Ci sarò io vicino a te per sempre...

di Nami_san
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La scoperta di Ai ***
Capitolo 3: *** Il cuore o la mente? ***
Capitolo 4: *** Il tentativo di Yukiko ***
Capitolo 5: *** Sentimenti ***
Capitolo 6: *** Il nuovo amore e il ritorno della donna in nero ***
Capitolo 7: *** La paura di perdere le persone che amo ***
Capitolo 8: *** Fantasma del passato ***
Capitolo 9: *** Faccia a faccia con Shinichi ***
Capitolo 10: *** è stato un errore! ***
Capitolo 11: *** è davvero giunta la fine? ***
Capitolo 12: *** Tra la vita e la morte ***
Capitolo 13: *** La memoria perduta ***
Capitolo 14: *** La base degli uomini in nero ***
Capitolo 15: *** Boss vs Boss / epilogo ***
Capitolo 16: *** Capitolo extra: Anime gemelle ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo







Era passato circa un anno da quando Shinichi Kudo, il famoso detective liceale, si era rimpicciolito diventando Conan Edogawa e finalmente era riuscito a trovare la base degli odiati uomini in nero.
Tutto questo grazie alla CIA e all'FBI che avevano da poco fatto irruzione nella base dove si trovava anche il Boss. Quest'ultimo e Conan erano faccia a faccia sul tetto dell'edificio.
-Non riuscirai a fuggire, arrenditi!- esclamò il piccolo detective potenziando le sue scarpe.
-Io arrendermi a te e all'FBI? ARRENDERMI A SHUICHI AKAI? MEGLIO LA MORTE!- ringhiò l'uomo furioso andando lentamente indietro.
"Dannazione! Vuole buttarsi giù!" pensò Conan digrignando i denti
Doveva metterlo KO al più preso o l'uomo si sarebbe suicidato e lui in quanto detective, non poteva permetterglielo!
Intanto sui tetti degli edifici intorno alla base, si erano appostati degli agenti con i fucili di precisione, uno di loro era Shuichi Akai, la nemesi dell'organizzazione.
"Avanti ragazzino, mostrami quello che sai fare" pensò Shu osservando la scena dal mirino del suo fucile.
-SI! SI! MEGLIO MORIRE!- ormai l'uomo delirava ed era sul punto di buttarsi dal tetto.
-Non te lo permetterò!- esclamò il mini-detective schiacciando il pulsante della sua cintura.
In pochi secondi uscì un pallone, che Conan calciò con tutta la sua forza contro il Boss dell'organizzazione. Il capo fu colpito in pieno, barcollò per pochi secondi, poi cadde a terra svenuto.
-Bene- disse Conan facendo un sorriso e avvicinandosi a lui aggiunse -Se ti avessi lasciato morire, non sarei stato diverso da un assassino-
"Ottimo lavoro, ragazzino" pensò Shuichi soddisfatto.

Vicino alla base, oltre a vari agenti dell'FBI e della CIA, c'era anche la polizia giapponese che aiutava gli agenti americani ad arrestare gli uomini in nero. Sul posto erano arrivati anche Kogoro e Ran, quest'ultima aveva scoperto solo una settimana prima che Conan e Shinichi erano la stessa persona, era stato lui stesso a dirglielo.
Ran si portò una mano sul petto e strinse la maglietta in preda all'angoscia, sapeva quanto rischiava Shinichi in quel momento.



*Flashback*



Una settimana prima, Conan aveva saputo una cosa importante dall'FBI: Vermouth aveva abbandonato l'organizzazione ed era scomparsa nel nulla, ma la cosa più incredibile è che prima di sparire aveva mandato un sms a Jodie Starling...


"Probabilmente rimarrai a bocca aperta dopo aver letto questo messaggio o non mi crederai, tuttavia voglio rivelarti dove si trova il covo del mio Boss. Come ben sai, Bourbon è sulle tracce di Sherry e credo che tra non molto scoprirà la verità e allora nemmeno voi dell'FBI riuscirete a proteggere lei e Kudo.
Il tuo numero l'ho avuto da Kir, le ho già spiegato le mie motivazioni e so benissimo che è un agente della CIA. Non mi va di perdere tempo a spiegare qualcosa anche a voi dell'FBI, sappi che il prossimo sms sarà l'ultimo e in esso ci saranno tutte le informazioni che cercate da anni.
Addio.



Vermouth".






Jodie ne aveva subito parlato con James e Akai (sopravvissuto alla trappola di Kir), ed erano arrivati ad una conclusione: il detective liceale Shinichi Kudo era Conan Edogawa.
Avevano pensato quindi di chiamarlo e successivamente organizzare un piano per lo scontro con gli uomini in nero.
Conan, consapevole che avrebbe potuto morire affrontando quegli uomini, aveva deciso di dire la verità a Ran dopo aver parlato con l'FBI.
Arrivò all'agenzia investigativa Mori verso le 3 del pomeriggio, Haibara gli aveva dato un antidoto temporaneo per permettergli di passare una giornata con Ran nei panni di Shinichi.
La ragazza aveva appena finito di pulire l'ufficio, si sedette sul divano e guardò lo schermo del suo cellulare che fino a pochi secondi prima era sul tavolino.
Sospirò...nessuna chiamata o messaggio da lui...
"Quanto mi sento stupida!" pensò chiudendo gli occhi e dandosi una leggera pacca sulla fronte.
Sospirava assorta nei suoi pensieri, ma ad un certo punto un rumore la riportò alla realtà...
"Sarà un cliente" pensò andando verso la porta, qualcuno aveva appena bussato.
Quando aprì la porta rimase senza parole, la sua faccia era a dir poco sorpresa.
-Ciao Ran-
-Shi...Shinichi...- bisbigliò lei a fatica
-Sono tornato- disse il detective regalandole il suo più bel sorriso.
Si aspettava una qualsiasi reazione da parte di lei, tranne un pugno chiuso che si ritrovò ad un centimetro dal viso, la ragazza si era fermata appena prima di colpirlo.
-Ma...cosa...Ran!- la guardò con un misto di stupore e terrore
Poi capì il motivo vedendo gli occhi di Ran pieni di lacrime e rabbia.
-IDIOTA! SONO MESI CHE NON TI FAI SENTIRE! NON SAI QUANTO MI SONO PREOCCUPATA! NE HAI IDEA, EH?!- gridò.
-Ascolta...- Shinichi mostrò i palmi delle mani, volela calmarla.
-E POI MI DICI DI ASPETTARTI!- continuò lei ignorando le sue parole -E PERCHE' POI? ALLA FINE MI LASCI SEMPRE SOLA! SAI CHE TI DICO? SEI UN EGOISTA!- si sfogò, urlando contro di lui tutto quello che sentiva dentro di sè in quel momento.
Shinichi le afferrò i polsi.
-LASCIAMI!-
-Ti prego Ran, ascoltami...voglio dirti tutta la verità, qui c'è in ballo la mia vita-
Le lacrime di lei si bloccarono di colpo, la sua vita? Ma cosa stava dicendo?
-Hai ragione, io sono un egoista, ti ho fatto soffrire...ma ho dovuto farlo per il tuo bene, per me...per noi...-
-Noi?- arrossì capendo il senso di quel "noi" e poi chiese -Ma cosa vuol dire che rischi la tua vita? E da cosa volevi proteggermi?-
-Sediamoci, è una storia lunga- disse Shinichi andando verso il divano.
-Dov'è Kogoro?-
-E' fuori, non tornerà prima di cena- rispose Ran mettendo sul tavolino due bicchieri e una bottiglia di aranciata.
-Ok...- Shinichi sospirò e iniziò a raccontare tutta la storia dell'organizzazione, l'APTX, Shiho Miyano, l'FBI, ecc...
Mentre lui le spiegava ogni cosa tra un bicchiere di aranciata e ogni tanto qualche esitazione e sospiro, Ran ascoltava in silenzio quella storia incredibile, portandosi ogni tanto le mani sul viso o sulla fronte.
Ora era tutto chiaro: Shinichi non era partito per un caso difficile, era rimpicciolito per colpa di un veleno.
Ai Haibara non era una bambina comune, ma una scienziata che lavorava per una banda criminale e che era scappata dopo la morte della sorella maggiore.
Inoltre erano coinvolti anche FBI e CIA, ecco perchè la professoressa Jodie non si decideva a tornare in America.
-...e tra una settimana li attaccheremo direttamente...ora sai tutto, Ran- concluse Shinichi.
Il detective sospirò e chiuse gli occhi, era pronto a tutto, anche ad essere lasciato per le bugie che aveva ripetutamente detto alla persona che amava. Al solo pensiero si sentì soffocare.
Ran fece dei lunghi sospiri mentre il suo amico d'infanzia aspettava una risposta, le serviva qualche minuto per ripensare a tutto. Si girò verso Shinichi e lo vide con le mani sul volto, evidentemente si aspettava una brutta reazione da parte di lei.
Si sentì quasi male nel vederlo così sofferente, in fondo se aveva mentito, lo aveva fatto solo per proteggerla. Sorrise e accarezzò una guancia a Shinichi per poi voltarlo verso di sè.
-Ran...- mormorò lui
-Shinichi, io capisco il motivo che ti ha spinto a mentire. Davvero...- annuì e aggiunse -Lo hai fatto perchè mi conosci bene, non volevi farmi sopportare un peso così grande, volevi tutelarmi, lo capisco- annuì di nuovo.
Lui rimase in silenzio mentre lei continuava ad accarezzargli la guancia con infinita dolcezza.
-E' il mio amore per te che ha continuato a darmi speranza, la speranza che tu saresti tornato da me...per sempre...-
Il cuore di Shinichi esplose di gioia in quel momento, la fissava senza parole.
-Non devi aver paura di deludermi, perchè comunque tu sia, sei esattamente quello che voglio- concluse Ran con un dolcissimo sorriso.
Il ragazzo non riuscì più a resistere, la baciò leggermente e più volte sulle labbra e poi la strinse a sè.
-Sei una ragazza fantastica, sei unica...- bisbigliò Shinichi accarezzandole la schiena
Ran si lasciò andare mentre Shinichi la baciava e la stringeva tra le sue braccia, tremava, aveva paura, ma il desiderio di stare con lui ebbe il sopravvento e tutto sparì...c'era solo il loro amore...
-Ne sei sicura?- chiese il ragazzo titubante mentre Ran gli sbottonava la camicia.
-Si Shinichi...voglio fare l'amore con te...-
Lui sorrise e le accarezzò lentamente il capo facendola poi sdraiare sotto di sè, nel frattempo Ran gli tolse i pantaloni. I vestiti di entrambi divennero solo un impiccio.
Kudo riuscì a leggere negli occhi di lei il desiderio, un desiderio che gli fece ribollire il sangue nelle vene, che lo eccitava in tutti i sensi. Prese coraggio iniziando a toccarla nei suoi punti più intimi. Ran sembrò gradire quei tocchi, i suoi sospiri di piacere risuonavano all'interno dell'ufficio.
La testa del ragazzo si svuotò, ora c'era solo il profumo di Ran, il suo corpo nudo stretto a quello di lei. Shinichi si abbandonò totalmente al suo istinto e ai suoi sentimenti e la fece sua.




*Fine flashback*






"Quel giorno sono stata tua...e voglio esserlo per sempre..." pensò Ran ricordando le bellissime sensazioni di quel pomeriggio.
Kogoro si era allontanato dalla figlia ed era andato a parlare con l'ispettore Megure che osservava i suoi uomini in azione dando ordini un po' a tutti insieme a Sato.
-Ran-san?- la chiamò qualcuno
La ragazza si girò e rimase stupita...
-Eisuke-kun?! Cosa ci fai qui?!- spalancò gli occhi
-Ehm...beh, non sono molto bravo a spiegare le cose...diciamo che è una lunga storia- disse con l'aria di uno che non sapeva come spiegarsi e aggiunse -Ti basta sapere che mia sorella fa parte della CIA e sta collaborando con l'FBI. Mi ha detto che rischiava la vita, così sono tornato in Giappone anche se era contraria-
-Capisco...-
"Incredibile! La sorella maggiore di Eisuke, che tanto cercava, è un agente della CIA!" pensò sorpresa.
-Ei-chan! E' pericoloso stare qui!- esclamò una voce femminile alle sue spalle.
Ran era ancora più stupita quando vide Rena Mizunashi prendere per un braccio Eisuke che nel frattempo si lamentava...
-Ma...voglio stare qui con Ran-san! E poi li avete arrestati ormai!- cercò di liberarsi dalla presa della sorella.
-Ti sbagli!- ribattè Rena -Alcuni di loro non si trovano e questo posto è ancora pericoloso!-
-Non preoccuparti Eisuke-kun, c'è mio padre e poi devo aspettare...- si bloccò mordendosi il labbro inferiore, la paura si impadronì di nuovo di lei.
Eisuke fece un triste sorriso, capendo benissimo a chi si riferiva e disse -Ok, ma stai tranquilla...sono sicuro che Kudo sta bene-
Ran sgranò gli occhi pensando "Lui sa che Conan e Shinichi sono la stessa persona?!"
Fratello e sorella si allontanarono, anche lui sperava che Conan stesse bene, però dover accettare l'amore di Ran per lui era davvero doloroso...andando in America era quasi riuscito a dimenticarla, ma ora che l'aveva rivista il suo cuore era scoppiato di gioia, segno che i suoi sentimenti d'amore erano ancora vivi.




Nel frattempo, l'FBI aveva arrestato il Boss dell'organizzazione. Conan guardò la scena soddisfatto.
-Non è ancora il momento di cantare vittoria, ragazzino...oltre a Vermouth, ci sono altri membri dell'organizzazione che non troviamo- lo avvertì Akai.
-Cosa? Quindi non è finita...- borbottò Conan con amarezza scuotendo la testa.
-Di quella donna non mi preoccuperei più di tanto, in fondo ci ha aiutati- intervenne James.
-Chi non trovate?- chiese il mini-detective temendo di sentire quel nome.
-Esclusa Vermouth, mancano la cecchina Chianti e...Gin...- rispose Akai apparentemente calmo.
-Gin!- Conan digrignò i denti
"Maledetto, sempre lui! Rimane ancora un passo davanti a me" pensò il detective con rabbia, ricordandosi di tutte le volte in cui Gin era stato più astuto e intelligente di lui.


Poco distante da loro, proprio l'uomo dai capelli argentati e gli occhi di ghiaccio osservava Conan e Shuichi Akai.
"La pagherete...oh, se la pagherete..." pensò Gin con un sorriso diabolico.






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Ciao a tutti, spero che vi sia piaciuto il prologo di questa storia!
Ripartirà proprio da qui, con Gin come nemico principale, ma soprattutto con una notizia sconvolgente che travolgerà Shinichi e Ran, proprio ora che stanno finalmente insieme...essendo una grande fan della coppia, sento che faticherò molto a descrivere certe scene in futuro...ma non aggiungo altro XD
Eisuke Hondou, personaggio che adoro, avrà una parte importante e lo stesso vale per Ai.
Probabilmente aggiornerò una volta a settimana, non ho tantissimo tempo libero...spero che continuerete a seguirmi e se lasciate una recensione ne sarei felicissima!
Un saluto a tutti!



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Capitolo 2
*** La scoperta di Ai ***


Capitolo 1: La scoperta di Ai.






Era passata una settimana da quando il Boss degli uomini in nero era stato arrestato dall'FBI, ma alcuni membri erano riusciti a scappare...Gin, il più pericoloso, aveva giurato vendetta.
Ran non era stata bene per sei giorni, causa influenza, ed era venuta a sapere che Jodie e gli altri agenti sarebbero tornati in America da un giorno all'altro.
Aveva appena ricevuto una telefonata da Shinichi, le aveva chiesto di uscire quella sera visto che era guarita dall'influenza.
"Speriamo che questa volta l'appuntamento vada bene, Shinichi non ha più scuse ora" pensò sorridendo e guardandosi allo specchio.
Poco prima aveva avuto un capogiro, quindi si lavò velocemente la faccia.
"Sarà tutto lo stress accumulato dopo aver saputo di tutta questa storia" pensò tranquilla.
Sentì suonare il campanello e andò ad aprire.
-Agente Jodie!- esclamò sorpresa, insieme a lei c'erano anche Eisuke e Rena Mizunashi alias Hidemi Hondou.
-Ciao- la salutò l'agente dell'FBI sorridendo.
-Ciao Ran-san- Eisuke le fece un timido sorriso
Quando lei ricambiò dolcemente, il ragazzo arrossì di colpo. Sua sorella Hidemi lo guardò e sorrise.
-Che ti prende Eisuke-kun?- chiese Ran perplessa
-Ah! Ehm...niente...ah!- indietreggiando imbarazzato andò contro l'armadio e uno scatolone gli cadde sulla testa.
Hidemi scosse la testa sospirando, mentre lui si massaggiava il capo.
-Sei sempre il solito!- Ran scoppiò a ridere
Lui la guardò pensando "Certo che quando ride così è ancora più bella".
Jodie si schiarì la voce e parlò -Ran, siamo venuti a salutarti, partiremo per l'America tra 3 giorni-
La ragazza divenne seria e allo stesso tempo triste -Così presto?-
Jodie annuì e continuò -Tuttavia alcuni agenti resteranno in Giappone, perchè pensiamo che alcuni membri dell'organizzazione siano ancora in libertà-
-Cosa?- chiese Ran impaurita da quella notizia.
Hidemi Hondou lanciò un'occhiataccia a Jodie che stava per aggiungere altro e disse -Comunque non ti devi preoccupare, non c'è niente di sicuro per il momento. Dobbiamo ancora verificare certe cose e il 99% dell'organizzazione è stata distrutta-
Eisuke guardò perplesso sua sorella, come per dire "Ma cosa dici?".
L'agente dell'FBi capì le intenzioni di Rena Mizunashi e rimase in silenzio, salutò velocemente Ran e uscì di casa seguita da Rena.
-Mi mancherai Eisuke-kun, mi raccomando torna a trovarmi quando puoi- disse Ran triste.
-Contaci, anche tu mi mancherai...non immagini quanto...- gli si spezzò il cuore in quel momento, ma probabilmente era meglio così, non vedendola non avrebbe sofferto.
-Magari io e Shinichi verremo in America a trovarti se faremo una vacanza quest'estate- sorrise lei.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, Eisuke annuì e uscì di casa mormorando un "ciao". Ran, inconsapevole di averlo terribilmente ferito, si andò a preparare per uscire con Shinichi.
Eisuke raggiunse sua sorella Hidemi e Jodie che stavano parlando tra di loro.
-Capisci Jodie? Non ho voluto allarmarla...in fondo è rimasto solo Gin, non è giusto far vivere qualcuno nel terrore. E poi ci saranno Okiya e Akai a proteggerli, no?-
-Sì, entrambi sono ex-infiltrati e conoscono molto bene Gin...speriamo che vada tutto nel migliore dei modi, altrimenti potremmo ritrovarci nei guai fino al collo...-
Hidemi deglutì sentendo quelle ultime parole.
Eisuke si guardò indietro fissando l'agenzia Mori e pensò "Stai attenta Ran-san...Kudo, proteggila. Proteggi la ragazza che entrambi amiamo".








Quella sera Shinichi portò Ran nel ristorante più bello e costoso di Beika.
-Anche questa volta hai esagerato!- commentò lei una volta arrivata davanti al tavolo prenotato.
Lui sorrise e disse -Voglio che sia una serata speciale per noi...sei bellissima...-
Ran arrossì sentendo quelle parole e vedendo come Shinichi la guardava, d'altronde quel vestito nero e scollato che indossava era abbastanza provocante.
"Che scema che sono, mi prenderei a pugni! Tutto per dare retta a Sonoko!" pensò mettendosi una mano sul viso e ricordandosi dei consigli discutibili che le aveva dato la sua migliore amica.
-E tu sei perfetto- sorrise lei dolcemente
Il detective liceale era consapevole di non esserlo e di avere molti difetti, ma sentirsi dire così da Ran lo faceva sentire il ragazzo più felice del mondo.
-Lo so- rispose con la sua solita faccia da sborone.
-E molto, molto modesto...-
Entrambi iniziarono a ridere e presto l'imbarazzo sparì, sostituito da chiacchiere allegre, ricordi d'infanzia, casi risolti e la discussione sull'organizzazione...
-Da come descrivi il capo di quegli uomini, doveva avere uno sguardo spietato- mormorò Ran rabbrividendo.
Shinichi annuì e rispose -Mai quanto quello di Gin comunque...-
Si morse il labbro inferiore, preoccupato perchè quell'uomo era ancora a piede libero.
-Basta pensare a queste brutte cose!- esclamò Ran che voleva cambiare argomento e chiese -Piuttosto, non dovevi parlarmi di una cosa molto importante? Me l'avevi accennato al telefono-
-Ehm...- Shinichi arrossì preso alla sprovvista e iniziò a giocherellare con le mani.
Ran inarcò un sopracciglio pensando "Ma che gli prende? Non l'ho mai visto così!"
Shinichi sapeva che era arrivato il momento, la cena era finita e non poteva più rimandare.
"Avanti Shinichi Kudo! Da quando in qua sei così insicuro e rammollito?!" pensò il detective cercando di calmarsi, ma non era una cosa facile da fare.
Il ragazzo si alzò dal tavolo e andò davanti a Ran, per poi inginocchiarsi davanti a lei con il cuore a mille. Lei sgranò gli occhi, intuendo le intenzioni...provò a dire qualcosa ma non uscì nessun suono dalla sua bocca.
-Ran Mori, vuoi sposarmi?- le chiese mostrandole un anello
Dopo quella frase ci furono degli attimi di silenzio e tensione.
"Vuoi sposarmi? Vuoi sposarmi?" si ripeteva Ran come se dovesse convincere se stessa che quelle parole erano davvero state pronunciate da Shinichi Kudo. Lo amava da quando era bambina e aveva passato parecchie notti a sognare quel momento.
Decisamente non si aspettava di ritrovarsi nel panico come stava accadendo, non riusciva a rispondere, era spaventata ed emozionata allo stesso tempo.
Erano molto giovani, tuttavia stava per rispondere il suo cuore per lei e stava per dire si mentre Shinichi le mostrava quel bellissimo anello.
Fece per rispondere, ma ebbe un capogiro e si portò una mano sulla fronte apponggiandosi al tavolo.
-Che succede Ran?- chiese lui allarmato tenendola per le spalle.
-La testa...mi gira...- bisbigliò lei
Il detective pensò che si trattasse dello troppo stress accumulato in quei giorni e ora aveva anche ricevuto una proposta di matrimonio...decisamente troppo...
-Chiamo il professor Agasa. Stai tranquilla- la rassicurò Shinichi mentre un cameriere si avvicinava per sincerarsi delle condizioni della ragazza.






******





Nel frattempo a casa del professor Agasa, Ai Haibara stava cercando un modo per trovare l'antidoto definitivo. Aveva fatto degli esperimenti persino su se stessa, ma il risultato era deludente.
L'antidoto aveva una durata di circa 24 ore e a forza di usarlo perdeva efficacia.
-Ai, a chi punto sei?- chiese Agasa entrando nel laboratorio sotterraneo.
La bambina rosso-castana sbadigliò, era da ore che si trovava davanti al computer e non aveva neppure cenato. Sospirò, mentre sul pc era uscita una grande scritta rossa.
-Negativo?- chiese Agasa leggendo
Lei annuì -Esatto professore, oggi ho provato l'antidoto anche su di me e...-
-Cosa hai fatto?- chiese Agasa preoccupato -Lo sai bene che rischi la vita se abusi troppo di quel farmaco e allora...- si interruppe capendo la situazione e vedendo lo sguardo serio di lei.
-Lo hai fatto per Shinichi-kun, non è vero?-
Ai evitò di rispondere alla domanda e ne fece una a sua volta -Vuole sapere che cosa ho scoperto?-
Agasa esitò, ma poi annuì sudando leggermente.
-Allo stato attuale delle cose non è possibile creare un antidoto per l'APTX 4869, gli unici che funzionano durano solo 24 ore e continuando ad usarli finiranno per perdere efficacia, perchè il corpo imparerà a resistergli-
-Non...posso crederci...- mormorò il professore a fatica.
-Inoltre...- continuò a spiegare Ai -Quell'antidoto temporaneo è anche pericoloso, può portare alla morte se viene usato troppo spesso...io e Kudo non possiamo cambiare il nostro destino a quanto pare-
Sospirò rassegnata e spense il computer.
-Quindi non c'è modo per Shinichi di tornare ad avere il suo corpo originale?-
-Non c'è modo- confermò Ai
Agasa abbassò lo sguardo triste, pensava a Shinichi e Ran...che futuro avrebbero avuto?
Era così assorto nei suoi pensieri, che una chiamata lo fece sobbalzare.
-E' Shinichi-kun- disse esintando qualche secondo prima di rispondere
"Non si preoccupi professore, mi prenderò io la responsabilità di dirlo a Kudo-kun" pensò Ai.
-Certo, vengo subito a prendervi!- rispose Agasa chiudendo la chiamata.
Poi rivolgendosi a Haibara disse -Ran non si è sentita bene, sto andando prenderli. Lei passerà la notte qui visto che all'agenzia non c'è nessuno, Mori-kun è fuori città-
La scienziatina annuì e mentre Agasa usciva di casa, andò a sedersi su una poltrona in salotto, era compito suo dare la triste notizia ai due e questo la faceva sentire ancora peggio.
"E' colpa mia...se non avessi mai creato quel veleno..." pensò trattenendo le lacrime.


Poco dopo sentì la porta di casa aprirsi, entrò Agasa seguito da Shinichi che teneva Ran stretta a sè, Ai abbassò lo sguardo vedendo quella scena.
-Non c'è bisogno di tutte queste attenzioni, ora sto bene- sorrise Ran rassicurando il suo ragazzo.
-E' meglio che ti siedi- disse Shinichi ancora preoccupato
-Domani dovresti andare dal dottor Araide- intervenne Agasa mentre Ran si sedeva sul divano.
Shinichi lanciò un'occhiata poco carina al professore, come se fosse infastidito...proprio da quel dottore doveva andare?
-Lo farò- annuì Ran
Haibara si schiarì la voce attirando l'attenzione generale.
"Vuole dirlo adesso?" pensò Agasa spalancando gli occhi
Il professore fece per dire qualcosa, ma la scienziatina alzò la mano come per fargli cenno di tacere. L'uomo abbassò lo sguardo rassegnato, tanto prima o poi avrebbero dovuto saperlo.
Ai fissò il detective -C'è una cosa di cui ti devo parlare Kudo-kun, ed è meglio che anche Mori-san senta quello che ho da dirti...-
-Va bene...- mormorò lui avendo una brutta sensazione, così come Ran che la fissava.
-Dopo che scadrà il tempo per l'ultimo antidoto che hai preso, non potrai più tornare ad avere il tuo corpo originale-
Così, fredda, tagliente, apparentemente calma e inespressiva gli disse quella frase. Si sentì in colpa in realtà, però non lo diede a vedere.
Ran non sapeva cosa dire o pensare, quelle parole le rimbombavano in testa, mentre Shinichi sentì il mondo crollargli addosso...
-C...cosa...v...vuoi...di...dire?- balbettò il detective
Non voleva credere a quelle parole, non poteva!
-Quello che ho appena detto - lo fissò Ai -I nostri corpi sono rimasti rimpiccioliti per troppo tempo, si sono abituati al farmaco. Nessun antidoto sarà mai efficace, tanto da riuscire a neutralizzare l'effetto dell'APTX sulle nostre cellule, se non per poche ore come l'ultimo che hai assunto...ma continuare a prendere quell'antidoto ti porterà alla morte-
Detto questo, rimase in silenzio, apparentemente fredda e distaccata. Shinichi però non riuscì a comprendere il dolore interno della scienziatina e strinse i pugni arrabbiato, mentre Ran era incredula.
-E MI DICI UNA COSA DEL GENERE IN QUESTO MODO?!- gridò scattando in piedi -NON POSSO CREDERE AD UNA COSA DEL GENERE, DANNAZIONE!-
Prese un vaso dal tavolino e lo buttò a terra mandandolo in frantumi e scoprendo che ciò lo faceva sentire un po' meglio.
-Shinichi calmati!- esclamò Agasa preoccupato per la sua reazione.
Ran guardò il suo ragazzo con gli occhi pieni di lacrime, poi guardò Ai e capì il suo stato d'animo...provavano entrambe la stessa tristezza, ma Haibara riusciva a mascherare le proprie emozioni.
-E' TUTTA COLPA TUA! SEI STATA TU A CREARE QUEL VELENO! E' COLPA TUA, SOLO TUA!- Shinichi indicò Ai furioso, mentre lei abbassava lo sguardo ferita.
Il detective continuò -NON HAI NEANCHE IL CORAGGIO DI RISPONDERE, EH? CREATRICE DI VELENI!-
-Ora basta!- intervenne Ran prendendolo per un braccio mentre lui si avvicinava minacciosamente verso Ai.
"Shinichi, non capisci quanto anche lei stia soffrendo?" pensò Ran osservando la bambina.
-Smettila Shinichi- Agasa si mise tra lui e Ai e disse -Lei ha provato in tutti i modi a creare un antidoto, ha pure rischiato la sua vita prendendo più volte quel farmaco...non puoi parlarle così, erano quegli uomini che la obbligavano a...-
-E' sufficiente professore- lo interrupe Haibara alzandosi e uscendo dalla sala -Ho detto quello che dovevo dire...-
Nessuno riuscì a vedere le lacrime della bambina, anche se Ran intuì qualcosa e la guardò tristemente.
-E' meglio che io vada...-
Shinichi la prese per un braccio -Ma come! Ran, possiamo trovare una soluzi...-
-Per favore, Shinichi...basta così...- mormorò stanca liberandosi dalla presa, se fosse rimasta ancora lì si sarebbe messa a piangere a dirotto e proprio non voleva.
Ran uscì da casa del professor Agasa, mentre quest'ultimo consigliava a Shinichi di lasciarla sola per un po' per metabolizzare il tutto.
"E ora? Cosa ne sarà di noi, Shinichi?"





CONTINUA...




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Cosa ve ne pare di questo colpo di scena? Sarei felice se lasciaste un commento, un saluto!

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Capitolo 3
*** Il cuore o la mente? ***


Capitolo 2: Il cuore o la mente?





Eisuke non aveva dormito molto quella notte, si era girato e rigirato nel letto ripensando al dialogo tra sua sorella Hidemi e Jodie Starling.
"Mia sorella non ha voluto allarmare Ran-san...però potrebbe trovarsi in pericolo in futuro e al solo pensiero di tornare in America e lasciarla qui con quel Gin in circolazione...se solo venisse con me, ci sarebbe la CIA e..."
Scosse la testa, interrompendo i suoi pensieri e fece un sorriso amaro, chiedendosi da quando era diventato così bugiardo anche con se stesso, perchè era ben altro che lo portava a volere Ran con sè in America.
Si fece una doccia veloce e uscì di casa, aveva troppa voglia di vedere Ran, di parlarle, anche se Hidemi gli aveva detto che non doveva sapere niente di Gin e della sua voglia di vendetta per ora.
-Ei-chan! Non hai nemmeno fatto colazione!- esclamò la sorella maggiore, senza ricevere nessuna risposta.
Eisuke arrivò all'agenzia Mori verso le 10 del mattino.
"Che stupido che sono...le aveva detto addio e ora mi ripresento senza nemmeno un motivo e senza avvisare!" pensò dandosi una pacca sulla fronte.
Era bloccato davanti alla porta dell'ufficio, indeciso se suonare o no.
-Eisuke-kun?-
Il ragazzo si girò di scatto verso chi aveva parlato e proprio lì in cima alle scale c'era Ran, che era appena uscita dall'appartamento.
-Ah, Ran-san! C...ciao!- balbettò grattandosi la nuca mentre lei si avvicinava.
Eisuke fece un passo indietro, rischiando così di cadere dalle scale.
Stava per perdere l'equilibrio, ma Ran lo afferrò per il braccio -ATTENTO!- esclamò tirandolo verso di sè.
Lui sudò freddo e inconsapevolmente mise le mani sulle spalle di Ran iniziando ad ansimare.
-Tutto bene?- chiese lei
Eisuke annuì imbarazzato, accorgendosi di essere a pochi centimetri dal suo viso. Subito dopo rimase sorpreso, notanto gli occhi gonfi della sua amica.
-Hai pianto?- chiese preoccupato, dalla faccia sembrava distrutta.
Ran abbassò lo sguardo triste, ripensando alla notte precedente passata a piangere.
-No...- mentì, non aveva voglia di parlare di Shinichi in quel momento, altrimenti sarebbe di nuovo scoppiata.
-E che in questi giorni non mi sento bene, infatti devo andare da un mio amico dottore-
Evitò lo sguardo di Eisuke, che comunque non si arrese, aveva troppa voglia di sapere...
-Hai pianto per Kudo? E' successo qualcosa?- chiese mentre Ran si morse il labbro inferiore sentendosi a disagio.
Eisuke la fissò preoccupato e allo stesso arrabbiato per la bugia, era evidente che era successo qualcosa di grave...non aveva mai visto Ran così distrutta prima d'ora.
In quel momento la ragazza ripensò alla sera precedente, alle parole di Ai, al fatto che lei e Shinichi non avrebbero avuto un futuro e si sentì mancare...
-RAN!- Eisuke la prese in braccio con una scatto veloce poco prima che lei cadesse.
-Sto...b...bene- balbettò lei
-Io non direi- rispose Eisuke accarezzandole il viso -Chiamo mia sorella, ti portiamo dal dottore-
Ran annuì e sorrise dicendo -E' la prima volta che mi chiami solo "Ran", senza suffissi...mi piacerebbe che continuassi così...-
Eisuke sgranò gli occhi sentendo quella frase e provò tante emozioni diverse mentre fissava il dolce volto di lei.
"Ran...io..." bloccò i suoi pensieri mentre la guardava negli occhi, non poteva certo dichiararsi in una situazione del genere, anche se moriva dal desiderio di esternare le sue emozioni.
Prese velocemente il cellulare e chiamò Hidemi, distraendosi per un attimo e resistendo a fatica a quelle labbra così invitanti vicine al suo viso.



