, il suo viso era impassibile, anche se Ran
notò i suoi occhi lucidi.
-Non è per me, è per questa situazione...- si
affrettò a rispondere -...è giusto coinvolgere
tuo figlio di 11 anni in questo tornado? Pensaci bene, Mori-san-
Detto questo, la ex-scienziata la lasciò sola all'ingresso
dell'ospedale.
"Grazie Ai-chan, capisco bene il tuo punto di vista. Non mi resta che
aspettare il risveglio di Shinichi. Siamo i genitori di Ken e
prenderemo insieme una decisione" pensò sicura.
Haibara stava per raggiungere la stanza di Conan per stargli vicino,
quando la voce di Eisuke Hondou attirò la sua attenzione.
-Questo è un piano perfetto!-
-Ma è troppo pericoloso agente Hondou! Senza contare che non
sei nemmeno stato assegnato a questa missione!- ribattè
Jodie.
-Per me va bene- si intromise una terza voce.
-Ma Shu!- esclamò Jodie contraria
-Allora vado a chiamare Ai Haibara- disse Okiya.
Fece per aprire la porta della stanza, quando Ai lo anticipò.
-Non è necessario, sono qui. Allora agenti, che cosa avete
in mente?-
Eisuke sorrise, il suo piano avrebbe funzionato, ne era convinto!
CONTINUA...
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Che ne pensate? Eisuke
ha un piano misterioso... C'è stato il primo "vero"
confronto tra Ai e Ran, con la prima che le ha fatto cambiare
nuovamente idea. Tuttavia, quando si sveglierà Shinichi cosa
succederà? Ho in mente un'idea, anche se non sono del tutto
convinta... (ci stiamo avvicinando al finale e sono molto indecisa XD)
Ci saranno anche delle
novità su Chianti e Vermouth, per ora comunque sono nelle
mani dell'FBI e ci resteranno.
Non so quando
aggiornerò questa volta, spero entro due settimane. Alla
prossima!
|
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Capitolo 13 *** La memoria perduta ***
Scusate il ritardo, in questo
capitolo succederà una cosa che forse non piacerà
a molti XD (il titolo dice tutto!), spero che vi piaccia, ci stiamo
avvicinando alla fine (il prossimo è il capitolo dello
scontro finale/chiarimenti/epilogo, però ci sarà
un capitolo "extra" che non era previsto nei miei piani originali XD).
Capitolo 12: La memoria perduta.
Il viso sicuro di Ken indicava la sua determinazione. Sapeva che quegli
oggetti, che apparentemente sembravano giocattoli, avrebbero potuto
essergli utili.
-Sono sorpreso del fatto che tu li abbia portati con te anche qui-
disse Agasa osservandolo mentre prendeva uno scatolone da sotto il
letto.
-Mamma e papà mi avevano detto che dovevano venire in
Giappone per risolvere un caso e così...- rispose mentre
apriva la grande scatola.
Agasa sorrise riconoscendoli subito e tornando per una attimo con la
mente al passato.
-Orologio
spara-anestetico e scarpe
che aumentano la forza- sorrise Ken e aggiunse -Voglio
aiutare i miei genitori e diventare un grande detective come il signor
Edogawa!-
"Ran non gli darà mai il permesso di partecipare ad una
missione contro quegli uomini, è solo un ragazzino, anche se
molto sveglio" pensò Agasa con un volto che esprimeva
tensione.
I due si affrettarono a tornare all'ospedale.
Nel frattempo, l'FBI, Eisuke, Ai e Ran si trovavano in una sala messa a
disposizione dai medici per loro, dove potevano parlare tranquillamente
senza coinvolgere o disturbare i pazienti.
-Un travestimento?- chiese Ran allibita.
Ai, accanto a lei, poco prima aveva avuto la stessa reazione, tuttavia
era abbastanza convinta che il piano di Eisuke avrebbe funzionato.
-Esatto- confermò Eisuke -Ho chiesto aiuto a mia sorella,
manderà qui un agente donna abile nei travestimenti, in modo
che possa spacciarsi per Haibara, oltre che degli agenti a farci da
supporto-
-In questo modo...- aggiunse Akai -...l'agente infiltrata
potrà rivelarci il luogo in cui si trova la base
dell'organizzazione. Quegli uomini hanno contattato Sherry, la
rivogliono per continuare i loro esperimenti scientifici, non possiamo
perdere questa occasione!-
-A me sembra un piano troppo rischioso per quell'agente!-
esclamò Ran con tono preoccupato.
-E' quello che pensavo anch'io, dubito che Gin si faccia fregare-
intervenne Jodie -Inoltre...-
-E' l'unico modo!- la interruppe Eisuke -L'agente è
già sull'aereo, mi sono permesso di avvertire mia sorella
appena mi è venuto in mente questo piano-
Subaru mise una mano sulla spalla di Jodie -In fondo è il
nostro lavoro Jodie, siamo degli agenti al servizio della giustizia e
dobbiamo tenere in considerazione l'idea di poter morire per il nostro
paese. Non solo il Giappone, ma nemmeno l'America può
permettere ad un'organizzazione come questa di continuare ad esistere-
-Hai ragione Subaru-kun- annuì sorridendo convinta.
Ai era rimasta in silenzio per tutto il tempo, poco gli importava dei
piani degli agenti dell'FBI, l'importante è che lei non
fosse coinvolta in prima persona. Avrebbe preferito morire piuttosto
che tornare da quel mostro di Gin.
Qualcuno bussò alla porta e Shuichi invitò questa
persona ad entrare. Un uomo alto e robusto, con un viso non molto
attraente, fece il suo ingresso nella stanza.
-Novità, Camel?- gli chiese Akai.
L'uomo annuì rispose -I medici sono riusciti a salvarla, ma
l'hanno anche legata al letto impedendole ogni movimento per evitare
altri atti di autolesionismo. Non parlerà mai-
-Dannazione...- mormorò Jodie
-Di chi parlate? Vermouth?- si intromise Ran titubante, osservando poi
Camel fissarla in silenzio.
"Questo tizio è proprio inquietante" pensò
cercando di non fissarlo negli occhi.
-Stiamo parlando di Chianti, un membro dell'organizzazione che abbiamo
catturato poche ore fa- rispose Jodie al posto di Camel -Scusalo,
è che lui rispetta fin troppo bene gli ordini e non parla
mai con i civili delle faccende dell'FBI-
-Capisco- annuì Ran
Jodie aggiunse -Chianti ha tentato il suicidio, si è persino
morsa la lingua nel tentativo di strapparsela-
L'avvocato rabbrividì, arrivare a sopportare un dolore
così atroce pur di non tradire l'organizzazione...
-Comunque, nemmeno Vermouth sa niente visto che è stata
usata da Gin e dubito che lui possa aver detto ad una traditrice dove
si trova la loro base. Quindi non possiamo contare sulle informazioni
dei membri catturati, dobbiamo mettere in pratica il piano di Hondou-
-Bene- sorrise Eisuke -Allora...-
-PRESTO VENITE! CONAN SI E' SVEGLIATO!- esclamò Agasa
aprendo la porta all'improvviso.
Lui e Ken, da poco tornati all'ospedale, erano stati avvisati
dall'infermiera appena uscita dalla stanza del paziente.
Haibara spalancò gli occhi e senza dire una parola,
andò a grandi passi verso la camera di Shinichi. Ran perse
un battito, poi iniziò a piangere commossa.
"Per fortuna ti sei ripreso! Sei vivo, Shinichi, sei vivo!"
pensò felice come non mai, seguendo poi Ai.
Eisuke rimase in silenzio, non sentiva nemmeno le parole degli agenti
che si trovavano nella sua stessa stanza, contenti nel sapere che Kudo
si era ripreso. Certo, anche lui aveva sperato che si riprendesse...ma
ora?
Cosa avrebbe fatto Ran? Cosa ne sarebbe stato del suo matrimonio?
Sentì il vuoto sotto i piedi. Sperava, nonostante si
sentisse tremendamente patetico, sperava che Ran avrebbe scelto lui e
che avrebbe considerato quel sentimento per Shinichi, un dolce ricordo
d'infanzia. Voleva
essere lui, Eisuke Hondou, il vero amore di Ran Mori.
Shinichi aprì gli occhi, ogni cosa in quella stanza prese
forma. Il dottor Sakumo si avvicinò lentamente al letto del
suo paziente, notando il suo sguardo confuso.
-Come si sente, signor Edogawa?-
Il ragazzo sbattè le palpebre guardando ancora
più confuso l'uomo davanti a sè.
