Io ci sarò

di PeaceS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo Ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nono ***
Capitolo 10: *** Capitolo Decimo ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undicesimo ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodicesimo ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredicesimo ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordicesimo ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindicesimo ***
Capitolo 16: *** Capitolo Sedicesimo ***
Capitolo 17: *** Capitolo Diciassettesimo ***
Capitolo 18: *** Ultimo capitolo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Note autrice:
Praticamente la storia è: E se...? Voldemort non è mai esistito, quindi coloro che sono morti a causa della sua guerra, sono ancora vivi e vegeti ma naturalmente diversi, alcuni personaggi saranno leggermente OOC per questo, non me ne volete. So che Lucius ama Draco, so che rischierebbe la vita per lui, ma in questa storia a Draco non interessa nulla della differenza di sangue, è solo un ragazzino, appunto, quindi qualche volta viene punito per questa sua indifferenza. Lucius sarà il cattivo della situazione, quindi niente critiche su: Lui amava Draco più della sua stessa vita! Qualcosa deve pur cambiare, infondo non sono la zia Row, e questa è una What if..? Bellatrix è in germania, per ora non ce l'abbiamo tra i piedi, quindi Sirius, Narcissa e Andromeda hanno recuperato quel rapporto che non hanno mai avuto.
Sirius non è sposato, mi dispiace dirvi che questa è una Sirius\Hermione, un esperimento, quindi se dovete scrivermi che è una coppia impossibile e tant'altro risparmiatevelo: non accetto critiche sulla coppia, ma sul mio modo di scrivere e di come lo scrivo.
Lupin, il mio adorato Lupin, è sposato con Ninfadora, conosciuta grazie a Black. Hanno un bambino, Teddy, che ha otto anni. 
Harry e Ron non sono amici: non si sono conosciuti grazie a quella cicatrice. In realtà Ron mi è sempre stato un po antipatico, troppo geloso degli amici per i miei gusti, ma questo non vuol dire che diventa invisibile oppure il cattivone che non si sopporta. 
Anzi, i Weasley avranno un bel ruolo, anche i gemelli che non posso escludere da questa storia. Sirius è il professore di Difesa Contro le Arti Oscure, anche per questo James è triste quando comincia il periodo scolastico. Nonostante il lavoro che lo occupa tutta la giornata, gli manca il calore del suo migliore amico, che poi va a trovarlo 24 ore su 24, e quello dei suoi bambini.
Non sarà di certo tutto rose e fiori, ci sarà una guerra che sconvolgerà il mondo magico, ma non di quelle proporzioni tragiche. 
Credo di aver detto tutto, se avete qualche domanda, qualche dubbio, chiedete pure. Dato che è un esperimento non so quante volte posso aggiornare: ogni giorno, ogni tre giorni, ma di solito sono molto veloce ad aggiornare. Ma mettiamo in conto che ho anche un altra storia in corso, sulla nuova generazione: Parole.
Spero di ricevere dei pareri, e che qualcuno recensisca, davvero: una recensione fa felice uno scrittore. Anche due righe, mi accontento.
Insomma... con questo ho finito, spero che la storia vi piaccia e non mi resta che dirvi: Buona lettura!

Io ci sarò
La pioggia cadeva fitta, picchiettando contro le finestre chiuse, bagnando quelle poche persone in strada, mettendo malinconia a chi, come lui, era costretto a restare in casa per non beccarsi un malanno proprio una settimana prima che iniziasse la scuola.
A differenza di molti, però, quel ragazzo dai folti capelli neri e dai bei occhi verde smeraldo, fremeva all'idea dell'inizio di un nuovo anno scolastico. L'idea di rivedere tutti i suoi amici lo eccitava! Certo, lasciare i suoi genitori per altri nove mesi come ogni anno lo rattristava, ma dopotutto li avrebbe rivisti ad ogni "festicciuola" come chiamava le feste natalizie, pasquali e tant'altro, il suo adorato preside. 
Harry Potter, colui che guardava la pioggia cadere con il viso appoggiato sulla mano destra, non era un normale diciassettenne. 
Era un mago, e frequentava la scuola più nominata e famosa della Gran Bretagna e non: la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Era un collegio, dove i "maghi" ricevevano un istruzione, per poi diplomarsi dopo sette anni.
La scuola era un castello sperduto e nascosto agli occhi dei Babbani, persone senza poteri magici, ed era la seconda casa di ogni studente che aveva varcato quella soglia. C'erano quattro dormitori: Gryffindor, Slytherin. Hufflepuff e Revenclaw. 
Harry era Gryffindor, ed era il capitano della squadra di Quidditch, uno sport magico dove si giocava a cavallo di scope volanti mentre l'obiettivo era fare punti negli anelli in alto e prendere il boccino - una palla velocissima molto difficile da prendere a cavallo di una scopa -. Non esisteva la matematica, quella che si studiava nelle scuole babbane, ma in compenso c'era Trasfigurazione, Pozioni, Storia della magia, Antiche Rune e tante altre materie faticose e molto più difficili di due calcoli fatti a mano.
Harry aveva molti amici, ed era anche abbastanza ben voluto a scuola. Andava bene in tutte le materie, anche se i suoi professori lo rimproveravano per il suo essere pigro e svogliato, che contribuivano ai suoi voti nella media, che sarebbero molto più alti con un po' di impegno.
La sua stanza era tappezzata di rosso-oro, proprio come i colori del suo dormitorio, ed era molto incasinata, almeno in quello, Harry, riusciva ad essere "normale" come gli faceva notare suo zio Vernon ogni volta che andava a fargli visita. Quasi mai.
- Harry, amore, è pronta la colazione. 
La porta della sua stanza si aprì, rivelando una donna dai lunghi capelli rossi e i suoi stessi occhi. Era sicuramente sua madre, e questo lo si intuiva dal sorriso solare e amorevole che solo una madre orgogliosa e preoccupata per il suo bambino poteva avere.
Entrò, sorridendo alla foto attaccata al muro: ritraeva il suo Harry, una ragazza dai folti riccioli bruni e un ragazzo dai capelli biondo chiaro, che faceva smorfie non proprio carine verso l'obiettivo; nonostante suo marito non fosse d'accordo sulle amicizie di suo figlio, alla donna piacevano molto quei due ragazzi così diversi tra loro.
- Cosa c'è? - domandò Lily, accarezzando il capo di Harry, che fece spallucce. Sembrava triste, e questo la preoccupava: di solito un mese prima che iniziasse la scuola era gioioso e pimpante. 
- Sono felice che inizi la scuola, ma sono anche triste perché so che papà si deprimerà appena varcherò quella soglia. - disse, guardandola con i suoi occhioni sinceri, che riuscivano sempre a farla sorridere. Si sedette al suo fianco, spostando di poco le tende e guardando la pioggia intensificarsi.
- Credo che tuo padre quest'anno, nonostante Antheia debba frequentare il suo primo anno, abbia il suo bel da fare. - rise la donna, rincuorandolo.
- Davvero? - domandò Harry, a cui si illuminarono gli occhi.
Il ragazzo era molto affezionato alla sua famiglia, e sapeva che suo padre si intristiva ogni volta che se ne andava. 
- Davvero... ora andiamo, su, che devo darvi una notizia importante. - disse Lily, prendendolo per mano e trascinandolo giù per le scale, in cucina, dove alleggiava un aria tranquilla e serena. Un profumino gli arrivò all'olfatto, ed Harry si accorse che infondo aveva un certo languorino.
- Papà, Athe. - disse, baciando suo padre sulla guancia e sua sorella minore sulla fronte, per poi sedersi proprio di fianco a quest'ultima, strofinandosi le mani dinnanzi a uova, pancetta, bacon e succhi di frutta, colazione deliziosa che solo le mani speciali di sua madre sapevano preparare. 
- Prima di iniziare, proprio come ti ho detto cinque secondi fa, volevo darvi una notizia impor... - iniziò Lily, venendo interrotta da un "pop" di materializzazione, mezzo di trasporto molto usato dai maghi più grandi ed esperti.
Sirius Black, migliore amico di suo padre e padrino di Harry, apparve con un sorrisetto maladrino, afferrando un pezzo di bacon, baciando Athe sulla guancia, Lily e dando il cinque ad un James Potter che si rilassò impercettibilmente.
- Importante. - sbuffò sua madre, guardando in tralice l'uomo.
- Ecco, Sir, siediti, ascolta e non interrompere! - disse, alzando gli occhi al cielo. Sirius si sedette di fianco a Harry, scompigliandogli i capelli e rubandogli una salsiccia da piatto.
- Perché lui può mangiare e noi no? - disse Harry, schiaffeggiando la mano del padrino intenta a fregarsi tutta la sua colazione.
- Grazie per aver rovinato questo momento!
Niente, volevo avvisare la mia famiglia scapestrata che sono incinta di tre mesi! - disse Lily, stufa, sedendosi e servendosi anche abbastanza arrabbiata la colazione.
Non una mosca volò in cucina, dove regnò per cinque secondi esatti un assoluto silenzio. Prima che si scatenasse il caos, ovvio.
Sirius sputò il succo che stava bevendo, Harry rimase con una mano a mezz'aria, intenta a voler schiaffeggiare nuovamente il padrino per la mano lunga. Antheia sbattè ripetutamente le palpebre, imbambolata, mentre James ebbe la stessa reazione delle prime due gravidanze: svenne.
In un attimo Lily fu circondata dai suoi bambini, che l'abbracciavano riempiendola di domande: - davvero mamma? E' maschio o femmina? Come lo chiamerai? Non vedo l'ora che nasca! - alla quale si unì anche Sirius, che era un eterno bambino anche lui.
James fu ignorato bellamente, ma quando si riprese, da solo, afferrò la sua bellissima moglie per i fianchi facendola volteggiare su sé stessa.
Quando Lily toccò terra fu il turno dei due idioti: Jamie e Sir si afferrarono le mani a vicenda, saltando su loro stessi e cantando: - Avremo un bambino, avremo un bambino, avremo un bambino, avremo un bambino! - come se poi il bambino fosse loro, e non della donna che alzò gli occhi al cielo, oramai abituata a quelle scene.
Quando la famiglia si fu calmata, finalmente ritornarono a sedersi a tavola, tutti felici e con una fame ancor più grossa di quella precedente.
- Perché non me l'hai detto prima? - domandò James sbuffando, guardando Lily mangiare con tanta voglia una fragola con del cioccolato fuso sopra.
- Non ne vedevo il bisogno, in realtà non ne ero sicura nemmeno io. Certo, c'era un enorme ritardo, ma oramai pensavo che la menopausa cominciasse a farsi sentire prematuramente. - disse, scuotendo il capo per l'idea balzana che le era saltata in mente.
- Ma se non hai nemmeno trentotto anni! - disse Sirius, scuotendo il capo.
- Beh, con la partenza di Antheia mi sono sentita... vecchia, ecco. - mormorò Lily, mostrando anche lei una certa tristezza alla partenza di tutte e due i suoi bambini. 
Con Harry era stato difficile, molto difficile, ma aveva già Athe, quindi a casa lei e Jamie avevano il suo bel da fare. Ma ora che anche la sua bambina partiva per Hogwarts, si sentiva sola, anche se quella gravidanza era una manna dal cielo per lei: desiderava davvero quel bambino.
- Ma mamma! Noi ci sentiremo tutti i giorni, anche perché non so se troverò amici o altro, quindi tu sarai il mio unico appoggio... la mia unica migliore amica. - disse Antheia, commuovendola.
Era proprio uguale a suo padre, tranne per i capelli: aveva un taglio corto, maschile, di un rosso scuro, ma comunque vivace. Gli occhi color nocciola, la carnagione pallida, le labbra piene e un sorriso malandrino che solo l'erede di James Potter poteva possedere.
La stessa predisposizione agli scherzi, ma tanta voglia di imparare, proprio come l'aveva lei quando sapeva di dover andare in una scuola per maghi.
- Oh... la mia bambina! - disse Lily, sorridendole e abbracciandola stretta a sé. Essendo le due uniche donne della casa, lei e Athe erano molto unite. Insomma... quella bambina era la sorella che non aveva mai avuto. Quella sorella che aveva perso per colpa dei suoi poteri magici.
- Ecco, approposito di migliori amiche, prima ha chiamato Hermione. - disse James, e per poco Sirius non si soffocò con una fetta di pane tostato.
Tossì ripetutamente, attirandosi un occhiataccia da Lily e uno sguardo confuso dagli altri presenti. - Sì, comunque dicevo, si scusa per non essersi fatta sentire questa settimana, ma ha avuto molto da fare con i compiti e le "gite" che ha fatto in francia. - disse, mentre ad Harry gli si illuminarono gli occhi.
Hermione era la sua migliore amica: l'aveva conosciuta il suo primo anno ad Hogwarts. All'inizio lei non gli era molto simpatica, insomma, era una secchiona e sembrava conoscere tutto e tutti, cosa alquanto fastidiosa per lui. Veniva presa in giro proprio per quel motivo, ed Harry la vedeva isolarsi sempre di più. Un giorno la beccò a piangere nel bagno delle ragazze, quello in disuso perché occupato da un fantasma piagnucolone, e consolandola una specie di filo l'aveva uniti.
Avevano cominciato a studiare insieme, ad andare a colazione, pranzo e cena insieme, per poi vivere in simbiosi. Lei infondo era molto simpatica, anche se ligia alle regole, ma era l'anello solido del loro terzetto.
Infatti, Harry, aveva un altro amico. Un amico che... beh, a suo padre non stava molto simpatico per la sua provenienza: Draco Malfoy. La sua famiglia e quella di Draco non si volevano tanto bene, in poche parole si odiavano, ma infondo a loro non importava.
All'inizio anche loro non è che si fossero "innamorati" a primo sguardo, ma Draco si era rilevato un buon amico, confidente, e ottimo per fare marachelle insieme. Insomma, lui era Slytherin ed Harry Gryffindor, quando i rappresentati dei loro dormitori, la prof. Mcgranitt e il professor Piton, volevano toglier punti, ci pensavano due volte: avrebbero mandato in rovina il punteggio delle case e avrebbero perso miseramente la coppa.
- E Dracucciolo? - sibilò Sirius, sogghignando. 
Nonostante non avesse un buon rapporto con la sua famiglia, che lo avevano rinnegato appena il cappello parlante tanti anni fa aveva pronunciato Gryffindor, era rimasta in buoni rapporti con sua cugina Narcissa. Bellatrix, la sorella maggiore, non ne voleva sapere di lui e né del resto dei traditori: partita per la Germania aveva deciso di interrompere anche lei ogni contatto.
Morta tutta la famiglia, poi, si erano sentiti liberi di fare le loro scelte: si sentivano molto spesso, e si ritrovavano a casa di Andromeda, la cugina di Sirius e l'altra sorella di Narcissa. 
A lui Draco, invece, stava molto simpatico: nonostante l'avesse conosciuto quando oramai avesse undici anni, quando finalmente Bellatrix, che impediva ai cugini di vedersi, si era tolta dalle "palle", subito avevano legato.
Lui era... diciamo, proprio come Harry: i figli che non aveva mai avuto. Non era mai riuscito a legarsi veramente ad una donna, ad innamorarsi, e questo gli pesava. Avevano trentasette anni e l'unica ragazza che era riuscita a rubargli il cuore poteva essere sua figlia. Ridicolo, proprio ridicolo!
- Ci siamo sentiti ieri sera, mi ha detto che oggi veniva alle cinque. Sai no, quando c'è suo padre in giro deve stare - ai suoi ordini signore! - cose da pazzi. - sbuffò Harry, che proprio come suo padre provava antipatia per Lucius, il padre di Draco. Era stata colpa sua se all'inizio Harry e Draco non andavano d'accordo. Lui li aveva messi contro.
Ma con la benedizione di Narcissa, e le frequenti partenze di Lucius per motivi di lavoro, i due avevano legato anche grazie a Sirius. 
- Quanto lo odio! - disse James, sbandierando la forchetta e spargendo pezzi di uova per il tavolo.
- Anche io. - disse una voce alle loro spalle. Si girarono, e la prima cosa che videro furono la smorfia di Draco e del sangue che gli colava dalla fronte. 
- Cosa ti è successo? - sbottò Sirius, correndo da lui insieme a Lily, che lo fece sedere su una sedia e controllandogli la fronte.
- Ho litigato con... Lucius. Stamattina si è svegliato di buon umore, e questo già mi puzzava, e a colazione ho avuto la conferma: vuole che io vada a Drumstrang e che interrompa ogni rapporto con voi. Quando mi sono rifiutato si è arrabbiato, e mi ha schiantato. So che non l'ha fatto apposta, e che quando perde il controllo la bacchetta comanda al suo posto, ma questa volta ha esagerato; mamma mi ha dato della polvere volante e mi ha detto di venire qui, e anche di chiederti di andare a casa, Sirius. - disse Draco, guardandolo con quegli occhi grigi che a Sirius gli ricordavano tanto il "lui" del passato.
- Vado subito. Tu fatti curare da Lils e fai colazione, sei pallido. - disse, facendogli l'occhiolino e materializzandosi.
- Ti sei fatto tanto male, Dray? - domandò Antheia, quando si fu seduto a tavola con la fronte nuovamente intatta. Draco la guardò sogghignando, per poi scuotere il capo.
- Ho la testa dura, ragazzina. - disse, facendole l'occhiolino. Era proprio sorprendente che nonostante avesse undici anni, Athe avesse la purezza e la genuità di un bambino di otto.
Si sporse verso il tavolo e gli diede un piccolo bacio sulla fronte, proprio dove prima aveva visto il sangue. - Quando mi faccio male mamma fa sempre così, dice che l'affetto fa passare qualsiasi male, e ha proprio ragione. - disse, ritornando al proprio posto. Da pallido da sembrare morto, Draco arrossì così tanto da far ridere Harry e insospettire James. 
- Giù le mani, coccodè. - disse, riferendosi a sua figlia.
- Non potrà mica proteggerla per sempre. - disse Draco, fischiettando e addentando delle uova. 
- Questo lo dici tu. - sibilò James, puntandogli la forchetta contro.
- Ora andrà ad Hogwarts, e molti ragazzini le ronzeranno attorno. - ridacchiò perfidamente Malfoy.
James sbiancò, guardando la sua bambina che beveva il suo succo appaciata. Lily, che stava cucinando altra roba per quella serpe, si schiaffeggiò la fronte.
- Harry, Harry... amore di papà, vita mia... giurami che le starai incollato come una cozza allo scoglio, come culo e camicia, come ... sì, insomma, giurami che la proteggerai a costo della vita. Che non lascerai che nessun ragazzo si avvicini, che rimanga intatta e pura fino ai quarant'anni. - balbettò vicino al figlio, che si era preso un bel colpo quando aveva visto il suo migliore amico in quelle condizioni.
Ma tutti sapevano quanto fosse protettivo verso la sorella, quindi fece l'occhiolino in direzione del padre, che si rilassò. - A costo della vita, papino. - disse, annuendo ovvio.
Ringraziando Godric Gryffindor, in quella casa, qualcuno aveva ancora cervello!

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Capitolo 2
*** Capitolo Primo ***


Io ci sarò

 

 

 

 

 

 

 

Non aveva pazienza in quel campo.

Hermione Granger aveva perso completamente la pazienza da quando aveva perso la testa per un uomo. Non un ragazzo normale, dolce, gentile, che si innamorasse di lei e la prendesse per mano in strada, presentandola ai genitori. No, naturalmente no. A lei piaceva complicarsi la vita, questo l'aveva scoperto tre anni prima, quando il cuore accelerava terribilmente in presenza di lui.

Quegli occhi riuscivano a farla tremare da dentro, tanto da farle bramare continuamente quello sguardo su di sé. Tanto da bruciarla, tanto da mandarla in un inferno parallelo, dove lui era il suo diavolo personale. Era ritornata dalla francia da pochi giorni, eppure non riusciva a raccogliere il coraggio di entrare in casa Potter, sapendo che lui era lì.

Cosa avrebbe pensato Harry, il suo migliore amico, se gli avrebbe detto che era innamorata persa del suo padrino? L'avrebbe disprezzata, e guardata  quasi con disgusto, di quello ne era sicura. Valeva la pena perdere ogni cosa cara per quell'uomo che nemmeno la guardava? Per lui era come una figlia.

- Ciao. 

Hermione sobbalzò, girandosi di scatto e smettendo di respirare per un attimo. Era proprio nascosta in uno dei tanti vicoli di Godric's Hollow, non avendo il coraggio di oltrepassare quella via e bussare a casa Potter, quando qualcuno si era appena materializzato alle sue spalle.

- Sirius? - balbettò, guardando lui fulminarla con i suoi occhi grigi. Nonostante i trentasei anni suonati era bello, fin troppo per i suoi gusti. Aveva tagliato i capelli, li portava in un taglio sbarazzino, corto, che lo ringiovaniva di molto. Hermione tante volte aveva sognato di immergere le mani in quella zazzera nera e scompigliata, tanto da perderne il conto.

Gli occhi grigi, il sorriso malandrino, il suo modo di porsi da ribelle, da uomo vissuto, ma da bambino eterno. Quello era Sirius: un eterno sorriso, quel sole che brillava sempre, nonostante fuori ci stesse la pioggia. 

- La ragazza scomparsa. - disse, alzando un sopracciglio sarcastico. Sembrava arrabbiato, ed Hermione si ritrovò ad inghiottire a vuoto. Lo vide incrociare le braccia al petto, appoggiarsi indifferentemente al muro alle sue spalle, e guardarla come se aspettasse delle spiegazioni.

- In che senso? - domandò Hermione, ignorando il suo tono accusatorio. Lei non gli doveva un bel niente, specie da quando aveva scoperto che da nove mesi frequentava una donna. Maledetto, le aveva spezzato il cuore quando lo aveva sentito parlare con James. Certo, da parte sua non era stato corretto origliare, ma si era ritrovata in salone, e ne aveva approfittato per ascolarli. 

Era scappata, praticamente. Non era rimasta nemmeno per cena, semplicemente aveva baciato Harry sulla guancia dicendole che i suoi l'avevano chiamata dicendole che c'era un urgenza. Poi era partita per la francia, senza scrivere a nessuno, senza rispondere alle loro lettere e alle loro telefonate.

