Forgetful

di Miuccia_Prada
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non si può dimenticare ***
Capitolo 2: *** E' pur sempre tuo figlio. ***
Capitolo 3: *** Non ti ama ***
Capitolo 4: *** Ho deciso di abbandonare i giochi ***



Capitolo 1
*** Non si può dimenticare ***


Forgetful
                       
 
Quale gioia per una giovane madre apprendere di essere rimasta incinta. Un figlio che si sviluppa dentro di me, una nuova vita così legata alla tua, un nuovo individuo da proteggere e da amare sin dai primi istanti.
Tra meno di due ore l'avrei annunciato a Chuck, mio marito. Molte donne sono nervose, quando devono dire al parthner di essere in dolce attesa, ma io no. Chuck in questi undici mesi si è comportato da ottimo padre, premuroso e dolce.
Per l'occasione mi sono messa della lingerie di La perla, giusto per essere preparata se le cose si dovessero fare interessanti sul tardi e ho messo la collana, regalatami da lui per il mio diciassettesimo compleanno.
"Marc è a letto, la cena è in tavola e Chuck è in ritardo di una quindicina di minuti. Ok, Blair, calma.", mi ripeto, ormai, da qualche minuto"Ci sarà un ingorgo stradale"
Sento le porte dell'ascensore aprirsi, mi sistemo nella posizione sensuale accordata con S., l'unica cosa che non avevo programmato è che, Chuck sembra adirato.
"Amore, finalmente a casa.", sussurro massaggiandogli le spalle e facendo il suo collo mio.
"Quante volte devo ripeterti di non chiamarmi amore ?", mi rifila un'occhiataccia e va diritto verso la sala da pranzo.
Tranquilla, Blair, ora vedendo la bottiglia di Champagne si calmerà.
Entro, è seduto e, quasi, disgustato mangia la tartar di funghi porcini, che con tanta attenzione avevo preparato con l'aiuto di Dorotha.
Mi siedo davanti a lui.
"Tuo padre ?", domando versandogli un bicchiere di Champagne, che si scola.
"Si.", mi liquida.
"Chuck te l'avrò detto mille volte di non farti condizionare da lui."
Si alza e stizzito butta a terra il piatto e il tovagliolo, si sente il pianto di Marc.
Mi alzo e a passi svelti vado dal mio bambino, in pochi minuti lo calmo. Ritorno da Chuck, che mi attende seduto sul divano con in mano un bicchiere di scotch.
"Mi vuoi ancora…",mormoro. Estasiata dall’ovvietà della mia affermazione. Stupida.
"Waldorf… che assurdità",china un momento la testa e ridacchiòa, al che mi muovo, provocandogli un tremito. Mi paralizza con lo sguardo ghiacciato. 
"Non… muoverti…" bisbiglia, il respiro eccitato, improvvisamente rigido e affaticato." Sarà… impossibile altrimenti… controllarmi" spiega a stento. Provo a trattenere una risata.
"Non farlo allora… "per quanto voglio che questo momento duri all'infinito, ho già cambiato idea: lo voglio. In tutto e per tutto. 
Rifugiata fra le sue braccia, i capelli sparsi confusamente sul suo petto e su qualche cuscino, gioco a lungo con le dita della sua mano, intrecciandole alle mie, distrattamente, senza guardare nulla in particolare. E' da tanto che non sto così bene.
"Sono incinta", bisbiglio.
I suoi occhi nocciola sono pieni di sicurezza. Sta fermo, in quella immobilità disumana, aspettanto che il cervello gli dia una risposta.
Chuck allunga la mano e la passa fra i miei capelli. Mi irrigidisco. Chuck è magnifico, intrigante e non capisco perchè con lui mi sento sempre a mio agio, so che adesso dovrei essere un fascio di nervi. Non riesco a smettere di guardare le sue labbra, piene e rosa e vicini spero che da quelle esca presto un... qualcosa.
La nostra quiete viene smorzata dal pianto di Marc, questa volta tocca a Chuck andare a calmarlo. Mi lascia inerme, senza una risposta a quello che gli avevo appena detto.
Scende dieci minuti dopo con il cappotto e l'aria esausta.
"Marc ha la febbre, ho chiamato il dottor Cambel sarà qui a momenti. Mi ha consigliato di andare a prendergli una tachipirina, intanto."
"Chuck, lascia perdere vado io. Tu sei troppo stanco."
Per fortuna la farmacia più vicina è a qualche isolato dal nostro attico, così posso godermi Manhattan in autunno.
Sto attraversando le strisce...
Nulla. E poi tutto.
Tre mesi dopo
Mi trovo in una stanza ospedaliera azzurra: bella e spaziosa. Sto cercando di ricordare, ma è tutto inutile; e non so nemmeno perché ho una flebo attaccata al polso.
Sento del calore sulla mia mano destra: su di essa c'è un'altra mano, molto più calda della mia, che è congelata. Molto probabilmente sarà del mio adorato Nate, volto la testa e con orrore noto che la mano appartiene a Chuck Bass!
"Bass togli subito quella mano!", bisbiglio, anche se in realtà vorrei urlare come non mai.