-Come se fossi stato pestato da qualcuno- mormorò sentendo un
forte dolore alla testa -Dove mi trovo?-
-Siete all'ospedale di Cho, signor Edogawa. Avete avuto fortuna ad
uscire vivo da quello scontro a fuoco-
Conan sbattè nuovamente le palpebre. Uno scontro a fuoco?
-Il criminale che vi ha colpito alla testa vi ha fatto cadere in coma
per qualche ora. Per fortuna non c'è nessun danno al
cervello o altro, avete solo bisogno di riposare-
Quale criminale? Lui non ricordava niente di tutto questo.
-Posso sapere di cosa sta parlando, dottore?-
-Eh?- fece il medico con aria interrogativa.
-CONAN!- esclamò Ai entrando nella stanza.
-Ai- sorrise lui mentre la ragazza andava ad abbracciarlo.
-Forse tu mi dirai cosa sta succedendo...perchè mi trovo in
ospedale?-
Ai sciolse il forte abbraccio, passando dalla felicità
totale, ad un volto che esprimeva perplessità.
-Conan...non...n...non ricordi...nulla?- gli chiese a fatica.
-No- rispose massaggiandosi le tempie e mettendosi seduto -Se intendi
di questo presunto scontro a fuoco, non ricordo nulla-
La ex-scienziata lanciò un'occhiata veloce verso la soglia
della porta, vide Ran tremare, probabilmente colpita dal vuoto di
memoria di Shinichi, e farsi indietro. Ken, invece, rimase sulla soglia.
Shinichi, seguendo lo sguardo di Ai, vide il bambino.
-Chi è quel ragazzino?-
-Ehm...- Ai si morse il labbro inferiore, non sapendo che risposta dare.
Per fortuna, vide una mano afferrare Ken per un braccio e trascinarlo
fuori. Ran o Eisuke le avevano risparmiato scioccanti rivelazioni, come
poteva dirlo a Shinichi in quello stato?
-Signor Edogawa, qual è l'ultima cosa che ricorda?- chiese
il dottore.
-Mi faccia pensare...- mormorò passandosi una mano sul viso.
Dopo circa un minuto di silenzio, riuscì a dare una risposta
precisa -Una telefonata di una mia amica che mi ricordava
della festa di compleanno di suo padre e una cena con Ai...poi di essere andato a dormire e basta-
-Conan, quello che ricordi è avvenuto 4 giorni fa!-
esclamò Ai.
-Cosa?- sgranò gli occhi basito.
-Dev'essere stato durante quello scontro a fuoco, ti hanno colpito
proprio alla testa con un calcio e sei stato in coma per un bel po'-
-Capisco Ai- fece incerto -Sta di fatto che non ricordo nulla, chi
erano i criminali? Era un caso che mi avevano affidato?-
-Te ne parlerò più tardi, adesso riposa-
-E' vero, ha bisogno di riposarsi signore- aggiunse il medico.
-Ma...-
-Riposa!- il tono di Ai non ammetteva repliche.
-D'accordo- borbottò imbronciato rimettendosi sdraiato.
Una volta uscita dalla stanza e arrivata in corridoio, l'ex-scienziata
notò Ran appoggiata al muro a pochi passi. Aveva lo sguardo
rivolto verso il basso e si mordeva nervosamente l'unghia del pollice,
il sudore sulla fronte testimoniava la sua agitazione, come se in quel
momento stesse cercando di risolvere un complicatissimo problema.
-Mori-san, io credo che sia meglio così per ora- disse
avvinandosi e parlando piano per non far sentire nulla ad Agasa che era
lì.
Ran si girò verso di lei fissandola con gli occhi lucidi.
"Ha dimenticato...forse è il destino, questo crudele e
triste destino..." pensò l'avvocato.
-Sì...- mormorò -Probabilmente qualcuno
lassù ha voluto darmi una seconda chance, non è
destino che Shinichi sappia la verità-
Ai fece un sorriso amaro, osservando poi Ran raggiungere suo marito e
Ken che si trovavano in fondo al corridoio vicino alle macchinette.
Forse era la cosa migliore, ma era davvero la scelta giusta?
Qualche ora dopo, l'agente della CIA, che si chiamava Margot Grand
arrivò all'ospedale di Cho.
-Ha capito tutto, agente Grand?- ripetè Eisuke
La donna gli rivolse un'occhiata sprezzante -Con chi credi di parlare,
Hondou? Sono la migliore della mia squadra. Non mi importa se sei il
fratello del presidente, non seccarmi. Ho capito perfettamente-
"Simpatica, non c'è che dire!" pensò mordendosi
le labbra ed evitando di rispondere.
Jodie sorrise. Quella donna sapeva il fatto suo, era determinata e
pungente. Sentiva di potersi fidare di lei.
Margot Grand dimostrava meno di 30 anni, aveva gli occhi cerulei e i
suoi capelli erano biondi, quasi platino. Le labbra incurvate in un
sorriso sicuro, convinta di riuscire a dare il meglio di sè
per questa missione.
-Allora...- si rivolse ad Agasa -Mi accompagni a casa sua signor Agasa.
Come mi è stato ordinato, chiamerò quegli uomini
fingendo di essere Ai Haibara e mi farò venire a prendere-
Agasa si limitò ad annuire, un po' preoccupato.
-Voi dell'FBI attendete, avrò un microfono nascosto dentro
il tacco degli stivaletti. Portare un cellulare sarebbe inutile,
sarò controllata a vista-
-Osserveremo i tuoi movimenti agente Grand, una volta scesa dalla
macchina dovresti essere alla base, noi seguiremo il segnale e
coglieremo di sorpresa i lupi- sorrise Akai.
******
Casa Agasa
Era tutto pronto, Margot Grand travestita in modo da essere identica a
Shiho Miyano, si trovava a casa del professor Agasa. Era allo stesso
livello di Kaito Kid nei travestimenti nello saper imitare le voci.
Si era anche fatta descrivere dalla stessa Ai Haibara il suo carattere,
in modo da riuscire a rispondere a certe domande con i modi e i toni
della ex-scienziata. Purtroppo non aveva le conoscenze scientifiche di
uno scienziato, quindi doveva cercare di prendere tempo
finchè gli agenti dell'FBI e della CIA non sarebbero
arrivati.
Vide una jaguar nera fermarsi proprio davanti a casa, lei che si
trovava alla finestra fece cenno all'uomo che era appena sceso, che
l'avrebbe raggiunto subito.
-Bene, Sherry- sorrise Scotch -L'Hai capito che l'unico modo per avere
salva la vita è tornare da noi-
-Taci!- rispose freddamente l'agente della CIA -Non avete mantenuto la
vostra promessa!-
Si riferiva ovviamente alla trappola tesa a Shinichi, si era fatta
raccontare da Ai e dagli agenti dell'FBI tutti i dettagli del caso.
L'uomo si limitò a sghignazzare.
-Muoviamoci prima che ti faccia fare la sua stessa brutta fine- disse
poi un sorriso malefico stampato in faccia.
"Buona fortuna!" pensò Agasa dietro le tende osservando la
juguar allontanarsi velocemente nel buio della notte.
Intanto l'FBI, seguiva tutto tramite il microfono nascosto dentro il
tacco degli stivaletti dell'agente Grand. Com'era prevedibile, l'uomo
dell'organizzazione aveva sequestrato il cellulare della donna e gli
aveva controllato tutte le tasche.
Da un pc osservavano tutti i movimenti.
Akai parlò a tutti gli agenti presenti -Appena il segnale
sarà fermo in un unico punto, vorrà dire che
probabilmente sarà arrivata a destinazione. Tenetevi pronti-
Ken, intanto, approfittando di un momento di distrazione dei suoi,
stava origliando la conversazione dell'FBI.
"Non mi permetteranno mai di andare con loro, però non sanno
che le idee geniali sono il mio forte!" pensò sicuro di
sè.
CONTINUA...
|
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Capitolo 14 *** La base degli uomini in nero ***
Lo so,
sono in ritardo, ma ero molto indecisa su come finire questa storia,
ormai mancano due capitoli. In realtà questo avrebbe dovuto
essere il penultimo e poi ci sarebbe stato un capitolo "extra" non
previsto inizialmente...invece, ho deciso di aggiungere alcuni dettagli
e quindi di allungare la storia di un altro capitolo.
Dopo
questo, ce ne saranno altri due (la parte finale dello scontro con i
MIB e il capitolo extra che sarà dedicato ad una coppia).
Un
saluto a tutti!
Capitolo 13: La base
degli uomini in nero.
-Andiamo!- esclamò Akai soddisfatto.