E in un certo senso le era servito: lì aveva conosciuto gente nuova, e aveva imparato il significato di "divertimento". Certo, non era diventata una festaiola, ma aveva frequentato molti locali, e un po' si era lasciata trascinare da quella folle vita.

Per un estate non era stata lei. Non era stata l'Hermione Granger innamorata persa di Sirius Black, ma una ragazza single senza pensieri, che vuole godersi la vita. Non era stata l'Hermione Granger "strega e studiosa, che dedica la sua vita allo studio per crearsi un avvenire" ma una babbana svogliata, che aveva solamente voglia di divertirsi.

- Nel senso che sei sparita, senza lasciare tracce. Per tre mesi non ti sei fatta sentire, e hai lasciato un Harry abbastanza preoccupato e triste. - disse Sirius, guardandola arrabbiato. Harry, non lui. Il suo figlioccio era preoccupato e triste, non lui. 

- E' stato tutto molto improvviso, nemmeno io sapevo di dover partire per la francia. - sbuffò Hermione, prendendo le sigarette dalla tasca posteriore dei Jeans che indossava. Non aveva preso il vizio di "fumare", ne accendeva una ogni tanto, solo quando sentiva il bisogno di isolarsi da tutto il resto del mondo. 

Non era di certo stupida, sapeva che faceva male, ma dopotutto lei di pensieri ne aveva fin troppi, e quello era solo un mezzo per lasciarsi andare. L'accese sotto lo sguardo avvilito di Sirius, che per poco non la cruciò. 

Cosa diavolo le era successo? Insomma, la lasciava dolce e sorridente, con quel suo modo di fare saccente che riusciva a farlo... impazzire, anche se aveva vergogna ad ammetterlo, e si ritrovava una ragazza completamente diversa.

In quella estate era cambiata tantissimo, ma non solo esteriormente. Intanto quella diciassettenne riusciva a farlo morire con quei riccioli bruni che le arrivavano sulla schiena esile. Con quegli occhi grandi e scuri riusciva a fargli perdere il senno, proprio come quel corpo piccolo, magro, e quelle labbra rosee e carnose, che mordeva continuamente.

Il seno piccolo, il sedere abbastanza tondo, e l'altezza di un puffo fin troppo sensuale. Chi diceva che nella "botte piccola c'è il vino buono" aveva perfettamente ragione, lì c'era da perderci la testa. Naturalmente conosceva quella diavoleria babbana che stava aspirando, l'aveva fatto anche lui quando aveva la sua età, ma di certo non voleva che la mostriciattola si rovinasse.

- Butta quest'immondizia. - sbuffò, facendole alzare gli occhi al cielo.

- Non sei mio padre, Sir. - sussurrò Hermione, facendolo sobbalzare. Cosa le era successo? L'Hermione che conosceva lui non avrebbe mai fumato, e non gli avrebbe mai risposto in quel modo così spento e... rassegnato. Come se comportarsi come un fratello maggiore fosse una brutta cosa per lei.

- Beh, potrei esserlo, e mi interessa la tua salute, quindi buttala. - disse, ma lei nemmeno lo ascoltò, anzi. La vide appoggiarsi con i fianchi al muro, un braccio sotto al seno e l'altro retto, che le dava la possibilità di aspirare più frequentemente.

Era abbronzata, e aveva fatto qualcosa ai capelli. Erano meno crespi, ma forse era solamente la crescita: non poteva sembrare una bambina con un cespuglio in testa per tutta la vita. Indossava una canottiera bianca che lasciava intravedere il profilo del seno, e un jeans che le fasciava le gambe snelle, con delle scarpe da ginnastica bianche. 

- Per caso la francia ti è andata in testa? - sibilò Sirius, che l'avrebbe azzannata volentieri sotto forma di cane. La vide sorridere, abbassare il capo, e poi quegli occhi illuminarsi come non mai. Hermione buttò la sigaretta, schiacciandola sotto le scarpe e facendola evanescere, per poi avvicinarsi pericolosamente a lui.

Cosa aveva da perdere? Lo vide raddrizzarsi e guardarla in modo strano. Arrivò a pochi centimetri dalle sue labbra, lasciandosi inebriare dal suo profumo. Cosa aveva da perdere? La dignità? L'aveva persa quando era scappata.

Lui? Non era mai stato suo. Sé stessa? Si era persa tre anni fa, quando per la prima volta aveva sognato di baciarlo e farci l'amore. Era una bambina per lui, era come una figlia, ma lo sarebbe sempre stata se l'avrebbe baciato... davvero? 

Lo afferrò per il capo, immergendo le mani nei suoi capelli e avvicinandolo a sé. Appoggiò delicatamente le labbra sulle sue, trattenendo brutalmente il respiro. A contrario di quel che pensava Sirius non si allontanò, rimase lì, come se fosse stato appena fulminato. 

Fu un secondo, un millesimo di secondo, e lei si allontanò. Come se fosse stato un miraggio, come se l'avesse appena immaginato, oppure sognato, come sempre. Ma il sapore di lei sulle labbra gli confermava che l'aveva fatto davvero. Quella ragazzina l'aveva appena baciato.

- Ora la francia mi è andata in testa. - disse Hermione, lanciandogli l'ultima occhiata e avviandosi verso casa Potter, dove fu accolta da un Harry cinguettante e un Draco sospettoso. Lui lo sapeva, oh se lo sapeva. E vederla entrare con un sorriso luminoso, subito seguita da un Black pensieroso e mezzo sconvolto, gli fece intuire che la Granger aveva fatto qualcosa.

Finalmente!

 

 

 

- Tu hai fatto cosa? - urlò Draco, spaventando alcuni uccellini che stavano cantando allegramente per fatti loro. Con una scusa aveva trascinato via Hermione da casa Potter, approfittando della distrazione dei presenti concentrata sul "Quidditch, lavoro e scuola". Lui non era Potter, non era cieco.

- L'ho baciato, cosa avrei dovuto fare? Mi considera sua sorella, o peggio: sua figlia! Almeno ora non mi immaginerà mentre mi accompagna all'altare per portarmi dal mio futuro marito. - sbottò Hermione, sedendosi di botto sotto un faggio che poteva ricoprirli dal sole e dagli occhi curiosi che davano sul salone di casa Potter che affacciava proprio nel giardino, dove si erano accucciati lei e Draco.

- Hermione... lui potrebbe essere seriamente tuo padre, e tra poco sarà nuovamente un tuo professore! Cosa avresti intenzione di fare ad Hogwarts? Violentarlo sulla cattedra? - sbuffò Draco, guardandola come se fosse impazzita. Non le aveva mai negato niente, le aveva sempre dato appoggio, ma sapeva che quella storia non sarebbe finita bene. 

Insomma, lei era la sua migliore amica,  non voleva che soffrisse, ma lei faceva di tutto per ferirsi. - No, certo che no. Mi sono ripromessa di stargli alla larga fin quando non si avvicini lui a me. - sospirò, sorridendogli.

- Dovresti farlo ingelosire... - bisbigliò Draco, pensando un piano subdolo da bravo Slytherin, giusto per far capire al suo caro cugino ciò che stava perdendo. Per dare ad entrambi una spintarella che li avrebbe spinti l'uno nelle braccia dell'altro.

- Ingelosire? - mormorò Hermione, guardandolo stranamente. Un ghigno si dipinse sulle labbra di Draco, che guardò di sottecchi verso la finestra, dove Sirius li guardava da lontano, quasi disinteressato. 

- Sì, non prenderla a male, Granger, lo faccio per il bene della mia salute mentale. - disse Draco, prima di afferrarla per i riccioli bruni e baciarla delicatamente sulle labbra. Sirius da lontano sputò la burrobirra che stava bevendo, guardando quella scena quasi con furia omicida negli occhi.

Come si era permesso?

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Capitolo 3
*** Capitolo Secondo ***


 

Ici sarò

 

 

 

 

 

 

 

 

Sembrava che l'estate fosse volata via, e che insieme all'inizio della scuola fosse venuto l'inverno. Era il primo settembre e la pioggia cadeva violenta su tutta Londra, svegliando chi dormiva come a casa Potter; quando Sirius aprì gli occhi sentì quella sensazione familiare sul petto, quella che lo faceva sentire soffocato, come se un peso costante gli ricordasse che no, non poteva asfissiare quell'amore che si ribatteva dentro lui.

Si sedette al centro del letto, e si scompigliò i capelli neri, sbadigliando. Non erano passati nemmeno due giorni da quando lei era ritornata, e da quando l'aveva baciato per poi vederla lì, sotto quel salice dove l'aveva vista ridere fin troppe volte, baciare un altro. L'aveva persa? Senza nemmeno lottare? Non era dai Black lasciarsi sfuggire qualcosa, qualcuno, senza nemmeno provare ad afferrarla. 

Ma non era nemmeno dai Black amare. Come James gli aveva insegnato a sorridere, a credere nella vera amicizia, a vivere veramente, senza aver paura di niente, quella ragazzina gli aveva insegnato, senza nemmeno saperlo, ad amare. Se n'era accorto quando faceva di tutto per farla ridere, perché non aveva bisogno del sole quando quel sorriso brillava tanto da accecarlo. 

Sirius si era reso conto di amare quando un anno prima aveva deciso di rinunciare a lei per renderla felice, forse per non perdere quel sorriso. La conosceva da quando aveva undici anni, da quando lei aveva varcato per la prima volta la soglia di casa Potter, con timidezza ma sicurezza allo stesso tempo. La strega più brillante della sua età, e lo era eccome. 

Lei era quella sicurezza di cui aveva sempre avuto bisogno. Ad Hogwarts e non aveva avuto sempre ciò che desiderava, non sapeva nemmeno come, eppure lei non era stata così facile da sciogliere. Ma lei sapeva quando era il momento di essere seria, e quando era il momento di ridere alle sue battute stupide. Si era rovinato tutto quando crescendo quel senso di divertimento nel farla arrabbiare era diventato quasi essenziale, perché aveva bisogno della sua attenzione.

Si era rovinato tutto quando crescendo quel senso di dolcezza nel vederla ridere era diventato quasi essenziale, perché aveva bisogno di riscaldarsi, e solo con il suo sorriso ci riusciva. - Sei sveglio. - sussurrò una voce, seguita subito dopo dal volto di Lily che fece capolineo oltre la porta. Ad Hogwarts nemmeno capiva perché James ci andasse così matto, ma forse perché proprio come Hermione, Lily aveva insegnato a Jamie ad amare veramente, non per finta.

Non un illusione, ma un corpo da stringere e due occhi in cui perdersi. - Sì, ciao. - rispose Sirius, invitandola con un gesto ad entrare. Per Sirius, Lily era un James al femminile. Le voleva bene come nessun altro, perché completava quella famiglia che non aveva mai avuto, quell'amore di sorella, di madre, che non aveva mai ricevuto. 

- Prima di scendere, e di accompagnarvi ad Hogwarts, volevo parlarti senza nessuno intorno. - disse Lily, entrando e sedendosi sulla sponda del suo letto. - Tu sai che ti voglio bene, Sir, sei come un fratello per me. - iniziò, e cogliendo il sorriso dell'uomo ricambiò dolcemente. - E proprio per questo devo parlarti, so che non parlerai mai a James per paura di essere giudicato, ma sai anche che né io, e né mio marito faremmo una cosa del genere. - disse, facendogli sgranare gli occhi.

Aveva davvero paura di essere giudicato da quella che considerava la sua famiglia? Sì, aveva paura che loro non accettassero come aveva imparato ad amare, rubando sorrisi e parole nascoste. Eppure sapeva anche che loro non l'avrebbero mai fatto, e si sentiva in colpa quando pensava che non lo faceva perché aveva vergogna di quel che provava. Era pur sempre un Black, dopotutto. 

- So che è difficile per te, lo è stato per tutti, non pensare che tutto questo sia impossibile solo perché lei è completamente diversa da te, solo perché ti sembra lontana anni luce. Guarda James: ci ha provato per sette anni, e alla fine ci è riuscito. Basta provarci, e ascoltare il cuore; ora ci sono solo echi coperti da preoccupazioni e pensieri, ma sentirai quelle urla, e saprai cosa fare allora. Non abbatterti, però, ricorda che gli opposti si attraggono. - disse, sorridendogli con tenerezza.

- Non aver mai paura di amare, non averne mai vergogna, non nasconderti mai solo perché sai di poter essere ferito. Va avanti a testa alta, è questo l'amore... amare e farsi male, cadere e rialzarsi, trovare sé stessi e quella strada che cercavamo da tempo. Completarsi a vicenda.

Lei lo completava? Con quello sguardo serio, con quel cuore libero, con quella ribellione che risiedeva solo nel suo cuore? Lei lo completava perché era la parte mancante che ogni giorno lo lasciava perso, a guardarsi attorno, a chiedersi se amava davvero. - Questa volta non è per finta, Sir, non stai amando per finta tanto per non sentirti solo, quindi ama fino a sfinirti, fino a sentirti mancare il fiato, perché pochi sono per sempre. - finì Lily, baciandogli la guancia e alzandosi con il suo solito sorriso.

- Grazie per i consigli, mammina rompiballe. - disse Sirius, con il suo solito ghigno. Una carezza sul capo, un bacio volante e poi il profumo di Lily sparì dalla stanza, rimanendo solo un mucchio di pensieri, ma un sorriso su quelle labbra e quel cuore che aveva deciso di combattere.

 

 

 

- Buongiorno, Gryffindor della malora - disse Draco entrando nella cucina di casa Potter e venendo accolto dal più indiscusso e totale gelo. Lily gli sorrise, facendogli l'occhiolino e servendogli una porzione di fragole, melone, arancia e banane. E dallo sguardo brillante del ragazzo, si intuiva che avrebbe volentieri baciato Lily sulla fronte, se poi, naturalmente, non si sarebbe beccato una maledizione senza perdono dallo stesso James che lo fucilò con un occhiata degna di un Serial Killer.

- Ehi, Sirius, ma tu vieni in treno con noi o ti materializzi direttamente ai cancelli? - domandò Draco, guardandolo di sottecchi. Oramai li ignorava da due giorni, ma se aveva deciso di combattere doveva per forza parlare ad entrambi, anche se al platinato, troppo simile a Lucius delle volte, l'avrebbe reso con tutto il piacere pelato.

- Sì, vengo in treno con voi, perché... ti infastidisce? - sibilò Sirius con un sogghigno strafottente, facendo quasi strozzare Hermione. Non era mai andato in treno con loro, perché iniziare? Il sorrisetto di Draco, poi, non aiutava di certo la situazione; irritava Sirius come pochi, e il rossore di Hermione non faceva che acuire il suo senso di irritazione.

Quel giorno, però, doveva ammettere che era bellissima: indossava un jeans chiaro, attillato, dei stivali bianchi, impellicciati, e un maglione azzurro che riusciva ad intonarsi perfettamente alla sua carnagione. Sembrava un angelo, giusto quei cherubini che aveva visto anni prima in un museo babbano, trascinato da Lily con James ed Harry.

- No, perché dovrebbe? - disse Draco, alzando un sopracciglio curioso. "Oh-oh", pensò Sirius, il bambino sembrava davvero non sapere il motivo per cui voleva staccargli la testa; beh... in effetti no, non lo sapeva, ma l'avrebbe saputo presto. Insomma, gli avrebbe fatto capire che quel territorio era suo, e l'avrebbe fatto marcandolo per bene. 

- Così. - sbottò Sirius, beccandosi un occhiataccia da Lily, che gli menò un calcio sotto al tavolo. Con le labbra gli mimò un  - zitto o ti crucio. - beccandosi un occhiataccia dal moccioso, perché uomo proprio non poteva considerarsi. - Ragazzi, è tardissimo! Sono le dieci e mezza, dobbiamo sbrigarci se vogliamo arrivare in tempo. - disse Lily, alzandosi di fretta e furia e dirigendosi verso la porta d'ingresso, dove erano radunate tutte le valige. 

- Su, sfaticati! - urlò dal salone, e tutti furono costretti ad alzarsi e lasciare quella bella colazione, per non perdere l'espresso che avrebbe portato i ragazzi alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. - Allora, Harry e Draco vanno con James, Antheia viene con me e... - disse Lily, venendo interrotta prontamente da Sirius, che con un sorriso malandrino se ne uscì con un : - Hermione viene con me in moto! - facendo quasi venire un infarto alla ragazza.

"Loro si sarebbero materializzati... perché non potevano farlo anche loro? " pensò Hermione, terrorizzata.- Io ho paura della moto. - disse infatti, ma Sirius la ignorò bellamente. Mentre tutti si affrettarono ad aggrapparsi ai rispettivi "trasportatori" per materializzarsi, Sir afferrò Hermione e la trascinò fuori, in giardino. - Sirius, fermati un secondo, e le valige! - domandò, arrabbiandosi non poco allo sbruffo sarcastico che fece l'uomo.

- Le portano loro, sulla mia moto non c'entrano. - disse, per poi arrivare dinnanzi al suo gioiellino. Quello era il primo passo: non aveva mai portato nessuno sulla sua bambina, Hermione era proprio la prima, e sperava almeno che apprezzasse quel gesto.

- Sei la prima ragazza che sale su questa meraviglia, quindi non calciare, non graffiare, nulla di nulla che possa farle del male. - disse Sirius, afferrandola per i fianchi e mettendola a cavalcioni sulla moto, sotto le sue proteste e grida. Insomma, sapeva che Hermione aveva paura di volare in scopa, ma quella non era di certo una scopa! - Sirius, secondo te i babbani non si insospettirebbero se vedrebbero una moto sfrecciare nel traffico... con la pioggia che si blocca sulle nostre teste? - sbottò Hermione, visto che Sirius aveva appena messo un incantesimo su di loro per non farli bagnare.

- Chi ti dice che sfrecceremo nel traffico? - ridacchiò Sirius, e prima che la ragazza se ne rendesse conto, la moto aveva accelerato e si era librata nel cielo, ed urlando, un Hermione terrorizzata si aggrappò ai fianchi dell'uomo, che rise. - Dai, Hermione, lascia perdere la paura e goditi il vento tra i capelli, la sensazione di libertà che ti regala... il volo! - urlò Sirius, per farsi sentire.

La ragazza, che aveva serrato gli occhi, aprì poco a poco lo sguardo, per poi rimanere senza fiato dinnanzi a quella visione. Volavano su Londra, e ogni persona, cosa o monumento era minuscolo. Le sembrava di essere... una gigante sopra un branco di formiche. Era una... sensazione magnifica

Senza nemmeno accorgersene si aggrappò più forte a Sirius, cominciando a ridere più forte che mai. Non si accorse che lo sguardo di Sirius era fisso su di lei, sulle sue labbra tese in un sorriso sereno, su quel cuore che batteva forte, e lo sentiva perché aveva il suo sterno poggiato contro la sua schiena. Ed era una sensazione magnifica, proprio come volare, proprio come era stato baciarla quel millesimo di secondo. 

- Che ne dici di arrivare ad Hogwarts volando? - urlò Sirius, e non ricevendo risposta accelerò, senza curarsi di quello che avrebbero pensato gli altri. Voleva solamente vivere quel momento perché... era quello che gli stava urlando il suo cuore in quel momento.

 

 

 

Una donna dai crespi capelli neri come la pece strinse senza risentimento il collo del serpente che gli stava risalendo lungo la gamba nuda. La rabbia brillava nel suo sguardo scuro e vuoto, mentre i denti erano intenti a mordere senza pietà le labbra carnose.

- Non possiamo ritornare in Inghilterra, ci hanno esiliato, Bella. - disse la voce di un uomo. Era nascosto nella penombra, e non notò il sorriso della donna estendersi e distogliere i lineamenti fini del suo viso; quegli Auror di certo non avrebbero fermato lei, Bellatrix Lestrange.

Sapeva solamente che doveva far qualcosa. Aveva sentito che suo nipote si era ribellato, che sua sorella aveva ripreso rapporti con quel traditore di suo cugino, e che Andromeda aveva stretto rapporti nuovamente con la famiglia. Loro... loro non meritavano ciò, erano traditori.

La famiglia Black aveva sempre disprezzato i Mezzosangue, e arrivavano quei ridicoli... insetti, a rovinare l'ideali di secoli e secoli. - Non sarà di certo il Ministero della magia a fermarmi, Rodolphus. - sibilò in direzione di suo marito, che si zittì. Non avevano un esercito per eliminare quegli sporchi Mezzosangue e far rinsavire i traditori, ma avevano le conoscenze giuste per radere al suolo l'intera Hogwarts.

Lì, dove era stata cacciata ed esiliata, solo perché credeva veramente nelle sue parole. Solo perché aveva ucciso un ridicolo Mezzosangue. 

- Ritorneremo presto, tesoro, e questa volta nessuno potrà fermarci questa volta. Li elimineremo ad uno ad uno, e cominceremo da mio cugino e quei ridicoli Potter! - urlò, scavarentando la sua lampada preferita per terra, che si roppe in mille pezzi.

Proprio come la tranquillità e la pace del Mondo Magico, che sarebbe caduto presto in rovina. 


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Capitolo 4
*** Capitolo Terzo ***


Io ci sarò

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sospiri lunghi, corti, irrefrenabili. Nadija tolse gli occhiali ad Harry, sorridendo in modo quasi perverso; le sue piccole mani lo accarezzavano dappertutto, non lasciando nemmeno una porzione di pelle irraggiunta. Quegli occhi verdi la guardavano, la bruciavano, riuscendo a farla impazzire completamente.

Quei gemiti erano trattenuti, soffocati da baci roventi, da brividi che no, non riuscivano a fermare il movimento convulso dei loro corpi, che più si muovevano più si cercavano. Harry chiuse di scatto la porta di quell'angusto bagno, mentre il treno li sbalottava dolcemente. 

Un sorriso si dipinse sulle labbra sottili della ragazza, mentre i capelli castani le accarezzavano il volto in un caschetto elegante, lisci e morbidi come la seta; gli occhi azzurri sorrisero come la bocca, mentre il corpo minuto si spinse senza pudore verso di lui.

