Bonnie e Damon + 1

di gaga96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Damon e Bonnie + 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Damon e Bonnie + 1 ***


Bonnie odiava la matematica. Era sempre stata una frana in quella materia, sempre insicura su che calcolo fare o no. Ma una cosa di cui era sicurissima fin da quando era bambina, almeno, era la distinzione fra i segni della sottrazione e dell’addizione. Per cui, quello che stava osservando con occhi spalancati di sicuro non era un ‘meno’. Oh, no. Era un orribile, spaventoso, fantastico ‘più’.
 
—Oh, mio Dio…—sussurrò, portandosi una mano alla bocca e coprendola. Sentì un enorme stretta alla gola. E adesso? Cosa doveva fare? Sentì un’improvvisa ondata di panico investirla e iniziò a respirare affannosamente. Tutti le avrebbero urlato contro! Elena e Meredith l’avrebbero guardata come se fosse una sprovveduta senza cervello, Matt le avrebbe urlato addosso cose irripetibili e ai suoi genitori sarebbe di sicuro venuto un colpo! E poi c’erano Stefan e Damon! Stefan forse l’avrebbe presa anche bene, ma Damon…Oddio!
Bonnie, dannazione, cerca di rilassarti, si disse. Ma era una parola. Chiuse gli occhi e cercò di calmarsi, rallentando i respiri,  facendoli molto lentamente. Quando le parve di essere tornata lucida cercò di riordinare le idee. Ormai la cosa era fatta! Non poteva tirarsi indietro! L’avrebbe detto a Meredith e ad Elena per prima cosa, così da ricevere dalle sue più fidate amiche un consiglio, il migliore di tutti quelli che in quel momento avrebbe potuto darsi da sola. Dopo di che, avrebbe intrapreso il discorso con Damon, ma solamente dopo essere stata assolutamente sicura che non ci fossero state complicazioni per i primi tre mesi. Sembrava un buon piano, no? Prima Meredith ed Elena, poi silenzio, poi Damon.
—Ok, Bonnie! Un bel respiro e vedrai che andrà tutto bene!— sussurrò tra sé e sé, riuscendo ben poco a tranquillizzare il suo animo in crisi. Dopotutto, cosa c’era da preoccuparsi? Aspettava solamente un bambino dal più grande cattivo e sanguinario vampiro in circolazione, qual era il problema?
“Complimenti Bonnie, in fatto di tranquillizzare te stessa fai veramente schifo!” pensò, sospirando e chiudendo gli occhi. All’improvviso qualcuno bussò alla porta del bagno. Bonnie si mise in allerta!
“Fa che non sia lui, fa che non sia lui, fa che non sia lui…” pregò con tutta se stessa, ma le sue preghiere furono presto infrante da un dolce “Streghetta, tutto ok? Sei in bagno da un’eternità!” del suo ragazzo.
Bonnie andò in panico! Le mani le tremarono e iniziò a boccheggiare. Con le gambe molli e con l’aiuto delle mani, si aggrappò al water e si alzò. Si guardò allo specchio ed ebbe un sussulto: era orribile! Anche un cieco si sarebbe accorto che non stava benissimo in quel momento e Damon era tutt’altro che cieco! Strinse le dita sul lavello e cercò di darsi forza.
“Ok, vai tranquilla! Andrà tutto bene! Non si accorgerà di nulla!” pensò, ma non credeva a nessun pensiero. Fece un lungo respiro e si staccò dal lavello. Spezzò in due la bacchetta che aveva in mano e la buttò nel cestino.
—Eccomi…—mormorò, aprendo la porta del bagno. Davanti a lei, Damon era seduto sul letto della camera e appena lei uscì dal bagno le si avvicinò, ma quando notò l’espressione stravolta di Bonnie si accigliò.
—Tutto ok? Sembra che tu abbia visto un fantasma!— scherzò. Bonnie si sforzò di sorridere.
—No, non esattamente— disse, ma subito si morse la lingua! Damon era già una persona abbastanza sospettosa, se poi lei gli faceva anche capire che qualcosa non andava era la fine. Sperò che Damon non notasse quel particolare, ma ovviamente erano speranze vane.
—Cosa intendi dire?— le chiese, avvicinandosi ancora un po’.
“Sei una stupida Bonnie! Ti sei incastrata da sola! Ora, se gli dici la verità, lo sconvolgerai e potrebbe lasciarti perché è una persona troppo imprevedibile. Oppure se gli dici una bugia, facendo la figura della sporca egoista che non dice neanche al suo ragazzo che sta per diventare padre, Damon ti lascerà sicuramente! Per cui ora la scelta è ardua!” pensò, con una piccola punta di ironia. Si sentì malissimo in entrambi i casi! Se Damon l’avesse lasciata ne avrebbe sofferto troppo…ma era giusto che lui sapesse da subito la verità. Probabilmente sarebbe stato peggio se lui fosse venuto a saperlo da qualcun altro o dopo qualche mese. Per cui, Bonnie optò per la prima scelta. Lo guardò dritto negli occhi e iniziò a torturarsi le mani, in preda al panico. Da dove cominciare?
“‘Damon, vedi di mettere la testa a posto perché fra nove mesi sarai papà!’…no, troppo violento! Devi essere dolce, delicata e gentile, sennò la notizia lo sconvolgerebbe ancora di più. ‘Damon, io ti amo, ma alcune volte succede che non tutto va secondo i propri piani. E infatti succedono cose che…’ no, troppo lungo e sofisticato. ‘Damon, sono incinta!’…già meglio, ma troppo diretto. Forse una cosa tipo…”
—Allora?— esclamò Damon. Bonnie si scosse dai suoi pensieri e si inumidì le labbra. La gola le diventò improvvisamente secca. Iniziò a torturarsi con la mano sinistra l’indice destro.
—E-ecco, v-vedi…—balbettò. Era agitata e la voce le tremava un po’. Damon si accigliò ancora di più e la guardò con occhi sospettosi che Bonnie non riuscì a reggere, abbassando i suoi.
—Vedi Damon, io sono…come dire…—si schiarì la gola. “Accidenti!” Il cuore le pulsava da morire e lo sentiva in gola, mentre le guance e le orecchie diventavano un tutt’uno di colore coi suoi capelli.
—Bonnie, parla! Mi sto preoccupando!— le rispose e Bonnie sapeva che diceva il vero perché l’aveva chiamata senza nomignoli.
—Ok, ecco, io sono…—fece una piccola pausa. Prese un bel respiro e ricambiò lo sguardo serio di Damon e con una sicurezza che nemmeno lei si aspettava di utilizzare, disse:
—Damon, sono incinta.
 
 
—Cosa? Tu sei che cosa?— esclamò Damon, spalancando gli occhi e allontanandosi di un poco da lei. Bonnie sentì un campanello d’allarme suonarle in testa. Non era un buon segno quel brusco allontanamento da lei.
—Damon, non fare così, ti prego!— lo supplicò, allungando una mano e toccando il suo braccio. Damon aveva un’espressione stupita, shoccata e piuttosto preoccupata, ma sembrava che non avesse esattamente realizzato ciò che Bonnie gli aveva detto.
—Ma…vuoi dire che sarò padre?—sussurrò, come se quelle parole non dovessero essere sentite da anima viva. Bonnie si morse un labbro.
—Sì, Damon! Diventeremo genitori!— gli disse, prendendogli entrambe le mani e cercando di metterci un po’ di entusiasmo, ma quello non arrivò. Damon assunse un’ espressione un po’ spaventata e lei notò che aveva irrigidito la mascella e ciò la fece rabbrividire.
—Damon…—sussurrò, ma lui la interruppe.
—Bonnie, ma…non posso essere padre! Insomma, guardami! Sono un vampiro! Un assassino spregevole che uccide la gente e, sinceramente, non mi ci vedo proprio a cambiare pannolini e a raccontare fiabe della buonanotte ad un bambino!— disse Damon, innervosendosi di parola in parola e alzando un po’ il tono di voce. Quella frase detta in quel modo fece andare su tutte le furie la ragazza che dimenticò in un secondo di essere dolce, delicata e gentile. Staccò le sue mani da quelle di Damon e strinse i pugni.
—Non fare l’immaturo, Damon! Non mi interessa niente se non ti ci vedi o se sei, anzi eri, un assassino! Ok? E non venirmi a dire che non puoi essere padre, perché puoi eccome! Non stiamo parlando del bambino di una tua amica! Stiamo parlando del nostro bambino, il quale sarà parte di me e di te e io voglio che viva una vita felice! Tu non ti senti pronto? Perfetto, neanche io e ho una paura immensa perché non ho idea di come gestire le cose ma assolutamente non voglio che ci sia un’aura di negatività sempre accanto a lui o lei quando sarà nato! Quindi fammi il favore di dire adesso, seduta stante qual è la tua decisione, perché non rinuncerò a questo bambino! Ti amo da morire e lo sai benissimo, ma amo già anche questo bimbo e non voglio rinunciarci! Quindi ora dimmi se sei disposto a stare con me e a cambiare pannolini e a raccontare le favole della buonanotte un giorno, oppure se non sei disposto a prenderti questa responsabilità e non mi ami tanto quanto dici, allora vattene ora! A te la scelta!— gridò. Si sorprese delle sue stesse parole e soprattutto di piangere. Si asciugò le lacrime velocemente e si voltò, dandogli le spalle, tentando di calmarsi. Le mani tremanti si bagnarono subito di lacrime che Bonnie non riusciva a controllare.
—Bonnie…—
—Decidi!— lo ultimò, singhiozzando. In quel momento, la ragazza sperò per la prima volta con tutta se stessa e in modo così forte che Damon le si avvicinasse e la stringesse a sé, dicendole subito che non l’avrebbe mai e poi mai abbandonata e che comunque la notizia di avere un bambino lo aveva reso felice. Ma così non fu. Per qualche secondo non sentì rumore e capì che se n’era andato. Cominciò a piangere più forte. Era quello che temeva, ma il bambino faceva parte di lei e lei era sua madre. Non ci avrebbe mai rinunciato. Ma il suo cuore, in mille pezzi, cercava disperatamente di tranquillizzarsi, mentre la sua mente le diceva che aveva fatto la cosa giusta, che sarebbe stato più difficile se la cosa si fosse portata avanti nel tempo. Stava per accasciarsi per terra, quando un braccio muscoloso e forte la cinse a sé e sentì un freddo petto dietro di sé.
—Bonnie, non intendevo farti arrabbiare così! E’ solo che la notizia mi ha completamente dissestato e ho scelto male le mie parole, ma ti giuro che il significato non era quello che hai inteso tu. Ti amo, lo sai. E se diventerò padre, ok! Ho, anzi, abbiamo distrutto demoni invincibili, penso che un po’ di pianti e pannolini sporchi siano una cosa gestibile— disse, appoggiando il mento sulla spalla di Bonnie, la quale, commossa e sollevata da quella sorpresa, gli baciò una mano che la cingeva.
—Ma mi prometti una cosa?— le sussurrò all’orecchio. Bonnie sorrise.
—Cosa?— chiese, curiosa. Damon le diede un piccolo bacio sulla guancia, poi le disse:
—I pannolini sporchi e troppo puzzolenti toccheranno a te!—esclamò. Bonnie si mise a ridire e in un fluido movimento si girò e baciò il suo vampiro, che presto avrebbe preso il nome di ‘papà’!
 
 
Poco dopo, quando entrambi si furono calmati e seduti tranquillamente sul letto, Damon le chiese:
—Come pensi di dirlo agli altri?
Bonnie lo guardò. Il suo sguardo era impassibile, ma non freddo. Aveva assimilato la notizia e ora il clima di entrambi si era calmato. Ma quella domanda costituiva una fonte di nervosismo per entrambi, visto che entrambi sapevano che annunciando una simile notizia, sarebbe esplosa una bomba nucleare all’interno del gruppo. Era già stato complicato per gli altri accettare l’idea che la piccola e tenera Bonnie si fosse messa insieme al grande e bastardo Damon, ma soprattutto che quest’ultimo dimostrasse un profondo amore nei confronti di lei. Ed entrambi erano sicuri che la notizia non era ancora stata del tutto digerita dai membri del gruppo, nonostante fossero insieme da quasi un anno.
Ripensando a tutta la baruffa che era venuta fuori quel giorno, a Bonnie venne quasi un conato di vomito nel pensare che quella baruffa non sarebbe stata niente in confronto a quella che sarebbe scoppiata per quella notizia.
Sbuffò.
—Speravo fossi tu a dirlo!— disse, accarezzando distrattamente una mano di Damon.
—Io? Uccellino, sono i tuoi amici! Io li considero meno di quel cestino!— ridacchiò. Bonnie sorrise perché almeno uno di loro due riusciva a fare delle battutine in quel clima. Ma sapeva benissimo che sotto-sotto, anche Damon era piuttosto nervoso al pensiero di dover raccontare tutta quella faccenda a Dith, Matt, Elena e soprattutto Stefan.
Nessuno dei due parlò per qualche secondo, fino a che Bonnie, sinceramente curiosa, fece un domanda:
—Come ti piacerebbe chiamarlo? Il bambino, intendo. Maschio o femmina—
Damon alzò lo sguardo su di lei e sembrava quasi che quella domanda lo avesse sciolto, come neve al sole. Il suo sguardo si rilassò e si addolcì impercettibilmente e se qualcuno lo avesse visto per la prima volta così, probabilmente non se ne sarebbe neanche accorto, di quel cambiamento. Ma Bonnie conosceva benissimo le espressioni del suo bel vampiro e le si strinse il cuore di felicità nel vederlo così preso!
—Beh, sinceramente non ci ho mai pensato! Ma mi piace molto Donnie*, o Willow. Se fosse un maschio, William oppure Ian**. Tu?—
Bonnie sorrise.
—Willow mi piace molto! Se fosse un maschio, Ian penso che sarebbe perfetto— rispose la ragazza, stringendo fra le dita le dita fresche del vampiro. Sarebbe stata dura, ma in quel momento sapeva che insieme ce l’avrebbero fatta.
—Beh, almeno sarà al sicuro con noi!— scherzò Damon, ma sapeva che era tutto il contrario.
—Oh, certo!- iniziò ironicamente Bonnie –Dopotutto, sarà solo figlio di un vampiro super-potente e temuto da tanti e dall’ultima discendente della più potente stirpe di streghe, per cui penso che non attirerà per niente l’attenzione!—
Damon la guardò negli occhi e lei potè giurare di aver scorto, per un secondo, un’ombra di preoccupazione, che subito si tramutò in qualcosa di impassibile. Probabilmente aveva pensato la stessa cosa, ma dirla ad alta voce faceva paura ad entrambi. In quell’istante, Bonnie capì che anche Damon, nonostante la sua reputazione di bastardo incosciente e irresponsabile, si era già affezionato a quel piccolo esserino che stava già crescendo dentro la sua ragazza e avrebbe fatto di tutto pur di proteggere sia lei che il piccolo.
Bonnie si morsicchiò il labbro. Nonostante tutto, era davvero agitata per quella situazione e, ne era sicura, anche Damon non era per niente tranquillo.
—Penso che domani mattina dovremo dire loro ciò che è…successo— mormorò la strega. Damon respirò profondamente.
—Bah, per me potrebbero anche starne all’oscuro per tutta la durata dei mesi. Diciamo che di loro, ora, non me ne potrebbero importare meno!— disse, sdraiandosi sul letto, accanto alle ginocchia di Bonnie. Si mise le braccia sotto la testa e osservò il muro. Bonnie lo guardò in viso e abbassò gli occhi sulle mani che aveva in grembo e deglutì.
—Sì, lo so, ma si tratta pur del nipote di Stefan. Non penso che gli farebbe piacere saperlo dopo sei mesi, e nemmeno a tutti gli altri.  Penso che dirlo subito sia la cosa migliore—
Damon non le rispose, ma si limitò ad annuire con la testa. Bonnie sperò che non fossero brutti segni, quelli. Che non si stesse già tirando indietro.
“Bonnie, è sconvolto quanto te da questa notizia! Lascia che l’assimili con calma. Andrà tutto bene!” si consolò. Sì, sarebbe andato tutto bene.
Si distese accanto a Damon, osservando anch’essa il soffitto. Aveva il respiro accelerato per tutta la tensione e l’ansia che provava in quel momento.
—Andrà tutto bene, vero?— mormorò. Damon tolse le braccia da sotto la testa e passò un braccio sulle spalle di Bonnie, attirandola a sé.
—Andrà tutto bene— le sussurrò, guardandola negli occhi e dandole un leggero bacio sulla fronte.
 