-Siamo pronti signore!- rispose uno degli agenti.
Finalmente l'agente Grand era arrivata alla base dell'organizzazione,
dovevano sbrigarsi, se gli uomini in nero l'avrebbero obbligata a
lavorare da subito per loro, si sarebbero accorti che non era affatto
una scienziata.
Shuichi uscì dalla stanza, seguito a ruota da Okiya, Camel e
altri agenti, anche membri della CIA mandati da Rena Mizunashi per fare
da supporto a Margot Grand.
Prima che potesse uscire dall'ospedale, Jodie lo fermò
bloccando per un braccio.
-Sta attento, ti prego!- fece con tono timoroso la donna.
-Non preoccuparti- rispose lui dandole un veloce bacio sulle labbra e
allontanandosi.
Jodie si toccò la pancia pensando "Torna da noi, Shu..."
Ken, intanto, riuscendo a non farsi vedere da nessuno, stava seguendo
gli agenti. Le scarpe potenziate ai piedi, l'orologio al polso
spara-aghi...era pronto per aiutarli e vendicare il suo idolo, il
detective Conan Edogawa!
Stando ben attento a non farsi scoprire, riuscì ad entrare
in un bagagliaio dell'auto di uno degli agenti, troppo presi dalla
missione per accorgersi del ragazzino.
Nel frattempo, Eisuke e Ran camminavano nel corridoio dell'ospedale.
-Hai deciso di non andare con loro, sono contenta- disse Ran tirando un
sospiro di sollievo.
-Questo è un momento troppo delicato per la nostra famiglia,
non posso lasciarti sola. Sei mia moglie e io...ti amo-
Abbassò lo sguardo, era preoccupato, troppo.
-Eisuke...- mormorò Ran emozionata -Perdonami, ho bisogno di
capire una cosa prima di prendere una decisione definitiva-
Lui abbozzò un sorriso e si sedette in una delle sedie del
corridoio, mentre Ran andò verso la stanza di Shinichi.
-Sei sicuro di star bene?-
-Ma certo, Ai! Non è da te essere così premurosa
e preoccupata!- esclamò Conan con una punta di divertimento
nella voce.
Lei arrossì leggermente evitando lo sguardo di lui.
-Non so cosa mi sia successo esattamente, però sento un
vuoto dentro...- mormorò il detective.
-Che vuoi dire?- chiese Ai sedendosi sulla sedia accanto al letto.
-E' come se mancasse qualcosa, un dettaglio che non riesco a ricordare
e un nome sulla punta della lingua che non riesco a pronunciare...-
rispose massaggiandosi le tempie.
Ai lo fissò con il viso tirato, nonostante ciò
riuscì a nascondere la sua tensione al ragazzo.
-Che...co...cosa provi?- fece lei con voce tremante.
-Un senso di vuoto...- rispose confuso
L'ex-scienziata abbassò lo sguardo, chiedendosi se era
davvero giusto nascondere tutti gli eventi che erano successi nelle
precedenti 24 ore. Ad un certo punto, Conan fece una cosa che la
sorprese...spalancò gli occhi, lui aveva iniziato ad
accarezzarle il viso.
-Però sono anche felice Ai, mi sei sempre vicina. Non mi
interessano queste sensazioni negative che provo dentro, l'unica cosa
che voglio è averti vicino. Se non ci fossi stata tu, in
questi anni sarai impazzito dal dolore. Grazie, per tutto-
-Io...- non sapeva cosa dire, emozionata.
Rimase quindi in silenzio, anche se i suoi occhi lucidi indicavano
chiaramente ciò che provava. Shinichi le mise le mani dietro
il capo e la spinse contro la sua bocca.
Testimone di quel bacio appassionato, fu Ran, che aveva visto e sentito
tutto, essendo la porta della stanza socchiusa.
La donna chiuse lentamente la porta per non farsi sentire e,
appoggiandosi al muro, si lasciò cadere lentamente fino a
sedersi a terra.
"Ho capito tutto Shinichi. Ho capito..." pensò con lo
sguardo perso nel vuoto.
Adesso ne era convinta, tutto era chiaro e tutto aveva un senso.
Shinichi non doveva sapere nulla, questo per la sua
serenità, per quella di Ai, per Eisuke e per Ken. Avrebbe
dovuto essere contenta, in fondo le persone che amava avrebbero vissuto
senza pesi sull'anima, invece provò un profondo senso di
vuoto dentro di sè, lo stesso di Shinichi, quello che il
detective non riusciva a spiegarsi.
Sentì una mano sulla sua spalla sinistra che la fece
sussultare. Sbattè le palpebre vedendo Eisuke inginocchiato
davanti a lei.
Lui sorrise comprensivo e Ran si tuffò tra le sue braccia
stringendosi a lui.
"Non pensare che sia per l'amnesia di Shinichi, io in fondo credo di
voler davvero restare insieme a te, Eisuke" pensò lei,
sapendo che mai quelle braccia l'avrebbero abbandonata.
-HONDOU-SAN! RAN!- gridò qualcuno chiamandoli.
I due si alzarono e guardarono Agasa che aveva il respiro affannoso e
la fronte sudata.
-Cosa succede?- chiese Ran provando improvvisamente un senso di
angoscia.
-Mi dispiace, avrei dovuto dirvelo prima ma non credevo che avrebbe
fatto tutto di nascosto...io...io non l'ho preso seriamente e...- si
bloccò Agasa riprendendo fiato.
-Ma di che diavolo sta parlando?- chiese Eisuke confuso.
-Ken è sparito e credo che abbia seguito gli agenti
dell'FBI!-
Eisuke e Ran sbiancarono, perchè Ken avrebbe dovuto fare una
cosa del genere?
L'agente dell'FBI afferrò il professor Agasa per un braccio
-CI SPIEGHERA' TUTTO PER STRADA, DOBBIAMO RAGGIUNGERE IMMEDIATAMENTE
GLI ALTRI AGENTI, NON C'E' TEMPO DA PERDERE!-
Si mise a correre verso l'uscita dell'ospedale con Ran e Agasa dietro
di lui.
"Ken...ma cosa ti è saltato in mente? Ti prego, non fare
niente di avventato!" pensò Ran terrorizzata alla sola idea
di suo figlio e Gin nello stesso posto.
La base degli uomini nero si trovava in un laboratorio segreto nascosto
in mezzo ai boschi poco distante da Tokyo, a differenza di quella
precedente che era a Tottori, dimora dell'ex-Boss.
Margot Grand, travestita da Ai, si guardava intorno con una certa
curiosità e senza timore, aveva esperienza in questo genere
di missioni. Seguiva Scotch sentendo lo sguardo di alcuni uomini su di
sè.
Davanti a lei un' enorme villa, controllata a vista da cecchini sui
tetti e quattro uomini davanti all'ingresso, più uno vicino
ad ogni finestra.
-Come puoi notare è molto diversa dalla vecchia base che si
trovava nella periferia di Tottori- le fece notare Scotch al suo fianco
-Qui abbiamo un laboratorio sotterraneo dove lavorano gli
scienziati...alcuni un po' contro la loro volontà...-
ridacchiò.
L'agente Grand rimase in silenzio, aspettando che l'uomo continuasse a
parlare.
-Dovrai metterti subito a lavoro, Gin è impaziente, non vede
l'ora che quel farmaco sia pronto. Ha detto che grazie ad esso
farà un bel regalo all'umanità- sorrise l'uomo in
nero.
"Che cosa vorrà dire?" pensò perplessa "Ad ogni
modo, devo cercare di mantenere il sangue freddo e prendere tempo. Non
ho conoscenze scientifiche, se dico qualcosa di sbagliato capiranno
subito che non sono Sherry. Fate in fretta, ragazzi!"
-Lo sai, il Boss non vede l'ora di mettere le mani su di te- fece
Scotch con tono malizioso.
Si girò poi a guardarla con un ghigno, che
diventò una smorfia quando vide il volto impassibile della
donna.
-Tsk! Avanti, seguimi!- esclamò
"Cosa credevi, bastardo? Di intimorirmi?" pensò Margot
soddisfatta seguendo l'uomo all'interno dell'edificio.
Una volta all'interno, guardò un po' ovunque. All'apparenza
sembrava una normale villa che apparteneva ad un qualche ricco signore.
C'erano dei quadri che sembravano dei ritratti di alcune persone,
ritratti di famiglia, sfondi con il mare, con le montagne.
Probabilmente l'organizzazione si era impossessata di quella casa e
chissà che fine avevano fatto i proprietari.
L'agente Grand vide un uomo scendere dalle scale che portavano al piano
di sopra, questo tipo assomigliava incredibilmente a Scotch.