 

 

 

Per Hermione, invece, la questione si era complicata: la moto si era fermata in un posto sperduto, sembrava avesse finito benzina. - Ma sei un mago o cosa? In un oggetto magico ci metti la benzina, sei normale? - sbottò, guardando Sirius alzare gli occhi al cielo e sedendosi con un tonfo sull'erba bagnata.

- Ti prenderai una broncopolmonite. - sbuffò Hermione, eseguendo un incantesimo facile e asciugando l'erba. Almeno l'incantesimo che li impediva di bagnarsi era ancora attivo, ringraziando Godric, Salazar e tutti i fondatori di Hogwarts!

Con un altra alzata d'occhi al cielo, Sirius, la ignorò facendo in modo che la ragazza prima assottigliasse lo sguardo, e poi eseguisse lo stesso incantesimo su di lui, visto che si era sdraiato con la schiena ad osservare il cielo cupo. 

- Sirius... cosa diavolo ci fai sdraiato lì a terra? Fa qualcosa, cazzo, fa qualcosa! Sicuramente saranno preoccupati per noi, o addirittura... - balbettò Hermione, prima urlando e poi sussurrando l'ultima frase terrorizzata. Ma visto che Harry si stava occupando di una bella mora sul treno proprio che li avrebbe condotti ad Hogwarts... no, nessuno si era preoccupati se erano arrivati oppure no.

- Hermione, smettila di mettermi ansia! Sto pensando ad una soluzione... che ne dici del Accio? - domandò Sirius, riferendosi all'incantesimo d'appello. La faccia di Hermione diceva tutto e sembrava dire: mi stai prendendo in giro, per caso?

- Siamo dispersi nel nulla, se non te ne sei accorto, la prima benzina sarà a Londra... e tu vuoi usare l'incantesimo d'appello? Ma lo usi il cervello, idiota? Cosa penserebbero i babbani se vedessero una... - sbottò Hermione, venendo interrotta da l'occhiata divertita di Sirius.

- Stai diventando ripetitiva. - disse, facendole l'occhiolino; insomma, credeva davvero che fosse così stupido? La benzina di certo non era finita, voleva solo stare con lei prima che iniziasse la scuola. Prima di diventare un suo professore, un qualcuno a cui volere solo bene e nient'altro.

- Non sono così stupido, sai? Stavo scherzando prima, dobbiamo solamente aspettare qualche oretta e poi la moto si ricaricherà da sola e partirà. - mormorò, sorridendole. Hermione sospirò, e si sdraiò anche lei al suo fianco. Infondo di cosa si lamentava? Aveva l'opportunità di stare al suo fianco senza che nessuno interrompesse quel momento.

- Mi dispiace. - disse all'improvviso la riccia, girando il capo e incontrando quegli occhi che, diavolo, erano un peccato capitale. Le dispiaceva, perché aveva rovinato tutto quel che c'era tra loro con un bacio, solo perché voleva che si ricordasse di lei quando sarebbe stata insieme ad un altra, voleva che si ricordasse di lei anche quando si sarebbe dimenticato di ogni momento, perché aveva un altra famiglia.

- A me no. - sussurrò Sirius, mettendosi a pancia in giù sull'erba e continuando a guardarla. Non era più tempo di mentire o altro. Non era più tempo di nascondere i suoi sentimenti, era tardi, tardi per tutto, anche per negare che quel bacio non gli fosse piaciuto.

- No? - mormorò Hermione, con il cuore in gola. E quegli occhi risposero al posto della bocca, la risucchiarono in un vortice impossibile da negare; era strano cadere e non farsi male, ma Hermione sapeva che alla fine di quella caduta c'era lui ad acchiapparla. 

Non era mai caduta con lui, non le aveva mai fatto del male, e forse anche per quel motivo si era innamorata di lui. Era il suo opposto, certo, ma sembrava compensare quelle lacune di cui non era provvista. Lui era il suo sorriso, lei la sua coscienza. 

- Non mi pentirò mai di nulla, non almeno di ciò che ho fatto e farò con te. - disse Sirius, afferrandole una ciocca di capelli e giocandoci con le dita. Erano ribelli proprio come lei, diversi come lei. Una criniera indomabile, come quell'animo che bruciava nella fiamma dell'orgoglio, della passione.

- Sei qualcosa di incredibile. - mormorò poi, e quei rari sorrisi di Hermione, quelli che dedicava solo a Lily, Harry e Draco. Quelli che erano un tesoro, che andavano custoditi perché erano un eccezione, erano belli, erano simili alla luce di una stella, che si può vedere di tanto in tanto, ma quella volta che si mostra lascia senza fiato.

Senza pensarci, senza rifletterci, si avvicinò a lei e appoggiò le labbra sulle sue. Sirius smesse di respirare, e fu lei a sostituirlo con il proprio. - Lotterò. - sussurrò, quando si staccò, ma rimanendo a pochi centimetri dalle sue labbra. Sì, avrebbe lottato. Solo per lei, solo per quel sentimento che stava sbocciando lentamente nel suo petto. 

Giusto perché era la prima donna che aveva amato.

E l'ultima.

 

 

Quando Hermione e Sirius si rimisero in marcia per tornare a Hogwarts era già calato il sole, e se non avrebbero accelerato il passo avrebbero sicuramente ricevuto un rimprovero. Non avevano fatto altro che parlare, parlare di cose futili, cose inutili. Non avevano fatto altro che rubarsi sorrisi, sguardi, baci proibiti.

Non erano stati loro in quel momento, avevano cambiato ruolo, non erano Hermione e Sirius, ma una donna e un uomo che si sorridevano, che si amavano, che con uno sguardo riuscivano ad impazzire. Sì, erano impazziti entrambi, ma poco importava, oramai il danno era fatto.

Oramai lui l'aveva baciata, lei non aveva rifiutato, ed era inutile rinnegare la realtà: a che scopo? Avrebbe fatto male, certo, la situazione si sarebbe complicata e loro ne sarebbero usciti distrutti, ma almeno ci avevano provato. Era quello lo scopo, no? 

Non avevano parlato di quel che avevano fatto e detto lì, di un possibile futuro tra loro, ma era palese che ci sarebbe stato qualcosa da lì in poi. - Che diciamo a Silente, ora? - disse Hermione, mordicchiandosi le labbra e preoccupandosi per una possibile punizione del preside.

- Abbiamo perso il treno e siamo dovuti venire in moto, semplice. - sbuffò Sirius, sorridendo alla stretta ferrea della ragazza. - Ma infondo che ci importa? - aggiunse, guadagnandosi un occhiataccia dalla ragazza. Che ci importa, che ci importa? Beccarsi una sospensione o espulsione non era nei suoi piani, dannazione!

- Infondo nessuno sospetterebbe di... noi. - mormorò a voce così bassa che Hermione sperò quasi di averselo immaginato. Aveva davvero sperato che lui provasse qualcosa per lei? Era stata davvero così stupida? Così stupida da sperarci? 

- Sì, nessuno sospetterebbe di noi. - affermò, senza nemmeno guardarlo in viso.

Maledetto bastardo succhia anime. 

Quando atterrarono ad Hogwarts il suo viso non mostrava traccie di pianto o altro, aveva nascosto ogni prova, e cercava anche di sotterrare quei sentimenti che rischiavano di soffocarla.

Rassegnati, Hermione, Sirius Black non sarai mai per lui quel che lui è stato per te.

 

 

 

Un crack spaventoso, inquietante, spezzò il silenzio che regnava a Nocturn Alley. Bellatrix Black in Lestrange sputò sul corpo di un uomo a cui aveva appena spezzato il collo, disgustata; "stupidi maghinò" pensò, riavviandosi con un gesto secco i capelli crespi e ricci.

Si stupiva ancora di quanto gli esseri senza poteri magici fossero stupidi e senza cervello. Quei stupidi maghinò credevano davvero che qualcuno gli avrebbe affidato la propria bacchetta? - Cadiamo sempre più in basso. - disse suo marito al suo fianco, toccando il corpo e materializzandolo chissà dove.

- Dove andiamo, ora? - domandò poi, guardando la donna che con un sorrisetto perverso si guardava attorno. Sembrava una bambina dinnanzi ad una pila di giocattoli, e questo delle volte inteneriva Rod. 

- Facciamo prima una piccola tappa a Malfoy Manor, e poi ci dirigiamo a Hogwarts. Vediamo un po' il mio caro nipotino e il mio dolce cuginetto che vita stanno conducendo. - disse, con un sorriso che no, non prometteva nulla di buono.


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Capitolo 5
*** Capitolo Quarto ***


Io ci sarò

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sirius era la fantasia perversa di ogni studentessa di Hogwarts; Insomma, chi, tra le ragazze di ogni scuola, non ha mai desiderato un professore sexy seduto sulla cattedra ammiccante? Avrebbe reso le lezioni più piacevoli, e i loro sogni ad occhi aperti più realistici. Hermione, invece, odiava avere Sirius Black come professore: lei adorava studiare, e venire interrotta mentalmente da quegli occhi grigi era praticamente un trauma.

Fortunatamente aveva una mente forte e salda, e riusciva a riprendersi a tempo quando lui le poneva una domanda riguardante la lezione, e non faceva la figuraccia che tutte le altre non si risparmiavano. Arrivati ad Hogwarts, due giorni prima, non avevano avuto problemi con il preside, che non aveva punito nessuno dei due e aveva capito, con un sorrisetto beffardo, il loro ritardo causato dalla "perdita non voluta" del treno.

Certo, perdita non voluta. Ma anche l'essere ignorata non aiutava; Hermione si scerevellava in film mentali del perché Sirius non le rivolgesse la parola, e stava perdendo quella concentrazione che l'avevano resa la migliore del suo corso. Non poteva assolutamente tollerarlo, e doveva parlare con quel Black da strapazzo prima che i suoi voti passassero da "E" a "T" di troll.

- Forse Hermione ha una risposta alla mia domanda... vero? - disse una voce, insinuandosi nei suoi pensieri e facendola sobbalzare nel mezzo della sua lezione. Ecco, che aveva detto? Lui le faceva perdere la concentrazione! Hermione sbattè ripetutamente le palpebre, sorridendo in modo insicuro verso Sirius, la cui espressione non prometteva nulla di buono.

- Allora? - disse Sirius, continuando a guardarla. Hermione l'avrebbe con piacere fucilato, mutilato, fatto a pezzi e poi mangiato il suo interno con annesso l'intestino. - sancti incantatores. - sussurrò Draco alle sue spalle, accarezzandole con dolcezza la schiena con la punta delle dita. E la ragazza, mentalmente, ringraziò che quella mattina avessero Difesa Contro le Arti Oscure con i Serpeverde, o quella storia sarebbe rimasta impressa per sempre nella storia.

La so-tutto-io che non sa rispondere ad una domanda. - Sancti incantatores. - disse Hermione, ripetendo esattamente la risposta del suo migliore amico, e ricevendo un cenno d'assenso si rilassò, ringraziando tutti i fondatori di Hogwarts che forse sì, le riservavano un occhio di riguardo. - Grazie. - mormorò verso Draco, che le sorrise, facendole l'occhiolino.

In quel momento, però, la rabbia le salì dentro, sconvolgendola più del dovuto. Non era mai stato un tipo violento o altro, ma Sirius stava esagerando. Non erano nemmeno due giorni che erano rientrati, e lui gliene stava facendo di tutti i colori! Dall'essere ignorata, ad avere cattiveria nel domandarle cose quando era distratta, a corteggiare ragazze del suo anno! 

E quando vide gli occhi di Sir assottigliarsi al vedere il tocco leggero del ragazzo alle sue spalle sulla sua schiena, un sogghigno made in Malfoy si dipinse sulle sue labbra, perverso. Sirius voleva giocare? Bene, ma avrebbe messo lei le carte in tavola quella volta. 

Che la vendetta avesse inizio!

 

 

 

- Fragole? - balbettò James, guardando Lily come se fosse impazzita. La rossa alzò un sopracciglio, guardando il marito con aria minacciosa. La sua bimba, sì, era sicura che fosse una femminuccia, stava crescendo, e lei doveva soddisfare a tutti i costi le sue voglie! 

E lei aveva voglia di fragole.

- Sì, amore, fragole. Cos'è che non capisci in una parola così semplice, eh? - sibilò scontrosa, avvolgendosi le lenzuola attorno il corpo e mettendosi su un fianco, per tornare a dormire tranquillamente. 

- Ma io dove le trovo le fragole? - disse Jamie, sbattendo confuso le palpebre. Lily si alzò di scatto a sedere nel letto, e la sua espressione omicida non prometteva nulla di buono.

- Non lo so dove trovi le fragole, James Charlie Potter, non sono un indovina! Ma se mi sveglio e non trovo le mie fragole per colazione giuro che la mia vendetta sarà tremenda! - sbraitò, facendo sobbalzare il marito, che in un attimo si alzò, mormorando un - Sì, signora. - terrorizzato.

Soddisfatta, Lily, tornò a rigirarsi su un fianco, mentre James pensò a un modo veloce per trovare delle fragole. Ma dove diavolo le trovava delle fragole in quella particolare stagione? Maledetta lei e tutta la sua progenie! 

 

 

Nadija Chandra aveva diciassette anni, e si era trasferita da due anni dalla Germania in Inghilterra. Capelli castani, occhi azzurri, e una missione forse più grande di lei che le gravava sul cuore. I suoi genitori erano stati rapiti tre anni prima, quando in una notte di luna piena una donna, con a seguito degli uomini incappucciati, avevano fatto irruzione in casa sua. 

Lei era la prescelta. 

Era stata scelta per eliminare chi aveva cercato di traviare, come aveva sussurrato "lei", il sangue puro dei Black e dei Malfoy. Nadija era stata minacciata, e poi addestrata. A quindici anni aveva visto suo padre morire, solo perché all'inizio si era rifiutata di uccidere qualcuno. 

A quindici anni le avevano insegnato a maneggiare una spada, e la bacchetta. Poi era stata mandata lì, per tenere sotto controllo delle persone che andavano tranquillamente avanti con la loro vita. La loro vita. Che colpa avevano? Quella di amare incondizionatamente? Quella non era una colpa, e Nadija l'aveva imparato col tempo, con le lacrime.

Ma Bellatrix era stata chiara: o loro o sua madre e i suoi fratelli. Sì, era ipocrita, era egoista, ma non poteva lasciare che il suo mondo crollasse all'improvviso. In realtà gli unici che attentavano alla purezza di sangue del giovane Malfoy e di Sirius Black erano Harry Potter ed Hermione Granger.

Si era avvicinato ad Harry in modo subdolo, lo ammetteva, ma era l'unico modo per tenerselo stretto e controllare ogni suo movimento. Era una serpe in seno, e se ne vergognava, ma onestamente preferiva che morisse lui e quella sua amichetta troppo presuntuosa che sua madre e i suoi fratelli.

- Indovina chi c'è? - sussurrò una voce cantilenante alle sue spalle, facendola sobbalzare. Si guardò attorno, accertandosi che non ci fosse nessuno nella Sala Comune, e si precipitò verso il camino, dove il viso di Bellatrix faceva bella mostra di sé.

- Bellatrix. - sussurrò Nadija, abbassando il volto. Una risata infantile si espase per la stanza: Bella si divertiva a torturare quella stupida ragazzina e tenerla sulle spine. Ecco perché sapeva che avere inutili legami familiari era solo un intralcio!

- A che punto sei? - domandò la donna, sbadigliando. La odiava, la odiava! Con quel sorrisetto irritante, con quell'anima fredda che no, non avrebbe avuto pace. 

- Io... quasi al termine. - sussurrò Nadija, guardando nel fuoco.

- Sono due anni che aspetto, se non vuoi che muoia qualcun'altro oltre tuo padre ti conviene muovere quelle chiappe di marmo che ti ritrovi e uccidere quei due che intralciano i miei piani. E poi... tutto avrà inizio. - disse, con occhi sognanti.

Due anni e poi la distruzione avrebbe avuto inizio.

- Calma, Cissy, non succederà niente al tuo adorato pargoletto. - sbuffò, prima di interrompere la conversazione e dirigersi verso sua sorella, che legata e imbavagliata guardava la sorella con occhi sgranati. Non la vedeva da anni, e credeva di aver avuto un allucinazione quando le era comparsa davanti.

Forse sarebbe stata felice di riabbracciarla e stringerla a sé, ospitarla lì e parlare di tutto quel che era successo in quegli anni. Era pur sempre sua sorella. Ma forse avrebbe fatto meglio ad ammazzarla, poiché non aveva nemmeno messo piede in casa sua e già stava progettando di uccidere suo figlio e suo cugino.

 

 

Antheia non era un tipo "timido" o altro, era pur sempre figlia di James Potter, ma era così silenziosa da dare quell'impressione. Due giorni prima, quando era approdata ad Hogwarts, aveva sentito il cuore accelerare; quella era la sua nuova casa, quella casa che avrebbe visto ogni sua avventura.

Era stata smistata a Grinfodoro, sotto la benedizione di suo padre, e aveva iniziato quella faticosa salita fatta di studio, sgridate e... solitudine. Già, Antheia Potter non aveva trovato amici, non ancora almeno. Le piaceva isolarsi, sorridere a suo fratello di sfuggita, e guardare lui di sottecchi.

Sua madre le diceva che era troppo presto per innamorarsi, suo padre le diceva che era ancora una bambina, e che si sarebbe innamorata a quarant'anni. Ma Athe sapeva quel che provava, lo sentiva dentro muoversi come uno stormo di uccelli pronti a librare in volo.

Draco era il migliore amico di suo fratello. Lui la conosceva da quando era una cosa così piccola da riconoscersi a malapena, e l'aveva sempre chiamata "peste". Con lei era dolce, gentile, e poi le riservava delle attenzioni speciali che non avevano fatto che accrescere quella cosa che teneva dentro.

Sì, Athe aveva giurato che quando sarebbe cresciuta di qualche anno avrebbe cercato di conquistarlo, e tenerselo stretto. Perché lui era un brivido. Quel brivido che le faceva provare quando sorrideva, quando l'accarezzava una guancia o le baciava la fronte. 

Lui era un brivido continuo, anche se non conosceva nulla dalla vita, non pretendeva nulla più. Antheia sorrise, guardando verso il tavolo di Serpeverde, dove si stava svolgendo la cena. Lui era lì, parlava con un ragazzo di colore e intanto lanciava occhiate verso la loro tavola, nella direzione di Hermione.

Sì... crescendo avrebbe mantenuto quella promessa.

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Capitolo 6
*** Capitolo Quinto ***


 

Io ci sarò

 

 

 

 

 

 

 

 

Hermione si infilò i pantaloni neri con fatica, saltellando per la stanza come un invasata e facendosi guardare stranamente dalle sue compagne. Erano due le soluzioni: o era ingrassata o quel maledetto pantalone si era ristretto. Il suo sedere non entrava lì dentro! - Vuoi una mano? - domandò Lavanda Brown, guardandola con preoccupazione bestemmiare ogni fondatore di Hogwarts. 

- No! - sbraitò la ragazza, per poi cadere proprio con il sedere sul pavimento gelido. Aveva ancora i pantaloni bloccati giù per il sedere, e sbuffando si accorse che Lavanda stava facendo leva su sé stessa per non scoppiare a ridere come un ossessa. - Sì, mi servirebbe una mano. - disse poi, arrossendo leggermente. 

Non aveva mai stretto "amicizie" con le sue compagne di dormitorio, in realtà sembrava che non avesse amici oltre Harry e Draco, ed era preoccupante. Ma le ragazze la ritenevano troppo seria per farla entrare nel loro gruppo, e per Hermione loro erano troppo frivole per destare la sua attenzione. 

- Sarai anche la più intelligente del tuo corso, Hermione, ma in fatto di vestiti non ci sai proprio fare. - disse Lavanda, sorridendole. Non era un insulto, e questo l'aveva capito, quindi non la scalfì più di tanto quel commento, anzi: per lei era un complimento. In un futuro prossimo sarebbe servita l'intelligenza per lavorare, non certo un gusto raffinato nel vestirsi. 

- Sai, ho visto che ultimamente stai cercando di migliorare il tuo aspetto esteriore... forse ti piace qualcuno? - domandò, dando uno strattone forte ai pantaloni che si alzarono di poco. Hermione arrossì nuovamente, ingoiando a vuoto: era così evidente? Maledizione.

- Con questo dove vuoi arrivare? - domandò Hermione trattenendo il fiato e dando un altro forte strattone ai pantaloni, che si alzarono di un altro po'. Lavanda si mordicchiò le labbra, guardando in aria per un millesimo di secondo.

- Io ti do una mano ad apparire decente e tu mi dai una mano con i M.A.G.O. - disse tutto d'un fiato, facendole salire i pantaloni che le entrarono finalmente. 

- D'accordo, a patto, però, che tu non pretenda di sapere su chi voglio fare colpo. - mormorò Hermione, e con quell'ultima frase le due ragazze si strinsero la mano, per consolidare quella che le due chiamarono "solidarietà femminile". 

 

 

E no, non fu semplice. 

Due giorni dopo aver fatto quella specie di "patto", Hermione, subì quella che definiva la stupidità estrema di Lavanda Brown e quella che quest'ultima definiva la "sciattonagine di Hermione Granger". Se la bionda non apprendeva per niente le materie come Trasfigurazione, Pozioni, Difesa Contro le Arti Oscure e tant'altro, Hermione non comprendeva perché alle undici di sera dovesse svegliarsi per applicarsi  sul viso una crema che puzzava di formaggio scaduto. 

- Okay, oggi è sabato quindi andiamo ad Hogsmeade... questo vuol dire "occasione per sfoggiare il tuo nuovo guardaroba" - disse Lavanda, sfoggiando un sorriso da trentadue denti e buttandole un secchio di acqua gelata in faccia. 

Hermione si alzò a sedere di scatto al centro del letto, annaspando, per poi guardare con occhi assassini la sua sveglia. Le sei. - Che cosa diavolo ti salta in mente? - sbraitò, ma fu zittita da Lavanda, che con un sorrisetto che non prometteva nulla di buono la tirò su dal letto, pronta a torturarla. 

