Vorrei essere la tua sconosciuta preferita.

di Dan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Concerto. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


"Stai calma. Insomma, non c'è alcun motivo di essere così agitata. Inspira. Respira. E' così che ti hanno insegnato a fare, no?!"

Queste erano le parole che continuava a ripeteresi attimo dopo attimo, come un mantra. Era il suo metodo per autoconvincersi e, quindi, di calmarsi. In fondo, ognuno aveva il suo, a partire dalle vecchiette che si drogano di tisane al lampone, a quelli che si imbottiscono di tranquillanti.
Tuttavia, conosceva un modo molto più efficace per calmarsi e impedire al suo cuore di farsi del male bussando contro la gabbia toracica.
Le sue corde vocali si muovevano inconsapevolmente, in modo quasi incontrollabile; le veniva naturale.
Aveva sempre saputo di avere una bella voce; più che altro gliel'avevano sempre ripetuto. L'avevano spesso paragonata ad Amy Lee, il suo idolo indiscusso, ovviamente seconda solamente a loro.
Le parole le uscivano dalla bocca come un soffio di vento, come se non potessero farcela a starsene rinchiuse in quella che per loro aveva tutta l'aria di essere una prigione.
Ripeteva le parole, ogni più piccolo mugolio, cantando a tempo con la voce che la guidava.


You write "help"
With your own blood
'Cause hope is all you've got
You open up your eyes
But nothing's changed



Il suo pezzo preferito. Cantava e contemporaneamente traduceva parola per parola nella sua lingua madre, lingua che aveva sempre ritenuto dolce e dai suoni armoniosi, del tutto differente dalla lingua che si era ritrovata costretta a parlare una volta trasferitasi in Germania, ma che amava in egual modo.
Cercava di darsi coraggio con le parole che uscivano dalle sue cuffie giallo limone per penetrare nei suoi timpani. Le sue mani, ormai sudaticce, tenevano il ritmo tamburellando sulla superficie liscia dell'mp3, mentre l'autobus continuava ad accorciare la distanza che la separava da quella che era la sua fermata; da ciò che le faceva battere il cuore all'impazzata, in modo talmente violento da temere di ritrovarselo in gola da un momento all'altro, che le impediva quasi di respirare, il petto oppresso da un peso invisibile.
Aspettava quel momento da anni, l'attesa l'aveva quasi uccisa di crepacuore, e finalmente "il momento" era arrivato: sarebbe andata al suo primo concerto dei Tokio Hotel.
Li avrebbe visti dal vivo, avrebbe permesso ai battiti del suo cuore di fondersi con il suono della batteria di Gustav, si sarebbe lasciata trasportare dalle note della chitarra di Tom, avrebbe sospirato ad ogni vibrazione del basso di Georg, e avrebbe lasciato cadere ogni muro di difesa, distrutto da una forza contro la quale nulla poteva, la forza che la melodiosa voce di Bill esercitava su di lei.
Si sentiva impotente. Stupida e impotente.
Ma non le importava: avrebbe vissuto il suo sogno ad occhi aperti, e non si curava del fatto che dopo poche ore sarebbe tutto finito.
Solamente, voleva essere felice fino a quando glielo avrebbero concesso.


I can hold you when you reach for me
Turn around
I am here
Doesn't count
Far or near

I'm by your side
Just for a little while
We'll make it if we try



L'ultima strofa; la strofa che aveva fatto soffrire e allo stesso tempo sognare ragazzine di tutte le nazionalità, e anche lei, che ormai era ben lontana dai suoi tramontati quindici anni. Tutte loro, almeno una volta, avevano sperato di girarsi e trovarli veramente davanti a loro, un po' come un miraggio nel bel mezzo del deserto. Un miraggio destinato a scomparire, come tutti gli altri.
Quasi tutte avevano pianto.
Le piaceva fingere di non averlo mai fatto.
Prenotò la fermata.