-Ci si rivede Sherry- fece un ghigno Rum
-Rum, hai fatto tacere quella ragazzina?-
-Lo spero- rispose il fratello con tono annoiato -Ormai non ci serve
più, potrei ucciderla immediatamente, ma il Boss vuole
divertirsi con la figlia di quella traditrice-
"Una ragazzina?!" pensò Margot spalancando gli occhi.
Lei era un'agente della CIA! Non poteva non intervenire per salvarla!
Strinse i pugni, sapeva di dover dare priorità alla sua
missione.
-Il Boss avrà altro di cui occuparsi- sorrise Scotch
voltandosi e guardando Sherry, poi si rivolse nuovamente a suo fratello
-Porta Sherry nel laboratorio sotterraneo, io mi occuperò di
quella ragazzina odiosa-
Rum non se lo fece ripetere due volte, afferrò l'agente
della CIA per un braccio, obbligandola a seguirlo.
"Devo aspettare il momento giusto, calma!" pensò la donna
facendo un sospiro.
Non c'erano persone in giro, probabilmente l'organizzazione aveva come
membri principali Gin, Rum, Scotch e Chianti, mentre gli altri erano
dei tirapiedi che sorvegliavano l'edificio.
Aspettò di essere lontana da Scotch...ora era il momento di
agire!
In quel preciso istante, si fermò di colpo. Rum, pensando
che lei volesse opporre resistenza, fece un ghigno aumentando la presa
sul suo braccio e afferrandole il mento con la mano libera.
-Non puoi sfuggire al tuo misero destino Sherry!- esclamò
l'uomo in nero spingendola contro il muro.
Margot doveva solo aspettare che lui abbassasse la guardia...
-Ora che ci penso, però...possiamo prendercela comoda e
divertirci io e te- fece lui con tono malefico.
Iniziò a baciarla con foga, le sue mani, che prima
bloccavano il braccio di lei, andarono a toccare il suo seno. Pessimo
errore.
L'agente della CIA gli dirò una ginocchiata improvvisa nella
zona del basso ventre.
-Porco schifoso!- esclamò disgustata mentre lui cadeva a
terra dolorante.
-Maledetta...- mormorò a denti stretti Rum.
Un ennesima ginocchiata sul volto gli fece perdere qualche dente.
Margot gli afferrò il volto, fissandolo con un sorriso -Good
night!-
Gli fece sbattere la testa contro il muro e l'uomo perse i sensi.
"Fuori uno! Sbrigatevi, ragazzi!" pensò ricordandosi che i
suoi colleghi sarebbero dovuti arrivare da un momento all'altro.
Corse verso il piano di sopra, doveva salvare quella ragazzina
prigioniera!
All'improvviso sentì un rumore assordante.
"Che succede? Sarà l'allarme?"
Si sentivano anche degli spari all'esterno, fece un sorriso
soddisfatto, i suoi compagni erano arrivati!
Gli agenti dell'FBI e della CIA, con la collaborazione della polizia
locale, avevano circondato l'edificio, ed era iniziato uno scontro a
fuoco contro gli uomini dell'organizzazione.
-Hanno dei giubbotti-anti proiettile e dei caschi protettivi, non
abbiamo speranze!- esclamò un cecchino membro
dell'organizzazione.
Akai, circondato dai suoi uomini più fidati, fece irruzione
nella villa.
-Seguimi Camel, voi altri andate nei piani sotterranei!-
ordinò ai suoi uomini.
Quando Shuichi e Andrè Camel raggiunsero il piano di sopra,
videro Gin correre via con una donna tenuta stretta a
sè, poi il pianto di una ragazza in una stanza aperta
attirò la loro attenzione.
Masumi Vineyard piangeva terrorizzata, affianco a lei c'era un uomo
svenuto a terra.
-Tutto ok? Stai tranquilla, adesso ti portiamo via- la
rassicurò Camel facendola alzare.
-Devo raggiungere Gin, Camel metti le manette a quell'uomo,
è Scotch un tipo che il vecchio Boss pagava per commettere
degli omicidi-
Akai corse all'inseguimento di Gin.
-Quell'agente della CIA...mi...mi ha salvata, poi è arrivato
quel mostro, l'ha presa e...- si bloccò, la voce ancora
tremante.
-Non preoccuparti, ci penserà Akai-san- rispose Camel mentre
metteva le manette a Scotch.
-Vi prego, portatemi da mia madre!- lo supplicò Masumi.
-Tua madre è Vermouth, non è così? O
meglio, Sharon Vineyard...ci ha chiesto lei di salvarti, sta bene. Ti
porteremo da lei al più presto-
Masumi sorrise -Grazie!-
Intanto, Ken rimaneva nascosto dietro alla macchina di uno degli
agenti, poco distante da lui c'era lo scontro a fuoco tra la polizia e
alcuni uomini che si trovavano sui balconi e sul tetto dell'edificio.
Vide l'agente Takagi colpire uno degli ultimi cecchini sul tetto.
-RITIRATEVI! SCAPPATE!- gridò un uomo sul balcone.
-NON DOVETE LASCIARNE FUGGIRE NEMMENO UNO, INSEGUITE QUELLI CHE
STANNO SCAPPANDO NEL BOSCO!- gridò Miwako Sato.
Un gruppo di poliziotti, partì all'inseguimento.
"Adesso è il momento giusto, difficilmente noteranno un
ragazzino e poi non ci sono più cecchini sui tetti, ho via
libera!" pensò Ken correndo verso la villa.
Voleva assolutamente vendicare il suo idolo, il detective Edogawa,
aiutando il capo dell'FBI a fermare quei criminali.
Shuichi, nel frattempo, riuscì a raggiungere Gin sul tetto
dell'edificio. La resa dei conti era finalmente arrivata...
CONTINUA...
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Capitolo 15 *** Boss vs Boss / epilogo ***
Capitolo 14: Boss vs Boss /
epilogo
All'ospedale di Cho, Ai fu chiamata da Jodie in corridoio. Aveva
sussurrato il suo nome rimanendo fuori, finchè lei non si
accorse che la donna la stava chiamando.
Conan si mise una mano sotto il mento e inarcò un
sopracciglio, non gli erano sfuggiti certi atteggiamenti sospetti e
alcune frasi ambigue.
La ragazza chiuse la porta alle sue spalle, non pensando che il
detective potesse sospettare qualcosa. Shinichi, infatti si mise dietro
la porta appoggiando il suo orecchio destro ad essa per cercare di
sentire qualcosa.
Ai sgranò gli occhi -Cosa...cosa hanno fatto?! Sta dicendo
sul serio agente Starling?-
-Sì- confermò l'americana -L'agente Hondou e Ran
si stanno dirigendo verso la base dell'organizzazione, li ho incontrati
in corridoio, ma non ce l'ho fatta a bloccarli, erano troppo agitati e
sconvolti...-
Shinichi, sentendo quei due nomi, sbiancò...una fitta alla
testa lo scosse e si piegò in due, qualche ricordo stava
riemergendo, lui aveva incontrato Ran, rivedeva quegli occhi, rivedeva
Eisuke Hondou accusarlo di qualcosa, colpirlo con un pugno...perchè?
E qual'era quel nome sulla punta della lingua che non riusciva a
pronunciare?
Voleva
assolutamente delle risposte!
Aprì la porta all'improvviso, spaventando sia Ai che Jodie,
la prima fece qualche passo indietro spaventata, Shinichi aveva gli
occhi fuori dalle orbite.
Il detective l'afferrò per le spalle.
-L'organizzazione? Che diavolo sta succedendo? Rispondimi Ai! Hai anche
nominato
loro...cosa mi state nascondendo?!-
Non aveva osato pronunciare i nomi di Eisuke e Ran, due persone che in
quegli anni gli avevano provocato una sofferenza immensa.
Però li aveva già incontrati, ne era certo e per
colpa dell'amnesia non ricordava quasi nulla.
-Io...- l'ex-scienziata abbassò lo sguardo, esitando.
Lui rimase zitto, in attesa di spiegazioni, ma era chiaramente agitato
e il cuore gli batteva a mille. Fu Jodie a rompere quel silenzio carico
di tensione.
-Calmati Cool Kid, è meglio che sia io a raccontarti ogni
cosa- disse mettendogli una mano sulla spalla, non aveva mai perso
l'abitudine di chiamarlo "Kid",
nonostante sapesse la sua vera età.
Lui annuì, calmandosi. Jodie gli fece cenno di seguirlo
all'interno della stanza e si sedette sulla sedia accanto al letto, lui
rimase in piedi di fronte a lei a braccia conserte, Ai era tesa come
una corda di violino.