 

Tre ore dopo Hermione uscì dal dormitorio Grifondoro con un espressione omicida che non prometteva nulla di buono. Passo di carica, e sguardo scuro. - Tutto bene, Herm? - disse una vocina alle sue spalle, e la ragazza si costrinse ad aspirare ed espirare quando incontrò gli occhioni di Antheia, che la guardavano preoccupata.

- Benissimo, tesoro. - disse, girandosi e sorridendole a centocinquanta denti, anche se non li aveva e mai li avrebbe avuti. Antheia battè ripetutamente le palpebre, sorpresa. - Wow, sei uno schianto. - mormorò poi, sorridendole a sua volta. 

- Per le mutande di Merlino, ho bisogno di tuo fratello e Draco urgentemente, prima che uccida qualcuno. Scusa, Athe, ci vediamo in giro. - disse Hermione, ignorando le occhiate che le lanciavano e dirigendosi verso la Sala Grande. 

Quei due erano gli unici che riuscissero a calmarla, e quando desiderava averli al proprio fianco non li trovava! Maledetti idioti, pensò, alzando gli occhi al cielo; tanto presa dai suoi pensieri, poi, non si accorse di una persona ferma proprio davanti alle porte della Sala Grande, e gli andò a sbattere proprio contro.

Sirius se la strinse al petto, prima che si sfracellasse con il sedere per terra, e la osservò per bene: era... diversa. La osservò per bene, e per poco non svenne quando si accorse che... i capelli di Hermione erano lisci! - Per il perizoma leopardato della Mcgranitt! - disse Sirius con la bocca spalancata. 

- Per il perizoma leoparda... Sirius, ma che schifezze vai blaterando? - sbraitò Hermione, cercando di liberarsi dalla morsa dell'uomo, che non si allentò di un millimetro. No, Sir era troppo preoccupato ad osservarla: i capelli lisci e bruni le ricadevano sotto il seno simili a seta, e sembravano brillare sotto la luce del sole che flirtava attraverso gli archi alla loro destra. 

Le labbra erano state riempite con un lucidalabbra rosso, mentre le ciglia allungate con del mascara. Le gote leggermente rosee, e una pelle che sembrava liscia e senza imperfezioni; indossava un paio di pantaloni bianchi che le fasciavano le gambe snelle, e un paio di stivali neri, con il risvolto impellicciato di un sabbia chiaro. La maglia invece era larga, ed era nera con un rosa bianca sul seno, mentre un giacchetto di cotone pesante le arrivava sopra la rotondità del sedere, attirando l'attenzione su di lui. 

- Cosa ne hai fatto della mia Hermione? Esci da questo corpo, demone! - urlò Sirius, cominciando a scuoterla come un ossesso e facendole gonfiare i capelli che cominciarono ad incresparsi. - Sirius Orion Black! - disse con voce sepolcrare Harry Potter alle loro spalle, con le mani sui fianchi e un espressione che non prometteva nulla di buono.

- Lascia andare immediatamente la mia migliore amica se non vuoi ritrovarti schiantato dall'altra parte del corridoio! - sbottò poi, molto più simile a sua madre di quanto credesse. Sirius lasciò andare un Hermione mezza sconvolta, che aveva i capelli dinnanzi al viso e più che mai assomigliava alla bambina di quel film horror babbano che Harry aveva visto ad Halloween quando era piccolo: The ring.

- Tutto bene? - domandò, avvicinandosi per poi bloccarsi nel sentire il ringhio animalesco che fuoruscì dalle labbra di Hermione.

- Non osate avvicinarvi a me. - sibilò la ragazza, guardandoli con occhi che se avessero avuto il potere di uccidere... beh, loro due sarebbero già sotto terra a far compagnia i vermi.

Ci fu quella che Hermione definì la sua salvezza, e così, dopo aver afferrato Draco per un braccio, se lo trascinò nella Sala Grande, sotto l'occhiata assassina di Sirius, che avrebbe Avadakedravizzato il cugino con piacere, e quella di Harry altamente confusa: che aveva fatto questa volta? 

 

 

 

Bellatrix rise, appoggiando il mento sui palmi delle mani. Guardò sua sorella, che sembrava davvero arrabbiata. Cosa era andato storto con lei? Erano state molto legate da piccole, e Bella aveva cercato di inculcarle nel cervello quel che fosse giusto e sbagliato, ma lui aveva rovinato tutto insieme ad Andromeda, la traditrice.

- Hai già dimenticato quel che abbiamo passato insieme, Cissy? Io ti ho cresciuta, ho cercato di darti ogni cosa che tu desideravi, ho cercato di fare ogni cosa al meglio... e tu... mi ripaghi così? - mormorò, scuotendo il capo. 

- Hai buttato ogni mio insegnamento per la felicità di tuo figlio? Per carne da macello? Sta per scatenarsi una guerra, Cissy, e tuo figlio se non vuole farne parte sarà il primo a morire. - mormorò poi, facendo sgranare gli occhi alla sorella.

- Sto radunando uno squadrone di persone per ripulire la nostra terra dall'immondizia, non ne sopravviverà uno che non abbia sangue puro nelle vene, stanne certa. Tuo marito è d'accordo con me, e presto avremo la Comunità Magica tra le mani! Pensaci, Cissy, potremmo uscire alla luce del sole e non nasconderci come miseri insetti. - disse, con un aria da invasata.

- Elimineremo ogni Mezzosangue, Maganò e Babbano che sporchi l'aria che respiriamo, e finalmente saremo liberi. Liberi. - disse infine. 



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Capitolo 7
*** Capitolo settimo ***


Care lettrici, prima di iniziare con il capitolo volevo scrivervi alcuni appunti giusto per correttezza: ho scritto questo capitolo pensando alla Bella addormentata nel bosco, quando lei, per mano di Malefica, viene condotta verso l'arcolaio magico; se notate qualche somiglianza è per quello, e badate bene: ispirazione, non copiare, che sono due cose distinte e separate. 

Con questo volevo cogliere l'occasione di ringraziare le ventitre persone che hanno messo la mia storia nelle seguite, le quattro nelle ricordate, altre quattro nelle preferite, e le mie meravigliose recensitrici, a cui dedico questo capitolo. 

Grazie a voi la mia voglia di scrivere cresce giorno dopo giorno.

Ps. l'immagine l'ho trovata su Tumblr, dice che le immagini possono essere usate per fan fiction e video a patto che si citi l'autore. Visto che non c'è il nome dell'autore, io inserisco direttamente il link: http://padfootandgranger.tumblr.com/tagged/SBHG/page/2 

E volevo anche scrivere che le immagini sono stupende, adatte a chi come me ama la coppia Sirius\Hermione, e che non la uso per spacciarla mia o altro, anzi, ma solo perché la trovavo molto adatta per il capitolo.

 

 

 

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Io ci sarò

 

 

 

 

 

 

 

 

Due occhi bruni si aprirono di scatto, come se fino a quel momento non fossero stati chiusi, come se Hermione Jane Granger non avesse mai dormito. Le ciglia scure, simile a pizzo, creavano ombre tetre sulle sue guance pallide, mentre le labbra rosee lentamente si dipinsero di viola. La ragazza spostò le pesanti tende di velluto rosso, mentre la luna, malefica quella sera, illuminava il suo corpo coperto da una vestaglia bianca. 

Appoggiò con delicatezza i piedi scalzi sul pavimento di gelida pietra, mentre un ululato svegliò, dall'altra parte del castello, Sirius Black che assonnato uscì dal suo letto quasi come se un bisogno primordiale lo richiamasse verso la finestra aperta della sua camera. 

I suoi occhi grigi si spalancarono quando notarono la casa di Hagrid in fiamme e una decina di persone guardare verso Hogwarts stagliati contro quelle lingue infuocate. Ma mentre lui corse ad avvisare i professori di quell'improvvisa invasione, una ragazza s'inoltrava tra i corridoi deserti, con gli occhi spalancati e passo lento. 

La vestaglia le copriva il corpo snello, strusciando sul pavimento, mentre i riccioli scuri contrastavano con il pallido colore della sua pelle e di ciò che indossava; scala dopo scala, passo dopo passo, sembrava incantata da qualcosa, come se un filo invisibile la stesse trascinando lontana dalla salvezza.

Aprì il portone d'entrata della scuola, e l'aria fresca le sferzò il viso, ma non uscì dal suo sonno cataconico; camminò fino ad arrivare dinnanzi alle fiamme: dei cocci le bruciarono i piedi, qualcuno le accarezzò il viso, bruciandola. 

E quando i professori, compreso il preside, corsero nel giardino, videro quello che rassomigliava ad un inferno. La casa di Hagrid era in fiamme, e aveva bruciato tutti gli alberi vicini, ben tre lupi mannari, trasformati, ringhiavano feroci alla luna, e il corpo di Hermione Granger giaceva sull'erba.

- Hermione! - urlò Sirius, cercando di raggiungerla ma venendo bloccato dalla Mcgranitt, che scosse il capo nella sua direzione. Una donna e un uomo ostruirono la vista della ragazza, coperti da lunghi cappucci che caddero lentamente dai loro volti. 

Ma se il volto di Bellatrix Lestrange era conosciuto per loro, quello del ragazzo no: capelli neri, occhi del medesimo colore e una lunga cicatrice che partiva dal suo sopracciglio destro accarezzandogli tutta la guancia e finendo sulla bocca carnosa, che grazie allo sfregio sembrava rendere la sua espressione più cupa e triste.

- Ritornare da dove tutto è iniziato... non può che essere un altro buono inizio. - disse Bellatrix, sorridendo; i suoi occhi neri si posarono sul cugino, che ringhiò nella sua direzione, mentre con uno schiocco delle dita i mannari attaccarono i professori.

- Questa sarà una nuova era, Silente. - urlò nuovamente la donna, mentre la professoressa Mcgranitt rinchiuse due Mannari in una grossa bolla invisibile, rialzandoli sulle loro teste. 

- Mi chiedo cosa centri in tutta questa storia la signorina Granger e il nostro guardiacaccia. - sbuffò Albus, guardando la donna con la convinzione che non fosse sola; quelli non erano vaneggi di una donna pazza, quelle erano sicurezze di una follia che stava dilagando a macchia d'olio.

- Oh, il tuo carissimo Mezzogigante mi è servito solamente per attirare la vostra attenzione... mentre lei sarà la nostra prima vittima sacrificale. Mi hanno parlato molto bene di questa piccola mezzosangue, quindi lei sarà la prima a contribuire con il suo sporco. - sibilò Bellatrix, e guardando il ragazzo al suo fianco gli fece cenno di eseguire i suoi ordini. 

- Non osare toccarla, o giuro che non vedrai la luce dell'alba. - urlò Sirius, puntandole la bacchetta contro, e in un attimo fu raggiunto da un Draco furioso e un Harry ancora di più. Nonostante i prefetti e i caposcuola li avessero minacciati, loro, non vedendo Hermione da nessuna parte, erano usciti lì, a costo di venire espulsi o peggio... uccisi.

- Tu! - disse Bellatrix, guardando il nipote sogghignare strafottente. Bellatrix aprì la bocca, con la bacchetta sguainata, pronta ad attaccare. - Experlliarmus! - urlò Harry, disarmandola prima che facesse del male a qualcuno.

- Uccidila, Frencis. - urlò verso suo figlio, che con un coltello alzato sopra la testa mirava dritto al cuore della ragazza, immobile. 

Ma non quella volta, no. Sirius sospinse di lato la Mcgranitt, lanciandosi sul ragazzo verso la casa in fiamme, sotto le urla di Harry e Draco. L'uomo si era trasformato in un cane, e ringhiava verso Frencis, che indietreggiava sempre di più verso la capanna di Hagrid.

- Uccidilo! - urlò Bellatrix, afferrando Hermione per le braccia, che con un urlo sembrò riprendere coscienza. - Buongiorno, sangue sporco, dormito bene? - sibilò la donna, e dandole un calcio in pieno viso decise di prendere lei stessa in mano le rendini del futuro di quella mocciosa.

- Avada... - iniziò, ma con un urlo straziante cadde in ginocchio: il suo braccio era tra le fauci di Sirius, mentre suo figlio, lanciandole un occhiata disperata, corse verso le cancellate, dove avrebbe potuto materializzarsi. 

- Crucio. - urlò Bellatrix verso Sirius, e il cane cominciò a contorcersi su sé stesso, addolorato. Nessuno la fermò quando corse nella Foresta Proibita: era entrata da lì, chissà come, e stava scappando, di nuovo.

Ma quando Sirius riprese le sue sembianze normale, e constatò che Hermione stesse bene, poco gli importò che sua cugina fosse di nuovo a piede libero. L'importante e che lei stesse bene, e basta.

 

 

 

- Stai bene? 

- Sirius, è diciottesima volta che me lo domandi ed io è la diciottesima volta che ti rispondo sì, sto bene. L'unico che si è beccato una maledizione Cruciatus sei proprio tu, quindi dovrei domandarti io come stai. - sbuffò Hermione, guardando il suo professore\salvatore che era sexy anche con i capelli sconvolti, una cicatrice sul volto e parecchie sul corpo, e tutti i vestiti strappati.

- Io sto bene. - mormorò l'uomo, fissandola di sottecchi. Quella notte aveva avuto seriamente paura di perderla, e vederla lì, sana e salva, non aveva fatto altro che accrescere quel sentimento che provava per lei. Non aveva la forza di dargli un nome, eppure sapeva che era qualcosa di così potente da fargli rischiare la vita per salvarla.

- Mi hai fatto prendere un colpo. - disse Hermione, guardandosi le mani fasciate alla bella e meglio. Si era ferita in più punti, aveva molte scottature, alcune gravi e alcune non, ma il dolore più grande era stato vederlo salvarle la vita a costo della sua.

- Anche tu, se è per questo. - sbuffò Sirius, alzandosi dal lettino e raggiungendola, sedendosi sulla sponda del suo. Dopo ore e ore di interrogatorio da parte di Silente, ramanzine da parte di Draco ed Harry, finalmente erano rimasti soli in infermeria; e a detta dell'infermiera sarebbero rimasti lì ancora per molto.

- Non fare mai più una cosa del genere. - sussurrò Hermione, guardandolo con l'occhio gonfio. Quando Bellatrix le aveva dato quel calcio si era guadagnata un occhio viola, il setto nasale quasi rotto e metà viso dolorante e violaceo. 

- E tu non farti catturare o quasi uccidere mai più, potrei seguirti. - disse Sirius, senza nemmeno guardarla. La riccia lo afferrò per i capelli, e in uno slancio di coraggio appoggiò le proprie labbra sulle sue, tremando impercettibilmente. 

Beh, se ogni ferita equivaleva ad un bacio... Sirius si sarebbe fatto picchiare\investire\schiantare\cruciare affinché quelle labbra non si stancassero mai di muoversi sulle sue, facendogli battere il cuore a mille.




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Capitolo 8
*** Capitolo Ottavo ***


Io ci sarò

 

 

 

 

 

 

 

- James, lascia stare la scopa di Harry, è vecchia e non ci entra nemmeno più sopra! - urlò Lily, mentre un altro scoppio la fece sobbalzare; James guardò con occhioni sbrulliccicanti la scopa a giocattolo di suo figlio, che era un ricordo prezioso per lui, per poi spostare lo sguardo su sua moglie.

- Ne compreremo un altra nuova e migliore a quello che arriverà... - disse la donna, tenendogli la mano disperata. La casa stava crollando, e anche a lei faceva male lasciare tutto lì, ma o loro o i loro ricordi, e Lily preferiva vivere con i suoi bambini e suo marito vivo e vegeto.

James si lanciò contro di lei, prima che venisse colpita da una trave infuocata. Se la strinse al petto, per poi materializzarsi ai piedi di un immenso cancello; non sapevano chi era stato ad attaccarli, chi aveva messo in pericolo la vita di entrambi... ma James si ripromise di ucciderli perché se sua moglie avesse perso il bambino in quella casa, non se lo sarebbe mai perdonato.

- Stai bene? - sussurrò a pochi centimetri dalle labbra di sua moglie, mezzo sdraiato su di lei, visto che erano stati catapultati lì nella stessa posizione in cui si erano materializzati. - Lily. - gemette James, prendendole il viso tra le mani. 

La donna spalancò gli occhi, e lo spostò prima di vomitare anche l'anima. - Andrà tutto bene, il bambino sta bene, ora chiamiamo aiuto. Te lo prometto. - sussurrò stringendosela al petto. 

 

 

- Stanno bene entrambi, ha vomitato solo perché una donna incinta è più sensibile alle nausee, e la materializzazione non è un mezzo da usare. - disse Madama Chips, l'infermiera di Hogwarts. Tutti quanti sospirarono, rilassandosi impercettibilmente.

- Ringraziando tutti i santi protettori di Hogwarts. - balbettò James, guadagnandosi un sorriso dolce da Lily. I loro occhi, però, si concentrarono su Hermione e Sirius, che erano messi peggio di loro. - Cosa diavolo vi è successo? - sbottò Lily, saltando giù dal letto e abbracciando Hermione, che gemette per il dolore alla schiena piena di bruciature.

- Questa notte non siete stati gli unici ad essere attaccati. - disse Sirius, sbuffando. James gli diede una pacca sulla spalla, per poi abbracciarlo; maledizione... quando volevano quei due erano davvero dolcissimi.

- Mamma, papà! - dissero all'unisono Harry e Antheia entrando nell'infermiera e catapultandosi sui genitori, preoccupatissimi. - Va tutto bene, ragazzi, stiamo tutti bene. - disse Lily, baciando i suoi ragazzi sulle testoline. Erano meravigliosi, e questo solo chi li conosceva bene poteva saperlo.

- E ora dove andrete? - domandò Sirius, guardando il suo migliore amico preoccupato. - Beh... Silente ci ha dato l'autorizzazione di restare qua, visto che è assolutamente convinto che verremmo attaccati di nuovo, e che ci sia una spia. - disse James, e uno scoppio di urla fece ridere i due.

Lily rise, scuotendo il capo. Almeno suo marito non sarebbe stato depresso per tutto il resto dell'anno, e lei avrebbe potuto regolare i conti con il suo passato. Un passato che, nascosto dietro lo stipite della porta dell'infermeria, guardava con odio malcelato quella famiglia perfetta.

 

 

Il giorno dopo tutti, e dico tutti, sapevano dell'attentato alla scuola e quello ai Potter. Tutti non facevano altro che bisbigliare, ed Harry si trattenne dallo sbranare tutti. - Ehi, tesoro. - disse poi, richiamando Nadija che lo ignorò ad occhi bassi, proseguendo ad occhi bassi.

- Ma che ha? - domandò verso Draco, che sbadigliando scosse il capo. - L'hai ferita, cornificata, o altro che avrebbe potuto farle del male tanto da non rivolgerti la parola? - disse il biondo, ma Harry scosse il capo. Non le aveva fatto assolutamente niente.

- Forse sta trovando la scusa per scaricarti. - rise allora Draco, perfido come solo lui sapeva esserlo. - Come se avessi bisogno di lei per andare avanti. - mormorò Harry, sorridendo. Sì, in effetti era un bel ragazzo, ma per i suoi gusti si vantava troppo. 

- Certo. - sbuffò Draco, ma vide i suoi occhi tristi rivolgersi nel punto dove era sparita la ragazza. La frequentava da un po', e lo vedeva anche abbastanza preso, quindi un sospetto cominciò ad insinuarsi dentro lui: perché evitarlo? 

 

 

- Trasfigurazione? - domandò Theodore Nott, guardando la Potter curioso. La conosceva di vista, non sembrava piacerle stare in mezzo alla gente, proprio come lui; il fatto e che Theo si chiedeva come mai gli stesse chiedendo aiuto in trasfigurazione.

- Sei il più bravo tra i Serpeverde, no? Hermione è in infermeria, e mio fratello non è tanto bravo... - sbuffò Antheia, sorridendogli timidamente. - La tua fama ti precede. - disse poi, ridendo. Sì, in effetti era solo secondo alla Granger, non che quella competizione lo toccasse: a lui piaceva studiare a priori e avere ottimi voti non era altro che un toccasana. 

- Beh... perché no? Quando hai il compito di Trasfigurazione? - domandò Theodore, aggiustandosi gli occhiali di ottima fattura sul naso. Antheia rise, guardando i suoi capelli neri scompigliati: Theodore Nott era silenzioso, quasi non si notava tra i Serpeverde, ma oltre ad essere carino era molto intelligente, e a lei serviva un aiuto in Trasfigurazione.

- Domani... - disse Antheia con gli occhioni da cucciolo. Per poco al Serpeverde non venne un traverso di bile, e mentre ingoiava a vuoto guardava quella piccola peste. - D'accordo, però salti il pranzo e la cena. - disse Theo, afferrandola delicatamente per un gomito e trascinandola nella biblioteca. 

- E non fiaterai. - disse poi a bassa voce, sedendosi lontano dall'entrata, in un posticino nascosto da un immenso scaffale dedicato completamente alla trasfigurazione. Cioè, il piano "studiamo i ragazzi e ogni loro movimento" era iniziato, ed Antheia era sicura che sarebbe finita nei migliori dei modi.

 

 

- Mi annoio. - sbadigliò Sirius, seduto sul lettino dell'infermieria. Hermione alzò gli occhi al cielo, era la milionesima volta che lo diceva, e la stava mandando su tutte le furie. Sembrava non saper dire altro.

- Lo abbiamo capito. - disse tra i denti la riccia, fissandolo con astio. Gli occhi dell'uomo si illuminarono, e quello non era affatto un buon segno. - Giochiamo? - domandò infatti, e nella mente di Hermione passarono immagini di un gioco vietato ai minori di diciotto anni.

- Hai trent'anni e vuoi ancora giocare? E poi a cosa? - domandò rossa in viso, allentandosi il colletto della sacca che le aveva infilato Madama Chips. Sirius si alzò dal lettino, e le porse la mano, con un sorrisetto che gli faceva brillare il viso.

- Scappiamo per quattro ore esatte, decidi tu il posto, e lì saremo noi. Non Granger e Black, l'insegnante e l'alunna, il trentenne e la diciassettenne... ma Sirius ed Hermione. - mormorò, guardandola intensamente. 