Durante il tragitto in macchina, Ran rassicurava Eisuke e Hidemi, si sentiva già molto meglio perchè quella nausea non durava molto fortunatamente.
Fu la prima a passare, quella mattina non c'era nessuno e spiegò velocemente ad Araide la situazione.
-Da quanto tempo hai questa nausea e mal di testa?- chiese Tomoaki.
Lei ci pensò per qualche secondo e poi rispose -Non so, saranno tre o quattro giorni...non ci ho dato molta importanza all'inizio, mi sono spaventata parecchio solo quando mi sentivo mancare-
Intanto Hidemi e Eisuke ascoltavano con attenzione, quest'ultimo molto preoccupato avendo visto Ran svenire davanti ai suoi occhi. Hidemi sentendo meglio le parole della ragazza si morse il labbro inferiore pensando "I sintomi che aveva anche la mia amica Ayako...non può essere...Ran è..." si bloccò ascoltando l'ennesima domanda del dottore.
-E' una cosa regolare? Oppure ti colpisce in determinati momenti?-
Ran riflettè e rispose -Dopo mangiato di solito, anche stamattina dopo aver fatto colazione...- esitò a continuare, ripensare alla colazione le fece tornare una leggera nausea.
-Ran-san...devo farti una domanda...-
La ragazza si agitò vedendo lo sguardo incredibilmente serio di Tomoaki, chiedendosi che cosa avrebbe mai potuto domandarle...Hidemi deglutì, lei aveva capito.
-Hai un ritardo?- chiese Araide
Quella domanda spiazzò sia Ran che Eisuke, quest'ultimo si girò verso la sorella che annuì seriamente come per dire che aveva già compreso.
"Non può essere..." pensò lui scuotendo la testa.
-Beh...no, cioè si! Ma, non posso...- si bloccò iniziando a tremare.
-Devi fare un test- Tomoaki appoggiò una mano sulla spalla di Ran e le sorrise -Fatti forza!-
Ran annuì incerta.

Poco dopo ebbe la conferma, il sospetto del dottore e di Hidemi Hondou era fondato...era incinta...aspettava un bambino, il figlio di Shinichi.
La paura si impadronì di lei, sentì il mondo crollarle addosso per la seconda volta.
-Ho...paura- pianse tra le braccia di Eisuke
-Io ci sarò sempre per te- la strinse a sè, lei amava Shinichi, aspettava un figlio da lui, ma Eisuke riuscì a non mostrare le sue lacrime amare.
"A questo punto devo parlare con Jodie" pensò Hidemi osservando i due.



*****



Shinichi, intanto, ignaro di tutto, aveva deciso di lasciare Ran un po' da sola su consiglio del professor Agasa.
-Ora per lei rivederti nei panni di Conan sarebbe ancora più doloroso, devi lasciare che metabolizzi la cosa- gli aveva detto il professore.
Sospirò mentre puliva gli occhiali, la delusione era tanta, ma capì di aver esagerato con Ai. Decise quindi di andare nei sotterranei.
Entrò e vide la scienziatina con una pastiglia in mano, probabilmente un antidoto.
-Ehi, cosa credi di fare Haibara?- chiese correndo verso di lei afferrandole il braccio.
Lei lo fissò senza dire una parola, c'era una tale freddezza nei suoi occhi, che Conan abbassò lo sguardo colpevole...l'aveva ferita...
-Non voglio che rischi la vita- mormorò
-Davvero ti importa qualcosa? Non mi sembra che tu ieri ti sia fatto tanti problemi a prendertela con me-
-Mi dispiace- disse con un filo di voce -Ho perso la testa in quel momento...io...io...dovrò dire addio a Ran, vero?-
Tremò nel dire quelle parole.
-Non farmi domande di cui sai già la risposta, Kudo- lei lo superò e poi lo guardò con la coda dell'occhio -Devi dirle addio, mi dispiace di avervi rovinato la vita-
Sembravano parole dette con un tono freddo, ma a Conan sfuggirono le lacrime della bambina, che vennero però notate da Agasa, appena arrivato.
"Lo ami a tal punto che avresti voluto vederlo felice accanto a Ran...non è vero, Ai?" pensò Agasa con un triste sorriso.



Nei giorni successivi, Ran aveva evitato di rispondere alle chiamate di Conan, quest'ultimo era andato anche all'agenzia, ma era stato cacciato da Kogoro che aveva saputo della situazione della figlia.
-Ran, lui ha diritto di sapere...non puoi continuare a far finta di nulla- disse Kogoro fissandola e aggiunse -Non so quanto le mie scuse potranno reggere con quel moccioso-
Lei fissò suo padre per qualche secondo, fece per rispondere ma una chiamata di Eisuke glielo impedì.
-Eisuke-kun? Scusami se non ho risposto ai tuoi messaggi, ma...-
-Lo capisco, non ti preoccupare- la rassicurò lui -Allora come stai? Hai parlato con Kudo?-
-Non ancora, sono indecisa...voglio dire...che futuro potremmo avere ora? Cosa dirò a mio figlio un giorno?!-
Detto questo scoppiò in un pianto disperato, Kogoro andò velocemente accanto alle figlia seduta sul divano e la abbracciò.
-Bambina mia...- trattenne le lacrime suo padre.
-Mi dispiace- anche Eisuke si sentì male per lei, proprio il giorno della visita aveva saputo della questione dell'antidoto.
-Mia sorella e l'FBI vorrebbero parlarti...-
Ran spalancò gli occhi, aveva una brutta sensazione ma rispose -Digli che possono venire in qualsiasi momento-
-Va bene, ci sentiamo...per favore, fatti forza...- Eisuke chiuse la chiamata.
La ragazza abbracciò forte suo padre -Non preoccuparti per me papà...sarò forte-
Kogoro sorrise -Lo so che lo sarai...sei la mia bambina dopotutto-


L'FBI arrivò all'agenzia Mori dopo circa due ore dalla chiamata di Eisuke, poco prima era arrivata anche Eri.
"Sarà una cosa così grave?" pensò Ran preoccupata mentre Eri li faceva accomodare.
Si sedette sul divano, con accanto suo padre e sua madre, davanti a loro c'erano Hidemi Hondou, Jodie Starling e Shuichi Akai.
Jodie si schiarì la voce prima di iniziare a parlare -L'agente Hondou mi ha informata della situazione, mi dispiace davvero Ran...-
La ragazza abbassò lo sguardo e annuì tristemente.
Akai prese parola -Veniamo subito al dunque...vista la tua situazione e il possibile pericolo futuro, pensiamo che sia meglio che tu ti trasferisca in America-
I genitori di Ran spalancarono gli occhi e lei rimase a dir poco sopresa -In America? Pericolo futuro? Ma cosa sta dicendo?-
-Alcuni dell'organizzazione sono riusciti a fuggire e...pochi giorni fa è arrivata una busta all'appartamento di Jodie che conteneva un proiettile...-
Ran rabbrividì, mentre Shuichi continuò dicendo -Sulla busta c'era una scritta in rosso..."MORIRETE TUTTI"-
Shu scosse la testa pensando "Che tu sia maledetto Gin!"
-Il membro dell'organizzazione che è riuscito a fuggire è Gin, l'uomo più pericoloso della banda...se tu ti trasferissi in America, ci penserebbero gli agenti della CIA e FBI a proteggere te e il tuo bambino- aggiunse Hidemi.
-Perchè qui sarei solo un bersaglio e un possibile ostaggio...specialmente se quel Gin vuole vendicarsi contro Shinichi- concluse Ran stringendo i pugni.
Akai annuì e rispose -Esatto. Ovviamente io e altri agenti resteremo in Giappone a tenere d'occhio Kudo e Ai Haibara-
-La decisione spetta a te Ran- disse Eri posando una mano sulla spalla della figlia.
-Ammetto che è decisione più saggia che potresti prendere, specialmente per tutelare il bambino- aggiunse Kogoro.
La ragazza riflettè sulla situazione per diversi minuti, poi le venne in mente una cosa...
-Mamma, non mi avevi detto più volte che grazie alla tua raccomandazione avrei potuto entrare ad Harvard?-
-Sì, ma...-
Ran la interruppe e disse -Ho appena finito le superiori, farò l'esame di ammissione lì dopo aver avuto il mio bambino...dovrò in qualche modo giustificare la mia partenza, Shinichi non è stupido-
-Vista la situazione è meglio che non sappia nulla della gravidanza, sia per proteggere lui, che per fare avere un futuro sereno a tuo figlio- disse Jodie.
"Non dirlo a Shinichi? Mi sento male al solo pensiero, ma in questa situazione non posso fare altro..." pensò Ran trattenendo le lacrime.
-Partirai tra 3 giorni con l'agente Hondou- concluse Akai.




******




Ran aveva appena finito di fare la valigia, sospirò mentre prendeva il cellulare, vedendo che c'erano otto chiamate senza risposta e sette messaggi, tutti da parte di Shinichi.
In quei tre giorni aveva parlato con tutti i suoi amici tranne che con lui, spiegando che si sarebbe trasferita in America per frequentare la Harvard University, la stessa università in cui si era laureata sua madre.
"Perdonami Shinichi...io...non ho il coraggio di parlarti, temo di scoppiare in lacrime, di dirti che avrò un bambino, il nostro bambino...il frutto del nostro amore" pensò piangendo.
-E' ora di andare Ran- disse Eisuke alle sue spalle prendendo la valigia
Lei annuì asciugandosi il viso, voleva mostrarsi serena anche se in realtà era distrutta...la sua vita lo era, doveva mentire al ragazzo che amava, nascondere il bambino, vivere nella menzogna, dire addio ai suoi amici...
-Una ragazza come te ce la può fare a superare tutto questo, tu sei speciale- sorrise Eisuke cercando di farle forza.
-Grazie- rispose lei ricambiando il sorriso
Mentre Ran scendeva per le scale affianco ai suoi genitori, Eisuke disse loro che doveva andare in bagno e si allontanò.
Fissò il suo cellulare per qualche secondo e poi fece una chiamata.
"Sono sicuro che il non vederlo potrebbe fartelo dimenticare più facilmente, ma...ho promesso a me stesso che sarei stato leale con Kudo, sempre".
Lo chiamò per avvisarlo della partenza di Ran, nonostante l'amore per lei, Eisuke glielo doveva a Shinichi e si sarebbe comportato in ogni caso lealmente. Inoltre sapeva benissimo che anche se Ran non ne aveva il coraggio, moriva dalla voglia di parlare con lui un'ultima volta.


Raggiunsero l'aereoporto. L'FBI stabilì che Ran sarebbe andata a vivere Cambridge con Hidemi Hondou e suo fratello Eisuke e che alcuni agenti dell'FBI e CIA li avrebbero sorvegliati giorno e notte, mentre la squadra di James Black sarebbe rimasta in Giappone per proteggere Conan Edogawa e Ai Haibara.
-Davvero non vuoi che rimanga con te, Ran?- le chiese sua madre.
-No, mamma...dopo che avrò avuto il bambino dovresti tornare qui in Giappone, papà non sopravviverebbe- sorrise e Kogoro scoppiò a piangere.
-Mi...mancherai...bambina mia...- disse tra i singhiozzi Kogoro stringendola a sè.
-Ti voglio bene papà-
Dopo pochi secondi sciolse l'abbraccio e fece per girarsi, ma una persona poco distante da suo padre attirò la sua attenzione. Eisuke sorrise, mentre Hidemi, Jodie, Akai e Black lo guardarono senza parole...
Shinichi Kudo, o meglio, Conan Edogawa era di fronte a lei, a pochi passi, sudato e con il fiatone.
-R...Ran...- mormorò a fatica, gli facevano male le gambe e si piegò leggermente in avanti.
Ran in quel momento provò tantissime emozioni diverse, disagio per ritrovarselo davanti nei panni di Conan, incredulità, tristezza...quella più di tutti faceva male...
-E' giusto così- bisbigliò Eisuke all'orecchio della ragazza -Nessuno ti giudicherà se deciderai di dirgli tutto, se sarai irrazionale...perchè è questo l'amore-
Lei lo fissò negli occhi e ci vide un qualcosa che quasi le fece paura, il ragazzo probabilmente stava provando più emozioni contemporaneamente, proprio come lei...però in quel momento non si chiese il perchè Eisuke avesse avvertito Conan, andò semplicemente davanti a quest'ultimo, si inginocchiò e lo strinse forte.
-Perdonami...- iniziò a dire tra le lacrime -Non avevo il coraggio di...parlarti...- la voce rotta dal pianto si bloccò.
Conan trattenne le lacrime, consapevole che stava per perderla per sempre, che non l'avrebbe più abbracciata con il suo vero corpo.
-Ran, è finita? Voglio sentirlo direttamente dalle tue labbra- disse Conan fissandola negli occhi.
-Dimmi cosa devo fare e lo farò, ma voglio sapere il vero motivo della tua partenza...ne ho il diritto, ti prego...-
Era una supplica, aveva bisogno di sapere se il loro amore era finito e sentire quelle parole, fu come ricevere un pugno nello stomaco per Ran.
Ora doveva decidere se dirgli o no la verità, Eisuke aveva ragione, nessuno l'avrebbe giudicata...doveva fare una scelta con il cuore o con la mente...





CONTINUA...





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Che cosa farà Ran? Sparirà davvero dalla vita di Shin?
Come avete potuto leggere, ho voluto fare di Eisuke una persona leale, con il suo amore talmente puro da non fargli approfittare della situazione...credo di essere rimasta IC con il personaggio, visto che anche nel manga lui rinuncia a Ran e dice a Conan di prendersi cura di lei.
Un saluto a tutti!!!

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Capitolo 4
*** Il tentativo di Yukiko ***


Salve a tutti! In questo capitolo si scopriranno finalmente le intenzioni di Gin, anche Yukiko avrà la sua parte come potrete notare dal titolo del capitolo, spero che vi piaccia!





Capitolo 3: Il tentativo di Yukiko.






-Dimmi cosa devo fare e lo farò, ma voglio sapere il vero motivo della tua partenza...ne ho il diritto, ti prego...-
Questa era la supplica di Conan che fece sentire a Ran ancora più dolore di quello che già provava, aveva come un peso sullo stomaco causato dalla verità che avrebbe dovuto tenergli nascosta.
La ragazza rimase in ginocchio davanti a Conan, chiuse gli occhi e dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non rivelargli nulla, per non dirgli quanto lo amava, del loro bambino...stava per esplodere ma purtroppo, o per fortuna, il ricordo delle parole di Ai sull'antidoto che non funzionava e la probabile vendetta di Gin, le fecero prendere la decisione più saggia...
-Shinichi- iniziò a dire rimanendo padrona delle sue emozioni -Ho deciso di fare l'esame di ammissione alla Harvard University, questo è quanto...noi...non possiamo avere un futuro- disse l'ultima frase a fatica, con un filo di voce.
Il mini-detective annuì triste e rispose -E così parti, ti trasferisci in America lontana dai ricordi...ti capisco, davvero-
Aveva cercato di essere convincente e sopratutto di convincere se stesso che quella fosse la cosa più giusta, anche se si sentiva distrutto.
-Sai, Ran...non mi è mai capito di dire addio a qualcuno e nessuno a cui volevo bene mi ha mai lasciato prima d'ora...- fece una pausa e continuò -Adesso posso affermare che è una sensazione orribile, ti giuro che ti porterò sempre nel mio cuore, tu sei il mio cuore-
Ran si portò una mano sulla bocca, mai aveva sentito dire a Shinichi una cosa del genere, non era proprio il tipo, non era da lui. Comunque non pianse, aveva promesso a suo padre di essere forte.
Gli accarezzò una guancia dandogli un leggero bacio a fior di labbra, poi sussurrò -Anche per me è lo stesso, le mie labbra ti dicono addio, ma l'amore per te sarà sempre vivo-
Si alzò, dandogli immediatamente le spalle e raggiunse sua madre che la stava chiamando, avrebbe perso l'aereo se si fosse trattenuta ancora. Conan andò via a testa bassa, seguito da Kogoro e gli altri che lo osservavano tristemente.
Quando furono sull'aereo, Eisuke si sedette accanto a Ran e appoggiò una mano sulla sua spalla dicendo -Penso che tu abbia preso la decisione migliore, ma dovevi avere la possibilità di scegliere. Non era giusto andare via senza dargli la possibilità di parlarti-
-Grazie Eisuke-kun- sorrise lei mettendo la sua mano sopra quella di lui, gesto che lo fece arrossire leggermente.
Ran non ci fece caso, ripensò ancora una volta alla sua decisione e poi a Shinichi "Addio amore, con te si chiude la parentesi più bella della mia vita. Non lotterò con me stessa per allontanarti dai miei pensieri, ma ti lascerò lì fino a quando il sentimento che provo per te non lo vorrà, dopo di che ti trasferirò nel mio cuore, dove resterai per tutta la vita".




******




In quegli stessi attimi in Giappone una coppia agiva nell'ombra, erano due membri dell'organizzazione, ricercati in tutto il paese sia dalla polizia locale, che dall'FBI.
L'uomo dai capelli argentati spense la sigaretta sul tavolino davanti a lui e con un ghigno osservò due persone legate e imbavagliate a pochi passi da lui. Poco dopo, una donna entrò in quella casa, mentre i due coniugi legati tentavano inutilmente di urlare per catturare l'attenzione di qualcuno.
-Novità, Chianti?-
La cecchina si tolse gli occhiali e abbassò il cappuccio dicendo -Ho scoperto che quella traditrice di Kir è tornata in America, probabilmente il lavoro è finito per quelli della CIA-
Gin fece un sorriso diabolico e rispose -Meglio per noi, sarà più facile agire senza la CIA tra i piedi...a quanto pare non hanno preso troppo seriamente la mia minaccia-
-E' vero- annuì Chianti -Ma l'avevi fatto per vedere le loro reazioni, no? E comunque...-
Si bloccò sentendo le lamentele della coppia legata, si avvicinò sbuffando e diede un calcio in faccia ad entrambi, facendo svenire la giovane ragazza.
-Chiudete quella fogna!-
Il marito della ragazza annuì e strisciò accanto a lei per poi chiudere gli occhi terrorizzato.
-Dovevamo proprio impadronirci della casa di questi due vermi? Diamine, se sono insopportabili!- esclamò Chianti scuotendo la testa.
-Calmati, potrebbe sentirti qualuno- disse Gin con la sua solita freddezza e chiese -Cosa stavi per aggiungere?-
-Ma se siamo in una villetta!- ribattè lei e poi aggiunse -A quanto pare è rimasta una sola squadra dell'FBI qui in Giappone, anche se avranno dalla loro parte la polizia giapponese...comunque credo che dovremo cambiare look, siamo ricercati in tutto il paese in fondo...- sorrise all'ultima frase, come se fosse una cosa divertente.
-E' quello che faremo, per il momento resteremo nell'ombra e recluteremo nuovi membri, conosco un paio di persone che fanno al caso nostro-
Gin si accese un'altra sigaretta aggiungendo -Anche Vermouth non è stata arrestata, dobbiamo trovarla-
Chianti non potè trattenersi dal fare una faccia contrariata, odiava Vermouth più di chiunque altro.
-Non fare quella faccia, Chianti...lo sai che è fondamentale per gli esperimenti...-
L'uomo fece un sorriso sadico, imitato dalla cecchina.




******



Ran, Eri, Eisuke e Hidemi raggiunsero Cambridge dopo molte ore di viaggio.
-Ahhhhh, sono stanco morto!- si lamentò Eisuke strofinandosi gli occhi e per questo inciampò in una piastrella rialzata, non vedendola.
-Che male! Ohi, ohi!-
-Eisuke-kun! Eheheheh, che pasticcione!- disse Ran divertita aiutandolo ad alzarsi.
-Sempre il solito- commentò Hidemi con un sorriso.
-Sai, credo che la vicinanza di Eisuke-kun farà bene a Ran, ora è l'unico amico vicino che ha e a quanto pare sa come farla divertire- bisbigliò Eri all'agente della CIA.
Hidemi annuì e concentrò la sua attenzione su Ran dicendo -Ascolta Ran-san, ti prometto che noi della CIA faremo di tutto per proteggere te e tuo figlio. Io adesso devo andare alla sede della CIA per fare rapporto, una volta finiti gli studi ad Harvard, sarebbe meglio che ti trasferissi a Washington che si trova vicino alla sede...la prudenza non è mai troppa in fondo, più stai vicino a noi e meno probabilità ci sono che quegli uomini si avvicinino a te-
-D'accordo- rispose la ragazza con determinazione.
Hidemi quindi si separò da loro, ma già all'ingresso dell'aereoporto c'erano due agenti della CIA che li avrebbero accompagnati nella casa dove avrebbero dovuto abitare e rimanere al sicuro, sorvegliati e protetti anche dall'FBI.
"Io e Ran...vivremo insieme per lungo tempo..." pensò Eisuke arrossendo, mentre osservava Ran parlare con sua madre dell'università.
"E' quello che ho sempre sognato, voglio provare a conquistarla, a farle dimenticare Kudo!" pensò emozionato e determinato.




******



Intanto in Giappone venne organizzato il finto funerale di Shinichi Kudo, era meglio non dare in pasto ai giornali la verità secondo l'FBI, altrimenti Conan non avrebbe avuto una vita, ed era meglio crescere sereno senza dover essere additato dalla gente.
Venne spiegato ai giornalisti, che si trovavano lì anche per assistere, essendo Kudo famosissimo, che era morto durante uno scontro a fuoco contro l'organizzazione criminale.
Conan se ne stava in silenzio davanti alla lapide sotto la pioggia battente che non cessava a smettere. Capì che in realtà era come se Shinichi Kudo fosse morto davvero, non era riuscito nel suo obiettivo, Gin era a piede libero e aveva perso la persona più importante della sua vita.
Ad un certo punto non sentì più la pioggia sopra di sè, Ai arrivata da dietro lo coprì con un ombrello, lui la guardò con una faccia che non esprimeva nessuna emozione.
-Non continuare a tormentarti così, guarda avanti, devi reagire...- disse la scienziativa provando a consolarlo.
-So che non sono la persona più adatta per dirtelo, ma dovrai provare a rifarti una vita-
Lui strinse i pugni e iniziò a tremare...
-Edogawa-kun...-
-NON CHIAMARMI COSI'!- gridò il mini-detective afferrandola per la maglia.
Ai per lo spavento fece cadere l'ombrello per terra e si ritrovò Conan e pochi centimetri dal suo viso che la fissava rabbioso.
-TU CHE DIAVOLO NE SAI, EH? IO L'HO PERSA! L'HO PERSA PER SEMPRE! SHINICHI KUDO NON ESISTE PIU'! IO NON ESISTO PERCHE' CONAN EDOGAWA NON ESISTE!- si sfogò furioso stringendo la presa.
Haibara non sapeva cosa dire, lo guardò tristemente, sentendosi ancora una volta in colpa. Non reagì e lasciò che lui si sfogasse.
-SAI COSA SIGNIFICARE AMARE PIU' DELLA TUA STESSA VITA QUALCUNO? NE HAI IDEA? TU NON PUOI CAPIRE HAIBARA! NON HAI MAI AMATO NESSUNO!-
Lei scosse la testa pensando "Quanto ti stai sbagliando Kudo, tu non hai capito niente...proprio niente di me...io per te..."
-Adesso basta Shinichi!- lo rimproverò Yukiko tirandolo via, era tornata indietro perchè non aveva più visto suo figlio e Ai Haibara e aveva assistito alla discussione.
Si inginocchiò e prese il volto del figlio con mani per fare in modo che lui la guardasse negli occhi.
-Sono la tua mamma, ti capisco perfettamente e ho visto in prima persona l'evoluzione dei tuoi sentimenti per Ran...però questo non è un buon motivo per prendersela con le persone che ti vogliono bene. Shinichi, credi che a Ran farebbe piacere vederti così?-
Lui abbassò lo sguardo, colpevole.
-Mi dispiace...Haibara...- mormorò allontanandosi sotto la pioggia, incurante di essere bagnato fradicio.
-Perdonalo Haibara- disse Yukiko dispiaciuta
-Non si preoccupi signora Kudo- rispose Ai recuperando il suo ombrello.
"Comunque non ce la faccio a vedere mio figlio in questo stato, vorrei provare a parlare io con Ran..." pensò incerta la madre di Shinichi.




Nei giorni successivi, Conan non accennava a reagire, era passato quasi un mese dalla partenza di Ran e lui si sentiva a pezzi come sempre.
-A volte se ne sta sdraiato a fissare il soffitto per ore, Yusaku! Ho bisogno di parlare con Ran, solo lei può fare qualcosa in questo momento!- disse Yukiko parlando al telefono con suo marito e decise di prendere il primo volo disponibile per gli Stati Uniti.


Yukiko arrivò a Cambridge verso le 2 del pomeriggio, non sapendo l'indirizzo della casa di Eri e Ran, chiamò la prima al telefono.
Le spiegò velocemente la situazione.
-Per favore Eri...ho bisogno di parlare con Ran, lei è l'unica che può far reagire mio figlio...-
Eri si morse il labbro inferiore, era nervosa perchè Yukiko non doveva assolutamente sapere della gravidanza, ci avrebbe messo poco ad avvertire Shinichi e di conseguenza sarebbero andati contro la volontà dell'FBI.
-Va bene Yukiko- fece una pausa, doveva inventarsi qualcosa, sospirò e aggiunse -In questo momento Ran non è a casa, si trova al parco Gibson, chiamando un taxi lo raggiungerai entro un'ora-
-Grazie Eri-
La madre di Ran chiuse la chiamata pensando "Devo avvertire Ran che Yukiko è qui".



Ran si trovava proprio nel parco Gibson, era immenso, alberi bellissimi con foglie di ogni colore, stradine dove bambini e adulti andavano in bicicletta, coppiette che passeggiavano e gente che pranzava all'aperto nei prati.
Aveva appena ricevuto una telefonata da sua madre che la avvertiva dell'arrivo di Yukiko.
-Che succede?- chiese Eisuke preoccupato vedendo la faccia altrettanto preoccupata di Ran.
-La madre di Shinichi, Yukiko Kudo, è arrivata Cambridge pochi minuti fa...vuole parlarmi...-
Eisuke sospirò, poi fissò la sua amica negli occhi dicendo -Riuscirai ad avere la stessa determinazione? Il trasferimento non sarà servito a nulla se...-
-Stai tranquillo Eisuke-kun- lo rassicurò e aggiunse determinata -So quello che devo fare!-
"Perdonami Shinichi, è come se vivessi nella menzogna ora, qui c'è una vita che non mi appartiene...solo la piccola creatura che porto in grembo mi da la forza di andare avanti, di lottare per proteggere nostro figlio" pensò mandando un messaggio a Yukiko, un messaggio che lei avrebbe dovuto riferire a Shinichi.
Yukiko lesse il messaggio più volte, incerta a quel punto sul da farsi, ma alla fine decise comunque che avrebbe parlato con Ran.



-Dai, Eisuke-kun...non fare quella faccia! Non sopporto di vederti così, sei troppo preoccupato per me!-
-Il fatto è che...- si blocco imbarazzato -...io ci tengo a te, davvero tanto...tantissimo...- disse rosso come un peperone.
Ran fece un triste sorriso, aveva capito i sentimenti che il ragazzo nutriva per lei.
In quel momento Eisuke si fece coraggio -Ran, io...-
-Non adesso!- lo bloccò lei appoggiandogli leggermente una mano sulla bocca.
-Per ora godiamoci questo posto, non ripensiamo ai vecchi ricordi e a cose complicate... divertiamoci, dai- sorrise leggermente.
Eisuke capì che lei gli stava dicendo che non era quello il momento di parlare di amore e cose del genere.
"Forse mi darai una possibilità in futuro, Ran?" pensò Eisuke felice.
-Vieni, dai!- esclamò lei iniziando a correre, sentendosi per pochi attimi libera, non voleva più pensare a Shinichi, lui sarebbe sempre rimasto nel suo cuore.
-Credi davvero di riuscire a sfuggirmi?!- la rincorse mentre lei gli faceva la linguaccia.
Riuscì a prenderla da dietro, ma perse l'equilibrio e finì a terra trascinandola sopra di sè.
-Sei così buffo!- scoppiò a ridere divertita vedendo gli occhiali del suo amico tutti storti.
Li prese e glieli mise apposto, per poi fissarlo sorridendo. Eisuke la faceva divertire da matti.
-Non prendermi sempre in giro!- sbuffò Eisuke mettendo poi il broncio proprio come un bambino.
Ran rimase sopra di lui e continuava a ridere, il ragazzo la fissò pensando "E' bellissima...mi piace, mi piace vederla così...sentire il suo profumo, amo il suo profumo...ti amo Ran, da morire".
Le accarezzò prima i capelli e poi una guancia, stava quasi per cedere, per baciarla, ma Ran intuendo qualcosa si alzò di colpo.
-Andiamo a bere qualcosa- disse sorridendo, ignorando di proposito quei gesti d'amore.
Eisuke ricambiò il sorriso, era comunque felice e certo che avrebbe potuto conquistarla con calma.
Yukiko nel frattempo era arrivata e aveva visto tutta scena.
"Ecco perchè di quel messaggio" pensò la donna che spalancò gli occhi quando sentì una mano sulla sua spalla.
-Eri!- disse sorpresa
-Ciao Yukiko- rispose la madre di Ran -Hai parlato con...-
-No- la interruppe Yukiko -E' giusto che Ran si rifaccia una vita, è quello che Shinichi deve capire. Ho un messaggio per lui da parte di Ran...forse non è stata una perdita di tempo venire qui- concluse speranzosa.






CONTINUA...

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Capitolo 5
*** Sentimenti ***


Capitolo 4: Sentimenti






Yukiko Kudo era tornata in Giappone, aveva un messaggio per Shinichi da parte di Ran e sperava che questo l'avrebbe fatto reagire.
-Buongiorno professor Agasa, Shinichi è a casa sua?- chiese parlando al telefono.
-Si, l'ho convinto a rimanere qui da noi, almeno ha vicino persone che gli vogliono bene e non se ne sta rinchiuso in casa da solo-
-Grazie professore. Comunque Yusaku tornerà presto in Giappone, così potremmo stare vicino a Shinichi...sarò lì tra qualche minuto, ora sono su un taxi-
Grazie alle parole di Ran e alla vicinanza di suo padre e sua madre, Shinichi avrebbe reagito, Yukiko ne era certa.
Quando arrivò a casa di Agasa, trovò Conan sdraiato sul divano, scena che aveva visto più volte in quel mese. A volte si alzava solo per andare in bagno o per mangiare qualcosa.
-Shinichi...- lo chiamò passandogli una mano sulla fronte -Sono stata in America...-
Il ragazzino si irrigidì e guardò sua madre perplesso.
-Ran ha un messaggio per te- disse porgendogli il cellulare.
Conan glielo strappò letteralmente dalle mani, sospirò e iniziò a leggere...



