Simply Life

di TheRedFox
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** MORNING ***
Capitolo 2: *** AFTERNOON ***
Capitolo 3: *** EVENING ***
Capitolo 4: *** NIGHT ***
Capitolo 5: *** THE DAY AFTER ***



Capitolo 1
*** MORNING ***


Come ogni giorno da qualche anno a questa parte mi svegliai col suono della sveglia che avvisava dell'arrivo di un'altra giornata monotona.

Con gli occhi socchiusi afferrai il telefono, e vidi che era già passato un minuto da quando stava emettendo quel suono di frustrazione.

Mi sedetti sul letto, mi passai la mano tra i capelli e cercai le ciabatte con i piedi.

Come in una lenta marcia mi diressi al bagno e poi in cucina, ormai conscio che quella sarebbe stata la mia monotona vita quotidiana.

Mentre mi vestii trovai in fondo all'armadio, al buio, un contenitore.

Per la precisione era una scatola, che ormai avevo dimenticato di possedere.

Essa racchiudeva ciò che avrei voluto non cancellare, ma nascondere nei miei ricordi, ma non potevo resistere alla tentazione e con ansia presi in mano la scatola.

Era una di quelle scatole che si usano per regalare le caramelle e dolci vari ai matrimoni, una grande scatola rosa fatto in pelo color rosso. Sul coperchio c'erano due testoline di coniglio fatte di peluche. Sembravano così felici mentre mi osservavano, io lo ero meno.

Chissà da quanto tempo era rimasto lì dentro, nascosto, e chissà perchè proprio ora doveva tornare alla luce.

La accarezzai come facevo un tempo con la sua proprietaria, appoggiando la mano tremante su di essa e sfiorandola appena, sentendo impercettibilmente la sua peluria che mi solleticava il palmo.

Quanta nostalgia e malinconia dentro quella scatola. Quanto tempo passato insieme e gettato al vento. No, non era stato gettato via, semplicemente ho vissuto, ho vissuto come desideravo in quel momento, niente di più. Eppure in quel momento avrei desiderato altre cose.

Non volevo aprire quella scatola, dentro ci tenevo delle cose che non avrei più voluto vedere, cose che avrei voluto celare nel buio più profondo e non rimembrarlo più, eppure alla fine avevo semplicemente deciso di tenerlo dentro l'armadio. Che fosse segno del mio masochismo?

Inconsciamente aprii la scatola,e come i miei occhi si posarono sul suo contenuto il mio cuore si fermò per un attimo.

Il corpo smise di vivere per quei pochi istanti, per poi tornare in vita come se fosse appena giunto dal più profondo degli inferi, pieno di dolore e di tristezza.

Quel cappello, chi se lo ricordava più? Lo presi in mano, vedendo che era ancora sporco del mio sudore. Sotto di esso vidi il portachiavi, quel cuore a metà, l'altra metà ormai così distante e lontana....

Non riuscii a continuare oltre, chiusi la scatola e la rimisi dentro l'armadio.

Mi vestii in fretta ed uscii di casa cercando di affrontare il giorno come facevo sempre, lontano da pensieri volubili.

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Capitolo 2
*** AFTERNOON ***


-Grazie, buongiorno, arrivederci, buona giornata-

Ormai erano parole che ripetevo ogni giorno, a tutte le ore, tutte le volte che qualcuno entrava, pagava ed usciva dal negozio.

Dietro quel bancone la mia vita lentamente moriva, sentivo come se ad ogni mia parola, saluto, un pezzo di me se ne andasse, inesorabilmente, verso una triste monotonia.

-Scusate, avete per caso gli occhiali da vista?- Ecco la solita cliente che non saprebbe trovare neanche un elefante in mezzo alle formiche.

-Certo signora, di fronte a lei- Rispondo cordialmente.

-Dove? Non li vedo?- La signora si guarda intorno come se fosse stata circondata da nemici.

-Ma accidenti a lei! Non vede quei fottuti occhiali di fronte a lei?-Mi dirigo verso di lei e le sbatto il viso contro quella maledetta colonna invisibile a tutti dove ho posto gli occhiali da vista.

Ah, era un semplice, stramaledetto, pensiero, un sogno ad occhi aperti.

-Da questa parte, guardi- Mi alzò e cordialmente la porto verso gli occhiali da vista.