Angolo dell'autrice
Mi tuffo in una nuova avventura! L'idea c'era da un pò dovevo solo trovare il tempo per renderla "scritta", come ho già detto sono Miss Chanel/Miuccia_Prada/Cami -troppe barre, vero ? LOL-
Comunque, non so se avete visto il promo di un film con Channing Tatum -si scrive così o.o ?- e ho preso da lì l'idea, vabè ringrazio in anticipo chi mi sosterrà recensendo... E' molto importante sapere la vostra opinione :P
Bene, non mi dilungo oltre.
Un bacione bellissime/mi <3

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Capitolo 2
*** E' pur sempre tuo figlio. ***


E' pur sempre tuo figlio.

FrancyNike93: Grazie e capitolo arrivato :)
Selene_V: Esatto :)

moonlight 97: Grazie mille :D Si C e B genitori è un'idea che ripropongo in molte delle mie fan fiction.

L’attesa mi dilania così profondamente da farmi desiderare che le pareti gelino soltanto per rendersi congeniali al freddo che nutro dentro di me.
Ma sì, in fondo sono stupido: quello è già l’inferno.
La stanza, silenziosa, in penombra, emana un odore di solitudine appassito. Sul fondo di un bicchiere dal vetro sottile giaciono ancora le ultime gocce di liquore pregiato e gli sbuffi di cenere di una sigaretta quasi consumata si confondono fra le marmoree macchie grigie del tavolinetto.
Blair non mi ama, almeno non si ricorda di amarmi. 
Blair non si ricorda né del nostro matrimonio né di Marc. 
Blair ama Nate.
"Charles.", è la voce rassicurante di Lily"Marc chiede di te."
"Marc tra un pò chiederà anche di Blair e allora che farò?", domando in un ringhio.
"Intanto, ha suo padre. Su basterà farlo vedere a Blair, che ricorderà tutti i momenti trascorsi con te."
Decido di darle ragione, Marc è pur sempre suo figlio. Ricordo quando mi disse di essere incinta.Dimostrai il mio lato gentile, accantonando per qualche tempo l'astio nei confronti di mio padre.
Io lo volevo, Marc. Lo voleve e diventai a poco a poco sempre più delicato, attento ai suoi bisogni, solerte e gentile. Nel momento in cui prese Marc tra le sue braccia e lo cullò mi disse "Non dimenticherò mai questo momento".
-
Arrivai nella stanza dove c'è la donna che amo, mia moglie, la madre di mio figlio. E' in compagnia di Nate, che tenta di spiegarle la situazione, eppure lei lo guarda con occhi innamorati, devoti come guardava me tre mesi fa.
Quella situazione sarebbe apparsa paradossale a chiunque.
Quella situazione è effettivamente paradossale.
Ma ormai il misfatto è stato compiuto.
Entro nella stanza, Blair mi guarda con soggezione.
"Nathaniel io e mia moglie dovremmo parlare.", dico severo e con un pizzico di gelosia nei contronti di Nate.
"Chuck, so perfettamente di essere tua moglie, la mamma di Marc ma...", fa una pausa e si volta con gli occhi pieni di lacrime"Io amo Nate."
"Signor Bass, lei non dovrebbe ess… "
Mi volto ad affrontare l’infermiera con una furia omicida nello sguardo. Trema, adesso, di rabbia e impotenza, e intimorisco la poveretta fino a farla indietreggiare d’un paio di passi.
-"Parli " le intimo, sibilando " … o giuro che farò chiudere questo maledetto ospedale e vi sbatterò tutti in strada"
"Ma…"
"Adesso, maledizione!"grido, soffocando il sussulto di Blair.