"Yukiko fai avere questo messaggio a Shinichi, per favore.

Ciao Shinichi, è circa un mese che sono partita e ti ho detto addio. Devo ammettere che è dura accettare di starti lontano, pensavo che non avrei mai superato questa cosa, perchè il mio amore per te è troppo grande...però ho capito che devo riprendere in mano la mia vita, che non posso piangermi addosso tutto il giorno.
Quando ho saputo che hai trattato male Ai-chan, mi è quasi venuta voglia di tornare in Giappone solo per tirarti un pugno sullo stomaco da farti mancare l'aria! Non è da te Shinichi! Ti prego, non diventare un uomo privo di sentimenti, non allontanare le persone che ti vogliono bene. Se facessi così il Shinichi che ho sempre conosciuto morirebbe sul serio.
Portami nel tuo cuore, proprio come faccio io, ma reagisci! Cerca di rifarti una vita come sto provando a fare io.
Ti conosco da 18 anni, ho fiducia in te e tu mi hai sempre capita più di chiunque altro...fallo anche per me, ritorna alla vita! Sono sicura che ce la farai a superare questo momento, tu sai lottare, ed è anche per questo che mi sono innamorata di te.
Con grande affetto, Ran"





Conan rilesse il messaggio più volte e capì di aver sbagliato tutto.
"Quanto mi sento stupido!" pensò portandosi una mano sulla fronte "E' vero, se Ran fosse qui mi avrebbe già preso a schiaffoni...lei sta reagendo, in questo momento è anche più forte di me..."
-Allora Shinichi?- chiese Yukiko -Hai intenzione di piangerti addosso per tutta la vita?-
-No!- esclamò lui determinato -Ran non vorrebbe mai vedermi così, ha ragione! Sarà dura, ma devo ricominciare a vivere!-
-Proprio quello che volevo sentire da mio figlio- rispose Yukiko soddisfatta e ringraziò mentalmente Ran che era riuscita con quelle parole a far reagire in positivo suo figlio.




*****



Conan aveva deciso di ricominciare una nuova vita, ma non poteva sapere che c'era un uomo intenzionato a distruggerla nuovamente.
Quell'uomo guardava soddisfatto davanti a sè, due uomini si piegarono leggermente in avanti, una sorta di inchino per lui. Chianti dietro di loro sorrise compiaciuta.
-Sono loro i tuoi uomini fidati?- chiese la donna
-Si- confermò Gin -Agivano come sicari su ordine mio e del Boss, due mercenari spietati...l'organizzazione tornerà più potente di prima, voi due siete con noi?-
I due uomini annuirono.
-Sai, Chianti...all'interno dell'organizzazione venivano chiamati i gemelli della morte- Gin fece un ghigno.
La donna annuì -Ne ho sentito parlare, se non sbaglio i loro nomi in codice sono Scotch e Rum-
Scotch era poco più alto del fratello gemello, era pelato e portava gli occhiali da sole, oltre ad avere il volto pieno di piercing, in particolare sulle orecchie e sulle labbra.
Anche Rum era pelato, poco più basso di Scotch e meno muscoloso di lui, senza piercing e con un borsalino blu scuro in testa. Aveva inoltre un occhio chiuso con una vistosa cicatrice verticale, per il resto era tale e quale al fratello essendo gemelli.
-Siamo con te, Boss- disse Scotch con aria solenne.
-Bene- Gin sorrise e chiese a Chianti -Hai delle novità? La CIA si è definitivamente ritirata?-
-A quanto pare sì, sembra anche che quella traditrice di Kir si sia portata dietro una ragazzina...è famosa a Tokyo per essere una campionessa di karate, mi ero scordata di dirtelo l'altra volta, ma tanto che ce ne importa?- fece spallucce.
-Ti sbagli, è un particolare davvero molto interessante-
La faccia di Gin non prometteva nulla di buono, aveva intenzione di ricreare l'organizzazione e di diventarne lui stesso il Boss, così da poter portare avanti gli esperimenti scientifici e vendicarsi contro l'FBI e Shinichi Kudo.




********





4 ANNI DOPO





Cambridge - casa Hondou




Una giovane donna di 22 anni stava osservando i fiocchi di neve affacciata alla finestra di casa, provando una strana malinconia, cosa che gli era capitata spesso negli ultimi quattro anni. Si sentiva triste apparentemente senza motivo, anche se in realtà era solo il pensiero della sua vecchia vita a renderla malinconica.
Si sdraiò sul letto e un libro appoggiato sul comodino attirò la sua attenzione. Sorrise ricordandosi di quando aveva ricevuto quel romanzo in regalo da Eisuke.
-Oh, no!- si era disperato il suo amico -Studi fin troppo e io vado a regalarti un libro così lungo e complicato!- aveva detto portandosi una mano sul viso -Scusa, scusa, scusa!- fece poi dei piccoli inchini con le mani unite.
-Ma dai, Eisuke-kun...in fondo sono stata io a dirti che quel libro mi piaceva, ti preoccupi troppo!- aveva risposto lei ridendo.
Però era vero, Eisuke Hondou non ne azzeccava una, ma era un lato così tenero del suo carattere che a Ran piaceva così com'era.
In quel periodo era anche stanca per via degli studi ad Harvard e per fortuna erano arrivate le vacanze di Natale. Sentì delle risate provenire dal salotto e andò ad osservare una scena che più volte aveva visto.
Un ragazzo della sua stessa età, stava giocando con un bambino più piccolo, o meglio, in quel momento gli stava facendo il solletico.
-Non mi sfuggi!- esclamò il ragazzo prendendolo in braccio mentre il bimbo continuava a ridere.
-Forza, Ken! E' ora di andare a letto!- fece Ran con voce seria avvicinandosi ai due.
Il bambino sembrò triste ma rispose -Va bene mamma-
-Non ti preoccupare Ken, possiamo continuare a giocare domani!- sorrise Eisuke mettendolo giù.
Ken annuì ricambiando il sorriso e andò verso la camera di sua madre, non prima di aver ricevuto da lei un bacio sulla fronte.
"Assomigli a tuo papà ogni giorno di più piccolo mio" pensò Ran dolcemente.
Ken aveva il viso identico a quello di Shinichi, i capelli invece erano più chiari come quelli di Ran.
Eisuke passò di fianco a Ran e le diede un bacio sulla guancia dicendo -Buonanotte e...sono contento che tu abbia deciso di accompagnarmi domani per l' intervista di mia sorella, non è bello stare sempre chiusa in casa...-
-Buonanotte- rispose semplicemente lei.
Eisuke era cambiato in quei 4 anni, la voce era più da uomo e si era fatto crescere leggermente i capelli, mentre gli occhiali non li portava più, sostituiti dalle lenti a contatto. Due cose però non erano affatto cambiate: l'essere maldestro e l'amore per Ran.
Voleva ancora darle tempo, sapeva che non era riuscita a dimenticare completamente Kudo, infatti quando tentava di baciarla lei si scansava, anche se cercava di non essere brusca, accettava solo abbracci e carezze.
-Ah! Aspetta un momento, Ran- la fermò Eisuke
Lei si girò e vide che il ragazzo prese i suoi vecchi occhiali da sopra il divano.
-Ken ha dimenticato questi- sorrise porgendoglieli.
Ran osservò gli occhiali con un sorriso, Ken da un anno a quella parte aveva bisogno di portarli e Eisuke gli aveva regalato i suoi dicendo che avrebbe tranquillamente messo le lenti a contatto.
La ragazza vide in quel gesto un grande affetto visto che quegli occhiali appartenevano alla mamma di Eisuke in passato. Inoltre Ken si rifiutava di portare altri occhiali, aveva accettato solo quelli di Eisuke, a cui voleva un bene immenso.
-Grazie Eisuke-kun...Ken ti adora e io non potrei avere una persona migliore in questo momento al mio fianco...-
Eisuke sentì le gambe molli, Ran gli aveva detto che lui era la persona migliore da poter avere al suo fianco? Il suo cuore esplose di gioia, tanto che d'istinto prese entrambe le mani della ragazza.
Lei abbassò lo sguardo mentre Eisuke si stava lentamente avvicinando...
"Non ancora...perdonami, non sono pronta" pensò Ran che invece di andargli incontro per il bacio, si limitò ad un abbraccio. Voleva che qualcuno la stringesse, voleva sentirsi protetta.
Eisuke ricambiò subito nonostante l'amarezza per essere stato di nuovo rifiutato, doveva aspettare ancora...




******




Qualche giorno dopo in Giappone, Conan Edogawa era appena uscito da scuola, adesso frequentava le medie e in quei quattro anni era riuscito ad andare avanti nonostante continuasse a pensare a Ran.
Ai, dietro di lui, lo osservava e vedeva nei suoi occhi sempre la solita malinconia, voleva fare qualcosa per lui, ma evitava non essendo molto brava a consolare le persone.
Prima che lui potesse entrate in casa, lei lo tirò indietro e poi lo fissò negli occhi.
-Haibara, che cosa...-
-Posa la cartella, ti aspetto qui- disse semplicemente la ragazzina.
-Ti ho già detto che non voglio venire ad una festa di compleanno piena di dodicenni!- esclamò lui esasperato.
-Non voglio che tu faccia piangere Ayumi, quindi posa la cartella e datti una mossa!- ribattè Ai decisa.
Alla fine Conan si arrese, sospirò e si limitò ad annuire.
Haibara sorrise pensando "Non puoi rimanere per tutta la vita rinchiuso in te stesso Kudo, non so per quale motivo ma voglio provare ad aiutarti per farti accettare completamente la tua vita".
Poi la scienziatina scosse la testa e rise di se stessa...in realtà sapeva perfettamente perchè voleva aiutarlo a rifarsi una vita...
"Che stupida, continuo a mentire a me stessa" pensò con un amaro sorriso.




Purtroppo Ai non riuscì nel suo intento, nonostante Conan fosse presente alla festa di compleanno di Ayumi, con la testa non c'era proprio, tanto che spesso ignorava i complimenti e le frasi che la ragazzina gli diceva, cotta come sempre di lui.
Si allontanò dal gruppo di ragazzini, mentre Ai lo giustificava dicendo che non si sentiva molto bene.
-Vado a vedere come sta- disse Ai rivolgendosi ad Ayumi.
Lei annuì, mentre Genta accendeva la tv cercando un qualche canale che parlasse di calcio.
Conan Edogawa si sedette al tavolo della cucina.
"Tutto questo è davvero assurdo! Io ho 22 anni, che diamine!" pensò frustrato.
Ad un certo punto qualcuno gli diede una pacca dietro la testa.
-Ahia!- si lamentò
-Beh?- chiese Ai mentre lui si alzava -Non è gentile nei confronti di Ayumi questo atteggiamento-
-Mi scuserò con lei, ma...questa situazione è davvero insostenibile!- esclamò.
Haibara si limitò a sospirare e chiuse gli occhi.
-IO SONO UN RAGAZZO DI 22 ANNI, HAIBARA! ALMENO DA QUESTO PUNTO DI VISTA MI DEVI CAPIRE! LO SO CHE NON PUOI CAPIRMI PER QUANTO RIGUARDA RAN, PERO' ALMENO SU QUESTO...-
-BASTA!- gridò la scienziatina interrompendolo, fortunamente i ragazzini in salotto non avevano sentito avendo la tv a tutto volume.
-Haibara...- mormorò spalancando gli occhi, lei non aveva mai gridato così.
-Sei uno stupido! Pensi sempre e solo al tuo amore per quella ragazza sfogandoti con me e ripetendo ogni volta le stesse inutili frasi!- si sfogò la scienziatina.
Conan la fissò sorpreso e rimase in silenzio.
-Ma io sono STUFA! Stufa di vederti in questo stato e stufa di sentire che ogni volta mi dici che io non posso capirti...questo NON E' VERO!- ringhiò infuriata -Io ti capisco eccome...tutto ciò è doloroso...per entrambi...-
-Haibara...stai dicendo che...-
Conan era senza parole, Ai si morse il labbro inferiore mentre il suo cuore batteva all'impazzata, la sua era praticamente una confessione e persino il detective l'aveva capito.
-Io non...immaginavo...-
-Che cosa? Stai pensando che è incredibile che una che ti ha sempre sfottuto, in realtà ti sbava dietro?- fece un sorrisino ironico Ai.
Conan scosse la testa, fece per parlare ma Ai continuò dicendo -No, eh? Allora stai per ricominciare a parlare della tua cara Ran, del tuo amore per lei e stai pensando ad un modo carino per rifiutarmi...-
-Ti sbagli! Non potrei mai pensare a...-
-Ma stai tranquillo- lo interruppe Ai alzando una mano -Non mi aspetto nulla da te, mio caro detective liceale-
-La vuoi smettere con questo sarcasmo?!- disse esasperato Conan, sospirò e aggiunse -Perdonami Haibara, sono un idiota. Ho sbagliato tutto, non mi sono accorto dei tuoi sentimenti e ti ho ferita continuando a parlare del mio amore per Ran davanti a te...non avevo alcun diritto di accusarti dei miei guai...voglio scusarmi, ecco...-
Haibara rimase in silenzio, riuscendo a nascondere la sorpresa per quelle parole e si limitò a fissarlo.
-Puoi perdonarmi?- chiese Conan con un triste sorriso.
La ragazzina rosso-castana fece per rispondere, quando si sentì una frase che fece correre Conan immediatamente davanti alla tv -GUARDATE! IL PRESIDENTE DELLA CIA, HIDEMI HONDOU, E' IN TV!- gridò Genta.
Conan rimase a bocca aperta, Hidemi Hondou, colei che un tempo si nascondeva sotto la falsa identità di Rena Mizunashi alias Kir, era diventata presidente della CIA durante quei 4 anni.
Dietro di lui, anche Ai guardava la giornalista fare delle domande in inglese a Hidemi Hondou e in basso c'erano i sottotitoli, segno che era un'intervista registrata.
-Anche suo fratello minore, Eisuke Hondou, sta studiando per diventare un agente? Seguirà le sue orme?- chiese uno dei giornalisti.
Poco distante dalla folla dei giornalisti c'erano anche due ragazzi con un bambino, che vennero notati...
-Ecco il fratello!- esclamò un giornalista avvicinandosi con un cameraman -Ci concedi un'intervista? Come ci si sente ad essere fratello del presidente della CIA? Stai studiando anche tu per diventare un agente?-
-Scusateci...- mormorò Eisuke prendendo per mano la ragazza al suo fianco e allontanandosi.
Conan la riconobbe anche se era stata inquadrata di sfuggita...spalancò gli occhi, Ran aveva un'espressione più matura, i capelli sempre lunghi ma più mossi, era leggermente truccata, ed era ancora più bella di quanto il detective ricordasse...
Però una cosa lo sconvolse, Ran teneva in braccio un bambino di circa 3-4 anni...
"Quel bambino..." pensò Conan iniziando a sudare e tremare leggermente.
"Possibile che..."







CONTINUA...





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Salve a tutti! Spero di aver lasciato abbastanza suspance, sarei felice di leggere qualche commento, anche critiche che possano aiutarmi a migliorare. Sapete, non mi convince molto questa storia XD tuttavia, mi dispiacerebbe doverla interrompere...
Un saluto ^_^

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Capitolo 6
*** Il nuovo amore e il ritorno della donna in nero ***


Ecco l'aggiornamento! In questo capitolo ci sarà una svolta e non solo per il ritorno di una certa persona...Ran prenderà una decisione importante, ma non anticipo altro! Buona lettura!




Capitolo 5: Il nuovo amore e il ritorno della donna in nero.







Conan sbattè le palpebre un paio di volte, mentre le sue mani continuavano a tremare.
"Un bambino? Non può essere..."
Ran aveva un bambino in braccio, si era visto chiaramente nonostante la breve apparizione di pochi secondi in tv, la sua mente non poteva avergli giocato un brutto scherzo!
-Ma quella era Ran-neesan, o sbaglio?- chiese Ayumi stupita
-Sì!- esclamò Mitsuhiko a bocca aperta -E' diventata mamma?!-
Conan ebbe la conferma di non aver preso un abbaglio, mille dubbi si insinuarono nella sua testa...prima di poter fare un ragionamento coerente, sentì un giornalista pronunciare una frase che gli fece raggelare il sangue...
-La signorina Ran Mori non si è voluta fermare e non ci ha permesso di vedere Ken Hondou, il nipotino del presidente della CIA Hidemi Hondou...speriamo che a breve possa concederci un'intervista-
Ken Hondou? Se era nipote del presidente della CIA la conclusione era una sola: Ran aveva avuto un figlio da Eisuke Hondou, fratello di Hidemi.
Haibara vide chiaramente lo sguardo assente di Conan, che si lasciò cadere in ginocchio, davanti alle facce preoccupate degli altri ragazzini.
"Il figlio di Hondou...Ran, ti ci è voluto così poco tempo per dimenticarmi?" pensò con lo sguardo perso nel vuoto mentre Ayumi lo scuoteva preoccupata.
La ex-scienziata intanto sentì una rabbia dentro di sè mai provata prima, non ce la faceva a vederlo così, era più forte di lei! Velocemente si mise davanti a Conan, tirandogli poi uno schiaffone che gli fece ruotare la faccia di 360 gradi...
Conan ci mise qualche secondo a realizzare, mentre Ayumi stupita per quel gesto chiese -Ma perchè l'hai fatto, Ai-chan?-
-Devo fare due chiacchiere con il signorino, lui sa benissimo il perchè...- rispose Ai tirandolo su per un braccio e trascinandoselo dietro, lui non si oppose, continuava a tenere gli occhi puntati verso il basso.

Uscirono da casa di Ayumi e per qualche minuto Conan non aprì bocca, continuava a guardare la strada davanti a sè.
-Hai intenzione di continuare a fare il vegetale ancora per molto?- chiese Ai spazientita.
Lui sospirò, toccandosi la guancia ancora rossa per lo schiaffo troppo forte.
La ex-scienziata si morse il labbro inferiore e disse -Forse non avrei dovuto colpirti, ma...-
-Hai fatto bene invece- la interrupe Conan guardandola negli occhi -Lo stupido sono io, avrei dovuto capirlo da quel messaggio di Ran di 4 anni fa...ora capisco perchè mi ha chiesto di rifarmi una vita, lei se ne stava già costruendo una nuova con Hondou...-
Ai sentì il tono di amarezza con il quale Conan aveva parlato, probabilmente perchè lui mai e poi mai avrebbe pensato che Ran l'avesse già dimenticato.
-Non dovresti accusare Mori-san o avercela con lei. Aveva tutto il diritto di riprendere in mano la sua vita, non puoi sapere come si è sentita in questi anni...non devi puntarle il dito contro solo per sentirti bene, lei ha fatto una scelta...dovresti prendere esempio da lei-
Conan sentendo quelle parole spalancò gli occhi e si ricordò della frase di Ran all'aereoporto, lei l'avrebbe sempre portato nel cuore...ma come il suo primo amore, quello che non si scorda mai. Era un illuso a pensare che Ran l'avrebbe amato per tutta la vita.
-Mi sento uno sciocco Haibara...hai ragione tu, Ran ha avuto un bambino da un altro uomo, ha reagito al dolore e...e devo reagire pure io...grazie, davvero...ti ringrazio tanto-
Il detective regalò ad Ai il suo più bel sorriso, lei sentì il suo cuore battere velocemente e fu felice che dal suo viso non traspariva nessuna emozione. Nonostante la felicità per quel gesto, voleva rimanere distaccata come sempre e si limitò a fissarlo dopo aver annuito.



******



Intanto Eisuke e Ran, lontani da tutti i loro affetti, stavano parlando e si trovavano nella stanza di lei. Ken invece era sul divano in sala a guardare i cartoni animati, ogni tanto rideva indicando i personaggi che vedeva nello schermo.
-Mi dispiace- mormorò il ragazzo tenendo lo sguardo basso -Non avrei dovuto insistere così tanto per farti venire ad assistere a quell'intervista-
-Non preoccuparti- cercò di tranquillizzarlo Ran -La gente sa della sua esistenza dopotutto, non sarà per pochi secondi davanti alla tv che cambierà qualcosa nella sua vita-
-Sei...incredibile...- bisbigliò Eisuke -Nonostante la tua situazione, riesci sempre ad essere forte e mi fai forza! Quando in realtà dovrebbe essere il contrario!-
Ran sospirò e rispose -Adesso basta, se continui così ti arriva uno scappellotto! Eisuke-kun...- scosse la testa e lo fissò -Se sono riuscita ad andare avanti è soprattutto per merito tuo, per i tuoi abbracci, per quello che hai fatto per Ken...e per il tuo affetto...-
Il ragazzo arrossì, il suo amore per Ran era davvero troppo palese e sapere che lei ne era consapevole non lo faceva sentire a suo agio, conoscendo i sentimenti della ragazza per Shinichi Kudo.
Era talmente immerso nei suoi pensieri che non si accorse di un cuscino che gli arrivò dritto in faccia.
-Ehi!- esclamò lui con il segno della cerniera della federa stampata in faccia.
Ran scoppiò a ridere, mentre Eisuke fece sorrisino dicendo -Questa me la paghi!-
In breve si ritrovano sul letto e continuavano a colpirsi con i cuscini a vicenda, finchè Eisuke non si fermò fissandola intensamente. Ran era sotto di lui e rimase come incantata dagli occhi del suo amico.
Si fissarono, Ran non riusciva a comprendere quello che provava, era un qualcosa di strano, un misto tra imbarazzo, dolcezza e paura. Decise in ogni caso di abbandonarsi a quelle sensazioni...
Hondou si avvicinò lentamente, dando così la possibilità a lei di rifiutarsi se voleva, ma con sua grande sorpresa Ran gli andò incontro e le loro labbra si unirono, inizialmente fu un bacio dolce, ma la passione prese il sopravvento e le loro lingue si intrecciarono in una danza amorosa.
Lui non poteva ancora crederci, Ran stava ricambiando il suo bacio, quello che aveva sempre desiderato e che si avverava solo nei suoi sogni. Dopo il bacio Ran si strinse a lui chiudendo gli occhi, sentendo il suo cuore battere velocemente.
-Ti amo Ran- si dichiarò Eisuke con dolcezza, iniziando ad accarezzarle i capelli, come per coccolarla.
Tre semplici parole le bastarono, in quel momento Ran Mori capì che doveva pensare ad un nuovo amore e lasciarsi il passato definitivamente alle spalle. Shinichi Kudo sarebbe rimasto per sempre rinchiuso nel suo cuore, ma ora nei suoi pensieri c'era solo Eisuke.



******




Passarono così altri sette anni, in quel periodo di tempo Shinichi e Ran avevano definitivamente accettato le loro nuove vite. Lei era diventata ormai una donna di quasi 30 anni, avvocato come sua madre grazie agli studi ad Harvard, mentre Eisuke sempre al suo fianco, era diventato un agente dell'FBI. Aveva rinunciato alla carriera nella CIA per paura di dover stare troppo lontano da Ran e Ken, nel caso ci fosse stata una missione all'estero.
I due si erano trasferiti con Ken a Washington che si trovava vicino alla sede centrale della CIA, tutto ciò era avvenuto dopo la fine degli studi all'università.
Shinichi Kudo, o meglio, Conan Edogawa nel frattempo era diventato il detective più popolare del Giappone. Nonostante avesse smesso di parlare e di pensare a Ran, non riusciva ancora a lasciarsi del tutto andare con Ai. I due uscivano insieme, ogni tanto si scambiavano qualche bacio, ma non c'era niente di "ufficiale" tra di loro, negavano davanti a tutti di essere fidanzati. Ai si era dimostrata molto comprensiva, era raro che prendesse l'iniziativa, probabilmente dovuto anche al suo carattere e non solo al rispetto per Shinichi.
Il detective, però, ignorava che dall'altra parte del mondo aveva un figlio 11enne, intelligente sin da piccolo, proprio come lui, che tutti chiamavano "Il super-detective del futuro".
Ken Hondou, cognome che gli era stato dato per non destare sospetti, stava uscendo da scuola con il suo amico Max Kaleb. Max era un ragazzino biondo con gli occhi azzurri, gentile e carino, ed era stato lui a proporre di aprire un club di detective a scuola. Anche se fino a quel momento i casi riguardavano solo ritrovare degli oggetti perduti o degli animali domestici smarriti dei compagni di scuola.
Amava molto la professione del detective, sperava di diventarlo e voleva essere popolare fra le ragazze, peccato che non aveva fatto i conti con il fascino e l'intelligenza di Ken, che aveva tutte le compagne di scuola ai suoi piedi.
-Ancora quelle galline!- esclamò esasperato il biondo indicando un gruppo di ragazzine che fissavano con occhi cuoriformi Ken, che era al suo fianco.
-Eheheheh!- Ken si grattò il capo imbarazzato -Che ci vuoi fare? I detective sono molto popolari tra le ragazze!-
-Ma anch'io sono un detective! Eppure mi sembra che qui l'unico corteggiato sia tu...mi sento uno sfigato...- sospirò Max.
Un pallone arrivò nella loro direzione dal campo di calcio a pochi passi, Ken fu così bravo da riuscire a calciarlo direttamente in porta, tra lo stupore generale dei ragazzi e le urla delle ragazzine.
-Basta fare il figo, per favore...- lo rimproverò Max con voce abbattuta.
Ken sorrise, orgoglioso di essere così bravo in una cosa che amava come il calcio, anche se il suo sogno era diventare un grande detective, lo Sherlock Holmes dei tempi moderni.
-Ci vediamo!- salutò Max dandogli una pacca sulla spalla e andò verso casa.
Il ragazzino, oltre ad essere molto popolare per la sua intelligenza, lo era anche per la sua bellezza. Il suo viso era uguale a quello di suo padre Shinichi, le uniche differenze erano i capelli più chiari e mossi e gli occhiali che portava. Occhiali che un tempo erano di Eisuke Hondou.
Quando arrivò a casa, accese subito la tv in salotto, mettendosi seduto sul divano dopo aver posato la cartella. Cercò immediatamente un canale sportivo, ma una trasmissione attirò la sua attenzione: in diretta dal Giappone c'era Kaito Kid in azione!
"In questi anni quel ladro giapponese è diventato popolare persino qui" pensò Ken alzando il volume della tv "Quanto mi piacerebbe poterlo catturare!"
-A quanto pare Kid è riuscito a scappare, vogliamo chiedere un commento al famoso detective Edogawa- disse la giornalista americana avvicinandosi ad un ragazzo e facendogli delle domande, a cui lui rispose tranquillamente in inglese.
Ken sentì una strana sensazione vedendo la faccia di quel ragazzo, come una stretta al petto...
"Cos'è questa sensazione?!" pensò confuso, ma i suoi pensieri furono interrotti da sua madre che era appena arrivata.
Aveva sentito i passi e si era girato, rimanendo poi senza parole vedendola imbambolata mentre fissava lo schermo della televisione.
-Shin...- le parole gli morirono in gola, dopo 11 anni aveva rivisto il vero aspetto di Shinichi, era identico a parte gli occhiali di Conan che continuava a portare, per il resto era affascinante come solo lui poteva essere...
-Mamma!- la chiamò Ken leggermente preoccupato.
Lei sbattè le palpebre un paio di volte, scosse la testa e disse -Sai, quel ragazzo ha vissuto con me e nonno Kogoro per quasi un anno quando andavo ancora alle superiori-
-Ah, capisco!- annuì Ken e aggiunse perplesso -Non so il motivo, ma il vederlo mi ha fatto sentire nostalgico e felice allo stesso tempo...chissà perchè...-
Ran sgranò gli occhi sorpresa e pensò con un triste sorriso "Forse perchè è tuo padre, Ken?"
-Beh, il detective Edogawa rappresenta quello che vorresti diventare tu...può essere questo il motivo della tua sensazione, no? Dentro di te senti che devi raggiungerlo, diventare bravo come lui-
-Hai ragione mamma, probabilmente è per questo- sorrise Ken cambiando canale e iniziò a guardare una trasmissione che parlava di calcio.
-Vado a fare la spesa Ken, ci vediamo dopo-
Ran salutò suo figlio e andò verso la porta d'ingresso.
"Mi dispiace doverti mentire piccolo mio, perdonami..." pensò sentendo una stretta al petto, quella situazione le pesava ma aveva fatto una promessa, ed era disposta a tutto pur di mantenerla, anche per la sicurezza di suo figlio.
Quando aprì la porta di casa, si ritrovò davanti una persona che mai si sarebbe aspetta...iniziò a sudare freddo e gli occhi continuavano ad essere fissi su quelli di ghiaccio della donna che aveva davanti...
-T...tu!- balbettò impaurita -Chris...Vineyard...-
La donna sorrise e rispose -Bene, non perderò tempo in presentazioni. A quanto pare hai tutte le informazioni che possiede la CIA, giusto?-
Ran sentì la gola secca, era un incubo! Improvvisamente si sentì una stupida, come aveva fatto ad illudersi così?
-Chi volevo prendere in giro...- mormorò con voce rassegnata -Era inutile tentare di sfuggire alla vostra vendetta-
-Non sono venuta qui per ucciderti- disse con tono freddo la donna e aggiunse con un sorrisino -Voglio solo una cosa da te...-
Ran iniziò a tremare, sia di paura che di rabbia...
-Se vuoi mio figlio per qualche scopo, sappi che dovrai passare sul mio cadavere!- ringhiò facendosi minacciosamente avanti verso Vermouth.
-Non voglio quel marmocchio, non me ne frega niente di lui- rispose freddamente.
-E allora cosa vuoi? Se non vuoi ucciderci, cosa sei venuta a...-
La bionda la interruppe dicendo -Penso che sia arrivato il momento per te di tornare in Giappone-
Non riusciva a capire, perchè avrebbe dovuto tornare? Che cosa voleva Vermouth? Quest'ultima si limitò a fare il suo solito sorrisino mentre osservava la faccia a dir poco perplessa di Ran.





Qualche ora dopo, Eisuke Hondou sentì una frase che mai avrebbe voluto che Ran dicesse...
-Eisuke, devo tornare in Giappone!- esclamò decisa Ran.
-Ma...perchè?- chiese a fatica con un filo di voce.
Lei si limitò a prendere la valigia e suo figlio per mano, che non protestava non avendo mai visto sua madre così sconvolta.
-Devo farlo, devo tornare- rispose semplicemente.
-Allora vengo con te!- ribattè Eisuke -Qualunque cosa sia successa, io ti amo e non voglio perderti! Ti seguirò fino in capo al mondo se necessario!-
Ran sorrise, l'amore che quell'uomo provava per lei non aveva limite. A volte si chiedeva se davvero si meritava un amore così grande, un uomo così fantastico, che per lei avrebbe sempre fatto di tutto.
-Seguimi- fece cenno al suo compagno di andare in sala.
Ken osservò perplesso la scena, rimanendo davanti alla porta d'ingresso...
"Mamma, papà...che cosa sta succedendo?" pensò preoccupato mentre vide Eisuke chiudersi la porta della sala alle spalle.






CONTINUA...


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Capitolo 7
*** La paura di perdere le persone che amo ***


Capitolo 6: La paura di perdere le persone che amo.






Conan Edogawa e Ai Haibara stavano tornando a casa da scuola, quando all'improvviso il ragazzo si diede una pacca in testa.
-Accidenti! Mi sono dimenticato che devo aiutare l'ispettore con un caso!-
Ai sospirò, un fanatico di gialli era e un fanatico di gialli sarebbe stato per tutta la vita.
-E dai, non fare quella faccia Aiuccia...- fece la sua solita risatina aggiungendo -Senti già la mia mancanza, per caso?-
La stava chiaramente prendendo in giro, infatti la reazione di Haibara non si fece attendere...gli diede un pugno sulla testa mentre una vena le pulsava sulla fronte.
-Non fare questi stupidi giochetti con il mio nome!- esclamò visibilmente infastidita.
Conan si massaggiò il capo dolorante.
-Che permalosa- mormorò.
-Comunque...- si mise davanti a lei a le diede un bacio a fior di labbra -...ci vediamo dopo, per farmi perdonare ti porto a cena fuori stasera-
Le fece l'occhiolino. Nonostante la felicità che provava dentro di sè, Haibara pensava di avere comunque una "reputazione" da difendere e quindi non solo non rispose al bacio, ma si limitò a chiudere gli occhi dicendo seccata -E' il minimo...e adesso vai, stai perdendo tempo, o sbaglio?-
Il ragazzo annuì sorridendo, abituato al carattere scontroso di lei e si allontanò. Quando non poteva più vederla, Ai fece un sorriso dolce e nei suoi occhi c'era una strana luce, un misto di emozioni diverse.