 
 
 
Note:
Buongiorno a tutti! E’ un po’ che non scrivo, e mi dispiace per chi segue la storia “Your Love” che non è stata più aggiornata! Veramente, mi dispiace, ma per quella fic non ho proprio più ispirazione e non so quando l’aggiornerò! Comunque, in questo periodo ci sono tante Donnie che presentano Bonnie incinta e mi è venuta così l’ispirazione! Pensavo di fare un seguito, nel caso questo primo capitolo piacesse. Spero che sia così, spero di ricevere le vostre opinioni in merito, perché mi sono veramente impegnata^.^!
Vi ringrazio! Un bacione!
 
gaga96
 
*  ** : beh, per il nome Donnie, non c’è spiegazione^.^ Penso l’abbiate capito da sole! Per chi non ha mai visto il telefilm, Ian è il nome dell’attore che interpreta Damon, che è veramente fenomenale, sia come aspetto (Ihihih!) sia come attore!

 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2



 
La mattina dopo, Bonnie si svegliò di malavoglia. Era nella stessa posizione della sera prima, col braccio di Damon attorno alle sue spalle e accovacciata sul suo petto. Damon aveva ancora gli occhi chiusi e la strega decise che non era proprio il caso di svegliarlo, di interrompere quello stato di grazia e di pace che, quel giorno, sarebbe stato breve.
Lentamente, si alzò dal letto e si diresse verso il bagno, per sciacquarsi ripetutamente il viso. Quando ebbe terminato si guardò allo specchio: i capelli erano un disastro, tutti arruffati e spettinati, mentre la faccia non aveva perso quell’espressione sconvolta della sera prima. Probabilmente i suoi amici si sarebbero accorti di qualcosa di strano anche solo guardandola in faccia.
Sospirò. Stava ancora cercando un modo decente per dirlo a loro. Ma, soprattutto, si preparava psicologicamente a ricevere sgridate e parole su parole, soprattutto da Meredith. Matt, forse, dopo un po’ avrebbe accettato l’idea e avrebbe visto il lato positivo della situazione, cioè che sarebbe nato un piccolino e ciò era una cosa fantastica. Non avrebbe fatto scenate, Bonnie ne era sicura. Almeno non di rabbia o gelosia. Dopotutto, i sentimenti che avevano provato reciprocamente Matt e Bonnie due anni prima, erano scemati col tempo. Primo, perché Bonnie si era innamorata e poi messa insieme a Damon. Secondo, perché anche Matt si era innamorato e poi messo insieme ad una loro vecchia compagna di classe, Melissa, una ragazza mora e poco più alta di Bonnie, coi lineamenti dolci e gli occhi verdi-grigi. Per cui, almeno per quel fronte, lei non si preoccupava più di tanto. Stefan, probabilmente, sarebbe stato contento, visto che già quando si erano messi insieme lei e il fratello maggiore, il giovane vampiro era diventato radioso, visto che Damon sembrava essere diventato ‘più umano’ e più felice in quei mesi. O forse era contento solamente perché, col fatto che il fratello provava quei forti sentimenti per la rossa, allora sarebbe stato lontano dalla sua ragazza, Elena. Qui, si toccavano i tasti dolenti! Tutti sapevano cos’era successo fra Damon e lei nella Dimensione Oscura,  tutti speravano che la cosa non si ripetesse mai più. Soprattutto ora che Damon era insieme alla strega. Inoltre, si sapeva benissimo che Elena era stata (e forse era tutt'ora) particolarmente attratta da Damon, ma almeno si era sicuri che Damon avesse completamente chiuso quel capitolo della sua vita, cominciandone uno completamente nuovo.
In poche parole, da Elena, Bonnie, non sapeva cosa aspettarsi. Un’esplosione di felicità per la bella notizia? O una scenata rabbiosa e gelosa?
Scosse la testa e cercò di dare un taglio a quei pensieri che la facevano solo star male e uscì dal bagno. Notò subito che Damon si era alzato dal letto e che non era in camera.
“Strano…” pensò. Non era da lui sparire in quel modo, senza neanche degnarla di un saluto. Si sentì indignata e offesa e improvvisamente gli occhi le si offuscarono, mentre un senso di umiliazione e rabbia la avvolgeva.
Cominciò a piangere e con le maniche del pigiama iniziò ad asciugarsi le lacrime velocemente.
—Accidenti, Bonnie, che hai?— le chiese una voce appena entrata nella sua camera. Bonnie sobbalzò dallo spavento e quando vide che la voce apparteneva al suo ragazzo che si era allontanato dalla camera solo per preparale un vassoio colmo di prelibatezze che ora stava sul tavolo della scrivania, sorrise dalla gioia e gli saltò letteralmente addosso, facendo indietreggiare di un passo Damon che non si aspettava un passaggio così repentino dal pianto disperato, alla gioia più totale.
—Uccellino, tutto bene?— le chiese, un po’ incuriosito, mentre Bonnie non si staccava da lui.
—Adesso sì! Sono così contenta che tu sia qui! Grazie per la colazione! Sei il miglior ragazzo di tutti i tempi!— strillò, stringendolo ancora di più.
—Sì, Bonnie, lo penso anche io, ma non a quei decibel! Inoltre, strano ma vero, mi stai strangolando con queste tue braccine! E poi, non è la prima volta che ti porto la colazione! Si può sapere che hai?— le chiese, accigliandosi leggermente e rompendo quell’abbraccio omicida. Le mise le mani sulle spalle e la guardò dritto negli occhi. All’improvviso, vide che gli occhi marroni di Bonnie si fecero lucidi. Si accigliò ancora di più, ripensando alle parole appena dette per cercare qualcosa che l’avesse anche solamente offesa, ma non ci trovò nulla.
—Ma stai piangendo?— chiese lui, un po’ confuso. In quell’istante, le guance di Bonnie divennero rosse e una piccola lacrime le scese.
—E’ solo che sono felice! Tu non sei felice?— chiese con voce tremante, quasi come se avessero appena fatto una litigata feroce e si stessero per lasciare. Damon sbattè più volte le palpebre prima di risponderle.
—Sì, Bonnie, sono felice, ma non capisco perché tu ti stia mettendo a piangere!—
Lei annuì. Poi notò il vassoio e si illuminò.
—Ok. Mangiamo?— esclamò tutta contenta. Damon le lasciò le spalle, seguendola con lo sguardo stupito e leggermente incuriosito.
—Uh! Pancetta!— trillò la rossa, annusando a pieni polmoni l’odore di pancetta. Non lo avesse mai fatto! Un improvviso gorgoglio allo stomaco la fece drizzare e con uno scatto saltò giù dal letto e si precipitò in bagno, sbattendo la porta.
Senza dire una parola, Damon si avvicinò alla porta chiusa, sentendo dei colpi di tosse e in un secondo tutto fu chiaro e le notizie della sera prima gli schiarirono le idee: gli effetti collaterali della gravidanza!
Ecco spiegato i continui cambiamenti d’umore e i conati di vomito improvvisi che attaccavano Bonnie nelle ultime settimane!
Sospirò. Fra nove mesi, altro che vomito e pianti. Ci saranno pannolini, giochini, puzze di ogni entità in giro per la casa.
“Accidenti a me e a lei che non abbiamo nemmeno preso una precauzione!” pensò, mentre una strana morsa gli attanagliava la gola.
—Bonnie, tutto ok? La prossima volta vedrò di portarti fette biscottate e latte inodore!—  scherzò. Non udì nulla per qualche secondo, poi un rantolo faticoso lo raggiunse.
—La prossima volta ti bacio mentre vomito!
 
 
—Sei sicura di volerlo dire tutto tu? Lo sai che amo stare al centro dell’attenzione e soprattutto stupire la gente! Stefan farà una faccia da manuale e la tua amica paurosa probabilmente tirerà un urlo da rompere i vetri! Non vedo l’ora di sentire il tuo bel discorsetto, pettirosso!
Bonnie si morse follemente il labbro inferiore e si chiese come facesse Damon a scherzare su una cosa che a lei dava il tormento da ore!
—Ma come fai ad essere così tranquillo?— gli chiese. Damon la guardò un secondo, per poi tornare ad osservare la strada.
—Semplice! Non me ne frega assolutamente nulla di loro! Possono dire tutto ciò che vogliono ma le cose stanno così. Punto—
La strega annuì lentamente, per poi guardare fuori dal finestrino. Era una mattina d’ottobre abbastanza fredda. Una leggera nebbiolina regnava su Fell’s Church, rendendo la cittadina scura e tetra. Passarono vicino all’Old Wood, che in quel clima sembrava ancora più cupo e misterioso. A Bonnie metteva i brividi quel posto. Dopotutto, le maggiori battaglie erano state combattute proprio lì. In quel luogo, la ragazza aveva spesso pensato di morire, ma fortunatamente, anche quando Damon era ancora innamorato di Elena, il vampiro l’aveva sempre salvata. Forse già allora provava qualcosa di forte per la rossa, ma era troppo interessato a rendere la vita del fratello un inferno per vendicarsi di una cosa accaduta più di cinquecento anni fa, che neanche si era accorto della piccola ragazza.
Pensando a tutto ciò, a Bonnie venne in mente un domanda che, nonostante si conoscessero da due anni più o meno, non aveva mai fatto a Damon.
—Damon, per curiosità, quando sei nato? Intendo, in quale giorno?
Il vampiro si accigliò leggermente.
—Perché ti interessa?
—Beh, tu sai quando sono nata io, ma io non so quando sei nato tu! Avanti, dimmelo!— Lo intimò. Il ragazzo la fissò.
—Ok, tarma, adesso te lo dico! Il 24 gennaio del 1500. Sei contenta?— la prese in giro! Bonnie gli diede un leggero pugno sul braccio destro.
—Sì, sono contenta! Perché non me l’hai mai detto?
—Perché tu non me l’hai mai chiesto!
—Ma io ti ho detto il mio! In teoria, tu avresti dovuto fare lo stesso! Non ti capisco!
—Bonnie, io non capisco la natura di questo discorso! È solo una data, niente di speciale!
—Sì, ma è la tua data di nascita! Quando arriverà questo bambino lo vorrà sapere, festeggeremo i compleanni e…
—Alt! Niente festeggiamenti! C’è un motivo per cui lo sa solo Stefan ed è proprio perché odio le feste di compleanno! Mi fanno sentire sempre più vecchio!— disse Damon. Bonnie lo guardò esterrefatta e quasi scoppiò a ridere!
—Ma se sei un vampiro! In ottima forma direi! Di che ti preoccupi? Non invecchi mai! Io piuttosto dovrei preoccuparmi, visto che quando avrò quarant’anni, tu avrai l’aspetto di un ventiduenne e io sembrerò una pervertita a stare con te, mentre nostro figlio sembrerà tuo fratello! Direi che non hai proprio niente di cui preoccuparti!— scherzò, anche se sotto-sotto, quelle parole le pensava davvero.
—Sì, ammetto che mi sto conservando piuttosto bene! Per quanto riguarda la tua età, non fa niente! Mi piaci così come sei, anche se con un po’ di rughe!— scherzò Damon, con un sorriso ironico sulle labbra. Bonnie assottigliò gli occhi.
—Oh, certo! Quando avrò ottant’anni, mi immagino già i commenti! Mi prenderanno per tua nonna! Accidenti,  Damon, dovremmo trovare una soluzione!— esclamò lei, alludendo ad un pensiero ben preciso.
—Non ti trasformerò, Bonnie— le rispose serio. Bonnie mise subito il broncio.
—Andiamo, Damon! Non voglio sembrare tua nonna e la tris-nonna di mio figlio! E’ triste e un po’ inquietante!— mugulò lei.
—Senti, streghetta, siamo arrivati! Ne riparliamo dopo!— chiuse il discorso, parcheggiando la macchina.
 