Quella era una fuga, era contro le regole, contro ogni cosa, ma quegli occhi le stavano promettendo il mondo in un pugno di una mano. - Solo io e te? - sussurrò Hermione, e l'uomo annuì, stringendo le sue mani tra le sue. 

- Promesso. - disse, e quando ebbe il consenso di Hermione l'afferrò per mano e cominciò a correre e nascondersi per non farsi beccare. Quando arrivarono finalmente ai cancelli di Hogwarts, sotto lo sguardo del preside Silente e di Lily Potter, si materializzarono entrambi.


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Capitolo 9
*** Capitolo Nono ***


Io ci sarò

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- E' contro le regole. - sbuffò la Mcgranitt, ma il sorriso di Silente era fin troppo rilassato. Continuava a guardare con occhi addolciti fuori dalla finestra, e intanto sorseggiava tranquillamente il suo tè. 

- In amore non ci sono regole, Minerva. - mormorò l'uomo, facendo ridacchiare Lily, che aveva deciso di tenere compagnia al preside e discutere su ciò che stava accadendo per mano di Bellatrix Lestrange. 

- Ricordo quando al settimo anno James prese la sua scopa e mi portò ad Hogsmeade, al piccolo tempio, illudendo la sicurezza di Gazza con una cascata di caccabombe nel suo ufficio... - disse la donna, ricordando i bei vecchi tempi, dove infrangere le regole per amore non era così male.

- Signora Potter, mi meraviglio di lei! E Albus... se succedesse qualcosa ad entrambi, come spiegheremo la sua fuga e il nostro non intervenire? - sbottò Minerva, con le mani sui fianchi.

- Professoressa... Sirius ha trent'anni, credo che sia abbastanza responsabile da proteggere lui stesso e la signorina Granger, l'abbiamo visto quando ha cercato di difenderla a costo della vita. - disse Silente, sorridendo sognante.

- E poi era ora che Sirius trovasse qualcuno che gli tenesse testa, non crede? - mormorò Lily, e la Mcgranitt alzò gli occhi al cielo.

- Quello che mi preoccupa non è il Signor Black, ma quel che mi preoccupa è che possa in qualche modo intaccare l'andatura scolastica della Signorina Granger... che lei possa tenergli testa è appurato, ma che trascuri lo studio o infranga le regole per lui...non voglio perdere la migliore studentessa di Hogwarts, anche perché a questo ci ha già pensato James Potter. - sbuffò la Mcgranitt, guardando Lily di sottecchi che rise.

- Hermione ha buon senso, e ama troppo lo studio per abbandonarlo, anzi... credo proprio che sarà lei a traviare Sirius e comandarlo a bacchetta. Come ci ho già pensato io con James Potter. - disse soddisfatta, e lì Minerva non ebbe nulla da contestare.

Sperò solamente che quel sceverellato di Black non avesse altre idee balzane come quelle. O l'avrebbe ucciso a suoni di bacchetta.

 

 

- Avevi già organizzato tutto, eh? - sbuffò Hermione dal bagno pubblico in cui erano appena entrati per cambiarsi d'abito: se qualcuno li avesse visti con la casacca d'ospedale li avrebbe scambiati per due pazzi appena scappati da un manicomio.

- Certo. - disse Sirius ovvio, infilandosi un paio di Jeans babbani prestatogli da Harry, e notando che forse gli andavano un po' troppo stretti. 

- A te come stanno i vestiti? - domandò poi sghignazzando. Aveva chiesto al suo caro figlioccio di dargli una scorta di vestiti babbani anche da donna, e di una taglia un po' più piccola della sua. 

- Stretti. - borbottò Hermione, trattenendo il respiro per abbottonarsi i pantaloni neri che le aveva propinato Sirius. Si infilò anche il maglioncino azzurro e degli adorabili stivaletti che richiamavano il colore del maglione. 

- Bene. - disse Sirius, annuendo per l'ovvietà della cosa. In divisa non è che Hermione mostrasse chissà che curve, anche se l'ultima volta l'aveva lasciato senza fiato, quindi era ora di mostrare quelle cosette solo ed esclusivamente a lui.

- Bene? - sibilò Hermione, alzando un sopracciglio sospettosa. 

- Ehm... volevo dire beh, bene almeno che ti vadano, anche a me questa robaccia babbana va stretta. - sbuffò Sirius, infilandosi anche lui un maglione nero che richiamava il colore dei suoi capelli. Uscì dal bagno in contemporanea con Hermione, e la guardò con un moto di soddisfazione: era davvero bella.

I pantaloni neri delineavano le sue gambe snelle e un sedere da paura, mentre il maglioncino azzurro non solo richiamava il colore scuro dei suoi riccioli ancora morbidi per la lozione di Lavanda, ma lasciava intravedere la dolce linea del seno pieno.

- Perché hai un sorrisetto soddisfatto? - domandò Hermione, pensando che infondo quei vestiti babbani non gli stessero affatto male. Non che lei fosse frivola o altro, ma il culo di Sirius parlava di per sé. 

Sirius la prese per mano, trascinandola verso le vie della londra babbana. - Bene, abbiamo quattro ore di libertà, dove vuoi andare? - domandò Sirius, stringendosela addosso per gli sguardi accattiviti di quei stupidi babbani. Ecco, non aveva tenuto in conto che lo spettacolo oltre ad offrirlo a sé stesso lo stava offrendo quasi a tutti.

- Che ne dici di comprare un anello? - rise Sirius, trucidando con un occhiata raggelante un ragazzino sullo skate. - Un anello? - domandò Hermione, corrucciandosi. "Trova una scusa plausibile, trova una scusa plausibile, trova una scusa plausibile..." pensava intanto Sirius, e guardandosi attorno vide una comitiva di ragazzi ridere e scherzare e la solita lampadina si accese nel suo cervello.

- Un anello dell'amicizia. - disse Sirius con la faccia di un angioletto. No, in realtà voleva che schiaffasse quell'anello in faccia a chi ci provasse spudoratamente con lei. - Amicizia? - disse Hermione con un sopracciglio alzato. Lei non ficcava la lingua in bocca ai suoi amici. 

- Non ho bisogno di un anello dell'amicizia. - disse Hermione, divincolandosi dalla sua presa e incamminandosi a passo di carica. Sirius alzò gli occhi al cielo, e respirò a fondo prima di sbottare - Un anello e basta. - facendola bloccare nel bel mezzo di Oxford street.

La prese per mano, e un sorriso si dipinse su quelle labbra che gli facevano mancare continuamente il respiro. - Ci sto. Però dopo andiamo in un parco giochi. - disse Hermione, cominciando a correre verso un piccolo negozio di bigiotteria. - Ma dai, se devo comprare qualcosa onestamente lo faccio con stile. - disse Sirius, trascinandola in una gioielleria. 

- Desidera? - domandò un uomo vestito come un damerino, con un sorrisetto viscido e un espressione da "chi vi ha mandato da queste parti, straccioni?" 

- Una fede, la più costosa che c'è. - disse Sirius, alzando un sopracciglio. Lui era un Black, e nessuno osava guardarlo in quel modo quando il suo conto alla Gringott stralipava di galeoni. 

- La più costosa? - balbettò l'uomo, ed Hermione soffocò una risatina. Mai colpire l'orgoglio di Sirius Black! 

- Sì, vorrei regalare un anello alla mia fidanzata, e voglio che sia il più bello. Su, scegli tesoro. - disse Sirius sbattendo civettuolo le ciglia. Hermione annuì, cercando di avere un espressione seria e non ridere come una psicopatica nel sentirsi nominare "sua fidanzata" e guardò i vari anelli che l'uomo dalla faccia verde "d'invidia" le stava mostrando.

Erano tutti molto belli, certo, ma troppo sfarzosi per i suoi gusti. - Non è che... cioè, non rispecchiano il mio stile. - disse Hermione, guardando Sirius con una smorfia sul viso. L'uomo annuì, concordando. 

- Ci serve qualcosa di semplice, ma raffinato. Un anello non troppo sfarzoso, ma che brilli di luce propria come la sua futura padrona. - disse Sir, e l'uomo, allora, cacciò quello un anello meraviglioso: un cerchietto tempestato da tanti piccolissimi diamanti a forma di cuore, di oro bianco. 

- E'... stupendo. - sussurrò Hermione, prendendolo delicatamente tra le dita e misurandoselo. Le andava alla perfezione. - E' l'ultimo modello, sembra sia stato creato apposta per lei. - disse l'uomo, e Sirius sorrise, annuendo.

- Bene, ora me ne dia un cerchietto semplice di oro bianco. - sbuffò Sirius, sorprendendo Hermione. - Lo prendi anche tu? - domandò, guardandolo da sotto le lunga ciglia, e lui le accarezzò il viso. 

- Che marito sarei se non portassi la fede? - mormorò al suo orecchio, facendole battere il cuore. Pagarono un occhio della testa, e per il tragitto del Luna Park litigarono pesantemente perché Hermione credeva che Sirius, con il orgoglio, avesse esagerato a pagare una fortuna solo per fargliela vedere a quel tizio.

- L'ho fatto per te, non per lui. - sbuffò Sirius, scuotendo il capo. - Quanti biglietti? - domandò la donna dietro il bancone, guardandoli con un sorriso solare. - Due, grazie. - sbuffò Sirius, guadagnandosi un occhiata adorante da quella... cosetta.

- Comunque non so perché insisti al volere un figlio prima dei miei trenta anni, vorrei prima vivere la nostra vita da "sposini in luna di miele". - disse improvvisamente Hermione, facendo quasi strozzare Sirius e guadagnandosi un occhiataccia dalla donna. Le regalò un sorrisetto velenoso, ed entrò nel parco giochi sotto il ghigno divertito di Sirius.

- Va beh, ci ho provato. - borbottò Sir, afferrandola per un braccio e stringendosela nuovamente addosso. 

Fecero un giro dell'intero LunaPark, spacciandosi per due novelli sposi, ed Hermione non si perse una giostra, mentre Sirius provò il brivido del vomitare sul suo primo giro sulle montagne russe.

E se non sarebbe mai finita... nessuno dei due si sarebbe lamentato.

 

 

- I ragazzi adorano le tette. - disse Antheia, guardando il suo bloc notes e fissando poi le sue tette. Certo... se "esistessero". Con un gesto stizzito cancellò quel punto, respirando a fondo e guardando con odio malcelato quel foglio. 

- E i sederi. - mormorò, e se avrebbe avuto un coltello a portata di mano si sarebbe volentieri tagliata la gola; cancellò anche quel punto, visto che il suo sedere non poteva essere considerato un bel sedere.

- Gli occhi. - disse poi, cercando di mantenere la calma. Le sue compagne di stanza le dicevano sempre che gli occhi più belli erano quelli chiari, come quelli della sua mamma. E lei aveva ereditato quelli di suo padre. Cancellò anche quel punto.

- Le mani curate. - e fissò le sue unghia mangiucchiate quasi con un espressione esasperata. "Che Merlino mi fulmini" pensò la ragazzina, chiudendo di scatto il bloc notes.

Sì, insomma, di conquistare Draco non se ne parlava proprio visto che di ragazza\donna\femmina non aveva assolutamente nulla che gli potesse piacere.

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Capitolo 10
*** Capitolo Decimo ***


Io ci sarò

 

 

 

 

 

 

 

 

- Scusi ci può fare una foto? - disse un ragazzo sorridente a Sirius, porgendogli la macchina fotografica. Sir senza nemmeno sfiacchirsi passò la macchinetta ad Hermione, che rise scuotendo il capo. L'uomo amava il mondo babbano ma di imparare ad usare una macchina fotografica sembrava non volerne proprio parlare.

- Cheese! - disse Hermione, e i due ragazzi, una coppia molto giovane a dire il vero, sorrisero entusiasti verso l'obiettivo. - Grazie, sei stata molto gentile! - disse la ragazza, che le dava l'impressione della madre di Harry per i folti capelli rossi e il sorriso solare. 

- Di niente... - borbottò Hermione, e a Sirius si accese, come sempre, la solita lampadina. - Scusa se ti disturbo, ma potresti fare una foto anche a noi? E' una specie di luna di miele e vorremmo commemorarla con un ricordo speciale. - disse Sirius, e la coppia si guardò sorpresa.

- Oh, ma certo! In effetti dopo dovremmo andare dal fotografo che c'è poco più distante dal Luna Park per stampare le foto, quindi non c'è nessun problema. - disse il ragazzo dai capelli violetti, che di primo acchitto aveva quasi fatto venire un infarto a Sirius, che pensava fosse un Metamorfogus. Ma Hermione l'aveva smontato con un "è una semplice tintura!"

Sirius prese le braccia della ragazza, mettendosele attorno al collo, e proprio quando il ragazzo con la macchinetta stava per immortalare quel momento, posò delicatamente le labbra su quelle di Hermione.

Almeno, quel bacio, sarebbe rimasto immortale.

 

 

- Dobbiamo ritornare ad Hogwarts. - sospirò Hermione, stringendo con le dita le copie di quella fotografia. Sirius, con uno slancio di cavalleria, aveva pagato ogni stampo della coppietta, e aveva anche fatto più di dieci copie alla loro foto. 

I due l'avevano ringraziato, e il ragazzo l'aveva persino stretto in un abbraccio fraterno, dandogli su un foglietto il suo numero di telefono per incontrarsi in uno di quei giorni. Solo che Sirius nemmeno sapeva cos'era un telefono.

- Ti dispiace? - rise lui, beccandosi uno scappellotto. Hermione sospirò, e non rifiutò l'abbraccio di Sirius quando lui se la strinse dolcemente al petto: credeva che lui fosse più duro con chiunque, invece aveva cacciato un lato di sé davvero sorprendente, che non le dispiaceva affatto.

Il problema era che se fossero ritornati ad Hogwarts, e tutto sarebbe ritornato come prima, per lei sarebbe stato un trauma. - Idiota, dai, torniamo a casa. - disse, e prima di materializzarli entrambi ai cancelli di Hogwarts, Hermione lo baciò delicatamente sulle labbra.

L'ultimo bacio.

 

 

- Ehi, cucciola, sbaglio o è un paio di giorni che sei sparita? - disse Draco, afferrando Antheia per la collottola della felpa prima che gli sfuggisse per l'ennesima volta. "Ma che era un fuggi fuggi?" pensò Draco, riferendosi anche a Nadija.

- Oh, sì... e che ho da fare. - disse Athe, evitando il suo sguardo. Draco la lasciò di botto, e notò che si era fatta crescere i capelli fino ai fianchi stretti; era strana, e il ragazzo notò anche che non indossava la divisa ma un jeans fin troppo aderete per i suoi gusti e un felpa verde smeraldo, che si intonava perfettamente ai capelli rossi.

- Che hai fatto ai capelli? E perché non indossi la divisa? - domandò Draco, con un sopracciglio alzato e un espressione omicida. Quel pantalone doveva essere bandito da Hogwarts, e sicuramente avrebbe per "caso" detto a Potter che sua figlia girava per Hogwarts con il suo sederino niente male in bella vista.

- Sono finite le lezioni, e nella bacheca dove ci sono affisse le regole c'è scritto che la divisa può essere sostituita da un abbigliamento più comodo... - disse Antheia, guardandolo e cercando di capire perché fosse arrabbiato.

- Abbigliamento comodo e consono. - sbuffò Draco, e l'espressione della ragazzina divenne quasi omicida. - Cos'ha il mio abbigliamento di non consono? - sibilò infatti, e Malfoy scosse il capo, come a fargli capire che tutto non era consono.

- Questi pantaloni sono troppo stretti, sembrano un secondo strato di pelle, e se ti becca la Mcgranitt non credo che ti lasci girare così per i corridoi... - disse Draco, e Antheia quasi diventò come il colore dei suoi capelli.

- Ehi, Potter, ti muovi o no? - urlò Theodore dall'altra parte del corridoio con espressione scocciata. 

- Avevi da fare con Nott? - sibilò Draco, trucidando il ragazzo a distanza. - Sì, mi sta aiutando in Trasfigurazione. - disse Antheia, torturandosi una ciocca di capelli con le dita. Draco notò che aveva applicato uno smalto bianco latte, e per poco non si prese un colpo quando constatò che era... innamorata.

Hermione aveva cominciato a curare il suo aspetto quando aveva deciso di conquistare Sirius, quindi automaticamente Antheia stava curando il suo aspetto per conquistare qualcuno. E quando la vide andare via con Nott, e gli occhi di quest'ultimi posarsi causalmente sul sedere di Antheia, il suo bisogno di parlare con James Potter divenne primordiale.

 

 

- Impossibile. - rise proprio James, in una delle stanze dei professori che nessuno usava, ma che era diventata la stanza sua e di Lily. Era completa di un piccolissima cucina, anche se gli elfi preferivano portare loro tutto; c'era un salottino con un divano, e una porta che poi conduceva nella stanza da letto munita di un bagno con vasca da bagno.

- Ti dico di sì. - sbottò Draco, svaccandosi al suo fianco sul divanetto di pelle nera. Insomma, gli stava dicendo che sua figlia era vestita in modo indecente ed era andata via con uno del settimo anno e lui rispondeva "impossibile".

Maledetti tutti i Potter e la loro progenie!

- Hai le prove? - sibilò James, il cui sospetto cominciava ad insinuarsi nel cervello. Draco alzò un sopracciglio, annuendo.

- Aveva un pantalone che... non era un pantalone, era una seconda pelle, e quando le ho detto perché era sparita lei mi ha risposto che aveva da fare ed è andata via con Nott. Che è un Serpeverde. Sai poi sembra che si sia fatta crescere i capelli con la magia, e ha messo lo smalto. Questo sai cosa vuol dire? Che è innamorata, e che Nott le sta girando attorno. - disse Draco, e l'espressione di James divenne come quella di Severus Piton quando aveva scoperto che Lily Evans aveva accettato di uscire con lui.

- Trucidiamolo. - sibilò infatti, alzandosi di scatto e sguainando la bacchetta. Ma un sorrisetto bastardo si dipinse sulle labbra del biondo, che incrociò le dita e guardò sarcastico l'uomo.

- No... io ho un piano migliore. - mormorò, e un sogghigno si dipinse in automatico anche sulle labbra di James.

- Viriamo la sua attenzione altrove... e poi appendiamo Nott per i pollici sulla Torre di Astronomia, e lo minacciamo che se si avvicina ancora ad Antheia farà una brutta fine. - disse Draco soddisfatto del suo piano.

- La sua attenzione dove dovremmo dirigerla? - sbottò James, guardandolo male.

- Verso il sottoscritto. - rise Draco, beccandosi uno scappellotto e ringhiando verso Potter Senior. - Se è piccola per Nott, lo è anche per te. Mia figlia non si tocca fino ai quarant'anni. - sibilò James, omicida.

- Mica voglio farmela, ma io la porterò sulla buona strada. Saremo amici, semplici amici. - disse Draco, abbassando lo sguardo. Fin quando avrebbe potuto l'avrebbe protetta, senza farle perdere l'innocenza di bambina che aveva.

Sarebbe stato un fratello maggiore, e poi, crescendo, forse, sarebbero diventati qualcosa di più.

 

 

 

Frencis Lestrange guardò le impotenti cancellate di Hogwarts, e rimase lì per un tempo indefinito di tempo. Fin da piccolo era stato costretto a fare qualcosa che non voleva, era stato costretto a crescere quando non voleva.

- Vuoi davvero metterti contro tua madre? - sussurrò la voce di Albus Silente, facendolo sobbalzare. Era lì, al suo fianco, anche lui a guardare le immense cancellate di quel castello. 

- Sono cresciuta con lei, la amo, è mia madre. Ma non è stata lei a crescermi, lei era troppo concentrata sulla sua vendetta; mi ha allevato mia nonna, è stata lei a dirmi che amare non era peccato, non era segno di debolezza, ma anzi, di coraggio. Io amo me stesso, forse ha ragione mia madre: sono debole, ma non credo di avere la forza di uccidere delle persone per un ideale che non mi è mai stato inculcato nel cervello. - mormorò Frencis, guardandolo negli occhi.

Silente sorrise, e appoggiò una mano sulla sua spalla, annuendo. - Quasi ci speravo che mi dicessi queste parole. Benvenuto ad Hogwarts, Frencis Lestrange. - mormorò Albus, aprendo le cancellate del castello e conducendolo all'interno.

Dove il ragazzo avrebbe vissuto una nuova era.


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Capitolo 11
*** Capitolo Undicesimo ***


Attenzione! Carissime lettrici, innanzitutto volevo scusarmi per l'immenso ritardo: oltre ad essere privata della linea internet ho avuti problemi di salute, e quindi non sono riuscita ad aggiornare e spero che possiate perdonarmi. Inoltre, questo capitolo è stato scritto a "spezzoni" per velocizzare le giornate e mostrare sia le reazioni di Hermione sia quelle di Sirius - anche se sarà descritto dal punto di vista di Hermione - dopo essere ritornati ad Hogwarts. Con questo... buona lettura.

 

 

 

 

 

Io ci sarò

 

 

 

 

 

 

Primo giorno dopo la fuga.

 

Erano ritornati ad Hogwarts, e nessuno sembrava essersi accorto che lei e Sirius erano spariti per ben cinque ore, anche se il sorrisetto di Silente e l'occhiata raggelante della Mcgranitt le avevano suggerito che sì, forse qualcuno li aveva visti scappare mano e mano.

Madama Chips li aveva dimessi, e se Hermione era stata sommersa di abbracci da parte di Harry, che in quel periodo la coccolava più del lecito, Sirius se n'era ritornato nel suo ufficio, senza nemmeno salutarla.

Era come se fosse preoccupato per qualcosa, e le aveva dato le spalle come se fino a pochi minuti fa non si fossero baciati prima di smaterializzarsi. Hermione aveva stretto la foto tra le mani, nel giaccone della divisa che aveva indossato nell'infermeria prima di uscirci.

Forse solo quella foto sarebbe rimasta immortale, perché Sirius Black sembrava cambiare umore e idea come fosse niente.

 

 

Secondo giorno

 

Seduta in prima fila, nella classe di Difesa contro le Arti Oscure, Hermione guardava il suo professore con una strana espressione. Erano passati due giorni, due, e lui ancora non le rivolgeva la parola: appena la incontrava nei corridoi cambiava direzione, in classe la ignorava come in quel momento, e quando Hermione era andata a cercarlo persino in camera sua lui aveva finto di non trovarsi lì.