Una volta arrivata a casa del professor Agasa, si accorse che quest'ultimo non c'era. Cosa strana, di solito era lì ad aspettare lei e Conan per pranzare.
-Professore! Professore!- ripetè più volte
Niente, nessuna risposta. Haibara inarcò un sopracciglio guardandosi intorno, la casa sembrava a posto, allora perchè provava un senso di angoscia? Non riusciva a spiegarselo, da quando aveva messo piede lì dentro una brutta sensazione si era impadronita di lei.
Ad un tratto sentì un braccio afferrarla all'improvviso e una mano premere contro la sua bocca...e poi, il buio...


Quanto tempo era passato da quando aveva perso i sensi? Non lo sapeva, fissava il soffitto, era ancora lì a casa di Agasa, forse era tutto un sogno?
Scosse la testa, impossibile visto che sentiva ancora quelle mani gelide su di sè. Si mise a sedere sul letto, accorgendosi solo in quel momento che delle catene intorno alle gambe le impedivano di alzarsi.
Cercò di liberarsi invano, mentre una voce risuonò nella stanza...
-Inutile provarci, ti ho legata per bene...Sherry...-
La ex-scienziata alzò lo sguardo, vedendo un uomo davanti a sè appoggiato al muro con le braccia incrociate. La prima cosa che si notava di lui era la cicatrice verticale sull'occhio sinistro che teneva chiuso, segno che l'aveva perso, oltre che la testa calva con un borsalino sopra di essa.
Rabbrividì nel vederlo, erano anni che non provava quella sensazione...non c'erano dubbi! Era uno di loro!
-Tu...- iniziò a dire con un filo di voce -Com'è possibile, l'organizzazione...-
L'uomo fece un ghigno interrompendola -L'organizzazione è tornata e io sono uno dei suoi membri più importanti: Rum-
Ai spalancò gli occhi, aveva già sentito parlare di lui! Un tempo, lui e suo fratello gemello lavoravano per l'organizzazione, erano mercenari assunti a pagamento direttamente dal Boss.
-Non fare quella faccia, cara Sherry- sorrise Rum vedendo la ragazza abbassare lo sguardo rassegnata.
-Non posso sfuggire al mio destino- mormorò -Mi dispiace professore- aggiunse sentendosi in colpa.
Un altro innocente che aveva pagato per lei. Ciò la fece stare male, terribilmente male...morire a quel punto era la cosa migliore, almeno le persone a lei vicine avrebbero smesso di soffrire, questo le diceva la sua mente.
-Oh, puoi stare tranquilla- fece Rum avvicinandosi al letto con le mani sui fianchi -Quel vecchio è ancora vivo e si trova in questa casa-
Ai guardò l'uomo in nero perplessa.
-Più precisamente, è privo di sensi dentro il bagno- aggiunse Rum.
-Non prendermi in giro! Sono stata per 18 anni all'interno dell'organizzazione, so bene come agite! Bastardi!- ringhiò furiosa agitandosi e tentando inutilmente di alzarsi dal letto, quei maledetti le avevano già rovinato la vita una volta e adesso, di nuovo...
-Sono gli ordini- rispose tranquillamente Rum -Che tu ci creda o no, mi è stato ordinato di risparmiarlo, a patto che tu...- fece una pausa e si passò la lingua sulle labbra aggiungendo -...ritorni a lavorare per noi-
La ragazza era incredula, davvero la rivolevano all'interno dell'organizzazione? Doveva tornare di nuovo da Gin? Al solo pensiero, ebbe un brivido lungo la schiena.
-Perchè?- mormorò
-Ovviamente per continuare le tue ricerche insieme ai nostri scienziati, nessuno di loro è al tuo livello secondo Gin...solo tu puoi completare il farmaco APTX 4869-
Lei rimase in silenzio, in effetti era vero, era l'unica insieme ai suoi genitori che aveva portato avanti quelle ricerche in poco tempo. Peccato che poi l'organizzazione avesse pensato di utilizzare quel farmaco per uccidere le persone, facendo di lei la complice in quegli omicidi.
Rum riprese a parlare -Dovrai aiutarci nel tuo tempo libero per non destare sospetti. Nessuno deve sapere che sei ai nostri ordini. Il tuo lavoro per noi, in cambio della vita delle persone a te care...questo vecchio e il tuo amichetto detective...accetti?-
Ai Haibara sentendo quei due nomi, i nomi delle persone più importanti della sua vita, non esitò un istante...
-Accetto- rispose fissando l'uomo
Rum si limitò a sghignazzare.




*****



*FLASHBACK*


Una donna dai lunghi capelli castani si trovava seduta di fronte ad un'altra donna bionda. Quest'ultima sorseggiava il suo liquore, passandosi di tanto in tanto la lingua sulle labbra.
-Il vermouth è davvero il miglior liquore del mondo- mormorò compiaciuta Chris Vineyard, o meglio, Sharon Vineyard.
Ran, davanti a lei, si mordeva nervosa il labbro inferiore, nonostante fosse leggermente sollevata dal fatto di essere riuscita a portare quella donna lontana da suo figlio. In quel momento si trovavano in un bar, Vermouth l'aveva seguita senza storie, quando lei le aveva chiesto di non parlare a casa in presenza di Ken.
-Sicura di non volerne, Ran?- chiese in tono amichevole.
L'avvocato in quel momento si sentì quasi presa in giro, perchè la teneva sulle spine in quel modo?!
-Adesso basta!- esclamò sull'orlo di una crisi di nervi -Che cosa vuoi Vermouth? Perchè mi chiedi di tornare in Giappone?-
Tremò di rabbia e di paura, tanto che Chris si stupì di come Ran avesse ancora un minimo di autocontrollo. Nonostante trovasse quella scena divertente, decise di arrivare subito al nocciolo della questione...
-Ti chiedo di tornare in Giappone...- fece una pausa sorseggiando il suo vermouth -Perchè è stato Gin a ordinarmi di farlo- concluse stringendo i pugni, come se si fosse innervosita nel pronunciare il nome di quell'uomo.
Ran deglutì sentendo il nome di quel tipo, descritto da sempre come un assassino freddo e spiegato dagli agenti dell'FBI e da Shinichi.
-Quindi tu... stai ancora agli ordini dell'organizzazione?- chiese a fatica.
Vermouth scosse la testa, in quel momento la frangia le copriva gli occhi, tanto che Ran non riuscì a vedere la sua espressione.
-E' un ricatto. Hanno mia figlia...Masumi Vineyard...- rispose con un filo di voce.
Sentendo quelle parole, Ran rimase stupita, Vermouth aveva una figlia? E come mai non ne aveva mai sentito parlare? Essendo una famosa attrice, si sarebbe dovuto sapere.
La bionda, vedendo la faccia perplessa di Ran, si affrettò ad aggiungere- L'avevo nascosta all'organizzazione, nessuno sapeva di lei, andava in giro con una falsa identità...almeno fino a due settimane fa, quando l'organizzazione la rapì. A quanto ho capito, Gin vuole usarti come esca e poi ucciderti...-
-Capisco- mormorò tristemente l'avvocato -Secondo i piani di Gin, tu dovevi venire qui e minacciarmi di uccidere mio figlio se non fossi tornata in Giappone, giusto? Quell'uomo vuole usare sia me che te per raggiungere i suoi scopi, colpendo i nostri punti deboli: i nostri figli-
Ran strinse i pugni infuriata, non c'era limite alla malvagità di quell'uomo!
Chris Vineyard si limitò a fissarla con una faccia inespressiva, finchè non sentì una frase che la fece sorridere...
-Tornerò in Giappone!-


*FINE FLASHBACK*





Ran sgranò gli occhi, aveva sognato ancora una volta la sua conversazione con Vermouth. In quel momento si trovava insieme a Eisuke e Ken, sull'aereo diretto a Tokyo. Aveva già avvisato i suoi, dicendo loro che sarebbe tornata solo per qualche giorno per rivedere il quartiere dove era cresciuta. Era una bugia, ma non voleva farli preoccupare.
Si asciugò il sudore sulla fronte dovuto a quel sogno e guardò davanti a sè vedendo Ken dormire. Suo figlio, il suo bambino. La somiglianza con Shinichi era incredibile, solo gli occhiali che un tempo erano di Eisuke, mascheravano un po' la cosa.
Sentì la mano del suo compagno sulla sua, si girò e vide che Eisuke la fissava teso come non mai. Da quando erano partiti, era diventato taciturno e cupo.
-Io...- le parole dell'uomo si bloccarono e si sentì terribilmente stupido.
"Quanto sono patetico, al solo pensiero di un incontro tra Ran e Kudo tremo come una foglia...che idiota" pensò con amarezza.
Ran capì il suo stato d'animo, erano un 11 anni che vivevano insieme, lei piano piano di era lasciata andare, si era innamorata...Eisuke era riuscito a conquistarla con la sua semplicità e lei non avrebbe mai distrutto tutto questo, ne era sicura in quel momento.
-Lo sai che torniamo per proteggere le persone a noi care, ne ho abbastanza di vederti con quella faccia- disse sbuffando la donna.
-Hai già spiegato la faccenda all'agente Akai, ci penseranno solo a proteggerli...a cosa serviamo noi? Rischiamo solo di esporci a inutili rischi!- ribattè lui.
Ran sospirò -Sono stata via troppo a lungo, non posso permettere ad altri di continuare a risolvere i miei problemi. E ti dimentichi per caso il ricatto di quella donna?-
-Non è che vuoi tornare...- esitò a continuare Eisuke, setendosi sempre più patetico -...per lui?- aggiunse con un filo di voce.
La donna perse definitavamente la pazienza, con un gesto rapido afferrò Eisuke per il mento e gli stampò un bacio sulle labbra. L'uomo totalmente spaesato, non reagì, sentendo solo il sapore di Ran sulle sue labbra, un sapore che amava da 11 anni e che aveva il permesso di assaggiare quando voleva.
Ran lo fissò negli occhi continuando a tenerlo per il mento.
-Eisuke, io ti amo. Nessuno potrà cambiare questo sentimento-
E questa volta, lui sorrise sollevato. La dolcezza di quelle parole e del sorriso di Ran, l'avevano tranquillizzato. Appoggiò le sue mani sul volto della sua donna e la baciò con passione, volendo per l'ennesima volta sentire quel sapore che tanto adorava.


Arrivarono a Beika verso le 13:00 del pomeriggio. Ken si grattò nervosamente il mento osservando i suoi genitori, erano strani, troppo tesi e silenziosi...anche se l'atmosfera era leggermente più calma rispetto a qualche ora prima.
"Mi hanno parlato di un caso difficile e complicato che devono risolvere, ma..." pensò ricordando la spiegazione che avevano dato dopo una lunga serie di domande da parte sua "Io non mi bevo queste bugie, qui c'è sotto qualcosa di davvero brutto!"
-Allora Ken, sarai felice di rivedere nonno Kogoro e nonna Eri- sorrise Ran accarezzando la testa di suo figlio.
-Mamma! Non sono un cane!- reagì con stizza allontanandosi, odiava certi atteggiamenti affettuosi in pubblico, nonostante adorasse sua madre.
Il sorriso di Ran si allargò, ripensando a quando lei reagiva stizzita agli atteggiamenti affettuosi di Shinichi in pubblico...scosse subito la testa, quella era storia vecchia, era una ragazzina a quei tempi...invece adesso era una donna e non poteva rovinare l'equilibrio della sua famiglia per un amore d'infanzia, che sarebbe sempre rimasto tale.
-Che bello questo quartiere!- esclamò Ken guardando fuori dal finestrino.
Eisuke prese la mano di Ran, visibilmente commossa e sommersa dai ricordi. I due si scambiarono un'occhiata d'intesa, ognuno con delle emozioni diverse e per fortuna Eisuke riuscì a mascherare la preccupazione che sentiva dentro di sè.


-BAMBINA MIA!- esclamò commosso il detective Kogoro Mori appena la porta dell'agenzia si aprì.
-Papà, mi stai stritolando!- rispose Ran con una punta di divertimento nella voce, non era cambiato affatto nell'atteggiamento nei suoi confronti.
Kogoro si staccò dalla figlia leggermente imbarazzato, si era ricordato di non essere solo in casa. Infatti, mentre Ran abbracciava calorosamente sua madre Eri, due persone si avvicinarono a lei.
-SEI TORNATA!- esclamò felice una donna con i capelli a caschetto e due occhi verdi.
-Kazuha! Che sorpresa! Ma cosa ci fai qui?- disse Ran stupita, mentre la sua amica l'abbracciava. In quegli anni si era sentita poche volte con lei e Sonoko, questo su consiglio dell'FBI e della CIA, meno informazioni aveva la gente su di lei e meglio era.
-Heiji sta lavorando ad un caso insieme a tuo padre- spiegò Kazuha.
Ran spostò il suo sguardo sulla pancia di Kazuna e immediatamente alla sua destra si avvicinò Heiji.
-Ciao Hattori-kun...- mormorò, non era affatto cambiato, tranne per i lineamenti più maturi.
-Kazuha tu...- non finì la frase emozionata.
Kazuha sorrise -Sono in dolce attesa, al settimo mese- disse accarezzandosi il pancione.
-Sono troppo felice!- Ran le buttò le braccia al collo commossa.
Heiji fece un sorriso sincero vedendo la scena e poi spostò la sua attenzione su Eisuke Hondou, rimasto in disparte. Lo osservò salutare impacciato prima Kogoro e poi Eri, mentre dietro di lui c'era un ragazzino che si limitava a fare come lui. Tuttavia, il detective e sua moglie, sembravano incredibilmente emozionati nel vedere quel ragazzino, tanto che lo abbracciarono per diversi minuti stringendolo forte.
Ran, essendosi accorta dello sguardo perplesso di Hattori, affrettò ad anticipare le sue domande.
-Hattori, Kazuha...vi presento Ken mio figlio...e Eisuke Hondou, mio marito-
I due rimasero a bocca aperta per diversi minuti, quasi increduli, poi la donna parlò -Il fratello del presidente della CIA?- sgranò gli occhi.
Eisuke annuì e sorrise, stringendo la mano ad entrambi. Si accorse, tuttavia, della stretta troppo forte del detective di Osaka, che lo fissava in cagnesco. L'agente dell'FBI fece una smorfia di dolore, subito dopo Heiji lo superò e uscì dall'ufficio.
-Ma che gli prende?- sbuffò Kazuha -Lavora troppo, glielo sempre detto!-
Ran vide la porta dell'agenzia chiudersi violentemente e capì...abbassò lo sguardo pensando "Sei preoccupato di come la prenderà LUI, vero Hattori-kun?"
Sì, Heiji era preoccupato, incredibilmente preoccupato per il suo migliore amico.
"Forse avresti fatto meglio a non tornare Ran. Il suo cuore sarà lacerato non appena ti vedrà, lui ti ama da morire...ancora..." pensò il detective di Osaka stringendo i pugni provando più emozioni diverse, nonostante la sua espressione fosse indecifrabile.






CONTINUA...




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Ran è tornata e ora? Eheheheh...ne vedrete delle belle, non sarà facile per Shinichi accettare la situazione!
Sono entrati in scena anche Heiji e Kazuha, però avranno un ruolo marginale e come vedete lui è parecchio ostile verso Eisuke...avete anche scoperto le motivazioni di Vermouth, ho voluto anche inserire sua figlia (diciamo che è ispirata ad un personaggio che entra a far parte della trama di DC dal volume 73, si chiama Masumi, però non è la figlia Vermouth...anche se alcuni del forum di Conan lo pensavano, me compresa XD).
Alla prossima!







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Capitolo 8
*** Fantasma del passato ***


Ecco qui il settimo capitolo! Vi anticipo che ci sarà forse il momento più atteso, che doveva arrivare prima o poi! ^^
Ci saranno anche delle scene ConanxAi (da fan ShinxRan non so come sono riuscita a scriverle XD)
Buona lettura!





Capitolo 7: Fantasma del passato.







Agasa sbadigliò alzandosi dal divano.
"Che strano, non ricordavo di essermi messo a dormire..." pensò perplesso grattandosi il capo.
Al suo fianco, Ai si asciugò il sudore dalla fronte. Ancora incredula di essere riuscita a trascinarlo fino al divano dal bagno dove Rum l'aveva addormentato e rinchiuso.
L'uomo in nero, dopo che la ex-scienziata aveva accettato di tornare a lavorare all'APTX 4869, si era limitato a mandare un messaggio a qualcuno, si era fatto dare il suo numero di cellulare, ed era andato via senza aggiungere altro. Successivamente lei aveva trovato sopra il corpo addormentato di Agasa, un biglietto con un numero di telefono.


"Tra tre giorni a partire da oggi, chiama questo numero. Ti daremo i dettagli sul tuo lavoro e dove lo svolgerai. Potremmo comunque decidere di contattarti in qualunque momento. Se ne parli con qualcuno o provi a fare la furba, ucciderò tutte le persone a te care. Da Gin..."


Quella frase era stata scritta sotto il numero di telefono, color rosso come il sangue, l'avvertimento di quell'uomo crudele che era Gin.
Ai strinse i pugni tremando di rabbia, ci mancava poco che le unghie si conficcassero nei palmi...quanto lo odiava! Odiava quel mostro con tutta se stessa!
-Che ti succede? Non sarai nervosa per stasera, vero?- chiese il professore fraintendendo il motivo del suo nervosismo.
"Stasera?" pensò la ragazza sbattendo le palpebre.
Agasa, vedendo il suo viso perplesso, aggiunse -Non ricordi? C'è la festa a casa Suzuki per festeggiare il compleanno di Shiro Suzuki, il padre di Sonoko-
Lei, sentendo quelle parole, si massaggiò le tempie.
"Dannazione, avevo dimenticato questa buffonata! Ma non sono dell'umore per andare a quella ridicola festa..." pensò irritata.
Peccato che qualcuno non fosse d'accordo con lei, la persona in questione l'aveva pregata per una settimana intera di accompagnarlo alla festa e alla fine lei aveva accettato...quel ragazzo era incredibile, riusciva quasi sempre a sciogliere la sua corazza di ghiaccio.
Forse era per questo che si era innamorata di lui.
-Già! Mi hai promesso che saresti venuta!- esclamò il detective entrando all'improvviso nella sala.
-E tu da dove sbuchi?- chiese Ai inarcando un sopracciglio.
-Sono appena arrivato- rispose lui allegramente
Detto questo, Conan si passò la lingua sulle labbra e le diede un leggero bacio, accarezzandole poi i capelli. Era da un po' che non la coccolava. Le mise un braccio intorno alla vita, in modo da stringerla a sè, ma lei dopo lo stupore iniziale, lo allontanò con una manata sul petto.
In quel momento c'era Agasa e odiava farsi vedere in certi atteggiamenti da terzi.
-E smettila! Sai bene che non sopporto le smancerie!- sbottò andando verso la sua stanza.
Conan sospirò esasperato borbottando -Non cambierà mai...-
"Stupido! Stupido! Stupido!" pensò Ai camminando nervosamente per la camera.
Poi abbassò triste lo sguardo, chi voleva prendere in giro? Non si era allontana perchè c'era Agasa, il motivo era un altro...non aveva il coraggio di guardarlo in faccia dopo aver accettato di tornare a lavorare per l'organizzazione. Coloro i quali avevano rovinato la vita di Shinichi Kudo e del suo grande amore: Ran Mori.
La ragazza imprecò...Ran Mori...era sempre stata un'ombra presente nella loro storia, un fantasma del passato che la perseguitava, nonostante Conan non parlasse più di lei da anni.
"O forse sono solo paranoie? La verità è che lei è il delfino che io non potrò mai essere, sarò sempre e solo uno squalo che nuota negli abissi oscuri..."
Si abbandonò sul letto, esausta. Poco dopo, Conan entrò nella stanza, andando a sedersi accanto lei.
Ai lo fissò freddamente, si era imposta di comportarsi così, altrimenti rischiava di scoppiare e di rivelargli tutto. Cosa che non poteva, non doveva fare!
-Che cosa vuoi?-
A quella domanda, lui chinò la testa, sembrava dispiaciuto per qualcosa.
-Non dobbiamo andarci per forza a quella festa, non voglio di certo obbligarti- sorrise a mo' di scusa.
Nonostante lo sguardo della ragazza fosse freddo come al solito, Conan ci vide un barlume di luce. Lei riuscì a rimanere impassibile, anche se quel sorriso sincero aveva il potere di ammorbidirla e di sciogliere la sua corazza.
-Tranquillo, non mi sento obbligata- rispose con finta indifferenza -Ci verrò, ma solamente per non sentirti piagnucolare come un idiota! So che vuoi andare a quella festa per metterti in mostra Mister Detective-
Abbozzò un sorriso dopo aver pronunciato quelle parole, vedendo poi gli occhi di Conan pieni di gioia, come un bambino che aveva appena ricevuto un bellissimo regalo. Il detective le accarezzò il viso e, questa volta, lei non lo respinse, anzi inarcò il collo.
Si lasciò trasportare da quelle sensazioni troppo belle, incredibilmente belle. A volte le pareva di non essere più se stessa in quei momenti, era pazza di lui ma non l'avrebbe mai ammesso, non si sarebbe mai messa al livello di quelle sciocche dell'università che sbavavano per lui.
Inoltre, anche quando sentiva le labbra di Conan sulle sue, le pareva che ci fosse un certo distacco tra loro due, come se il ragazzo si immaginasse qualcun'altro al suo posto...e questo la feriva...
Conan l'abbracciò e la fece sdraiare sul letto mettendosi sopra di lei, iniziando a baciarle il collo, mentre Ai si morse le labbra cercando di trattenere disperatamente i sospiri di piacere.
Tuttavia, quel senso di distacco tornò nuovamente a ferirla.
"Ancora questa sensazione...stai ancora immaginando Mori-san...vero Kudo-kun?" pensò all'improvviso non provando più piacere per quei baci.
O forse non era così? Magari quei baci erano per lei! Cosa le costava illudersi per una volta?
-RAGAZZI, DOBBIAMO ANDARE A PRENDERE I REGALI PER...- la voce di Agasa si bloccò di colpo.
Tutto quello che vide Ai, fu Conan per terra, che si era staccato improvvisamente da lei cadendo così dal letto. La tentazione di mettersi a ridere era tanta, ma riuscì a trattenersi.
-Ops! Scusate!- fece un sorriso di scuse il professore.
Il detective si alzò e iniziò a borbottare qualcosa, visibilmente infastidito. Lanciò una brutta occhiata ad Agasa e lo superò uscendo dalla camera.
Ai, al contrario, ringraziò mentalmente il professore. Non voleva illudersi, ne concedersi a Conan in quel momento. Quest'ultimo, appena uscì dalla casa, imprecò forte per sfogarsi. Non era la prima volta che Agasa interrompeva quei momenti, anche se non lo faceva apposta.
Comunque, il ragazzo era di ottimo umore, perchè man mano che la loro relazione andava avanti, Haibara si lasciava andare sempre di più. Forse era davvero riuscito a dimenticare Ran?
"Basta pensare a lei! Basta!" pensò irritato, in quel preciso istante odiava la sua mente.
La suoneria del cellulare lo fece sobbalzare, rimase sorpreso quando vide che la chiamata arrivava da Heiji.
-Hattori? Che cosa c'è? Ci siamo già parlati stamattina quando mi hai informato che saresti venuto a Tokyo per lavorare ad un caso con Mori- gli fece notare.
Dall'altro lato nessuno rispose. Heiji si morse il labbro inferiore ed esitò.
-Ci sei ancora? Non dirmi che hai bisogno di me per risolvere quel caso!- disse divertito.
Sorrise, pensando a tutte le volte che Heiji aveva rifiutato il suo aiuto per delle indagini, troppo orgoglioso per accettarlo. E lui si divertiva a prenderlo in giro di tanto in tanto. Peccato che la frase successiva gli fece gelare il sangue nelle vene...
-Lei è tornata...è tornata con suo figlio e suo marito...- la voce di Heiji era a malapena udibile, voleva essere lui a informarlo prima che Shinichi potesse ritrovarsela davanti per caso, nonostante sapesse di toccare una ferita ancora aperta.
Shinichi spalancò gli occhi lasciando cadere a terra il cellulare, che perse la batteria e si spense all'istante. I suoi polmoni si svuotarono d'aria, quelle parole avevo avuto l'effetto di un pugno allo stomaco.
Gli occhi azzurri erano fissi, ma in realtà non guardavano nulla, era uno sguardo perso nel vuoto.
Ran era tornata...con suo marito, Eisuke Hondou. Shinichi digrignò i denti. Proprio adesso che si era convinto a dimenticarla, lei tornava a perseguitarlo! E un altro uomo aveva il privilegio di poterla baciare, toccare, accarezzare, fare l'amore con lei...
Quella consapevolezza gli fece ribollire il sangue nelle vene, nel suo viso si poteva vedere una collera tremenda.
-Conan?- lo chiamò Agasa preoccupato, che era uscito di casa in quel momento.
Senza dire una parola, il detective corse via, aveva bisogno di restare da solo. Per fortuna Ai non era insieme ad Agasa e non aveva visto la sua faccia. Non aveva nessuna voglia di dare spiegazioni.
Il professore raccolse il cellulare per terra, che fortunatamente non si era rotto ma aveva solo perso la batteria.
"Cosa succede Shinichi-kun?" pensò preoccupato, qualcosa gli diceva che doveva essere accaduta una cosa terribile per vedere Conan così sconvolto.




******



-Kudo? Kudo! Ma che...- Heiji si accorse che era caduta la linea.
Probabilmente Shinichi era talmente scosso da chiudere immediatamente la telefonata per non sentire altro, questo era il pensiero di Hattori che abbassò lo sguardo triste.
"Maledizione!" pensò frustrato, forse era stato troppo diretto nel dirglielo, tuttavia si convinse che in fondo era stato meglio così.
Entrò poi nell'appartamento dell'agenzia, dove vide Ran e la sua famiglia prendere posto a tavola. Fece cenno a Kazuha di uscire un attimo e lei si affrettò a raggiungerlo chiudendosi la porta alle spalle.
-Cosa c'è?- chiese la donna con tono preoccupato, l'espressione di Heiji era indecifrabile.
-Scusami con gli altri, vorrei continuare le mie indagini-
Una balla colossale, ma non aveva proprio voglia di stare in compagnia di coloro che indirettamente causavano sofferenza al suo migliore amico. Anche se non era colpa loro, Ran aveva tutto il diritto di rifarsi una vita.
"Bugiardo" pensò Kazuha capendo immediatamente che c'era qualcosa che non andava. Tuttavia lo lasciò fare, se suo marito si comportava in quel modo c'era un motivo più che valido.
Annuì e rientrò in casa, non prima di avergli lanciato uno sguardo comprensivo.
"Hai capito che era una bugia, vero? D'altronde mi conosci meglio di chiunque altro" pensò Heiji scendendo le scale dell'agenzia con le mani in tasca e lo sguardo basso.




-Una festa a casa di Sonoko?-
Erano a tavola da diversi minuti. Dopo aver parlato di quanto fosse bella l'America, Kazuha aveva interrotto i racconti di Ran, Eisuke e Ken per informarli della festa per il compleanno di Shiro Suzuki.
-Esatto, Ran-chan- annuì Kazuha -Dovete assolutamente venire, vedrai che sorpresa per Sonoko-chan rivederti! Non sai quanto le sei mancata in questi anni, non poterti avere nemmeno al suo matrimonio l'aveva resa davvero triste-
Ran accennò un sorriso con gli occhi pieni di tristezza, a quante cose aveva rinunciato in quei 11 anni?
-Non ti si può vedere con quel viso triste, dai smettila, ormai è passato- Kazuha le prese la mano con dolcezza.
L'espressione di Ran era mutata, da triste a piena di gratitudine per la sua amica. Nonostante il distacco di quegli anni, era rimasto tutto come prima, ed era convinta che anche per Sonoko era lo stesso.
Tornata ad essere di buon umore disse -Dopo mangiato, andiamo a prendere un regalo per il padre della nostra amica...ok, Eisuke?-



******



Le 18:00 arrivarono in fretta, la famiglia Suzuki aveva appena finito i preparativi, a breve sarebbero arrivati gli invitati. Nell'immenso giardino di villa Suzuki, c'erano sedie e tavolini con stuzzichini di ogni tipo, dolci e bevande.
Oltre a ciò, c'era un palco dove il signor Shiro avrebbe fatto il suo discorso rivolto agli ospiti e presentato gente importante e famosa, in Giappone e non solo.
Shiro salutò con un enorme sorriso il suo amico Yusaku Kudo, arrivato in quel momento insieme a sua moglie Yukiko. Dietro di loro c'erano anche Agasa, Conan e Ai, raggiunti subito da Sonoko. In quegli anni era cambiata, non c'era traccia della ragazzina viziata che pensava unicamente al divertimento, ormai era una donna matura che pensava unicamente a suo marito e alla sua azienda.
Probabilmente la tristezza dovuta alla lontananza della sua amica d'infanzia e la nascita della bambina un anno dopo la partenza di Ran, avevano contribuito a renderla molto più matura e responsabile. Affianco a lei c'erano Makoto, diventato un campione di lotta famoso in tutto il Giappone e la loro figlia di 10 anni, Yumi.
L'attenzione di Sonoko venne catturata dall'arrivo di Heiji, Kazuha, Eri e Kogoro.
-Ehilà!- li salutò con cenno della mano, il suo sorriso si allargò vedendo il pancione di Kazuha sotto il suo elegante abito da sera.
-Sonoko-chan!- sorrise Kazuha
Iniziarono a parlare del più e del meno, mentre Heiji osservò gli invitati cercando di localizzare Conan. Quest'ultimo aveva deciso di partecipare nonostante l'angoscia che gli soffocava il cuore, non voleva far insospettire Ai o ferirla ulteriormente, perchè lei non era una stupida e sapeva che Ran era sempre stata un'ombra presente nel loro rapporto.
Qualche minuto dopo, arrivò anche la famiglia Hondou.
-Eisuke! Smettila di agitarti!- lo riprese Ran
L'uomo sbuffò mentre cercava di mettersi a posto i pantaloni come poteva, maledicendosi per essersi scordato di mettere la cintura.
-Al diavolo!- esclamò rinunciando e non curandosi di poter rimanere in mutande in mezzo agli ospiti.
-Sei il solito imbranato papà!- commentò divertito Ken.
-Come osi, mocciosetto?- chiese iniziando a strapazzarlo.
-Papà, sei sleale!- esclamò Ken cercando di liberarsi
Quando Eisuke lo lasciò, il ragazzino cercò di mettersi a posto i capelli, con il risultato di arruffarli ulteriormente. Hondou guardò colui che considerava suo figlio con tenerezza, non avrebbe permesso a nessuno di portargli via la sua famiglia.
Pensare a ciò gli fece venire in mente Kudo, si convinse che non doveva temerlo. Ken l'aveva cresciuto lui, portava il suo cognome, era SUO figlio.
Nel frattempo, gli occhi di Ran incontrarono quelli di Sonoko, che rimase a bocca aperta per circa un minuto, mentre i ricordi la sommersero come un fiume in piena.
-Ran...- mormorò emozionata
L'avvocato si limitò a fare un tenero sorriso, anche lei ricordando con nostalgia i tempi in cui andavano al liceo, quando non avevano alcuna preoccupazione.
-Sei...sei tornata...- disse a fatica abbracciandola forte.
Lei ricambiò subito l'abbraccio dicendo -Scusa se non ti ho detto nulla, volevo farti una sorpresa-
-E che sospresa! Rischiavo di svenire!- esclamò divertita
Ran si morse il labbro inferiore, la sua voce cambiò diventando seria -Per quanto riguarda il tuo matrimonio...-
-Non ti preoccupare!- la interruppe Sonoko facendo un gesto le mani -Per stasera pensiamo solo a divertirci, ok?-
"A quanto pare non sei arrabbiata con me e ne avresti tutte le ragioni in realtà...sei un'amica fantastica"
Sonoko osservò prima Eisuke e poi Ken. Aveva saputo che stavano insieme, ma non si sarebbe mai immaginata che Ran potesse sposarsi con un pasticcione come lui e nemmeno poteva pensare che Eisuke Hondou sarebbe diventato un agente dell'FBI. Tutto ciò aveva dell'incredibile!
-Tu devi essere il piccolo Ken, sei carino per essere figlio di Hondou...hai preso tutto dalla mamma, mi sa- disse divertita Sonoko.
-Ehi!- Eisuke non gradì quella frase
-Scherzo! Scherzo!- rispose alzando le mani
Ken si limitò a fare un timido sorriso alla donna davanti a sè. Intanto, la Suzuki presentò alla famiglia di Ran, suo marito Makoto Kyogoku e sua figlia Yumi.
-Potrei avere la vostra attenzione per favore?-
Gli ospiti si girarono verso il palco, dove Shiro Suzuki aveva iniziato a parlare, ringraziando i suoi amici per essere venuti alla festa...ma quando nominò una certa persona, Ran sentì un magone allo stomaco.
-Vorrei presentarvi un mio caro amico, Yusaku Kudo, il celebre scrittore di romanzi gialli-
Yusaku salì sul palco tra gli applausi generali. Ran lo osservò, non era cambiato poi molto, solo qualche ruga in più e i capelli più corti.
"Se c'è lui...allora è probabile che ci sia anche..." pensò paralizzata, una parte di lei le diceva che non c'era motivo di essere terrorizzata, mentre l'altra le diceva di scappare, di andare da tutt'altra parte.
Alla fine ebbe il sopravvento la seconda, Ran chiese a Sonoko dove si trovava il bagno e si allontanò, cercando di nascondersi come se fosse una ladra.
Purtroppo per lei, Shinichi Kudo, o meglio Conan Edogawa era presente a quella festa e l'aveva anche notata mentre entrava velocemente nella villa.
"Forse mi sono sbagliato!" pensò agitato Kudo con le mani che gli tremavano "Non era lei...non era lei..."
Però le sue gambe non ne volevano sapere di stare ferme, la sua mente si era fermata e in quel momento solo il cuore aveva il comando sulle sue azioni. D'istinto iniziò ad inseguire quella donna così simile alla sua Ran...
Si maledì per quel pensiero...non era sua, non più, ma doveva vederla...VOLEVA vederla!