 
—Dam, ci ho ripensato: parla tu!— esclamò Bonnie salendo le scale. Dietro di lei, Damon sogghignò.
—Piccola, non stai mica andando a dire di aver ucciso una persona! Quello è compito mio!— scherzò il vampiro. Bonnie sentì lo stomaco rimbalzare sempre di più, mano a mano che la porta della camera di Elena e Stefan si avvicinava.
—Non mi servono le tue battute! Mi serve il tuo sostegno!— lo rimbeccò, sottovoce. Stefan li avrebbe sentiti sennò.
—Ok, ok! Ti darò una mano! Ma ricordati che è tutta colpa tua! Se fosse stato per me, adesso saremmo a casa a fare quello che facciamo di solito!— le sussurrò di rimando. Bonnie si spazientì e gli lanciò una gomitata che beccò il suo petto di marmo!
—Ah! Dannazione, Damon! Forse non ti è ben chiaro il significato di ‘dare un sostegno’!
Battibeccando, nemmeno si accorsero di essere fermi, l’uno davanti all’altra, con di fronte a loro la porta della camera degli amici. Damon le mise dolcemente le mani sulle spalle e con una delle due le alzò il mento in modo da incrociare i suoi occhi color cioccolato.
—Andrai benissimo! Sei fantastica, io sarò sempre accanto a te, per qualsiasi evenienza! Andrà tutto bene, Bonnie! Vedrai! Capiranno e saranno felici tanto quanto noi per questa bellissima notizia!— e detto questo, le lasciò un leggero bacio sulle labbra. Bonnie si sciolse completamente e si addolcì. Quando il bacio terminò, i due tornarono a guardarsi.
—Cavolo, sei davvero un ottimo sostegno!— sussurrò.
—Vero? Mi sento sollevato anche io dalle mie stesse parole!— scherzò. Bonnie gli lanciò un’occhiata divertita. Poi appoggiò molto lentamente la mano sul pomello della porta. Guardò Damon, poi tornò al pomello. Osservò ancora Damon che lentamente, questa volta, annuì.
La porta si aprì.
 
 
—Allora, che succede?— chiese Elena, impaziente, seduta sul divano di fronte a quello di Bonnie e Damon. Otto paia d’occhi si puntarono su Bonnie e Damon. Quest’ultimo era seduto comodamente, dando l’impressione di essere piuttosto rilassato, senza però togliere la mano da quella della sua ragazza. Bonnie, invece, era il contrario. Era ritta sulla schiena, la quale era rigida come il ghiaccio e i nervi erano molto tesi. Deglutì per tentare invano di bagnarsi la bocca.
—Ecco…io e Damon avremmo un importante notizia da darvi…è una notizia sia bella che brutta…c-cioè non è brutta, ma anzi, è molto bella, solo che da alcuni potrebbe essere vista in modo negativo…però è una cosa piacevole e che dà felicità…più o meno…non fraintendetemi, io sono contenta di questo, però è…-
—Bonnie, non capisco cosa stai cercando di dirci!— la interruppe Meredith. Bonnie la guardò agitata, gli occhi lucidi dall’emozione. Gli stessi occhi che lanciarono un’occhiata di aiuto disperato a Damon, che subito prese la parola.
—In parole povere, Bonnie è incinta!— disse. Quelle parole, dette così di getto, fecero fermare il cuore anche di Bonnie che già sapeva la notizia, figurarsi agli altri.
—Che ti avevo detto, uccellino? Le loro facce sono indescrivibili!— sussurrò Damon. Bonnie tentò di fare un sorriso, ma ciò non riuscì alla grande perché sul volto le apparve una cosa che somigliava più ad una smorfia di dolore. Tutti avevano una faccia stupefatta e non ci volle molto prima che qualcuno parlò.
—Allora? Che ne pensate?— esclamò Bonnie con finta allegria. Il primo a parlare fu Stefan.
—Io…cioè…non potrei essere più felice! Diventerò zio! Congratulazioni!— gridò, con un sorriso radioso in volto. Si alzò dal divano contemporaneamente a Bonnie e si abbracciarono.
—Bonnie, tu sei la mia santa!— le sussurrò, per poi andare a stringere la mano a Damon che nel frattempo si era alzato.
“Meno uno…” pensò leggermente sollevata la ragazza. 
—E’ davvero splendida questa notizia, Bonnie, sono così felice per voi!— esclamò all’improvviso Dith, che le corse incontro per abbracciarla, anzi, stritolarla. Bonnie scoppiò a ridere, contenta che Mere l’avesse presa così bene.
—Ehi, puffetta! Complimenti! Basta che il bimbo prenda da te e non da quel moro palestrato e sono contento!— scherzò Matt, scompigliandole i capelli. Bonnie quasi gli saltò in groppa dalla felicità. Era andato tutto bene! Tutti l’avevano presa bene! Ma un secondo…mancava qualcuno…
—Siete sicuri di volerlo tenere?— chiese una voce fredda. Elena, composta e rigida, non si era minimamente mossa. Tutti ghiacciarono. Bonnie vide Damon irrigidire la mascella e affilare lo sguardo. Non gli era piaciuta per niente quella  domanda. Anche Bonnie si sentì offesa e si mise sulla difensiva.
—Certo che vogliamo tenerlo! E ne siamo più che certi! Hai qualche problema, Elena? Qualcosa non va?— le chiese Bonnie, nonostante sapesse già che Elena non avrebbe mai esternato i pensieri che le balzavano nella mente in quel momento. Rimasero qualche secondo a guardarsi negli occhi, le due amiche, quasi come se si stessero sfidando. Poi, Elena si alzò e l’abbracciò. Bonnie, che non se l’aspettava, ricambiò dopo qualche secondo l’abbraccio della bionda.
—In questo caso, direi che avete la mia benedizione!— sorrise. Il clima si riscaldò e si tornò a ridere e scherzare, a parlare dei nomi in base al sesso del bambino, a quando ci sarebbe stata la prima ecografia e chi sarebbe stato il padrino o madrina. Sembrava stesse andando tutto bene, ma si vedeva benissimo che c’erano delle questioni da risolvere all’interno del gruppo. E Bonnie voleva risolverle al più presto!
 
 
 
 
 
Note: Ciao a tuttiiiiiiii!! Ok, ho deciso di continuare questa storia (anche perchè mi piace troppo questo tema ^.^) e spero di riuscire a finirla! Ringrazio di cuore tutte le persone che hanno recensito, messo fra le preferite/ricordate e seguito questa ff! Spero di non deludervi! Grazie mille!
Spero vi piaccia questo capitolonzo!
Vi mando un super-mega-bacio!!

gaga96

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3


—Hai visto, uccellino? E’ andato tutto bene! Come ti avevo detto io!— esclamò Damon, con una leggera nota di sollievo nella voce. Probabilmente ora era più tranquillo anche lui.
Come risposta, Bonnie emise uno strano lamento. Damon le lanciò una veloce occhiata incuriosita, per poi tornare ad osservare la strada che in quel momento era bagnata a causa del diluvio universale che stava venendo giù.
—Accidenti, pettirosso, la tua felicità mi sta contagiando! Ti prego, contieniti!— la prese in giro Damon, con voce piatta. Bonnie, però, sembrava del tutto assente, persa nel suo mondo, mentre guardava fuori dal finestrino.
Rifletteva. Rifletteva sul comportamento di Elena. Sul comportamento insolito di Elena, troppo strano per essere stato pensato e controllato. Anzi, sembrava che nel momento in cui Elena era venuta a sapere della gravidanza, la sua amica non fosse riuscita più a controllare le proprie emozioni, facendo un piccolo passo falso, cioè usando quel tono freddo e tagliente che Bonnie le aveva sentito rare volte, in brutte situazioni tra l’altro. Ma, più che altro, quel tono aveva ferito Bonnie. Nonostante un secondo dopo l’avesse abbracciata calorosamente, Elena l’aveva profondamente ferita. Come poteva trattarla così? Dopo tutto quello che era successo a loro, dopo tutti i momenti passati assieme, Elena la trattava così? Perché, poi? Erano migliori amiche, no? E quella del bambino non era certo una cattiva notizia! Almeno per lei! Cosa gliene poteva importare se lei e Damon volevano tenere il bambino? Erano fatti loro! Inoltre, perché l’aveva detto con quel tono così tagliente, come se quella povera creaturina fosse una disgrazia e, soprattutto, un errore?
Forse perché il fatto che lei fosse incinta di Damon, significava che Elena…
—Bonnie, potresti gentilmente rispondermi?— la interruppe Damon, con un tono di voce leggermente adirato. Bonnie si strinse di più nella sua giacca e parlò, a voce bassa, tanto lui l’avrebbe sentita comunque.
—Sì, sì, sono contenta che tutto sia andato bene…Mere e Matt sono stati fantastici, Stefan più di tutti, si vedeva che era sinceramente colpito e felice…- Damon ghignò -…sono solo sconvolta dalla reazione di Elena. Non me l’aspettavo! Ci sono rimasta male, ecco— sbuffò.
Damon non rispose. Era come se Bonnie non avesse nemmeno parlato. La ragazza lo osservò un momento, come per vedere una qualche reazione sul viso del vampiro, ma quello pareva imperscrutabile. Rimase un po’ delusa da quella reazione nulla. Ma poi, il ragazzo prese la parola.
—Vedi, streghetta, probabilmente era solo un tantino sconvolta. Lo saresti stata anche tu, se fosse successo il contrario!
—Sì, è vero, ma di certo non avrei posto la domanda più orribile del mondo, “siete sicuri di volerlo tenere?” a lei e a Stefan, detto poi con quel tono così crudele, freddo e meschino! Non mi sarei mai permessa!— esclamò Bonnie, aumentando il tono di voce a causa della crescente rabbia che si stava scatenando dentro di lei. Si sentì ribollire le viscere nel dire quella frase ad alta voce, visto che sembrava ancora più orribile e dentro di sé le sembrò per un secondo di scoppiare e, all’improvviso, il vetro dello specchietto retrovisore si frantumò. Damon non fece una piega.
—Anche a me ha dato molto fastidio la frase che ha detto, ero pronto a staccarle la testa da un momento all’altro…— disse Damon, sistemando lo specchietto e osservandolo.
—Accidenti, Bonnie, se prendo la multa a causa di questo specchietto, guarda… Cerca di controllare i tuoi Poteri!— la rimproverò, come se un’improvvisa crepatura del vetro di un oggetto fosse una cosa di tutti i giorni.
La ragazza sbuffò.
—Mi dispiace, Damon, ma ora ho pensieri più importanti di uno stupido specchietto!— sbottò, scendendo dalla macchina e correndo sotto il portico di casa sua per bagnarsi il meno possibile. Aspettò impazientemente il suo ragazzo che, con calma controllata, mise la sicura alla macchina e arrivò per aprire la porta di casa. Camminò per il vialetto, bagnandosi, ma nonostante la pioggia non affrettò il passo. Quando affiancò la rossa, aprì la porta ed entrarono.
—Uccellino…-cominciò Damon, chiudendo la porta –Elena cambierà idea. Accetterà questo fatto, sei la sua migliore amica e questo bambino sarà praticamente suo nipote. E poi, scommetto che verrà a scusarsi. E’ una ragazza che sa il fatto suo, e soprattutto è leale— la consolò il moro, dandole un leggero bacio sulla fronte.
“Se è leale tanto quanto è stata fedele a Stefan, siamo messi bene…” pensò Bonnie ironicamente. Sentì un leggero ringhio e subito sperò di sprofondare!
—Farò finta di non aver sentito nulla…— disse Damon, salendo su per le scale. La rossa arrossì e si vergognò come una ladra! Dopotutto, Elena aveva tradito Stefan con Damon tanto tempo fa. E più volte, tra l’altro.
—Damon, non volevo dire…insomma, scusa! I-io…— balbettò. Sentì le mani prudere per l’imbarazzo e sperò con tutta se stessa che Damon non ce l’avesse con lei, adesso.
 
 
 