Era come se si fosse formato un magone al centro esatto della gola, che le impediva di respirare, che le impediva di piangere e urlargli contro che era un bugiardo. Ma Hermione era tutt'altro che una ragazzina isterica, e appena finita la lezione gli diede le spalle, senza nemmeno provare a rivolgergli la parola.

Camminò spedita per i corridoi di Hogwarts, con i pugni serrati e una rabbia che le cresceva dentro sempre di più. Gli aveva creduto. Era stata così stupida da credergli, nonostante negli anni avesse imparato che gli uomini mentono.

Sempre e comunque. 

Arrivata al settimo piano colpì senza pietà il muro al suo fianco. Una volta, senza sentire pienamente il dolore. Due volte, e uno scricchiolio sinistro proveniente dalle sue nocche l'avvisò che era meglio fermarsi.

Hermione si guardò la mano con espressione gelida, e pensò che era caduta veramente in basso. Le nocche erano scoriate, violacee, e scuotendo il capo si dede della stupida. Ancora una volta, e un altra, fino a sedersi e rannicchiarsi in un angolino, immergendo la mano dolorante nei suoi riccioli folti.

- Non è da stupidi sfogare la propria rabbia prima di scoppiare completamente. - sussurrò una voce alla fine del corridoio, facendola sobbalzare. Alzò di scatto gli occhi umidi, incontrando quelli neri di un ragazzo.

- Frencis Lestrange, vero? - mormorò Hermione, riconoscendo la cicatrice che deturpava quel bel visino. Quella mattina aveva saputo che la sera prima il ragazzo si era presentato alle cancellate di Hogwarts, chiedendo protezione e offrendo aiuto, che Silente aveva accettato quasi con gioia.

- Mi hai riconosciuto. - disse con un sorriso il ragazzo, ed Hermione rise, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

- Hai quasi cercato di uccidermi, come potrei non riconoscerti? - sussurrò, anche se non ce l'aveva con lui. Silente si fidava di Frencis, e aveva detto loro di trattarlo come un amico, e lei onestamente si fidava ciecamente di Silente e di ciò che diceva.

- Era un ordine. - rispose Frencis, raggiungendola e sedendosi al suo fianco. - Non mi piace infrangere le regole, ma ultimamente lo faccio anche senza volerlo... Quindi, vuoi? - mormorò, offrendogli una sigaretta.

Se n'era portata una scorta prima di partire, e dire che aveva fatto bene era poco. - Pensavo di essere l'unico ad essere affezionato ad alcune stupidità babbane. - rise Frencis, accettando e accendendo la sigaretta con la punta della bacchetta. Lo stesso fece Hermione, guardandolo silenziosa.

- Perché sei qui? - domandò Hermione, aspirando dal filtro della sigaretta e guardandolo con il capo inclinato.

- Perché sono stanco di esser sottomesso, perché mia madre dovrebbe sapere che un mezzo Black non si spezza, ma neanche si piega. Perché vengo costantemente sottavolutato, perché so di poter sopravvivere senza lei attaccata alle costole. - disse Frencis, e poi guardandola le domandò - e tu perché sei quì? - ed Hermione quasi schiacciò il filtro della sigaretta tra le dita.

- Mi fido troppo delle persone e... rimango sempre irrimediabilmente delusa. - disse, guardandosi la mano ferita.

 

 

Terzo giorno

 

La fotografia che aveva fatto con Sirius la portava sempre con sé, modificata e messa in un ciondolo a forma di cuore che portava appesa al collo con una fine catenina d'argento. E sembrava bruciare ogni qual volta che lui le girava la faccia, ignorandola.

Eppure, nonostante tutto, aveva deciso di affrontarlo: lui non poteva ignorarla dopo quello che le aveva detto. Non poteva. Ma la sentiva quella crescente sensazione di disagio crescerle dentro, come se il suo cuore le dicesse di tornare indietro, ma la sua mente continuava a dirle di proseguire e togliersi quei sassolini dalle scarpe.

Erano le otto quando sgattaiolò via dalla Sala Grande per dirigersi verso l'appartamento dei professori, sù nella torre est, per arrivare alla porta del suo professore dopo una corsa estenuante.

Si piegò sulle ginocchia, in cerca di fiato, e stava quasi per bussare quando sentì una voce femminile. Si bloccò, con il cuore in gola e pregando tutti i protettori di Hogwarts che non era come pensava.

Ma lo era: sbirciando dal buco della serratura, Hermione vide una ragazza ridere e Sirius fare lo stesso. Era una studentessa di Corvonero, l'anno prima era stata rimandata e ora si ritrovava di nuovo a frequentare il settimo anno.

Indietreggiò, con il cuore a pezzi e un sorriso amaro sulle labbra. Perché lei lo sapeva, ma non aveva voluto vedere. Ritornò sui suoi passi, per poi dirigersi come un automa verso il settimo piano, dove il giorno prima aveva colpito il muro, per poi crollare seduta.

Si nascondeva per non mostrare agli altri le sue debolezze, il suo dolore, quelle lacrime che le scorrevano sulle guance senza fermarsi, facendole mancare il fiato.

Questa volta non colpì il muro, ma rimase a fissare il vuoto fin quando una mano non le accarezzò con dolcezza la spalla. Gli occhi di Frencis parlavano di per sé, nessuna parola, solo la sua presenza.

Solo quel calore di amico che si era negata per vergogna di essere valutata come una bambina piagnucolona.

"Stupida orgogliosa" pensò prima di soffocare un singhiozzo nel maglione di Frà, che la strinse delicatamente a sé.

 

Quarto giorno

 

Era sabato, e come ogni fine settimana i ragazzi dal terzo anno in sù avevano il permesso di andare ad Hogsmeade. Con gli occhi ancora rossi e gonfi della sera prima Hermione evitò con cura Lavanda: aveva trovato qualcun'altro per studiare, ma il renderla femminile mica ci aveva rinunciato.

Si infilò un paio di pantaloni neri, abbottonandoli con fatica, abbinandoci un maglioncino nero con lo scollo a V. Ormai nei suo guardaroba non c'era qualcosa che le andasse un po' largo, quella psicopatica di Lavanda aveva buttato via tutti i suoi vestiti, e ogni qual volta che doveva infilarsi qualcosa doveva lottare per entrarci.

Lasciò i riccioli sciolti sulle spalle, più morbidi e definiti che mai, visto che la sera prima quando era rientrata aveva fatto lo shampoo con la lozione che le aveva propinato "la psico" come aveva oramai nominato la sua amica di stanza.

Si diresse con passo strascicato nella Sala Grande, sedendosi silenziosamente di fianco ad Harry, che con lo sguardo sembrava chiederle "che razza di fine hai fatto?" senza ricevere nessuna risposta: né silenziosa e né parlata.

Ma alzò lo sguardo quando qualcuno appoggiò la mano sulla sua spalla. Frencis le sorrideva sotto lo sguardo furioso di Harry, che era indeciso se fucilarlo o no. - Mi hanno preso! So che è Novembre, ma il professor Silente ha detto che posso iniziare lunedì. Sono stato smistato anche io a Grifondoro, dopo aver superato tutti gli esami stabiliti. - disse fiero, gonfiando il petto orgogliosamente.

- Bravo! Ma... non mi avevi detto che stavi studiando per entrare qui. - disse sorpresa Hermione, mentre il ragazzo si sedeva al suo fianco sotto lo sguardo funesto di Harry e... Sirius.

- E' stata la seconda condizione di Silente: studiare per ricevere un istruzione. - mormorò Frencis, facendo spallucce.

- Noi stiamo andando ad Hogsmeade, ti unisci a noi? - domandò Hermione poi, senza sentire i passi di Sirius alle sue spalle, ma captando il suo profumo. 

- Sì, perché no. - disse Frencis, sorridendole riconoscente. 

- Ci sono problemi, ragazzi? - domandò Sirius, guardandoli ad uno a uno per poi soffermarsi sul viso di Hermione. 

- No, nessun problema. - rispose la ragazza, prima di alzarsi, afferrare Frà per un braccio e uscire dalla Sala Grande sotto i suoi occhi sgranati.

"Tu sei l'unico problema"

 

Quinto giorno

 

- Perché mi tratti male? - sussurrò Sirius alle sue spalle, facendola sobbalzare. 

- Perché mi eviti da quando siamo tornati? - disse Hermione, girandosi di scatto e fronteggiandolo con il mento alzato.

- Mi sono dovuto mettere in pari con il programma. - mormorò l'uomo, passandosi una mano nei capelli e accigliandosi quando la vide ridere con gusto.

- Hilary faceva parte del programma? - sibilò Hermione, facendolo sgranare gli occhi. - Tu cosa... - balbettò, venendo bloccato prontamente dalla mano di Hermione.

- Non voglio sentire niente, capito? Mi sorprendo solamente di me stessa per essermi fidanta così facilmente. Sono stata una stupida, Sirius Black, e tu te ne sei approfittato. E non succederà mai più. - sbottò Hermione, dandogli le spalle.

- Per me non esisti più. - mormorò infine, piantandolo lì.

Come per lei non esisteva più un io.

 

Sesto giorno

 

Colpì con così tanta forza il muro che si sorprese di non urlare per il dolore. 

Una volta, e nemmeno sobbalzò quando il contatto con la pietra fredda la fece tremare.

Due volte, si morse le labbra così forte da sentire il sapore acre del sangue sulla lingua, senza rimanerne nemmeno disgustata.

Tre volte, non sentiva più la mano destra, era come se fosse addormentata, o semplicemente morta. 

Quattro volte, e rise istericamente quando appena percepì il calore del sangue che le bagnava le nocche.

Cinque volte, nemmeno preoccupò di fermarsi.

Sei volte, si arrese definitivamente quando capì che la mano era irrimediabilmente rotta, e che non avrebbe nemmeno provato a curarla. Giusto per punirsi della sua eterna stupidità.

Giusto perché quel viola scuro le ricordava che in amore non ci sono vincitori o perdenti, ma solo dolore e gioia.

E lei aveva ricevuto solo dolore e strazio.


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Capitolo 12
*** Capitolo Dodicesimo ***


Io ci sarò

 

 

 

 

 

 

 

 

La luna, quella sera piena e luminosa, illuminava il volto di chi da un immensa finestra la osservava. Due occhi grigi fissarono a lungo la notte immobile, mentre le stelle facevano da riflesso a quel buio asfissiante.

La mano scarna di Sirius Black si chiuse a pugno, mentre una fede d'oro bianco brillava al suo anulare. Quello era il suo unico ricordo di quel giorno dove alla luce del sole aveva afferrato ciò che voleva a volo, mandando al Diavolo tutto. 

Era passato un mese da quando lei gli aveva sputato addosso il proprio veleno, dicendogli che per lei non esisteva più. Notte insonni passate a tremare in quel letto grande e freddo, dove gli sembrava di essere ritornato a Grimmauld Place, senza amore. 

Un mese dove la vedeva distogliere lo sguardo dal suo, e sorridere a labbre piene a lui. Un mese dove aveva visto quelle mani prima accarezzare un braccio, poi stringere un gomito con dolcezza, e poi una mano. 

E poi la rabbia. Una rabbia che gli pompava dentro da quando erano ritornati, quando aveva litigato con la Mcgranitt. La donna ci era andata pesante quando aveva varcato le soglie dell'ufficio circolare di Silente con un sorriso soddisfatto e sognante.

- E' stata una completa e inutile pazzia! Avreste potuto incappare in queste persone che si fanno chiamare "Mangiamorte", Sirius! Lei si sarebbe potuta far male. - aveva sbraitato la professoressa Mcgranitt con gli occhi fuori dalle orbite tant'era arrabbiata.

- Non lo avrei permesso, sarei capace di sacrificare la mia vita per lei. - aveva sussurrato, cogliendo un sorrisetto divertito di Silente nascosto prontamente quando gli occhi indagatori della donna si posarono su di lui.

- Hermione Granger è la mia migliore studentessa, e non vorrei che trascurasse sé stessa solo per seguire pie illusioni. Sirius, tu hai paura di rimanere solo e stai ripiegando su di lei! 

La farai soffrire, e le impedirai di costruirsi un futuro decente. E poi le relazioni tra alunni e insegnanti sono severamente vietate! - 

Non aveva avuto la forza di dibattere, forse perché lei aveva ragione. Hermione rischiava l'espulsione restando con lui, e avrebbe sofferto perché lui non era capace di darle ciò che voleva. 

Non era l'uomo da rose e baci carezzevoli. Lei meritava di meglio, e la professoressa Mcgranitt aveva ragione: lui le stava regalando solo illusioni. Che futuro le avrebbe potuto garantire? Niente, solo buio e sofferenza.

Aveva di nuovo abbandonato quella battaglia che si era ripromesso di vincere: il suo cuore era troppo puro per essere intaccato. La sua anima troppo ribelle per essere domata. E lui troppo poco per lei, che da tempo era diventata il suo sole personale.

 

 

- E' innamorata. - disse Draco, accendendosi una di quelle diavolerie babbane che Hermione riteneva un toccasana quando l'isteria diventava incontrollabile. - Da quando fumi? - sbuffò Harry, senza ricevere risposta. 

- Comunque... di chi è innamorata? - domandò Harry, seduto sotto le arcate dell'entrata di Hogwarts. Strano: lui era il migliore amico di Hermione, e non aveva mai capito che era innamorata. Lei non glielo aveva mai detto, mentre lui le diceva tutto.

- Non guardarmi così, Harry. So che sei ferito perché non te l'ha detto, ma semplicemente non l'ha fatto perché aveva paura di essere giudicata, di ferirti, ecco. - disse Draco, aspirando dal filtro della sigarette e buttando via il fumo con gli occhi assottigliati.

- Ma io non lo avrei mai fatto! Mi conosci, Draco, sai che io accetto ogni cosa di lei, qualsiasi cosa! - sibilò Harry, togliendogli la sigaretta da bocca e facendone un tiro, sperando di non essere beccato da sua madre, che gli avrebbe ripulito i polmoni buttandolo nel Lago Nero.

- Non se l'uomo di cui è innamorata è Sirius Black. - rispose Draco, lasciandolo di stucco, con la sigaretta a mezz'aria e gli occhi sgranati.

 

 

Antheia Potter guardò Theodore Nott, che leggeva tranquillamente un libro. La sua mano lentamente si posò su quella di lui, che la strinse senza dire nulla; i loro occhi si incontrarono, mentre un sorriso si formò sulle labbra piene della ragazzina.

Era disposta a cambiare per diventare qualcuno? Era disposta ad abbandonare tutto ciò a cui credeva per abbandonare ogni cosa che la riguardasse e lasciare andare via sé stessa? Le labbra di Theo si posarono delicatamente sulla sua fronte, mentre con un sorriso pensò che sì, avrebbe abbandonato sé stessa per diventare qualcuno.

 

 

- Guardami! - l'urlò di Harry Potter risvegliò improvvisamente Sirius Black dal suo stato cataconico. Con il volto congestionato, i capelli sparati in ogni direzione come sempre e gli occhi assottigliati, Harry era arrabbiato, e lo si intuiva da come stringeva i pugni.

- Cosa c'è? - sussurrò Sirius, mentre il pugno del figlioccio andava a schiantarsi sulla sua mascella. 

- Questo è per non avermi detto che sei innamorato della mia migliore amica. Ora alzati da questa poltrona e combatti. Me lo hai insegnato tu, i sogni si inseguono e tal volta si combatte per realizzarli e renderli reali. Quindi sii il Sirius Black che conosco, e rendi felice l'unica donna oltre mia madre e Athe che ho arpionata nel cuore. - disse Harry, regalandogli un sorrisetto e andandosene soddisfatto.

 

 

- Potrai incantare il mio migliore amico con i tuoi occhioni, dolcezza, ma stiamo parlando di un Malfoy. Non so' cosa tu abbia in mente, ma ricordati con chi hai a che fare: prima di schioccare le dita potresti trovarti tre metri sotto terra. - sussurrò Draco all'orecchio di Nadija, che sbattuta ad un muro al settimo piano non fiatava.

Quegli occhi grigi le stavano promettendo l'inferno, senza sapere che oramai quelle fiamme già l'avevano inghiottita. 

- Troppo tardi. - sussurrò Nadija, e Draco spalancò gli occhi quando la stanza delle necessità aprì le sue porte rivelando il volto di sua zia sorridente.

- Tu... - mormorò, guardando il volto della ragazza basso. 

- Sono venuto a riprendermi mio figlio, tesoro, sai dirmi dove si trova? - sibilò la donna, sguainando la bacchetta. Draco saltò di lato quando una maledizione cruciatus scaturì da quel bastoncino di legno, e alzandosi di scatto cominciò a correre come un invasato.

Proprio al sesto piano incontrò Antheia, che si guardava attorno spaesata. - Le scale sono cambiate e... - disse, ma in un attimo fu afferrata per un braccio e trascinata. 

- Cosa diavolo sta succedendo, Draco? - urlò, ma quando lui la abbassò e una maledizione li sfiorò capì: qualcuno li stava attaccando. - Dove cazzo sono Hermione e quell'altro idiota? - sbottò il ragazzo, che arrivato al quarto piano, pieno di studenti, urlò un - Mangiamorte! - scatenando il caos.

Gli unici professori presenti erano la professoressa Mcgranitt e Sirius con uno zigomo rotto, che sguainarono prontamente la bacchetta. Draco si nascose Antheia dietro le spalle, afferrando poi Hermione e Frencis, insieme a quell'idiota di Potter, e affiancandoli a lui.

- Di nuovo quì? - disse Sirius, sorridendo in segno di scherno verso la donna, che però non aveva occhi che per Frencis. 

- Tu... sangue del mio sangue. - mormorò Bellatrix, ma non c'era tristezza nelle sue parole, solo odio. Odio per quel ragazzo che si era lasciato andare ai sentimenti, e che ora affiancava una sporca mezzosangue e traditori del loro sangue.

- Ti voglio bene, mamma, ma... - disse Frencis, venendo interrotto da un risolino sarcastico della donna. - Bene, bene? - urlò, mentre in aiuto dei professori accorreva Silente stesso.

- Non me ne faccio niente del bene, Frencis Lestrange! - sputò ai suoi piedi, ed era acido. Acido corrosivo. - Eri mio figlio, e insieme avremmo eliminato questi sporchi mezzosangue che insozzano l'aria, ti avevo promesso potere. Tanto potere. - sibilò Bellatrix Black, che con i suoi occhi neri sondava l'aria, le persone che la circondavano impauriti.

- Potere, mamma? Cosa diavolo me ne faccio del potere quando quì dentro non batte niente? - sussurrò Frencis, toccandosi il petto. - Che me ne faccio del potere quando le persone a cui voglio bene sono morte? Io non sono come te, mi dispiace. - disse, scuotendo il capo. 

- Avada Kedavra! - strillò, ma la sua maledizione colpì solamente la colonna al suo fianco, che crollò miseramente. Come il suo amore per quella donna. Come ogni cosa a cui aveva creduto fino a quel momento.

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredicesimo ***


Io ci sarò

 

 

 

 

 

 

 

 

- Posso morderla, almeno? - sbuffò Sirius, guardando Silente che soffocò una risata. L'anziano uomo sospirò, sdraiandosi sulla comoda poltrona rossa su cui era accomodato. 

- Ci piacerebbe molto, ma a riacchiapparla... - sbuffò James, scuotendo il capo. Quella pazza scompariva come compariva, ed era una cosa da record. - Maledetta stro... - stava per sputare velenoso, venendo bloccato da un occhiata assassina della Mcgranitt e zittendosi con un sorrisone da ventisette denti.

- Ma dov'è Lily? - domandò James, guardandosi attorno: quando mezz'ora fa si erano diretti tutti nell'ufficio di Silente e lei aveva detto che andava un attimo in bagno e ritornava. - Comincio a preoccuparmi. - disse, e stava uscendo per andare a cercarla quando la porta si aprì, rivelando lei e... - Mocciousus! - sbraitò James, sguainando la bacchetta.

- Abbassala, Jamie. - disse Lily, avvicinandosi a lui e regalandogli un bacio a fior di labbra per calmarlo. - Cosa ci facevi con lui? - borbottò, con la sua faccia da cucciolo bastonato che fece sorridere la donna. 

- Dovevamo parlare di alcune cose, James. Il passato ha rimasto troppe cose in sospeso tra noi due. Tu ricordi molto bene che ad Hogwarts eravamo amici, e non volevo... lasciar perdere quel rapporto che mi faceva star bene. - mormorò lanconicamente Lily. 

- Come... - balbettò James, che stava già macchinando qualcosa per uccidere Mocciousus.

- Amici. - disse Severus, con un sopracciglio alzato. Davvero quel pallone gonfiato di Potter aveva paura che le soffiasse Lily? Dopo tutti quegli anni di matrimonio? Ecco, aveva affermato la sua ipotesi che stupido era e stupido era rimasto.

Ma in realtà James aveva sempre avuto quella paura che gli arpionava costantemente il cuore. La paura di non essere mai abbastanza, e di averla finalmente conquistata ma vederla andare via lo stesso. Lui la amava, dalla prima volta che l'aveva visto su quel treno, lì aveva sorriso di rimando quando lei aveva sorriso a lui.

Già, perché lei non gli aveva mai sorriso a piene labbra, ad Hogwarts. E lui era cambiato... per lei, per lui, per recuperare un rapporto inesistente. Non infastidire più Mocciousus? In realtà lo faceva per attirare la sua attenzione, perché era geloso quando lei si sposava una ciocca di capelli dietro l'orecchio e gli sorrideva come se fosse la cosa più importante del suo mondo.

Studiare? Non era mai stato un tipo da T. e questo lo sapeva anche lei, e forse l'aveva presa come una sfida verso lui. Ci aveva sempre visto del marcio in Severus Piton, dalla prima volta che aveva proclamato di voler essere smistato in Serpeverde.

E quando lui aveva cominciato a praticare magia oscura con i suoi amici e chiamato Lily mezzosangue... beh, le sue tesi erano state confermate. Ma per fortuna sembrava che lui non avesse niente a che fare con questi mangiamorte.