La giovane infermiera non può fare altro che piegarsi sulle spalle e cominciare a rendergli noti i fatti.
"Ci sono state… delle complicazioni "afferma, sussurrante e a disagio. Non ha il coraggio di guardare il mio viso straziato e comincia a torturarsi le mani.
" Il bambino non... che portava in grembo Miss Bass non... ha sopportato l'impatto contro l'auto."
Qualcosa di molto pesante scivola giù nel petto mio petto e lo fa violentemente, tanto che la mia voce suona stentata.
" È… morto quindi?"
Blair trattenne un gemito.
"Si" risponde l'infermiera con timore.
Scaravento il tavolino al lato del letto di Blair, inizio ad urlare e a piangere. 
"Il mio bambino sarebbe all'ottavo mese a quest'ora! Invece è morto, è morto..."
Sento la gola bruciarmi, gli occhi riempirsi di lacrime. Vedo il mio volto riflesso sul vetro della finestra è diventato una maschera di dolore allo stato liquido.
"Chuck",bisbiglia col cuore spezzato."Mi spiace"
Non versa nemmeno una lacrima, il suo tono è sonsolatorio come se a lei non importasse.
"Cristo santo! Blair era anche tuo figlio!" ringhio, furioso verso quel destino che pareva divertirsi tanto a togliermi le persone più care dalla scacchiera della mia vita.
Blair rabbrividisce.
"Chuck, ti ho portato un caffè..." vacilla Serena, con un sorriso di circostanza.
"Va via"
L’orologio lontano rintocca la mezzanotte, le luci si fanno progressivamente soffuse.
 
Non ebbi il coraggio di fissare quegli occhi caldi spegnersi per sempre. Non ebbi il coraggio di gridare, di strapparle i capelli o di strapparmi i miei.
Mi sentì spezzato in due. M’inginocchiò a terra, sempre tenendola stretta con estrema disperazione, dondolando quel corpo morbido avanti e indietro, non rassegnandomi a lasciarlo lì , e la accarezzò per l’ultima volta i capelli.
La sigaretta si spense e l’ultimo alone di fumo ci lasciò.
Finalmente urlai
 
Mi sveglia in un bagno di sudore.

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Capitolo 3
*** Non ti ama ***


Ciao ragazze/i! Incomincio a notare che la storia sta aumentando i "fan"cosa, che mi piace ASSAI <3 hahaha. Non vorrei dilungarmi troppo, beh partiamo con le risposte ai recensori :)
Selene_V: ti salto perchè ti avevo già risposto, comunque grazie per aver fatto sollevare la questione sogno/ parte finale.
L'ultimo pezzo del II° cap. era un sogno fatto da Chuck, sogno/realtà ovvero quello che ha visto quando B è stata investita.
el04: Grazie per i colplimenti. Come farà C ha riconquistare B, ti dico solo che ci sarà un episodio molto forte che spingerà un pò B da C e Marc.
FrancyNike93: Macciao, contenta che la storia ti stia prendendo e le risposta alla tua domanda si trova tra le righe.
LaylaLaRed: Si i Chair devono proprio RIPRENDERSI. Ma non disperare ho in mente una riconcinciliazione nei prossimi capitoli. Si, B sta facendo un pò la sedicenne menerfeghista :)
Sibilla9: Felice che la storia ti piaccia :) Grazie,diciamo che mi piace scrivere POV Chuck in situazioni drammatiche o comunque concentrarmi su di lui. Come ho detto prima, si la parte finale era un pò confusionaria e starò attenta a descrivere un pò di più i luoghi. Grazie al prossimo capitolo. :)
P.S. Il capitolo è un pò corto xD