Quella sera, Bonnie McCullogh rimase a casa da sola. Aveva smesso di piovere e Damon Salvatore, il suo ragazzo, aveva deciso di approfittarne per fare una bella cenetta. Dopotutto, ora Bonnie doveva rimanere in forze per il bimbo che teneva in grembo e Damon non avrebbe mai bevuto sangue da lei in quello stato, visto che teneva troppo sia a lei, che alla piccola creaturina che fra pochi mesi avrebbe tenuto in braccio.
Bonnie, in quel momento, si stava distrattamente accarezzando il ventre, nonostante la sua pancia fosse ancora piatta e asciutta. Aveva salutato Damon poco prima e già si sentiva da sola. Dopo l’inopportuno pensiero che Bonnie aveva fatto sulla fedeltà di Elena nei confronti del fratello minore del vampiro moro, la rossa era subito corsa su per le scale per chiedere scusa a Damon che, poverino, non era per niente fiero del periodo che aveva trascorso negli scorsi due anni, cioè quando ancora era convinto di essere innamorato di Elena. Anzi, se ne vergognava, perché sapeva quanto tempo aveva gettato via per niente per andare dietro al suo vecchio angelo. Accidenti, quel nomignolo faceva venire i brividi a Bonnie!
Accese la televisione, sperando di togliersi quei dolorosi pensieri dalla testa. Iniziò a fare una veloce panoramica dei canali televisivi, fino a che non trovò un programma interessante. Parlava di genitori che non riuscivano a gestire i propri figli e chiamavano una persona per cercare di accudirli.
“Wow!” pensò “Quei bambini sono delle scimmie selvagge! Quando arriverà il mio, di sicuro non sarò così permissiva, come madre!” si disse, vedendo un genitore che viziava selvaggiamente il proprio figlio. No, non l’avrebbe educato così! Sarebbe stata una brava mamma, si diceva.
All’improvviso, la telecamera inquadrò la cameretta di un bambino che dormiva dolcemente nel suo lettino. Era una femmina ed era bellissima! Sembrava un bambolotto! A Bonnie si sciolse letteralmente il cuore e in quel momento desiderò con tutta sé stessa di tenere quello stesso fagottino fra le sue braccia, di cullarlo e cantargli una ninna-nanna. Lo avrebbe accarezzato e baciato, facendolo sentire amato. Sorrise dolcemente a quell’immagine che si era creata in testa. Non vedeva l’ora di abbracciare suo figlio, anche se la parola ‘suo’ associata a figlio le faceva ancora uno strano effetto.
“Mi ci abituerò!” pensò allegra.
Ma poi, la scena cambiò radicalmente. Quella stessa bambina che un secondo prima era carina e coccolosa nel suo lettino, tutta tranquilla, ora era diventata una tempesta di urla e pianti! Continuava ad urlare selvaggiamente, tanto che Bonnie dovette abbassare il volume della tv. Correva per tutta la casa e frignava per niente, gridando e buttandosi regolarmente per terra! Stressava i genitori che, poverini, cercavano di farla mangiare, ma la piccola sputava tutto il cibo, nel piatto, di nuovo. Era disobbediente e tremendamente fastidiosa!
In quel momento, un attacco d’ansia investì Bonnie! Forse non era poi così pronta a fare la mamma come pensava! A vedere quella bambina, si chiese come i genitori potessero sopportarla giorno dopo giorno ed un groppo in gola soffocò all’improvviso la povera diciannovenne che, in un primo momento era tutta contenta della maternità, ed un secondo dopo tutti i suoi bei pensieri ed i suoi buoni propositi erano andati in fumo! Come si gestiva un figlio così? Come l’avrebbero cresciuto lei e Damon? E cosa avrebbe fatto Damon? Lui non era un tipo famoso per la sua pazienza anzi!
Cominciò a respirare più velocemente! Stava andando in panico! Un bimbo non è una cosa da scherzo! Accidenti! Le urla della tivù la mandarono completamente in tilt! Fu tentata di chiamare urgentemente Damon, quando il campanello della porta suonò.
Bonnie spense il più in fretta possibile la televisione, sollevata di non sentire più quelle grida spaventose. Corse alla porta, contenta che il suo ragazzo fosse già di ritorno, anche se le parve strano il fatto che Damon usasse la porta principale per entrare, quando invece gli piaceva fare le sue entrate ad effetto dalle finestre della casa. Aprì la porta.
—Ehi, Dam, so-…— ma si bloccò subito perché davanti a lei non c’era un ragazzo alto, moro e dagli occhi scuri, ma una ragazza dai lunghi capelli dorati e gli occhi blu. Elena.
Bonnie rimase sorpresa per quella visita, tanto che parlò dopo qualche secondo.
—Elena! Ciao! Non mi aspettavo di vederti!— esclamò. Elena fece un sorrisetto e rispose:
—Scusa l’ora Bonnie, volevo solo fare quattro chiacchiere con te, ma soprattutto scusarmi per il comportamento di oggi, sono stata proprio cattiva e non te lo meriti! Posso entrare?— si scusò.
Bonnie sgranò per un secondo gli occhi e la fece entrare. Si accomodarono sul divano del salotto e quando entrambe si misero comode, Bonnie cominciò a parlare.
—Accetto le tue scuse, Elena, ma mi piacerebbe avere una spiegazione! Sai, mi ha fatto male il tono che hai usato per quella frase— disse tranquilla, sottolineando l’ultima parte. Elena assunse un’ espressione mortificata, che fece addirittura, per qualche secondo, venire i sensi di colpa a Bonnie per aver detto quell’unica frase iniziale. La rossa tornò subito in sé. Non stava facendo niente di male lei.
—Vedi Bonnie, io sono molto affezionata a te e a Damon e vorrei il meglio per entrambi e…- si interruppe, per cercare le parole adatte, mentre Bonnie si accigliava leggermente. Come inizio non stava andando bene.
—Ecco, non mi aspettavo che voi avreste corso così lontano, insomma, un bambino è sempre un bambino e tu sei così giovane, Bonnie, e Damon è così…diciamo irresponsabile a volte, e mi avete stupito con quella rivelazione perché…perché…-
—Perché pensi che non riusciremo a gestirlo? Un bambino, intendo— la interruppe Bonnie, che iniziava ad innervosirsi. Ma come si permetteva?
Elena la guardò negli occhi e le prese entrambe le mani.
—Bonnie, non intendevo dire questo, è solo che Damon non è fatto per diventare papà. Insomma, te lo immagini tu a cullare un bambino e a cantargli una ninna-nanna? Eh?— chiese Elena tranquillamente, sorridendo come se stesse dicendo la cosa più buffa del mondo.
Bonnie s’irrigidì all’istante e tolse all’improvviso le mani da quelle di Elena, ma non si alzò in piedi e non cacciò l’amica di casa, anche se l’impulso era molto forte. Quelle parole la ferivano notevolmente, anche perché Elena era sempre stata una colonna nella sua vita, un pilastro che non poteva togliersi, sennò sarebbe crollato tutto il resto e lei le voleva un bene dell’anima, ma soprattutto, il suo consiglio ed i suoi commenti erano sempre stati importanti per Bonnie. E le stava dicendo quello?
—Elena, in questo momento vorrei tanto cacciarti fuori da casa mia, visto quello che hai appena detto, ma voglio risolvere questa maledetta situazione al più presto, per cui sappi che mi sto trattenendo con tutta me stessa dal lanciarti fuori da una finestra! E ora dimmi qual è veramente il problema!— disse, con tono molto freddo, senza urlare, facendo rabbrividire anche se stessa per il tono usato. Elena ammutolì all’istante. Bonnie non aveva mai parlato in quel modo a lei, né l’aveva mai guardata in quel modo minaccioso. La bionda deglutì e rispose:
—Ma Bonnie, voglio solo il meglio per te! Ti prego di vedere il lato positivo di ciò che ti ho det…-
—Lato positivo? Lato positivo? Elena, spero vivamente che tu stia scherzando perché mi stai deludendo come mai nessuno in vita mia! Poi, lato positivo di che, scusa? Mi stai dicendo che la persona che amo non è uno responsabile e che, in poche parole, se ne andrà non appena nascerà il bambino!— esclamò. Ma poi, un pensiero la fece scoppiare definitivamente!
—E non ci credo che lo dica solo per il mio bene, secondo me lo fai perché vuoi Damon tutto per te ed io te lo sto portando via!— gridò, alzando il tono sulle ultime parole. Si ritrovò in piedi, coi pugni serrati tanto da farsi venire le nocche bianche, la faccia rossa dalla rabbia e lacrime di rabbia spingevano per uscire, mentre tutto dentro di lei esplodeva. Mesi e mesi di dolori e pensieri repressi vennero buttati fuori in un secondo! Elena, che era ancora seduta, sobbalzò al suono di tre lampadine della cucina che scoppiarono contemporaneamente e si alzò anche lei, fronteggiando l’amica.
—Cosa hai detto? Non è per quel motivo e lo sai benissimo!— gridò Elena.
—No, non è vero, non lo so! Anzi, lo pensavo due anni fa, quando ancora eri tutta per Stefan, ma dopo aver scoperto tutte le tue scappatelle con Damon non lo so più!— urlò Bonnie, puntandole il dito indice sul petto.
—Stà zitta, Bonnie! Stà zitta! Non sai come è andata veramente, nessuno di voi lo sa! E comunque ricordati che Damon ha sempre e solo scelto me, tu sei solo venuta dopo, e lo sai perfettamente cosa significa ciò! Se Damon ne avesse la possibilità, tornerebbe da me subito e  questo lo sai benissimo anche tu!— gridò Elena, perdendo ogni controllo che aveva di sé stessa. Disse l’ultima frase abbassando il tono di voce, sibilandole come un serpente e sputandole come fossero una specie di minaccia. Quelle parole furono come un coltello che frantumò il cuore di Bonnie. Si sentì morire a quella frase che, detta con quella cattiveria, faceva male, molto male. Rimase a bocca aperta per qualche secondo, sconcertata e ferita. Sapeva che stava piangendo perché le lacrime le bagnavano il collo. All’improvviso, Elena tornò lucida e si accorse delle parole che le aveva appena gridato addosso. La sua espressione cambiò radicalmente.
—Oh, mio Dio! Bonnie, mi dispiace! I-io non volevo dire queste cose, scusa, solo che non ci ho più visto e-e…—balbettò, tentando di giustificare la sua reazione ingiustificabile. Bonnie non si mosse di un millimetro.
—No, Elena…hai fatto bene. Io volevo sapere cosa pensavi veramente, anche se non mi aspettavo tutta questa rabbia…—mormorò, con la voce spezzata dal dolore.
—Bonnie, ti prego, perdonami! Sei la mia migliore e ti voglio un mondo di bene! Per favore, ti chiedo scusa, non so come ho potuto dirti tutte queste cose orribili, io…— balbettò, con la voce tremante. Bonnie avrebbe tanto voluto gridarle in faccia in quel momento che le sue scuse non avevano senso. Cosa voleva dire “non volevo dirti queste cose”? Se le hai detto, cara Elena, vuol dire che le pensavi sul serio, riflettè la rossa. Voleva tanto darle uno schiaffo, ma non ne aveva la forza. Era esausta. La sua espressione era stanca, ogni fibra del suo corpo era stanca. Voleva solo dormire e dimenticare. Ma per farlo, doveva cacciare Elena, la quale le stava facendo una domanda ma, dopo quello che le aveva detto, la bionda avrebbe meritato un calcio negli stinchi.
—Ti prego, Bonnie, mi puoi perdonare? Non posso saperti arrabbiata con me! E ti giuro che quello che ho detto non lo penso su serio! Ti prego, Bonnie!— mugugnò in lacrime. Le faceva così pena…povera ragazza. Bonnie sapeva che per levarsela di torno in quel momento avrebbe dovuto assecondarla, anche se aveva così tanto da dirle, ma sapeva benissimo che non sarebbero servite a nulla le sue parole. E poi, se doveva essere sincera, non le interessava più niente. Così, fredda come il ghiaccio e controllata come aveva imparato ad essere dal suo ragazzo, fece un sorriso e lasciò che Elena la abbracciasse.
—Grazie Bonnie, ti voglio bene! Mi dispiace! Sei la migliore!— esclamò, stringendola forte. Bonnie avrebbe voluto sbatterle la testa sul muro un paio di volte. Ma sorrise e disse:
—E’ tardi. Stefan ti starà aspettando—
—Sì, ora vado! Ah, e, Bonnie…!— la chiamò, scendendo i gradini fuori dalla porta. Bonnie le fece cenno di parlare.
—Migliori amiche come prima?— chiese speranzosa. Bonnie avrebbe voluto riderle in faccia. “Che faccia tosta…”pensò.
—Vai, Elena…Stefan sarà preoccupato, ormai— disse, fredda. Non aspettò un saluto da Elena. Non aspettò nulla. La bionda l’aveva delusa, l’aveva umiliata e l’aveva ferita.
“Basta così…”pensò e in quel momento chiuse la porta di casa sua così come chiuse la sua amicizia da migliore amica di Elena, diventando solamente una sua amica.
 
 
 
—M-Meredith?—
—Bonnie, che succede? Perché singhiozzi?
—Mere…i-io…Elena mi ha detto delle cose e…sono terribili! Damon non c’è e io mi sento così sola ora…ho bisogno di te, Meredith!
—Certo, Bonnie! Dimmi cos’è successo, però! Sembri terribilmente scossa!
Bonnie fece un gran respiro, tentando di calmare il pianto che non voleva affatto cessare. La voce le tremava, così come tutto il suo corpo. Fortunatamente, stava parlando a Meredith attraverso il telefono, così la rossa avrebbe anche potuto troncare la chiacchierata in fretta e piangere senza avere due occhi grigi puntati addosso.
—E-ecco…poco fa ha bussato Elena alla porta… ed io pensavo fosse venuta per chiedermi scusa per quello che era successo al pensionato…invece è successo il peggio. Lei ha detto qualcosa che non mi ricordo più ed io sono scattata e le ho urlato contro e lei lo ha fatto di rimando, dicendomi cose orribili sul fatto che se lei fosse senza Stefan, Damon di sicuro non starebbe con me e che sarà uno schifo come padre e che…e che…—singhiozzò violentemente.
Meredith sospirò, dall’altra parte del telefono.
—Bonnie, le cose che Elena ti ha detto sono orrende e cattive, ma probabilmente non intendeva dirle veramente e le ha dette solo perché in quel momento era nervosa e piuttosto arrabbiata!
Bonnie si innervosì.
—Oh, andiamo, l’hai vista anche tu al pensionato! Mi ha lanciato delle occhiate omicide e durate la nostra litigata avresti dovuto vedere come mi guardava! Non l’ho mai vista così! Era come se non fossimo più le due migliori amiche Elena e Bonnie, ma le due nemiche Elena e Bonnie. E quelle frasi…Meredith, lo sai che quelle parole mi sono ronzate in testa ogni secondo negli ultimi anni, ma in questi giorni me ne sono quasi dimenticata a causa del fatto che Damon si è dimostrato…in una certa maniera con me! E inoltre…dette ad alta voce da lei… hanno fatto ancora più male…Oh, accidenti!
Bonnie sperò che Mere le dicesse qualcosa per darle ragione, come “Sì Bonnie, hai completamente ragione, Elena è stata cattiva con te”
Ma, invece, Meredith cercò di farla ragionare.
—Ascolta, lo sai anche tu che quando si perdono le staffe si cerca di dire quello che più può ferire una persona, in questo caso tu. Per cui, Elena avrà detto le cose che più avrebbero potuto ferirti, come l’argomento ‘Damon’ e tu, probabilmente, avrai fatto lo stesso tirando fuori la faccenda del tradimento che lei ha fatto a Stefan.- Bonnie arrossì di botto, colta nel segno - Ok? In questo caso, capisco benissimo perché ti sei comportata in quel modo, se fosse successo a me avrei fatto lo stesso, ma ricordati che noi tre siamo amiche dalle materne, ci conosciamo da quando siamo nate e abbiamo fatto tante di quelle litigate che nemmeno ne ho ricordo! Ma ci siamo anche divertite un mondo! Ci vogliamo tutt’e tre bene e scommetto che quando Elena ti ha chiesto scusa e tu, magari, credevi fosse tutto falso, lei diceva il vero! Sai che non è mai stata un granchè a chiedere scusa. Ma scommetto che era sincera. Ti vuole bene, Bonnie, e ci tiene molto a te!
La rossa si morse il labbro inferiore. Accidenti, si sentiva quasi in colpa per come aveva trattato Elena. Almeno l’amica si era sinceramente scusata, mentre lei…
—Sono una persona orribile, non è così?— mormorò. Dall’altra parte una risata limpida la raggiunse.
—Ma no, Bonnie! Stai solo proteggendo la tua neo-famiglia! E’ strano dire ‘famiglia’, vero? Tu, Damon e il piccolino! Cavolo, quante cose cambiano nel giro di poco tempo!— ridacchiò. A quelle parole, un piccolo sorriso illuminò il volto rigato di lacrime di Bonnie.
“Già…quante cose!”
 