CONTINUA...



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Capitolo 9
*** Faccia a faccia con Shinichi ***


Capitolo 8: Faccia a faccia con Shinichi.






Ecco il bagno! La salvezza! Qualunque cosa pur di non incontrarlo! Questo si ritrovò a pensare Ran mentre si affrettava ad entrare.
Per fortuna non c'era nessuno, doveva sembrare un pazza in quel momento, stava tremando e il suo respiro era affannoso, non ci teneva a farsi vedere così da qualcuno. Anche se era certa che di lì a poco, Eisuke sarebbe andato a cercarla visto che si era allontanata come se avesse visto un fantasma.
Andò davanti al lavandino, lavandosi velocemente la faccia e dandosi dei leggeri schiaffi sulle guance.
"Mi sento così stupida! Dannazione, non posso continuare a fuggire dai miei problemi!" pensò arrabbiata con se stessa.
Aveva paura di affrontarlo e non sapeva nemmeno spiegarsi il motivo. Ora aveva la sua vita, la sua famiglia, era una donna...perchè tornava a tormentarsi come quando aveva 17 anni?
Forse lei...
"No! Quei tempi sono finiti! Io sono cambiata, non sono più la ragazzina che lo amava alla follia!"
Ad un tratto, Ran sentì la porta aprirsi e richiudersi velocemente. Si voltò di scatto, incredula nel ritrovarselo davanti. Nonostante tutti gli sforzi per riuscire a sfuggirgli, ora lui era lì, a pochi metri da lei.
Conan non era riuscito a resistere alla voglia di rivederla, l'aveva individuata tra gli ospiti e poi inseguita. Dando retta solo al suo istinto. Vederla davanti a sè non era doloroso come immaginava, tutt'altro, il suo cuore batteva velocemente e le sue guance diventarono leggermente rosse mentre faceva scorrere il suo sguardo sul corpo di lei.
Ran era diventata una bellissima donna e, come se non bastasse, indossava un vestito da sera incredibilmente sexy. Anche lei lo fissava, ovviamente l'aspetto era identico a quello di Shinichi Kudo, occhiali a parte. Forse era proprio per questo che si sentiva dannatamente attratta da lui, sembrava che tutto fosse tornato come ai tempi del liceo, quando non riusciva a non lanciargli sguardi di adorazione.
La tua mente, però, ebbe la meglio e finalmente ce la fece a parlare.
-Shinichi...- mormorò -Quanto tempo...- fu l'unica cosa che riuscì a dire.
Quella frase fece sbloccare anche lui, che si era perso nei suoi occhi.
Conan sbattè le palpebre un paio di volte e rispose -Quanto tempo? E' tutto quello che hai da dirmi?-
Il suo tono esprimeva una certa amarezza. Ran era perplessa, che cosa si aspettava? Che gli saltasse al collo piangendo di gioia?
-E che cosa dovrei dire, sentiamo?- chiese inarcando un sopracciglio con voce sicura.
Shinichi sembrò non gradire quell'atteggiamento, il suo sguardo si indurì e fece un passo avanti. La donna lo guardò con aria interrogativa e indietreggiò. Lui fece un altro passo e Ran di nuovo indietro, sembrava quasi uno stupido balletto.
Una volta con le spalle al muro, Ran deglutì. Pessima situazione, perchè Shinichi si comportava così?
Il detective sbattè le mani contro il muro, ai lati della sua testa, intrappolandola. Il suo sguardo era glaciale, tanto che Ran ebbe quasi la tentazione di voltarsi per non vederlo.
Lui inghiottì una quantità elevata di salita e chiese -Perchè sei tornata?-
In cuor suo sperava in una risposta che riguardasse lui, anche se sapeva che era quasi impossibile e ciò gli faceva male...non riusciva ad accettare che Ran avesse un altro uomo...
-Non sono tenuta a darti nessuna spiegazione- rispose fredda, mantenendo così il suo autocontrollo.
"Non posso di certo dirti che l'ho fatto perchè me l'ha chiesto Vermouth a causa di Gin, impazziresti solo nel sentirlo..." pensò abbassando lo sguardo.
-Sei...tornata con...con quello?- chiese a fatica trattenendo la sua rabbia -Con quel tipo?-
Ran si infastidì sentendo il tono con cui parlava il detective, come se volesse farla sentire in colpa. Ma lui che cosa ne poteva sapere delle scelte dolorose fatte da Ran 11 anni prima? Nulla. Lui non sapeva nulla e non poteva permettersi di parlare di Eisuke così.
-SI, E' COSI'! SONO TORNATA CON EISUKE, MIO MARITO!- sbottò -C'è qualche problema, forse?-
L'autocontrollo che Shinichi si era imposto, stava crollando perchè quella frase era stata la classica gocccia che fa traboccare il vaso. Le sue mani si strinsero sulle spalle della donna...
Ran fece una smorfia di dolore dicendo -Lasciami! Mi fai male!-
Provò a liberarsi ma fu inutile.
-A quanto pare non ci hai messo poi molto a sposarti, a dimenticarmi...e io ero colui che consideravi il tuo grande amore? Quello che dicevi di amare da 17 anni?- chiese sarcastico.
Ran lesse nei suoi occhi una sorta di disprezzo, ciò la ferì, ma non per questo voleva restare in silenzio sendendosi accusata di qualcosa.
-Non ti devo nessuna spiegazione. Te l'avevo anche detto, ricordi? Tu dovevi...-
-DOVEVO COSA?!- la interruppe furioso, da quando lo conosceva non l'aveva mai visto così e in fondo al suo cuore provò una leggera paura. Il ragazzo aveva gli occhi fuori dalle orbite, non era da Shinichi perdere il controllo in quel modo.
Ran fece per parlare, ma lui continuò impedendole di ribattere -Tu...eri il grande amore della mia vita e...a me non mi importa se sei sposata o cosa...io ti considero ancora...-
"Basta per favore, non continuare! Così farai solo del male ad entrambi!" pensò la donna iniziando a sudare.
Le mani di Conan sembravano fatte d'acciaio, non c'era modo di liberarsi, se non usare la violenza, come una mossa di karate...ma non si sentiva di fare una cosa del genere proprio a lui...
Intuì cosa Shinichi stava per dire e non volle sentirlo perchè i sentimenti per lui avrebbero potuto tornare, cosa che doveva evitare a qualunque costo.
-MAMMA, QUANTO CI METTI IN BAGNO?-
Entrambi ebbero un sussulto, Ran approfittò della distrazione del detective per liberarsi della sua presa, superandolo e raggiungendo la porta del bagno.
-Sono...sono qui, Ken...- mormorò leggermente impacciata dopo aver aperto la porta.
-Bene, io e papà eravamo preoccupati. Comunque non ti sei persa niente, il discorso del signor Suzuki l'avrei evitato volentieri anch'io, mi sarei dovuto rifugiare in bagno pure io!- esclamò ghignazzando.
L'avvocato sorrise nel vedere suo figlio ridere, dimenticandosi per un attimo di Shinichi e dei suoi problemi. Però un mano sulla spalla da parte del ragazzo la fece sobbalzare, si girò di scatto mettendosi davanti a Ken e notando che il detective continuava ad avere quegli occhi freddi e indecifrabili.
-Che...che cosa vuoi...ancora?- chiese con voce tremante.
Lui fece per rispondere, però Ken si mise in mezzo indicando il detective con un dito ed esclamando -Tu sei Conan Edogawa! Il miglior detective del Giappone!-
Ran cominciò a tremare, chiedendosi se qualcuno lassù ce l'aveva con lei. Aveva fatto di tutto per evitare che lei e Ken incontrassero Shinichi Kudo e invece...suo figlio almeno avrebbe doluto starne fuori! No...non era solo suo figlio, era figlio di entrambi, si corresse.
Conan guardò il ragazzino con scarso interesse, inzialmente. Poi, quando fissò quegli occhi così simili ai suoi, provò tante emozioni diverse, tra cui gioia, nostalgia, benessere, ma anche una fitta di dolore.
I suoi occhi si spalancavano sempre di più mentre Ken, ignaro delle sensazioni del ragazzo, ricominciò a parlare.
-L'ho vista spesso in televisione detective Edogawa! Anche il mio sogno è quello di diventare un investigatore in gamba come lei. Anche se, a dir la verità...sono molto combattuto con l'altro mio desiderio: fare il calciatore. Non per vantarmi, però tutti dicono che ho un grande talento e...-
Non riuscì a finire la frase, Shinichi gli afferrò quegli occhiali uguali a quelli che portava in passato Eisuke Hondou e li gettò via per poterlo guardare meglio negli occhi. Aveva mille dubbi in testa...quel bambino era la sua copia non solo nelle passioni, ma pure nell'aspetto senza quei maledetti occhiali, simili a quelli dell'uomo che odiava di più dopo Gin.
Ran rimane paralizzata, non sapendo cosa fare. Ken, invece reagì con stizza, allontando le mani del detective dalle sue spalle.
-Ma che diavolo le salta in mente signore?!- ringhiò andando a recuperare gli occhiali -Questi sono gli occhiali di mio padre! Ha rischiato di romperli!-
Fu una pugnalata al cuore sentire quelle parole e vedere quel volto che esprimeva disappunto e una sorta di disprezzo.
"Che stupido! Come ho potuto pensare che lui..." pensò scuotendo la testa "Non può essere, purtroppo è Hondou suo padre...purtroppo..."
Anche se si stava convincendo di ciò, decise comunque di fare quella domanda a Ran.
-Questo bambino è figlio di Hondou?- chiese con tono neutro.
L'avvocato aprì la bocca ma non uscì alcun suono, sarebbe stato meglio ritrovarsi davanti a uno dell'organizzazione, che davanti a Shinichi in quel momento.
-Per stasera hai fatto abbastanza...- si limitò a rispondere.
Prese suo figlio per mano e si allontanò velocemente. Non gli aveva risposto e quei dubbi stavano tornando a tormentarlo un'altra volta. Così diede retta al suo istinto e seguì i due.




*****




Gin sghignazzava mentre rileggeva il messaggio che stava per inviare...


"Vermouth, detesto questi tentennamenti. Portami Shinichi Kudo vivo, o tua figlia soffrirà le pene dell'inferno.
Lo sai che per me la tortura è uno sport e trovo parecchio divertenti le urla di terrore di quella puttanella.
Hai ancora un giorno di tempo per decidere.


Gin."




Dopo aver premuto il tasto "invia", si sistemò comodamente nella poltrona del suo appartamento. Finalmente stava per ottenere tutto quello che da anni desiderava: il controllo dell'organizzazione, la morte di Kudo e di Akai. Era ossessionato da quei due individui, si sarebbero pentiti amaramente di avergli messo i bastoni tra le ruote.
E poi c'era Sherry, che aveva accettato di tornare. Non poteva ucciderla perchè era prezioso il suo aiuto per le ricerche scientifiche, ma nulla gli vietava di divertirsi con lei quando ne avrebbe avuto occasione.
"Mi toglierò la soddisfazioni di torturarti e violentarti mia cara Sherry. Il tuo dolore mi darà piacere. E quando non mi servirai più, ti butterò via come si fa con la spazzatura!" pensò scoppiando in una risata diabolica.
Ne era certo, tutto sarebbe andato secondo i piani, non avrebbe mai fatto gli stessi errori del vecchio Boss, che aveva come "preferita" la traditrice per eccellenza. Anche Vermouth, quando non gli sarebbe servita più, l'avrebbe fatta morire lentamente insieme a quella piccola bastarda di sua figlia.
Gli arrivò un sms di Chianti. Sorrise, consapevole che un loro obiettivo sarebbe morto tra pochi minuti.


Chianti, infatti, si trovava davanti al palazzo dove c'era l'appartamento di Jodie Starling. Un diversivo di altri membri dell'organizzazione, aveva allontanato dal palazzo parecchi agenti, ne erano rimasti di guardia solo due.
Fece un ghigno, sarebbe stato facile eliminare l'obiettivo. Aveva appena avuto conferma che Shuichi Akai, Subaru Okiya e Andre Camel stavano seguendo la falsa pista, quindi nessun agente pericoloso avrebbe potuto ostacolarla. Vide uno dei due agenti di guardia allontanarsi, era il momento di agire...
Con un cappuccio in testa, si avvicinò all'ingresso del palazzo notando l'agente lamentarsi del suo collega, borbottava qualcosa come "sempre in bagno stà".
-Ehi, lei...mi faccia vedere i suoi documenti!- le ordinò -...e il suo volto...- aggiunse severo.
La risposta della donna non si fece attendere, con un gesto rapido tirò fuori la pistola e sparò all'agente che cadde a terra in un secondo. Non si sentì alcun rumore per via del silenziatore. Anche il collega fece una brutta fine, non poteva permettergli di avvisare altri agenti.
"Qualcuno potrebbe trovarli cadaveri da un momento all'altro, finiamo questa seccatura il prima possibile" pensò mentre saliva le scale.
Jodie sentì qualcuno bussare alla porta di casa. Inarcò un sopracciglio, non era possibile che i suoi colleghi fossero già tornati. Quel periodo era anche piuttosto stressante per lei che aveva da poco scoperto che una piccola creatura stava crescendo dentro di lei...il figlio di Shuichi Akai nel suo grembo, incredibile ma vero...
Da poco tempo era tornata dall'America, proprio per stare vicino al suo uomo, non riusciva più a sopportare la lontananza, vederlo una volta ogni 5-6 mesi la faceva soffrire. Quindi, nonostante il parere contrario di Shuichi, aveva ripreso a vivere in Giappone.
-Chi è?- chiese titubante
La risposta di Chianti non si fece attendere, appena capì che l'agente era in casa, sparò alla serratura della porta e le diede una spallata aprendola all'istante. Jodie fece qualche passo indietro terrorizzata.
-T...tu...- la voce si spezzò all'improvviso, aveva riconosciuto la cecchina nonostante il taglio di capelli diverso. Quel tatuaggio sotto l'occhio era inconfondibile, le rughe sul viso le davano un aspetto ancora più inquietante.
Chianti rise e disse -Tu sei uno dei quattro obiettivi Jodie Starling, non credevo che i tuoi colleghi fossero così sciocchi da cadere nella nostra trappola. Ti hanno lasciata sola, voi dell'FBI siete degli incapaci!-
L'americana iniziò a sudare freddo, temendo per il suo bambino, frutto dell'amore suo e di Shu. Doveva prendere tempo...
-Quindi siete tornati?- chiese cercando di mantenere il sangue freddo.
La donna in nero fece un sorrisino.
-Più potenti che mai- rispose orgogliosa.
-E anche molto sbadati...- fece Jodie con tono sarcastico.
Chianti sbattè le palpebre -Che vuoi dire?-
-Non hai nemmeno tolto la sicura-
A quella risposta, la cecchina inarcò un sopracciglio osservando per un secondo la pistola, ma la sicura non era inserita. Jodie non perse tempo, con un calcio allontanò la pistola che finì in corridoio alle spalle della donna in nero.
-Tu...lurida!- ringhiò Chianti avventandosi su di lei e stringendole la gola.
Jodie respirava a fatica ma con una ginocchiata riuscì a liberarsi e corse verso l'arma per terra in corridoio.
-Non te lo lascerò fare!- la inseguì Chianti afferandola poi per i lunghi capelli biondi e sbattendola a terra.
Fu la donna in nero a prendere la pistola, Jodie intanto si teneva il capo dolorante. Riuscì a mettersi seduta, guardando spaventata la donna che aveva davanti.
-Mi hai fatto perdere tempo cretina!- si lamentò Chianti -MUORI!- aggiunse furiosa sputacchiando saliva.
Jodie si mise una mano sulla piancia piatta, aveva le lacrime agli occhi.
"Perdonami bambino mio, non sono riuscita a proteggerti"
Tutto ciò era ingiusto, quando finalmente stava per realizzare i suoi sogni, quella maledetta organizzazione tornava per spezzarli nuovamente. Come aveva fatto in passato Vermouth, spezzando la vita dei suoi genitori...
Strinse i pugni pensando "Adesso mi sveglio, mi sveglio e tutto ciò non è mai avvenuto...c'è solo Shu, Shu al mio fianco che mi stringe tra le sue braccia...".
Ma purtroppo per lei Chianti era reale, ormai era finita...





CONTINUA...





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Che ne dite di questo capitolo? Come vedete ci sono altre novità, Shinichi ha dei sospetti su Ken e Jodie sta per essere uccisa da Chianti...
Siccome mi piacciono molto Shu e Jodie come coppia, nella mia fanfic stanno insieme anche se ancora per poco (forse...), eheheh!
Jodie non è cambiata molto nell'aspetto a parte i capelli lunghi e Chianti idem, è solo più inquietante XD
A presto!



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Capitolo 10
*** è stato un errore! ***


Capitolo 9: è stato un errore!






Jodie era ormai rassegnata al fatto che l'organizzazione stava per spezzare per la seconda volta la sua famiglia e nessuno avrebbe potuto impedirlo. Chianti intanto si gustava ogni secondo di quel terrore che leggeva negli occhi dell'agente dell'FBI.
In mano, la donna in nero teneva un taccuino con all'interno quattro foto di quattro persone diverse.
-Direi che si può mettere una bella X sulla tua faccia- fece un ghigno soddisfatta.
L'americana le lanciò uno sguardo puro disprezzo, non c'era limite alla crudeltà della donna che aveva davanti, la sua espressione era folle e malvagia.
-Io invece direi di mettere una bella X su voi bastardi dell'organizzazione!- esclamò qualcuno alle spalle di Chianti.
Non fece nemmeno in tempo a girarsi, che un tubo d'acciaio la colpì in pieno viso facendola cadere a terra. Sputò sangue e cercò di recuperare la pistola, ma l'uomo che l'aveva colpita, ripetè l'azione precedente, facendole saltare anche qualche dente.
La donna in nero mormorò -Da dove sei uscito, brutto figlio di...- e crollò a terra svenuta.
-James!- Jodie era stupita vedendo chi era il suo salvatore.
L'uomo sorrise e le tese una mano.
-Tutto bene, Jodie? Per fortuna sono andato in pensione e non ho dovuto seguire gli altri...chissà, forse questo vecchio ha ancora qualcosa da dare- disse con una punta di divertimento nella voce.
-Grazie James- disse lei abbracciandolo
Lui per tutta risposta, la strinse a sè, provando un immenso affetto per quella giovane donna che considerava come una figlia.
-E ora vediamo chi sono le prede di questi lupi- James prese il taccuino e aggiunse vedendo le foto -Jodie Starling, Shuichi Akai, Subaru Okiya e Conan Edogawa-
Jodie fece un sorriso divertito dicendo -Allora dovremmo tornare ad essere cacciatori!-



*******



Ran aveva ignorato le lamentele di suo figlio, raggiungendo velocemente l'ufficio Mori. Non riusciva a non pensare allo strano discorso che aveva cominciato a fare Shinichi. Sicuramente Eisuke si sarebbe insospettito per quel comportamento e lo stesso valeva per i suoi genitori, visto che era andata via con la macchina di suo marito senza dire una parola a nessuno.
Quando entrò nell'abitazione, diede finalmente retta alle parole di Ken...
-Mamma!- la richiamò il ragazzino -Non abbiamo nemmeno avvisato papà, si preoccuperà!-
-Fallo tu per favore, chiamalo e digli che siamo tornati all'agenzia- fece lei con voce stanca.
-Mamma, che cosa sta succedendo?-
Ken si avvicinò a sua madre e le prese una mano guardandola preoccupato.
-Mamma...- sussurrò con dolcezza -Lo sai che puoi parlarne con me, abbiamo sempre parlato-
Ran fissò suo figlio intenerita, lo amava più della sua stessa vita. Vide in lui non solo gli occhi di Shinichi, ma anche la sua stessa indole protettiva, quella che tanto amava di Kudo ai tempi del liceo.
Scosse la testa mormorando -Vai in camera tua, Ken. Ho bisogno di restare sola per un po'. Per favore...-
Ancora poco e le lacrime sarebbero scese dai suoi occhi e proprio non voleva davanti a Ken, non poteva permettergli di fare certe domande. Ken non doveva sapere!
Lui annuì, capendo che la sua mamma non avrebbe mai parlato con quello stato d'animo, così obbedì e andò verso il piano di sopra, lasciandola sola nell'ufficio.
"Mi chiedo cosa ci sia sotto, non può essere così sconvolta per un caso che lei e papà devono risolvere. Sento puzza di bruciato" pensò preoccupato, affrettandosi poi ad avvisare suo padre.
L'avvocato perse di vista suo figlio nel momento in cui lui aveva acconsentito ad andarsene, si passò una mano sul viso, si sentiva esausta mentalmente. Era così assorta nei suoi pensieri, da non accorgersi che qualcun'altro era entrato nell'ufficio investigativo.
Una mano sulla spalla le fece sgranare gli occhi e girandosi di scatto rivide quegli occhi gelidi, non c'era traccia del ragazzo di un tempo, solare, dispettoso, sborone...Shinichi era teso, cupo, freddo...
-Mi hai seguita?- chiese con voce nervosa, meravigliandosi di come riuscisse a mantenere il controllo.
-Sei agitata, lo sento- la fissò -Voglio tutta la verità Ran, basta menzogne! Non le sopporto!- ringhiò.
-Non so di cosa stai parlando! E ora vattene!- esclamò lei indicandogli la porta.
Il detective ignorò le sue parole e la spinse contro l'armadio alle sue spalle, intrappolandola nuovamente.
-Non abbiamo ancora finito di parlare!-
-Io si!- ribattè lei cercando di liberarsi invano.
-SMETTILA! VOGLIO SAPERE TUTTO! NE HO IL DIRITTO! PERCHE' SEI TORNATA? QUELLO E' DAVVERO IL FIGLIO DI HONDOU? RISPONDI!- urlò con gli occhi fuori dalle orbite.
Ran provò un brivido di paura e rimase in silenzio. Nonostante i suoi sforzi, non riuscì a trattenere le lacrime. Shinichi era cambiato e lei si sentiva colpevole.
Vedendo lo sguardo disperato della donna, il cuore del detective si ammorbidì e la sua espressione mutò, non sopportava quelle lacrime.
"Forse ti amo ancora, dopotutto..." pensò provando un irrefrenabile desiderio già provato più volte in passato.
Lei in quel momento lo vide, era lo stesso sguardo che bruciava di passione come la prima volta che avevano fatto l'amore, quando era nuda tra le sue braccia, quando era stata sua.
Inspiegabilmente, improvvisamente, le mani di Ran cominciarono a tremare...
Sentì il battito del cuore in ogni singolo millimetro del suo corpo, era agitata, si mordeva le labbra. Le girava la testa, non capiva più nulla.
Era come se il pavimento sotto di lei non esistesse più, in quel momento nulla esisteva, c’erano solo gli occhi di Shinichi che la fissavano intensamente.
Poi iniziarono a tremarle le ginocchia mentre lui si avvicinava, non riusciva a farle smettere.
La testa continuava imperterrita a girare mentre quello sguardo la ipnotizzava. I suoi pensieri non avevano logica ne senso compiuto, voleva fermarlo, ma non ci riusciva e non sapeva spiegarsi il perchè.
Ormai aveva voltato pagina, no? L'aveva dimenticato anni prima. Adesso c'era Eisuke nella sua vita.
Tuttavia, Ran non aveva mai provato tante emozioni tutte insieme...
"Che stupida! Perchè mento a me stessa? Certo che le ho provate! Paura, insicurezza, amore...tutte sensazioni che ho provato quando gli avevo detto addio 11 anni fa all'aereoporto..." pensò rimanendo immobile.
Ormai non riusciva a controllare nessuna parte di se stessa, era come se la sua mente e il suo corpo si fossero bruscamente staccate una dall’altra.
Quando gli occhi di Shinichi si chiusero e le sue labbra sfiorarono quelle della donna, Ran si sentì come non si era mai sentita prima...stava sparendo tutto, la promessa fatta all'FBI, l'organizzazione, il suo segreto, suo padre, sua madre, Eisuke...
Venne assalita dall'ansia e dai dubbi ripensando all'ultimo nome, non era giusto quello che stava facendo! Ma poi sentì le labbra del detective sulle sue, tutto era magico, quasi irreale, incredibilmente dolce.
Le loro labbra giocavano armoniosamente l’una con l’altra, non volevano staccarsi più.
La sua testa le ripeteva in continuazione che era sbagliato e il suo cuore non riusciva a darle una risposta precisa...Eisuke o Shinichi? Possibile che fosse innamorata di entrambi?
"Io non posso amarli entrambi! Tutto ciò è sbagliato!" pensò in preda ai sensi di colpa.
La sua razionalità ebbe la meglio e con una manata riuscì a staccare Shinichi da sè, che preso alla sprovvista fece due passi indietro.
Ran si sfiorò le labbra, sentendosi colpevole...lei aveva un marito, dannazione! Quella con Shinichi era una storia chiusa!
-Vattene per favore...- mormorò
-Ma Ran! Tu hai ricambiato il mio bacio, mi ami ancora vero?- fece un passo in avanti, involontariamente si passò la lingua sulle labbra, sentendo che il sapore di lei era ancora lì.
Non voleva che quel sapore fosse ancora di un altro uomo! Non riusciva ad accettarlo. Però le successive parole di Ran gli fecero gelare il sangue...
-E' stato un errore Shinichi! Non deve capitare mai più, io sono sposata!-
Il detective strinse i pugni -MA TU NON LO AMI!-
Lei scosse la testa, era stanca, non riusciva più a sopportare tutto questo.
-CHE COSA STA SUCCEDENDO QUI?!-
Ran perse un battito, suo marito aveva fatto irruzione nella stanza. Dietro di lui c'erano Eri e Kogoro, i loro volti esprimevano preoccupazione.
-Niente che ti riguardi!- fece Conan con tono sprezzante.
-Mi riguarda eccome visto che si tratta di mia moglie!- ribattè Eisuke lanciando al detective un'occhiataccia.
Per tutta risposta, Shinichi fece un sorriso sarcastico dicendo -Già, tua moglie...la donna che mi ama da tutta una vita e che mi bacia con così tanta passione, che nemmeno con te in 11 anni avrà mai fatto!-
L'avvocato sbiancò sentendo quelle parole, portandosi le mani sul viso.
-Vattene Shinichi, hai fatto anche troppo...- mormorò stanca e ferita nel cuore.
Eisuke non ci vide più, raggiunse subito il detective mollandogli un pugno in pieno viso.
-BASTARDO!- urlò l'agente dell'FBI fuori di sè.
-Basta così!- intervenne Eri cercando di tirarlo via prendendolo per un braccio.
Conan si passò un dito sulle labbra, notando del sangue su di esso. Vide che Eisuke era così arrabbiato che quasi stava per piangere per la collera. Un po' in colpa si sentì, vedendo anche lo sguardo accusatorio di Ran.
-Sparisci da casa mia- disse freddamente Kogoro rivolgendosi al giovane detective.
Guardò un'ultima volta Ran, ma le parole della donna gli spezzarono il cuore...
-Sembra che tu non sappia fare altro che rovinare la mia vita!-
Abbassò il capo triste e si allontanò a grandi passi da lei, da Eisuke, da quella casa...non voleva rovinarle la vita, semplicemente non riusciva ad accettare di vederla affianco a qualcun'altro...
In quel momento le venne in mente un altro problema da affrontare: Ai.
"L'ho illusa, forse? Se i miei sentimenti per Ran sono ancora vivi, non posso stare con lei giusto? Però...anche i sentimenti di Ran per me non sono spariti del tutto, l'ho percepito in quel bacio...nonostante questo, non vuole rinunciare alla sua vita con Eisuke. Che cosa devo fare con Ai? Che cosa?"



