Life will flash before my eyes-

di GiulyMUSE
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Unintended. ***
Capitolo 2: *** Bliss ***
Capitolo 3: *** Muscle Museum. ***
Capitolo 4: *** Dead Star ***
Capitolo 5: *** Map of your Head ***
Capitolo 6: *** Megalomania. ***



Capitolo 1
*** Unintended. ***


Tadaaaan! Ecco la solita cosa:
I personaggi purtroppo non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro.
Chiedo scusa per eventuali errori di battitura o peggio, di grammatica!
Buona fortuna ehm... lettura. Spero che questa FF possa piacervi e per concludere... W I MUSE <3

Life will flash before my eyes.

 

Unintended.


Teignmouth, contea del Devon, distante circa quattro interminabili ore dalla capitale, Londra. 15 novembre 1994, un piccolo ma significante raggio di Sole si faceva attendere… ma più i minuti scorrevano più la speranza si allontanava.
Erano le undici e mezzo di mattina; 
In quell’ora ero seduta nella fila centrale, al penultimo banco, nell'aula del corso di matematica. Frequentavo il terzo anno della “prestigiosa” scuola Teignmouth Community School.
Persa tra i complicati termini specifici che usava Miss Smith, con il gomito sul banchetto e il viso poggiato sulla mano, aprendo e chiudendo gli occhi ripetutamente per la stanchezza, attendevo che quell’odiata campanella suonasse per l’intervallo, così da liberarmi finalmente dello sguardo del ragazzo che stava dietro di me. Fissava i miei capelli e qualche volta con la matita giocherellava con un mio ricciolo. 
Si chiamava Matthew, Matthew Bellamy. 
Un ragazzo anonimo fino a poco tempo fa, quando a Febbraio vinse quella stupida competizione tra band scolastiche nel Teignmouth Broadmeadow Sports Centre. La band aveva un nome talmente banale da far scoppiare una gran risata, "Rocket Baby Dolls". Di certo l'aggettivo "banale" è impossibile da associare alla loro musica e alla sua voce. 
La canzone che mi colpì di più, se non erro, si chiamava Small Minded. Mi disse che fu ispirato da una ragazza e la suonò per lei, ma non era sicuro che questa l’avrebbe gradita.
Voleva, anzi, desiderava che lo aiutassi nel realizzare una coreografia. Dovevo soltanto truccarli, insieme ad altre ragazze, e irrompere nel palco mascherata come loro. 
Io, ovviamente, rifiutai. 
Se quel comportamento non fosse stato gradito, la mia alta media scolastica sarebbe crollata in un attimo come una torre di carte da gioco dopo un leggero vento, e inoltre, perché aiutare quel ragazzo di cui non mi fidavo e che trovavo alquanto strano, ma contemporaneamente affascinante. M’incuriosiva. 
Portava dei lunghi capelli neri che coprivano due meravigliosi occhi blu che illuminavano le interminabili giornate del Devon. Era magro e si nascondeva nella spenta divisa scolastica nera,bianca e grigia fortunatamente sulla camicia c'erano diverse scritte, tra queste anche una mia diceva "You need a haircut". Possedeva, però una forza strabiliante, ed era per questo che spesso si ritrovava dopo l’ultima campanella a riordinare classi intere, non che la cosa potesse poi tanto dispiacergli. 
Odiava il suo ambiente familiare e oltre a provare e provare con i suoi “amichetti” della band, che gli stavano sempre alle costole, non aveva altro da fare. E poi, quella solitudine, l'ambiente scolastico e quello familiare, passeggiare tra i banchi e la mensa che poco tempo prima brulicava di ragazzi di tutti i tipi, lo ispirava per nuove canzoni.
I suoi amici si chiamavano Domic Howard e Christopher Wolstenholme. Il primo, biondo, snello, il più grande fra i tre, era un dio con bacchette, piatti e tamburi. Christopher invece, che io scherzosamente chiamavo "Afro" per la sua folta chioma riccioluta, suonava in un'altra band, ma successivamente fu convinto dal chitarrista Matthew a lasciare la vecchia band e la batteria per unirsi a loro, suonando il basso. Erano, al contrario di Bellamy, dei ragazzi apparentemente normali e simpatici. Camminavano per i lunghi corridoi con dei bei sorrisi a trentadue denti stampati in volto, ed erano inoltre disponibili ad aiutare tutti.
Finalmente quella maledetta campanella suonò, ed io potei scappare dalle lunghe dita di Matthew, che prontamente si alzò di scatto raccogliendo i libri e camminandomi dietro come un cagnolino.
-Senti No-no, ehm, Nolen…- tentava di ricordarsi il mio semplice e breve cognome.
-NOLAN, N-O-L-A-N, quante volte dovrò ripetertelo prima che l'anno sia concluso?- risposi fredda, senza voltarmi. 

Subito lui mi raggiunse e si accostò al mio fianco, parlandomi con il viso rivolto al mio, dritto e fermo in avanti.

-Sì, sì certo, Nolan! Come si può dimenticare il cognome di una bella ragazza come te!– cercava di adularmi con questi banali complimenti, che mi portavano solo a innervosirmi di più. Alzai gli occhi verso l’alto e sbuffai.
-Matthew, finiamola con queste smancerie. Dimmi cosa vuoi, preferibilmente prima che finisca tutto il cibo in mensa!- arrivai di fronte al mio armadietto e girai la rotellina.
 Il caso ha voluto che anche il suo armadietto fosse vicino al mio, chissà, forse era già scritto da qualche parte che eravamo nati per stare sempre in compagnia l'uno con l'altro.

Fece lo stesso e accompagnato dal rumore che si stava pacando in corridoio, disse: -Non voglio avere un dibattito sulla tua rara bellezza…- stavo aprendo bocca per rispondergli con un tono arrogante, ma lui mi puntò l’indice verso la bocca sfiorandomi le labbra.
-Shh, volevo sapere se questo pomeriggio sarai finalmente libera e potrai venire con me e Chris a casa di Howard per provare una nuova canzone... se faremo troppo tardi potrò acc…- non riuscì a terminare che lo interruppi.
-Sai Matt che non posso, mi dispiace dirti sempre di no, inoltre oggi non sono proprio in vena di scherzare!- ero stufa di dargli sempre la solita risposta.
-Sei in quei cinque giorni… giusto?- chiese imbarazzato.
-M-m-ma che domande fai! Comunque sì, è così evidente?- ero una iena quel giorno e Matt fu la ciliegina sulla torta.
-Sì, diciamo anche troppo- mi sbeffeggiò.
 Un velo di rossore si pose sulle mie gote. Controllavo se in quell’armadietto avevo dimenticato di prendere qualcosa, ma semplicemente perdevo tempo solo per stare altri svelti minuti con lui.
-Ho un’ottima idea!- gli s’illuminarono gli occhi adesso scoperti dal lungo ciuffo corvino.
-Ho paura di quello che ti frulla per la testa…-
-Tu hai un garage?- chiese, tenendomi per le spalle.
-Ehm sì, ma adesso che c’entra il garage?- ero confusa, cercare di capire le intenzioni di quel ragazzo era davvero un duro lavoro.
-C’entra! Poiché non stai molto bene ed io desidero star con te, ma non posso rimandare per l’ennesima volta le prove con i ragazzi… che ne dici se questo pomeriggio tardi andremo a suonare nel tuo garage? E' un disturbo?- mi chiese con occhi dolci.
-E la cioccolata?-
-La cioccolata?! Okay, anche la cioccolata!- era emozionato... ma questa felicità durò poco.
-No Matt, sto scherzando. Puoi portarmi tutta la cioccolata che vuoi, ma sai che mio padre odia la musica rock e soprattutto vedermi con voi… non posso dargli questa delusione. Finalmente dopo tantissimi anni d’inferno sto riuscendo ad avere la sua fiducia. Lui non vi conosce e non sa che siete dei ragazzi fantastici e poi, non voglio perdere te… il mio migliore amico.- cavolo, l’ho confessato! Ho confessato di essermi affezionata a lui!
-Ah allora… io sono il tuo migliore amico e… niente più? Dai su! Sotto quel “migliore amico” c’è qualcos’altro no?!- era soddisfatto e lo vidi sorridere maliziosamente.

In quel momento volevo solo andare in mensa, quindi mi voltai, ma lo stupido mi aveva intrappolato tra le sue braccia e l’armadietto. Si avvicinò, troppo vicino, socchiuse gli occhi e poi... e poi riuscii a scappare da quelle sottili labbra, gli passai sotto il braccio, lui aprì gli occhi, e ci rimase male, ovviamente.
Ero distante pochi metri, mi voltai facendo svolazzare i miei lunghi ricci biondi e con un sorriso di vittoria lo salutai abbassando in ordine le mie sottili e lunghe dita curate.
Si sentì sconfitto, così si abbandono con le spalle contro l’armadietto azzurro e si lasciò scivolare fino al lucido pavimento; mi fissava e poi abbassava lo sguardo, mentre si girava i pollici delle mani tra le gambe.
 
Vivevo in una piccola e comoda casetta vicino la riva del mare, avevo un cane, Lupin, come il famoso personaggio di un anime Giapponese, per molto tempo fu il mio unico amico.
All’apparenza posso sembrare una ragazza che ama stare al centro dell’attenzione, una ragazza che si diverte nel distruggere i cuori di molti ragazzi, una ragazza facile, ricca ...un'oca. Non è affatto così, diciamo che in parte sono felice di non essere come pensa o vuole la gente, dall’altra parte infelice di non essere un animale da festa, questo perché mio padre sin dai miei primi passi era troppo apprensivo e geloso della sua bambina. Allontanava tutti da me, nessuno poteva avvicinarsi, invitarmi ad un appuntamento e non era concesso uscire il sabato sera con gli amici. In una tipica piovosa notte inglese, stanca della morbosa ossessione di mio padre, scappai, fuggii dalle sue grinfie. Camminavo a vuoto e scoprivo lati della cittadina che non conoscevo, perché sempre privata da Jeremy, papà. Il mio scarso orientamento in quella cittadina sconosciuta, cupa e umida, mi portò però ad imbattermi in un gruppo di uomini poco raccomandabili. Avevo solo quattordici anni, ma ne dimostravo molti di più; mi toccavano i capelli fradici e mi sfioravano la pelle. Non si riusciva a vedere nulla, cercai di liberarmi dai “mostri”, sputavo, davo calci a vuoto, tentavo di urlare ma le parole sembravano bloccate, intrappolate in gola tra le corde vocali. Si aprì un varco e scappai da quelle mani/ventose, scivolai nell’asfalto bagnato e riuscii finalmente a urlare per il dolore al ginocchio sbucciato, il labbro spaccato e il panico, la paura e il rimorso che prendevano via via il sopravento. I cittadini che abitavano nei piani alti dei palazzi di quello stretto vicolo, sentirono le voci e chiamarono la polizia, che era già stata avvisata dalla mia famiglia prima di arrivare tra le grinfie di quei vermi.
Fortunatamente arrivò puntuale, i drogati furono portati in questura ed io fui riscaldata da una coperta di lana. I miei genitori erano terrorizzati, ma passato questo momento fui punita severamente. Quell’orribile ricordo dopo quasi tre anni riaffiora perfettamente nei miei pensieri, ma i brevi discorsi che c’erano tra me e papà sono svaniti del tutto. Non si fidava più della sua Crystal, si sentì tradito, credeva che crescendomi segregata in casa sarei diventata una brava ragazza e nessun pericolo poteva portarmi per sempre via da lui, ma noi sappiamo benissimo che non fu così.

 
Corsi verso la mensa, sperando di trovare almeno qualcosa di decente da consumare, quando a un tratto si avvicinarono Chris e Dominic.
-Ehi Crystal hai già mangiato ?- chiese Dominic, facendomi accorgere della loro presenza. Sobbalzai in aria, aveva una voce così stridula che ti si conficcava nei timpani.
-Purtroppo NO, il vostro “caro amico” mi ha trattenuto più delle altre volte- dissi piena di sarcasmo.
-Bene, l’avevamo capito. Non vogliamo che tra un paio di mesi, a causa di quel coglione, ti evolva in uno scheletrino, questa dovrebbe essere la 5a volta che non riesci a trovare nulla in mensa, giusto?- finalmente Christopher mi andava incontro.
Annuii dispiaciuta, la fame si faceva sempre più forte.
-Eeeeecco qua!- Dominic mi porse due piatti coperti dai rigidi tovaglioli della bianca mensa.
-Che teneri, grazie ragazzi - diedi loro un bacino sulla guancia. Dominic  finse di  svenire, che sciocco!
Mi avevano messo da parte un po’ di dolce e un panino condito da loro, di certo un po’ pesante, almeno per me: carciofi, tonno, pomodoro e qualcosa di irriconoscibile, ma ero felicissima! Potevo finalmente consumare un decente spuntino. Nemmeno il tempo di finire quel quadratino di torta al cioccolato che quella dannata campanella suonò.
Perché quando si riesce a trovare alcuni minuti per rilassarsi e godersi un ottimo spuntino, il tempo deve correre così velocemente?!
I corridoi cominciarono a svuotarsi, alcuni invece forzati da qualche bullo rimasero lì in quel solitario corridoio chilometrico.
Mentre mi dirigevo all’aula di Storia dell’Arte, avevo contato quattro gocce di sangue colato dal naso di un “novellino “ che aveva sprecato tempo nel fissare uno dei ragazzi che si credevano emancipati usando la violenza.

Ecco Miss Loren che sfoglia le pagine di qualche libro di Arte, orgogliosa dei capolavori di Mirone o di chissà quale altro scultore bronzista greco. Le ragazze si riuniscono attorno ad un banco e chiacchierano, chiacchierano a più non possono. I pochi ragazzi del corso invece, discutono della partita di ieri. Io indifferentemente poggio i libri al penultimo banco, e come sempre gli ultimi posti delle tre file erano occupati dai membri dei "Rocket Baby Dolls" . 
Notai Matt. Se ne stava chiuso in silenzio a guardarsi quelle piccole mani callose a causa dei lunghi anni di esercitazione con la chitarra. Ero confusa, non capivo quello che diceva la professoressa, pensavo soltanto a cosa stesse succedendo nella testa del chitarrista, forse si sarà offeso per l’ennesimo due di picche? No, non credo, Matthew è un tipo cocciuto e coerente nelle sue decisioni, non avrebbe mai smesso di “darmi la caccia”, se il suo pensiero fisso era corteggiarmi e desiderare che diventassi la sua ragazza.

 Miss Loren si accorse che l’aula era piena, si sistemò gli occhiali e schiarì la voce.

-Silenzio! SILENZIO RAGAZZI! Ho una comunicazione da darvi, fate TUTTI attenzione-

 Continuavo a pensare, e nel frattempo Miss Loren parlava e pian piano attirava l’attenzione dei miei compagni di corso, fino a far tornare il sorriso perso durante la mattinata e un grande urlo di gioia mi RIPORTO' NEL PIANETA.

-Cosa ne pensa signorina Nolan?- si accorse che ero rimasta l’unica a non esultare.

Non sapevo cosa dire ero in preda dal panico, avevo gli occhi di tutti puntati su di me.