Non ti ama

 

Chuck scosse la testa e si premette le mani sul viso sudato, stringendo gli occhi fino a farseli bruciare. O forse no. Forse avevano cominciato a bruciare già da prima, da quando si erano posati su quel maledetto posto vuoto nel letto.
Si era sentito morire. Aveva perso una nota assieme ad una pulsazione del cuore e si era ritrovato a cercare di ingoiare un nodo alla gola improvviso che si faceva più stretto ogni istante.
Ogni volta che chiudeva gli occhi, l’immagine gli riappariva nella mente, assieme a un paio di occhi cioccolato e belli, e una voce che gli sussurrava "Ti amo".
Si girò dall'altra parte, vide la foto del loro matrimonio.
Blair era incantevole con quell'abito nuziale fatto appositamente per lei da Vera Wang, che per la seconda volta si era superta, creando un abito bianco avorio con inserti di swarovski.
Bastava guardare le foto, per capire: aveva cominciato a sorridere all’obiettivo solo dopo il 2012.
Si sentiva i polmoni contratti dall’incapacità di respirare. I suoi peggiori incubi, in confronto a quella sgradita sorpresa, non erano nulla. Blair non lo amava più.
Aveva avuto altre donne in passato, ma amava lei, lei sola. Nessun’altra. 
A volte, svegliandosi, gli sembrava che fosse tutto come un tempo, che nulla fosse mai accaduto. In quei momenti aveva appena il tempo di sentirsi irrazionalmente felice, come  quando si faceva un bel sogno la cui scia serena si protraeva anche dopo il risveglio, ma poi il castello di carte crollava, ricordava tutto, compreso il fatto che Lei non c’era più, non per lui, e l’amarezza prendeva il sopravvento su tutto, anche sul dolore.
"Babà!", Chuck sentì il piccolo urletto di Marc, che nella sua stanzetta piangeva. 
Prese suo figlio e iniziò a cullarlo, rassomigliava così tanto a Blair... Gli stessi occhi vispi e color cioccolato e la carnagione chiara, quasi fosse di porcellana.
"Tranquillo. Papà è qui. Saremo io e te per molto tempo, bambino mio.", Chuck lo disse con voce struggente.
Portò Marc con sé, lo mise nel suo, ormai, letto e si distese stanco. Chiuse gli occhi e si immaginò il figlio, che avevano perduto, lui e Blair.
Sarebbe stata una femmina, si disse, si sarebbe chiamata Evelyn. Avrebbe avuto dei capelli lunghi, soffici, bruni e profumati, come quelli della mamma; gli occhi sarebbero stati simili ai suoi, anzi, identici ai suoi. 
Incominciò a piangere, vedendo la sua bambina pian pian scomparire mentre lui apriva gli occhi.
-
La mattina, che seguì quella spiacevole notte fu anche peggio. Chuck si recò presso casa Waldorf dove, ormai, abitava la sua consorte, una postilla per Blair.
Entrò e gli vennero in mente così tanti momenti: Blair che annunciava il loro matrimonio, loro che davano la lieta notizia dell'arrivo di Marc, e uno più vivido lui che baciava Blair a fior di labbra.
"Mamma, io amo Nate. Io odio Chuck. Non mi importa se siamo sposati, abbiamo un figlio e... Ne abbiamo perso uno! Io amo Nate, il mio principe azzurro, il mio caro fidanzato e quello che dopo aver firmato le carte di divorzio sposerò!", disse Blair, capricciosa come una bambina viziata, qual'era.
"Amore, Nate non ti ama... Lui è fidamzato con un'altra ragazza, che è incinta. Lui non ti ama. Chuck, invece, ti ama ed è il padre di tuo figlio. Cerca di capire, Blair."
Blair si precipitò verso le scale, gli occhi erano rossi, le guancie rosee erano salate, la gola era affaticata. Arrivò in camera sua, si buttò sul letto e pianse, pianse e pianse. 
"N-nate è il mio fidanzato!", si disse tra sé e sé, "Io non sopporto Chuck Bass, non nutro nulla nei suoi confronti, né suoi né di... suo  figlio."
"Oh, Chuck.", la voce di Eleonor fu sorpresa vedendolo all'entrata con un'aria afflitta. 
Con una mossa repentina Chuck rientrò nell'ascensore, prima di farsi vedere in lacrime dalla suocera.
 