 
 
 Note: Buonasera a tutti! Chiedo scusa per il ritardo! Spero almeno che il capitolo vi piaccia! Ok, ne abbiamo lette tante di litigate fra Bonnie ed Elena riguardo Damon, però...beh, sappiamo tutte com'è Elena! Insomma, visti i sentimenti che negli ultimi libri nutriva per Damon, di sicuro tutto questo non può passare inosservato alla biondina. Fortuna che c'è Meredith che raffredda gli animi e fa ragionare Bonnie (anche se comunque io non avrei perdonato Elena) perchè sono migliori amiche da anni e anni. Ma sarebbe meglio se per un bel po', Elena si facesse da parte, o no?
Spero che il capitolo vi piaccia!
Alla prossima! Un bacioneeeeee!!

gaga96

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 
CAPITOLO 4
 
 
—Glielo dico, non glielo dico, glielo dico, non glielo dico….Forse sarebbe meglio se glielo dicessi! Ma no, no… dopo scoppierebbe una baruffa inutile. Ma se Damon lo venisse a scoprire si arrabbierebbe tantissimo con me perché non gliel’ho detto! Però potrebbe andare a finire male se gli raccontassi ciò che è successo…oh, accidenti!— imprecò la giovane strega, camminando avanti e indietro per il salotto mordendosi l’unghia del pollice. Aveva ancora gli occhi gonfi per tutte le lacrime che aveva versato poco prima ma ormai quella era storia vecchia: adesso si trovava davanti il vero problema. Stava decidendo se raccontare tutto ciò che era successo con Elena, a Damon. Ma il problema stava nella reazione che avrebbe potuto avere Damon. Se lui avesse saputo ciò che era successo si sarebbe infuriato. Bonnie già si immaginava fulmini e saette dal vampiro! Conoscendolo, sarebbe volato direttamente al pensionato e sarebbe iniziata una discussione inutile, che avrebbe solo diviso il gruppo di amici. E Bonnie non lo voleva affatto. Però, si sapeva che Damon era sempre stato un tipo imprevedibile, per cui, forse, non sarebbe venuto fuori niente di particolare. O no? Dopotutto, Elena era sempre Elena, amore o non amore.
Oppure, se Bonnie non avesse detto niente, Damon sarebbe stato tranquillo, per cui, a grandi linee, la seconda prospettiva sembrava la più allettante. Ma c’erano due bei motivi per cui Bonnie non avrebbe mai potuto attuare la seconda opzione:
primo- si sarebbe sentita un verme strisciante e bugiardo per tutto il tempo, per cui, probabilmente, non avrebbe retto e avrebbe raccontato tutto lo stesso;
secondo- Damon si fidava di lei. E questo era molto importante, perché il vampiro si fidava solamente di pochissime persone e se lei, quella più importante per lui in quel momento, l’avesse tradito, chissà cosa sarebbe accaduto.
—Ok, quindi glielo dico…o no?— riflettè. All’improvviso, una ventata di aria gelata la fece tremare.
—Dirmi cosa, pettirosso?
Bonnie si ghiacciò. “E adesso?”
“Ok, Bonnie, ora sta a te scegliere!” pensò, fermandosi di botto e sbarrando gli occhi.
“Glielo dico sìnosìnosìnosìnosì…”
—Uccellino?—
Si stava avvicinando a lei. Andò in crisi!
—Bonnie?
Eccolo, era vicinissimo! Qual è la tua risposta definitiva, Bonnie?
—Bonnie McCullogh, si può sapere che succede?— esclamò Damon, ormai alle sue spalle e Bonnie agì d’istinto e si voltò di scatto.
—Ma che è successo? Hai gli occhi gonfi!
—Damon…devo dirti una cosa…ma prima mi devi promettere una piccola cosuccia…—disse la rossa, facendo un piccolo sorrisino e allargando gli occhi, come si fa di solito quando si chiede una cosa che si sa non può essere mantenuta. Damon assottigliò lo sguardo, sospettoso.
—Mmh…non mi piace questa storia, comunque dimmi cosa dovrei promettere.
—Ecco…promettimi di non arrabbiarti, di non andare fuori di testa e, soprattutto, di non uscire da questa casa senza il mio permesso per le prossime ventiquattro ore! Me lo prometti?— chiese lei, speranzosa. Damon emise un suono gutturale.
—Spara.
Bonnie sospirò.
—Ma ricordati che hai promesso!
—Bonnie…
—E … una promessa, è una promessa!
—Sì, ok, ho afferrato il concetto! Adesso dimmi, per cortesia, cosa è successo!
—Ok! Vedi, Elena è venuta poco fa. E…
 
 
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—Avevi promesso!
—Non m’interessa!
—Damon, non provare a sfiorare la maniglia della porta d’ingresso!
—Non ne avevo intenzione! Passo dalla finestra, grazie!
Damon! Fermati!— gridò Bonnie, afferrando il vampiro dal gomito e cercando di tirarlo dalla parte opposta per impedirgli di uscire. Ma Damon non sembrò badarci molto, visto che proseguì imperterrito verso la finestra della cucina, trascinandosi dietro Bonnie.
—Quella finta di una bionda…quella piccola infima…quella…Argh!— gridò il moro, il volto sfigurato da un’ira di cui la stessa Bonnie aveva timore, ma che non era abbastanza spaventosa per farla staccare dal braccio del suo ragazzo.
—Damon, accidenti, fermati! Stavamo litigando, è normale dirsi cose cattive!— cercò di giustificare Bonnie e a quell’affermazione, Damon si fermò di scatto, facendo cadere la rossa. Mentre lei si rialzava goffamente, Damon esclamò, in tono minaccioso e guardandola negli occhi, con sguardo freddo e molto adirato:
—No! No, Bonnie! Mandarsi al diavolo è normale, dirsi addio per qualche secondo è normale, ma tirare in ballo certi discorsi no, non è per niente normale!—
—Ma l’hai detto tu che Elena è leale e sa il fatto suo e tutto quelle altre cose! L’hai praticamente difesa stamattina!
—Sì, appunto, stamattina! Perché stamattina era una normale ragazza che ha reagito in modo strano ad una notizia! Adesso è solo una stupida megera che ha deciso di morire di una morte lenta e dolorosa!— sibilò. Bonnie ammutolì e rabbrividì. Da una parte le fece anche piacere che Damon la difendesse così, dall’altra ne aveva anche paura. Non l’aveva mai visto così arrabbiato, per giunta con Elena!
Si inumidì le labbra e aprì la bocca per dire qualcosa, ma le uscì solamente aria.
Damon ringhiò e tornò a marciare verso la finestra. La sua aurea era nera e rossa, tipica di quando si arrabbiava parecchio. Bonnie non sapeva come impedirgli di fare un gesto talmente idiota come quello. La forza non poteva usarla, ci aveva già provato. Le parole sbattevano contro il muro della rabbia di Damon che, in quel momento, non sentiva né provava più nulla, se non una grande e cieca rabbia.
—Damon, per favore, non fare cavolate!— gli gridò correndogli dietro ma, vedendo che lui neanche la badava, fece la cosa che più le sembrava sensata in quel momento: ricorrere alla magia!
Creò in un secondo, attorno al vampiro, una muraglia invisibile, un recinto esterno, come una bolla, che lo bloccava dentro. Damon parve scombussolato, all’inizio, non capendo come mai non potesse andare più avanti, ma poi capì l’artefice di tutto ciò e si girò di scatto verso Bonnie, a circa un metro di distanza da lui.
Ciò che lei vide le mozzò il fiato.
Il ragazzo aveva un volto orribile, il che era difficile da dire riguardo a Damon. Era segnato dall’ira. I lunghi canini erano pronti a mordere la prima preda che avrebbero trovato. Gli occhi, neri come sempre, stavolta erano molto più scuri e minacciosi. Il viso pallido era attraversato da una smorfia mostruosa. La posa era quella di un predatore e a Bonnie venne in mente l’immagine di una pantera arrabbiata che era appena stata disturbata durante la sua caccia
La ragazza sgranò gli occhi. I suoi occhi marrone cioccolato viaggiavano velocemente su tutto il corpo di Damon, rimanendo a bocca aperta.
—Bonnie, lasciami andare!— gridò Damon. Sapeva che non gli piaceva essere intrappolato da qualcun altro, ma lei non voleva assolutamente che lui facesse qualcosa di stupido di cui avrebbe poi potuto pentirsi. Si avvicinò lentamente a lui, tentando di rimanere concentrata nel trattenere la barriera.
Quando furono distanti poco più di una quindicina di centimetri l’uno dall’altra, Bonnie parlò.
—Perché sei così turbato, Damon? Capisco la tua rabbia, anch’io ero così poco fa, ma molto meno di te. Cos’è che non riesci a mandare giù?— chiese con tono pacato. Il respiro di Damon iniziò a rallentare, segno che si stava calmando. Bonnie deglutì. Era davvero spaventoso in quello stato!
—Non posso permettere che uno sbaglio del passato penalizzi il presente, mi capisci? Non posso sopportare che Elena usi come arma contro di te un simile argomento, perché non è giusto, visto che tu le sei sempre stata accanto ogni minuto della sua misera vita! Non ti meriti questo! E, soprattutto, non voglio che un giorno Elena provi rancore verso te e verso il piccolo! Perché non ve lo meritate! Questa è una storia che deve essere chiusa nuovamente tra me ed Elena, ma visto che lei ancora non ha capito che lo era già, glielo spiegherò nuovamente. Ma con qualche tecnica di tortura in aggiunta!
Bonnie lo guardò negli occhi, gli angoli della bocca all’ingiù. La intristiva quel discorso, nonostante sapesse fosse vero. Ma, in ogni caso, era fiera di lui. Di quello che aveva detto e di quello che avrebbe fatto. Era fiera di come la proteggeva e, soprattutto, di come proteggeva il loro bambino. Gli occhi le divennero improvvisamente lucidi.
—Vorrei tanto abbracciarti adesso!— mugolò. Damon fece un piccolo sorriso sghembo, mentre i denti affilati tornavano al loro posto e le spalle si rilassarono, facendolo tornare il vampiro di sempre.
—Beh, potresti farlo liberandomi da questa gabbia!
—E chi mi dice che appena liberato non correrai ad impiccare Elena?— ridacchiò Bonnie, tanto per alleggerire la tensione che si era creata.
—Fidati di me— le sussurrò Damon, senza malizia o arroganza, usando solamente quel tono che ti fa sciogliere anche quando sei completamente ghiacciata. Bonnie si morse un labbro e tolse la barriera. Rimasero fermi entrambi per qualche secondo, fino a che Bonnie non si strinse contro il petto del vampiro. Era così bello sentirsi protetta da qualcuno. E amata da qualcuno.
Le possenti mani di Damon la strinsero ancora di più.
—Posso chiederti una cosa?
—Cosa?
—Non mi sembravi così arrabbiata, mentre me lo raccontavi. Si può sapere come mai?
“-Come mai?-“ pensò Bonnie. Beh, semplice!
—Perché tu sei mio, comunque. Lei può dire tutto quello che vuole, ma alla fine ho vinto io! Tu sei mio!— rispose, sorridendo e appoggiando il mento sul petto del vampiro, in modo da guardarlo negli occhi. Damon la guardò, abbassando la testa verso di lei e aprendo leggermente gli occhi. Fece un piccolo sorriso.
—Vedo che hai imparato bene da me, uccellino!— disse, abbassandosi verso di lei e scoccandole un bacio.
—E, comunque, le parlerò io al più presto!
 
 
 
 
 