Intanto Eisuke si era leggermente calmato, il suo respiro tornò regolare e la faccia, da paonazza, riprese il suo colorito di sempre.
-Eisuke...- Ran provò a chiamarlo, ma gli occhi di lui erano pieni di rimprovero.
Lei osservò la sua espressione corrucciata, incredula ripensando a come l'aveva visto qualche minuto prima. Mai Eisuke si era infuriato tanto in vita sua, in 11 anni non si era mai lamentato di nulla, non avevano mai litigato. Vedere quel viso ferito era un tormento per la donna.
-Che cosa c'è? Vuoi forse che mi scusi con te per aver interrotto il vostro bacio d'amore?- fece con tono ironico.
-Ma...ma cosa...- mormorò perplessa
I genitori di Ran guardanoro la scena preoccupati, con un'occhiata d'intesa decisero di non intromettersi.
-Eisuke, lui mi ha bloccata e baciata e io non sono riuscita a fermarlo! E' stato un errore, mi dispiace!-
-Non provare a cercare giustificazioni!- esclamò con voce carica di collera suo marito -VUOI DIRE CHE UNA CAMPIONESSA DI KARATE COME TE NON E' RIUSCITA A FERMARLO?! LA VERITA' E' CHE TI E' PIACIUTO, NON E' VERO? TI E' PIACIUTA LA LINGUA DI QUEL MALEDETTO DETECTIVE DENTRO LA TUA BOCCA!-
-SMETTILA! NON PUNIRMI SOLO PER SENTIRTI MENO FERITO!- ribattè iniziando a piangere.
Suo marito le diede le spalle, come se non volesse vedere quelle lacrime, quasi fossero motivo di dolore per lui, nonostante fosse stata Ran a sbagliare.
-Non ho nient'altro da dirti, sono deluso- dichiarò con voce monocorde -Per più di dieci anni ho sperato, ho sofferto, ti ho amata...ed è stato tutto un fallimento...però il cretino sono io, mi sono illuso da solo-
Ran si portò una mano sul petto stringendo il vestito, gli occhi nascosti dalla frangia dei capelli. Quelle parole pesavano come macigni, davvero il suo matrimonio era stato un'illusione?
-Rimani per sempre legata al quel ridicolo amore d'infanzia, tanto quello che ha fatto la figura dell'idiota sposandoti sono io. Chiudiamo questa pagliacciata- concluse con tono freddo.
In realtà dentro si sentiva a pezzi, quel detective aveva nuovamente distrutto il suo amore. Dannazione, quanto lo odiava! Scappò via, senza una meta.
-Eisuke! Maledizione, aspetta!- Ran gli corse dietro sperando di raggiungerlo, forse non era ancora tutto perduto.
Kogoro sospirò e guardò preoccupato sua moglie.
-Eri, credi che il danno sia irreparabile?-
-Dipende da cosa vuole nostra figlia, solo il suo cuore sa la risposta. Però ho una strana sensazione, sento che sta per succedere qualcosa di brutto...- rispose abbracciando il suo uomo, appoggiando il capo sul suo petto.
Kogoro la strinse a sè dicendo -Comunque se sceglierà quel moccioso detective tutto quello che si è costruita fino ad ora sarà distrutto e Ken sconvolto-



*******



Gin camminava sicuro per il corridoio della sua base segreta. Un sorriso perfido era stampato sul suo volto, come di chi sapeva di avere tutto in pugno. In quegli 11 anni non era cambiato poi molto, a parte le vistose rughe sul suo viso, che lo invecchiavano di parecchio, nonostante avesse poco più di 40 anni.
Infilò la chiave nella serratura di una porta e la aprì. La stanza in cui entrò non era grande e aveva un semplice materasso abbandonato in un angolo. Sopra di esso c'era una ragazza sdraiata in posizione fetale. La ragazza dimostrava circa 16-17 anni, aveva dei lucenti capelli biondi mossi, due occhi cerulei, ed era alta e magra.
Appena vide Gin, la sua faccia divenne una maschera di puro terrore, ma allo stesso tempo gli lanciò un'occhiata piena di odio.
-Sembra che Masumi Vineyard non abbia gradito la cena- fece Gin con tono divertito osservando il tozzo di pane ancora dentro il piatto accanto a lei.
La ragazza fece una smorfia e girò la testa per evitare di guardarlo.
-Comunque, poco importa. Potrai ancora resistere qualche giorno senza mangiare e il mio obiettivo è quasi raggiunto...presto la tua mamma sarà cibo per vermi e tu non mi servirai più...-
Sentendo quelle parole, la ragazza strinse i pugni, la paura si era trasformata in rabbia. Gin rise di gusto, cosa che la fece infuriare ancora di più.
-BASTARDO! SEI UN BASTARDO!- ringhiò tentando di avventarsi su di lui, ma le catene attaccate al muro che aveva intorno ai polsi, le impedirono di raggiungere l'uomo.
Gin fece un ghigno dicendo -Sprechi solo energie, piuttosto potresti pregare...sai, se dovessi sentirmi generoso, potrei ucciderti con un colpo di pistola, senza torturarti lentamente, come invece si meriterebbe la figlia di una sporca traditrice-
-Mi fai schifo...- mormorò la ragazza disperata.
-Presto raggiungerai la tua mamma nell'oltretomba. Ha già accettato di consegnarmi Kudo e quando lo farà, li finirò entrambi- disse soddisfatto uscendo dalla stanza.
Masumi non potè far altro che abbandonarsi alla disperazione più totale.






CONTINUA...







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Spero vi sia piaciuto! Ran ha ceduto, eheheh...però non ha intenzione di rinunciare a suo marito dopo 11 insieme, anche se prima o poi una scelta definitiva tra i due ci dovrà essere. E non dimentichiamo che Conan sta insieme a Haibara e i due dovranno chiarirsi...tutto nel prossimo capitolo ovviamente ;-)
Allora, vorrei solo dire una cosa su James...nella mia storia è in pensione, però è rimasto accanto agli agenti dell'FBI per continuare a seguire le indagini sui MIB senza però partecipare alle missioni visto che ormai è un ex-agente e vive nell'appartamento affianco a quello di Jodie.
Ora è Akai che comanda gli agenti nella missione contro l'organizzazione ^^

Un saluto a tutti!


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Capitolo 11
*** è davvero giunta la fine? ***


Ciao a tutti! Scusate il ritardo! Ecco il 10° capitolo, buona lettura!





Capitolo 10: è davvero giunta la fine?







Conan arrivò a casa del professor Agasa, la sua espressione era cupa e tesa. Non sapeva proprio cosa doveva fare con Ai. Giustificarsi forse? E di cosa poi? Inseguire Ran era stata una prova più che evidente su quello che provava dentro di sè.
Quando aprì la porta del salotto, vide la ex-scienziata seduta su una delle sedie che si trovavano intorno al tavolo, Agasa era al suo fianco. Le mani che si intrecciavano testimoniavano l'impazienza della ragazza.
Appena lo vide entrare si sentì sollevata in un certo senso, non ne poteva più di quella situazione, doveva chiarire tutto e subito.
Il professore decise che non era il caso di assistere alla conversazione, quindi dopo aver lanciato un'occhiata di comprensione verso entrambi, uscì dalla sala lasciandoli soli.
-Sei stato da lei vero? L'ho vista scappare da quella festa in lacrime e tu...- la faccia di Ai esprimeva disappunto e fastidio -L'hai seguita, dico bene?-
Il detective deglutì, quegli occhi così freddi avevano la capacità di bloccare la sua voce.
"Forse perchè so di aver sbagliato, mi sono comportato male con te. Troppo male" pensò non osando però aprir bocca.
Ai fece un sorriso di scherno -Oh, andiamo...stai pensando ad una buona giustificazione? Per questo fai scena muta? Adesso mi dirai "Perdonami Haibara, è tutto un equivoco, non è vero che sbavo dietro a Ran come una lumaca bavosa!"-
La voce della ragazza era sarcastica e pungente, ma se all'apparenza poteva sembrare fredda e distaccata, in realtà si sentiva triste e presa per i fondelli per l'ennesima volta.
-Io non...non so cosa...dire- mormorò lui a fatica, sentendosi colpevole.
-Oh, ma non c'è proprio niente da dire- fece spallucce Ai -Tu sei un vigliacco, però la deficiente sono io!-
Lo fissò con rabbia gridando -IO CHE MI SONO ILLUSA, ANZI NO! MI SONO FATTA ILLUDERE DA TE...IN UN CERTO SENSO CI SIAMO PRESI IN GIRO A VICENDA, GIUSTO? MA SONO STATA IO LA STUPIDA A DARE RETTA AD UN CRETINO COME TE! A CREDERE ALLE TUE PAROLE! SAI CHE TI DICO? VAI AL DIAVOLO!-
Shinichi ebbe un sussulto, non l'aveva mai vista così infuriata prima d'ora. La faccia rossa, gli occhi fuori dalle orbite, il respiro pesante...era fuori di sè.
Lei fece per superarlo a grandi passi, ma la presa del detective sul suo polso le impedì di fare un altro passo.
-Lasciami immediatamente!- sibilò.
-Per favore ascoltami!- disse deciso afferrando anche l'altro polso.
Gli occhi di Ai si strinsero fino a diventare due fessure, non si ribellò alla presa del ragazzo, anche se con quello sguardo cercava di trasmettergli tutta la sua ira e amarezza.
-Io...non ti ho illusa...- mormorò ferito da quegli occhi di ghiaccio -...e se l'ho fatto non era mia intenzione. Volevo davvero che le cose funzionassero tra di noi, io provo qualcosa per te Ai! Te lo giuro! E' che vedere Ran mi ha fatto...-
-"Qualcosa" non mi basta! Non voglio essere la tua ruota di scorta!- ringhiò.
-Ma...n...non...lo s...sei...- balbettò incerto
L'ex-scienziata non riuscì più a trattenersi, sentì qualcosa di umido scivolarle lungo la guancia. Aveva ceduto al dolore e per questo si maledisse...
"Sono così patetica!" pensò cadendo in ginocchio e sbattendo violentemente i pugni sul pavimento.
-Ai, smettila ti prego!-
-SMETTERLA? PROPRIO QUANDO STAVO PER RIFARMI UNA VITA, QUANDO CREDEVO DI POTER RIAVERE UNA VITA NORMALE, TUTTO MI CROLLA NUOVAMENTE ADDOSSO! NON SOLO I FANTASMI DEL PASSATO, ANCHE QUEL BASTARDO DI GIN E'...- si bloccò immediatamente portandosi una mano sulla bocca.
Conan perse un battito. Lei imprecò, l'emotività di quel momento l'aveva fatta parlare troppo.
-Gin?! Che cosa significa?- le chiese afferrandole il mento, in modo da guardarla fissa negli occhi.
Ormai era troppo tardi, la frittata era fatta, non le restava che confessare...
-Significa...che è davvero giunta fine-
Il detective riuscì a sentire dentro di sè solo un totale terrore. Gin era tornato, l'organizzazione era tornata e lui non era sicuro che sarebbe riuscito a fermarli questa volta.



******



Era circa un'ora che Ran seguiva Eisuke per il quartiere. Sospirò, esausta soprattutto mentalmente. Problemi, problemi, sempre problemi. Era forse troppo chiedere una vita normale e tranquilla?
Eisuke si accendeva una sigaretta dietro l'altra, palese era il suo nervosismo. Una decina di volte le aveva urlato di sparire dalla sua vista, incurante dello sguardo della gente, però sua moglie non si voleva arrendere.
L'uomo fece un lungo sospirò, fermandosi proprio davanti all'agenzia Mori, cercando di fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per non gridare nuovamente contro di lei.
"A quanto pare si è calmato...forse..." pensò Ran titubante osservandolo mentre saliva le scale che conducevano all'appartamento.
Facendosi coraggio, decise di seguirlo dentro casa, aveva una terribile paura, non voleva litigare di nuovo. Senza Eri e Kogoro, Eisuke non si sarebbe trattenuto dal farle una scenata. Poco prima sua madre le aveva inviato un messaggio con scritto che sarebbe andata con Kogoro nella loro seconda casa, vicino allo studio legale della donna, in modo da permettere ai due di parlare liberamente una volta tornati all'agenzia.
Quando entrò lo vide seduto davanti al tavolino mentre osservava pensieroso una bottiglia di sakè, come se fosse una cosa particolarmente interessante. Ran capì che era indeciso se bere o no per dimenticare la sua sofferenza. Ciò la fece sentire uno schifo, gli aveva causato più sofferenze che altro...
"Adesso basta! Voglio fare la cosa giusta" pensò decisa.
Si avvicinò velocemente a lui afferrando la bottiglia. Eisuke, tuttavia, non se la lasciò togliere dalle mani e ringhiò di rabbia.
-SPARISCI DALLA MIA VISTA!- urlò cercando di strapparle il sakè dalle mani.
-Non è necessario, ti farai solo del male- mormorò non mollando la presa.
Dopo un tira e molla, la bottiglia cadde a terra andando in frantumi. Ran sospirò, almeno lui non avrebbe bevuto.
Eisuke la fissò furioso -Perchè?! Perchè vuoi continuare a rovinarmi la vita? Non puoi semplicemente lasciarmi perdere?-
La donna fece un sorriso amaro avvicinandosi a lui, che si teneva il volto tra le mani con i gomiti appoggiati sul tavolino, come per nascondere il suo viso.
-Ran...questo matrimonio è un fallimento. Smettiamola di prenderci un giro- fece con voce stanca.
Improvvisamente la sua rabbia era sparita, le sue parole esprimevano solo dolore, si sentiva preso in giro. La sua vita era una presa in giro.
"Perchè? Dannazione! Perchè? Perchè deve amare ancora Kudo? Perchè mi sento un fallito in tutto quello che faccio o dico? Sono stufo..." pensò trattenendo a stento le lacrime, sentendosi sempre più patetico.
Ran si sedette vicino a lui, togliendogli poi le mani dal viso per fissarlo negli occhi. Quello sguardo era talmente freddo, che Ran riuscì a fatica a reggerlo. Uno sguardo accusatorio.
-Eisuke, il nostro matrimonio non è stato un fallimento. Io ti amo, mi devi credere!-
Lui, per tutta risposta, si limitò a scuotere la testa.
-Credimi!- provò di nuovo -Dimentica questa sera Eisuke!-
L'uomo buttò la testa all'indietro scoppiando in una finta risata.
-Sii serio!- esclamò infastidita Ran, non gradiva affatto quell'atteggiamento.
-Lo sono!- sibilò -Sono più serio di quanto credi. Tu ti rifiuti di capire la situazione, la verità è che hai solo finto di amarmi e io ho finto che le cose tra di noi potessero funzionare. Ho creduto di essere sposato, di avere affianco una moglie e un figlio che amavo...insomma, non è colpa nostra, ci siamo illusi di vivere in una bella favoletta. Tutto qui-
La donna fece un lungo sospiro, quelle parole facevano terribilmente male, ma la cosa che la colpiva di più era il tono pungente di suo marito. Mai aveva conosciuto questa parte del suo carattere, sembrava davvero un'altra persona.
"Forse dipende dal fatto che si sente un uomo distrutto" pensò Ran "Lui non è il mio Eisuke, quello che ho imparato ad amare, questa è solo una maschera!"
-Io non ti ho preso in giro, ti supplico Eisuke! Quello di stasera è stato un errore!-
Sbattè le mani sul tavolo per dare enfasi alle sue parole.
-Ti fidi di me? Non ti ricordi della meravigliosa vita che abbiano fatto fino ad adesso con Ken? Nostro figlio, tu l'hai cresciuto, quindi sei...-
Lo sguardo dell'uomo si fece più tagliente -Lui non è mio...-
Prima che potesse finire la frase, Ran gli tirò uno schiaffo con gli occhi pieni di lacrime. Lo fissò poi con rabbia, digrignando i denti, quella dannata frase l'aveva ferita come una pugnalata al cuore.
Eisuke si toccò la guancia sinistra che pulsava di dolore, abbassando poi lo sguardo sentendosi lui in colpa questa volta.
"Perdonami Ken per quello che stavo per dire, io ti considero davvero mio figlio".
-Mamma, papà...-
La voce del ragazzino li fece sobbalzare. La porta della camera da letto era aperta, Ken sulla soglia li fissava tristemente. Non comprendeva i motivi del litigio e neanche li voleva sapere. Mai i suoi genitori avevano litigato o gridato, era come se tra di loro si fosse rotto qualcosa, lui lo percepiva.
Tuttavia, nonostante la curiosità del detective, questa volta non voleva "indagare" sulla faccenda, l'unica cosa che gli importava era che i suoi genitori non si lasciassero.
Sua madre si avvicinò, inginocchiandosi dietro di lui e tenendolo per le spalle, gli occhi di entrambi fissavano il viso teso di Eisuke. L'uomo guardò sua moglie, capiva che cosa voleva comunicargli...
"Eisuke, vuoi davvero rinunciare alla nostra famiglia?"
-Fidati di me Eisuke, ti ho mai mentito?- chiese dolcemente.
La faccia dell'agente dell'FBI mutò, da cupa divenne più dolce. Ran aveva ragione, lui non poteva e non doveva rinunciare alla sua famiglia. Non per colpa di Shinichi Kudo, in fondo Ran gli aveva detto che era stato solo un errore quel bacio giusto? E poi era tornata da lui.
"Se l'avesse davvero amato come in passato, si sarebbe buttata tra le sue braccia, gli avrebbe confessato la verità su Ken e invece...lei mi ama davvero!" pensò emozionato.
Anche lui si avvicinò al ragazzino, abbracciando sia lui che Ran.
-Scusami figliolo. Va tutto bene, nessuno potrà spezzare la nostra famiglia-
-Papà!- esclamò Ken felice stringendosi a lui.
Ran sorrise, finalmente tutto si era risolto. La loro famiglia era ancora unita.
In quel momento sentì la vibrazione del cellulare nella tasca dei pantaloni.
"Un messaggio?" pensò perplessa non riconoscendo quel numero.



******



Intanto per Conan, era come se il tempo si fosse fermato. Sentiva solamente il battito del suo cuore sempre più veloce, questo battito accelerato testimoniava la sua paura, una bruciante e orribile paura.
Il telefono di casa squillò. Ai, ancora inginocchiata a terra non aveva la minima intenzione di alzarsi, così andò lui a rispondere.
-P...pronto?- chiese con un filo di voce, sperando di poter interrompere quella chiamata il prima possibile.
-Cool Guy-
Sgranò gli occhi, quella voce l'avrebbe riconosciuta fra mille.
-Vermouth? Ma cosa...- mormorò
"Vermouth?!" pensò Ai terrorizzata.
-Sono davanti a questa casa, devi venire con me o Sherry, Angel e tutte le persone a cui vuoi bene...moriranno-
Chiuse la chiamata, certa della decisione che avrebbe preso Shinichi Kudo. Ormai lo conosceva bene, lui e i suoi ideali.
Infatti il ragazzo non perse tempo, senza dare nessuna spiegazione raggiunse l'ingresso dove c'era la donna in nero ad attenderlo. Ai si sentiva distrutta, ormai non c'era più alcuna speranza, quella era una trappola, lui sarebbe morto e poi sarebbe toccato a lei!
Si alzò lentamente con le gambe che tremavano e, dopo un attimo di esitazione, si asciugò le lacrime e decise di seguirlo.


In macchina, Conan e Vermouth ignoravano che la ex-scienziata li stava seguendo con la macchina del professor Agasa, troppo impegnati a parlare di un uomo che entrambi disprezzavano.
-E così Gin vuole me- disse apparentemente calmo.
-Esatto, ci aspetta nel quartiere Ota, vicino al porto- annuì Sharon -Scusami Cool Guy, ti sono grata per avermi salvato la vita a New York, ma quel bastardo ha mia figlia-
Il detective sbattè le palpebre basito -Non credevo che tu avessi...-
-L'ho sempre tenuta lontana dall'organizzazione. Se dovessi morire, salvala te ne prego- fece con voce tremante.
-Hai in mente un piano allora? Non vuoi consegnarmi a Gin?-
Vermouth rimase in silenzio, sperando che quella ragazza facesse la cosa giusta.


Quando raggiunsero il porto di Ota, di Gin nemmeno l'ombra. La notte era buia, priva di stelle, facendo sembrare il mare nero.
-Stai in guardia- mormorò Vermouth osservando un' ombra dietro un palo della luce.
-Quanto tempo...Shinichi Kudo...- fece una voce fredda.
Il detective osservò quella sagoma nera muoversi lentamente, mentre sputava la sigaretta che teneva in bocca e si avvicinava a loro puntando una pistola. I lineamenti di quell'uomo sembravano diabolici, con passo sicuro e un ghigno stampato sul viso si avvicinava a loro.
-Gin!- strinse i pungni Conan.
Non era cambiato molto, a parte le rughe sul suo viso che gli davano un aspetto ancora più inquietante.
-Ora finirò il lavoro che avevo iniziato più di 10 anni fa, mi occuperò personalmente della tua uccisione- sorrise beffardo l'uomo in nero.
Vermouth furiosa tentò di avventarsi su di lui.
-TU! LURIDO!-
-FERMATI VERMOUTH! HA UNA PISTOLA!- gridò Conan scioccato.
-Ti sperirò all'inferno Vermouth!- esclamò il capo dell'organizzazione.
E il colpo partì...








CONTINUA...



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Capitolo 12
*** Tra la vita e la morte ***


Capitolo 11: Tra la vita e la morte.






Gin camminava velocemente verso la sua macchina, il sudore sulla fronte testimoniava la sua agitazione. Era stato tutto così rapido, per colpa di quella traditrice il suo piano aveva rischiato di fallire!




*FLASHBACK*



Vermouth cadde a terra apparentemente priva di vita, l'uomo in nero l'aveva colpita in pieno petto. Fece un sorriso trionfante, osservando Conan abbassare lo sguardo, si era arreso anche lui.
-Adesso è il tuo turno, addio Shinichi Kudo!-
Puntò la pistola anche verso di lui, pronto a sparare, ma un proiettile colpì lui ad un fianco.
-Ma che...- toccandosi la parte lesa, si girò -Sei ancora viva, Vermouth?!-
La bionda sorrise.
"Non ti permetterò di uccidere il mio Silver Bullet"
-Devi avere un giubbotto anti-proiettile, non c'è altra spiegazione!-
Conan non perse tempo, si avventò sull'uomo cercando di strappargli la pistola dalle mani. Gin perse l'equilibrio, ma non aveva la minima intenzione di mollare l'arma.
-Dannato ragazzino!- ringhiò l'uomo mentre si rotolavano per terra.
Poi...uno sparo...
-KUDO!- lo chiamò Vermouth preoccupata alzandosi in piedi.
Purtroppo colui che era stato colpito da quel proiettile era proprio Shinichi. La donna fece per sparare, ma Gin più rapido di lei la colpì ad una gamba, facendola cadere a terra.
-Cool Guy...- mormorò Sharon in ansia per lui, mentre perdeva vistosamente sangue dalla coscia destra.
-Beh, credo sia proprio morto- fece Gin con tono divertito dandogli un violento calcio sul capo.
-Comunque per sicurezza, è meglio ficcargli una pallottola anche in testa!-
"Dannazione!" pensò Vermouth cercando di recuperare la sua pistola.
In quel momento, però, si sentirono le sirene della polizia e l'uomo in nero vide parecchie macchine in lontananza.
-Chi diavolo può averli avvertiti?!- ringhiò stizzito allontanandosi, era ferito e quindi decise di non perdere altro tempo con quei due.




*FINE FLASHBACK*






Comunque sorrise. Anche se quella traditrice era viva, lui aveva sua figlia, l'avrebbe torturata lentamente e gliel'avrebbe mostrata così ridotta alla madre. E poi il suo obiettivo principale, Shinichi Kudo, era morto.
Si sedette in macchina, il respiro affannoso non diminuiva e aumentava il dolore per le ferite, doveva tornare al più presto alla base!
La polizia e gli agenti dell'FBI non riuscirono a raggiungerlo, si era dileguato nella notte.
Ai, appena arrivata al porto, sentì le sirene e pochi secondi dopo parecchie macchine la raggiunsero. Vide uscire persone che conosceva bene, tra di loro c'erano Eisuke Hondou, Shuichi Akai, Jodie Starling, Miwako Sato, Wataru Takagi e altri agenti.
Cercò di individuare Shinichi, mentre sentiva Akai dire alla polizia che si sarebbero occupati quelli dell'FBI del caso.
-SHINICHI! SHINICHI TI PREGO! APRI GLI OCCHI!- la voce disperata di Ran attirò la sua attenzione.
Quando vide il detective, gli occhi le si riepirono di lacrime. Il ragazzo che amava non dava segni di vita.
-PRESTO! CHIAMATE UN'AMBULANZA!- gridò Subaru Okiya.
Poco distante da Shinichi e Ran, c'era Vermouth che non poteva alzarsi a causa delle ferite.
"E così li hai chiamati Angel, peccato sia troppo tardi..." pensò rassegnata.
-Non morire Shinichi, non morire...- mormorò disperata Ran accarezzandogli il viso insanguinato.
-Fammi vedere!- esclamò Ai chinandosi e prendendo il polso del detective.
-Il battito...è debolissimo, ma...-
-E' ancora vivo!- la voce di Ran era mutata, da disperata a più sollevata.
La ex-scienziata annuì felice e decise di controllare anche il resto del corpo, così gli tolse la maglietta.
-Un giubotto anti-proiettile?- chiese sorpresa
-Sono stata io a darglielo in macchina...- fece Vermouth con voce stanca mentre degli agente dell'FBI la raggiunsero per bloccarla.
-Però Gin...lo ha colpito alla testa con un calcio e...non si è più mosso...- mormorò la bionda.
Ran digrignò i denti. Non era giusto! Sarebbe morto senza sapere la verità! Senza sapere di avere un figlio! Quella verità che gli aveva nascosto per anni vivendo nella menzogna, stava per riemergere prepotentemente.
-Shinichi devi vivere, ti supplico! Non puoi morire ora! Non senza conoscere tuo figlio, Ken è tuo figlio...l'avevi capito, ma io l'ho negato! Gli ho tolto la possibilità di conoscere il suo vero padre!- disse tra le lacrime.
Ai, sentendo quelle parole, abbassò lo sguardo pensando "Ora è tutto chiaro".
-R...Ran...- la chiamò Conan con voce a malapena udibile.
-Shinichi! Oh, Shinichi...- rispose emozionata.
-Mio... figlio?- chiese sorridendo -Avevo ragione, l...lo sa... sape...vo...- disse a fatica.
Quella consapevolezza lo rese l'uomo più felice della terra, aveva un figlio, il frutto dell'amore tra lui e Ran! Ma la felicità sparì presto, non sentiva più il suo corpo e poi...di nuovo il buio davanti agli occhi...
-SHINICHI! SHINICHI!- gridò Ran
Niente. Nessuna risposta.




Qualche minuto dopo arrivò l'ambulanza. All'interno dell'ospedale di Cho c'era un via vai di dottori e infermieri nel corridoio e nella stanza di Conan Edogawa.
Nella sala d'attesa c'erano Ran e Ken, che era stato portato da Agasa come gli aveva chiesto Ran, nonostante il parere contrario dell'FBI. Gli agenti non volevano in alcun modo esporre a pericoli altri civili, per questo per il momento avevano evitato di informare amici e parenti di Conan.
Ran ormai era convinta, avrebbe rivelato la verità a suo figlio, era giusto che lo sapesse.
"Non so cosa ne sarà della mia famiglia, ma non posso più portare questo fardello!" pensò sicura "Ti prego Shinichi, devi riprenderti! Ho così tante cose da dirti!"
Intanto Ai, si trovava vicino alle macchinette, era andata a prendere un caffè, quando il suo cellulare suonò.
-Un messaggio- mormorò
Strinse i pugni furiosa mentre lo leggeva, doveva tornare nuovamente ad essere la pedina di quegli uomini? No! Non si sarebbe più fatta usare! Gin aveva infranto la promessa, aveva tentato lo stesso di uccidere Conan.
"Proprio come quando uccise mia sorella, dopo avermi promesso che non l'avrebbe mai fatto se avessi continuato a lavorare per loro..." pensò con amarezza "Ma ora basta! Non permetterò che Conan faccia la stessa fine di Akemi! Non mi useranno più!".
Si sentì determinata più che mai, li avrebbe combattuti questa volta!
-E così stai ancora dalla loro parte?-
Un voce alla sue spalle la fece sbiancare. Si girò immediatamente, vedendo Eisuke Hondou dietro di lei.
-E tu quando sei arrivato?!- chiese agitata
-Ti avevo seguita, comunque eri così assorta nei tuoi pensieri che è stato facile leggere quel messaggio. Allora?- rispose calmo.
-Tsk! Pensi davvero che tornerei a lavorare per loro di mia volontà? Vogliono che io vada alla base per continuare gli studi sull'APTX e...-
Eisuke la interruppe -...e ti hanno comunicato che gli servi per la fase finale. Ne deduco che hanno altri scienziati dalla loro parte- disse portandosi una mano sotto il mento.
"Non avrei mai pensato che quell'idiota di Hondou, potesse diventare un abile agente dell'FBI!" pensò perplessa per il cambiamento dell'uomo.
-Che cosa vuole esattamente, Gin?-
Ai fece un lungo sospiro e rispose -L'immortalità-
Eisuke ebbe un brivido lungo la schiena. Davvero esisteva un farmaco capace di fare ciò?
-Comunque non mi farò usare da loro, mai più- aggiunse freddamente superando l'agente dell'FBI.
"Questo mi fa venire in mente un piano interessante!" pensò Hondou sorridendo e osservando Ai allontanarsi.




Nel frattempo, Ran era con Ken nella stanza di Shinichi. I medici erano stati chiari, quel colpo alla testa l'aveva fatto cadere in un coma profondo e se non si fosse svegliato presto, a lungo andare la situazione sarebbe peggiorata.
-Non posso credere che il mio eroe sia dirotto così! E' il più grande detective del Giappone!- esclamò Ken.
"Il tuo eroe? Non è solo questo Ken..." pensò Ran abbassando il viso.
Stare in quella stanza stava diventando un'agonia, non ce la faceva a vedere Shinichi tra la vita e la morte. E' vero, avrebbe potuto svegliarsi, ma c'era anche la possibilità di perderlo per sempre.
-Ken, io...- esitò un attimo, fece un lungo sospiro e si decise a continuare -Devo parlarti di tuo padre...-
-Papà?- fece Ken con aria interrogativa -Sono sicuro che troverà il criminale che ha fatto questo al detective Edogawa! E' un agente dell'FBI, ed essendo mio padre è il migliore!-
Ran si morse il labbro inferiore, esitando ancora. Era davvero giusto sconvolgere in questo modo la vita di Ken? In fondo lui era cresciuto con Eisuke...
"Basta! Devo avere il coraggio delle mie azioni!" pensò scuotendo la testa.
-Ken, tuo padre è...-
-E' QUI!- una voce li interruppe, una voce che Ran conosceva bene.
Sulla soglia della porta, Ai Haibara guardava l'avvocato con uno sguardo severo. Fece cenno a Ran di seguirla, mentre Eisuke entrava nella stanza.
-Papà- sorrise Ken
Eisuke guardò Conan disteso immobile, ciò avrebbe dovuto lasciarlo indifferente, in fondo poche ore prima gli aveva gridato contro il suo disprezzo, invece adesso provava una tristezza profonda e sperava che si riprendesse al più presto.
-Stai tranquillo Ken. Ho in mente un piano per arrestare quei criminali!- fece con tono allegro.
-Sei sempre il migliore! Se correggessi la tua sbadataggine, saresti un agente perfetto!- esclamò divertito.
-Ehi!- lo riprese Eisuke
Ken uscì dalla stanza di corsa ghignazzando.
"Comunque, anch'io voglio essere d'aiuto!"
Andò poi a parlare con Agasa, che aveva conosciuto 3 anni prima quando il professore era andato a trovare Ran insieme a Eri e Kogoro.
-Ma Ken...hai solo 11 anni, cosa pensi di poter fare?!- chiese allibito Agasa.
-La prego! Ho bisogno che lei mi accompagni a casa a prendere quei gadget che mi aveva regalato tre anni fa!-
Il professore se li ricordava bene, eraro gli stessi che usava Shinichi nei panni di Conan Edogawa. L'aveva regalati a Ken dopo aver saputo da Kogoro che il bambino voleva diventare il nuovo Sherlock Holmes.
"Quanto mi ricordi i vecchi tempi, sei uguale a lui. Se non sapessi chi sono i tuoi genitori, direi che sei parente di Shinichi-kun" pensò sorridendo.
-Seguimi!-
Ken annuì felice.




Ai e Ran erano faccia a faccia. La prima aveva un'espressione dura e fredda, la seconda mostrava una calma che non possedeva in quel momento.
Fu la ex-scienziata a rompere quel silenzio carico di tensione.
-Che cosa volevi fare prima? Stavi per sbattere in faccia a tuo figlio la verità? Ti rendi conto di quanto potrà essere sconvolgente per lui?-
La mora fissò il pavimento e mormorò -Io voglio...-
Scosse la testa, esitando poi a continuare. Haibara le mise una mano sulla spalla, gesto che sorprese Ran che la fissò perplessa.
-Continua- fece Ai con tono neutro.
-Voglio smetterla di vivere nella menzogna! Basta! Non ne posso più!- esclamò con gli occhi lucidi.
Ai sospirò e rispose -Detesto doverti dire una cosa del genere perchè ti capisco, anch'io ho vissuto per anni nella menzogna, so che ci si sente da schifo. Ma il padre di Ken lotta tra la vita e la morte, non sai neanche che futuro ti attende con Kudo e non vuoi distruggere il tuo matrimonio giusto?-
-Io...- si bloccò, Ai aveva ragione.
-Perchè sai che è così che finirà e questo non è giusto. Non è giusto per Ken, per Hondou e nemmeno per...- si morse il labbro inferiore stringendo i pugni.
-Per te, dico bene?- chiese Ran dolcemente -So quanto lo ami. Lo guardi con gli stessi occhi con cui lo guardavo io in passato-
Ai non si scompose, il suo viso era impassibile, anche se Ran notò i suoi occhi lucidi.
-Non è per me, è per questa situazione...- si affrettò a rispondere -...è giusto coinvolgere tuo figlio di 11 anni in questo tornado? Pensaci bene, Mori-san-
Detto questo, la ex-scienziata la lasciò sola all'ingresso dell'ospedale.
"Grazie Ai-chan, capisco bene il tuo punto di vista. Non mi resta che aspettare il risveglio di Shinichi. Siamo i genitori di Ken e prenderemo insieme una decisione" pensò sicura.
Haibara stava per raggiungere la stanza di Conan per stargli vicino, quando la voce di Eisuke Hondou attirò la sua attenzione.
-Questo è un piano perfetto!-
-Ma è troppo pericoloso agente Hondou! Senza contare che non sei nemmeno stato assegnato a questa missione!- ribattè Jodie.
-Per me va bene- si intromise una terza voce.
-Ma Shu!- esclamò Jodie contraria
-Allora vado a chiamare Ai Haibara- disse Okiya.
Fece per aprire la porta della stanza, quando Ai lo anticipò.
-Non è necessario, sono qui. Allora agenti, che cosa avete in mente?-
Eisuke sorrise, il suo piano avrebbe funzionato, ne era convinto!