La sua vita non aveva più uno scopo senza Blair al suo fianco.

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Capitolo 4
*** Ho deciso di abbandonare i giochi ***


Ciao ragazze/i, ok so del tetto "Pochi ma buoni" ma... DUE RECENSIONI?! Ok, il capitolo forse era un pò corto -molto corto-... Però me ne aspettavo il doppio :'( Vabbè, ormai, non vi sgriderò più XD
Allora vorrei ringraziare le "Buone", che hanno recensito.
Fecalina: Grazie mille <3 Si Chuck è tenero nella mia fic e B... Beh, B deve solo ricordarsi chi era :)
LaylaLaRed: Carissima , no dai non voglio farti soffrire :) Grazie, eh si Blair sta facendo un pò la stupidella.. Forse però questo capitolo le farà acquistare punti bonus. Sul piccolo Marc... Putroppo B ora come ora nella storia ha la testa di una sedicenne perciò fa.. scusa la parola MOLTE CAZZATE. Si, concordo Nate è un bamboccione. 

Ho deciso di abbandonare i giochi
 

 

E' passata una settimana dal mio ultimo incontro, se così si può definire, con Blair. Ho capito che la nostra storia, la nostra vita insieme e il mio cuore si sono spezzati come un fuscello. 
Non mi sarei dovuto affidare al destino, credendo a quel "Per sempre felici e contenti" ripetutomi da Blair nei nostri momenti più bui. Io sono Charles Bass, l'arrivista, il ragazzo a cui nemmeno i genitori riuscivano  a volere bene.
Il solo Chuck Bass, solo come un cane.
Camminai davanti all' Empire, ero riuscito a costruire un impero, un matrimonio e poco a poco tutto era crollato. 
Il mio rapporto con Lily si era sgretolato, da quando aveva deciso di condividere il letto con mio padre.
Il mio impero non è altro che un cuore straziato, il mio.
Forse sarebbe bene finirla qua, finire qui la vita di Chuck Bass. Entrai all' Empire, mi diressi verso l'ascensore e presi la mia fischetta di scotch, quella che non toccavo da mesi. Mi ritrovai sul tetto dell' Empire, mi circodavano le luci della città, le stelle dei Newyorchesi.
"Ti prego non andare", sentì la voce di Blair tremare. Mi volto, tentenno, ma poi proseguio. Sento la voce di Blair rieccheggiare nella mia mente: Io amo Nate. Odio Chuck.
"Devo usare tutta la mia concentrazione per non piangere, neanche questo ti tratterebbe. Sarebbe solo peggio.", disse e sentì i suoi passi farsi sempre più vicini.
"Cosa ci fai tu qua ?", domandai.
"Oggi ho scoperto che mio papà è morto. L'ho chiamato, Roman mi ha risposto e mi ha detto "Blair, lo sai benissimo che Harold non c'è più". Ho sentito il mio cuore spezzarsi.", rispose e capì che piangeva.
"Anche il mio cuore si è spezzato."
"Non posso lasciarti andare così, senza sapere se ti rivedrò mai più." piange mentre mi abbraccia, le sue lacrime mi bagnano il petto. Vorrei fare qualcosa, vorrei stringerla, vorrei baciarla, ma è troppo tardi si è già allontanata, ed in quel momento capisco che non l’avrei avuta mai più.
Non sono sicuro di farcela, ma devo resistere, non posso cedere davanti a lei. Si stacca da me, ed è un altro pugno nello stomaco.