"Mi chiedo che cosa abbia in mente l'agente Jodie, una parola di troppo
potrebbe rovinare ogni cosa..." pensò Haibara preoccupata.
Sapeva che Shinichi non ci avrebbe pensato due volte ad andare contro
gli uomini in nero una volta saputa la verità, ma non era
nelle condizioni per farlo. Jodie la pensava come lei, infatti
mentì e si limitò a dirgli che Eisuke Hondou si
era unito alla missione in quanto agente dell'FBI, su richiesta di
Akai, senza nominare Ran Mori e suo figlio.
-Capisco- mormorò Shinichi leggermente teso -Quindi quello
scontro a fuoco in cui è avvenuto l'incidente che ha
provocato la mia amnesia, in realtà era un faccia a faccia
tra me e Gin...-
-L'FBI ha il supporto degli agenti della CIA mandati da Hidemi Hondou,
non provare a fare l'eroe o cose del genere, non permetteremo che dei
civili vengano coinvolti!- il tono di Jodie non ammetteva repliche.
Conan sospirò, arrendendosi, doveva lasciare il suo
obiettivo ad altri, sapeva che attualmente non era in
condizione di affrontarli.
-Però mi chiedo...- disse più a se stesso che a
Jodie o Ai -Perchè lei
ha deciso di tornare? E poi questo nome, questo maledetto nome e questo
volto che non riesco a ricordare...- aggiunse passandosi le mani sul
viso.
Ai abbassò lo sguardo sentendosi in colpa per quella
verità nascosta. Gli stava mentendo sulla cosa per la quale
Shinichi si era sentito l'uomo più felice del mondo, ed era
certa che se lui avesse saputo non gliel'avrebbe mai perdonato.
******
Akai digrignò i denti. Si trovava sul tetto dell'edificio,
lui e Gin erano faccia a faccia. Aveva sempre desiderato confrontarsi
con lui uno contro uno, peccato che in quel preciso istante una donna
rischiava di morire.
L'uomo in nero teneva il braccio destro stretto al collo di Margot
Grand e la teneva ferma contro di sè, lei non riusciva
più a opporsi, ormai senza forze. Sulla mano sinistra aveva
una pistola puntata alla testa dell'agente della CIA.
-Lasciala andare Gin, vediamocela io e te- iniziò a dire
Shuichi -Non era forse questo quello che desideravi? Uccidermi con le
tue mani, no? Adesso ne hai l'occasione-
Il Boss dell'organizzazione scoppiò a ridere, una risata
crudele, folle, da far venire i brividi. Margot provò un
terrore assoluto nel sentir ridere quell'uomo.
-Hai così tanta stima di te stesso da pensare di essere al
centro dei miei pensieri Akai?- fece un ghigno Gin -Ho smesso di
pensare a te da anni ormai. Voglio solo raggiungere gli obiettivi che
il vecchio Boss non era riuscito a portare a termine, dare un dono
all'umanità-
-Stai parlando di quei farmaci in grado di ringiovanire le persone? Tu
vuoi solo imporre il tuo desidero anche agli altri, pensi che il fine
possa giustificare i mezzi, la verità è che sei
uno squilibrato assassino che io ho il dovere di fermare!- rispose Akai
con tono freddo e deciso, facendo un passo in avanti.
Gin rise di nuovo -Io un assassino? Erano sacrifici necessari-
-Adesso basta! Chiudiamo questa storia una volta per tutte, lascia
andare quell'agente e affrontami!-
Shuichi chiuse i pugni e si mise in posizione da combattimento.
-Corpo a corpo, Gin. O sei così codardo da usare un ostaggio
o affidare la tua vita a un'arma?- sorrise con il chiaro intento di
provocarlo.
Ferito nell'orgoglio, Gin diede un colpo in testa all'agente Grand che
perse i sensi e mise a terra l'arma.
-Hai sempre intralciato i miei piani, Akai. La sua morte mi
darà soddisfazione, ti farò sputare sangue stanne
certo!- esclamò con gli occhi fuori dalle orbite e un
sorriso sadico, non sembrava neanche umano.
"E' un demonio!" pensò Shu rimanendo impassibile.
Gin corse verso di lui dandogli un pugno sullo stomaco, con l'intento
di chiudere la questione più velocemente possibile. A
differenza di ciò che si aspettava, Shu incassò
il colpo senza cadere, la sua faccia era inespressiva e rispose con un
sinistro che fece cadere l'uomo a terra.
Sorpreso, l'uomo in nero sentì quella parte del volto in
fiamme. Si rialzò immediatamente furioso.
-Siamo un po' arrugginiti, o sbaglio?- lo schernì Akai.
-TU! LURIDO!- ringhiò fuori di sè Gin tentanto di
colpirlo con una raffica di pugni.
I suoi colpi andarono a vuoto, Akai più agile di lui
riuscì a schivarli senza troppa fatica. Quella era la sua
tattica, provocarlo a portarlo allo sfinimento per poi finirlo.
Il Boss dell'organizzazione si piegò in avanti appoggiandosi
sulle ginocchia, la fronte sudata, il fiatone...in quel momento
comprese che non ce la faceva più, se avesse continua
così avrebbe lasciato che Shuichi Akai vincesse.
Disgustato alla sola idea di farsi arrestare da lui,
approfittò del fatto che il capo dell'FBI era un po' lontano
e riuscì a recuperare la pistola che prima aveva appoggiato
a terra.
"Dannazione!" pensò Akai vedendo che l'uomo in nero
puntò nuovamente la pistola alla testa di Margot Grand
stordita a terra.
-Sei soltanto un codardo, un maledetto codardo Gin!-
-AHAHAHAHAHAH! Mi spiace non avrò modo di sentire
ulteriormente le tue accuse...- rise Gin -...perchè adesso
questa donna andrà all'altro mondo e tu con lei!-
Akai imprecò mentalmente, non sapendo cosa fare e per la
prima volta sudò freddo davanti a quell'uomo. Comprese che
Gin pur di vincere avrebbe calpestato il suo stesso orgoglio.
Il capo dell'organizzazione fece per sparare, quando sentì
qualcosa colpirlo al braccio.
-Un ago?!- disse spalancando gli occhi
-COLPITO!- esclamò Ken sorridendo
-Ma cosa...- fece Shuichi perplesso girandosi e osservando il ragazzino.
"Quello è l'orologio che aveva quel ragazzino detective!"
pensò stupito ricordandosi di quando lo usava Conan Edogawa.
-Dannazione...- mormorò Gin sentendosi stordito -Come posso
permettere ad un moccioso di fare questo a me...-
L'unica soluzione era spararsi sul braccio in modo che il dolore
l'avrebbe costretto a rimanere sveglio, tuttavia Akai non gli diede il
tempo di pensare, con un calcio gli fece volare via l'arma.
-Akai...bastardo...non puoi vincere...- fece a fatica cominciando a
perdere le forze.
Shuichi sorrise -Ho già vinto!-
Un gancio destro fece crollare definitivamente il Boss
dell'organizzazione, Gin cadde pesantemente a terra senza
più muoversi.
-E chi l'avrebbe mai detto che sarebbe successo grazie ad un moccioso-
sorrise osservando Ken esultare quasi come allo stadio.
L'agente si avvicinò al ragazzino mettendogli una mano sulla
spalla.
-Sei in gamba ragazzo, farai strada proprio come tuo padre-
-La ringrazio!- fece Ken orgoglioso -Anche se io non voglio diventare
proprio un agente, ma fare il detective!-
"Infatti intendevo quel
padre" pensò Akai limitandosi ad annuire.
Poco dopo arrivarono gli altri agenti ad informare Akai della cattura
del resto dell'organizzazione. Gin fu arrestato e finalmente era
finita, una delle più grandi e pericolose organizzazioni del
Giappone era stata sgominata.
Eisuke e Ran arrivarono sul posto, Ken si beccò una bella
sgridata dai suoi dopo un lungo abbraccio, però furono
calmati da Shuichi.
-Potete perdonare vostro figlio e considerarlo un piccolo eroe- disse
Akai appoggiando una mano sulla testa di Ken.
Ran sospirò calmandosi definitivamente, mentre Eisuke
sorrise.
-Ken, hai davvero un senso di giustizia come tua madre e...- Eisuke si
bloccò abbassando lo sguardo.
-Eisuke...- mormorò Ran osservandolo tristemente.