-Che sia una bella idea – me ne uscii con questa risposta poco soddisfacente.
-Bene ! quindi posso annunciare le coppie - ci fu un gran chiasso e poi calò un lungo silenzio.
“Quali coppie, no signorina Loren, si fermi e rispieghi“, pensavo disperata. Una lunga lista di coppie di ragazzi e ragazze, ma anche di sole ragazze, poiché eravamo in maggioranza rispetto agli “uomini”.
- Carol con Dean, Brown con Hall…- tra un nome e l'altro c’erano dei sottili no e delle risatine. 
- ...Cally con McKinon, Wolstenholme con Howard, Bellamy con Nolan..-
Bellamy con Nolan, okay. 
COSA?! Io e… Matthew. Non può essere, perché il destino mi voleva così male! Gli occhi dei tre erano puntati nuovamente su di me, Chris e Dominic si diedero delle occhiate maliziose, mi girai shockata verso Bellamy, che tentava di nascondere un sorriso di soddisfazione, vittoria e non so quali altre emozioni.
-Chi ha qualcosa da dire riguardo i gruppi?- interruppe quel fastidioso vociare la professoressa “sadica”.
Prontamente alzai la mano più alta che potevo.
-Sì, io Miss Loren!- finalmente il silenzio ritornò in quell’aula, Matthew mi dava calci sotto la sedia e Dom non  riusciva a trattenere una risata.
-Non importa! Era solo curiosità! – se ne uscii con la sua solita risata sarcastica. 

Stronza. Finì di ridere, schiarì la voce e passò la mano sulla sua gonna a quadri per riordinare le pieghe.
Suonò la campanella.
Sbuffai e battei la testa contro il banchetto. Non poteva succedere a me, con diciassette ragazze proprio a me doveva toccare di sopportare quel ragazzo che mi stava con il fiato sul collo? 
Si avvicino Matt, sfiorò i miei capelli e li scostò dal mio orecchio, avvicinandosi a esso maliziosamente.
-Non ci sei riuscita cara Nilen, lavorerai e DORMIRAI con me- disse con bassa voce.
-Nolan, cazzo NOLAN! Momento. Cos’hai detto? DORMIRE?!-
-A domani dolcezza!–  si allontanò da me e appoggiandosi allo stipite della porta mi mandò un bacio, allontanandosi poi sorridendo soddisfatto.


Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Devo dire la verità questo capitolo non mi soddisfa al 100%,lo trovo banale ma non pensiate che tutta la storia sia così!
Ve lo prometto.
Fatemi sapere anche con un messaggio cosa ne pensate.
Vi aspetto con i prossimi capitoli.

Hasta Luego da una
 R
ompiBalls <3

(Questo è il video della canzone che da il titolo al capitolo) http://www.youtube.com/watch?v=i9LOFXwPwC4

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Capitolo 2
*** Bliss ***


Bliss.

 

Persi l’autobus e per evitare di passare un'altra ora lì, schiaffeggiata dal freddo di novembre in quella panchina gelata ed umida ,mi avviai verso casa a piedi.

 In quel momento mi serviva un cellulare , una nuova apparecchiatura americana, che pian piano si stava diffondendo in tutta l’Inghilterra, lo desideravo anch’io ,ma i miei genitori si opposero a questo desiderio “Costa troppo” ,“Chi dovresti chiamare” ,“Quando ci sarà il momento giusto forse te lo regaleremo” ogni volta che accennavo la parola cellulare le mie orecchie erano costrette a sopportare queste risposte.

 

C’era qualcosa che non andava ,mi sentivo sola, mancava Matthew . . .

Dopo avermi dato quella “brutta notizia” non si era più  fatto vivo. “Dormire insieme” , ripetevo a bassa voce.

 

Arrivai a casa stremata.

Suonai alla porta, aprì Consuelo ,una piccola donna di origini spagnole , lavorava per noi aiutava mia madre nelle faccende domestiche.

 

-Giorno Consuelo, è arrivata Mamma?- Dissi e mi strinse forte come suole salutare nella calda Spagna.

-Buongiorno “pequeñita”!no ancora non è arrivata! Ma le ho preparato il pranzo , su entrate fuori fa freddo- mi risposte tentando di avere un accento più vicino all’inglese e lontano dal suo spagnolo.

Entrai spolverai il capotto spruzzato da piccoli e rari fiocchi di neve, tolsi i paraorecchie,i guanti ,il cappello e le scarpe fradice sporche di fango. Lasciai la sciarpa annodata al collo morbidissima e calda.

 

-Mmm che buon odore ! Cos’hai preparato Consuelo ?- le chiesi curiosa.

-Si chiama paella ! è una specie di frittata però al posto delle uova c’è il riso , l’ho condita con verdure e carne so che hai bisogno di molte proteine e ferro.-

-Ma cos’è questa storia? Tutti sapete che… lasciamo perdere!- ero nervosa avevo bisogno di dormire e mangiare qualcosa che togliesse il gusto del panino offerto dai ragazzi.

-Scusatemi, è stata vostra madre a dirmelo!- mi rispose preoccupata per avermi fatto innervosire di più.

-No,scusami tu,oggi non è stata una splendida giornata e i fiocchi di neve hanno contribuito!-

-Un brutto voto ? Un ragazzo? Matthew? !-

Annui,non avevo voglia di parlare. Consuelo e mia madre erano i miei psicologi potevo confidarle tutto ,sapevo che non avrebbero detto mai nulla a papà. Sapeva di Matthew e dei suoi corteggiamenti ,che mi piaceva un po’…forse molto , ma ero troppo cocciuta ed egoista per confessargli questo.

 

-Sì ,Matthew è ovunque, oggi Miss.Loren ,la professoressa di Arte, aveva annunciato qualcosa ma non so cosa! Sono disperata perché questa “cosa” richiede delle coppie che devono svolgere qualcosa,ma non so nemmeno questo, so solo che sono in coppia con..-

-Con Matthew!- continuò la piccola donna.

Annui e nascosi  la testa tra le braccia incrociate sul lungo tavolo della cucina , in cui erano aperti barattoli,barattolini e sacchettini di iuta ricchi di spezie colorate e profumate. Consuelo con un mestolo mescolava l’impasto e formulava delle frasi in spagnolo, intuivo “Oh chica , ahora no entiende nada su corazòn.. “ “El destino los unió..” ma di quelle parole non capivo proprio nulla.

-Consuelo ma che stai farfugliando ?- chiesi preoccupata.

-No nulla ,perché non vai in camera a riposarti, per essere tutto pronto manca un po’ di tempo- cambiò discorso.

Accolsi il consiglio e percorsi quelle scale laccate di bianco.

Mi gettai e sprofondai nel mio letto, cercavo con gli occhi qualcosa che mi facesse distrarre da Bellamy, leggevo i titoli dei libri posti nella alta libreria della parete opposta al letto ,era bianca ornata da piccoli fiorellini di campo rosa, stavo malissimo forti crampi allo stomaco si incalzavano uno dietro l’altro ,non capivo se erano dovuti per la fame o per altro addirittura se erano causati da lui,speravo di no, non ero pronta per innamorarmi.

Contavo le roselline sulla parete ,arrivai a 50 e chiusi gli occhi pronti per un sonno profondo.

 

Dominic piangeva ,non riuscivo a capire il perché fino a quando non abbassai lo sguardo e vidi Matthew

disteso sull’asfalto in  una pozza di sangue ,il conducente dell’auto era Christopher con la sua ragazza Kelly ,cercava di rianimarla ,era distrutto stava perdendo il suo amico e la sua ragazza,sperava di sposarla e avere tanti figli non poteva perderla con uno stupido incidente.

Non provavo nulla ero vuota come un croissant ,sentivo le lacrime solcarmi il viso ,mi avvicinai alla mano di Matthew aveva un bigliettino non ricordo cosa c’era scritto ma era un bigliettino di scuse , mi girai intorno e vidi  dietro l’ambulanza la mia casa vicino al mare ,capii che quel bigliettino era indirizzato a me. Non seppi se riuscirono a salvare Matthew e Kelly perché …

 

-CRYSTAAAAL! La paella è pronta vuoi venire ad assaggiarla?- i richiami di Consuelo mi svegliarono,aprì gli occhi di scatto,mi guardai allo specchio avevo il mascara colato , provavo ansia e nausea. Quel sogno era troppo reale , dovevo sentire la loro voce . i miei genitori non erano ancora arrivati così decisi che dopo aver consumato il piatto tipico della regione di Consuelo di accertarmi che sia stato solo un sogno!

-Sto arrivando!-scesi i gradini velocemente saltando l’ultimo. Mi precipitai in cucina, trovai la piccola donna che stava dividendo la paella,mi consegnò un piatto.

-Grazie è davvero buona! Complimenti- dissi con la  bocca piena.

-Di nulla , mangia tutto pequeñita- ci fu un attimo di silenzio.

-Consuelo ho una domanda da farti-

-Si dimmi pure-

-Non è niente d’importante, sai a che ora arrivano i miei?- Speravo tanto in un “sì ,arrivano dopo cena”

-Ah,mi sono dimenticata di dirtelo … tuo padre ritornerà tardi ha un assemblea e una cena di lavoro-

-E mamma?- già sapere che non c’era rischio di ritrovare papà in giro per la strada mi rallegrava moltissimo.

-La mamma è uscita con un’amica ritorna verso le 19:00 si chiamava … - prese l’espressione di qualcuno che cerca di ricordarsi qualcosa.

-Non importa !Grazie.. ma adesso devi farmi un favore..Okay?-  era quasi fatta.

-Si certo ,puoi uscire ..non dirò nulla -

Come cavolo aveva fatto non lo riuscivo ad immaginarlo,non riuscii a trattenere l’emozione che girai il tavolo e la riempii di baci. Lasciai il piatto sporco sul tavolo e corsi all’ingresso, presi nuovamente capello ,cappotto,guanti,paraorecchie e infilai gli stivale facendo dei saltelli su me stessa. Consuelo si precipitò alla porta con guanti da forno e una teglia con la paella.

-Questa portala ai tuoi amici, fammi sapere cosa ne pensano.-  mi schiacciò l’occhiolino

-Grazie ,ti devo un favore- allungai la A e chiusi la porta alle mie spalle.

 

Questa mattina Matt mi aveva detto che sarebbero andati a casa Howard per provare,conoscevo la strada ci son stata quasi un mese fa,non pensavo di essere un problema se gli facevo visita nonostante avessi rifiutato il suo invito più volte , ma il comportamento che aveva preso Matt all’uscita mi preoccupava.

Arrivai di fronte al cancello in ferro battuto della villa, lessi più volte l’etichetta della buca lettere sperando di non essermi confusa con un altro Howard. Suonai…

-Chi è?- chiese una voce da donna, forse era la domestica.

-Sono Crystal Nolan, un’amica di Dominic- risposi alzandomi in punta di piedi per essere più vicina al citofono. Non si sentì più nessuno.. volevo risuonare,fortunatamente il cancello si stava aprendo evitandomi così una brutta figura da scout insistente. Mi guardai intorno , era un giardino fantastico la casa era circondata da una pineta ,qualche fontana sparsa nel vasto prato verde, la stradina che stavo percorrendo era costituita da ciottoli amaranto e corda .La domestica mi aprì la porta in legno massello.

-Sono in garage- mi indicò la strada.

-Grazie- e le feci un sorriso lei ricambio annuendo. Mentre mi dirigevo al garage li sentivo suonare ,guardavo le pareti bordeaux illuminate da piccoli applique ricche di foto di Dom da piccolo e di sua sorella. Bussai(come se in quel fracasso potessero sentire le mie nocche battere sul legno) mi accorsi che la porta era socchiusa, l’aprii .

-Ciao Crystal,non mi aspettavo che venissi ,Matthew mi aveva detto che eri troppo impegnata e..- iniziò Dominic

-E invece eccomi qui, vi ho portato un po’ di paella preparata da Consuelo per sdebitarmi dal favore di questa mattina - dissi  con un gran sorriso, nel frattempo Matthew faceva finta di non accorgersi della mia presenza e continuava a suonare ed accordare la chitarra.

-Sì la conosco , l’ho mangiata l’anno scorso a Valencia con Kelly, è buonissima, ringrazia la cuoca da parte nostra!- disse Christopher ,togliendomi il pacco dalle mani.

-Entra su .. abbiamo cominciato da poco ,sei ancora in tempo per ascoltare la nuova canzone che ha scritto Matthew- mi invitò Dominic. Nel frattempo Bellamy suonava note stridule da far male alle orecchie.

-Smettila ,non si sente nulla – lo richiamò Christopher ,ma lui continuava, era un suono insopportabile così mi avvicina  e gli tolsi la chitarra di mano e l’appoggiai in un angolo insieme ad  vecchio cavallino a dondolo .

Lui non reagì per pochi secondi fino a quando si alzò da quei scatoloni impolverati e mi afferro per le gambe e mi mise con la testa penzolante dietro la sua schiena.

-Che fai Matt ,mettimi giù – gli davo pugni sulla schiena ,il sangue saliva velocemente in testa.

-Ehi ,lasciala andare !- Dominic si stava avvicinando per soccorrermi ma fu fermato da Christopher che gli poggiò una mano sulla spalla.

-Lasciali fare Dom… lasciali fare- Disse quello stronzo di Chris tentando di nascondere un sorriso di pura maliziosità.

-Sì ma non nella mia camera ,nel mio letto!- disse preoccupato Dominic.

-Ma cosa stai dicendo!Chris ti odio,ti odio con tutto il cuore !Non dobbiamo fare nulla non preoccuparti Dom - Matt mi chiuse la porta in faccia. Saliva le scale ancora con me sulle spalle, stava andando davvero nella camera di Dom. Urlai ,ma Matt per evitare che la signorina del piano di sotto mi sentisse, mi chiuse la bocca, adesso mi divincolavo tra le sue braccia ma era una presa troppo stretta. Si infilò nella camera di Dom , non poteva succedere, non ero pronta.. e poi io avevo il..

-Dobbiamo parlare- chiuse la porta e mi mise giù a terra. Feci un sospiro di sollievo!

-Mi hai fatto preoccupare sciocco!- gli diedi uno schiaffo, avevo le mani che mi tremavano.

Me li strinse dietro la schiena, era rimasto indifferente ma la sua bianca guancia si stava colorando di un rosso porpora.

-Primo : Perché sei arrivata così senza avvisarmi e  per giunta questa mattina avevi rifiutato il mio invito, Secondo : Dobbiamo parlare del lavoro che dobbiamo fare insieme per quel concorso, e lo dobbiamo fare BENE perché voglio VINCERE- Matthew era un ragazzo che non si faceva far sconfiggere facilmente,faceva attenzione ad ogni impercettibile particolare doveva essere tutto perfetto.

-Scusa , ma adesso è il momento della mia domanda, perché hai fatto quella scena ? non c’era nessun motivo di comportarsi così,chissà cosa stanno immaginando quelli qui sotto!- domandai allarmata.

-Perché loro sono dei “rivali” inoltre non volevo sfigurare ai loro occhi ,mi hanno come un “cacciatore” e non  potevo farmi scappare “la preda più ambita!”- queste parole non gli addicevano ,infatti scoppiai in una fragorosa risata.