Mentre mi giro e torno dietro il bancone mi convinco che quella signora ha assolutamente bisogno degli occhiali da vista.

-Qual’è la misura 1.50?- La signora continua a girare la colonna a vuoto, strizzando gli occhi come se le fossero entrati un centinaio di moscerini dentro.

Mi alzo, mi dirigo verso di lei, afferro gli occhiali con la gradazione che mi ha chiesto e glieli lancio addosso cercando di colpire la testa.

-Possibile che non ci arrivi da sola? Questi numeri stampati sul bollino non le dicono nulla?- Le urlo come un ossesso.

Altro sogno, rimango pochi attimi immobile, ma immagino che la signora abbia notato la mia breve pausa.

Vado verso di lei, la aiuto a cercare gli occhiali che le servono, mi sorride, paga e se ne va via salutandomi.

Ricambio con gentilezza.

Il giorno continua in questa maniera, clienti che entrano e non acquistano nulla, alcuni che prendono giusto una cavolata per far vedere che hanno speso qualcosa ed altri che invece ti acquistano mezzo negozio, ma purtroppo questi ultimi li conti con le dita di una mano sola.

Guardo costantemente l’orologio sperando che anche questa giornata finisca velocemente, mancano solo pochi minuti quando finalmente giunge l’ora fatidica, le venti.

Chiudo le saracinesche, spengo le luci, esco dalla porta di servizio e mi lascio alle spalle questa ennesima giornata di lavoro.

La sera stessa ho fissato con amici, dobbiamo vederci, sarà una rottura della mia routine quotidiana.

Speriamo bene.

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Capitolo 3
*** EVENING ***


-Heilà, amico, tutto bene?-

Alzo lo sguardo e vedo che lui mi fissa con uno sguardo vacuo, poi scoppia a ridere.

-Hai bevuto?- Gli chiedo, ma la risposta è scontata. In mano tiene un cocktail.

-Solo un po’, su divertiti, ci sono tante ragazze che hanno voglia di divertirsi stasera-

Siamo in un pub. Dopo aver fatto un giro per il centro abbiamo deciso di fermarci in un locale a bere. Lui ha bevuto un drink per togliere le inibizioni ed ha fatto conoscenza con due ragazze. Pochi minuti dopo erano già avvinghiati che si baciavano, la sua amica mi faceva cenno di sedermi accanto a lei, ma io rifiutai.

Alla fine se ne andarono via, vidi che l’amica con cui non ci avevo provato mi puntava il dito e bisbigliava qualcosa alla sua amica. Probabilmente discuteva dei miei gusti sessuali, dato che non ci avevo neanche provato con lei.

-Lo sai che non mi piacciono questo tipo di ragazze- Gli dissi appena si sedette accanto a me –Sono troppo zoccole-

-Ma non devi pensare a queste cose, sono le occasioni che non vanno perse, ogni ragazza, per quanto possa apparire, in fondo ha bisogno solo di una cosa: essere apprezzata. C’è chi lo fa notare di più, chi di meno, ma alla fine tutte hanno bisogno di affetto- Che l’alcool l’avesse reso più intelligente? Ne dubitavo.

-Ma come vanno con te possono andare con il prossimo che capita, ed ancora una volta, ed un’altra, chissà prima di domani quante lingue conoscerà, e sai che non parlo del parlato- La mia vena sarcastica non moriva mai.

-Però non mi pentirò di averci provato. Tanto vale buttarsi e tentare che aspettare che ti capiti sotto tiro la donna giusta. Te sei troppo serio. Oppure sei ancora legato a lei?-

Quella frecciatina non mi piaceva per niente. Ormai era una storia chiusa, troppi dispiaceri, troppi casini, troppe cose per poter tornare indietro.

-Lo sai che non mi piace parlare di queste cose- Mi limitai a dirgli.

-Suvvia, lo sai che io sono tuo amico, con me queste cose puoi dirle-

Certo, era mio amico, ma queste cose dovevano rimanere solo tra me e me.