-E come te, papà!- esclamò felice Ken -Il senso
di giustizia me l'hai insegnato tu insieme alla mamma, sono orgoglioso
di essere tuo figlio...io...io voglio essere come te!-
-Ken...- bisbigliò Eisuke emozionato
Il ragazzino si grattò il capo ridacchiando -Ma ne ho ancora
di strada da fare, tu sei un valorosissimo agente e...-
Non riuscì a terminare la frase perchè Eisuke con
un abbraccio lo strinse a sè. Con quelle parole, Ken aveva
fatto di lui, l'uomo che l'aveva cresciuto, il papà
più felice del mondo.
Ran osservò la scena con le lacrime agli occhi dalla
commozione, quella era la sua famiglia, la sua splendida famiglia.
Akai le si avvicinò bisbigliando -Tra qualche giorno noi
dell'FBI torneremo in America. Non so cosa tu abbia deciso, ma da ora
non sei più costretta a mantenere la promessa che facesti
undici anni fa, la nostra missione è finita-
La donna annui -Grazie per la protezione che hai dato ai miei cari in
questi anni-
-Un dovere- rispose l'uomo allontanandosi.
Ormai Ran non aveva più dubbi, aveva fatto la sua scelta e
la certezza assoluta l'aveva avuta non solo vedendo il bacio tra Conan
e Ai, ma anche guardando emozionata l'abbraccio tra suo marito e suo
figlio.
******
Una settimana dopo la fine dell'organizzazione, la famiglia Hondou
decise di tornare a casa in America. Gli agenti dell'FBI e della CIA
erano già partiti il giorno prima dopo aver ringraziato la
polizia giapponese per la collaborazione. Ran venne a sapere dalla sua
ex-professoressa d'inglese Jodie, che lei e Shuichi si sarebbero
sposati entro pochi mesi e ciò la rese felicissima, non
vedeva l'ora di vederli vestiti da sposi, specialmente Akai...rise al
solo pensiero.
Prima di partire era andata a salutare tutti, Kazuha, Heiji, Sonoko,
Makoto, Agasa, Ai al telefono...tutti tranne una persona. Era proprio
per il timore di incontrare LUI
che aveva evitato di andare a salutare personalmente Shiho.
-Ran- la chiamò Eisuke
Lei, assorta nei suoi pensieri, ebbe un sussulto e si girò
guardandolo negli occhi.
-Ne sei sicura?- chiese con un filo di voce
L'avvocato ebbe un attimo di esitazione, poi vedendo suo figlio che
dormiva beato a cavalluccio sulle spalle di Eisuke riuscì a
trovare il coraggio di prendere quella decisione per la sua famiglia.
-Sì- annuì sicura
Eisuke sorrise sollevato e fece sdraiare Ken sul sedile posteriore
della macchina di Kogoro che si trovava al volante, per poi sedersi al
fianco di Ken, stando ben attento a non svegliarlo. Il ragazzino era
crollato dopo una giornata passata a giocare con gli altri ragazzini
del quartiere.
Ran controllò la sua borsa per vedere se aveva messo
all'interno tutto il necessario, ma quando alzò lo sguardo
vide...non riusciva a credere ai suoi occhi! Perchè?
In quel momento arrivò anche Eri che aveva appena chiuso
l'ufficio Mori e vedendo sua figlia imbambolata, seguì il
suo sguardo per poi sbiancare vedendo chi la fissava. Che cosa voleva
ancora
LUI?
-Shin...ichi...- mormorò Ran a fatica.
Il ragazzo aveva il fiatone, era evidente che aveva corso come un matto
per arrivare lì. Poco prima infatti, Ai gli aveva rivelato
quello che non riusciva a ricordare per colpa dell'amnesia, dicendogli
che se non lo avesse fatto, l'avrebbe rimpianto per tutta la vita.
-Non posso vivere per anni nel rimorso. Devi parlare con lei- gli aveva
detto Ai accennando un triste sorriso.
"Anch'io non voglio vivere una vita piena di rimorsi Ai"
pensò il detective asciugandosi il sudore dalla fronte.
Ran, intanto, fece qualche passo verso di lui, poi si voltò
timorosa verso la macchina. Vide Eisuke annuire seriamente, segno che
aveva via libera di agire come voleva, non l'avrebbe mai ostacolata. I
suoi genitori erano fuori dalla macchina, Kogoro era sceso da essa
fuori di sè.
-Ancora quel dannato Kudo...- mormorò a denti stretti
trattenendosi dal correre verso di lui e prenderlo a pugni, lo
considerava la maggior causa di sofferenza per sua figlia.
-Stai calmo Kogoro, saliamo in macchina. Ran non è
più una bambina che va protetta, sa cosa deve fare- disse
Eri a suo marito.
-Va bene- rispose lui risalendo in auto.
Shinichi raggiunse Ran, una volta davanti a lei non riuscì a
trattenersi da stringerla a sè. Lei lo lasciò
fare, appoggiò la testa sul suo petto sentendo i battiti del
cuore del ragazzo. Un cuore che batteva per lei da anni, questo lo
sapeva, ma aveva anche accettato che d'ora in avanti avrebbe battuto
per un'altra donna.
Fu lui a rompere per primo il silenzio, dopo averle preso il volto con
entrambe le mani per fissarla negli occhi.
-So tutto...Ai mi ha raccontato ogni cosa, ha voluto essere leale con
me perchè ha detto che altrimenti avrebbe avuto dei rimorsi
per tutta la vita-
-Una cosa del genere è da lei, è proprio una
persona straordinaria- rispose Ran sorridendo.
Poi si staccò da lui facendo un passo indietro e aggiunse
-Comunque non cambiano le cose Shinichi, per il nostro bene
è meglio che tutto continui come ha deciso il destino...-
-Ma noi siamo fatti per stare insieme!- ribattè lui
-In passato, non ora. Tu provi dei sentimenti per Ai-chan, lo so, vedo
come la baci e io non me la sento di rompere l'equilibrio della mia
famiglia. E' troppo tardi per tornare indietro, guarda in faccia la
realtà, tu non più Shinichi Kudo...ormai sei
Conan Edogawa...-
Quelle parole ebbero l'effetto di un pugno alla stomaco per il ragazzo.
Ran continuò -In un certo senso, hai una nuova
identità e una nuova vita in cui Ran Mori non c'entra nulla.
Tu puoi andare avanti senza di me, pensami a come un dolce ricordo
d'infanzia come faccio io-
Il detective strinse i pugni frustrato, ma sapeva che lei aveva
ragione. In quelle condizioni non avrebbero potuto rifarsi una vita
insieme.
"Maledirò per sempre quel giorno al Tropical Land quando
seguii quegli uomini!" pensò furioso con se stesso.
-So che è difficile lasciarci, non sai quanto mi faccia male
Shinichi...in fondo io e te abbiamo passato momenti indimenticabili...-
mormorò lei con una punta di tristezza nella voce.
In quel momento, tutti i bei momenti passati con lui riemersero e fu
travolta dai ricordi, riuscì a fatica a trattenere le
lacrime.
"Sei sempre stato l'emozione più bella della mia
adolescenza, ti ho amato alla follia. Se piangevo era di gioia
perchè raggiungevi i tuoi obiettivi ed ero felice per te,
oppure piangevo perchè mi mancavi da morire quando partivi
per i tuoi stupidi casi" pensò senza dire nulla.
Lui si accorse dei suoi occhi lucidi, fece per abbracciarla nuovamente
ma Ran lo respinse mettendogli le mani sul petto.
-No, per favore...- mormorò
-Capisco- fece lui con amarezza rimanendo fermo.
-Ran, non scorderò mai il tuo sorriso, il luccichio dei tuoi
occhi, i tuoi modi di fare...come quando piangevi per ogni sciocchezza,
ricordi?- le chiese con triste sorriso e aggiunse -Sarà
terribile dover rinunciare a te, però probabilmente hai
ragione tu, il destino ci ha divisi e dobbiamo rifarci una vita senza
rimanere uniti-
Lei annuì e disse -Per quanto riguarda Ken, tra qualche anno
gli spiegherò tutto. Non sarà facile nemmeno per
lui accettare questa verità, ma...-
-Ce la faremo insieme!- la interruppe Shinichi prendendole le mani
-Siamo pur sempre i suoi genitori. Ti aiuterò, quando
arriverà il momento potrai contare su di me!-
-Grazie, mi dispiace solo che tu non abbia potuto crescerlo e che non
potrai vederlo così spesso...-
-Tranquilla, tutte le volte che potrò verrò a
trovarvi. Sarò vicino a te per sempre, anche se da lontano-
la rassicurò lui.