-Che parole ti escono dalla bocca,peccato che dette da te perdono tutto il loro fascino. Io sono venuta qui per sentire i tuoi amici suonare , non per te!-

Annuiva ,ma non sembrava molto convinto.

-Allora torniamo ad essere seri , ho intenzione di ..- lo bloccai

-Momento, io ancora non ho capito di cosa si tratta questo concorso- chiesi preoccupata.

-Ah mi ero dimenticato che hai la testa sempre a me!- era convintissimo! continuò – E’ un concorso presentato in tutti i licei di Londra e contee a essa vicine, consiste nel discutere, scrivere una tesi su un perché di cui non si riesce a dare una risposta significativa..leggi mi son fatto dare la consegna precisa. Presi quel foglietto stropicciato e tentai di decifrare la grafia del chitarrista.

“I grandi perché che l’uomo si pone sulla propria vita sono dei ‘misteri’ cioè dei problemi che lasciano intuire soluzioni profonde,che stanno al di là delle semplice apparenza delle cose, e che l’uomo stesso sente di non poter raggiungere da solo con le proprie forze. L’uomo ha sempre cercato risposte a queste domande fondamentali,spinto anche dall’esigenza di dare un senso profondo alla propria vita”

-Wow, non è facile,non credo di farcela- commentai

-Infatti tu non devi fare nulla,penserò io a far il compito che dovremmo fare “in coppia”,non preoccuparti quando lo finirò non darò neppure il tempo di rileggerlo che te lo consegnerò posto casa- mi sembrava sicuro su quello che diceva,ma io non mi fidavo tanto, avrei fatto anch’io un compito e se quello di Matt non mi sarebbe piaciuto non ci sarebbe stato il rischio di fare una brutta figura di fronte i liceali londinesi e l’importante giuria.

-Okay ci sto !- gli diedi un pugno sulla spalla, era soddisfatto non si aspettava che io , forse più testa dura di lui ,mi sarei fatta ammaliare da quelle parole.

-Sì,ma adesso c’è un problema..-chiese imbarazzato.

-Cosa c’è adesso- speriamo che non sia  preoccupante!

-Quelli lì…-indicando i ragazzi che son rimasti di sotto -…pensano che .. be hai capito-

-No ,non ci penso nemmeno, non mi abbasserò ai tuoi livelli da pervertito,puoi togliertelo dalla testa- rimasi  con le braccia incrociate ,ma lui non essendo contento. Mi riprese di nuovo per i polpacci.

Mi gettò a terra e cominciò con una battaglia di solletico, il solletico era una soluzione che riusciva a disarmarmi facilmente.

-Smettila Matt, basta…non ce la faccio più, no per favore li no! – e tra una parola all’altra urlavo come una matta.

 

Piano Terra (garage)

 

-Cazzo… questa notte dormirò  sul divano, aspetterò  che Emily domani mattina cambi le lenzuola.. è tutta colpa tua Chris non dovevo fidarmi di te- Dominic mise il broncio ,nel frattempo Chris si era arrampicato su  una catasta di scatole per avvicinarsi al tetto del garage, tentava di origliare quello che stavamo facendo nel piano di sopra. Fece al biondo dei messaggi cercando di fargli capire di star zitto, così Dom non essendo compreso da nessuno si lasciò sconfiggere, diede un calcio agli oggetti che erano caduti sul pavimento e aspettava che noi avremmo finito, disperato al punto di piangere.

Dominic Howard un bambino intrappolato in un corpo di un diciassettenne. 

 

1°Piano (Camera Dom)

 

Immobile sul pavimento ,avevo chiesto una tregua.

Matt mi stringeva tra le sue cosce e mi bloccava i polsi con le mani,era stanchissima e avevo un gran fiatone per il solletico. 

Sgranai gli occhi,Matt mi dava leggeri baci sul collo, stava andando troppo oltre al semplice solletico. I miei muscoli non reagivano agli stimoli, traumatizzati dal solletico e da quei baci.

-Per favore Matthew,smettila sono stremata.-

Ma lui continuava e continuava.

-Matthew mi stai innervosendo!- gli dicevo ininterrottamente fino a quando.

-Matthew ! sento dei passi!-

Finalmente smise di poggiare quelle fredde labbra sul mio lungo collo, alzò la testa e con lo sguardo preoccupato ed attento tentava di sentire dei rumori, qualcuno stava salendo le scale.

Si alzò di scatto, ero libera.. mi alzai dalla moquette rossa con i gomiti e mi guardai a torno ,cercavo un orologio.

-Matt…Matt- lo richiamavo a bassa voce.

Lui origliava dalla porta mi fece segno di starmene in silenzio . Annui,trovai una sveglia ,segnava le 6:20 p.m. era tardissimo, non pensavo che fossero passate già 2 ore precise. Mi riordinai i capelli in una coda e passai le mani sulla camicetta a righe blu. Dovevo correre immediatamente a casa ,si era già fatto completamente buio e percorrere la strada di ritorno da sola era l’ultima cosa che avrei fatto ma anche farmi accompagnare da uno dei miei amici,chissà se mio padre fosse già tornato dall’assemblea e andato a casa per rinfrescarsi prima della cena di lavoro!

Matthew aprì la porta lentamente ,affaccio la testa da un piccolo spiraglio e controllò sia a destra che sinistra.

Non c’era nessuno.

Chiuse la porta dietro le sue spalle e ritornò da me.

-E’  tardi devo ritornare!-

-Ma sono soltanto le 6.20 p.m !-

-Lo so ,ma fa molto buio e inoltre sono preoccupata di ritrovarmi mio padre d’avanti la porta di casa-

-Non preoccuparti, ti accompagnerò io!-

-Nemmeno per sogno, mio padre ci ammazza-

- Se non lo farà lui qualcun altro durante il tragitto lo farà comunque-

Questo è vero … come potevo fare.

-Ti lascerò pochi metri prima dal portone-

Riuscì a convincermi! Se in  casa avessi incontrato papà si sarebbe irato di meno vedendomi con Matthew Bellamy che da sola per Teingmouth. Annuì mi prese per mano,una presa strettissima ,era realizzato riuscì a convincermi di accettare un passaggio da lui.

 

 

Piano terra (garage)

 

-Stanno scendendo!- disse Chris preoccupato ,stava ancora in mobile (si fa per dire) su quei enormi scatoloni con l’orecchio taccato al soffitto,cercò di scendere evitando di far rumore e rompersi un osso.

-E’ da un ora che sono chiusi lì dentro!- Dom camminava avanti ed indietro per il garage, farfugliava domande di cui si dava risposta o faceva spallucce.

Matt aprì la porta che divideva la maestosa villa al grande garage/sala prove facendola sbattere contro la parete,  Chris si spaventò e per un pelo non cadde a faccia per terra, Dominic smise di camminare a vuoto per il garage.

-Ma che stavate facendo?- mi teneva ancora per mano.

-Ei Cry la paella è squisita!- Chris deviò il discorso ritornando nuovamente alla paella.

- Sì,ne sono felice… ragazzi mi dispiace si è fatto tardi ,è ora che vada!- mi avvicina a Chris e Dom e li abbracciai ,Christopher ricambiò con due pacche sulla spalla, Howard ci accompagnò alla porta e ritornò in silenzio dal bassista.

Stavo infilando il braccio nella manica del giubbotto e mi accorsi che Bellamy stringeva  le labbra per non scoppiare in una fragorosa risata.

-Che succede?-inarcai la sopracciglia.

-Nulla…nulla- mi disse sistemandosi il colletto del giubbotto rosso fuoco.

Salutai la domestica ma non mi sentì a causa dell’aspira polvere.

 

Un gelido vento ci violentò. Alzai un lembo della sciarpa fino al naso ,Bellamy strofinò le mani e mi cinse un braccio sul fianco e ci dirigemmo verso l’auto nera.

Da perfetto galantuomo mi aprì la portiera. Mise in moto l’auto e si avviò verso casa, durante il tragitto nessun dei due fiatò.

Parcheggiò pochi metri prima dalla mia villetta, le luci del salotto erano accese. Speravo che fosse mia madre poiché Consuelo mi avvisò che mamma sarebbe arrivata verso le 19.

Le luci  a led si spensero con l’auto.

-Grazie …- volevo dirgli di più,dirgli che queste due ore con lui erano state meravigliose,ma non riuscii a capire cosa e chi mi fermo in quel momento.

Mi voltai e aprii la portiera avevo già messo una gamba fuori che Matt mi prese per il braccio e mi portò dritta sulla sue labbra. Era riuscito, era riuscito a placare quel suo desiderio che gli divorava lo stomaco ogni volta che il suo sguardo incrociava i miei occhi verdi. Rimasi in mobile e mi feci baciare.

 

 

Eccomi qui :D Volete sapere da cosa fui ispirata nel titolo?

Come ogni pomeriggio ascoltavo le 96 canzoni dei MUSE salvate sulla mia playlist.

Mi bloccai a “Map of the Problematique” sul verso

 …Life will flash before my eyes

So scattered almost

I want to touch the other side

And no one thinks they are to blame

Why can’t we see

That when we bleed we bleed the same..

I CAN’T GET IT RIGHT GET IT RIFHT SINCE I MET YOU

Da cui prende nome e ispirazione la mia FF.(ho parlato troppo >-<)

Spero che questi primi due capitoli vi siano piaciuti e che vi piaceranno anche quelli futuri.

A presto da una RompiBalls <3

(Questo è il video della canzone che da il titolo al capitolo) 
https://www.youtube.com/watch?v=eMqsWc8muj8

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Capitolo 3
*** Muscle Museum. ***


Muscle Museum

 

Passavano i giorni e quel stupido concorso mi stava portando all’esaurimento.

Non trovavo nulla che mi potesse ispirare ,cercavo di focalizzare un misero pensiero su qualcosa che potesse stupire la giuria, ma c’era solo Matthew,le sue labbra contro le mie ,le sue lunghe dita tra i miei capelli ingarbugliati tra un cappio di una ciocca riccioluta,sentivo il suo respiro trattenuto nei polmoni ,il suo lungo e sottile naso sfiorare il mio.

Scuotevo la testa,prendevo un foglio pulito e buttavo in nero qualcosa alquanto soddisfacente.

I professori ci avevano dato alcune informazioni dell’albergo in cui avremmo alloggiato per una notte e due giorni. Aggiunsero che sarebbe stata un ottima idea portare una coperta per il viaggio in pullman e se eravamo dei tipi freddolosi anche per quelle poche ore che avremmo dovuto trascorre in quelle quattro mura chiamate “camere”.

 

Bellamy si comportava come se non fosse successo nulla ,però era meno ossessivo dei giorni che precedettero quel fatidico bacio. Avevo paura che avesse avuto dei ripensamenti oppure non si sentiva sicuro di aver scelto il momento giusto,infondo era pericoloso.

Non voglio neppure immaginare lì,sdraiato nel vecchio divano vittoriano al posto della mia silenziosa mamma..papà!

 

22 Novembre 1994.

 

Mancavano soltanto cinque giorni, e saremmo arrivati a Londra senza uno straccio di tesi e opinioni.

Il chitarrista non l’aveva più accennata ,temevo che se la fosse dimenticata o persa tra quei spartiti ,non gliela accennai, era già abbastanza nervoso per delle questioni familiari. Dopo la separazione dei genitori fu mandato a vivere con i nonni,era troppo pesante per un ragazzino di 14 anni occuparsi della scuola, della sua musica,di aiutare anche economicamente i nonni, che amava immensamente.

Ma questa inutile preoccupazione e sfiducia nei confronti di Matt crollò al rientro a casa da scuola.

Il telefono squillava, come sempre i miei si trovavano fuori , in quella enorme villetta azzurra eravamo io e la spagnola.

Non disturbarti ,rispondo io!- dissi dal salone.

-Pronto?- si sentiva della musica, mi sembrava familiare.

 
 
..Time to wipe tears away
Trade away your future life for today
Tonight it just gets better..
 
-Pronto!-
-Mi scusi, sono un amico di Crystal e in casa?- era Bellamy.
-Si eccola qua, cosa le serve?- scherzai.
 
Si certo quella canzone era Small Minded.
 
-Ho finito. Puoi buttare la tua –
-Ma a cosa ti stai riferendo ,cosa dovrei buttare?-
-Nolan, non fare la svampita,sei ancora troppo giovane per perdere colpi, se non vuoi buttare la tesi preparata invano,lo farò io-
 
Rimasi in silenzio. Non sapevo che dire e fare,mi aveva scoperta.
 
-Scusami, ho provato a scriverla perch..-
Mi interruppe.
-Non preoccuparti, era prevedibile. Son abituato..- lanciava frasi brevi. -.. Ci sarei rimasto male se avessi capito che non ci avresti almeno tentato , non potevo sopportare che quel bacino avesse sballato la personalità della mia ingenua Nolan.
 
..Stay until tomorrow
It's just too long.
 
 
In quel momento si sentì la cassetta completare il suo giro.
 
-Che aspetti a mostrarmela?- quello che disse era in parte vero.
 
Stavo cambiando, a mio dispiacere mi stavo INNAMORANDO.
 
-Mi stupisci! Come fai a chiedermi questo “favore”dopo esserti comportata male ehehe..-
 
Ci fu una piccola pausa.
 
-Credevo che dopo molti anni “di forzata convivenza” in questa prigione vittoriana attorniata da un lugubre mistero e leggende mi mostrassi ai tuoi occhi come uno specchio d’acqua..Che ti sta succedendo Crystal il freddo ti ha gelato il cervello-
 
 Dimmi caro Matthew James Bellamy come posso riuscire a dirti quello che sta succedendo nel mio corpo se la prima a non capire sono io.
 
-Hai una irritabile ragione … a domani Bellamy –
 
Gli chiusi il telefono in faccia,la verità mi faceva rabbia ,mi bruciava alla bocca dello stomaco, come cavolo ho fatto a non anticipare le abituali mosse da stronzo di Matthew ,cosa mi stava succedendo , forse aveva ragione lui il freddo mi ha gelato il cervello?.
 
Tenevo la testa bassa poggiata sulla parete dell’entrata tentavo di nascondere la mia rabbia a Consuelo,non volevo che altri si immischiassero in questa situazione. Ma la cucina dove passava la maggior parte delle ore di servizio era distante neppure 1 metro da quel telefono nero con una pesantissima cornetta.
 
-Chi era Crys?-
-Nessuno, un tipo che cercava di adularmi con parole difficili a comprare non so cosa..- me ne uscii con questa banale menzogna.
 
Ritornai al divano del salone.
Rannicchiata e abbracciata ad un cuscino con le frange ,chiusi gli occhi cercavo di dormire ma quello stupido e le sue parole in quella chiamata mi rimbombavano in testa.
 
 
 
27 Novembre 1994
 
I cristalli di giaccio luccicavano nei marciapiedi delle strette strade del Devon, il mare bolliva e si riversava con crespe onde nel vecchio molo.
Ero in auto con mio padre ,la radio annuncio le 6:30 a.m. stringevo un piccolo zaino blu al petto,avevo messo due coperte in pail a quadri per riscaldarci nel pullman verso Londra, una era per me e l’altra per Matt poiché eravamo compagni di stanza ,di compito e tant’altro. Ovviamente mio padre non sapeva nulla che avrei trascorso la notte con quel ragazzo, credeva che con me ci fosse stata Cara,la mia migliore amica.
 