CONTINUA...





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Che ne pensate? Eisuke ha un piano misterioso... C'è stato il primo "vero" confronto tra Ai e Ran, con la prima che le ha fatto cambiare nuovamente idea. Tuttavia, quando si sveglierà Shinichi cosa succederà? Ho in mente un'idea, anche se non sono del tutto convinta... (ci stiamo avvicinando al finale e sono molto indecisa XD)
Ci saranno anche delle novità su Chianti e Vermouth, per ora comunque sono nelle mani dell'FBI e ci resteranno.
Non so quando aggiornerò questa volta, spero entro due settimane. Alla prossima!




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Capitolo 13
*** La memoria perduta ***


Scusate il ritardo, in questo capitolo succederà una cosa che forse non piacerà a molti XD (il titolo dice tutto!), spero che vi piaccia, ci stiamo avvicinando alla fine (il prossimo è il capitolo dello scontro finale/chiarimenti/epilogo, però ci sarà un capitolo "extra" che non era previsto nei miei piani originali XD).





Capitolo 12: La memoria perduta.







Il viso sicuro di Ken indicava la sua determinazione. Sapeva che quegli oggetti, che apparentemente sembravano giocattoli, avrebbero potuto essergli utili.
-Sono sorpreso del fatto che tu li abbia portati con te anche qui- disse Agasa osservandolo mentre prendeva uno scatolone da sotto il letto.
-Mamma e papà mi avevano detto che dovevano venire in Giappone per risolvere un caso e così...- rispose mentre apriva la grande scatola.
Agasa sorrise riconoscendoli subito e tornando per una attimo con la mente al passato.
-Orologio spara-anestetico e scarpe che aumentano la forza- sorrise Ken e aggiunse -Voglio aiutare i miei genitori e diventare un grande detective come il signor Edogawa!-
"Ran non gli darà mai il permesso di partecipare ad una missione contro quegli uomini, è solo un ragazzino, anche se molto sveglio" pensò Agasa con un volto che esprimeva tensione.
I due si affrettarono a tornare all'ospedale.



Nel frattempo, l'FBI, Eisuke, Ai e Ran si trovavano in una sala messa a disposizione dai medici per loro, dove potevano parlare tranquillamente senza coinvolgere o disturbare i pazienti.
-Un travestimento?- chiese Ran allibita.
Ai, accanto a lei, poco prima aveva avuto la stessa reazione, tuttavia era abbastanza convinta che il piano di Eisuke avrebbe funzionato.
-Esatto- confermò Eisuke -Ho chiesto aiuto a mia sorella, manderà qui un agente donna abile nei travestimenti, in modo che possa spacciarsi per Haibara, oltre che degli agenti a farci da supporto-
-In questo modo...- aggiunse Akai -...l'agente infiltrata potrà rivelarci il luogo in cui si trova la base dell'organizzazione. Quegli uomini hanno contattato Sherry, la rivogliono per continuare i loro esperimenti scientifici, non possiamo perdere questa occasione!-
-A me sembra un piano troppo rischioso per quell'agente!- esclamò Ran con tono preoccupato.
-E' quello che pensavo anch'io, dubito che Gin si faccia fregare- intervenne Jodie -Inoltre...-
-E' l'unico modo!- la interruppe Eisuke -L'agente è già sull'aereo, mi sono permesso di avvertire mia sorella appena mi è venuto in mente questo piano-
Subaru mise una mano sulla spalla di Jodie -In fondo è il nostro lavoro Jodie, siamo degli agenti al servizio della giustizia e dobbiamo tenere in considerazione l'idea di poter morire per il nostro paese. Non solo il Giappone, ma nemmeno l'America può permettere ad un'organizzazione come questa di continuare ad esistere-
-Hai ragione Subaru-kun- annuì sorridendo convinta.
Ai era rimasta in silenzio per tutto il tempo, poco gli importava dei piani degli agenti dell'FBI, l'importante è che lei non fosse coinvolta in prima persona. Avrebbe preferito morire piuttosto che tornare da quel mostro di Gin.
Qualcuno bussò alla porta e Shuichi invitò questa persona ad entrare. Un uomo alto e robusto, con un viso non molto attraente, fece il suo ingresso nella stanza.
-Novità, Camel?- gli chiese Akai.
L'uomo annuì rispose -I medici sono riusciti a salvarla, ma l'hanno anche legata al letto impedendole ogni movimento per evitare altri atti di autolesionismo. Non parlerà mai-
-Dannazione...- mormorò Jodie
-Di chi parlate? Vermouth?- si intromise Ran titubante, osservando poi Camel fissarla in silenzio.
"Questo tizio è proprio inquietante" pensò cercando di non fissarlo negli occhi.
-Stiamo parlando di Chianti, un membro dell'organizzazione che abbiamo catturato poche ore fa- rispose Jodie al posto di Camel -Scusalo, è che lui rispetta fin troppo bene gli ordini e non parla mai con i civili delle faccende dell'FBI-
-Capisco- annuì Ran
Jodie aggiunse -Chianti ha tentato il suicidio, si è persino morsa la lingua nel tentativo di strapparsela-
L'avvocato rabbrividì, arrivare a sopportare un dolore così atroce pur di non tradire l'organizzazione...
-Comunque, nemmeno Vermouth sa niente visto che è stata usata da Gin e dubito che lui possa aver detto ad una traditrice dove si trova la loro base. Quindi non possiamo contare sulle informazioni dei membri catturati, dobbiamo mettere in pratica il piano di Hondou-
-Bene- sorrise Eisuke -Allora...-
-PRESTO VENITE! CONAN SI E' SVEGLIATO!- esclamò Agasa aprendo la porta all'improvviso.
Lui e Ken, da poco tornati all'ospedale, erano stati avvisati dall'infermiera appena uscita dalla stanza del paziente.
Haibara spalancò gli occhi e senza dire una parola, andò a grandi passi verso la camera di Shinichi. Ran perse un battito, poi iniziò a piangere commossa.
"Per fortuna ti sei ripreso! Sei vivo, Shinichi, sei vivo!" pensò felice come non mai, seguendo poi Ai.
Eisuke rimase in silenzio, non sentiva nemmeno le parole degli agenti che si trovavano nella sua stessa stanza, contenti nel sapere che Kudo si era ripreso. Certo, anche lui aveva sperato che si riprendesse...ma ora?
Cosa avrebbe fatto Ran? Cosa ne sarebbe stato del suo matrimonio?
Sentì il vuoto sotto i piedi. Sperava, nonostante si sentisse tremendamente patetico, sperava che Ran avrebbe scelto lui e che avrebbe considerato quel sentimento per Shinichi, un dolce ricordo d'infanzia. Voleva essere lui, Eisuke Hondou, il vero amore di Ran Mori.



Shinichi aprì gli occhi, ogni cosa in quella stanza prese forma. Il dottor Sakumo si avvicinò lentamente al letto del suo paziente, notando il suo sguardo confuso.
-Come si sente, signor Edogawa?-
Il ragazzo sbattè le palpebre guardando ancora più confuso l'uomo davanti a sè.
-Come se fossi stato pestato da qualcuno- mormorò sentendo un forte dolore alla testa -Dove mi trovo?-
-Siete all'ospedale di Cho, signor Edogawa. Avete avuto fortuna ad uscire vivo da quello scontro a fuoco-
Conan sbattè nuovamente le palpebre. Uno scontro a fuoco?
-Il criminale che vi ha colpito alla testa vi ha fatto cadere in coma per qualche ora. Per fortuna non c'è nessun danno al cervello o altro, avete solo bisogno di riposare-
Quale criminale? Lui non ricordava niente di tutto questo.
-Posso sapere di cosa sta parlando, dottore?-
-Eh?- fece il medico con aria interrogativa.
-CONAN!- esclamò Ai entrando nella stanza.
-Ai- sorrise lui mentre la ragazza andava ad abbracciarlo.
-Forse tu mi dirai cosa sta succedendo...perchè mi trovo in ospedale?-
Ai sciolse il forte abbraccio, passando dalla felicità totale, ad un volto che esprimeva perplessità.
-Conan...non...n...non ricordi...nulla?- gli chiese a fatica.
-No- rispose massaggiandosi le tempie e mettendosi seduto -Se intendi di questo presunto scontro a fuoco, non ricordo nulla-
La ex-scienziata lanciò un'occhiata veloce verso la soglia della porta, vide Ran tremare, probabilmente colpita dal vuoto di memoria di Shinichi, e farsi indietro. Ken, invece, rimase sulla soglia.
Shinichi, seguendo lo sguardo di Ai, vide il bambino.
-Chi è quel ragazzino?-
-Ehm...- Ai si morse il labbro inferiore, non sapendo che risposta dare.
Per fortuna, vide una mano afferrare Ken per un braccio e trascinarlo fuori. Ran o Eisuke le avevano risparmiato scioccanti rivelazioni, come poteva dirlo a Shinichi in quello stato?
-Signor Edogawa, qual è l'ultima cosa che ricorda?- chiese il dottore.
-Mi faccia pensare...- mormorò passandosi una mano sul viso.
Dopo circa un minuto di silenzio, riuscì a dare una risposta precisa -Una telefonata di una mia amica che mi ricordava della festa di compleanno di suo padre e una cena con Ai...poi di essere andato a dormire e basta-
-Conan, quello che ricordi è avvenuto 4 giorni fa!- esclamò Ai.
-Cosa?- sgranò gli occhi basito.
-Dev'essere stato durante quello scontro a fuoco, ti hanno colpito proprio alla testa con un calcio e sei stato in coma per un bel po'-
-Capisco Ai- fece incerto -Sta di fatto che non ricordo nulla, chi erano i criminali? Era un caso che mi avevano affidato?-
-Te ne parlerò più tardi, adesso riposa-
-E' vero, ha bisogno di riposarsi signore- aggiunse il medico.
-Ma...-
-Riposa!- il tono di Ai non ammetteva repliche.
-D'accordo- borbottò imbronciato rimettendosi sdraiato.
Una volta uscita dalla stanza e arrivata in corridoio, l'ex-scienziata notò Ran appoggiata al muro a pochi passi. Aveva lo sguardo rivolto verso il basso e si mordeva nervosamente l'unghia del pollice, il sudore sulla fronte testimoniava la sua agitazione, come se in quel momento stesse cercando di risolvere un complicatissimo problema.
-Mori-san, io credo che sia meglio così per ora- disse avvinandosi e parlando piano per non far sentire nulla ad Agasa che era lì.
Ran si girò verso di lei fissandola con gli occhi lucidi.
"Ha dimenticato...forse è il destino, questo crudele e triste destino..." pensò l'avvocato.
-Sì...- mormorò -Probabilmente qualcuno lassù ha voluto darmi una seconda chance, non è destino che Shinichi sappia la verità-
Ai fece un sorriso amaro, osservando poi Ran raggiungere suo marito e Ken che si trovavano in fondo al corridoio vicino alle macchinette. Forse era la cosa migliore, ma era davvero la scelta giusta?



Qualche ora dopo, l'agente della CIA, che si chiamava Margot Grand arrivò all'ospedale di Cho.
-Ha capito tutto, agente Grand?- ripetè Eisuke
La donna gli rivolse un'occhiata sprezzante -Con chi credi di parlare, Hondou? Sono la migliore della mia squadra. Non mi importa se sei il fratello del presidente, non seccarmi. Ho capito perfettamente-
"Simpatica, non c'è che dire!" pensò mordendosi le labbra ed evitando di rispondere.
Jodie sorrise. Quella donna sapeva il fatto suo, era determinata e pungente. Sentiva di potersi fidare di lei.
Margot Grand dimostrava meno di 30 anni, aveva gli occhi cerulei e i suoi capelli erano biondi, quasi platino. Le labbra incurvate in un sorriso sicuro, convinta di riuscire a dare il meglio di sè per questa missione.
-Allora...- si rivolse ad Agasa -Mi accompagni a casa sua signor Agasa. Come mi è stato ordinato, chiamerò quegli uomini fingendo di essere Ai Haibara e mi farò venire a prendere-
Agasa si limitò ad annuire, un po' preoccupato.
-Voi dell'FBI attendete, avrò un microfono nascosto dentro il tacco degli stivaletti. Portare un cellulare sarebbe inutile, sarò controllata a vista-
-Osserveremo i tuoi movimenti agente Grand, una volta scesa dalla macchina dovresti essere alla base, noi seguiremo il segnale e coglieremo di sorpresa i lupi- sorrise Akai.




******



Casa Agasa




Era tutto pronto, Margot Grand travestita in modo da essere identica a Shiho Miyano, si trovava a casa del professor Agasa. Era allo stesso livello di Kaito Kid nei travestimenti nello saper imitare le voci.
Si era anche fatta descrivere dalla stessa Ai Haibara il suo carattere, in modo da riuscire a rispondere a certe domande con i modi e i toni della ex-scienziata. Purtroppo non aveva le conoscenze scientifiche di uno scienziato, quindi doveva cercare di prendere tempo finchè gli agenti dell'FBI e della CIA non sarebbero arrivati.
Vide una jaguar nera fermarsi proprio davanti a casa, lei che si trovava alla finestra fece cenno all'uomo che era appena sceso, che l'avrebbe raggiunto subito.
-Bene, Sherry- sorrise Scotch -L'Hai capito che l'unico modo per avere salva la vita è tornare da noi-
-Taci!- rispose freddamente l'agente della CIA -Non avete mantenuto la vostra promessa!-
Si riferiva ovviamente alla trappola tesa a Shinichi, si era fatta raccontare da Ai e dagli agenti dell'FBI tutti i dettagli del caso.
L'uomo si limitò a sghignazzare.
-Muoviamoci prima che ti faccia fare la sua stessa brutta fine- disse poi un sorriso malefico stampato in faccia.
"Buona fortuna!" pensò Agasa dietro le tende osservando la juguar allontanarsi velocemente nel buio della notte.




Intanto l'FBI, seguiva tutto tramite il microfono nascosto dentro il tacco degli stivaletti dell'agente Grand. Com'era prevedibile, l'uomo dell'organizzazione aveva sequestrato il cellulare della donna e gli aveva controllato tutte le tasche.
Da un pc osservavano tutti i movimenti.
Akai parlò a tutti gli agenti presenti -Appena il segnale sarà fermo in un unico punto, vorrà dire che probabilmente sarà arrivata a destinazione. Tenetevi pronti-
Ken, intanto, approfittando di un momento di distrazione dei suoi, stava origliando la conversazione dell'FBI.
"Non mi permetteranno mai di andare con loro, però non sanno che le idee geniali sono il mio forte!" pensò sicuro di sè.







CONTINUA...


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Capitolo 14
*** La base degli uomini in nero ***


Lo so, sono in ritardo, ma ero molto indecisa su come finire questa storia, ormai mancano due capitoli. In realtà questo avrebbe dovuto essere il penultimo e poi ci sarebbe stato un capitolo "extra" non previsto inizialmente...invece, ho deciso di aggiungere alcuni dettagli e quindi di allungare la storia di un altro capitolo.
Dopo questo, ce ne saranno altri due (la parte finale dello scontro con i MIB e il capitolo extra che sarà dedicato ad una coppia).
Un saluto a tutti!








Capitolo 13: La base degli uomini in nero.







-Andiamo!- esclamò Akai soddisfatto.
-Siamo pronti signore!- rispose uno degli agenti.
Finalmente l'agente Grand era arrivata alla base dell'organizzazione, dovevano sbrigarsi, se gli uomini in nero l'avrebbero obbligata a lavorare da subito per loro, si sarebbero accorti che non era affatto una scienziata.
Shuichi uscì dalla stanza, seguito a ruota da Okiya, Camel e altri agenti, anche membri della CIA mandati da Rena Mizunashi per fare da supporto a Margot Grand.
Prima che potesse uscire dall'ospedale, Jodie lo fermò bloccando per un braccio.
-Sta attento, ti prego!- fece con tono timoroso la donna.
-Non preoccuparti- rispose lui dandole un veloce bacio sulle labbra e allontanandosi.
Jodie si toccò la pancia pensando "Torna da noi, Shu..."
Ken, intanto, riuscendo a non farsi vedere da nessuno, stava seguendo gli agenti. Le scarpe potenziate ai piedi, l'orologio al polso spara-aghi...era pronto per aiutarli e vendicare il suo idolo, il detective Conan Edogawa!
Stando ben attento a non farsi scoprire, riuscì ad entrare in un bagagliaio dell'auto di uno degli agenti, troppo presi dalla missione per accorgersi del ragazzino.

Nel frattempo, Eisuke e Ran camminavano nel corridoio dell'ospedale.
-Hai deciso di non andare con loro, sono contenta- disse Ran tirando un sospiro di sollievo.
-Questo è un momento troppo delicato per la nostra famiglia, non posso lasciarti sola. Sei mia moglie e io...ti amo-
Abbassò lo sguardo, era preoccupato, troppo.
-Eisuke...- mormorò Ran emozionata -Perdonami, ho bisogno di capire una cosa prima di prendere una decisione definitiva-
Lui abbozzò un sorriso e si sedette in una delle sedie del corridoio, mentre Ran andò verso la stanza di Shinichi.


-Sei sicuro di star bene?-
-Ma certo, Ai! Non è da te essere così premurosa e preoccupata!- esclamò Conan con una punta di divertimento nella voce.
Lei arrossì leggermente evitando lo sguardo di lui.
-Non so cosa mi sia successo esattamente, però sento un vuoto dentro...- mormorò il detective.
-Che vuoi dire?- chiese Ai sedendosi sulla sedia accanto al letto.
-E' come se mancasse qualcosa, un dettaglio che non riesco a ricordare e un nome sulla punta della lingua che non riesco a pronunciare...- rispose massaggiandosi le tempie.
Ai lo fissò con il viso tirato, nonostante ciò riuscì a nascondere la sua tensione al ragazzo.
-Che...co...cosa provi?- fece lei con voce tremante.
-Un senso di vuoto...- rispose confuso
L'ex-scienziata abbassò lo sguardo, chiedendosi se era davvero giusto nascondere tutti gli eventi che erano successi nelle precedenti 24 ore. Ad un certo punto, Conan fece una cosa che la sorprese...spalancò gli occhi, lui aveva iniziato ad accarezzarle il viso.
-Però sono anche felice Ai, mi sei sempre vicina. Non mi interessano queste sensazioni negative che provo dentro, l'unica cosa che voglio è averti vicino. Se non ci fossi stata tu, in questi anni sarai impazzito dal dolore. Grazie, per tutto-
-Io...- non sapeva cosa dire, emozionata.
Rimase quindi in silenzio, anche se i suoi occhi lucidi indicavano chiaramente ciò che provava. Shinichi le mise le mani dietro il capo e la spinse contro la sua bocca.
Testimone di quel bacio appassionato, fu Ran, che aveva visto e sentito tutto, essendo la porta della stanza socchiusa.
La donna chiuse lentamente la porta per non farsi sentire e, appoggiandosi al muro, si lasciò cadere lentamente fino a sedersi a terra.
"Ho capito tutto Shinichi. Ho capito..." pensò con lo sguardo perso nel vuoto.
Adesso ne era convinta, tutto era chiaro e tutto aveva un senso. Shinichi non doveva sapere nulla, questo per la sua serenità, per quella di Ai, per Eisuke e per Ken. Avrebbe dovuto essere contenta, in fondo le persone che amava avrebbero vissuto senza pesi sull'anima, invece provò un profondo senso di vuoto dentro di sè, lo stesso di Shinichi, quello che il detective non riusciva a spiegarsi.
Sentì una mano sulla sua spalla sinistra che la fece sussultare. Sbattè le palpebre vedendo Eisuke inginocchiato davanti a lei.
Lui sorrise comprensivo e Ran si tuffò tra le sue braccia stringendosi a lui.
"Non pensare che sia per l'amnesia di Shinichi, io in fondo credo di voler davvero restare insieme a te, Eisuke" pensò lei, sapendo che mai quelle braccia l'avrebbero abbandonata.
-HONDOU-SAN! RAN!- gridò qualcuno chiamandoli.
I due si alzarono e guardarono Agasa che aveva il respiro affannoso e la fronte sudata.
-Cosa succede?- chiese Ran provando improvvisamente un senso di angoscia.
-Mi dispiace, avrei dovuto dirvelo prima ma non credevo che avrebbe fatto tutto di nascosto...io...io non l'ho preso seriamente e...- si bloccò Agasa riprendendo fiato.
-Ma di che diavolo sta parlando?- chiese Eisuke confuso.
-Ken è sparito e credo che abbia seguito gli agenti dell'FBI!-
Eisuke e Ran sbiancarono, perchè Ken avrebbe dovuto fare una cosa del genere?
L'agente dell'FBI afferrò il professor Agasa per un braccio -CI SPIEGHERA' TUTTO PER STRADA, DOBBIAMO RAGGIUNGERE IMMEDIATAMENTE GLI ALTRI AGENTI, NON C'E' TEMPO DA PERDERE!-
Si mise a correre verso l'uscita dell'ospedale con Ran e Agasa dietro di lui.
"Ken...ma cosa ti è saltato in mente? Ti prego, non fare niente di avventato!" pensò Ran terrorizzata alla sola idea di suo figlio e Gin nello stesso posto.




La base degli uomini nero si trovava in un laboratorio segreto nascosto in mezzo ai boschi poco distante da Tokyo, a differenza di quella precedente che era a Tottori, dimora dell'ex-Boss.
Margot Grand, travestita da Ai, si guardava intorno con una certa curiosità e senza timore, aveva esperienza in questo genere di missioni. Seguiva Scotch sentendo lo sguardo di alcuni uomini su di sè.
Davanti a lei un' enorme villa, controllata a vista da cecchini sui tetti e quattro uomini davanti all'ingresso, più uno vicino ad ogni finestra.
-Come puoi notare è molto diversa dalla vecchia base che si trovava nella periferia di Tottori- le fece notare Scotch al suo fianco -Qui abbiamo un laboratorio sotterraneo dove lavorano gli scienziati...alcuni un po' contro la loro volontà...- ridacchiò.
L'agente Grand rimase in silenzio, aspettando che l'uomo continuasse a parlare.
-Dovrai metterti subito a lavoro, Gin è impaziente, non vede l'ora che quel farmaco sia pronto. Ha detto che grazie ad esso farà un bel regalo all'umanità- sorrise l'uomo in nero.
"Che cosa vorrà dire?" pensò perplessa "Ad ogni modo, devo cercare di mantenere il sangue freddo e prendere tempo. Non ho conoscenze scientifiche, se dico qualcosa di sbagliato capiranno subito che non sono Sherry. Fate in fretta, ragazzi!"
-Lo sai, il Boss non vede l'ora di mettere le mani su di te- fece Scotch con tono malizioso.
Si girò poi a guardarla con un ghigno, che diventò una smorfia quando vide il volto impassibile della donna.
-Tsk! Avanti, seguimi!- esclamò
"Cosa credevi, bastardo? Di intimorirmi?" pensò Margot soddisfatta seguendo l'uomo all'interno dell'edificio.
Una volta all'interno, guardò un po' ovunque. All'apparenza sembrava una normale villa che apparteneva ad un qualche ricco signore. C'erano dei quadri che sembravano dei ritratti di alcune persone, ritratti di famiglia, sfondi con il mare, con le montagne. Probabilmente l'organizzazione si era impossessata di quella casa e chissà che fine avevano fatto i proprietari.
L'agente Grand vide un uomo scendere dalle scale che portavano al piano di sopra, questo tipo assomigliava incredibilmente a Scotch.
-Ci si rivede Sherry- fece un ghigno Rum
-Rum, hai fatto tacere quella ragazzina?-
-Lo spero- rispose il fratello con tono annoiato -Ormai non ci serve più, potrei ucciderla immediatamente, ma il Boss vuole divertirsi con la figlia di quella traditrice-
"Una ragazzina?!" pensò Margot spalancando gli occhi.
Lei era un'agente della CIA! Non poteva non intervenire per salvarla!
Strinse i pugni, sapeva di dover dare priorità alla sua missione.
-Il Boss avrà altro di cui occuparsi- sorrise Scotch voltandosi e guardando Sherry, poi si rivolse nuovamente a suo fratello -Porta Sherry nel laboratorio sotterraneo, io mi occuperò di quella ragazzina odiosa-
Rum non se lo fece ripetere due volte, afferrò l'agente della CIA per un braccio, obbligandola a seguirlo.
"Devo aspettare il momento giusto, calma!" pensò la donna facendo un sospiro.
Non c'erano persone in giro, probabilmente l'organizzazione aveva come membri principali Gin, Rum, Scotch e Chianti, mentre gli altri erano dei tirapiedi che sorvegliavano l'edificio.
Aspettò di essere lontana da Scotch...ora era il momento di agire!
In quel preciso istante, si fermò di colpo. Rum, pensando che lei volesse opporre resistenza, fece un ghigno aumentando la presa sul suo braccio e afferrandole il mento con la mano libera.
-Non puoi sfuggire al tuo misero destino Sherry!- esclamò l'uomo in nero spingendola contro il muro.
Margot doveva solo aspettare che lui abbassasse la guardia...
-Ora che ci penso, però...possiamo prendercela comoda e divertirci io e te- fece lui con tono malefico.
Iniziò a baciarla con foga, le sue mani, che prima bloccavano il braccio di lei, andarono a toccare il suo seno. Pessimo errore.
L'agente della CIA gli dirò una ginocchiata improvvisa nella zona del basso ventre.
-Porco schifoso!- esclamò disgustata mentre lui cadeva a terra dolorante.
-Maledetta...- mormorò a denti stretti Rum.
Un ennesima ginocchiata sul volto gli fece perdere qualche dente.
Margot gli afferrò il volto, fissandolo con un sorriso -Good night!-
Gli fece sbattere la testa contro il muro e l'uomo perse i sensi.
"Fuori uno! Sbrigatevi, ragazzi!" pensò ricordandosi che i suoi colleghi sarebbero dovuti arrivare da un momento all'altro.
Corse verso il piano di sopra, doveva salvare quella ragazzina prigioniera!
All'improvviso sentì un rumore assordante.
"Che succede? Sarà l'allarme?"
Si sentivano anche degli spari all'esterno, fece un sorriso soddisfatto, i suoi compagni erano arrivati!



Gli agenti dell'FBI e della CIA, con la collaborazione della polizia locale, avevano circondato l'edificio, ed era iniziato uno scontro a fuoco contro gli uomini dell'organizzazione.
-Hanno dei giubbotti-anti proiettile e dei caschi protettivi, non abbiamo speranze!- esclamò un cecchino membro dell'organizzazione.
Akai, circondato dai suoi uomini più fidati, fece irruzione nella villa.
-Seguimi Camel, voi altri andate nei piani sotterranei!- ordinò ai suoi uomini.
Quando Shuichi e Andrè Camel raggiunsero il piano di sopra, videro Gin correre via con una donna tenuta stretta a sè, poi il pianto di una ragazza in una stanza aperta attirò la loro attenzione.
Masumi Vineyard piangeva terrorizzata, affianco a lei c'era un uomo svenuto a terra.
-Tutto ok? Stai tranquilla, adesso ti portiamo via- la rassicurò Camel facendola alzare.
-Devo raggiungere Gin, Camel metti le manette a quell'uomo, è Scotch un tipo che il vecchio Boss pagava per commettere degli omicidi-
Akai corse all'inseguimento di Gin.
-Quell'agente della CIA...mi...mi ha salvata, poi è arrivato quel mostro, l'ha presa e...- si bloccò, la voce ancora tremante.
-Non preoccuparti, ci penserà Akai-san- rispose Camel mentre metteva le manette a Scotch.
-Vi prego, portatemi da mia madre!- lo supplicò Masumi.
-Tua madre è Vermouth, non è così? O meglio, Sharon Vineyard...ci ha chiesto lei di salvarti, sta bene. Ti porteremo da lei al più presto-
Masumi sorrise -Grazie!-



Intanto, Ken rimaneva nascosto dietro alla macchina di uno degli agenti, poco distante da lui c'era lo scontro a fuoco tra la polizia e alcuni uomini che si trovavano sui balconi e sul tetto dell'edificio.
Vide l'agente Takagi colpire uno degli ultimi cecchini sul tetto.
-RITIRATEVI! SCAPPATE!- gridò un uomo sul balcone.
-NON DOVETE LASCIARNE FUGGIRE NEMMENO UNO, INSEGUITE QUELLI CHE STANNO SCAPPANDO NEL BOSCO!- gridò Miwako Sato.
Un gruppo di poliziotti, partì all'inseguimento.
"Adesso è il momento giusto, difficilmente noteranno un ragazzino e poi non ci sono più cecchini sui tetti, ho via libera!" pensò Ken correndo verso la villa.
Voleva assolutamente vendicare il suo idolo, il detective Edogawa, aiutando il capo dell'FBI a fermare quei criminali.


Shuichi, nel frattempo, riuscì a raggiungere Gin sul tetto dell'edificio. La resa dei conti era finalmente arrivata...








CONTINUA...


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Capitolo 15
*** Boss vs Boss / epilogo ***


Capitolo 14: Boss vs Boss / epilogo





All'ospedale di Cho, Ai fu chiamata da Jodie in corridoio. Aveva sussurrato il suo nome rimanendo fuori, finchè lei non si accorse che la donna la stava chiamando.
Conan si mise una mano sotto il mento e inarcò un sopracciglio, non gli erano sfuggiti certi atteggiamenti sospetti e alcune frasi ambigue.
La ragazza chiuse la porta alle sue spalle, non pensando che il detective potesse sospettare qualcosa. Shinichi, infatti si mise dietro la porta appoggiando il suo orecchio destro ad essa per cercare di sentire qualcosa.
Ai sgranò gli occhi -Cosa...cosa hanno fatto?! Sta dicendo sul serio agente Starling?-
-Sì- confermò l'americana -L'agente Hondou e Ran si stanno dirigendo verso la base dell'organizzazione, li ho incontrati in corridoio, ma non ce l'ho fatta a bloccarli, erano troppo agitati e sconvolti...-
Shinichi, sentendo quei due nomi, sbiancò...una fitta alla testa lo scosse e si piegò in due, qualche ricordo stava riemergendo, lui aveva incontrato Ran, rivedeva quegli occhi, rivedeva Eisuke Hondou accusarlo di qualcosa, colpirlo con un pugno...perchè? E qual'era quel nome sulla punta della lingua che non riusciva a pronunciare?
Voleva assolutamente delle risposte!
Aprì la porta all'improvviso, spaventando sia Ai che Jodie, la prima fece qualche passo indietro spaventata, Shinichi aveva gli occhi fuori dalle orbite.
Il detective l'afferrò per le spalle.
-L'organizzazione? Che diavolo sta succedendo? Rispondimi Ai! Hai anche nominato loro...cosa mi state nascondendo?!-
Non aveva osato pronunciare i nomi di Eisuke e Ran, due persone che in quegli anni gli avevano provocato una sofferenza immensa. Però li aveva già incontrati, ne era certo e per colpa dell'amnesia non ricordava quasi nulla.
-Io...- l'ex-scienziata abbassò lo sguardo, esitando.
Lui rimase zitto, in attesa di spiegazioni, ma era chiaramente agitato e il cuore gli batteva a mille. Fu Jodie a rompere quel silenzio carico di tensione.
-Calmati Cool Kid, è meglio che sia io a raccontarti ogni cosa- disse mettendogli una mano sulla spalla, non aveva mai perso l'abitudine di chiamarlo "Kid", nonostante sapesse la sua vera età.
Lui annuì, calmandosi. Jodie gli fece cenno di seguirlo all'interno della stanza e si sedette sulla sedia accanto al letto, lui rimase in piedi di fronte a lei a braccia conserte, Ai era tesa come una corda di violino.
"Mi chiedo che cosa abbia in mente l'agente Jodie, una parola di troppo potrebbe rovinare ogni cosa..." pensò Haibara preoccupata.
Sapeva che Shinichi non ci avrebbe pensato due volte ad andare contro gli uomini in nero una volta saputa la verità, ma non era nelle condizioni per farlo. Jodie la pensava come lei, infatti mentì e si limitò a dirgli che Eisuke Hondou si era unito alla missione in quanto agente dell'FBI, su richiesta di Akai, senza nominare Ran Mori e suo figlio.
-Capisco- mormorò Shinichi leggermente teso -Quindi quello scontro a fuoco in cui è avvenuto l'incidente che ha provocato la mia amnesia, in realtà era un faccia a faccia tra me e Gin...-
-L'FBI ha il supporto degli agenti della CIA mandati da Hidemi Hondou, non provare a fare l'eroe o cose del genere, non permetteremo che dei civili vengano coinvolti!- il tono di Jodie non ammetteva repliche.
Conan sospirò, arrendendosi, doveva lasciare il suo obiettivo ad altri, sapeva che attualmente non era in condizione di affrontarli.
-Però mi chiedo...- disse più a se stesso che a Jodie o Ai -Perchè lei ha deciso di tornare? E poi questo nome, questo maledetto nome e questo volto che non riesco a ricordare...- aggiunse passandosi le mani sul viso.
Ai abbassò lo sguardo sentendosi in colpa per quella verità nascosta. Gli stava mentendo sulla cosa per la quale Shinichi si era sentito l'uomo più felice del mondo, ed era certa che se lui avesse saputo non gliel'avrebbe mai perdonato.