Qualche ora dopo…
 
 
—Stefan, sai dov’è il mio pigiama?
—Quale?
—Quello che mi hai comprato la settimana scorsa!
—Prova a guardare in salotto, forse l’hai lasciato di là!
Elena annuì e si diresse verso il salottino del loro appartamento. Giusto in quel momento, Stefan aprì l’acqua della doccia.
Elena sospirò e diede un’occhiata veloce all’orologio: le 21.47.
Quella era stata una giornata pesantissima. La notizia di Bonnie incinta l’aveva completamente sconvolta. Per giunta, incinta di Damon! Questa era proprio la parte sconvolgente! Insomma, Elena aveva sempre accettato che Bonnie e Damon stessero insieme, dopotutto erano entrambi felici. Bonnie stava con il ragazzo di cui era innamorata da tempo, mentre Damon…stranamente lui sembrava molto felice con lei, nonostante per un bel po’ di mesi avesse giurato di essere innamorato della bionda. E, di conseguenza a questo, Elena aveva iniziato a provare qualcosa di forte nei confronti di Damon, era praticamente ovvio, no? Alla fine, chi non resisteva al fascino irresistibile di Damon? Elena provava sentimenti forti per entrambi i fratelli Salvatore e, ancora quando il vampiro moro non stava con la sua migliore amica, mentre Elena stava con Stefan, cercava di capire cosa provava per Damon e non le sembrava sbagliato. Era solo un po’ confusa! E poi, era intervenuta Bonnie. Lei era innamorata di Damon da quando l’aveva baciato a casa di Caroline (o forse anche da prima?) e Damon, piano, piano, si era affezionato a lei, tanto da arrivare a dire di esserne innamorato.
All’inizio, nonostante la bionda sapesse i sentimenti della rossa e tutto ciò che gli andava dietro, aveva continuato per la sua strada, alla ricerca della risposta alla domanda più importante della sua vita: Damon o Stefan? Poi, da un giorno all’altro, il moro e la sua migliore amica se ne erano usciti con la storia che stavano insieme e subito Elena aveva pensato che ci fosse qualcosa di strano sotto, era impossibile che Damon si fosse già dimenticato di lei per stare con Bonnie! Ed Elena ci era rimasta davvero male! Si poteva dire che si era praticamente innamorata anche di Damon, il che era bizzarro visto che aveva giurato (e continuava a farlo) amore a Stefan.
La bionda non pensava che la loro storia (tra Damon e Bonnie) potesse durare così a lungo, tanto da arrivare persino ad aspettare un bambino! Questo era assurdo! Damon non era fatto per fare il papà! Non era pronto! Uguale per Bonnie, visto che lei stessa era ancora una bambina, figuriamoci se fosse stata pronta per crescerne uno, con Damon poi!
Veramente assurdo! E lo pensava solo per il bene di Bonnie! L’avrebbe aiutata durante tutta la gravidanza, e anche dopo, si diceva. Sarebbe stata una brava zia, anche se questo le metteva addosso una strana ansia. Per questo quella mattina aveva reagito in quel modo alla notizia del bambino. E, per lo stesso motivo, le erano accidentalmente scappate quelle parole durante la furiosa litigata con Bonnie! Ma non voleva che la sua amicizia con Bonnie si rovinasse. Le voleva bene e avrebbe fatto di tutto per proteggerla, ecco perché aveva detto tutte quelle cose.
Non per altro, si diceva.
—Ma dove accidenti è quel pigiama?— esclamò, guardando dappertutto all’interno del salotto.
—Stai cercando questo?
Elena si immobilizzò. Quella voce…così fredda e melodiosa allo stesso momento… che la scioglieva con così tanta facilità.
—Damon?—domandò, ansiosa, girando la testa a destra, senza guardarlo negli occhi, visto che lui si trovava proprio dietro di lei.
—Rispondimi.
Elena si girò. Damon era illuminato dalla luce della luna e quella visione le mozzò il fiato. Era veramente bello! Desiderò abbracciarlo dolcemente in quel momento. Poi, notò che aveva il suo pigiama lilla in mano e, a fatica, deglutì.
—S-sì. E’ proprio quello che stavo cercando— mormorò, avvicinandosi lentamente a lui. Damon non fece nessuna mossa, era immobile. Elena non sapeva cosa stesse facendo, si sentiva come in trance e non stava riflettendo su cosa stava facendo. Si muoveva d’istinto. Quando arrivò a circa una ventina di centimetri da Damon, quest’ultimo assottigliò lo sguardo.
—Non provarci, Elena— la liquidò, in pochissime parole, fredde e taglienti, le quali fecero spalancare gli occhi ad Elena, che si irrigidì.
—Che vuoi? Dov’è Bonnie? Lei sa che sei qui? — esclamò, con tono nervoso e prendendosi con un gesto arrabbiato il pigiama che ancora era fra le mani di Damon.
—Sta dormendo. Il resto non ti deve interessare.
Elena irrigidì la mascella
—Sono venuto a chiarire alcune cose.
—Del tipo?— chiese, voltandogli le spalle e dirigendosi verso la camera da letto.
—Del tipo come mai oggi, quando sono tornato a casa, ho trovato Bonnie in lacrime! Mi sapresti spiegare il motivo?
Elena deglutì e lanciò il pigiama sul letto, tornando a guardare Damon che stava dritto davanti a lei. La bionda incrociò le braccia al petto.
—Beh, abbiamo avuto una piccola discussione.
—Oh, ma davvero? Ma pensa un po’! Non l’avrei mai detto!— disse ironico Damon. Elena lo fulminò con lo sguardo e lo superò, tornando in salotto. Quando arrivò al centro della stanza, fra i due divani, si girò a guardare Damon, che stava arrivando lentamente.
—Perché sei venuto qui?
—Perché qualcuno non ha ancora capito che quando una storia è finita completamente non la si continua a tirare in ballo per ferire delle persone che non c’entrano nulla!
—Dove vuoi arrivare?
—Voglio arrivare al punto che se sento ancora che tu tiri fuori il discorso della storia che è successa tanto tempo fa fra te e me e che ora è finita, io ti prometto che trovare il tuo dannato pigiama sarà l’ultimo dei tuoi problemi— la minacciò, senza urlare. Usò un tono molto controllato, ma che racchiudeva un’ira orrenda ed Elena rabbrividì tremendamente a quelle parole. Lui non le aveva mai parlato in quel modo.
—Ci siamo intesi?
Elena abbassò un momento gli occhi.
—Certo…
All’improvviso, la mano gelida di Damon le tirò su il mento e gli occhi blu e lucidi di Elena incontrarono quelli gelidi di Damon.
—Elena, è finita. Io e Bonnie stiamo insieme, lei mi ama, io sono completamente pazzo di lei e fra te e me è stato solo un grosso e orribile sbaglio. Voglio che tu lo capisca. Non tornerò indietro e non lo farai nemmeno tu. Hai sacrificato due anni per stare con Stefan ed io sto per diventare padre ed è la cosa più bella che mi sia mai potuta accadere, nonostante non mi senta ancora del tutto pronto. E non voglio che tutto questo si rovini a causa tua. Hai già fatto troppi danni per me, ma Bonnie mi ha fatto promettere di non farti del male e io mantengo le mie promesse. Ma, se succederà un’altra volta, non ti garantisco nulla. Fai molta attenzione alle tue azioni, Elena, perché ci potranno essere delle conseguenze che possono essere irreparabili—
Elena rimase pietrificata e senza fiato. Era impallidita, non per la vicinanza del vampiro, ma per la minaccia che, ancora un volta, le aveva sibilato, ancora più cattiva della precedente.
—Elena, tutto ok di là? Trovato il pigiama?— gridò Stefan dal bagno.
La bionda sobbalzò.
—S-sì! Tutto ok!— balbettò.
Damon si allontanò da Elena, ma prima di scomparire nel nulla sussurrò una frase a lei:
—Stai molto attenta, Elena. Io sono cambiato per Bonnie, ma questo non significa che per non farla soffrire e non far soffrire nostro figlio io non ricorra a qualche mia vecchia abitudine. Tutto dipende da te. Stai molto attenta…— e sibilato questo, si volatilizzò dalla stanza, lasciando una Elena pietrificata e spaventata al centro della stanza.
 
 
 
—Damon? Sei tu?—mugugnò Bonnie con la voce impastata dal sonno. Si era svegliata subito quando aveva sentito la finestra della camera aprirsi e con essa venire dentro una terribile aria gelata. Una nera figura si avvicinò a lei e le scoccò un bacio sulla fronte.
—Dove sei stato?— mormorò la rossa, tenendo gli occhi chiusi, troppo stanca per tenerli aperti.
—A chiarire certe cosette— rispose vago il vampiro. Senza scomporsi, Bonnie si appoggiò il braccio destro sugli occhi.
—Sei stato da Elena, non è così?
—Accidenti, sei diventata brava uccellino!
—Perché ci sei andato? Ti avevo espressamente chiesto di lasciar perdere!— rispose Bonnie sbadigliando, senza nessuna nota rabbiosa nella voce. Forse a causa del sonno che non le permetteva di essere completamente lucida!
—Vedi, pettirosso, ci sono alcune cose che è meglio chiarire subito, piuttosto che portarsele dietro per nulla— disse il vampiro, svestendosi e mettendosi i pantaloni del pigiama.
—Mmmhh…sì…non hai tutti i torti…—biascicò la rossa. Damon sorrise e le sussurrò nell’orecchio, dopo essersi sdraiato accanto a lei:
—Ssh…ora dormi piccola mia…sei molto stanca…domani andrà tutto molto meglio…




Note: Buonasera!! Ok, allora, Damon non l'ha presa per niente bene e ha deciso (saggiamente) di chiudere definitivamente la storia con Elena, che tra l'altro era già stata chiusa dal nostro vampirone, ma si sa come è Elena...Beh, sappiate che ce la siamo levata di torno per un po'! Per questi primi quattro capitoli mi sono incentrata su Bonnie-Damon-Elena, ma dal prossimo (mi pare) si avrà un salto temporale e inizierò a parlare di Bonnie-Damon-bambino! Spero questo capitolo vi piaccia e fatemi sapere come sta andando con un commentino, che fanno sempre piacere^^ Spero non ci siano errori, perché non l'ho riletto (purtroppo devo ripassare fisica -.-), quindi mi scuso in anticipo!
Vi ringrazio!
Un bacione e al prossimo capitolo!

gaga96

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
 
 
Cinque mesi dopo…
 
—Bonnie, per favore, vuoi smettere di battere il piede?— domandò a bassa voce Damon. Bonnie sospirò e fermò il piede. Si guardò intorno nervosamente, iniziando a torturarsi le mani. Ma come faceva Damon a stare così tranquillo?
Senza rendersene conto, il suo piede ricominciò a tamburellare ancora una volta sul pavimento di ceramica, facendo sbuffare Damon.
—Oh, andiamo! Sono nervosa, non riesco a controllarmi in questo momento!— esclamò Bonnie, che si stava anche arrabbiando un po’, probabilmente a causa dell’agitazione del momento. Damon ruotò la testa verso di lei.
—Anche io non sono molto tranquillo e, infatti, sto cercando di canalizzare la mia tensione, ma tu non mi stai affatto aiutando!
—Se è per questo nemmeno tu!
Touchè! Ma,... comunque, vedrai che andrà tutto bene! E’ praticamente una visita di routine, questa! È tutto apposto! Tu stai bene, il bimbo sta bene…io sto bene!— sussurrò Damon. Bonnie lo guardò di sottecchi.
—Stai cercando di tranquillizzare me o te stesso?— bisbigliò. Il moro ricambiò lo sguardo.
—Entrambi!— mormorò. Bonnie sorrise lievemente. Quasi quasi, però, avrebbe preferito che Damon fosse tranquillo, perché era strano vederlo in tensione e questo le trasmetteva ancora più agitazione. Era tutta tesa e l’attesa la stava snervando. Era da tanto tempo che aspettavano quel giorno, ma non si sarebbe mai aspettata tutto quel nervosismo. E lei proprio non ne voleva sapere di rilassarsi! Vedeva le altre coppie che, come loro, attendevano di essere chiamate e di essere visitate e nessuna di loro sembrava agitata quanto loro due. Eppure era davvero strano: quelle persone, quei ragazzi, che sembravano così tranquilli, non avevano mai affrontato pericoli mortali o nemici soprannaturali, kitsune o possessioni, incubi o vampiri e lupi mannari, ma cose normali! Le interrogazioni a scuola, il primo giorno di lavoro, esami, etc. Insomma, situazioni che per gente come Bonnie e Damon erano in secondo piano e semplici come bere un bicchier d’acqua, messe in confronto a ciò che avevano passato loro. Eppure, in quella situazione, la strega piena di Potere, un Potere inimmaginabile, ed il vampiro vissuto cinquecento anni, temuto da tutto e tutti (a parte qualche piccola eccezione), sembravano essere gli unici a morire di tensione ed ansia in quella stanza, piena di gente “normale”.
Inoltre, pensava Bonnie, ci erano già passati una volta, no? Due mesi prima, era successa la stessa identica cosa e nonostante la giovane strega sapesse esattamente cosa l’aspettava al di là di quella porta targata “Dott.sa Blaine”, non riusciva a fare un solo respiro senza che la gola le si chiudesse in una morsa.
Bonnie deglutì a fatica.
La prima volta che si erano recati a fare l’ecografia (la prima ecografia), la giovane rossa aveva pensato di svenire sul lettino dove la dottoressa l’aveva fatta sdraiare e aveva avuto la netta impressione che anche Damon, nonostante la sua aria da duro, stesse per rimetterci la pelle una seconda volta. Bonnie si ricordava il gel freddo che Margaret Blaine, la dottoressa, le aveva spalmato sulla pancia ancora piatta, quel giorno, dei brividi che le aveva scatenato quel contatto e della gioia provata subito dopo. La dottoressa Blaine aveva iniziato a comporre dei cerchi sulla pancia della rossa, fino a che sullo schermo a fianco della coppia si era materializzata l’immagine di una creaturina piccolissima, quasi indistinguibile rispetto a ciò che la circondava. L’emozione aveva fatto drizzare ogni singolo capello di Bonnie, la quale aveva stretto la mano gelata di Damon che guardava ad occhi aperti lo schermo. L’espressione del vampiro, Bonnie non se la sarebbe dimenticata mai. Non l’aveva mai visto così incredulo, così preso da qualcosa e così orgoglioso di quello che stava vedendo in quel momento. Ma l’istante più emozionante arrivò dopo, quando la dottoressa inquadrò il cuore del loro bambino e la stanza si riempì di quel dolce suono ripetitivo che fece letteralmente sciogliere la ragazza: il suono del cuore che batteva. Le veniva da piangere, se lo ricordava perfettamente, e aveva iniziato a tremare per la tanta emozione che provava e sapeva che anche per Damon era stato così, perché glielo si poteva semplicemente leggere negli occhi, nel sorriso ampio che gli aveva dipinto il volto e nella stretta di mano che stringeva Bonnie. Una felicità che mai, a parte rare volte, entrambi avevano provato.
Al solo ricordo, la rossa si ritrovò a sorridere.
—Perché sorridi?— le chiese Damon, accanto a lei. Bonnie ricambiò lo sguardo, senza togliere il sorriso.
—Stavo pensando alla prima ecografia e a quello che era successo. Ti ricordi?
—Eccome se mi ricordo, pensavo che mi morissi fra le braccia!
—Ah, io stavo per morire? E tu allora? Eri molto pallido, pensavo stessi svendendo!— lo punzecchiò Bonnie. Damon, in modo scherzoso, assottigliò lo sguardo.
—Io sono già pallido di mio, pettirosso! Probabilmente, eri talmente emozionata che non sei nemmeno riuscita a distinguere la mia faccia dal manichino dietro di me!
Bonnie lo guardò con sguardo di sfida amichevole. Non voleva che lui riuscisse ad avere l’ultima parola, per cui si scervellò per cercare una qualche frase per punzecchiarlo, ma sapeva che superare Damon Salvatore in questo campo era praticamente impossibile. L’unica cosa che le venne in mente era solo un semplice e insicuro —Forse—
Damon le fece un sorriso sghembo, come a dire “ti ho battuta anche stavolta!” e Bonnie arricciò le labbra.
“Non pensare di averla vinta, Salvatore” pensò la rossa, conscia che Damon non avrebbe di certo esitato a leggere i suoi pensieri.
—Lo vedremo, McCullogh— ribattè a voce il ragazzo. Bonnie sospirò e si rilassò leggermente sullo schienale della sedia di plastica.
—Sai, non penso di essere mai stata così agitata in vita mia!— sussurrò.
Damon si schiarì nervosamente la voce.
—Wow! Se raccontassi a Stefan come sei nervoso ora, non mi crederebbe!— scherzò lei, facendo un piccolo sorriso a Damon, che ricambiò con un’occhiataccia.
—Mmh…Te lo sconsiglio, streghetta mia!
—Andiamo, cos’è questo tono minaccioso? Faresti qualcosa alla madre di tuo figlio?— lo stuzzicò lei. Lui fece un sorriso sghembo.
—Non mi tentare!— Bonnie ridacchiò a quella frase e all’improvviso, Damon iniziò a farle il solletico sulla pancia, cosa che faceva morire letteralmente Bonnie, che infatti scoppiò a ridere e tentò di bloccare inutilmente le mani del vampiro, finchè la porta di uno studio si aprì. Ammutolì e Damon si fermò di colpo e quando videro che la donna col camice bianco si stava avvicinando proprio a loro, lo stomaco di lei si strinse, così come la gola. Deglutì a fatica e le mani cominciarono a pruderle.
—Signori Salvatore?— chiamò candidamente la dottoressa. Bonnie spalancò gli occhi e si alzò di scatto.
—Eccoci!— esclamò con voce roca. Damon si alzò lentamente dietro di lei e quest’ultima cercò subito la mano del vampiro. Mentre avanzavano verso lo studio, ripensò (per distrarsi) a come li aveva chiamati la dottoressa: i signori Salvatore! Non aveva mai pensato al cognome ‘Salvatore’, ma pensandoci bene, ‘Bonnie Salvatore’ non suonava poi così male. Anzi! Era molto carino! Il suono del suo nome ed il cognome di Damon insieme le trasmetteva un certo brivido e senso di eccitazione. Bonnie Salvatore! Moglie di Damon Salvatore! Wow! Emozionante!
—Allora, ragazzi, come sono passati questi…due mesi?— chiese la donna, facendo accomodare la coppia all’interno dello studio.
—Due mesi, sì. Bene, bene! E’ andato tutto bene!— rispose allegra Bonnie.
—Perfetto! Siediti pure sul lettino, cara, cominceremo subito! Damon, potresti accendere lo schermo, per favore? Torno in un attimo!— esclamò, uscendo dalla stanza.
—Se alla prossima ecografia mi chiede ancora di accendere questo schermo, cambiamo dottoressa!— mormorò Damon, cercando il pulsante per accendere il marchingegno. Bonnie, intanto, si era seduta sul lettino blu e stava alzando la maglietta, scoprendo la pancia lievemente gonfia. Senza pensarci, l’accarezzò dolcemente e sorrise, sdraiandosi.
Quando il televisore fu acceso, Damon raggiunse Bonnie e si mise alla destra della strega, sedendosi sulla sedia che c’era accanto a lei. Incrociò le braccia sul lettino ed appoggiò la testa su esse. Bonnie gli scompigliò leggermente i capelli e gli sorrise, fino a che la dottoressa non rientrò nello studio e il moro balzò nuovamente in piedi, veloce come se la sedia fosse stata trapassata da una scossa elettrica. Bonnie trattenne una risata.
—Eccoci! Allora, Bonnie! Dimmi, ci sono state delle complicazioni? Nausee mattutine troppo frequenti? Perdite di sangue?
—No, no! Tutto apposto!
—Oh, perfetto! Direi che possiamo cominciare!—annunciò la donna. Prese il tubetto di gel e lo spalmò sulla pancia di Bonnie, che cominciava a sentire l’agitazione e l’ansia riprendere il sopravvento. Le sembrava che tutti i movimenti che la dottoressa faceva, fossero tremendamente infiniti.
Quando la dottoressa terminò l’operazione, prese uno strumento e iniziò a compiere gesti circolari e nella stanza si udì un suono, simile a quello che producono due oggetti che vengono strusciati fra loro e, nello schermo, apparve un’immagine in bianco e nero, in cui Bonnie cercò, sforzando gli occhi, di vedere una qualunque traccia del suo bambino. Damon, dal canto suo, non ebbe bisogno di sforzare i suoi occhi, perché la sua vista era perfetta, ma nemmeno lui riusciva a scorgerlo. Finchè, la dottoressa mormorò:
—Eccolo!
 