- So a cosa stai pensando, James Charles Potter... e no, non pensarci nemmeno minimamente. - sbuffò sua moglie, accarezzandogli con dolcezza il capo. Però lei aveva scelto lui, e doveva esserci una ragione: quella paura di vederla andare via era irrazionale, ed era data dal dubbio di non sapere mai di essere all'altezza.

- Possiamo usare suo figlio come esca. - disse Sirius, guardandosi indifferente le unghia e facendosi quasi strozzare Hermione con il té caldo che stava bevendo. - Vuoi mandarlo al macello, per caso? - sibilò, scuotendo il capo.

- Non è che ci servisse così tanto. - rispose lui di rimando, alzando un sopracciglio. 

- Geloso, per caso? - domandò Frencis, facendo calare il silenzio nella stanza. Sirius rise, stringendo il ponte del naso tra indice e pollice. Un sopracciglio scuro saettò sul suo viso, mentre la mascella era serrata.

E quando vide il suo sogghignò scoppiò completamente. Si alzò di scatto, lasciò cadere la sedia su cui era seduto, e lo afferrò per la collottola della divisa, attaccandolo al muro con espressione feroce. 

- Tu non sai contro chi ti stai mettendo, ragazzino, quindi modera i termini e le illusioni. Lei potrà anche non parlarmi, ma ci sono ovvie ragioni... lei è mia, e lo è sempre stata, quindi vedi di girarle alla larga. - sussurrò al suo orecchio, mentre James cercava di separarli.

- Sennò? - rispose Frencis, che cominciava a sentire la mancanza d'aria. 

- O la tua vita sarà un inferno. Parola di Malandrino. - disse Sirius, lasciandosi afferrare da James e sorridendo come solo lui sapeva fare, promettendo con uno sguardo l'apocalisse.

 

- Mi dici cosa diavolo ti prende? - sbottò Hermione mezz'ora più tardi, afferrando Sirius per un braccio. James e Lily si fermarono un po' indietro, e furono afferrati da Harry che li trascinò nello svicolo più avanti, per sentire meglio.

- Che fate? - sussurrò Antheia, in compagnia di Draco e Frencis, che furono zittiti e nascosti per ascoltare. 

- Punto primo: modera i termini, io sono calmo e di conseguenza calmati anche tu. 

Punto secondo: io non sono stato con nessuna studentessa, tranne te. Hilary Thompson era nella mia stanza per recuperare il suo libro che era finito causalmente nella mia borsa, sì, ce lo aveva messo apposta, e no, l'ho rifiutata e cacciata. Non è il mio tipo.

Punto terzo: ti ho evitato da quando siamo ritornati da Hogwarts perché io e la professoressa Mcgranitt abbiamo avuto una discussione, e mi ha fatto riflettere. In poche parole mi ha fatto capire che non sono alla tua altezza, e che in queste condizioni non posso che regalarti sofferenze. - disse Sirius, finendo i punti e facendo per andarsene, ma lei lo afferrò per un braccio.

- Non mi importa di quel che dicono gli altri, Sir. Non mi è mai importato. Se io ci tengo ad una persona faccio di tutto per starci insieme, e ti pregherei di far decidere a me. Non ho mai detto che mi hai regalato solo sofferenza in questo periodo che ho scoperto di essere innamorata di te.

Un rapporto è fatto anche di questo, te l'hanno mai detto? Non sempre tutto è rose e fiori, eppure se l'amore è forte cancella qualsiasi momento infelice. E un rapporto non è fatto di una sola persona, quindi smettila di decidere per me e fa che io prenda le mie decisioni. 

Nel mondo dei maghi sono maggiorenne, quindi abbiamo tutto il diritto di stare insieme; certo, non possiamo ora perché è contro le regole della scuola, ma possiamo vederci lo stesso di nascosto. Quindi smettila di preoccuparti di questo, se è questo che ti preoccupa. - disse Hermione, lasciando James a bocca aperta.

- Sirius ed Hermione...? - sussurrò con gli occhi spalancati, e anche un po' arrabbiati. Insomma, il suo migliore amico non gli aveva detto nulla! 

- Ehi, Athe, che fai lì? - Theodore Nott apparve alle loro spalle, facendo girare di scatto i due piccioncini, che li fissarono con occhi omicida. 

- Che fate tutti voi, lì! - disse Hermione, corrucciando le sopracciglia. 

- Che ci fai tu quì! - sbraitarono James e Draco all'unisono, fissando un Theodore alquanto... perplesso. - Sono venuto a prendere Athe. - disse, e in un attimo fu appeso a testa in giù, tra le bocche spalancate delle donne e quello soddisfatto di Sirius.

- Primo punto: si chiama Antheia. Per te Antheia Petunia Potter. - disse James, usando la stessa tattica dei due "piccioncini" ma questa volta in modo molto più minaccioso. Theo inghiottì a vuoto, mentre Athe sospirò, toccandosi disperata la fronte.

- Secondo punto: tu non prendi, né porti, né trascini in giro nessuno. Mia figlia d'ora in poi andrà in giro con i rinforzi. - disse, con Draco che annuiva ad ogni parola e Antheia che voleva sotterrarsi sempre di più.

- Io non volevo farci niente, signore! - disse Theo, diventando rosso per il sangue che cominciava ad affluirgli in testa. 

- Frase sbagliata! Per dirlo significa che ci hai pensato, per pensarci significa che prima o poi cadrai in tentazione, e se cadrai in tentazione la mia bambina... io ti taglierò la banana. Lei è troppo piccola per portare la divisa scolastica, figurarsi a pensare a queste cose. Pervertito! - urlò, facendolo schiantare sul pavimento e poi riportandolo appeso a testa in giù.

- La smetti? - sbuffò Lily, facendo un controincantesimo e venendo ringraziata da un occhiata dalla sua figlioletta, che si precipitò da Theodore. - Non ascoltarli, non sono tutti così in famiglia. - disse Athe, sorridendogli e aiutandolo ad alzarsi. 

- Chi te lo dice? - sbuffò Harry, scuotendo il capo. 

- Andiamo. - sbuffò Antheia, che con un ultima occhiata vide gli occhi omicidi di Draco sondarla. Un sorriso perverso si dipinse sulle sue labbra mentre afferrava Theodore e dava le spalle a tutti loro, anche sotto le grida soffocate di suo padre e il saluto di sua madre, che cercava di tenerlo fermo.

Lei vinceva. Sempre.

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordicesimo ***


Salve! Vi sono mancata? No? E grazie. Eccomi con un nuovo capitolo... striminzito. Oddio è orribile, vero? Ma volevo dedicarne uno alle coppie della fan fiction, uno felice senza niente a rovinarlo... togliendo la parte di Harry ma vabbeneee. Io non so quanto sarà ancora lunga, ma credo altri cinque capitoli che parlerà di come vanno delle cose, poi uno del grande sfogo di Bellatrix dove uccide tutti - santa donna, ha le sue cose! - e poi l'epilogo. Grazie a chi è stato sempre con me, e scusate se ultimamente sono poco presente... davvero. Vi amo.

 

 

 

" Anche in questa storia non poteva mancare la mia dedica a lui, la mia vita, che è malato. A te, che mi hai insegnato ogni cosa possibile, a te che mi hai cresciuto e che solo grazie a te sono quì a scrivere, ad inseguire questo mio sogno che sembra impossibile.

Ti amo, papà. Ora, domani e per sempre. Qualsiasi cosa succederà."

 

 

 

 

Io ci sarò

 

 

 

 

 

- Posso parlarti? - la voce di Draco Malfoy rimbombò nelle orecchie di Antheia Potter, che alzò lo sguardo verso il suo, sorpreso.

Tese la mano verso la sua, con le dita protratte, e la ragazza si morse le labbra, titubante. Tremò impercettibilmente e accettò quella stretta, che la fece tremare dentro. Lui la sospinse a sé, e la strinse in un abbraccio dolce, avvolgendola con quel sentimento che gli pompava dentro e che lo stava squarciando da troppo tempo.

Le scostò i capelli rossi dal viso, beandosi della consistenza simile a seta. Draco poggiò il mento sul capo della ragazza, e socchiuse lo sguardo. Era come stringere tra le braccia un angelo, e si sentiva in colpa, perché era troppo puro, troppo perfetto per essere intaccato da lui.

- Non mi va che tu stia attaccata a Nott, davvero. - mormorò al suo orecchio, senza mai lasciare la sua mano, e disegnando con il pollice cerchi immaginari. Antheia sospirò, rigirandosi nell'abbraccio e alzandosi sulle punte per arrivare a guardarlo negli occhi.

- Perché? - sussurrò Antheia sulle sue labbra, mentre lui moriva con il suo respiro sulla bocca. La guardò negli occhi, e gli sembrò di precipitare nel suo sguardo così scuro, screziato di piccole pagliuzze verde chiaro.

- Perché non dovrei nemmeno dirtelo, ma tu sei mia. - disse Draco, ingoiando a vuoto. Lei sorrise, e lo baciò delicatamente. Lo sfiorò appena, lo uccise delicatamente dentro, straziandolo. Lentamente sempre lo stava facendo rivivere come non mai, gli stava togliendo il fiato. 

Era qualcosa di incredibile, ma quelle labbra riuscirono a resuscitarlo, sotterrarlo, e far scoppiare quel sentimento che provava per lei. 

Lei era il suo diavolo personale, travestito d'angelo. 

E con un ultimo sguardo lei sorrise, staccandosi definitivamente dalle sue labbra. - Aspetterò sempre. - sussurrò Antheia, e lui continuò a stringerle la mano, cedendo. L'afferrò per i fianchi e la trasse ancora una volta a sé, per poi baciarla ancora su quelle labbra.

Si beò di quel contatto, morì con quel contatto, e quando la vide andare via capì che lei aveva rubato ogni cosa di sé stesso. Anche la sua anima nera.

 

 

 

La stanza di Sirius era nella penombra. Le tende chiuse, la luna piena purpea che illuminava in modo subdolo due corpi vicini, e la voglia di bruciare che sfrigolava con lussuria nell'aria. In quella stanza, dove Sirius Black perse completamente il controllo, si respirava libidine.

Sirius strinse tra le braccia la sua salvezza e tremò quando quel fuoco gli divampò dentro. Bruciava, cazzo se bruciava, ma quelle mani erano come acqua gelida sul suo corpo.

Non che lui aspettasse di fare l'amore con lei da tanto, ma sentirla fremere sotto di lui lo faceva impazzire.

Fece penetrare le proprie dita nelle spalle della ragazza, che con i suoi occhi bruni spalancati lo guardava. 

Sirius voleva che la sua prima volta con Hermione fosse un po' più romantica, forse perché lei era piccola, forse perché la amava, ma in quel momento si spense completamente il cervello, perché lei, con i capelli sciolti sul suo cuscino e completamente nuda, era una visione. 

Perché quando lei gli graffiò la schiena, lui si sentì morire completamente. E allora la baciò con violenza, facendosi male e facendole male. La strinse a sé, e penetrò secco dentro lei, che cominciò a muoversi lentamente. Sembrava volerlo uccidere, perché il suo profumo era imperniato sulla sua pelle, come le sue mani che gli sembrava di sentirle dappertutto, come quelle labbra che gli stavano regalando fiato e amore. 

Se la mise a cavalcioni improvvisamente, e a pochi centimetri l'uno dall'altro, si guardarono negli occhi. Le gambe della ragazza circondavano la sua vita, e il suo seno sfregava contro il suo petto, mentre con i capelli incollati al viso si guardavano così intensamente da sembrare far l'amore con gli occhi.

Morsi sulle labbra, sulle spalle, e carne tra le dita strette su ogni cosa che si potesse stringere. Hermione gemette, e inclinò il capo verso l'alto, e in quel momento furono entrambi sicuri su ogni cosa. Perché di quello sfondo nero nessuno dei due voleva farne a meno. Perché delle loro sagome bianche non ne erano mai stanchi, e sapevano di poter fare la differenza.

 

 

- Perché? - disse Silente, guardando Nadija legata in modo barbaro nel suo ufficio. La ragazza rise, cercando di soffocare i singulti, per poi guardare con il disgusto arpionato nelle sue iridi azzurre tutti i presenti. 

- Lei mi chiede il... perché? Dovrei farle io questa stupida domanda. - sibilò con rabbia, mentre Harry appoggiato al muro la guardava senza vederla veramente. 

- Perché non avete salvato mio padre? Perché mia madre e i miei fratelli sono rinchiusi in un fottuto sotterraneo? - urlò la ragazza, perdendo la pazienza. 

- E tu perché non hai chiesto aiuto? - urlò anche Harry, facendosi avanti e fronteggiandola. Nadija sgranò gli occhi, guardandolo a fondo nelle iridi verde smeraldo. 

- Stupida vittima. - mormorò il ragazzo.

- Per me... sei morta. E sta fortunata che tu non lo sia anche fisicamente, perché la tentazione è forte. - sbottò alla fine Harry, uscendo da quella stanza e mandandola definitivamente a fare in culo. Uscito dall'ufficio colpì con un pugno il muro, urlando per la rabbia. 

Quella stronza... quella stronza si era preso in giro di lui!

 

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Capitolo 15
*** Capitolo Quindicesimo ***


Salve a tutte! Come state, dolcezze mie? Scusate per il ritardo, ma volevo prima concludere "Parole" e poi aggiornare questa. Io non so come ringraziarvi, voi siete sempre presenti e io ultimamente vi trascuro sempre di più... comunque la storia tra un paio di capitoli si concluderà. Grazie a tutte, davvero, per avermi sostenuto in un periodo davvero brutto della mia vita.

 

 

Io ci sarò

 

 

 

 

 

 

Il fatto che Harry Potter dovesse trattenersi dal picchiare selvaggemente la sua migliore amica ogni volta che la sentiva sgattaiolare fuori dalla Sala Comune era tutto dire. E il fatto che però faceva l'occhiolino al suo padrino era alquanto controsenso. 

Insomma, a lui piaceva l'idea che quei due stessero insieme, ma era anche geloso della sua migliore amica; era come mandare tua sorella tra le braccia del tuo migliore amico, e nonostante tu voglia bene a quest'ultimo sai che questo se la scopi selvaggemente. 

- Dici che sono strano? - borbottò proprio Harry verso sua madre, che gli servì una generesa porzione di frittelle. La donna sorrise, accarezzandogli il volto. 

- Amore, è normale che tu sia felice per loro, ma sia nel contempo preoccupato di Hermione, è la tua migliore amica e del tuo padrino che stiamo parlando. - disse Lily, consolandolo con quelle parole. 

- Certo che però Sirius poteva dirmelo che se la faceva con Hermione. - sibilò James, con le mani appoggiate sulle mani in un espressione scocciata e offesa. 

- Ti ha già spiegato perché non lo ha fatto, e tu stai reagendo proprio come lui temeva! - sbuffò Lily, guardandolo con un sopracciglio alzato. - Oh, è d'accordo! Ma io avrei voluto bene a Sir anche se si sarebbe messo con una Troll. - disse James, annuendo e facendo ridere Antheia.

- Tu... signorina, hai un aria troppo felice per i miei gusti. - sibilò Jamie, puntandogli una forchetta contro e fissandola in attesa della confessione. Antheia sospirò, guardando sognante il padre.

- Io... credo di essermi innamorata. - sussurrò Athe, e mentre Harry si alzò di scatto, facendo rotolare la sedia su cui era seduto, James prima la guardò, poi biancò... ed infine svenne, sotto le urla di Lily.

 

Dopo dieci minuti di sventolamenti, carezze e qualche schiaffo dato con polso fermo, James Potter aprì gli occhi sognante, per poi piombare nella realtà alla vista di sua figlia. - Traditrice! - strepitò, puntandogli un dito contro.

Nel mentre erano accorsi anche Draco e Sirius, che guardavano la scena con tanto d'occhi. - Che diavolo è successo? - disse anche Hermione, avvicinandosi ad Antheia che scosse il capo.

- Ho solo detto di essermi innamorata, ed è svenuto come un... un... una femminuccia! - sbottò la ragazza, mentre il petto di James si gonfiava e il suo volto diventava rosso come un pomodoro. - Non osare rivolgerti a me in questo modo, signorina! - sbraitò, sputacchiando saliva a destra e manca.

Draco per poco non soffocò alla parola "innamorata", per poi addolcirsi sotto gli occhi curiosi di Harry. - Beh, non ci vedo nulla di male... - disse, venendo zittito dalla mano alzata di James.

- Come puoi dire queste cose a tuo padre? L'unico uomo della tua vita, che ti ha cresciuto, reverito, fatto sacrificio per renderti la ragazza che sei ora? - disse in modo drammatico, toccandosi il cuore. 

- Athe, chiedi scusa a tuo padre per quel che gli hai detto. - mormorò Lily, mentre James dava le spalle alla sua unica figlia femmina. La ragazzina si morse le labbra, dispiaciuta, e cominciò a torturarsi le mani. Non voleva ferirlo. - Scusa papino. - disse Antheia, ritrovandosi in un millesimo di secondo nell'abbraccio soffocante del padre.

- Sapevo che non mi avresti deluso! - cinguettò, per poi sfoderare la bacchetta. - Ora dimmi chi è! - sibilò, e Draco sbiancò. 

- Io... ehm... non posso dirtelo, papino caro. - balbettò Antheia, abbassando il volto e guardando di sottecchi il pomo d'Adamo di Draco fare su e giù come impazzito. Se casa Potter era un totale macello, oramai quella torretta che Silente aveva affidato ai Potter era pure peggio!

- No, no, no, no e catagoricamente no! - strepitò James, facendo cadere la bacchetta e guardando un Draco colpevole.

Sua figlia credeva forse che era veramente scemo? Bastava fare due più due! Lei che diceva di essersi innamorata, Nott messo fuori gioco, Draco che lo spingeva a fare la pelle a quell'idiota, lei che diceva di non potergli dire di chi era innamorata, lui che indietreggiava... era innamorata di Malfoy!

- Ti prego, amore di papà! Tutti, sempre dopo i quarant'anni, ma non un Malfoy! Non un Malfoy! - gemette James, infilandosi disperato le mani nei capelli.

- Ti fai mia sorella? - sbottò nel mentre Harry verso il suo migliore amico.

- Ha undici anni, Harry! - rispose scandalizzato Draco. Perché tutti credevano che volesse farsela? Diavolo, un minimo di pudore!

- Già, quindi non te la fai? - domandò, alzando un sopracciglio sospettoso. Draco si schiaffeggiò la fronte, ricordandosi la prossima volta di farsi piacere chiunque tranne che quella tappa della Potter.

- Harry, mi arresterebbero, quale di questo punto non ti è chiaro? - sibilò con una vena pulsante sulla tempia, mentre Hermione soffocava una risata. 

- Ho bisogno di... di... di una camomilla, una tisana, qualsiasi cosa. - balbettò James, schiattandosi sulla sedia quasi a peso morto, toccandosi disperato la fronte. 

Perché non aveva fatto due figli maschi? Perché? Niente preoccupazioni, solo pacche sulle spalle dopo una sana conquista! Perché? Nessuna verginità da difendere, nessun ragazzo da tenere lontano... - Perché? - balbettò disperato, tenendosi il capo tra le mani.

 

 

- Non l'ha presa bene. - rise Hermione, seduta in grembo a Sirius che intanto guardava fuori dalla finestra. 

- E' sua figlia, anche io non la prenderei bene. - disse Sirius, annuendo. La ragazza rise, immaginandosi un Sirius furioso e un ragazzino urlante fuggire dalle sue furie perché aveva solo parlato con sua figlia.

- Appena finirà l'anno... voglio andare a vivere con te. - mormorò poi l'uomo, mentre Hermione si rigirava nel suo abbraccio per guardarlo in volto. Sorrise, appoggiando le proprie labbra sulle sue. 

- Sei sicuro? - sussurrò Hermione, mentre Sir le spostava un ricciolo ribelle dal volto. Erano settimane oramai che riuscivano a vedersi solo di sera, anche perché si avvicinavano gli esami dei M.A.G.O e la ragazza studiava come un ossessa.

- Di ogni cosa che riguarda te. - disse Sirius, e in un attimo si ritrovò le sue labbra sulle proprie, in un bacio che lo sciolse completamente. Beh, quando era romantico si ritrovava a fare improvvisamente l'amore... quindi delle volte era così zuccheroso da farsi venire la nausea da solo.

Ma era meraviglioso sentirla sua in quel modo, stringere la sua carne tra le proprie dita, e soffocare in quel profumo che lo sconvolgeva sempre di più. Lei era sempre più bella, ma dopo aver fatto l'amore era come una scultura intoccabile, di marmo pregiato, di una bellezza imparagonabile. 

Come se ad ogni tocco lei brillasse sempre di più. Ma a Sirius bastava anche solo guardarla dormire, perché gli sembrava di veder dormire un angelo.

 

 

- Un attacco? - sussurrò Nott Senior, e Bellatrix annuì, guardando il fuoco sfrigolare nel camino.

- Un attacco, ma questa volta decisivo. Non andrò da sola. - disse Bella, con un sorrisetto sulle labbra. Silente avrebbe visto il suo esercito, e avrebbe tremato dinnanzi alla loro magnificenza.

Quella era una promessa.

- E il primo a morire sarà proprio mio figlio. - sbottò, stringendo i pugni. Quel piccolo traditore bastardo l'avrebbe pagata per quel che le aveva fatto.

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Capitolo 16
*** Capitolo Sedicesimo ***


Io ci sarò

 

 

 

 

 

 

- Useranno un esca. - sussurrò Frencis, afferrandola per le braccia e trascinandola sotto le arcate dell'entrata principale di Hogwarts come una furia. 

- Di cosa stai parlando? - domandò Hermione, corrucciandosi e mordendosi le labbra quando la stretta del ragazzo si accentuò sempre di più sulle sue braccia. - Mi stai facendo male. - sussurrò, ma Frencis non l'ascoltò.

- Vogliono te. - disse, afferrandole il mento e portandoselo a pochi centimetri dal proprio volto. Sirius si bloccò di scatto vicino ai portoni della Sala Grande, alzando lentamente lo sguardo verso di loro.