 

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Capitolo 2
*** Concerto. ***


Comincio col dire che, purtroppo, sebbene io sia un'Alien dal 2007, non sono mai potuta andare ad un Loro concerto, e non sapete quanto questo mi dispiaccia. Ma non vi ho detto questo per essere compatita, solo volevo avvisarvi che la descrizione del concerto non sarà molto dettagliata e forse non realistica per chi c'è stato veramente. Tutto qui.
Buona lettura ;)





Mancava poco all'apertura dei cancelli e l'aria attorno a lei era madida di tensione.

Una delle poche cose che sembrava accumunare tutti i Paesi del mondo era proprio questo: lo sguardo di sfida che i fans si scambiavano studiandosi tra di loro prima dell'apertura dei cancelli, e la corsa disperata poi. E questa sarebbe stata una corsa senza esclusione di colpi, dato che tutti ambivano alla prima fila, dalle giovani ragazzine alle ragazze un po' più mature, passando anche per i pochissimi ragazzi lì presenti.

Si guardò attorno e si accorse che quasi tutti i presenti erano in gruppo o quantomeno in coppia.

Lei era sola.

"Tanto meglio", pensò.

Era sempre stata un po' asociale, ma non perché avesse qualche problema, solamente preferiva stare in compagnia di un buon libro o di una bella canzone. E, soprattutto, mal sopportava coloro che, pur di aprire la bocca, dicevano una cosa insensata dopo l'altra.

Ecco, come suo solito si era persa nei suoi pensieri e non si era minimamente accorta che qualcuno avesse aperto i cancelli. Fece un respiro profondo aspirando quant'ossigeno poteva, e cominciò a correre. Corse come non aveva mai fatto prima, sentendo il suo cuore protestare per la fatica, ma lo ignorò.

"Non mollare proprio adesso" sibilò tra le labbra.

E pochi minuti dopo eccola lì, tutta felice per aver raggiunto la sua tanto agognata mèta: la prima fila.

Passò poco meno di un'ora e tutte le luci si spensero, tranne quelle dei cellulari delle ragazze che volevano filmare l'intero concerto o almeno una piccola parte per serbare quel meraviglioso ricordo per sempre.

L'attesa per l'inizio del concerto sembrò durare un'eternità, ma sicuramente valse la pena di aspettare tutto quel tempo. Era sempre stata impaziente ed ansiosa, ma stavolta cercò di porre un freno alle sue emozioni perché sapeva che, se le avesse lasciate libere di tormentare i suoi poveri neuroni, la sua mente non avrebbe retto e lei avrebbe collassato, dicendo addio alla tanto desiderata prima fila. E lei non voleva dirle addio, proprio no.

Ma ecco le luci accendersi. Il suo Humanoid City Tour era iniziato. Bastò questo pensiero per intorpidirle tutti i muscoli, seccarle la gola e impedirle di formulare pensieri coerenti: era in una specie di trans. Dopo anni passati ad aspettare un loro concerto a Roma e soprattutto la possibilità di andarci, era lì. Lei, adesso, era lì.

E magari questo avrebbe potuto essere solo un sogno, ma non lo era. Era ancora meglio.

Il primo ad apparire sul palco fu Bill, poi Tom, Georg e infine Gustav. Le canzoni vennero eseguite perfettamente una dopo l'altra: Humanoid, Alien, Dogs Unleashed,.. e il tempo passato ad ascoltarle sembrava sempre troppo poco. Adesso che era quasi arrivata la fine si era resa conto di aver avuto ben poco tempo per gustarsi gli strani balletti di Bill sul palco, gli ammiccamenti di Tom con le chitarre, le performance di Georg con basso e tastiera, e l'espressione di Gustav mentre con forza picchiava sui piatti.

Per questo non si era neppure degnata di guardare in faccia le altre fans o i cartelli pieni di scritte e proposte indecenti che si erano portate dietro. Aveva paura di sprecare momenti fin troppo preziosi, per questo rivolgeva la massima attenzione a loro quattro:  i Tokio Hotel, e a nient'altro. Nient'altro era così degno di attenzione. Non aveva sprecato energia inutilmente nel saltellare o nel gridare a squariagola, semplicemente lei intonava sottovoce tutte le canzoni che Bill cantava, conoscendole a memoria.