Ran si avvicinò accarezzandogli una guancia, Shinichi a quel
tocco sentì i brividi. Solo lei era in grado di fargli
provare simili emozioni.
-Shinichi, volevo ringraziarti per avermi ascoltata nei momenti
negativi, come la separazione dei miei genitori...per avermi consolata
nei momenti più brutti e per la mano che hai teso per
risollevarmi quando mi stavo arrendendo...grazie di tutto!-
Lui abbassò lo sguardo -Non posso credere che questo sia un
addio...non tra noi, del nostro amore intendo...-
Questa volta fu lei a tuffarsi tra le sue braccia e lui la strinse a
sè nuovamente senza esitazioni.
-Questa decisione è la cosa migliore per entrambi. Il nostro
amore vivrà per sempre nei ricordi del passato-
Dopo un bacio a fior di labbra, si allontanò velocemente
prima di poter commettere qualche sciocchezza come voler tornare
indietro. Già sentiva la mancanza di quelle braccia, in
fondo Shinichi era e sarebbe sempre rimasto un pezzo importante della
sua vita.
Salì in macchina attenta a non svegliare Ken, prendendogli
delicatamente la testa e appoggiandola sulle sue gambe, accarezzandolo
dolcemente. Nessuno aprì bocca per paura di dire qualcosa di
sbagliato, stranamente era tutti tesi tranne lei. Sapeva di poter
ricominciare ora, si sentiva serena.
In fondo al suo cuore sapeva di aver preso la decisione migliore, ma
non era sicura che non l'avrebbe rimpianto per tutta la vita. Forse
avrebbe avuto per sempre questi dubbi, tuttavia era sicura che grazie a
Eisuke e Ken avrebbe superato qualsiasi difficoltà.
Non si voltò mentre la macchina partiva, decise di non
lanciare un ultimo sguardo al padre di suo figlio. Ormai era finita.
Shinichi, invece, non riuscì distogliere lo sguardo dalla
macchina che si allontanava sempre di più.
Poi lentamente si lasciò scivolare a terra sentendosi come
svuotato, osservando il tramonto. Un tramonto che indicava la fine di
quel giorno e l'inizio di uno nuovo, il primo di tanti, infiniti
giorni, senza l'amore di lei.
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Fatemi sapere cosa ne
pensate, sinceramente non mi convince molto XD
Ho avuto parecchie esitazioni sulle coppie e lo scontro finale, spero
che vi sia piaciuto in ogni caso. I fan ShinxRan saranno delusi, ma ho
voluto cambiare visto che tempo fa avevo scritto delle fanfic su DC
sempre con l'happy end tra loro due.
Il prossimo sarà un capitolo "extra" con protagonista una
coppia, non era previsto all'inizio come ho già detto ^_^
Un saluto a tutti!
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Capitolo 16 *** Capitolo extra: Anime gemelle ***
Spero che tutti i fan ShinxRan
non siano rimasti troppo delusi dal finale, che comunque è
un finale "aperto" perchè quello tra Shin e Ran è
stato più un "arrivederci" che un "addio" ^_^
Ringrazio ancora tutti
coloro che hanno letto e apprezzato questa storia, in particolare chi
l'ha messa tra le seguite e le preferite e, ovviamente, chi l'ha
commentata.
- frangilois
- maki22
- Marty_Mi98
- ShellingFord
- shinichi e ran amore
- suici007
- katlas
- Rocky95
- xthesoundofsea
- ChibiRoby
- Christine Evans
- ciachan
- Delia23
- holmes88
- VSRB
GRAZIE 1000!
Buona lettura!
Capitolo extra: Anime
gemelle.
-Bravissimo Edogawa-kun! Hai risolto anche questo caso, non so proprio
come ringraziarti!- esclamò Takagi felice.
Due giovani poliziotte si lasciarono scappare un piccolo applauso nei
confronti del detective, mentre il colpevole veniva portato via da un
altro agente da un bar del centro di Tokyo, luogo del delitto.
Sorrise soddisfatto, a 30 anni si sentiva un uomo felice. La sua
carriera di detective andava sempre meglio, era considerato il migliore
di tutto il Giappone, ormai neanche l'eterno rivale, Heiji Hattori,
poteva competere con lui.
In giacca e cravatta, con una valigetta in mano, si avviava verso casa.
Aveva dovuto posticipare il suo viaggio all'estero con Ai per andare a
trovare i suoi genitori, tornati nuovamente in America, a causa del
favore chiesto da Takagi per le indagini.
Villa Kudo era vuota e silenziosa, Ai quel pomeriggio si trovava
all'università ad insegnare scienze, era diventata una
professoressa molto stimata per i suoi modi e la sua intelligenza.
Mentre la signora delle pulizie doveva essere andata via già
da un paio d'ore.
Un rumore improvviso che proveniva dalla biblioteca, lo fece
sussultare. Che fossero entrati i ladri?
Facendo attenzione a non fare rumore, si avvicinò in punta
di piedi alla porta. Spalancò gli occhi quando vide una
donna girata di spalle raccogliere un libro e appoggiarlo sulla
scrivania.
Avrebbe riconosciuto ovunque i suoi lunghi capelli lucenti!
-Non è...possibile...- fece con voce tremante.
La donna si girò verso di lui e allora non ebbe
più dubbi...
-RAN!-
Lei sorrise dolcemente. Una visione celestiale per il detective. La
donna, dimostrava molto meno dei suoi 40 anni, indossava dei jeans
stretti, stivaletti di pelle e una maglietta rossa semplice. Semplice,
ma bella. Proprio com'era lei in quel momento.
Le sue labbra si incurvarono in un tenero sorriso.
-Shinichi-
Quanto era bello il suo nome pronunciato da lei?
Conan si avvicinò non smettendo un attimo di fissare i suoi
occhi azzurri, talmente limpidi da incantarlo.
-Sei qui...- mormorò a fatica
-Sono qui- annuì Ran
Lei fece una cosa che lo stupì, iniziò ad
accarezzargli i capelli.
-E' incredibile, non sei cambiato affatto. Sempre il solito viso da
ragazzino dispettoso- fece malinconica.
Lo sguardo di lui si indurì all'improvviso. Aveva bisogno di
risposte.
-Perchè sei tornata? Come hai fatto ad entrare?-
-La signora delle pulizie, le ho detto che sono una tua amica
d'infanzia. Sono venuta qui, perchè questo posto fa parte
dei miei ricordi più preziosi...se vedermi ti turba
così tanto, non preoccuparti, stavo per andarmene-
Detto questo, smise di accarezzargli i capelli e fece due passi
indietro. Conan non sapeva spiegarsi il motivo, ma quell'improvviso
distacco lo rese triste. Sentì come un vuoto dentro di
sè.
-Quanti ricordi Shinichi- disse lei guardandosi intorno -Anche in
America si parla spesso di te, sapevo che saresti diventato il
migliore...mio fanatico di gialli-
Quel "mio"
fece spalancare gli occhi del detective.
Ran, notando il suo viso, si morse il labbro inferiore -Scusami, non
"mio"...non più-
Sbagliava, o c'era una punta di tristezza in quella frase?
Rimase immobile ad osservare il corpo della donna davanti a
sè. Ran era incredibilmente sexy anche quando indossava
semplici abiti. Dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per
resistere alla tentazione di baciarla.
Però lei iniziò a piangere.
-Scusami Shinichi, le lacrime scendono da sole...io...-
Quello fu sufficiente per fargli perdere tutte le sue certezze, vedeva
solo Ran, la tristezza delle sue parole e del suo viso. Una valanga di
ricordi lo sommerse, mentre con una mano asciugava le lacrime della
donna.
Poi la baciò appassionatamente. Ran, al contrario di quanto
lui si aspettasse, non lo respinse, anzi lo abbracciò
stringendosi a lui ancora di più.
Sentì le mani di Ran sul suo petto e smise di baciarla, la
vide sorridere dolcemente mentre gli toglieva giacca e cravatta.
Stupito, capì le intenzioni della donna. Voleva essere sua,
abbandonarsi a quel piacere che bramavano entrambi.
Era davvero giusto farlo? Forse no. Tuttavia, il suo istinto ebbe la
meglio e la lasciò fare, ritrovandosi pochi secondi dopo
nudo dalla vita in su.
-Ti amo Shinichi-
Un sussurro che gli fece spalancare gli occhi per la sorpresa. Ora il
desiderio di farla sua era totale, non ci avrebbe rinunciato, per nulla
al mondo.
Abbracciò nuovamente Ran spingendola contro la scrivania.