Arrivai alle porte del cancello, c’erano tre o quattro pullman rossi con a fianco una grande scritta Old London Font  in bianco. Una miriade di ragazzi si accalcavano con piccoli bagagli alle professoresse che urlavano a squarcia gola l’elenco dei partecipanti. Papà scese la valige e mi accompagno fino al 3° pullman tra la massa intravidi gli occhi blu e i ricci dei due membri della band. Matthew mi stava salutando con la mano ma si accorse che al mio fianco c’era Jeremy. Ritirò la mano e continuò a scherzare e sballottare da una parte all’altra il povero Dom ancora assonnacchiato.
 
Papà mi diede un bacio sulla fronte e le solite raccomandazioni.
-Papà ,smettila mi metti in imbarazzo fra quattro mesi avrò diciassette anni.-
-Okay…ma sarai sempre la mia bambina.-
Lo guardai malissimo.
-..Ho capito ti lascio –
-Sì- lo strinsi ,nonostante le sue pressanti preoccupazioni gli volevo molto bene.
Si allontano e rientrò nell’auto. Aspettai che girasse l’angolo e andai dai tre ragazzi.
 
-Miss Loren ,Nolan è qui possiamo partire.- Gridò Christopher.
-D’accordo ,RAGAZZI SALITE CON CAUTELA E FATE ATTENZONE A NON DIMENTIARE NULLA A TERRA.- Rispose “il pinguino”, un batuffolo goffo di nero e bianco tra la folla.
 
Mi avvicinai a Dom ,abbassai la testa verso la sua.
-Che succede ,mi sembri uscito da una sbronza?-
-Ahaha ,ieri ci siamo divertiti ,ma il biondino non è riuscito a smaltirla velocemente- disse Matt, ma nemmeno lui dava la sensazione di un sobrio. Li  fissai e corrugai le labbra e tesi verso l’alto il sopraciglio. Continuavano a ridere come ebeti.
Io e Matthew ci accomodammo nei terzultimi posti del pullaman rosso
Davanti a noi Chris e Dom ,si appoggio alla spalla del vicino accompagnato da un gran sbadiglio. Dietro Laura e Sarah esperte nel gossip mondiale soprattutto quelli della scuola di Teignmouth, era da un pezzo che pedinavano me e Matt ma senza successo,io e il mio compagno eravamo bravi a nasconderci dai curiosi.
C’era molto freddo nonostante l’aria condizionata fosse accesa a temperature elevatissime. Aprii i plaid e lo distesi sul mio corpo e su quello del mio vicino, che adesso si era permesso di poggiare il suo pallido viso sulla mia spalla ,inclinai la testa verso la sua e anch’io chiusi gli occhi, era una sensazione bellissima sentivo il suo respiro sul collo ,si accovacciava ,stava cominciando a sudare,ma non mi dava fastidio ,non volevo distruggere quel dolce momento.
 
Ci eravamo fermati,senza volerlo mi ero addormentata.
Avevo la vescica piena , mi ero persa le soste all’autogrill. Scossi il braccio dal mio petto e richiamai il ragazzo.
-Matthew, Matthew .. siamo arrivati svegliati, Matthew Matthew..-
Aprì gli occhi di scatto mi fece paura. Sbatte più volte le palpebre ,solo in un secondo momento si accorse di essersi addormentato sopra la mia spalla intorpidita ,mi faceva male sentii un formicolare fastidioso.
-Oh cavolo! Scusami non volevo ,questa notte non ho dormito, tu sei morbida e profumata e..-
-Vuoi scendere?Siamo rimasti solo noi due , io voglio rivedere Londra grazie.-
-Sì,certo .. aspetta che scendo- Si stiracchio e poi a fatica si alzo dal sedile .
 
Non si accorse dello scalino e cadde nel sedile parallelo al nostro mi tirò per un polso e cadi su di lui, che imbranato.
 
Potevo specchiarmi nelle sue pupille ,grandi per la poca luce,tremavano e seguivano le mie. Pietrificati in quella scomoda posizione. Non capii se fu una reazione chimica o si trattava solo di attrazione magnetica ,socchiuse gli occhi e si avvicino alle mie labbra, le mie fecero lo stesso.
 
-C’è  ancora qualcuno … qui- era Cara.
Ci alzammo di scatto ,Mi passai le mani per i capelli, Matthew rimase con la testa bassa e ruotava il piede. Cara rimaste stupita e scese le scale del pullman in tutta fretta.
 
-Cara aspetta..- colpì per sbaglio la spalla del ragazzo, presi il bagaglio e la insegui per tutto il piazzale.
 
-Aspettami ,fermati cavolo- la  raggiunsi l’afferrai per la spalla e la voltai verso di me, aveva gli occhi lucidi e il naso rosso.
- Me l’avevi promesso …cosa cazzo hai lì dentro, una tarma ti sta divorando la memoria… allontanati, Adesso!.- mi disse tra un singhiozzo e l’altro.
-Asciugati il viso e ascoltami per favore- cercai nella tasca dei jeans un pacco di fazzolettini.
- Non ho bisogno di ascoltarti quello che ho visto mi basta.-
-Smettila tutti ci fissano, non fare la bambina-
-Io non devo fare la bambina? IO! - disse a gran voce, adesso fra le 3° classi calò il silenzio ,tutti ci fissavano dai professori agli autisti. Mi tolse la mano dalla sua spalla e ritornò indietro spingendomi ,barcollai un po’ ,l’avevo combina grossa… grossissima.
 
 
 
Sin dal primo anno di liceo , Cara Mourise provava qualcosa per il ragazzino magrolino di nome Bellamy, diciamo che fu un colpo di fulmine ,ma colpi solo la mia amica. Purtroppo ,per lei , il ragazzino fu dall’inizio cotto di me. Ma non mi interessava, per me c’era solo la scuola e i buoni voti per riconquistare almeno un po’ la stima di papà. Essendo la sua migliore amica dal nido conoscevo perfettamente Cara, così di punto in bianco le dissi che tra me e Matthew non ci sarebbe mai stato qualcosa che andasse oltre l’amicizia. Ne fu entusiasta. Con il passare dei mesi il chitarrista cominciava a provare simpatia per Mourise. Ebbe l’opportunità di uscire con i tre ragazzi della band e la fidanzata di Wolstenholme. Ma da perfetta ingenua non capiva che era tutto un gioco che faceva con tutte le ragazze che gli pendevano alle sue labbra. Mi sentivo colpevole di non averle aperto gli occhi sin da subito ma sarei stata anche crudele.
 
Entrammo di fretta alla hall dell’albergo.
Tanti eschimesi alla ricerca di una fonte di calore, ma il gelo continuava a rimane ancora tra me e Cara . Matthew sicuramente avrà già parlato con i suoi amici dell’accaduto per farsi bello agli occhi dei suoi “fans” ma l’unico ad ascoltarlo era il povero batterista,Christopher era troppo occupato a riscaldarsi con Kelly.
 
-Ragazzi adesso vi chiamerò per coppie e prenderete le chiavi della vostra camera ,posatele valige e rivediamoci di nuovo tutti qui,tra un quarto d’ora.- Disse un professore guardandosi l’orologio da polso.
Il mio compagno di stanza afferrò le chiavi che penzolavano tra le dita di quel professore e mi fece la cortesia di salire anche la mia valigia. Trovai una poltrona rossa e d’orata e mi accomodai ,si avvicinò Dom e mi chiese cortesemente se c’era qualcosa da fare, scossi la testa e gli feci un sorriso. Dietro un pilastro potevo riconoscere la folta chioma rossa di Cara ,stavo avendo una discussione accelerata con Sarah e Laura,quest’ultima si accorse che la stavo osservando e fece cenno alle ragazze di nascondersi meglio. Ecco Cara ,mi fissò,si vedeva che era dispiaciuta, feci un espressione di dolore,volevo chiederle scusa ma lei abbassò lo sguardo e continuò a chiacchierare con quelle due pettegole.
 
Ci accolsero  in una specie di teatro,sul palco c’erano due donne con un sorriso irremovibile e un uomo sulla cinquantina con un microfono. Cominciò a parlare, parlare e parlare, fino a farmi perdere la concentrazione mi voltai e vidi Matthew che ,due file di sedie più indietro dalla mia, mi faceva cenò di girarmi ,non capii il motivo così continuai a fissarlo con un sopracciglio teso verso l’altro, solo in un secondo tempo mi accorsi che a guardarci con sguardo minaccioso c’era Mourise. Stavo peggiorando le cose.
Cominciarono a chiamarci per cognome con i compiti in mano .Al nostro nome arrivarono forti crampi allo stomaco. Richiamarono più volte il nome di Sarah e Laura ma di loro nessuna traccia ,tra i professori cominciava ad esserci del nervoso. Eccole arrivare al 5° richiamo ,si fermarono allo stipite del grande arco che fungeva da porta. Stavo malissimo ,mi alzai e andai con la schiena curva da Matt e gli chiesi di darmi le chiavi della camera, lui insistette per accompagnarmi ma rifiutai ,ci mancava solo che andassimo in camera contemporaneamente sotto lo sguardo vigile di Cara e anche quello di Miss Loren. Presi l’ascensore fino al secondo piano percorsi un lungo e sinuoso corridoio verde con porte bianche, Camera numero 43. Una stretta stanza con a 3 quarti delle pareti una greca di pietre ,un piccolo balcone che dava ad un immenso viale sfoglio. Accesi la luce del bagno, nulla di speciale, mi buttai con le spalle nel letto , il materasso era troppo rigido.
 
Momento…
Girai la testa verso destra, due cuscini. Mi guardai attorno ,c’era solo un letto matrimoniale , neppure un divano solo una piccolo poltrona in cui il chitarrista aveva poggiato il mio zaino. Sì ,avrei dormito su quella poltrona, la provai era molto più comoda del letto. Frugai nel mio bagaglio, presi una aspirina. Riguardai la camera  e aprii la porta di lacca Bianca . Davanti mi si punto Cara. Mi spaventai.
 
-Ehi,ti ho vista uscire improvvisamente  , che è successo , tutto bene? –
-Sì,grazie- stavo chiudendo la stanza ma lei la blocco con un piede.
-Posso entrare?-
 
(Sei già dentro….)
 
Chiusi la porta dietro le mie spalle e mi appoggiai con la schiena.
-Cara,per quello che hai visto questa mattina sul pullman …mi dispiace, ho tentato di mantenere  la promessa ,ma son passati ben 3 anni da quel giorno e io…-
-E tu?..-
- E io sono cambiata , mi son affezionata a lui-
-Lo ami?-
-Che domande sono-
-Okay, allora torno di sotto- si alzò dal letto e si avvicinò alla porta-
-Sì!..lo amo- odio questo tipo di domande con dietro ricatti.
Mi guardò con gli occhi lucidi e beveva le lacrime che scivolarono agli angoli della bocca. Mi abbraccio, crollai anch’io in un assordante pianto di singhiozzi e lamenti.
 
Amore e Amicizia
Ho deciso Amore
Perdendo la persona
Che sarebbe stata sempre
Al mio fianco .
 
-Questa notte rientra prima delle 23.30 il copri fuoco è in questo orario- mi bisbigliò all’orecchio.
-Mi avevano detto alle 01:00-
-Scusami, questa mattina avevo la mente annebbiata dalla rabbia e ..dall’invidia , ho organizzato una cazzata con Sarah e Laura-
-Non preoccuparti,io avrei fatto sicuramente di peggio- la strinsi forte.
 
Arrivò sera decisi di dedicare l’intera sera con la mia migliore amica. 
Londra è una città fantastica bloccata nel tempo!
Camminammo per molto tempo per le strade illuminate da alti lampioni fino a trova finalmente un pub diciamo molto più decente degli altri incontrati prima.
Entrammo e una vampata di fumo ci accolse, tossii per un po’. Trovammo due posti nel bancone e ordinammo qualcosa che non sia troppo forte. Ci girammo verso il pub. Brulicava di uomini sui ventisei ,ventisette anni che tentavano di abbordare ragazzine, bè si facili,vesti da troiette mostrando le loro ‘tette’ neanche se fossero belle da guardare. Ma che sto dicendo?
 
Eccone uno che si  avvicina a noi, roteai gli occhi verso l’alto e feci cenno a Cara di andarcene, me ne stavo pentendo, era meglio che non entravamo. Così ci alzammo ,andammo al guardaroba per prendere i cappotti e le borse ,quell’uomo era ancora seduto a fissarci.
Stavamo al freddo in quell’umido marciapiede  ad aspettare un taxi che ci avrebbe accompagnato nella piazza del Big  Ben ,il punto di incontro
Arriva quell’uomo e con l’alito che puzzava d’alcool cercava di dirmi qualcosa, mi spostai.
-Eii,perché scappi..-
Era realtà o la classica parte di un banalissimo film?
Mi allontanai di fretta con passi decisi ,Cara mi teneva per mano. In quel viale si sentiva solo il rumore dei nostri tacchi contro il bagnato del marciapiede . Quell’uomo continuava ad urlare contro di noi. Prese la rincorsa e giunse a noi,scivolo sul marciapiede ,accelerammo il passo ma mi afferrò per una caviglia,gridai e mi fece cadere a terra.
Mi stava di sopra, cercavo di divincolarmi tra quelle braccia,stava arrivando un attacco di panico prontamente quel brutto ricordo di tre anni fa riaffiorò. Cara lanciava colpi di borsa e tentava di togliermelo da addosso .
 
Non riuscivo a respirare e controllare i miei muscoli ,mandai gli occhi indietro e mi accorsi di Matt correre come i bagnini di “baywatch” ,dietro di lui c’era Dom che aiutò Cara ad rialzarsi da terra. Matthew mollò un pugno dritto al naso di quel maniaco, non so chi mi aiutò a rialzarmi perché svenni di colpo.
Aprii leggermente le palpebre e di fronte c’era Matthew che mi picchiettava il viso e mi gridava ,non sentii nulla ero ancora stordita. Con la coda del’occhio intravidi Cara con il trucco colato per i pianti tra le braccia di Dom. Il chitarrista mi raccolse e mi prese in braccio,cercava di rianimarmi e ci riuscì. I buttafuori del pub intervennero ,c’era anche la polizia.
Ma perché tutto questo movimento?
Dei paramedici mi corsero in contro mi controllarono ,mi chiesero di andare con loro ma rifiutai,dopo alcuni accertamenti ,accettarono il mio rifiuto.
Eravamo tutti e quattro nei guai e tutto per colpa mia!
 
Rientrammo in albergo verso le 23:45 ,professori e compagni ci sgridarono ,al rientro dal concorso saremmo stati puniti. Questo significava essere uccisa da papà o riperdere quella poca fiducia riconquistata da poco tempo.
Miss Loren ci accompagnò alla nostra camera, nonostante ce l’avesse con noi si era molto preoccupata. Matthew aprì la porta.
 
-Mi raccomando,non voglio altri problemi,quindi cercate di non fare altri guai, d’accordo?- disse Miss Loren guardando la stanza.
Matthew annuì ma ci rimase male e io  da finta ingenua capivo benissimo cosa gli passava per la testa.
 