La sua testa si volta, non si guarda indietro. Non contano più le parole adesso, mi dispiace. Il mio cuore è sordo, non può sentirle. Solo una cosa potrebbe risvegliarlo, ma più ci penso e più so che non succederà mai, mi sto facendo del male, ma continuo a pensarci. Se solo tornasse indietro, se solo cambiasse idea, cos’ha lui che io non posso darle?
Come fa l’amore a fare così male?
La vedo scomparire dietro la porta, rimango solo sul tetto.
Il mio cuore batte impazzito, come fa a battere un cuore spezzato?
Camminai, mi ritrovai a più di mille metri dal suolo. Dovevo scegliere se buttarmi giù o se rimanere a lottare.
Per una volta scelsi di non lottare, chiusi gli occhi e ripensai al sapore di Blair, al sorriso innocente di Marc e a... Evelyn, che tra poco avrei conosciuto.
POV Blair
Entrai nella stanza senza sapere cosa aspettarmi, non lo avevo più visto da quando quella notte di due mesi fa mi ero confidata e l'avevo abbandonato. Chuck, che giaceva ora davanti a me sul letto, il corpo avvolto in bende candide, e un velo di sudore sul viso. Mi avvicinai in silenzio, non ero certa che fosse sveglio, e non volevo disturbarlo. Il lenzuolo aderiva perfettamente al corpo sudato, lasciando ben poco all'immaginazione. La mia mente, fin troppo sollecitata, non faceva che inviarmi immagini a tinte vivaci di tutto quello che sarebbe potuto succedere su quel letto. Io amo Nate, eppure sentivo delle pulsazioni del tutto sessuali nei confronti di mio marito. Chiusi gli occhi per un attimo, cercando di tornare alla realtà, quando li riaprii, Chuck mi stava fissando. 
"Cosa ci fai qui? " sussurrò.
"Sono venuta a dirti addio...", risposi senza guardarlo.
La testa gli ricadde sul cuscino e serrò gli occhi in una smorfia di dolore. Per un attimo temetti che fosse già finito l'effetto degli antidolorifici, ma ci misi poco a capire che in realtà stava soffrendo per le mie parole.
Mi inginocchiai accanto al suo letto, prendendogli il volto fra le mani, non sapevo cosa avrei detto, né se avrebbe funzionato, ma dovevo fare qualcosa, non potevo vederlo in quello stato.
"Chuk?", sussurrai avvicinando il mio viso al suo e costringendolo ad aprire gli occhi. "Io... "
Grosso errore. Il suo sguardo magnetico si incatenò al mio, e la mia mente si svuotò, mentre le mie guance prendevano colore. Non sapevo più cosa dire, e rimasi in silenzio a fissarlo.
Sentii il suo naso sfiorare il mio, e i nostri respiri mischiarsi. Avrei potuto voltare la testa, tirarmi indietro, alzarmi ed andarmene, ma non feci nulla.
Accolsi con un sospiro la sua bocca sulla mia, e lasciai che le nostre lingue giocassero e le labbra si modellassero le une sulle altre, mentre il mio cuore prendeva il volo.
Con il braccio sano mi attirò vicino a sé, sul letto, ed io lo lasciai fare, senza né la forza né la voglia di oppormi.
Rallentai fino a fermarmi, ed attesi che spalancasse gli occhi su di me, lo sguardo tormentato mi implorava di continuare, ma rimase in silenzio, il labbro pieno ancora stretto fra i denti.
"Non possiamo. Non possiamo", dissi riallacciandomi la camicetta da lui sbottonata. Corsi via. Via da quella stanza di ospedale, dove avevo ceduto a Chuck Bass.
 

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