******



Akai digrignò i denti. Si trovava sul tetto dell'edificio, lui e Gin erano faccia a faccia. Aveva sempre desiderato confrontarsi con lui uno contro uno, peccato che in quel preciso istante una donna rischiava di morire.
L'uomo in nero teneva il braccio destro stretto al collo di Margot Grand e la teneva ferma contro di sè, lei non riusciva più a opporsi, ormai senza forze. Sulla mano sinistra aveva una pistola puntata alla testa dell'agente della CIA.
-Lasciala andare Gin, vediamocela io e te- iniziò a dire Shuichi -Non era forse questo quello che desideravi? Uccidermi con le tue mani, no?  Adesso ne hai l'occasione-
Il Boss dell'organizzazione scoppiò a ridere, una risata crudele, folle, da far venire i brividi. Margot provò un terrore assoluto nel sentir ridere quell'uomo.
-Hai così tanta stima di te stesso da pensare di essere al centro dei miei pensieri Akai?- fece un ghigno Gin -Ho smesso di pensare a te da anni ormai. Voglio solo raggiungere gli obiettivi che il vecchio Boss non era riuscito a portare a termine, dare un dono all'umanità-
-Stai parlando di quei farmaci in grado di ringiovanire le persone? Tu vuoi solo imporre il tuo desidero anche agli altri, pensi che il fine possa giustificare i mezzi, la verità è che sei uno squilibrato assassino che io ho il dovere di fermare!- rispose Akai con tono freddo e deciso, facendo un passo in avanti.
Gin rise di nuovo -Io un assassino? Erano sacrifici necessari-
-Adesso basta! Chiudiamo questa storia una volta per tutte, lascia andare quell'agente e affrontami!-
Shuichi chiuse i pugni e si mise in posizione da combattimento.
-Corpo a corpo, Gin. O sei così codardo da usare un ostaggio o affidare la tua vita a un'arma?- sorrise con il chiaro intento di provocarlo.
Ferito nell'orgoglio, Gin diede un colpo in testa all'agente Grand che perse i sensi e mise a terra l'arma.
-Hai sempre intralciato i miei piani, Akai. La sua morte mi darà soddisfazione, ti farò sputare sangue stanne certo!- esclamò con gli occhi fuori dalle orbite e un sorriso sadico, non sembrava neanche umano.
"E' un demonio!" pensò Shu rimanendo impassibile.
Gin corse verso di lui dandogli un pugno sullo stomaco, con l'intento di chiudere la questione più velocemente possibile. A differenza di ciò che si aspettava, Shu incassò il colpo senza cadere, la sua faccia era inespressiva e rispose con un sinistro che fece cadere l'uomo a terra.
Sorpreso, l'uomo in nero sentì quella parte del volto in fiamme. Si rialzò immediatamente furioso.
-Siamo un po' arrugginiti, o sbaglio?- lo schernì Akai.
-TU! LURIDO!- ringhiò fuori di sè Gin tentanto di colpirlo con una raffica di pugni.
I suoi colpi andarono a vuoto, Akai più agile di lui riuscì a schivarli senza troppa fatica. Quella era la sua tattica, provocarlo a portarlo allo sfinimento per poi finirlo.
Il Boss dell'organizzazione si piegò in avanti appoggiandosi sulle ginocchia, la fronte sudata, il fiatone...in quel momento comprese che non ce la faceva più, se avesse continua così avrebbe lasciato che Shuichi Akai vincesse.
Disgustato alla sola idea di farsi arrestare da lui, approfittò del fatto che il capo dell'FBI era un po' lontano e riuscì a recuperare la pistola che prima aveva appoggiato a terra.
"Dannazione!" pensò Akai vedendo che l'uomo in nero puntò nuovamente la pistola alla testa di Margot Grand stordita a terra.
-Sei soltanto un codardo, un maledetto codardo Gin!-
-AHAHAHAHAHAH! Mi spiace non avrò modo di sentire ulteriormente le tue accuse...- rise Gin -...perchè adesso questa donna andrà all'altro mondo e tu con lei!-
Akai imprecò mentalmente, non sapendo cosa fare e per la prima volta sudò freddo davanti a quell'uomo. Comprese che Gin pur di vincere avrebbe calpestato il suo stesso orgoglio.
Il capo dell'organizzazione fece per sparare, quando sentì qualcosa colpirlo al braccio.
-Un ago?!- disse spalancando gli occhi
-COLPITO!- esclamò Ken sorridendo
-Ma cosa...- fece Shuichi perplesso girandosi e osservando il ragazzino.
"Quello è l'orologio che aveva quel ragazzino detective!" pensò stupito ricordandosi di quando lo usava Conan Edogawa.
-Dannazione...- mormorò Gin sentendosi stordito -Come posso permettere ad un moccioso di fare questo a me...-
L'unica soluzione era spararsi sul braccio in modo che il dolore l'avrebbe costretto a rimanere sveglio, tuttavia Akai non gli diede il tempo di pensare, con un calcio gli fece volare via l'arma.
-Akai...bastardo...non puoi vincere...- fece a fatica cominciando a perdere le forze.
Shuichi sorrise -Ho già vinto!-
Un gancio destro fece crollare definitivamente il Boss dell'organizzazione, Gin cadde pesantemente a terra senza più muoversi.
-E chi l'avrebbe mai detto che sarebbe successo grazie ad un moccioso- sorrise osservando Ken esultare quasi come allo stadio.
L'agente si avvicinò al ragazzino mettendogli una mano sulla spalla.
-Sei in gamba ragazzo, farai strada proprio come tuo padre-
-La ringrazio!- fece Ken orgoglioso -Anche se io non voglio diventare proprio un agente, ma fare il detective!-
"Infatti intendevo quel padre" pensò Akai limitandosi ad annuire.



Poco dopo arrivarono gli altri agenti ad informare Akai della cattura del resto dell'organizzazione. Gin fu arrestato e finalmente era finita, una delle più grandi e pericolose organizzazioni del Giappone era stata sgominata.
Eisuke e Ran arrivarono sul posto, Ken si beccò una bella sgridata dai suoi dopo un lungo abbraccio, però furono calmati da Shuichi.
-Potete perdonare vostro figlio e considerarlo un piccolo eroe- disse Akai appoggiando una mano sulla testa di Ken.
Ran sospirò calmandosi definitivamente, mentre Eisuke sorrise.
-Ken, hai davvero un senso di giustizia come tua madre e...- Eisuke si bloccò abbassando lo sguardo.
-Eisuke...- mormorò Ran osservandolo tristemente.
-E come te, papà!- esclamò felice Ken -Il senso di giustizia me l'hai insegnato tu insieme alla mamma, sono orgoglioso di essere tuo figlio...io...io voglio essere come te!-
-Ken...- bisbigliò Eisuke emozionato
Il ragazzino si grattò il capo ridacchiando -Ma ne ho ancora di strada da fare, tu sei un valorosissimo agente e...-
Non riuscì a terminare la frase perchè Eisuke con un abbraccio lo strinse a sè. Con quelle parole, Ken aveva fatto di lui, l'uomo che l'aveva cresciuto, il papà più felice del mondo.
Ran osservò la scena con le lacrime agli occhi dalla commozione, quella era la sua famiglia, la sua splendida famiglia.
Akai le si avvicinò bisbigliando -Tra qualche giorno noi dell'FBI torneremo in America. Non so cosa tu abbia deciso, ma da ora non sei più costretta a mantenere la promessa che facesti undici anni fa, la nostra missione è finita-
La donna annui -Grazie per la protezione che hai dato ai miei cari in questi anni-
-Un dovere- rispose l'uomo allontanandosi.
Ormai Ran non aveva più dubbi, aveva fatto la sua scelta e la certezza assoluta l'aveva avuta non solo vedendo il bacio tra Conan e Ai, ma anche guardando emozionata l'abbraccio tra suo marito e suo figlio.




******



Una settimana dopo la fine dell'organizzazione, la famiglia Hondou decise di tornare a casa in America. Gli agenti dell'FBI e della CIA erano già partiti il giorno prima dopo aver ringraziato la polizia giapponese per la collaborazione. Ran venne a sapere dalla sua ex-professoressa d'inglese Jodie, che lei e Shuichi si sarebbero sposati entro pochi mesi e ciò la rese felicissima, non vedeva l'ora di vederli vestiti da sposi, specialmente Akai...rise al solo pensiero.
Prima di partire era andata a salutare tutti, Kazuha, Heiji, Sonoko, Makoto, Agasa, Ai al telefono...tutti tranne una persona. Era proprio per il timore di incontrare LUI che aveva evitato di andare a salutare personalmente Shiho.
-Ran- la chiamò Eisuke
Lei, assorta nei suoi pensieri, ebbe un sussulto e si girò guardandolo negli occhi.
-Ne sei sicura?- chiese con un filo di voce
L'avvocato ebbe un attimo di esitazione, poi vedendo suo figlio che dormiva beato a cavalluccio sulle spalle di Eisuke riuscì a trovare il coraggio di prendere quella decisione per la sua famiglia.
-Sì- annuì sicura
Eisuke sorrise sollevato e fece sdraiare Ken sul sedile posteriore della macchina di Kogoro che si trovava al volante, per poi sedersi al fianco di Ken, stando ben attento a non svegliarlo. Il ragazzino era crollato dopo una giornata passata a giocare con gli altri ragazzini del quartiere.
Ran controllò la sua borsa per vedere se aveva messo all'interno tutto il necessario, ma quando alzò lo sguardo vide...non riusciva a credere ai suoi occhi! Perchè?
In quel momento arrivò anche Eri che aveva appena chiuso l'ufficio Mori e vedendo sua figlia imbambolata, seguì il suo sguardo per poi sbiancare vedendo chi la fissava. Che cosa voleva ancora LUI?
-Shin...ichi...- mormorò Ran a fatica.
Il ragazzo aveva il fiatone, era evidente che aveva corso come un matto per arrivare lì. Poco prima infatti, Ai gli aveva rivelato quello che non riusciva a ricordare per colpa dell'amnesia, dicendogli che se non lo avesse fatto, l'avrebbe rimpianto per tutta la vita.
-Non posso vivere per anni nel rimorso. Devi parlare con lei- gli aveva detto Ai accennando un triste sorriso.
"Anch'io non voglio vivere una vita piena di rimorsi Ai" pensò il detective asciugandosi il sudore dalla fronte.
Ran, intanto, fece qualche passo verso di lui, poi si voltò timorosa verso la macchina. Vide Eisuke annuire seriamente, segno che aveva via libera di agire come voleva, non l'avrebbe mai ostacolata. I suoi genitori erano fuori dalla macchina, Kogoro era sceso da essa fuori di sè.
-Ancora quel dannato Kudo...- mormorò a denti stretti trattenendosi dal correre verso di lui e prenderlo a pugni, lo considerava la maggior causa di sofferenza per sua figlia.
-Stai calmo Kogoro, saliamo in macchina. Ran non è più una bambina che va protetta, sa cosa deve fare- disse Eri a suo marito.
-Va bene- rispose lui risalendo in auto.
Shinichi raggiunse Ran, una volta davanti a lei non riuscì a trattenersi da stringerla a sè. Lei lo lasciò fare, appoggiò la testa sul suo petto sentendo i battiti del cuore del ragazzo. Un cuore che batteva per lei da anni, questo lo sapeva, ma aveva anche accettato che d'ora in avanti avrebbe battuto per un'altra donna.
Fu lui a rompere per primo il silenzio, dopo averle preso il volto con entrambe le mani per fissarla negli occhi.
-So tutto...Ai mi ha raccontato ogni cosa, ha voluto essere leale con me perchè ha detto che altrimenti avrebbe avuto dei rimorsi per tutta la vita-
-Una cosa del genere è da lei, è proprio una persona straordinaria- rispose Ran sorridendo.
Poi si staccò da lui facendo un passo indietro e aggiunse -Comunque non cambiano le cose Shinichi, per il nostro bene è meglio che tutto continui come ha deciso il destino...-
-Ma noi siamo fatti per stare insieme!- ribattè lui
-In passato, non ora. Tu provi dei sentimenti per Ai-chan, lo so, vedo come la baci e io non me la sento di rompere l'equilibrio della mia famiglia. E' troppo tardi per tornare indietro, guarda in faccia la realtà, tu non più Shinichi Kudo...ormai sei Conan Edogawa...-
Quelle parole ebbero l'effetto di un pugno alla stomaco per il ragazzo.
Ran continuò -In un certo senso, hai una nuova identità e una nuova vita in cui Ran Mori non c'entra nulla. Tu puoi andare avanti senza di me, pensami a come un dolce ricordo d'infanzia come faccio io-
Il detective strinse i pugni frustrato, ma sapeva che lei aveva ragione. In quelle condizioni non avrebbero potuto rifarsi una vita insieme.
"Maledirò per sempre quel giorno al Tropical Land quando seguii quegli uomini!" pensò furioso con se stesso.
-So che è difficile lasciarci, non sai quanto mi faccia male Shinichi...in fondo io e te abbiamo passato momenti indimenticabili...- mormorò lei con una punta di tristezza nella voce.
In quel momento, tutti i bei momenti passati con lui riemersero e fu travolta dai ricordi, riuscì a fatica a trattenere le lacrime.
"Sei sempre stato l'emozione più bella della mia adolescenza, ti ho amato alla follia. Se piangevo era di gioia perchè raggiungevi i tuoi obiettivi ed ero felice per te, oppure piangevo perchè mi mancavi da morire quando partivi per i tuoi stupidi casi" pensò senza dire nulla.
Lui si accorse dei suoi occhi lucidi, fece per abbracciarla nuovamente ma Ran lo respinse mettendogli le mani sul petto.
-No, per favore...- mormorò
-Capisco- fece lui con amarezza rimanendo fermo.
-Ran, non scorderò mai il tuo sorriso, il luccichio dei tuoi occhi, i tuoi modi di fare...come quando piangevi per ogni sciocchezza, ricordi?- le chiese con triste sorriso e aggiunse -Sarà terribile dover rinunciare a te, però probabilmente hai ragione tu, il destino ci ha divisi e dobbiamo rifarci una vita senza rimanere uniti-
Lei annuì e disse -Per quanto riguarda Ken, tra qualche anno gli spiegherò tutto. Non sarà facile nemmeno per lui accettare questa verità, ma...-
-Ce la faremo insieme!- la interruppe Shinichi prendendole le mani -Siamo pur sempre i suoi genitori. Ti aiuterò, quando arriverà il momento potrai contare su di me!-
-Grazie, mi dispiace solo che tu non abbia potuto crescerlo e che non potrai vederlo così spesso...-
-Tranquilla, tutte le volte che potrò verrò a trovarvi. Sarò vicino a te per sempre, anche se da lontano- la rassicurò lui.
Ran si avvicinò accarezzandogli una guancia, Shinichi a quel tocco sentì i brividi. Solo lei era in grado di fargli provare simili emozioni.
-Shinichi, volevo ringraziarti per avermi ascoltata nei momenti negativi, come la separazione dei miei genitori...per avermi consolata nei momenti più brutti e per la mano che hai teso per risollevarmi quando mi stavo arrendendo...grazie di tutto!-
Lui abbassò lo sguardo -Non posso credere che questo sia un addio...non tra noi, del nostro amore intendo...-
Questa volta fu lei a tuffarsi tra le sue braccia e lui la strinse a sè nuovamente senza esitazioni.
-Questa decisione è la cosa migliore per entrambi. Il nostro amore vivrà per sempre nei ricordi del passato-
Dopo un bacio a fior di labbra, si allontanò velocemente prima di poter commettere qualche sciocchezza come voler tornare indietro. Già sentiva la mancanza di quelle braccia, in fondo Shinichi era e sarebbe sempre rimasto un pezzo importante della sua vita.
Salì in macchina attenta a non svegliare Ken, prendendogli delicatamente la testa e appoggiandola sulle sue gambe, accarezzandolo dolcemente. Nessuno aprì bocca per paura di dire qualcosa di sbagliato, stranamente era tutti tesi tranne lei. Sapeva di poter ricominciare ora, si sentiva serena.
In fondo al suo cuore sapeva di aver preso la decisione migliore, ma non era sicura che non l'avrebbe rimpianto per tutta la vita. Forse avrebbe avuto per sempre questi dubbi, tuttavia era sicura che grazie a Eisuke e Ken avrebbe superato qualsiasi difficoltà.
Non si voltò mentre la macchina partiva, decise di non lanciare un ultimo sguardo al padre di suo figlio. Ormai era finita.
Shinichi, invece, non riuscì distogliere lo sguardo dalla macchina che si allontanava sempre di più.
Poi lentamente si lasciò scivolare a terra sentendosi come svuotato, osservando il tramonto. Un tramonto che indicava la fine di quel giorno e l'inizio di uno nuovo, il primo di tanti, infiniti giorni, senza l'amore di lei.







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Fatemi sapere cosa ne pensate, sinceramente non mi convince molto XD
Ho avuto parecchie esitazioni sulle coppie e lo scontro finale, spero che vi sia piaciuto in ogni caso. I fan ShinxRan saranno delusi, ma ho voluto cambiare visto che tempo fa avevo scritto delle fanfic su DC sempre con l'happy end tra loro due.
Il prossimo sarà un capitolo "extra" con protagonista una coppia, non era previsto all'inizio come ho già detto ^_^
Un saluto a tutti!










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Capitolo 16
*** Capitolo extra: Anime gemelle ***


Spero che tutti i fan ShinxRan non siano rimasti troppo delusi dal finale, che comunque è un finale "aperto" perchè quello tra Shin e Ran è stato più un "arrivederci" che un "addio" ^_^
Ringrazio ancora tutti coloro che hanno letto e apprezzato questa storia, in particolare chi l'ha messa tra le seguite e le preferite e, ovviamente, chi l'ha commentata.


- frangilois
- maki22
- Marty_Mi98
- ShellingFord
- shinichi e ran amore
- suici007
- katlas
- Rocky95
- xthesoundofsea
- ChibiRoby
- Christine Evans
- ciachan
- Delia23
- holmes88
- VSRB




GRAZIE 1000!




Buona lettura!






Capitolo extra: Anime gemelle.






-Bravissimo Edogawa-kun! Hai risolto anche questo caso, non so proprio come ringraziarti!- esclamò Takagi felice.
Due giovani poliziotte si lasciarono scappare un piccolo applauso nei confronti del detective, mentre il colpevole veniva portato via da un altro agente da un bar del centro di Tokyo, luogo del delitto.
Sorrise soddisfatto, a 30 anni si sentiva un uomo felice. La sua carriera di detective andava sempre meglio, era considerato il migliore di tutto il Giappone, ormai neanche l'eterno rivale, Heiji Hattori, poteva competere con lui.
In giacca e cravatta, con una valigetta in mano, si avviava verso casa. Aveva dovuto posticipare il suo viaggio all'estero con Ai per andare a trovare i suoi genitori, tornati nuovamente in America, a causa del favore chiesto da Takagi per le indagini.
Villa Kudo era vuota e silenziosa, Ai quel pomeriggio si trovava all'università ad insegnare scienze, era diventata una professoressa molto stimata per i suoi modi e la sua intelligenza. Mentre la signora delle pulizie doveva essere andata via già da un paio d'ore.
Un rumore improvviso che proveniva dalla biblioteca, lo fece sussultare. Che fossero entrati i ladri?
Facendo attenzione a non fare rumore, si avvicinò in punta di piedi alla porta. Spalancò gli occhi quando vide una donna girata di spalle raccogliere un libro e appoggiarlo sulla scrivania.
Avrebbe riconosciuto ovunque i suoi lunghi capelli lucenti!
-Non è...possibile...- fece con voce tremante.
La donna si girò verso di lui e allora non ebbe più dubbi...
-RAN!-
Lei sorrise dolcemente. Una visione celestiale per il detective. La donna, dimostrava molto meno dei suoi 40 anni, indossava dei jeans stretti, stivaletti di pelle e una maglietta rossa semplice. Semplice, ma bella. Proprio com'era lei in quel momento.
Le sue labbra si incurvarono in un tenero sorriso.
-Shinichi-
Quanto era bello il suo nome pronunciato da lei?
Conan si avvicinò non smettendo un attimo di fissare i suoi occhi azzurri, talmente limpidi da incantarlo.
-Sei qui...- mormorò a fatica
-Sono qui- annuì Ran
Lei fece una cosa che lo stupì, iniziò ad accarezzargli i capelli.
-E' incredibile, non sei cambiato affatto. Sempre il solito viso da ragazzino dispettoso- fece malinconica.
Lo sguardo di lui si indurì all'improvviso. Aveva bisogno di risposte.
-Perchè sei tornata? Come hai fatto ad entrare?-
-La signora delle pulizie, le ho detto che sono una tua amica d'infanzia. Sono venuta qui, perchè questo posto fa parte dei miei ricordi più preziosi...se vedermi ti turba così tanto, non preoccuparti, stavo per andarmene-
Detto questo, smise di accarezzargli i capelli e fece due passi indietro. Conan non sapeva spiegarsi il motivo, ma quell'improvviso distacco lo rese triste. Sentì come un vuoto dentro di sè.
-Quanti ricordi Shinichi- disse lei guardandosi intorno -Anche in America si parla spesso di te, sapevo che saresti diventato il migliore...mio fanatico di gialli-
Quel "mio" fece spalancare gli occhi del detective.
Ran, notando il suo viso, si morse il labbro inferiore -Scusami, non "mio"...non più-
Sbagliava, o c'era una punta di tristezza in quella frase?
Rimase immobile ad osservare il corpo della donna davanti a sè. Ran era incredibilmente sexy anche quando indossava semplici abiti. Dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per resistere alla tentazione di baciarla.
Però lei iniziò a piangere.
-Scusami Shinichi, le lacrime scendono da sole...io...-
Quello fu sufficiente per fargli perdere tutte le sue certezze, vedeva solo Ran, la tristezza delle sue parole e del suo viso. Una valanga di ricordi lo sommerse, mentre con una mano asciugava le lacrime della donna.
Poi la baciò appassionatamente. Ran, al contrario di quanto lui si aspettasse, non lo respinse, anzi lo abbracciò stringendosi a lui ancora di più.
Sentì le mani di Ran sul suo petto e smise di baciarla, la vide sorridere dolcemente mentre gli toglieva giacca e cravatta. Stupito, capì le intenzioni della donna. Voleva essere sua, abbandonarsi a quel piacere che bramavano entrambi.
Era davvero giusto farlo? Forse no. Tuttavia, il suo istinto ebbe la meglio e la lasciò fare, ritrovandosi pochi secondi dopo nudo dalla vita in su.
-Ti amo Shinichi-
Un sussurro che gli fece spalancare gli occhi per la sorpresa. Ora il desiderio di farla sua era totale, non ci avrebbe rinunciato, per nulla al mondo.
Abbracciò nuovamente Ran spingendola contro la scrivania. Due libri caddero, forse in un'altra dimensione, perchè nessuno dei due se ne accorse, storditi dalla reciproca presenza.  Le loro lingue si intrecciarono in una danza amorosa infinita, lui la liberò della maglietta, posando poi dei teneri baci sui seni di lei.
La mano destra del detective scivolò fra i jeans della donna, arrivando al suo punto più intimo. Lei rabbrividì a quel tocco, chiaro segno del suo desiderio.
Entrambi si erano di nuovo persi, non potevano tornare indietro.
Shinichi la fece sdraiare sulla grande scrivania, buttando a terra libri e penne che si trovavano lì sopra, lasciando spazio per lui e la sua amata.
Ran gemeva sentendo che il detective la toccava nel suo punto più intimo. Accecata dalla passione si liberò velocemente dei pantaloni e Shinichi fece lo stesso. Così che rimasero totalmente nudi, l'uno sopra l'altra.
-Ti amo da morire- mormorò scivolando lentamente in lei.
Era un  piacere assoluto quello che provavano entrambi, ansimavano ed erano scossi da brividi di piacere. Mai nella sua vita Shinichi aveva provato una tale emozione nel fare l'amore, Ran era unica, ed era tornata ad essere sua...per sempre...
Continuava a muoversi dentro di lei, finchè il piacere massimo non lo raggiunse, a quel punto strinse a sè Ran, come per paura che qualcuno potesse portargliela via. Rimasero lì così, ansanti e abbracciati per qualche minuto.
Ran si addormentò abbracciata a lui con il sorriso sulle labbra. Lui, innamorato, la osservava come incantato.
"Quando dorme è ancora più bella" pensò accarezzandole il viso.
Ad un tratto, il silenzio in quella stanza venne interrotto da un pianto disperato.
Il detective sgranò gli occhi, girandosi immediatamente. A pochi metri da lui, Eisuke e Ai lo fissavano. Lo sguardo dell'agente dell'FBI era triste, sconsolato, quel pianto era il suo. Gli occhi di Ai, invece, erano accusatori, rabbiosi, ma anche lucidi, come di chi si stava trattenendo per evitare di scoppiare a piangere.
-TU! MI HAI RUBATO MIA MOGLIE!- esclamò Eisuke in lacrime, puntandogli il dito contro.
Conan iniziò a sudare freddo, non sapendo come rispondere a quell'accusa.
-Mi hai preso in giro per tutta la vita. Tu non sei un uomo, sei un verme!- a parlare fu Ai, la sua faccia esprimeva disgusto.
Si sentiva in colpa ora, quelle parole avevano avuto l'effetto di un pugno allo stomaco.
-Io...io...-
Conan faticava a parlare, non aveva neanche senso giustificarsi. E per cosa, poi?
-Perdonatemi, io...- si bloccò con le lacrime agli occhi.
-Shinichi- lo chiamò Ran all'improvviso -Come abbiamo potuto? Perchè? Siamo degli stupidi, non avremmo dovu...-
-Non dire così Ran!- esclamò lui non sopportando quella voce disperata.
-Andrà tutto bene, ci sarò io vicino a te per sempre!-
In quel momento sentì il vuoto intorno a lui, una luce accecante, ed improvvisamente davanti a sè Ran, Eisuke e Ai con uno sguardo freddo e tagliente.
-Anche tu Ran...- fece con tono triste -Quanto dovrò sopportare il peso di questo mio amore per te? Avrò per sempre una vita piena di rimpianti, qualunque decisione prenda...-
Cadde in ginocchio disperato, però quando vide Ran che si allontanava sempre di più, lanciò un urlo di dolore. La stava perdendo di nuovo...
-RAAAAAAAAAAAAAAANNNNNNNNNNNNN!-




Shinichi aprì gli occhi improvvisamente, gli ci volle qualche secondo per capire che si era appena svegliato.
Si guardò intorno, la stanza avvolta nell'oscurità, doveva essere notte fonda. Non riuscendo a rimanere sdraiato un secondo di più, si alzò ancora con il respiro affannoso, tutto sudato.
Riuscì a prendere il cellulare dal comodino senza fare rumore, non voleva disturbare Ai che dormiva ormai da tempo al suo fianco.
"Fantastico! Le 3 di notte!" pensò frustrato.
Passandosi una mano sul viso, si accorse di aver pianto. Quella scoperta lo fece infuriare con se stesso, era stato debole...ancora una volta! Eppure aveva giurato di essersi lasciato il passato alle spalle!
Raggiunse velocemente il bagno, aveva bisogno di riordinare le idee e di sciacquarsi il viso. Osservò per qualche minuto il suo volto riflesso, sembrava tutto normale, tranne i suoi occhi lucidi, che indicavano la sua malinconia.
Strinse i pugni furioso e andò in balcone, aveva bisogno di aria dopo quel sogno. Non curandosi della fredda aria dell'autunno, rimase lì ad osservare le stelle.
-Conan?- una voce che conosceva bene l'aveva chiamato.
Si girò, Ai alle sue spalle indossava una camicia da notte nera, teneva due felpe in mano, una gliela porse e l'altra se la infilò lei stessa.
-Un altro incubo?- chiese con tono apparentemente indifferente.
-No!- si affrettò a negare, non poteva permettere di rovinare tutto, lui e Ran avevano fatto una scelta in passato.
-Sto bene, amore. Non preoccuparti- aggiunse sorridendo.
Ai lo fissò in silenzio con un'espressione indecifrabile.
-Dovresti tornare a letto, hai bisogno di riposare...avete...- si corresse con voce dolce, accarezzando il pancione della sua compagna al settimo mese di gravidanza.
Lei accennò un sorriso, le facevano piacere quei dolci gesti, nonostante i mille dubbi sui sentimenti di Shinichi. L'ombra di Ran Mori sarebbe rimasta per sempre.
"I tuoi occhi sembrano dire tutt'altro rispetto a ciò che la sua bocca dice...sono davvero io il tuo amore, Conan?" pensò senza dire nulla.
Il detective la strinse a sè pensando "Non ti sto prendendo in giro, te lo giuro...semplicemente continuo a chiedermi come sarebbero andate le cose se il crudele destino non avesse diviso il mio cuore e quello di Ran. Però, sono fortunato ad avere una donna come te, Shiho".
Tuttavia, non sapeva spiegarsi il perchè, ma la sua mente cercava sempre Ran nei suoi sogni. Perchè? Eppure lui era sicuro del suo amore per Ai.
E, come al solito, l'ultimo pensiero era sempre LEI...
"Ho sognato così tanto Ran, che alla fine non riesco a capire dove si fermi il sogno e dove cominci la realtà. Si può definire un sogno chi occupa le tue notti e la maggior parte dei tuoi pensieri? No. Tu non sei semplicemente un sogno Ran, sei la mia anima gemella".
Finalmente una risposta l'aveva trovata: lui e Ran erano anime gemelle, destinate però a stare con persone diverse.
Il crudele destino li aveva divisi, ma una cosa era certa: Shinichi Kudo era nato per Ran Mori e viceversa. Un amore troppo profondo, perfetto, limpido, quasi una favola, che niente avrebbe cancellato. Anche se vivevano lontani, in paesi diversi, le loro anime si cercavano di notte.
Per questo Shinichi sperava di riuscire a non cedere, mai. Così quattro persone avrebbero vissuto felici, anche se due di queste sarebbero rimaste per sempre incomplete.








FINE







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Allora, che ne pensate? Alla fine era un sogno, non me la sono sentita di cambiare le coppie, nonostante adori Shinichi e Ran insieme, in questa fanfic secondo me è stato meglio così.
In fondo è vero, Shinichi e Ran sono anime gemelle, ma non sempre "anime gemelle" e "vero amore" sono la stessa cosa.
Mi viene in mente, ad esempio, la storia d'amore tra Joey e Dawson in Dawson Creek o il film "Il matrimonio del mio migliore amico", dove la protagonista cerca di riconquistare colui che considera la sua anima gemella, perchè secondo lei erano destinati a stare insieme, ma alla fine lo lascia tra le braccia di un'altra donna, che poi lui sposerà.
Spesso l'anima gemella può essere sì la persona che si ama, ma può anche essere qualcuno che è cresciuto con te, un amico d'infanzia (come Shin & Ran), con il quale si ha un rapporto speciale, fortissimo, simile all'amore, ma un amore innocente, puro, platonico.
Bene, non ho altro da aggiungere...grazie ancora a tutti!
Un saluto!

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