Andai in bagno per mettermi il pigiama ,lui era già pronto e giaceva immobile sul letto illuminato dalla fioca luce del lume. Fissava ogni mio movimento,fissava in silenzio.
Presi il cuscino,le coperte e li sistemai sulla poltrona.
 
-Mmm..allora buona notte.- e mi raggomitolai in quella poltrona.
-Buona Notte.-
-Em ..senti sei sicura di dormire lì? Fa freddo e non da la sensazione di essere comoda! Qui c’è anche posto per te!-
-Oh,fidati è comodissima non preoccuparti-
-Okay,meglio per me ci sarà più spazio, Notte Nolan-
 
Rimasi di stucco pensavo o almeno desideravo che mi costringeva a star insieme a lui o che avrebbe fatto cambio di posto.
 
Si fece silenzio,tutti dormivano tranne me, stavo con gli occhi aperti a fissare la sagoma del chitarrista. Strinsi i denti,e pian piano scesi dalla poltrona e in punta di piedi mi infilai tra le coperte del letto matrimoniale ,gli diedi un bacio sulla fronte scostando il ciuffo corvino.
 
-Ho dimenticato a darti il bacio della buona notte.-dissi a bassa voce.
Silenzio. Uscìi delicatamente fra le coperte ma qualcosa o meglio Matthew mi blocco la mano.
 
-Dai su rimani qui, non riesco a dormire da solo. Non fare la timida- parlò con gli occhi chiusi e metà faccia affondata nel morbido cuscino.
Senza guardarlo uscii la lingua e mi morsi il labro inferiore. Rientrai fra le coperte ma gli diedi le spalle, lui mi cinse un braccio sotto il seno e mi strinse a lui,gli accarezzai il dorso della mano.
Lo lasciai fare,mi passo una mano sotto la maglia. Le sue dita mi mettevano i brividi. Poi riuscì ad alzare il busto e mi diede dei leggeri baci sul collo e sulle spalle ,le sue labbra schioccavano rumorosamente,mi voltai verso di lui,gli sorrisi. Mi scivolò la maglia dalle braccia, gli tolsi i pantaloni, accavallai una gamba su di lui,gli diedi un lungo bacio e un morso sulle labbra ,passai le mani tra i suoi capelli ,poggiai la mia fronte con la sua e feci scendere le mie dita sul suo viso,sul collo,sul petto,scesi ad una a una  le costole fino alla vita. Mi strinse forte e mi portò sotto di lui. Ci afferravamo ,coccolavamo ed intrecciavamo per tutta la notte.
 
Vincemmo quel premio,Quel ragazzo mi aveva strabiliato quasi quanto la scorsa notte in camera, lessi la tesi del  ragazzo accompagnata dal dolce suono della sua chitarra. Poi si alzò e mi tolse il microfono dalle mani e disse a tutta la platea già strabiliata dalla originalità.
 
-Non è difficile spiegare perché proviamo Amore. Ad esempio io posso definirla con una sola parola. CRYSTAL.-
Tutto si concluse con un bacio appassionante e con un fragoroso applauso. Ragazzi in piedi e fischi di approvazione.
 
 
..Amore per LUI era CRYSTAL.

(Questo è il vedeo della canzone che da il titolo al capitolo) 
https://www.youtube.com/watch?v=16_2HBaeFXk

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Capitolo 4
*** Dead Star ***


Dead Star.
 
Le vacanze di natale andavano scemando insieme alla perpetua esistenza a scatti di luci colorate su insegne ,lampioni e tra i rami degli alberi di Natale. Illuminano le palline rosse, gli occhi dei bambini di fronte ad una vetrina di giocattoli ,fiati e impronte impresse nei vetri, cercano di attirare l’attenzione dei loro genitori indicando i trenini e le bambole più belli.
I rari fiocchi di neve allo scatto della mezza notte nella piazza del Big Ben,tappi di sughero si proiettarono nel cielo, gli occhi  si puntarono verso l’alto ad ammirare lo straordinario spettacolo di ghiaccio.
Io ero lì con Matthew ,i suoi occhi brillavano nel buio tra i respiri della gente. Lo fissavo. Compiaciuta di averlo reso felice almeno per capodanno ,apparentemente un giorno triste per il resto del mondo.
Lasciare i ricordi anche se brutti era sempre difficile perché nella testa di ogni uomo i bei pensieri e desideri venivano sovrastati dalla consapevolezza di andare avanti ,invecchiare e dalla paura di giungere al nuovo millennio.
Ma non a Londra ,non per Matthew James Bellamy, un bambino intrappolato nel corpo di un diciassettenne, con occhi sgranati e con la bocca spalancata cercava di godersi tutto lo spettacolo. Approfittai della situazione per immortalare quel momento nel rullino della mia macchina fotografica.
Il flash lo riportò da me,mi sorrise e con il fianco mi portò da lui e abbandonò le sue labbra sulle mie. I fiocchi toccavano i nostri nasi e si scioglievano in fretta.
 
Il 1995 ci diede il benvenuto.
 
Papà doveva partire per lavoro, quindi non ci sarebbe stato per il mio diciassettesimo compleanno. Negli inviti a cena dei suoi colleghi e delle grandi feste del suo capo portava anche me e fu in una di quelle sera che conobbi Lowell il figlio del Dott. Walt, il capo di papà.
Un ragazzo due anni più grande di me,alto circa 1.85, una chioma lunga fin alle orecchie castana e due bellissimi occhi ambra, la mascella squadrata ,palestrato e appassionato d’arte e fu grazie a questa che cominciammo ad avere una motivo per conoscerci meglio e diventare grandi amici. Desiderava ,un giorno,vedersi nei panni di medico dopo il diploma avrebbe dato gli esami per diversi istituti.
 
Il mio compleanno si stava avvicinando ed non vedevo l’ora di condividere questo momento con i miei amici, diciamo con i ragazzi della contea, così decisi di organizzare una festa sull’attico della mia villetta con tutti i ragazzi del TCC
Ne parlai con Papà …
Sapendo che avevo intenzione di organizzarla sotto il nostro tetto l’avevo convinto inoltre ci sarebbe stato Lowell. Cercai di trattenere l’emozione ma fu impossibile…iniziai a salterellare per tutto il soggiorno circa mezzo metro da terra ,gli diedi un grande bacio rumoroso sulla testa ormai brizzolata e salii i scalini a due a due verso la mia cameretta per chiamare Cara.
 
-Non posso crederci! Ti ha dato il permesso wow!- urlò Cara dall’altra parte della cornetta. La spostai dall’orecchio.
-Sì non posso crederci nemmeno io!- dissi con felicità e incredulità
-Sei sicura di non aver messo nulla nel suo bicchiere?- scherzò
-Forse l’avrei fatto se..-
-Okay, mi stai cominciando a far paura, ci sarà anche Bells e gli altri due?- adesso aveva un tono un po’ più preoccupato.
-Certo! Sai ci sarà anche Lowell,il ragazzo con gli occhi ambra,il futuro medico un fisico da paura… ricordi?-
-Sì me ne hai parlato..però..però,bè ecco non ti preoccupi?-
-Di cosa dovrei preoccuparmi?Non capisco.-
-Di averlo tra i piedi insieme a Bells, non conoscendo nessuno ti starà attaccato come una cozza, e il tuo ragazzo è un tipo abbastanza geloso e matto.- buttò tutto in un fiato.
-Abbiamo avuto uno scambio di anime in nostra insaputa? Ero io la pessimista poco tempo fa no.?- la presi sul ridere.
-Credo che lo scambio l’hai fatto con qualcuno irrazionale,cieco chiamato Amore. Ho un'altra chiamata a dopo Nolan.-
E dopo questa perla di saggezza chiusi la cornetta del telefono.
-A dopo Mourisse.-
 
Chiusi il telefono e con le braccia aperte mi spaparanzai nel mio comodo lettone,forse Cara aveva ragione. Ma velocemente sviai quei pensieri, mi passai le dita fra i capelli e pensai a cosa mi avrebbe regalato il cantante dei MUSE.
 
Era ufficiale stavo andando con gli anni molto ma molto indietro,non ero più sicura di trovarmi nella terra.
 
Ah non ve l’ho forse detto che la band dopo neppure un mese cambiò il nome ,da un titolo in un anime giapponese “porcellino”con il bellissimo,decente e “supremo” nome in MUSE?
Il motivo,mi spiego il “modesto” Bellamy, fu quello che secondo la sua percezione da fanatico ragazzo di discese spiritiche,aliene e strambate di ‘sto genere…si credeva “l’ispiratore” di questo nuovo genere musicale quindi nome più azzeccato di musa non ce n’erano. In verità aveva tanta ragione ma il mio orgoglio di non ammetterlo era abbastanza potente per non dargliela vinta.
 
 
La notizia sulla mia grande festa di compleanno si sparse più veloce della luce in tutta la scuola. Ragazzi che poco tempo prima mi erano sconosciuti mi schiacciavano l’occhio o mi salutavano,alcuni/e si fermavano a chiacchierare. Come se fossi una star.
 
Camminavo sicura per i corridoi immaginandomi la scena.
 
Io con quel bellissimo abito blu elettrico scollato fino al sedere con le maniche di pizzo bianco avrei sballato gli ormoni non solo al chitarrista ma a qualsiasi ragazzo del piano di sotto,Kelly dare gomitate al suo Chris folgorato da quel forse pezzo di stoffa blu troppo corto per coprire le mie vergogne,e  poi …momento…vedevo Matt lanciare cazzotti …NO!,quello che mi ha detto Cara faceva brutti scherzi alla mia mente e..
 
-Ehi Crystal! Fermatiii-
Mi voltai era Christopher,chissà quali novità doveva portarmi il dio “Mercurio”.
 
-Sì,che succede ? Da dove vieni?- era tutto sudaticcio
Christopher si fermò di fronte a me e piegandosi sulla ginocchia cercava di riprendere fiato.
 
-Oh..e..ccoti…vol..evo- Girò a testa e tossì forte - s..cusami.-
 
-Ti è andata una canna di straverso? Quante volte ti devo dire di non fare il “messaggero” dopo che fumi?.-
Mi guardò con occhi storti e tossì ancora,si appoggiò con le spalle ad un muro. Mi avvicinai e gli porsi la mia bottiglietta d’acqua.
-Bevi e parla lentamente.-
 
[…]
 
-Aaa, grazie ..- me la riconsegnò ma feci di no con la testa.- …Kelly c’è la con te e non vuole che venga il 24!-
-M..ma perc- mi fece con la mano segno di aspettare.
-Dice che non le hai detto nulla, sai quanto tempo ha bisogno per cercare un vestito, il regalo perfetto e bla bla- disse sbuffando-..sai le solite paranoie che vi create voi ragazze.- distolse lo sguardo dal mio.
-Che si crea Kelly grazie, pensavo che glielo dicessi tu!-
-Ed è quello che ho fatto,sai com’è vuole l’invito posto casa e sai anche che ci tiene molto ad avere qualche tuo consiglio.-
-Oh com’è pretenziosa !Come fai a sopportala, adesso devo trovare del tempo anche per lei.-
-Non c’è problema è qui in palestra..-
-Davvero? Come è riuscita ad entrare?-
-Ti ricordo che è la mia ragazza.-
 
Mi tese una mano per aiutarlo ad alzarsi e con forza lo rialzai ,si passò una mano sui vestiti. Che schifo mi aveva lascialo il sudore e l’odore di canna sui palmi. Ci dirigemmo a passo veloce alla palestra esterna.
 
-E per finire, lei non si comporta da bambina viziata con me, si deve permettere e la lascio per strada con i cani.- rispose con ritardo
-Wow,che romanticone, ti vorrei io come fidanzato.-
Mi guardò perplesso  e si blocco davanti al portone dell’uscita di emergenza.
-SARCASMO…questo si chiama S-A-R-C-A-S-M-O dai su! Andiamo.-
Aprimmo la porta e prontamente l’allarme suonò ,facemmo quel tragitto sotto le gradinate di corsa.
Quella porta veniva aperta così tante volte che gli addetti alle pulizie e i professori non facevano più caso.
Mi portò dietro la palestra, eravamo quasi al parcheggio, nel gradino dell’entra c’erano Matt con lo sguardo perso nel vuoto anzi fra le auto e Dom che chiacchierava con Kelly.
Diedi un bacio veloce a Matt ,salutai Dom e mi fermai con sguardo indifferente a Kelly, incrociò le braccia e mise il muso,Chris si accovaccio su se stesso e con passo felpato si avvicinò dietro le spalle della sua ragazza e le diede un buffetto sulle chiappe. Saltò letteralmente in aria staccando le braccia ,approfittai per abbracciarla.
Si sciolse velocemente come un cubetto di ghiaccio sotto il sole.
 
-E’ da secoli che non ti stringo così Crys.- sprigionava sincerità da tutti i pori.
-A chi lo dici, non preoccuparti che tra qualche giorno potrai farlo di nuovo alla mia festa.-
-Sul serio posso?Graziee graziee!- e mi riempì di baci e pizzichi alle guance.

-Crystal, chi è quello che ti fissa?- mi chiese Matthew, era preoccupato.
-Chi?- mi voltai verso di lui.
-Lui.- mi indico strizzando gli occhi per l’accecante sole. Seguii il suo indice..era Lowell.
 
Cazzo fa qui!
 
Il vento scompigliò i miei ricci dalla coda, li raccolsi dietro le orecchie. Con le mani sulle tasche del cardigan nero ,con passo affrettato mi avvicinai al ragazzo ,che stava comodo con il braccio poggiato al tettuccio della BMW bianca dagli interni grigio perla, brillava toccata dai deboli raggi della palla infuocata. Mi sorrise e tentai di ricambiare, immaginai l’espressione che presi.
Si risucchiò il labbro inferiore dando l’idea di un Docodon.
-Ciao!-
-Che sorpresa,cosa fai qui? Dovresti essere a scuola anche tu no?.- tentennavo
-Rallenta!Ti son venuto a prendere, Sali .- disse con superiorità
-Ho ancora due ore di lezione, e non per cosa se ti sporgi più a destra ti accorgerai di un ragazzo seduto su uno scalino..visto.-
-Ma chi ?Quello moro che mi osserva in cagnesco?Non è il cantante di quella band..ehm …come si chiamava-
-MUSE, si chiamano Muse.-
-Ahahaha- cercò di affogare quella risata ma evidentemente non riuscì
-Che ridi,sì è proprio lui. Mi dispiace ma non posso, non adesso.-
-Non vuole che esci con il tuo amico.-
-Quella sono io.. e ripeto ho lezione.-
-Fottitene e Sali .-
-Non sono il tuo cagnolino, perché tutta questa fretta!.-
-Tu Sali, devo parlarti.- si fece più gentile
-Okay, ma rimandiamo all’uscita.-
Mi fece di sì con la testa, e ritornai dai miei amici.- Ah,e per favore non farti trovare proprio davanti all’entrata..sai non voglio problemi.-
-Sicuramente.-Schizzava felicità ,si avvicinò con le mani per afferrarmi la testa e lasciarmi un grosso e innocente bacio sulla guancia. Ma tesi le braccia e feci di no solo con gli occhi.
Aveva messo in moto e io ero di fronte a Matthew.
-Chi era?- ecco il terzo grado dal cantante.
-Chi può essere… un amico..-
Alzò il mento e trattenne un sorriso beffardo ,gli stava increspando le labbra, si diede due buffetti sulle cosce e si alzò senza salutare si diresse verso la palestra.
-Ehi James dove stai andando?-
Senza voltarsi, fece spallucce  e continuò la sua strada .
Preoccupata e stranita mi guardai con i ragazzi.
-Ma che gli è preso?-
-Non fare l’ingenua!hai capito bene…si è fatta l’ora di andare anche per me.. Cara mi aspetta.- disse Dom con tono sarcastico.
Dopo la brutta avventura del 27 novembre Cara e Dominic cominciarono a frequentarsi e la cosa sembrava andare bene.
Lo mandai a quel paese, Kelly mi tornò a riabbracciarmi.
-Crystal, sperò di  rivederti sempre con questa personalità allegra e il sorriso stampato sulle labbra anche dopo la p…- la voce tremava, avevo paura che in un momento all’altro sarebbe scoppiata in lacrime.
Cheers la prese per le gambe facendo uno gran sforzo se la portò dietro tappandole la bocca,quella cercava di liberarsi come un leprotto stretto in una morsa.
-Anche dopo la p cosa?..Ehi Cheers riportala qui!.-
Strizzò le braccia ,odiava quel nomignolo. Si girò con lo sguardo minaccioso e il dito anelato me lo punto dritto in faccia.
 