E forse fu proprio per questo che Lui la notò: forse perché in mezzo a tutte quelle ragazze lei sembrava l'unica sana di mente, o forse perché in mezzo a tutte quelle fan così uguali lei sembrava una pazza. Una pazza decisamente carina.

Ed ecco il suo momento: Zoom Into Me. La canzone. Era entrata nel suo cuore al pari di By Your Side e Rescue Me. E questo Bill sembrava saperlo meglio di lei: non faceva che fissarla con espressione dolce dall'inizio della canzone, e sembrava avanzare lentamente verso di lei. Troppo lentamente per i suoi gusti.

"Non è vero" pensò "non sta venendo davvero verso di me. E' solo la mia stupida immaginazione che vuole prendersi gioco di me. Magari mi sono fritta il cervello leggendo troppe fanfiction."

Ma era tutto vero: ormai Bill era arrivato sul bordo del palco, proprio di fronte a lei, e le si era inginocchiato dinnanzi, continuando a fissare quegli occhi color ghiaccio che però, a differenza di questo sembravano caldi ed espressivi. Al momento del ritornello, proprio mentre pronunciava le parole "zoom into me" Bill allungò delicatamente un braccio, quasi a non spaventarla, per poi stringere piano la mano di lei che si era protesa verso di lui a seguito di un riflesso involontario.

Lo sguardo di Bill, unito a quella canzone così profonda, ebbero un effetto devastante su di lei, che, una volta che Bill si fu allontanato per proseguire oltre e dedicare la propria attenzione anche alle altre fans, si sentì un pesce fuor d'acqua.

Solo nel momento in cui aveva percepito la stretta delicata di Bill attorno alle sue dita si era sentita completa, come se finalmente avesse trovato il suo posto. Il suo cuore, dopo tanto tempo, non faceva più male.

Grazie, Bill.

Si era trattato di pochi attimi, sapeva già che li avrebbe ricordati per sempre. Avrebbe ricordato tutto: il suo corpo per la prima volta visto dal vivo e, soprattutto, a distanza di un abbraccio; i suoi occhi; la sua voce così calda; e quelle parole "zoom into me".

Bill non lo sapeva, ma aveva cambiato la sua vita, anche se sicuramente non avrebbe creduto che un gesto all'apparenza così piccolo avrebbe potuto avere un effetto così grande.
L'aveva fatta sentire speciale, perché aveva guardato e  abbracciato con gli occhi tutte le sue fans, ma aveva toccato solo lei.

Quel semplice gesto le aveva fatto perdere la cognizione del tempo, e si accorse che il concerto era giunto al termine solo ascoltando quella splendida voce pronunciare due parole così ordinarie, che però, pronunciate da lui, sembravano fantastiche: "Grazie Roma".

"Grazie Bill", rispose lei sottovoce.

Un altro sorriso mozzafiato e Bill scomparve, così come gli altri membri della band.

Non si era mai sentita così vuota e piena di voglia di vivere allo stesso tempo.

Ma, soprattutto, non si era mai sentita così odiata da qualcuno: migliaia di fans la guardavano infuriate. Perché a lei e non a loro?
Se lo chiedeva anche lei, ma non fece in tempo neppure a cercare di formulare una risposta che sentì una mano posarsi sulla sua spalla, una mano che probabilmente l'avrebbe salvata da quella che sembrava essere una folla inferocita.

Nessuno, durante tutta la sua vita, si era preso il disturbo di salvarla, e adesso, nello stesso giorno, le capitava di essere salvata due volte? Ma, di chiunque fosse la mano posata sulla sua spalla, avrebbe sempre preferito la prima volta, quando Bill l'aveva salvata, seppure stringendole la mano per pochi secondi.

O, magari, questa volta sarebbe stata salvata definitivamente?

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