Eccolo…una piccola creaturina attorcigliata su se stessa, più grande dell’ultima volta che Damon e Bonnie l’avevano vista, ma altrettanto bella! Bonnie fece un sorriso enorme e in quel momento le sembrò che tutto il mondo attorno a lei scomparisse, sentendo solo quella fredda mano che stringeva la sua.
Poi la dottoressa disse qualcosa, ma Bonnie nemmenò la sentì, potè solo immaginare cos’avesse detto, perché poco dopo un dolcissimo suono ritmato invase la stanza e Bonnie si sentì al settimo cielo! Il cuore del suo bambino batteva regolarmente, i suoi battiti erano così dolci che Bonnie si commosse all’idea che quel cuoricino battesse grazie a lei e a Damon. Quel cuoricino così piccolo e così potente. Senza neanche accorgersene, aumentò la stretta sulla mano di Damon che fece altrettanto. Non riusciva a distogliere lo sguardo dallo schermo, come se fosse ipnotizzata.
—Volete sapere il sesso del bambino?
Damon era completamente preso dal quel tamburellare. Sentì quasi come se il suo cuore morto avesse ripreso a battere in contemporanea con quello di suo figlio, quel piccolo batuffolo la cui vita era collegata a quella del suo pettirosso. Si chiese cosa sarebbe successo una volta nato. Sarebbe stato un vampiro sin da bambino? Oppure solamente una strega? E, soprattutto, sarebbe stato un buon esempio per lui o lei? Tempo fa la risposta sarebbe stata no, scapestrato e immaturo com’era, una bestia incontrollabile…ma ora? Ora forse sì. Era migliorato col tempo, più uomo. Sì, la risposta era sì. Non avrebbe permesso a nessuno di toccarlo o di fargli del male perché, come Bonnie, quel bambino era suo.
“E se gli fosse successo qualcosa?” Lo proteggerò!
“E se non ci riuscissi?”
A quel pensiero, rabbrividì!
Poi, all’improvviso, la stretta di mano della streghetta si intensificò, quasi come se gli  volesse dire che sarebbe andato tutto bene. Damon ricambiò la stretta e si sentì più fiducioso e decise che, almeno per quel momento così magico e speciale, nessun pensiero negativo e nessun nemico lo avrebbero più distratto dal suo piccolo e dalla sua Bonnie.
 
—Signori? Volete sapere il sesso del bambino?—ripetè l’ecografa e Bonnie girò la testa a guardarla.
—Davvero possiamo saperlo?
—Ma certo!
Damon e Bonnie si scambiarono una lunga occhiata.
—Che vuoi fare?—
—Non lo so! A me piacciono le belle sorprese, Bonnie, e questa è una bella sorpresa. Penso che aspetterò il giorno in cui nascerà per saperlo!— disse. Bonnie sollevò le sopracciglia, stupita. A Damon piacevano le sorprese?
—Beh, io lo voglio sapere!— mormorò.
—Allora, se volete scusarmi, vi lascio sole!— annunciò e lasciò lo studio. Bonnie si voltò verso la donna, con un sorriso a trentadue denti.
—Alloraalloraalloraallora?— esclamò impaziente. La dottoressa ridacchiò, alzò l’indice e le sussurrò due semplici parole.
 
 
—Allora?
—E’…un’emozione incredibile, Mere! Ti giuro, sono ancora in fibrillazione!
—Ma sai se sarà maschio o femmina?
—Certo!
—Beh, dimmelo, così saprò di che colore comprare le tutine!
—Ok, te lo dico! Comprale di colore…—
Ma proprio in quel momento, Damon entrò in cucina e si appoggiò allo stipite della porta. Bonnie lo guardò e capì dallo sguardo curioso del vampiro che anche lui stava aspettando di sentire il colore per le tutine. La rossa sorrise.
—Prendile rosa, Mere…- a quella parola, Damon si rizzò in piedi ed i suoi occhi si illuminarono. Una femmina? -…oppure azzurri, in caso sia maschio! Anzi, sai che ti dico? Vai col giallo, che è neutro! Oppure verde, verde speranza!— e si mise a ridere nel vedere lo sguardo deluso e corrucciato di Damon che tanto sperava di alleviare la sua curiosità.
—Avanti, Bon! Sii seria!—
—Te lo dico dopo Meredith! Ora devo risolvere una questione! A più tardi!— e mise giù. Andò in salotto, dove Damon si era seduto sul divano, e gli si accoccolò accanto.
—Mmh…pensavo avessi deciso di voler aspettare la nascita del bambino per sapere il sesso!— lo stuzzicò Bonnie, con la testa appoggiata sul petto del vampiro che era invece seduto. Lui la cinse per le spalle e iniziò ad accarezzarle la guancia con la mano.
—Ma infatti! Non lo voglio sapere!
—Ah, no? E cosa ci facevi di là in cucina mentre parlavo con Meredith proprio di quello?
—Controllavo che andasse tutto bene, non si può?
A quella risposta, Bonnie si mise a sedere con le gambe incrociate, incrociando anche le braccia al petto.
—Damon Salvatore, ammettilo che muori completamente dalla voglia di sapere se è un maschio o una femmina!
—No, non lo ammetterò mai!
—Avanti! So che sei troppo orgoglioso per farlo ma… -abbassò la voce-…vorresti davvero aspettare altri tre-quattro mesi per sapere se avrai un maschietto o una femminuccia? Eh? Un segreto che tutti sapranno tranne te? Tu che adori sapere le cose prima degli altri vorresti davvero essere l’ultimo?— lo stuzzicò. Damon indurì la mascella e serrò gli occhi.
—Mi stai sfidando?
—Oh, no! Voglio solo che tu non venga esonerato dalle feste, dai regali, dai discorsi sul bambino!— disse Bonnie, con tono falsamente innocente.
Damon ci riflettè su e, cavolo, doveva ammettere che Bonnie lo aveva pienamente convinto.
—Devo ammettere, streghetta, che sei diventata davvero brava!
—Ho imparato dal migliore!— rispose, dandogli un bacetto sulla guancia.
—Non avevo dubbi…però adesso dimmelo!
—Che cosa?
—Come cosa? Il sesso di nostro figlio!
—Oh! Ma io pensavo che non ti interessasse!
—Bonnie!
—Eh…credo di essermelo dimenticato!— disse, in un modo di falsa innocenza. Damon la fulminò con lo sguardo.
— Ma se tu mi dicessi che invece hai cambiato idea e che muori dalla voglia di saperlo, allora forse me lo potrei ricordare!
Damon sospirò e roteò gli occhi. Prese un gran respiro e disse:
—Eh va bene! Ho cambiato idea e muoio dalla voglia di saperlo! Adesso me lo potresti dire?
Bonnie saltò sulle ginocchia e battè le mani, esultando.
—Ok, ok! Ma preparati!
Damon sorrise e si avvicinò a lei. Bonnie si avvicinò al suo orecchio e sussurrò:
 
—E’…
 
 
Gli occhi di Damon si illuminarono!




Note: Buonasera a tutti!  Scusatemi immensamente per il galattico ritardo, ma ho avuto un blocco e non sapevo come finire il capitolo! Scusate!
Allora, in questo capitolo c'è l'ecografia...non so se ho descritto bene le sensazioni di Bonnie ma spero si capisca che sia lei che Damon si sono emozionati moltissimo e sono entrambi felicissimi! Per quanto riguarda il sesso del bambino...beh, ditemi voi sulle recensioni! Maschio o femmina? Personalmente preferirei una femmina, perchè secondo me risveglia il lato super-tenero di Damon. Voi cosa ne pensate? 
Ne aprofitto per augurare uno stupendo 2012 a tutti quanti!
Alla prossima e grazie!

gaga96

P.S: scusate per gli errori che ci sono!!  