Gli studenti che passavano lo salutavano, qualcuno gli chiese anche qualcosa... che non ascoltò minimamente. "Che intenzioni aveva Frencis?" 

- Lasciami e calmati, mi stai facendo male. - sentì dire da Hermione, e partì di quarta, vedendo rosso. Non gli importò che un nugolo di studenti si fermò di scatto al suo passaggio, lo sguardo della Mcgranitt puntato sulla schiena, semplicemente raggiunse i due e strinse il polso del ragazzo.

- Che cazzo fai? - sussurrò a pochi centimetri dal volto di Frencis, che si staccò di scatto. - L'ho sognato... loro la useranno come esca per uccidervi. Devi nasconderla. - sussurrò, mentre la Mcgranitt li raggiungeva.

- Che cosa succede qui? - disse, vedendo Hermione massaggiarsi il braccio e Sirius stringere ancora di più il polso del ragazzo. - Cosa significa l'hai sognato? - sbottò l'uomo, assottigliando lo sguardo.

- Sirius, lascialo. - ordinò prerentoria la Mcgranitt, mentre gli studenti si riunivano attorno ai due per vedere cosa stesse succedendo. 

- Ne parleremo nell'ufficio di Silente. - disse Minerva, dividendo i due mettendosi in mezzo. Hermione guardò Sirius, mordendosi con forza le labbra. L'uomo le sfiorò di sfuggita il braccio, mentre avvicinava le labbra all'orecchio di Frencis.

- La prossima volta che devi dire qualcosa di importante, riferisci pure a me, sono un ottimo ascoltatore. - sussurrò, indietreggiando e dirigendosi, indifferente alle occhiate omicide della Mcgranitt, nella Sala Grande.

 

 

- Non ci si deve avvicinare! - sbraitò Sirius, mentre Silente si gustava in tutta tranquillità un thé alla pesca. La professoressa di trasfigurazione gli diede uno scappellotto dietro la testa, mentre Hermione soffocava una risata.

- Tieni le tue questioni personale lontane da Hogwarts, Black! - sbraitò, mentre James sbadigliava e Severus lo guardava con un occhiata disgustata. Lily sospirò, mentre Harry guardava Nadija con le braccia incrociate al petto, cercando di capire che cazzo centrasse lei in quella storia.

- Non è proibito? - sibilò Severus improvvisamente, mentre Hermione si strozzava con la propria saliva ed Harry cadeva sulla sedia su cui era seduto. 

- Cosa? - domandò Sir, sbattendo civettuolo le ciglia e guardandolo come una ragazzina in calore. Severus inarcò un sopracciglio, sogghignando maleficamente.

- Relazione tra alunna e professore. - sbottò, mentre Lily si schiaffeggiava la fronte e gli pestava un piede. Severus la guardò, stringendo le labbra, e la donna scosse il capo, intimandogli con le labbra di stare zitto.

- Chi è quel bastardo che si fa un alunna? Voglio stringergli la mano. - disse Sirius, guardando innocentemente il professor Silente, che sospirò per quel comportamento così... libero. 

- Tu. - sibilò Severus, che gli avrebbe volentieri staccato la testa a morsi.

- Complimenti, Sir, colpisci come sempre! - annuì Sirius, stringendosi la mano sinistra da solo, come un idiota. Hermione gli diede un calcio dalla poltrona su cui era seduta, facendolo gemere, e intimandogli di starsi zitto.

- Ora che il nostro professore di Difesa Contro le Arti Oscure si è notevolemente calmato, torniamo a noi. Il signor Lestrange dice di aver sognato... i pensieri di sua madre. - disse Silente, accarezzandosi la barba e guardando curiosamente Frencis, che abbassò lo sguardo.

- Vogliono attaccare Hogwarts in massa, e usare Hermione come esca. - sussurrò Frencis, guardando dispiaciuto la ragazza, che alzò gli occhi al cielo. - E che sarà mai... lo avete già fatto una volta. - sbuffò, mentre Fra arrossiva teneramente sulle guance.

- Non hai visto altro? - domandò Sirius, e Frencis scosse il capo. - Ha solo detto che sarà il primo a tagliare la testa. - sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Non che fosse una novità, sua madre cercava di ammazzarlo da quando era nato, giusto perché diceva di "rinforzare" il suo corpo e la sua anima.

Stronza.

- Bene, questa notte e quelle successive chiuderemo i ragazzi nel loro dormitorio, mettendo dei professori all'entrata come guardie. Hermione, Frencis e Draco dormiranno con James e Lily, sono loro le "punte" del diamante, quelle da eliminare principalmente, quindi saranno protetti personalmente. - disse Silente, mentre Lily si torturava le mani.

- Potrei chiederle un piacere, professore? - mormorò infatti, mentre Severus spostava lo sguardo su di lei. L'uomo annuì dolcemente, invitandola a parlare. - Con noi potrebbero dormire anche Harry e Antheia? Mi sentirei più sicura. - mormorò, e il preside acconsentì, guadagnandosi un sorriso luminoso da quella meravigliosa donna.

- Ora andate, e mi raccomando, siate prudenti. - li liquidò.

Quella... sarebbe stata una lunga notte.

 

 

- Ci dormo io lì. - disse Antheia, sbadigliando. Frencis le sorrise, e Draco, che fu afferrato in tempo da Harry, quasi stava per menarle un calcio. - Tu non dormi nel letto accanto al suo. - sibilò, mentre la ragazzina alzava un sopracciglio.

- Infatti, dorme vicino a me. - sbraitò James entrando nella stanza con la bacchetta spianata e guardando quegli adolescenti arrapati con occhiata omicida. - Okay, mi sta bene. - sospirò Draco, facendo la linguaccia a Frencis che alzò le mani in alto.

- Tu, Hermione, dove dormi? - disse Harry, visto che era stata propinata una sola stanza ai ragazzi, con sette letti. - Con me, porco. - sbuffò Sirius, che era riuscito a scappare dalla presa della Mcgranitt. 

- Se ti becca t'ammazza! - urlò Lily dall'altra parte della stanza, e una risatina uscì dalle labbra dell'uomo. - Come può beccare me, il più bello dei Malandrini? - ridacchiò, scuotendo i capelli in una mossa sexy. - Non illuderti, sono io il più bello! - sbraitò, mentre Hermione sussurrava un - ridicoli - scuotendo il capo.

- Di solito Hermione dormiva in mezzo a noi... ora mi sentirò a disagio senza quel corpicin... - iniziò Draco, venendo zittito da uno scappellotto bello pesante di Sirius. - Arrangiati con il corpicino di Harry. - sibilò, mentre quello mimava di ficcarsi due dita in gola e vomitare.

- Ora zitti e accuccia. - sbuffò, buttandosi sull'unico letto a due piazze e trascinando Hermione con sé. Harry li guardò sorridente, prima di sdraiarsi sul suo letto. 

Li sentì ridere sotto voce, scambiarsi qualche bacio, mentre Draco bestemmiava di tanto in tanto, e sentì una grande malinconia pompargli dentro. Lui aveva amato, quel poco che bastava da sentire la sua anima infiammarsi, ed era rimasto deluso.

Strinse i pugni, mordendo il cuscino. Per trattenersi dall'alzarsi e raggiungere quella stronza, facendola a pezzi. 

 

 

Antheia Potter aprì lentamente gli occhi quando sentì un sussurro nella notte sfiorarla. La maglia dei The Rolling Stones, che aveva rubato a suo fratello come pigiama, le sfiorava appena la gamba pienotta, mentre il viso ancora assonnato si guardava attorno.

Vide i suoi genitori dormire pensantemente, e suo padre addirittura russare, e uscì dalla loro stanza. Uscì dalla torretta silenziosamente, senza che nessuno se ne accorgesse, se non... Draco.

Assonnato la vide uscire, e svegliò gli altri con un urlo degno di Tarzan, per poi seguirla senza che tutti capissero che diavolo stesse succedendo. James spalancò gli occhi, e urlò quando vide che sua figlia non c'era. 

Spalancò la porta della sua camera e vide tutti riuniti nel salottino. - Dov'è? Antheia dov'è? - urlò, ma dallo sguardo di tutti capì che... avevano deciso di cambiare esca.


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Capitolo 17
*** Capitolo Diciassettesimo ***


Io ci sarò

 

 

 

 

 

 

 

 

Frencis si coprì il volto con il mantello nero, sorridendo sornione. In un attimo erano spariti tutti, inseguendo Antheia per tutto il castello. Credevano davvero che sua madre fosse così stupida? Ci aveva già provato con Hermione, era ora di cambiare esca, anche se aveva rifiutato di usare lui.

E credevano davvero che lui fosse così stupido da mettersi contro sua madre? - Idioti - sussurrò tra sé e sé, per poi afferrare la mano che sua madre gli porgeva, sorridendole a piene labbra.

- Sono fiera di te. - mormorò Bellatrix, mentre Frencis sogghignava. Gli baciò dolcemente una guancia, e lo sospinse dietro le sue spalle, mentre lo sguardo del ragazzo cadeva irrimediabilmente su... Antheia.

Legata ad un albero in fiamme, i suoi occhi che non conoscevano menzogna lo fissavano. I capelli rossi le accarezzavano il volto, e le occhiaie le appesantivano lo sguardo scrutatore. - Andrai all'inferno. - sussurrò Athe, sputando ai suoi piedi.

- Tu e tua madre... farete una morte peggiore di questa, brucerete in fiamme più dolorose di queste, e la vostra pena sarà moltiplicata per mille. Andrai all'inferno, Lestrange, e questa è una promessa. - mormorò, facendogli sgranare gli occhi.

Ah, se Lucifero avesse avuto uno sguardo... sarebbe stato quello di Antheia Potter. Quegli occhi scuri, che alla luce rossastra delle fiamme avevano assunto sfumature aranciastre, promettevano dolore e morte, torture e giustizia.

Quando James Potter giunse sotto le arcate dell'entrata principale di Hogwarts, guardando verso la foresta proibita, sentì il cuore fermarsi. Un grido, il suo grido, si espanse per la radura, agoniosa.

Lily, Severus, Sirius, Hermione, Draco ed Harry lo seguirono, e si fermarono di scatto dinnanzi a quello scempio.

Antheia Potter bruciava lentamente, mentre le fiamme cominciavano a lambirle il viso oramai tumefatto. - Athe! - urlò Draco, cercando di raggiungerla e venendo schiantato due metri indietro da un Frencis alquanto perplesso.

- Tu! - ringhiò il biondo, mentre una schiera di Mangiamorte si affiancava a Bellatrix, che sorrideva sorniona. Il petto di Lily si alzava e abbassava, mentre i professori e lo stesso preside Silente, con una decina di Auror chiamati dal Ministero e fatti venire con la metropolvere, accorrevano in loro aiuto.

- Mia. figlia. non. si. tocca. - sillabò lentamente la donna, mentre i capelli rossi si aprivano a ventaglio, e lo sguardo di Bella si posava su di lei. Lils sguainò la bacchetta, puntandola verso di lei. - Fractum! - urlò, mentre la donna evitava abilmente il suo incantesimo.

In un attimo si scatenò quello che sembrava l'Inferno: Lily scagliava incantesimi sconosciuti, gli Auror si difendevano con magia e spade, e Mangiamorte uccidevano qualsiasi cosa passasse sotto la loro bacchetta.

Ma Draco... Draco no. Cercava solo un modo per liberare Antehia, che non gridava più, ma ciondolava spasmodicamente il capo. Un modo per salvarla, un modo per portarla via da lì. - Harry, cazzo! Aiutami e liberami da questo coglione. - strillò verso il suo migliore amico, ma fu qualcun'altro ad apparire.

Hermione Granger guardò Frencis Lestrange, che ingoiò a vuoto dinnanzi al suo sguardo. - Mi ero fidata di te. - disse solo, puntandogli la bacchetta contro. - Mi fidavo di te. - sussurrò poi, gridando un "Cruciatus" così forte da far sobbalzare Draco, ma che Frencis evitò.

La ringraziò mentalmente, e corse da Antheia. - Averte flamma! - urlò, spegnendo le fiamme e correndo da lei. Metà del suo corpo era annerito, e quella bambina tremava tra le sue braccia, facendolo star male.

- Va tutto bene, ora. Andrà tutto bene, te lo prometto. - sussurrò, stringendosela delicatamente al petto e prendendola tra le braccia, sotto i suoi gemiti agoniosi. - Rimarrò sfregiata per sempre. - sussurrò improvvisamente, mentre Draco si destreggiava tra quella folla impazzita.

- Io ti amerò lo stesso per sempre. - mormorò, sorridendole. 

 

 

- Per una mezzosangue, Sirius, seriamente? - urlò Bellatrix, evitando un suo colpo di bacchetta e puntandogliela al petto, a pochi centimetri di distanza da lui. - Cazzi miei, cugina. - sibilò l'uomo, guardandola dritto negli occhi.

- Meglio posare la bacchetta, Bellatrix, se non vuoi che tuo figlio diventi cibo per vermi. - urlò una voce improvvisamente, facendoli sobbalzare. Bellatrix alzò lentamente lo sguardo, mentre Hermione sogghignava sorniona, stringendo al petto un Frencis ferito.

- Potrà anche essere un Purosangue... ma la sua padronanza della magia equivale a quella di un Maghinò. - rise, facendola arrossire per la rabbia. - Credi che mi interessi qualcosa? Se perdere mio figlio significa ripulire la terra da voi insulsi Mezzosangue... non mi tocca minimamente. - disse Bellatrix, sorridendo. 

- Murum! - urlò Hermione, e qualcosa di invisibile divise i due cugini. Spinse il ragazzo ai suoi piedi, e puntò la bacchetta verso la Lestrange. - Tu credi che i sentimenti siano la rovina di una persona? Io credo che le persone come te siano la rovina per sé stessi. - disse semplicemente Hermione, scuotendo il capo.

- Vuoi combattere contro di me, mezzosangue? Credi davvero di esserne in grado? - rise Bellatrix, ma sembrava che la sua avversaria fosse qualcun'altra: Lily Evans in Potter incrociò le braccia al petto, fiancheggiando Hermione. 

- Io lo sono. - disse semplicemente, e James fu bloccato da Sirius, che gli strinse un braccio. - Lasciala fare, non troverà pace così. - mormorò al suo orecchio, e l'uomo guardò la moglie ad occhi sgranati.

Molti Mangiamorte erano scappati, altri erano rimasti uccisi come molti Auror, molti altri giacevano imprigionati. Nessuno combatteva più, oramai, e solo due occhi scintillavano più della notte. 

- Avada Kedavra! - urlò Bellatrix. 

- Avada Kedavra! - urlò all'unisono Lily Potter, con il mento alzato e l'orgoglio nel cuore. Perchè sua figlia... era la cosa più preziosa che avesse insieme ad Harry, e nessuno poteva toccarla. Nessuno

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Capitolo 18
*** Ultimo capitolo ***


Angolo Autrice: è piccolo il capitolo, e ci ho messo tanto ad aggiornare. In realtà non volevo farlo, avevo paura che tutto finisse. Però ci sono riuscita ed è... meraviglioso. Grazie a tutte voi, grazie per avermi seguito, per i complimenti, per aver alimentato il mio sogno e averlo reso reale. Grazie di tutto, per essere state insieme a Draco e Antheia, maledicendoli. Per essere stati insieme a Sirius ed Hermione, e la loro stupidità in fatti di sentimenti. 

Grazie a Sfiammella, che è stata con me fino alla fine. A Harry Potterish, che amavo prima e che amo anche ora per le sue storie, e per aver seguito la mia con i suoi bellissimi atti. Grazie a tutti voi.

 

 

 

Ultimo capitolo

 

 

 

 

 

Il fatto che James Potter, con il suo coraggio da far invidia ai leoni, aveva sposato sua moglie dal raggio della Maledizione senza perdono... non era una novità. Anche sapendo di poterci rimanere, semplicemente aveva abvracciato Lily Evans in Potter e si era lanciato di lato proprio quando il lampo verde aveva avvolto l'aria che avevano spostato i due corpi cadendo.

E il fatto che Lily Evans in Potter, con gli occhi intrisi d'odio, avesse lanciato un Anatema così forte da spezzare la schiena della donna che cadde come una marionetta senza fili... era sensazionale. Perché quella era la forza di una madre disperata, che aveva visto una figlia bruciare tra le fiamme senza poter far nulla per fermare quello scempio.

- Stai bene, Lils? - sussurrò affannato suo marito a pochi centimetri dal proprio volto, guardandola in cerca di ferite o altro. E Lily sorrise. Molte sue vecchie compagne di scuola le chiedevano come avesse fatto a sposare James Potter se il suo odio per lui a quei tempi era così forte.

Semplice. James, se amava, lo faceva senza distinzioni, senza aver paura di nulla, dichiarando la gioia, il dolore, la paura. Amava forte, facendola tremare dentro, fuori, facendola sentire una vera donna, un amorevole madre... tutto.

Ecco, James la faceva sentire il centro del mondo, il suo mondo, ed era meraviglioso. - Sto bene, tu? - domandò, accarezzandogli il volto. L'uomo annuì, affondando il viso nei suoi capelli.

Come poteva non amarlo? Lui, sempre presente, pronto a sacrificare sé stesso per lei, i suoi figli e i suoi amici. - Ti amo. - sussurrò Lily, e James sorrise, baciandola sulle labbra, mentre degli Auror sopraggiungevano sul posto con l'aiuto di Silente, catturando il resto dei Mangiamorte.

Dall'altro lato della radura, Sirius alzava gli occhi fiammeggianti su Frencis Lestrange, che teneva la bacchetta puntata alla gola di Hermione. - Tu! - urlò con voce roca, e il ragazzo tremò impercettibilmente.

- Se io dovrò andare ad Azkaban, trascinerò in un inferno diverso questa sporca Mezzosangue! - urlò, ma questa volta era stanco dei giochetti. Gli Auror alzarono gli occhi verso quell'insolito trio, proprio come i professori e i presenti.

- E io trascinerò te con me in un posto molto più peggiore. - sibilò Sirius, mentre Hermione sgranava gli occhi. Sir sorrise, guardandola con una dolcezza infinita negli occhi. 

- Credi davvero che io sia disposto a lasciarti morire... solo per proteggere la mia facciata? Hermione, morirei con te, per te. - disse, e Silente sorrise, mentre James sogghignava per la sfacciataggine e il coraggio del suo migliore amico.

- Ti amo. - sussurrò, e solo troppo tardi Frencis capì che tutte quelle parole erano solo per... perdere tempo. Alle sue spalle apparve un Harry Potter furioso, che gli piantò un pugnale proprio al centro della schiena. 

Un rivolo di sangue uscì dalle labbra del Lestrange, e Sirius sorrise diabolicamente. - Idiota, sono cugino di tua madre, qualcosa da lei avrò pure ereditato. - disse, sputando ai suoi piedi, mentre la presa si allentava sulla ragazza, che si liberò dalla presa quasi tremante.

Sirius se ne fregò bellamente di avere lo sguardo di tutti addosso, e l'afferrò per un braccio, stringendosela al petto. - Non mentivo prima, ti amo. - sussurrò al suo orecchio, e la ragazza rise, abbracciandolo forte.

- Sei pazzo. - mormorò Hermione, e Sirius annuì. Lo era, di lei, della vita che gli stava regalando... e di quelle emozioni che lo stavano sconvolgendo dal profondo. Sì, maledizione, che lo lincenziassero!

Lui, d'ora in poi, non avrebbe mai più rinnegato il suo amore per lei... perché era come rinnegare sé stesso.

 

***

 

Solo il giorno dopo Antheia Potter aprì gli occhi. La luce filtrava appena oltre le finestre, e tutti, compreso Draco che non aveva mai lasciato il suo capezzale, erano presenti. 

Hermione, come sempre, ignorava bellamente Sirius, che la pregava di fargli due grattini nonostante fosse contro le regole. - C'è il preside, Black, un minimo di contegno. - aveva sibilato a bassa voce, mentre Silente si lisciava delicatamente la barba.

Sua madre parlava con Piton, e suo padre gli faceva le linguacce da dietro, beccandosi occhiate che se avrebbero potuto uccidere... beh, sarebbe già morto. Draco, invece, le stringeva forte la mano, e di tanto in tanto scambiava qualche parola con Harry.

- Ehi. - sussurrò, attirando l'attenzione di tutti. In un nano secondo suo padre saltò sul suo letto d'infermeria, abbracciandola forte e piagnucolando su quanto fosse preoccupato e addolorato, spingendo con un calcio Draco, che stava per caricare un pugno ma venendo bloccato da Harry.

- Stai bene, amore? - mormorò sua madre, invece, spintondando James e guardandola delicatamente negli occhi, accarezzandole la guancia.

- Sono sfregiata, vero? - disse, con un sorriso amaro sulle labbra. Draco sicuramente provava disgusto verso di lei. Non pianse, semplicemente cercò il suo sguardo, che brillò nella sua direzione.

Draco la raggiunse, e le baciò delicatamente le labbra. James fu bloccato da un Sirius in vena di vedere il lieto fine. Fu un contatto sottile, appena udibile, eppure quando Antheia aprì gli occhi... capì che per lui era la ragazza più bella del mondo.

Non c'era bisogno di parole, quello era stato il gesto più importante che lui potesse fare per lei. Athe si sfiorò il petto, proprio dove c'era il cuore, e lo stesso fece Draco, sorridendo.

Sempre.

Sirius fece finta di asciugarsi delle lacrime solitarie, lasciando andare di botto James che ancora si dimenava, che cadde a faccia in giù. Lily alzò gli occhi al cielo, aiutandolo ad alzarsi e abbracciandolo stretto.

- Gelosone. - sbuffò, appoggiando il capo sul suo collo, mentre lui appoggiava la guancia sul suo capo. 

- Che famiglia psicopatica. - disse Harry, facendo ridere tutti. Sirius volse lo sguardo verso Hermione, che gli mandò un bacio volante; fece finta di venire invece colpito da una freccia e la ragazza rise.

- Sì, proprio psicopatica. - mormorò Hermione, ridendo. Ma era la famiglia più bella che esistesse, e lei ne faceva parte. Insieme a Sirius. E non poteva chiedere niente di meglio.

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