Sicuramente Matthew doveva averglielo detto,a quel pezzente non ci si può confidare nulla. Pensava il riccio.
 
Feci segno di scuse porgendo i palmi in avanti e mi racchiusi  tra il gradino e lo stipite del portone.
 
Wolstenholme si nascose tra un gran albero attorniato da cespugli poco dopo la palestra e trattenendo quella manona premuta contro le labbra della sua ragazza ,si avvicinò al suo padiglione auricolare e le disse con sguardo vigile e voce piatta.
-Rischiati a dirle qualcosa e ti lascerò tutto il giorno sotto le torture di Bellamy ,se lo viene a sapere prima che glielo dica lui m’ammazza…e tu non vuoi che  faccia questo al tuo orso ,giusto Kelly?.-
Con quei occhi castani spalancati più che poteva annuì impaurita mugugnando qualcosa, infine il suo viso paffuto fu bloccato dalle mani del suo ragazzo ,lasciò scivolare la sua lingua sulle labbra della ragazze che le dischiuse, lasciarono toccare le loro labbra per tutta la pausa pranzo.
 
Prima di andare via, non so dove con Lowell, ci tenevo a salutare Bellamy. Intravidi la sua inconfondibile lunga chioma scompigliata tra la folla, lo chiamai in tutti i modi e soprannomi, ma non si girò. Perché questa indifferenza? Ti ha dato fastidio vedermi con Lowell ?
Può sembrare normale un po’ di gelosia, ma smettila di tenere ancora quest’offesa di bambino, sei grande! Dov’è il rocker di successo, una stella che non va mai in collisione queste scenate non posso sopportarle, perché sei un ragazzo forte .
Strinsi i pugni e i denti e mi diressi da quel maleducato, ma Dom mi andò incontro mi afferrò per le spalle e mi portò dietro l’angolo opponendosi alla mia forza.
-Lasciami…ti ho detto di lasciarmi Dominic- mi divincolavo e intanto i miei capelli non scendevano copiosamente dalla coda di cavallo
-Calmati…cacchio Crystal.. ascoltami!- le sue gote si tinsero di rosso – per favore – disse con tranquillità.
Mi passai i dorsi delle mani agli occhi e singhiozzavo,tentavo di non far scendere nessuna lacrima.
-Perché…perché si deve comportare così… non ho fatto nulla- tiravo su col naso -Se il problema è Lowell, sai che ti dico! non esco con lui, mi segregherò nuovamente in casa ,non parlerò con nessuno se è questo ciò che vuole. Non ci riesco proprio a vederlo così.-
-Ehy, non metterti a piangere ,finirò a farlo anch’io, e chi ci sarà a consolarci eh.-
E con un lungo lamento mi avvinghiai al corpicino di Dom e m’abbandonai in un frastornante pianto.
-E’ un momento difficile per tutti, lui sta soffrendo più di te…cerca di capirlo e comportati da ragazza matura.-
-Problemi in famiglia? Sa che posso aiutarlo, ma non credo che sia per questo lo conosco molto bene… per favore Dom almeno tu sii coerente alla nostra amicizia e dimmi cosa vi sta succedendo.-
-Non posso,non posso, non mettermi con le spalle al muro.-
-Aiutami Dom, dimmelo.- non avrebbe cambiamo atteggiamento se …
- Ti prego… no dai… gli occhi dolci no! Crystal smettila.-
-Vuole lasciarmi? … perché tutta questa scenata,non può dirmelo subito e più freddamente possibile, soffrirei di più se non lo facesse e per di più se lo sapessi da altri.-
-No,ma cosa dici,lui ti ama d’impazzire.-
-E allora? Qual è il problema..- mi feci più preoccupata –s-sta per mo-mo-morire.-
E a quelle parole le palpebre del biondo si spalancarono lasciando campo a quei occhi.
-Queste cose non devono sfiorarti la mente, ascoltami…- si fece serio. - Vivi questi giorni come se fossero gli ultimi, prima di una guerra. Non chiedermi altro,ma ascolta ed apri quella testolina. Mi mancherai..-
 
 
 
1995,24 Marzo
 
Impaziente,facevo su e giù per le scale. Ero nervosa. Ancora nessuno arrivava.
Stavo cominciando a sudare,quindi mi diressi in bagno a ricontrollare il trucco e se il sudore aveva fatto capolinea sotto le ascelle (che cosa imbarazzante). Mi accorsi di una macchiolina di rimmel sul naso,cominciai a sfregarla con l’indice ma stavo peggiorando le cose. Aprii tutti i sportelli del mobiletto del bagno e trovai un minimo batuffolo di bambagia e struccante. Mentre passava il fretta il batuffolo sul naso alzai lo sguardo sullo specchio, si focalizzò sopra l’armadietto dov’erano esposti dal più piccolo al più grande i flaconcini e le bottigliette di profumo, l’avevo completamente dimenticato. Presi uno sgabello nascosto dietro la porta sotto il termosifone e ci salii di sopra usandolo come scaletta per avere un ottima visuale nel trovare il profumo che tanto faceva impazzire il moro.  
 
Diiin-Doon.
Barcollai con le punte dei piedi sullo sgabello di legno, facendo tremare le bottigliette di profumo,ne presi uno a caso e lo spruzzai sul collo.
Scesi con attenzione le scale, rompermi una caviglia o il tacco delle scarpe di mamma erano i miei ultimi desideri.
DiiiiinDooon.
-Sì,un attimo.-
Consuelo non c’era dovevo occuparmi di tutto da sola.
Mi diedi un ultima sistemata ai capelli e feci un bel respiro aprii la porta e… una valanga inferocita di ragazzi e ragazze stridulanti mi saltarono al collo riempiendomi di baci e d’auguri . Tra le mani oltre regali giravano bottiglie d’alcool. Un ragazzo,credo che si chiamava Marco, mi tirò 17 volte l’orecchio destro. Ma nessuna traccia di quei quattro.
 
Delle grandi mani coprirono i miei occhi.
-Auguri Crystal…-
Speravo  fossero le sue ,ma le sue piccole mani callose erano inconfondibili,le conoscevo perfettamente e le avrei individuate in qualsiasi situazione e modo, purtroppo non erano quelle di Matthew.
-..oh grazie Lowell..- il cuore cominciò a martellarmi sul petto, una massa di lepidotteri invasero il mio stomaco , la saliva abbondava. Dovevo calmarmi. Era necessario.
Aprì le sue dita,lasciandomi un piccolo spiraglio, s’affaccio alla sinistra del mio viso.
-Che succede? E’ il tuo compleanno dovresti essere felice..ehi guardami..-
Il mio riflesso affogava nei suoi occhi ambra,non ero attratta il suo sguardo mi faceva male. Tentai d’abbozzare un sorriso. Mi strinse la testa fra le sue manone e mi abbracciò.
 
Matthew sarebbe arrivato o no, erano i miei 17 mi sarei divertita…fingerò di divertirmi.
 
-Brava voglio vederti sempre così bellissima e sorridente, che ne dici mi presenti i tuoi amici?-
Andammo per mezzora a strette di mano ,sorrisini e drink vari ma Matthew …dov’era.
Ci fu un momento di panico,tutti si accalcarono al balcone dell’attico.
 
You could be the one who listens
To my deepest inquisitions
You could be the one I ‘ll always love…

-Ma che sta succedendo?- dissi a Lowell che rispose con spallucce.
 
“Guarda Jane! Ehi Jane chi sono quei tipi laggiù..?” urlò una ragazza tra quell’ammasso e continuò a parlare a gran distanza con Jane.
“Ah… ho il loro nome sulla punta della lingua…aiutatemi.”disse Jane
“Baby”…
“no ma che dici!”..
“Quelli della cover dei Nirvana..”
“Sì son proprio loro”
-I MUSEEE.- gridai con tutto il fiato nei polmoni.
 
“Sì ecco, sono i Muse.”
 
Sapevo che sarebbero arrivati, perché non ci pensavo prima, non è cosa di Matt arrivare in orario ed entrare da una porta,no no..
 
-Ehi Lowell son arrivati, Matthew è qui.-
Stavo per allontanarmi,però mi afferrò per un braccio facendo sobbalzare il Sanbittèr dal mio bicchiere viola sulla sua camicia celestina.
-Oh cavolo, scusami non volevo… cavolo…che sbadata, era da un bel po’ che me lo passavo da una mano all’altra..dovevo berlo prima.. scusami!-
-Non preoccuparti, non mi piaceva neppure!-
-Anche se non ti piace non posso lasciarti così…vieni dobbiamo risolvere!.-
-Davvero,non c’è problema..-
 
Nel frattempo
 
 
I’ll be there as soon as I can
But I’m buse mending broken
Pieces of the life I had before.


-Crystal, corri guarda qui!.-
E si formò un coro di voci e il mio nome si fece sempre più forte e pesante. “Crystal..Crystal..”
Riuscì a sentire le parole stridulate di quella canzone che non conoscevo ma conoscevo abbastanza quella voce.
Mi salì un brivido sulla schiena, tentennai un po’, ma quelle parole furono come un cazzotto allo stomaco.
Matthew cosa volevi dire, cosa vuoi dirmi.
Ma il troppo imbarazzo mi portò dentro una campana di vetro. Non riuscivo a reagire con il mondo esterno.
 
-Vieni, troveremo una camicia di papà che potrebbe starti bene.-
-Non voglio essere un disturbo…-
 
Presi una vecchia camicia con grossi quadri grigi,era orribile ma le altre sarebbero state troppo grandi e non avrebbero reso giustizia a quel corpo scolpito del mio amico
-Ecco qui! So non è il massimo però meglio di star con quella camicia macchiata no!..
-Vedo proprio che non mi ascolti! Sei cocciuta eh-
-Sono educata! Dai su, ci son degli ospiti da controllare !-
 
…pochi secondi dopo..
 
-Ehm.. Crystal,non ho potuto far nulla puoi girarti..ho un dito fasciato.-
5 giorni prima si era rotto l’indice parando una super pallonata in una partita di calcetto nella palestra dietro scuola.
-Non so cosa mi sta succedendo, aspetta che t’aiuto…- il cuore stava salendo dritto in gola,mi posizionai a pochi centimetri dal suo petto, con la massima cautela uscivo un bottone dall’asola, le dita più scendevano e più tremavano arrivai al terzultimo…Lowell mi strinse i polsi e..
Mi fece cenno di guardare sinistra.
 
Pantaloni tubolari grigio perla ,una maglia a tre quarti con dei lustrini ,sulla mano teneva un piccolo cestino di petali di rose che cadde rovinosamente a terra e rotolo all’altezza dell’ inferriata delle scale, la barba spuntata sul pomo d’Adamo e la sua espressione sprofondata in una situazione di totale stupore e vergogna,quei occhi si erano gelati e il suo cuore non face da meno.
-Ma…ma…Matth..ew..- l’ossigeno non arrivava più..e le ginocchia piantate al parquet, il mio orecchio sfiorava appena la patta dei pantaloni di Lowell.
Scappo come un leprotto accortasi di un falco con l’intento di avventarlo e portarlo al nido dai suoi piccoli.
lasciai la camicia sfibbiata con Lowell apparentemente inerme a quell’imbarazzante situazione,che io stessa ho creato.
Scendevo di fretta e furia gli scalini scivolando le dita sul passamano. Tra i volti dei ragazzi di quella festa intravidi quello di Christopher con la punta del naso  affondata nella tenera guancia rosea di Kelly catturata dal mio aspetto, ma vedendomi con più attenzione nascose quel sorriso d’ammirazione e tentò d’ andarmi in aiuto ma fu bloccata da ragazzi che mi inseguirono bloccandosi poco prima la soglia dell’entrata.
Non mi ero progettata un’entrata del genere. Non pensavo proprio che dovesse finire … così.
Il moro spalancò la porta facendola sbattere contro la parete rimbombando quel botto. Strizzai gli occhi, avevo paura.
Scesi i primi scalini con le braccia conserte, faceva molto freddo.
-Matthew aspettami!-
 Matthew si voltò con occhi rossi.
- Non ho tempo per aspettarti. Parto.-
-Parti…e dove vai! Matthew ascoltami!.-
-Vado ad aiutare il mio futuro, anzi il futuro dei Muse, andrò al Coombeshead College nel Newton Abbot.-
-Cosa.. e perché non mi hai detto nulla, poco tempo fa ti ero importante e adesso? Te ne esci cosi?-
Si avvicino rabbiosamente con un dito puntato sulla fronte
-Tu…tu hai il coraggio di chiedermi questo, non ero io con quel verme..- e indico la finestra della camera dei miei, dove appollaiato sul davanzale stava Lowell ad osservare quel “spettacolo” di fulmini ,lacrime e cuori infranti.
Rimasi muta, volevo dirgli che non era a fatto come pensava,di legarlo ad un paio con manette e non farlo andare via. Avevo spruzzato involontariamente un profumo da uomo ed infine  lui era Matthew James Bellamy… l’alieno venuto sulla terra per dar un’ottima svolta nel campo della musica e non solo … io non ero nessuno,quando lui racconterà la sua storia neppure mi accennerà,in fondo io sarò solo una delle tante.
-Crystal…-mi afferrò da dietro le orecchie e con le lacrime che calavano sulle mie gote e s’univano e si scomponevano con le mie.- … non era mia intenzione  lasciarti così…ma se siamo arrivati a questo punto,cerca nel tuo intento a farti una ragione e scrivimi appena ne arriverai ad una conclusione.-
-Matthew…per favore non dire così..-
-Probabilmente questo “caffè amaro” serve e servirà a non dare nessuna speranza alla nostra ragione a progettare neppure nei sogni un futuro, un'altra avventura romantica nelle notti insonni di questa primavera, se pur qui dentro..-e mi sfiorò il seno indicandomi quel muscolo nella fase di collisione.- e qui dentro…- sfiorandomi e intrecciandosi una ciocca dei miei capelli tra le sue dita. -..un pezzo di questa vita vivrà.-
E le lacrime scendevano e si incuneavano tra le labbra.
Si avvicinò al mio orecchio e scandì “Easily forgotten love, It's not so easily forgotten,
the best love I ever had..”
 