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6



-Meredith!!- urlò istericamente una giovane donna.
-Che c'è?-  chiese la sua amica, correndo su per le scale e raggiungendo la rossa.
-Il vestito! Non si chiude!
-Come sarebbe a dire che non si chiude? L'hai provato meno di dieci ore fa e andava benissimo!- esclamò Dith. In quel momento, Bonnie si girò lentamente verso di lei, tenendo le mani dietro la schiena per impedire alla lampo del vestito di scendere, con aria colpevole e mordendosi il labbro inferiore. Meredith sbuffò.
- Che hai fatto?
Bonnie deglutì. Si sentiva leggermente in imbarazzo in quella situazione e non poté fare a meno di arrossire per quello che stava per dire alla sua amica.
-Ecco...il vestito era veramente splendido! E non volevo lasciarlo nel negozio... Soprattutto a quelle belle e magre ragazze che ci ronzavano in torno e...
-Non dirlo, ti prego, non dirlo...
-E...beh...Ho fatto un piccolo incantesimo!
-Ecco...l'hai detto!
Bonnie si morsicò l'interno guancia, sentendosi una stupida. Quell'idea era stata davvero idiota! E c'era una semplice motivo: la magia era una cosa al contenpo meravigliosa e complicata. Infatti, ad ogni incantesimo corrispondeva una lato negativo. Di solito si trattava di improvvisa stanchezza o nervosivo, così come iper tensione e cose del genere, ma negli incantesimi più piccoli, dove non si utilizzava molta energia, c'erano delle conseguenza un pò diverse. Come nell'incantesimo che aveva fatto quella mattina. Infatti, la strega aveva allargato il vestito di una taglia, in quanto una taglia maggiore non era disponibile al negozio, senza sapere che l'effetto collaterale di tutto ciò prevedeva un altrettanto restringimento del vestito dopo alcune ore che l'incantesimo era stato lanciato. Per cui, in quel momento, Bonnie si era ritrovata con un bellissimo vestito addosso, che peró non si chiudeva dietro.
Fortunatamente, peró, una volta che Bonnie sarebbe diventata abbastanza forte, avrebbe potuto fare un altro incantesimo in modo da annullare gli effetti collaterali che la magica provocava. Ma per ora, avrebbe dovuti conviverci.
Si avvicinò goffamente all'amica che mise entrambe le mani sui fianchi, guardandola severamente.
-Dai, non fare così, Mere! Insomma, mettititi nei miei panni! Era l'unico bel vestito che mi stava decentemente e che non mi facesse sembrare la balena che sono in questo momento!- mugugnò Bonnie nel vedere la faccia contrariata della sua migliore amica, che, intenerita, sorrise.
-Tesoro, non sei una balena! Sei quasi al nono mese di gravidanza, è normale che tu sia più grossa del solito!
Bonnie sbuffò, buttandosi sconsolata sul letto.
-È solo che...insomma, è imbarazzante da dire...ma, ecco, ho il terrore di non piacere più...a Damom...in quel senso...- sussurrò all'improvviso e la sua voce si ruppe. Si girò su un fianco e Meredith rimase spiazzata da quelle parole e si inginocchiò sul pavimento di fronte a lei di corsa, guardandola negli occhi e appoggiando le mani sul braccio con cui la rossa si tenva la testa.
-Ma che stai dicendo? Lui ti ama, Bonnie! Sei sempre uguale, solo che sei incinta! Scommetto che lui neanche nota tutta la differenza che noti tu in te stessa. E poi, stasera ti ha invitata nel locale più chic e costoso di Fell's Church, non vedo dove sia il problema! Se Alaric mi facesse una cosa del genere, non starei di sicuro a piangermi addosso!- la consolò, pensando che tutta quell'insicurezza era dovuta solamente alla situazione delicata in cui si trovava.
-Sì, forse hai ragione Mere...non lo so! Uff...oh, a proposito! Come va con Alaric?- mormorò Bonnie, cercando di non pensare più a cose negative. Era sicura che Mere le avrebbe risposto positivamente ed era per questo che glielo aveva chiesto. Ma i suoi buoni propositi fallirono miseramente.
-Non tanto bene...- farfugliò la mora, alzandosi in piedi, come per cercare di tagliare immediatamente il discorso. Bonnie non se ne accorse, ma si allarmò e scattò in piedi, per quanto quello stretto vestito le permettesse.
-Che vuoi dire?
Meredith sospirò tristemente.
-Che lui sembra distante...amche quando siamo vicini, non capisco cosa provi realmente per me, che progetti abbia...la nostra storia, é come un enorme punto di domanda.
Bonnie le si avvicinó e le accarezzò un braccio per consolarla.
-Ehi! Lo sai che Alaric è sempre stato un tipo restio a mostrare i suoi sentimenti. Come te! Per cui, penso che come tu lo ami tanto, ma non lo dici esplicitamente sempre a lui, Alaric provi lo stesso per te! Non ti devi preoccupare!
Meredith la guardò negli occhi e le sorrise come per ringraziarla. Ma Bonnie si accorse che non era totalmente sicura di ciò che la rossa le aveva appena detto. Poi, la mora disse qualcosa che sconvolse totalmente Bonnie:
- Sai, alcune volte invidio te e Damon!-
La rossa spalancò gli occhi e pensò di non aver capito.
-Come?
-Sì, intendo...voi vivete insieme, siete così legati e vi si legge in faccia che c'è qualcosa di forte che vi lega. Tra me e Alaric, invece...sembra tutto molto freddo...- 
Bonnie la guardò negli occhi stupita. Non avrebbe mai pensato che lei e Damon dessere quell'impressione agli occhi degli estranei. Ma soprattutto, non si aspettava che Meredith vedesse se stessa e Alaric in quel modo. E la cosa le spezzò il cuore. Mere sembrava sull'orlo delle lacrime, cosa pressochè impossibile per una come lei, per cui Bonnie si ritrovò ancora più sconvolta. Stava per dire a Mere che non era per niente vero quello che lei pensava, quando un fortissimo crampo all'altezza dello stomaco colpì la giovane strega, che fu costretta a piegarsi in due dal dolore e a lasciarsi sfuggire un gemito.
-Bonnie! Che succede?- esclamò Meredith, sorreggendo Bonnie che aveva iniziato a tremare. La rossa alzò la testa imperlata di sudore e si appoggiò alla scrivania, trattendendo un singhiozzo improvviso.
-N-niente...solo un crampo...sto bene!- mormorò, tentando di convincere Meredith, ma fallendo l'impresa.
-Bonnie, non era 'solo' un crampo! Stai sudando e sei pallida! Forse sarebbe meglio che tu rinunciassi ad uscire con Damon stasera e andassi all'ospedale!
-No!- gridò Bonnie, alzando di scatto la testa e spalancando gli occhi, lucidi per il dolore.
-No...- ripeté più piano, ansimando. Meredith la guardò preoccupata e Bonnie capì che l'unico modo, anche se un pò subdolo, per convincere l'amica a lasciarla uscire quella sera, era toccare un tasto dolente per entrambe.
-Sai quanto sarebbe importante per me! Ho paura di non fare più lo stesso effetto a Damon, che lui abbia perso interesse e se stasera non andassi, rovinerei tutto. Ti prego, Mere! Ti prego! Non dire niente a Damon e lasciami andare!- la supplicò. Vide l'espressione della mora addolcirsi e sbuffare.
-Bonnie...-borbottò la Meredith.
-Ti prego, Mere! Non è nulla!- le disse, facendo gli occhioni e sorridendole. Meredith la guardó severamente, ma capiva bene quella sensazione di ansia che provava Bonnie in quel momento, perchè la provava lei stessa quasi ogni giorno quando non si sentiva con Alaric. Fu per quel motivo, o perché quel giorno Meredith si sentiva particolarmente gentile, che, inaspettatamente per entrambe le amiche, Mere espose il suo verdetto finale.
- Va bene! E ora tentiamo di mettere questo maledetto vestito!- esclamò.
Bonnie si sentì sollevata. 
-Ma, se hai fatto un incantesimo prima per starci, non puoi rifarlo adesso?
Bonnie sorrise amaramente, mentre Meredith tirava faticosamente la zip del rosso vestito dell'amica.
-Ecco...devi sapere che ogni inantesimo di una strega ha sempre una doppia faccia. In questo caso, il lato negativo è che il vestito si è allargato appena fatto l'incantesimo, ma una volta tolto, si è ristretto più di quanto già era prima di lanciare la magia! Se io continuo così lo rovinerei!- si lamentò. Mere corrugó la fronte.
-Ah. Non pensavo che la magia fosse così complicata. Ogni incantesimo ha il suo contro?
-Beh, per ora sì, perchè- le mancó il respiro perchè Meredith diede uno strattone alla lampo - perchè non sono ancora abbastanza potente da eliminare il lato negativo degli incantesimi. Tra un bel po', forse, ci riusciró!- sospirò.
Mere ridacchiò, riuscendo finalmente a chiudere quella maledetta lampo.
-Ok, fase trucco. Andiamo in bagno!- le disse Meredith e la rossa la seguì.
Nonostante la felicità di poter uscire, Bonnie si sentiva stranamente in ansia. Aveva una strana sensazione addosso, una brutta sensazione.
E inoltre, quel vestito le impediva di respirare, ma non disse nulla. Decise di ignorare tutto e di dedicarsi completamente a cercare di essere più bella per quella sera.
 
 
 
 
 
 
-Wow, Damon! Sei uno schianto! Quasi non ti riconosco!
-Haha. Simpatico. Bando alle ciance, dove sono finite le scarpe che ho lucidato prima?- borbottò Damon, girovagando per la stanza.
-Non ne ho idea. Non le ho toccate!
-Allora aiutami a cercarle!
-Oh, Damon Salvatore che chiede aiuto? Accidenti, sto sognando!- sghingnazzò il minore dei Salvatore. Damon lo fulminò con lo sguardo.
-Fratellino, non ti conviene prenderti gioco di me in questo momento!-
Stefan lo guardó sorridendo. Senza dire una parola, entrambi i fratelli cominciarono a setacciare la camera in cerca di un paio di maledette scarpe nere. Stefan era piuttosto contento di passare quei momenti insieme al fatello. Da quando lui e Bonnie avevano scoperto di aspettare un bambino, il moro era rimasto il più vicino possibile alla strega, probabilmente per controllare che niente andasse male, per cui si era allontanato molto da Stefan e questo dispiaceva al fratello minore non poco. Era strano tornare a vederlo gironzolare per il Pensionato. Soprattutto lo stupì il fatto che Damon avesse scelto di chiedere a lui di consigliargli un vestito decente per quella sua serata speciale con Bonnie. Era così cambiato in quegli ultimi tempi, che la differenza di carattere e comportamento era impressionante. E Stefan adorava quel nuovo Damon.
Osservó di sottecchi il fratello e si chiese come mai fosse così nervoso quella sera. Dopottutto viveva con Bonnie ventiquattro ore su ventiquattro, uscivano insieme, convivevano. Eppure, Damon aveva deciso di vestirsi al Pensionato quel giorno e di passare a prendere Bonnie a casa loro. Piuttosto strano. 
-Damon, come mai sei così nervoso?- chiese. All'inizio non ricevette risposta. Sperava che tutto ciò di cui si era convinto sul cambiamento di Damon, comprendesse anche il loro rapporto. Ma, a quanto pareva, Damon non era disposto ad approfondire quel che c'era fra loro. O forse no...
-Sarà una serata molto importante per me e Bonnie stasera. Voglio che sia perfetta e che lei si senta come una principessa.
Stefan fu colpito da quella frase e dal tono con cui Damon l'aveva pronunciata e automaticamente rispose:
-Che, le vorrai chiederle di sposarti?- ridacchiò, aspettandosi una risata di scherno di rimando che non arrivò mai. 
Stefan ammutolì e si girò di scatto verso Damon che teneva in mano una scatoletta di velluto e la rigirava fra le mani, osservandola attentamente. Non si era accorto che lui l'aveva tirata fuori, non sapeva neanche quando l'aveva fatto. Stava di fatto che desiderò ardentemente di sprofondare nelle profondità più remote della Terra.
-In realtà è proprio quello che voglio fare, Stefan- rispose serio il fratello maggiore, guardandolo e puntando la piccola scatola verso il minore. Stefan aprì più e più volte la bocca, senza dire nulla, incantato ed estasiato da quella notizia.
-M-ma è...è una cosa fantastica! Damon, congratulazioni!- esclamó, sorridendo gioioso e avanzando verso il moro. Notò che Damon fece un mezzo sorriso. Stefan allargó le braccia e fece per abbracciarlo inconsapevolmente e, stranamente, Damon lo ricambió, nascondendo, peró, il sorriso sornione che gli era apparso in volto.
-Sì, sì, ok, Stef, non c'è bisogno di tutte queste smancerie. Sì, chiederò a Bonnie di sposarla, glielo chiederò stasera e sarà una serata perfetta!- esclamò Damon, con gli occhi che luccicavano dall'emozione, allontanando il fratello per guardarlo in faccia. Stefan sorrise. Dopotutto, Damon era sempre Damon. Un abbraccio era già tanto, e a lui bastava. Lo osservó accuratamente. Era nervoso, lo capiva dal fatto che continuava a muovere le dita e a picchiettarle sulla gamba o sulla scatolina che stava mettendo di nuovo nei pantaloni. Ma sembrava anche molto felice e sicuro della scelta che aveva fatto. Glielo si leggeva negli occhi, quei brillanti occhi neri che quella sera brillavano addirittura di più di una luce che mai e poi mai Stefan avrebbe pensato di vedere negli occhi di suo fratello. C'era amore, agitazione, ma soprattutto gioia.
Stefan diede una pacca sulla schiena di Damon.
-Come pensi di chiederglilo?
-Useró il mio incredibile fascino e il mio istinto per capire il momento oppurtuno- si interruppe un momento -e pregheró che vada tutto secondo i piani!- sussurró, alacciandosi i polsini della camicia stranamente bianca.
Stefan ridacchiò. 
-Andrà tutto bene! Vedrai!
-Sì, Stefan, lo so!- sorrise Damon. Si allacció le scarpe e si specchiò. Era bello come al solito, ma con quel qualcosa che lo rendeva ancor più mozzafiato.
-Sai come sarà vestita Bonnie?
-No, non voleva dirmelo. È andata a prenderlo stamattina con Miss Inquietudine. Comunque sarà bellissima come al solito!- rispose, come fosse la cosa più ovvia del mondo. Stefan sorrise.
-Perfetto! È tempo di andare!- mormorò Damon, schiarendosi la gola. Tento di rilassare i muscoli delle spalle e del collo, squotendoli.
-Buona fortuna, Damon! Anche se sono sicuro della risposta che Bonnie  ti darà!
-Già! Ovvio che tu sia sicuro. Chi mai direbbe "no" ad un faccino come questo?
Stefan fece un sorriso sghembo. Per la prima volta, gli sembró un normale essere umano, quasi insicuro e un pò impacciato. Gli fece quasi tenerezza.
-In bocca al lupo, Damon!
 
 
 
 
 
Quando Bonnie scese gli scalini del portico per andare verso la macchina che la stava attendendo, si sentì una principessa, come quelle che sua madre le descriveva quando era piccola. 
Quando Bonnie entrò nella macchina che la stava attendendo, con Damon che le apriva la portiera e gliela richiudeva, si sentì una regina, come quelle che si vedono sulla televisone.
Quando Bonnie entró nel ristorante e Damon la portó al tavolo che aveva prenotato, dove c'era una rosa come centro tavola, tutto molto elegante, i camerieri che la servivano velocemente e gentilmente, si sentì una dea.
Quando Damon la baciò e le disse che era bellissima quella sera, si sentì la donna più felice del mondo.
 
-Accidenti, Damon, è davvero stupendo qui!- esclamò con gli occhi che brillavano. Damon sorrise.
- Non per niente l'ho scelto!- scherzò. 
Bonnie sorrise e si guardó intorno. Sapeva che quel ristorante er il più prestigioso di Fell's Church, ma non aveva mai capito cosa avesse di tanto speciale. Ora che era dentro, lo capiva. Aveva un'atmosfera speciale, paradisiaca. E stare lì insieme a Damon la rendeva ancora più contenta.
- Sei davvero bello, stasera!- gli disse, alzando gli occhi dal menu.
Damon fece altrettanto e le parve di vederlo, forse, arrossire leggermente. Il tutto venne subito mascherato dal solito sarcasmo.
- Ovviamente, pettirosso! Anche tu sei uno schianto, stasera!
Bonnie arrossì sul serio e tornò sul menu. Purtroppo, non appena notó i prezzi, sbiancó.
-Damon? Ce lo possiamo permettere?- esclamó con voce stridula. Damon la guardò come se avesse appena detto una gran stupidata.
- Certo, uccellino. Dimentichi con chi sei a cena!- e detto questo, spalancó velocemente gli occhi, facendo intendere il suo Potere. Bonnie alzó un soppraciglio.
- Damon, è sbagliato! Non possiamo non pagare!- sussurró, sapendo che anche in mezzo a tutta quella confusione, Damon l'avrebbe sentita.
- Non ho detto che non pagherò. Ho solamente detto che pagheró meno di quello che sarà il conto.
- Aspetta!  Pagheró? Paghiamo semmai! Insieme!
- Non se ne parla nemmeno! Questa serata è per te, Bonnie!
La ragazza corrugò la fronte.
-Per me?
- Certo! Pensi che non ti conosca abbastanza da vedere quanto stanca sei? Sei distrutta in questi mesi, porti in grembo...-
Bonnie gli sarebbe saltata di sicuro addosso dopo quel discorso, se all'improvviso un crampo non le avesse tolto il fiato!
Strinse le minute dita a pugno sulla tovaglio e strizzó gli pcchi mordendosi la lingua, sperando che Damon non si fosse accorto di nulla. Speranza piuttosto vana.
-Bonnie! Che succede?- esclamò allarmato, alzandosi do scatto e correndo verso di lei, per poi accovacciarsi accanto.
Bonnie impallidì.
-Streghetta? Che succede? Parla!- le disse Damon, prendendole dolcemente il mento e girandola verso di lui, notando il suo sguardo sconvolto e rabbrividendo impercettibilmente.
-Credo che mi si siano rotte le acque...




Note: ....ehm...ok, no, non sono un miraggio! Mi dispiace, mi dispiace! Questo capitolo è arrivato con un ritardo enorme, mi scuso umilmente, veramente! E' che ho avuto un blocco, giuro, non sapevo come andare avanti e ho iniziato a frequentare meno 
il sito. Ma ora ho qualche idea su come andare avanti e spero di non fare altri ritardi così galattici! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ringrazio le persone che mi hanno recensito e che hanno ricevuto risposta solo pochi minuti fa, dopo mesi! Mi scuso ancora! Rigrazio moltissimo le persone che mi hanno messa su autori preferiti, storie preferite/ricordate/seguite! In caso ci siano errori nel capitolo, vi prego di dirmelo! Grazie! ^^
Al prossimo capitolo!
Bacioniii!


gaga96
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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