Due libri caddero, forse in un'altra dimensione, perchè
nessuno dei due se ne accorse, storditi dalla reciproca
presenza. Le loro lingue si intrecciarono in una danza
amorosa infinita, lui la liberò della maglietta, posando poi
dei teneri baci sui seni di lei.
La mano destra del detective scivolò fra i jeans della
donna, arrivando al suo punto più intimo. Lei
rabbrividì a quel tocco, chiaro segno del suo desiderio.
Entrambi si erano di nuovo persi, non potevano tornare indietro.
Shinichi la fece sdraiare sulla grande scrivania, buttando a terra
libri e penne che si trovavano lì sopra, lasciando spazio
per lui e la sua amata.
Ran gemeva sentendo che il detective la toccava nel suo punto
più intimo. Accecata dalla passione si liberò
velocemente dei pantaloni e Shinichi fece lo stesso. Così
che rimasero totalmente nudi, l'uno sopra l'altra.
-Ti amo da morire- mormorò scivolando lentamente in lei.
Era un piacere assoluto quello che provavano entrambi,
ansimavano ed erano scossi da brividi di piacere. Mai nella sua vita
Shinichi aveva provato una tale emozione nel fare l'amore, Ran era
unica, ed era tornata ad essere sua...per sempre...
Continuava a muoversi dentro di lei, finchè il piacere
massimo non lo raggiunse, a quel punto strinse a sè Ran,
come per paura che qualcuno potesse portargliela via. Rimasero
lì così, ansanti e abbracciati per qualche minuto.
Ran si addormentò abbracciata a lui con il sorriso sulle
labbra. Lui, innamorato, la osservava come incantato.
"Quando dorme è ancora più bella"
pensò accarezzandole il viso.
Ad un tratto, il silenzio in quella stanza venne interrotto da un
pianto disperato.
Il detective sgranò gli occhi, girandosi immediatamente. A
pochi metri da lui, Eisuke e Ai lo fissavano. Lo sguardo dell'agente
dell'FBI era triste, sconsolato, quel pianto era il suo. Gli occhi di
Ai, invece, erano accusatori, rabbiosi, ma anche lucidi, come di chi si
stava trattenendo per evitare di scoppiare a piangere.
-TU! MI HAI RUBATO MIA MOGLIE!- esclamò Eisuke in lacrime,
puntandogli il dito contro.
Conan iniziò a sudare freddo, non sapendo come rispondere a
quell'accusa.
-Mi hai preso in giro per tutta la vita. Tu non sei un uomo, sei un
verme!- a parlare fu Ai, la sua faccia esprimeva disgusto.
Si sentiva in colpa ora, quelle parole avevano avuto l'effetto di un
pugno allo stomaco.
-Io...io...-
Conan faticava a parlare, non aveva neanche senso giustificarsi. E per
cosa, poi?
-Perdonatemi, io...- si bloccò con le lacrime agli occhi.
-Shinichi- lo chiamò Ran all'improvviso -Come abbiamo
potuto? Perchè? Siamo degli stupidi, non avremmo dovu...-
-Non dire così Ran!- esclamò lui non sopportando
quella voce disperata.
-Andrà tutto bene, ci sarò io vicino a te per
sempre!-
In quel momento sentì il vuoto intorno a lui, una luce
accecante, ed improvvisamente davanti a sè Ran, Eisuke e Ai
con uno sguardo freddo e tagliente.
-Anche tu Ran...- fece con tono triste -Quanto dovrò
sopportare il peso di questo mio amore per te? Avrò per
sempre una vita piena di rimpianti, qualunque decisione prenda...-
Cadde in ginocchio disperato, però quando vide Ran che si
allontanava sempre di più, lanciò un urlo di
dolore. La stava perdendo di nuovo...
-RAAAAAAAAAAAAAAANNNNNNNNNNNNN!-
Shinichi aprì gli occhi improvvisamente, gli ci volle
qualche secondo per capire che si era appena svegliato.
Si guardò intorno, la stanza avvolta
nell'oscurità, doveva essere notte fonda. Non riuscendo a
rimanere sdraiato un secondo di più, si alzò
ancora con il respiro affannoso, tutto sudato.
Riuscì a prendere il cellulare dal comodino senza fare
rumore, non voleva disturbare Ai che dormiva ormai da tempo al suo
fianco.
"Fantastico! Le 3 di notte!" pensò frustrato.
Passandosi una mano sul viso, si accorse di aver pianto. Quella
scoperta lo fece infuriare con se stesso, era stato debole...ancora una
volta! Eppure aveva giurato di essersi lasciato il passato alle spalle!
Raggiunse velocemente il bagno, aveva bisogno di riordinare le idee e
di sciacquarsi il viso. Osservò per qualche minuto il suo
volto riflesso, sembrava tutto normale, tranne i suoi occhi lucidi, che
indicavano la sua malinconia.
Strinse i pugni furioso e andò in balcone, aveva bisogno di
aria dopo quel sogno. Non curandosi della fredda aria dell'autunno,
rimase lì ad osservare le stelle.
-Conan?- una voce che conosceva bene l'aveva chiamato.
Si girò, Ai alle sue spalle indossava una camicia da notte
nera, teneva due felpe in mano, una gliela porse e l'altra se la
infilò lei stessa.
-Un altro incubo?- chiese con tono apparentemente indifferente.
-No!- si affrettò a negare, non poteva permettere di
rovinare tutto, lui e Ran avevano fatto una scelta in passato.
-Sto bene, amore. Non preoccuparti- aggiunse sorridendo.
Ai lo fissò in silenzio con un'espressione indecifrabile.
-Dovresti tornare a letto, hai bisogno di riposare...avete...- si
corresse con voce dolce, accarezzando il pancione della sua compagna al
settimo mese di gravidanza.
Lei accennò un sorriso, le facevano piacere quei dolci
gesti, nonostante i mille dubbi sui sentimenti di Shinichi. L'ombra di
Ran Mori sarebbe rimasta per sempre.
"I tuoi occhi sembrano dire tutt'altro rispetto a ciò che la
sua bocca dice...sono davvero io il tuo amore, Conan?" pensò
senza dire nulla.
Il detective la strinse a sè pensando "Non ti sto prendendo
in giro, te lo giuro...semplicemente continuo a chiedermi come
sarebbero andate le cose se il crudele destino non avesse diviso il mio
cuore e quello di Ran. Però, sono fortunato ad avere una
donna come te, Shiho".
Tuttavia, non sapeva spiegarsi il perchè, ma la sua mente
cercava sempre Ran nei suoi sogni. Perchè? Eppure lui era
sicuro del suo amore per Ai.
E, come al solito, l'ultimo pensiero era sempre LEI...
"Ho sognato così tanto Ran, che alla fine non riesco a
capire dove si fermi il sogno e dove cominci la realtà. Si
può definire un sogno chi occupa le tue notti e la maggior
parte dei tuoi pensieri? No. Tu non sei semplicemente un sogno Ran, sei
la mia anima gemella".
Finalmente una risposta l'aveva trovata: lui e Ran erano anime gemelle,
destinate però a stare con persone diverse.
Il crudele destino li aveva divisi, ma una cosa era certa: Shinichi
Kudo era nato per Ran Mori e viceversa. Un amore troppo profondo,
perfetto, limpido, quasi una favola, che niente avrebbe cancellato.
Anche se vivevano lontani, in paesi diversi, le loro anime si cercavano
di notte.
Per questo Shinichi sperava di riuscire a non cedere, mai.
Così quattro persone avrebbero vissuto felici, anche se due
di queste sarebbero rimaste per sempre incomplete.
FINE
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Allora, che ne pensate?
Alla fine era un sogno, non me la sono sentita di cambiare le coppie,
nonostante adori Shinichi e Ran insieme, in questa fanfic secondo me
è stato meglio così.
In fondo è
vero, Shinichi e Ran sono anime gemelle, ma non sempre "anime gemelle"
e "vero amore" sono la stessa cosa.
Mi viene in mente, ad
esempio, la storia d'amore tra Joey e Dawson in Dawson Creek o il film
"Il matrimonio del mio migliore amico", dove la protagonista cerca di
riconquistare colui che considera la sua anima gemella,
perchè secondo lei erano destinati a stare insieme, ma alla
fine lo lascia tra le braccia di un'altra donna, che poi lui
sposerà.
Spesso l'anima gemella
può essere sì la persona che si ama, ma
può anche essere qualcuno che è cresciuto con te,
un amico d'infanzia (come Shin & Ran), con il quale si ha un
rapporto speciale, fortissimo, simile all'amore, ma un amore innocente,
puro, platonico.
Bene, non ho altro da
aggiungere...grazie ancora a tutti!
Un saluto!
|
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