Salì sull’auto ,seguito da Cheers Kelly e Dom che mi lasciarono con dei freddi saluti, per non far soffrire ancor di più il loro amico. Era una loro regola. Quando il tuo amico sta da schifo, lascialo lì ,da solo, finché la vita non si deciderà di trarlo fuori.
 
Trovai un plettro giallo,il plettro di Matthew.  Lo raccolsi e lo portai al mio petto..

Si erano lasciati ma in quel modo che non è un lasciarsi veramente:
Lui era un po' matto, lei troppo bella , ma si volevano da morire.
Non potevano stare insieme,non potevano stare lontani.

 
“Semplicemente, dimenticherò quest’amore, ma non sarà così semplice..dimenticare il migliore che abbia mai avuto.”
 
Farfugli dell’autrice: Un colpo di scena no? Cosa ne pensate della reazione di Matthew? E Crystal doveva lasciarlo andare così? Fatemelo sapere.. chissà la vostra opinione può dare una nuova svolta a quest’amore infranto o quasi.
Un abbraccio/ringraziamente speciale per chi ha lasciato una piccola ma soddisfacente recensione nei capitoli precedenti ,per chi lo farà e per chi ha inserito Life will flash before my eyes. Tra i preferiti e le seguite.
Hasta Luego da una R
ompiBalls.

(Questo è il video della canzone che da il titolo al capitolo) 
https://www.youtube.com/watch?v=L4c4myEJL8k

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Capitolo 5
*** Map of your Head ***


Map of your head.
 
 
Un settimana, è passata una settimana da quel pugno allo stomaco. Una settimana, lontana dai brividi dei suoi baci e dei suoi incalzanti respiri sul mio collo. Forse per me è iniziata una nuova vita ma è ancora difficile lasciarsi alle spalle quel sabato perché con me ,sul mio petto, c’è quel plettro giallo che ad ogni passo si fa sentire vicino al cuore, chissà sarà la speranza di un suo ritorno a dargli la forza violenta di colpirmi al cuore, o forse son le impronte delle dita del ragazzo che prendono vita e ritornano a camminare,sfiorare la mia pelle come un settimana fa.
 
Ancora una volta ,a scuola non vidi i capelli di “afro” e le spalle di Dom stette dal braccio di Matthew.
 
Sono alla disperata ricerca dei suoi occhi.
 
Ho di nuovo la sensazione che loro siano qui, sotto lo stesso tetto a respirare la stessa aria, di loro si sentono solo frivole voci ma oggi queste rimbombano alle orecchie sempre più e tutte quante s’aggiravano tra la folla dinanzi alla bacheca, saltellavo con il collo alto tra i corpi dei compagni, non riuscivo a vedere nulla, accidentalmente pestai il piede di un ragazzo.
-Scusa!- chiesi a testa china.
-Non preocu.. Ah ma ciao Nolan!-
Alzai la testa di botto scombinando la frangia, qualche ciuffo cadde vicino alle labbra però lo feci tornare al posto con un buffo soffio.
-Ciao Colin, hai capito cosa sta succedendo?.-
Colin Stidworthy, a causa del suo impronunciabile cognome lo chiamavano solo Colin. Era un compagno dei ragazzi e l’unico in quella classe ad accorgesi che in quel scheletrico ragazzino c’era del talento. Spesso ,però, tra i due c’erano delle liti da fanatici della musica classica, c’è chi diceva e difendeva Bach e chi Tchaikovsky.
 
-Di quanto ho capito i MUSE cercano aiuto…Mmm una crew, sai cos’è una crew no? Un grup.-
- Non dice altro? Dove si trovano in questo momento, quali saranno le tappe!? Ad esempio-
- Mi dispiace no. – Continuava a cercare di intravedere qualcosa ma nulla poi un ragazzo che si trovava li vicino decise di leggere ad alta voce.
- Ragazzi questi qui danno 700 sterline a serata! 700!”- disse urlando il ragazzo per l’emozione dei quattrini.
“Passatemi una penna!, “Cavolo ho una firma di merda, secondo te lo capiranno?”, “ Che fine ha fatto ‘sta penna?”
Stavano per innervosirsi tra cui anche Colin che non riusciva a farsi spazio per firmare, era meglio cambiare aria, soprattutto per me che aria ai polmoni non avevo più.
 
Era sconfortante sapere che non avevano bisogno del mio aiuto,dei miei consigli e in futuro non ne vorranno altri da me, ormai hanno imboccato la strada della popolarità , del successo , davanti le colonne d’Ercole oltre l’Oceano.
 
Il timbro dell’ultima ora si fece sentire, mi alzai dal mio banco, sentivo lo sguardo da sbruffone di Matt dietro le mie spalle, i suoi rozzi complimenti ma pur sempre complimenti. Mi avvicinai l’orecchio sul suo banco ,come quando in spiaggia fai con le conchiglie, volevo ascoltare il tamburellare delle sue dita, e con le mani sfiorare le incisioni di pianeti e dell’enorme scritta Mars eVenus.
 
Mi dispiace Matt, nessun caffè amaro potrà cancellare il tuo ricordo dalla mia mente.
 
Mi affrettai all’uscita, cavolo sarò stata circa 10 minuti poggiata sul banco e nei corridoi non c’era nessun altro a parte i collaboratori scolastici e le luci dei neon cominciavano a spegnersi. Quindi me la feci di corsa, avevo un po’ paura, poi con le spalle tenevo la porta aperta dell’uscita dal palazzo grigio ,scorsi la vista oltre l’immenso spiazzale.
Lowell era qui.
 
Mi avvicinai all’auto che spuntava da un tronco sfoglio, stava leggendo un libro poggiato al manubrio; quando mi feci più vicina alzò il naso dalle pagine, lancio un sorriso e tolse la sicura.
 
Da quando Jeremy, mio padre, lesse nel giornale della contea un furto in un pullman che portava a Netwon Abbot a Cambrige mi vietò di prendere il bus per ritornare a casa affidando l’incarico al suo bignamino Lowell, a momenti lo trattava meglio di me considerandolo il figlio perfetto che non ha mai avuto. Io però non riuscivo a vederlo in faccia.
 
Aprii la portiera e lo salutai sollevando il mento verso l’alto, passai la cintura e guardai fuori dal finestrino per evitare che lui allacciasse un argomento.
Rividi i ragazzi e Kelly, nella stessa posizione in cui li lasciai una settimana fa, lì sullo scalino di marmo dell’entrata tutti quanti sorridenti anche Matt era felice, anzi strafelice sbellicava dalle risate. Un angolo delle labbra si incurvò verso l’alto e abbassai lo sguardo per non farmi vedere dal ragazzo.
 
Scusami Matthew.
 
-Scusami….- dissi con voce bassa -Matt.-
-Scusa di che?-
-Matt, non sono riuscita a salutarlo.-
Nel frattempo Lowell aveva preso l’autostrada per condurci nel posto che ancora mi teneva segreto.
Aveva notato del tremolio nelle mie parole, e chi non capiva che a me stava per succedere qualcosa.
-Perché soffri per lui? C’è di meglio, forse non lo comprendi ma (“il meglio”) è molto più vicino di quanto tu pensi .-
Quelle parole risuonavano nella mia testa “ c’è di meglio”, “è molto più vicino” è più si facevano coincise nella testa le vampate di nervosismo salivano dal petto e su per le gote pallide fino a liberarsi nelle corde vocali.
D’un tratto mi ritrovai le sue labbra sulle mie,lì per lì scatto lo schiaffo. 
-Accosta la macchina.-
S’impaurì, avevo preso una brutta cera. Quindi prese la decisione più ragionevole e accostò l’auto in una zona di sosta.
-C-che succede?-
-Non è possibile….-
Lowell rimase immobile. L’incosciente uscita dall’auto in quel momento prese il sopravvento. Lui diede un pugno sul sedile in cui ero seduta io e scese di corsa dalla BMW. Con la coda dell’occhio riuscii a vedere che si stava avvicinando e decisi di allungare il passo, nel frattempo le automobili sfrecciavano sulla strada ,qualcuno suonava il clacson,abbassava il finestrino e mi urlava di star attenta. Lowell non cesso per nulla il passo anzi velocizzò la corsa ma stremato si fermo con le braccia alle ginocchia ,cercò di riprendere un po’ di fiato con i capelli che svolazzavano di fronte ai suoi occhi lucidi.
 
-Cazzo Crystal almeno lo capisci che son cotto di te?-
Migliaia e migliaia di farfalle si liberarono dalla loro prigione di seta e compirono il loro volo nel mio stomaco.
 
-Cazzo e tuo lo capisci che per me c’è solo e soltanto Matt? Per te potrà sembrare uno sciagurato bombato e fumato ma è la mia salvezza,la vita mi è apparsa davanti come un flash.-
 
Rimase un attimo in silenzio poi strattono la testa e lasciò spazio ad un sorriso morbido e passo la mano sulla fronte
-. Ti chiedo scusa, sono stato sciocco e testardo, ma adesso ti prego Sali in macchina.. ti accompagnerò a casa.-
Perseverò nel convincermi ma ben presto si capì che da lì non mi sarei mossa. Mi prese per le gambe e mi portò dentro.
Stetti con lo sguardo fermo ad osservare ciò che si trovava fuori dal finestrino cercando di evitare qualsiasi contatto visivo. Arrivammo a casa e più cocciuto di un asino.
-Te lo dico per il tuo bene, da quel ragazzo non riceverai altro che dolore.-
Stufa di riprendere a litigare chiusi con forza la portiera sfiorandola punta del suo naso e rientrai a casa.
 
-Ehi Crystal tutto okay?.-
Ancora bloccata da quel flashback non risposi subito e questo permise di lasciargli fare un'altra domanda.
-Cos’è ‘sto muso.. è ancora per lui?.-
-Mmm.. come va il dito? Ci sono progressi?.- Feci finta di non aver sentito
-Dai su, non cambiare discorso, la realtà è questa, lui se n’è andato, A-N-D-A-T-O. Fattene una ragione Crystal! Non tornerà più.-
-Come pretendi che in neppure una settimana mi dimentichi di Matt? Non ci riuscirò mai.-
-Non essere sicura di quel che dici e - lo fermai e gli dissi.
-E tu non essere sicuro che lui non tornerà più, per favore , BASTA, non voglio riprendere a litigare, sei insensibile.-
-Sono razionale!.- blocco la mia testa –Ed è perché sono affezionato a te cerco di fartelo entrare in testa.-
-Dovrei dirti Grazie? …ma per il momento fammi vivere questa illusione.-
 
Illusione, ne ero consapevole che sarebbe finito tutto lì ma non riuscivo a smettere di illudermi, erano visioni fantastiche.

 
Otto anni Dopo.

Ringrazio la mia amica Francy per avermi aiutato a mettere insieme le idee.

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Capitolo 6
*** Megalomania. ***



Megalomania.

 
-Stiamo bene,vero?-
Sorrisi.
-Che fai non mi rispondi?Allora stiamo o non stiamo bene insieme.- Insiste lui.
-Si, stiamo bene.-
 
Siamo abbracciati su una duna di sabbia a trenta metri dalla riva nella spiaggia di Teignmouth, in un cesto ci sono panini incartati nella stagnola e una bottiglia di vino rosso. Il mare è triste ,increspato dal vento ,grigio dello stesso colore del cielo. I richiami dei gabbiani ci fanno compagnia, arriva qualche schizzo d’acqua c’è l’alta marea e i pesci sono molto vicini alla riva. E l’aria è così pulita che le ciminiere a strisce sembrano lì.
Lui prende un pugnetto di sabbia e la libera al vento, imbracciò la chitarra e cominciò a suonarla poi assunse un’espressione di fastidio.
 
-Cos’è che mi fa male ?- S’infila una mano nella tasca dei pantaloni e tira fuori una scatoletta di velluto blu.
-Ecco cos’era. Ma guarda ,alle volte, cosa ti finisce nelle tasche.-
Mi sentii stringere la gola e fredde le mani
-Cos..- schiarii la voce e ripetei. –Cos’è?- scossi la testa.
Ho capito.
Lui mi mette la scatoletta in mano.
- Sei impazzito?- e cercai di ridargliela.
Lui la respinse ponendo i palmi in avanti e la ripose sulla mia mano e mi chiuse le dita -Di te, su dai aprila!-
-Perché?-
-Se non la apri ,vorrà dire che dovrò lanciarla ai pesci , e la prossima estate ci sarà un subacqueo fortunato.-
Lo aprii. Un anello D’oro bianco e ametista.
 -…Mmm quindi? Cos’è?.-
 
Lo infilai al dito. Perfetto.
 
-Una formale richiesta di matrimonio.-
-Sei impazzito?-
-Completamente. se non ti piace ,dillo, il gioielliere è un mio amico,possiamo cambiarlo. Non ci sono problemi.-
-No è bellissimo,mi piace ma...-

 
-Ehy Crystal, devi portare tutte le scatole che sono nell’ingresso?- diceva Lowell dal piano di sotto.
-Sì! Sono troppe?-
-Credo proprio di sì! Che faccio?-
-Vedi cosa posso lasciare qui a casa… tra un attimo arrivo.-
 
Finalmente l’università mi da del tempo libero per far mente locale di quello che mi aspetterà d’ora in avanti.
Stavo seduta con le gambe incrociate sul tappeto della mia cameretta a fiori, i capelli erano impolveratissimi e arruffati le mani nere… erano secoli che non riguardavo quegli oggetti, quelle foto abbandonate non so quando in quei grossi scatoloni e mi accorgo di essere cresciuta. Cavolo. Sono diventata una donna!
Adesso il seno si vede al contrario di questa foto e cerco di valorizzarlo (sto cercando di abbandonare i felponi e i maglioni), i denti sono dritti e bianchi non più imprigionati dall’apparecchio, la pelle adesso è liscia anche se qualche brufolo sulle tempie c’è ma fortunatamente ho cominciato ad usare i trucchi come si deve ed evitare come un paio di anni fa a truccarmi la faccia bianca e lasciare un enorme differenza tra il mento e il collo, o la matita nera doppia e indecisa sulle palpebre o come quando mettevo il blush impresso sulle gote.
Passando le foto una sotto l’altra trovai la foto scattata alla mezzanotte del ’95 a Londra, c’era Matthew fermo ancora lì dopo molto tempo meravigliato dai fiocchi di neve, la girai.
 
“ Londra 01-01-‘95”
“Ogni cosa è più bella per noi, e tu non sarai più bello di quanto lo sei ora sfiorato dalla neve.”
 
Una fitta sul petto ed incoscientemente sfiorai il suo volto e portai la foto vicino al mio battito. Che stavo facendo… sono pronta per abbandonare tutto ed affrontare una vita completamente nuova?
 