-Non mi va di parlarne, davvero- Cercai di cambiare discorso –Piuttosto, che tipo di filosofia è “vai e provaci con tutte?”-

-Lo sai, amico, io penso che non ci si possa soffermare a pensare o rimanere nel dubbio per troppo tempo, bisogna buttarsi e gettarsi a capofitto, su qualsiasi cosa, soprattutto con le donne. Non puoi aspettare che vengano lei da te, e non puoi certo aspettare che capiti la donna giusta. Bisogna conoscere le donne come vorremmo conoscere il mondo, perché ogni donna è diversa, e non sai mai qual è la donna giusta finchè non ne conosci una per bene e te ne innamori, poi puoi anche avere un colpo di fulmine, ma non lasciarti scappare nessuna opportunità, perché nessuna tornerà poi indietro a darti un’altra chance.

E stessa cosa se la lasci troppo andare, finirà per trovarsi un altro.

In un modo o nell’altro potrai sempre dire di averci provato, no?-

Il suo discorso era abbastanza logico, non avevo niente da ridire. Ma sapevo che era vero per metà. E vero che bisogna cogliere le occasioni appena arrivano, ma è altrettanto vero che bisogna trovare il tempo giusto. E per una simile sciocchezza avevo perso entrambe le cose. Ormai qualunque modo avessi cercato di risolvere la situazione, ne sarei uscito comunque perdente.

-Credi che esista una persona adatta a me?- Gli chiesi per un attimo. Il suo sguardo incrociò il mio, divenne serio, e mi rispose “Sicuro, amico, sicuro”.

Ma probabilmente ero ancora legato troppo al passato per poter guardare avanti.

E poi davanti a me comparve una persona che improvvisamente cambiò il mio umore.

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Capitolo 4
*** NIGHT ***


Eravamo seduti su una panchina al parco, lontano dai lampioni e da sguardi indiscreti.

Lei mi avvolgeva il corpo con le sue calde braccia mentre appoggiava la testa sulla mia spalla. Io la tenevo stretta accanto a me con il braccio.

Restavamo in silenzio, ma quel silenzio era piacevole.

L’avevo incontrata poche ore prima al pub, non la conoscevo ma mi ero subito invaghita di lei. Con una scusa mi ero avvicinato a lei ed avevo iniziato a chiacchierare.

Lei era simpatica, rideva ad ogni mia battuta ed aveva sempre qualcosa da dire.

Mentre fissavo i suoi occhi notai che emanavano un bagliore, una sensazione di benessere che non provavo da tanto tempo.

Avevamo deciso di fare una passeggiata, dissi al mio amico che mi dispiaceva ma doveva tornare a casa da solo, io avevo altre cose a cui pensare.

Lui mi capii e mi lasciò andare insieme a lei.

Abbiamo continuato a parlare, ridere, scherzare, mentre con i gesti mimavo le parole lei aveva un sorriso spontaneo, rassicurante.

Stavo bene con lei.

Rivolsi lo sguardo verso di lei e ci baciammo.

-Tu? Cosa ci fai qui?-

Era una voce che non sentivo da parecchio tempo, ma era molto familiare.

Allontanai immediatamente lei da me.

Vidi che si stava avvicinando a noi. Cosa ci faceva lei qui a quest’ora?

-Ciao- Riuscii semplicemente a dirle.

-Ma come ciao? Chi è lei?- Il suo volto era cupo. A pensarci bene non l’avevo mai vista arrabbiata.

-Cosa ti importa?- Disse lei, sentendosi messa in disparte.

-Cosa mi importa? Tu (rivolgendosi a me) avevi detto che ti piacevo, mi hai riempita di parole dolci, ed ora che fai? Ti apparti con una qualsiasi?- Era arrabbiata. Aveva tutte le ragioni, forse sì, forse no.

-Basta, questo è troppo. Io me ne vado. Qui sono tutti malati di mente- La ragazza che avevo conosciuto al pub afferrò la sua borsa e se ne andò via senza neanche rivolgermi un ultimo saluto. Non la fermai.

-Allora? Cos’hai da dire?- Lei aspettava che le dicessi qualcosa. Non sapevo cosa dirle, qualsiasi cosa le dicessi probabilmente avrei solo peggiorato la situazione.

-Cosa vuoi che ti dica? Mi hai detto che ti piaceva un altro, io nonostante lo sapessi ero disposto ad accoglierti nel mio cuore, ma mi hai sempre considerato come un semplice amico. Io cercavo di farti capire i miei sentimenti ma te li hai lasciati scivolare su di te come acqua. Quanto tempo sarà che non parliamo più? Una settimana? Non credi che ormai sia stanco di correre dietro ad una che neanche mi considera? Non siamo tutti capaci di resistere e sopportare come te!-

Mai frase più sbagliata fu pronunciata.