Lowell nel frattempo sbirciava tra gli scatoloni carichi di roba che avevo lasciato giù. Armato di coltellino e scotch per imballaggio chiudeva le scatole che secondo lui potevano servirmi.
Lowell quasi un mese fa trovò un grazioso loft vicino alla mia università. E’ stato davvero fortunato a trovarne uno lì vicino e vuoto, spesso i ragazzi per la mancanza di alloggi se ne affittano uno in comitiva, noi invece saremo soli.
E’ molto carino e ricco di luce, ha il parquet tranne che in cucina, le pareti bianche e il piano cottura ad isola.
Subito dopo che siamo andati ad “analizzarlo” ed un mio secco sì, ha preso carte e penna e ha lasciato la sua firma.
Sì, io e Lowell andremo a vivere insieme…
 
Imbracciai lo scatolone con le vecchie foto, guardai per l’ultima volta la mia stanza rosa , dal pavimento fino al soffitto facendo roteare gli occhi un po’ lucidi, abbassai la maniglia e girai la chiave.
Ciao adolescenza.
 
Scesi le scale sporgendo il collo dallo scatolo più che potevo per evitare di cadere giù da quei grossi e scheggiosi gradini.
-Ragazzo.. potresti aiutarmi.- Dissi con un po’ di divertimento.
- Certo signora!-
-Eh?!? Cosa?!? Signora a chi? Ed io che le volevo dare una mancia sostanziosa!-
-Non vorrei essere scortese, ma guardatevi… il vostro aspetto non è più lo stesso e qualche capello bianco fa capolino sulla vostra folta chioma mossa.-
-Ho solo 25 anni, e quel capello non è bianco ma un po’ più biondo degli altri.- cercavo quel capello facendo cadere i capelli vicino agli occhi. – ti decidi ad aiutarmi o no? 80enne.- le mie parole erano decise ad “offenderlo”.
- Ahi ahi che male alla schiena.- finse un colpo di tosse. – mi dispiace signorina ma sono troppo anziano per alzare questi oggetti sa… le gambe cominciano a  traballare e la vista a regredire..-
-Ho capito ci penso io.. grazie eh.- così scesi i gradini con estrema lentezza. Giunta all’ultimo
-No no aspe…-
 
Lowell è inciampato su uno scatolo ed è finito contro di me facendomi cadere sbattendo il sedere sullo scalino e scontrandosi la testa contro la mia, nel frattempo lo scatolone che portavo io si è rovesciato tutto a terra. Tutto . Le foto erano sparse per tutta l’entrata e le scale.
 
-Cazzo che male!!- strizzò gli occhi e si portò le mani sulla fronte stringendo i denti più che poteva.
Involontariamente lacrime calde scesero dai miei occhi, le mani bruciavano tantissimo, mi feci coraggio e le guardai. Cavolo li avevo graffiate e su una c’era una scaglia di legno non del tutto infilzata così misi a fuoco la vista e con po’ di tremarella alle mani la tolsi. Quelle scale stavano andando a pezzi.
- Crystal..-
-Sì, che succede?!- lanciai lontana con un soffio via la scheggia. Stavamo ancora accasciati a terra o meglio io seduta su uno scalino e Lowell con le ginocchia tra le mie gambe.
- Hai.. hai.- e toccò la mia fronte.
-Ahi ahi ahi.- dissi con dolore – Mi sono spaccata la fronte? O dio non vedo, è tutto appannato!-
-Sciocchina non hai nulla.. solo un ..un.- e nel frattempo che le parole si decidevano ad uscire dalla sua bocca scrutava attentamente la mia fronte. Girai velocemente a destra e a sinistra gli occhi per poi ritornare al suo sguardo con un sopracciglio verso su.
- Bisogna mettergli urgentemente qualcosa sopra!-
-Ma cosa ho?- e con estrema cautela portai la mano vicino alla mia fronte e tastai il punto in cui avevo male. Un bernoccolo no,no ma che dico una montagna no!! Il monte Fuji!
- A-a-aspetta!! Ci penso io… vado in cucina e..e…e… torno!.-
Si alzò con fatica traballando un po’, scosse la testa e poggiandosi con I palmi ai muri di casa entrò in cucina. Aprì tutti i cassetti per trovare un tovagliolo di stoffa che lo passò sotto il rubinetto.
Io, mentre aspettavo lui cominciai a raccogliere le cose e osservare se si fosse rotto qualcosa, dopo una acuta analisi li rimisi nello scatolone, un po’ ammaccato ma ancora capace di tenere qualcosa dentro. Raccolsi le foto, qualcuna si era ficcata dentro lo zoccoletto del pavimento, erano quasi tutte ne mancava una, solo quella.. dove si era cacciata.
 
-Cerchi questa?- disse con tono spregevole , stava poggiato allo stipite della porta,succhiava rumorosamente quel succo di frutta attento a squadrare ogni minimo dettaglio di quella foto.
-Dammi! Quella è mia.- feci per alzarmi ma la testa cominciò a girare così rassegnata mi risedetti sullo scalino.
-Tieni.. tienilo premuto sul bernoccolo così sgonfierà un pochino no?- adesso le sue parole erano più dolci. Si sedette vicino a me ancora con la foto tra le mani e quel maledetto succo di mela. Stava per girarla. Avrebbe letto il pensiero del retro. Allungai le mani per prenderla ma lui posò il succo e con il palmo mi spingeva lontano.
-Mmm “non sarai più bello”…- con la voce da ochetta rilesse quella frase ed io mi feci paonazza. – “Più bello..” quindi questa ti servirà per la nuova casa eh?.-
-No, non credo.. lasciata qui se ti da fastidio.-
- E perché dovrebbe ?.- il discorso adesso si faceva più serio. – E soltanto la foto di un ragazzo.. o forse.- si mordicchiò le unghia e puntò gli occhi verso il soffitto. – No, ma che dico E’ QUELLO STRONZO CHE TI HA DISTRUTTA PER ANNI! Cavolo Crystal come fai ancora a tenere questa foto con te? Dopo tutto quello che ti ha fatto… sei riuscita a dimenticarlo o no?.- Mi alzò il mento verso di lui e mi fissò dritto agli occhi ed io lo stesso finché questi non cominciarono a pungere e girai la testa lontano dalle “spie”.
- Ho capito.- fece un sorriso falso, non era un buon segno. Si diede due pacche sulle gambe e s’alzò facendo svolazzare la foto vicino ai miei piedi.
-No Lowell..non andare.- ma si era fatto troppo tardi, ormai era vicino alla porta. Abbassò la maniglia e senza voltarsi mi disse
-Felice.. riuscirò mai ad esserlo Crystal eh, sono stanco d’aspettare.-
-Noooo, ti prego Lowell nooooo.- mi alzai e andai di corsa da lui, però era già uscito. Mi lasciai scivolare sulla porta laccata di bianco,bevevo lacrime e singhiozzavo. Mi addormentai lì tra le lacrime e quel maledetto dolore.
 
 Vrrr vrrr vrr “ Link it to the world, link it to yourself stretch it like a birth squee. tum tum tum.“
Ci mancava anche quella maledetta suoneria. Neppure guardai di chi fosse la chiamata e riattaccai il cellulare.
 
Basta dovevo incontrarlo, devo finirla per una volta tutte. Matthew tu provi ancora qualcosa per me?
Non voglio passare il resto della mia vita con un uomo che non amo.
 
Richiamai Cara, era lei che mi aveva chiamata. Tra un argomento all’altro gli parlai di quello che era accaduto e parlai della mia idea tentennando un po’
-Cooosa? Ma sono passati molti anni.. 10?..7?-
-8, sono passati otto anni.-
-Caspita! E..e tu pensi ancora a lui, ma se non ricambia. Parliamo di una rock star, otto anni in cui non vi vedete o parlate. Sei pronta ad affrontare una plausibile delusione?-
-Ne ho avute tante in quest’anni, una in più o di meno non mi cambia molto ma almeno c’ho provato, potrò avere dei rimpianti ma non di certo rimorsi.. Quindi Cara sei con me?-
-Senti Crys..-
-Ormai sono convinta, non cambio idea! Ci sei o no?-
-Ci sono! Ci sono… incontriamoci domani.. mmm domani è sabato no?-
-Sì, è proprio sabato, dove e quando?-
 
Mi fermai ancora lì, a casa dei miei, da sola al freddo.. la notte mi faceva paura, non avevo mai sentito in quei lunghi anni il bubolare dei gufi così forte, non avevo mai dormito in quel letto senza i miei nella stanza in fondo al piano e invece…
 
Dopo aver messo gli occhiali da sole e chiuso la porta andai al vecchio bar vicino all’altrettante vecchia sala da giochi. Sotto il tendone a righe verticali azzurre e bianche c’era Cara seduta in un tavolino a sorseggiare un frullato ai miritlli.
-Cry.. fatti abbracciare.- disse tremando un po’
Ci abbracciamo, mi strinse fortissimo e quest’abbraccio durò più di 5 Mississippi.
-Su siediti.. è spiegami tutto-
Annuii e scostai la sedia dal tavolino bianco traballante, mi passai una mano tra i capelli. E cominciai a raccontarle le mie intenzioni. Nel frattempo arrivò un cameriere, non avevo molta fame ed ordinai una coppetta di gelato.
-Sei, sicura.. e come lo dirai a Lowell ?-
-Non devo dirglielo proprio..-
-Cavolo, cavolo , cavolo.. Nolan sai in che situazione ti stai cacciando!?- prese il respiro e continuò – Lui ha preso l’argomento.. bè hai capito.-
-Sì, ma io ho sempre sviato… vuole farlo a Natale o per Capodanno-
-Ma è tra pochissimo! Non abbiamo molto tempo… senti, se ti aiuto in questa “follia” promettimi che in futuro non mi rinfaccerai nulla e .. e che lui, i suoi familiari, amici e qualcun altro se la prendano con me. Promettimelo!- e alzò il mignolino.
Mi guardai in torno, e il mio sguardo si fermò su un cartello pubblicitario. Sgranai gli occhi, ebbi una scossa sulla schiena.
-Ehy,Nolan… il mignolino mi sta cadendo a terra! Ehi che gu..ar…d…- non riuscì a finire la parola che lei nel voltarsi e seguendo le mie pupille si accorse di quello stesso cartellone pubblicitario. Si drizzò adesso con la schiena, assumendo una posa corretta e con entrambe le mani mi afferro i polsi e sbatteva i piedi sotto il tavolo facendo vibrare la mia palettina poggiata a pelo sul bordo della coppetta.
Scossi la testa e afferrai il bicchiere di plastica che stava per cadere. Quando sollevai la testa mi ritrovai il volto di Cara vicinissimo al mio.
-Pensi a quello che penso io!-
-Mmm forse… sì.. non lo so-
-Su, stringi ‘sto mignolino! Dobbiamo trovare quei biglietti. ADESSO!-
- Ma è a Novembre, non credo che ci siano ancora..-
-E che aspettiamo! Andiamo a cercarli!- S’alzò dalla sedia e mi prese le mani tirandomi su.. attraversammo velocemente la strada e fermammo immediatamente il pullman che portava a Londra.
Andare a Wembley non fu un gran successo. I biglietti erano terminati da tempo.. ed era solo agosto. Sconfitte risalimmo nuovamente sul pullman.
Cara insistette nel cercarli su internet ,ma i prezzi erano esageratissimi.
 
Passarono settimane dall’ultima volta che vidi Cara. Nel frattempo facevo da baby sitter ai due scriccioli di Kelly e Christopher. Alfi doveva compiere quattro anni e Ava Jo aveva 2 anni a Dicembre. Due angioletti.. sì quando dormivano.
Stavo per addormentarmi anch’io sul divano abbracciata ad Alfi ed Ava sul passeggino ma il campanello suonò. M’alzai di soprassalto spostai lentamente il piccolo dalla mia spalla e lo sdraiai sul divano, lui fece una smorfia ma dopo pochi secondi ritornò a russare. Erano le 00:47, cercai le pantofole sotto il divano e di corsa andai alla porta.
-Ciao Crystal, scusami ho fatto tardi.- Kelly aveva le gote rosse e la frangia dei capelli appiccicata alla fronte sudata.
-Non preoccuparti, i bambini sono di là, nel salotto, stanno dormendo.-
-Meno male, sei una brava mamma Crys, quando hai intenzione di mettere su cantiere?-
Drizzai le spalle – E’ ancora presto, meglio accettarsi che tutto vada bene prima di avere un bebè… Chris dov’è?-
Kelly basso la testa e si portò la mano sul viso, le spalle cominciarono a tremare..
-No, ehi.. Kelly che succede?-
-Di nuovo, ha bevuto di nuovo.- disse tra un singhiozzo all’altro.
La strinsi forte e le accarezzai la testa. – Vuoi che per sta notte tenga i bambini io?-
Si asciugò gli occhi..- No,no grazie hai già fatto tanto-
-Sicura?-
-Sicurissima.. dai su non ti intrattengo ancora, dove hai detto che sono?-
Entrò in casa e si diresse nel salotto. Si piegò sulle ginocchia e passò una mano sui capelli di Alfi, lui corrugò il naso e Kelly gli diede un bacio sulla fronte e lo caricò sulle braccia.
-Ti porto io Ava..- lei annuii e la segui da dietro. Arrivammo vicino l’auto, sdraiò il bambino sul sedile di davanti e gli allacciò la cintura di sicurezza, dal finestrino notai Chris che dormiva sul sedile di dietro con al testa poggiata sul sediolino. Prese la bambina e l’aiutai a chiudere il passeggino. Lei allungò la mano nella tasca dei suoi jeans per prendere il portafogli, io feci di no con le mani.
-No, non preoccuparti.. non voglio nulla.- lei insistette ma io le bloccai la mano.
-Sul serio, non far la stupida.. mi fai sentire in imbarazzo.-
-D’accordo…- allacciò Ava sul seggiolino e mi diede un bacio sulla guancia.. girò intorno all’auto.
-Kelly… vorrei dirti una cosa…-
Si fermò.- Sì?-
-Mmm, senti…- le raccontai di quel giorno con Cara e quello con Lowell senza approfondire. -..quindi, tu hai qualche biglietto, uno solo… ma che sto dicendo forse chiedo troppo.-
Lei mi sorrise e mi disse. – Non ti devi vergognare.. certo che posso fartelo avere, sono la futura moglie del bassista ricorda. Anzi potrei darti di meglio, ho alcuni pass in più.-
-No, non preoccuparti il biglietto basta ed avanza!- L’abbracciai.
-Siamo amiche no!?.. Notte Crystal e non preoccuparti.-
Aspettai che girasse l’angolo.. e in quel momento non riuscii a trattenere l’emozione che cominciai a saltare ed esultare per tutto il giardino. Un signore della villetta di fronte accese la luce della camera e alzò la finestra.
-C’è gente che dorme! Torni in casa.-
Feci segno di scuse e tornai dentro.
 
Ci sono riuscita.. il destino mi aveva data un'altra possibilità!
 

27 NOVEMBRE.
Matthew … sto per arrivare
!

 
 

Video della canzone che da il titolo al capitolo: Megalomania-Muse http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=hi7jdqF_3Wg

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