Lei divenne rossa in volto, e mi tirò uno schiaffo così violento che la mia testa si girò da un lato dal colpo.

Rimasi sbalordito dal suo gesto, mi voltai per guardarla impietrito e vidi che aveva le lacrime agli occhi.

-Sei un idiota! Proprio ora…che avevo deciso…che non mi importava…più niente di lui!-

Abbassai gli occhi, e le dissi “scusami”, ma ormai lei non poteva più sentirmi, era corsa via, lasciandomi da solo al buio di questa notte.

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Capitolo 5
*** THE DAY AFTER ***


Non ero riuscito ad prendere sonno.

Mi faceva ancora male la guancia, ma cosa che mi faceva ancora più male era il fatto di aver ferito una persona a cui tenevo.

Certo, in una certa maniera l’avevo tradita, ma cosa voleva lei ancora da me? Dopotutto nonostante le mie continue avance lei si era sempre tirata indietro, ed alla fine mi ero stancato di correre dietro ad una persona.

E poi lei aveva detto che andava bene che rimanessimo amici, allora perché quel suo comportamento ieri? Aveva mentito a me, a lei, a chi?

Erano domande a cui non riuscivo a dare una risposta.

Avevo provato a chiamarla per chiederle spiegazioni, ma ovviamente lei non mi rispondeva. Sicuramente non voleva parlarmi.

In una sola notte avevo perso tutto l’amore che potevo offrire.

Avevo perso la donna che avevo conosciuto quella sera stessa ma con cui c’era già sintonia, colei che con il suo sorriso era riuscito per un attimo a farmi dimenticare i dispiaceri della vita. Chissà se l’avrei mai rivista e se dopo quello che aveva visto era disposta a dimenticare tutto.

Ma in fondo non la conoscevo davvero, in una notte non puoi capire veramente com’è fatta una persona.

A differenza di lei.

Ormai era passato parecchio tempo da quando l’avevo incontrata per la prima volta, mi aveva subito colpito per il suo sorriso (già, probabilmente ho un debole per i bei sorrisi), per la sua energia e per il fatto che era gentile e disponibile con tutti. Non perdeva un attimo per aiutare il prossimo e se ce n’era bisogno si faceva carico dei problemi altrui.

Era una persona forte e determinata, ma in fondo al suo animo si nascondeva una persona fragile, che con sguardo indiscreto rivolgeva i suoi occhi verso una persona che la considerava semplicemente come un’amica.

Inizialmente ero un po’ riluttante a questa situazione, ma poi avevo capito che lei teneva a lui in maniera particolare, ed io cominciai a cercare di spronarla a farsi avanti.

Lui sapeva delle sue intenzioni, ma non si era mai esposto troppo.

Mi faceva male sapere che lei era innamorata di uno che non era capace di capirla, di apprezzarla per quello che era. Ed un giorno andai faccia a faccia a parlargli.

Lui mi disse che capiva benissimo la situazione, che ovviamente aveva capito i sentimenti di lei, ma che non poteva contraccambiare perché aveva paura di poter perdere un giorno la sua amicizia.

“Cazzate” gli dissi. Perché avere paura di una simile cosa? Perché accontentarsi di stare bene senza rischiare di poter stare ancora meglio? Aveva paura di perderla? Aveva una così bassa considerazione del loro rapporto? Gli dissi che facendo così avrebbe finito per tappare le ali a lei, che in questa maniera lei avrebbe gettato una parte importante della sua vita correndo dietro a lui, non vedendo che accanto a sé c’era un’altra persona che l’aveva sempre aiutata e consolata nonostante sapesse che il suo cuore non poteva appartenergli. Lui mi disse che aveva capito e che le avrebbe parlato.

Questo accadde due giorni fa.

E da allora mi sembra sia passato un’eternità.

Chissà cosa sarebbe accaduto se non le avessi detto certe cose, se non avessi compiuto certe azioni, forse ora potevo essere felice.

Ma ormai era inutile pensarci.

Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.

Mai queste parole mi suonarono più vere di oggi.

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