Fun how everything was Roses when we held on to the Guns.

di Victoria McKagan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Lost in his own mind ***
Capitolo 2: *** 2 - Who's afraid of South Central?! ***
Capitolo 3: *** 3 - The beginning ***
Capitolo 4: *** 4 - Goodbye Sweet Times ***
Capitolo 5: *** 5 - No Joke ***



Capitolo 1
*** 1 - Lost in his own mind ***


Se decidete di imbarcarvi nella lettura di questa long-fiction, sappiate che questa è appunto la mia prima long-fiction in assoluto. Mi ero cimentata nella scrittura di un paio di stupidaggini, sempre sui Ganzi e Rozzi, una delle quali molto molto demenziale, mentre l'altra deprimentemente introspettiva, riguardante la biografia di Duffone.
Intendiamoci, non che questa nuova storia sia ad un livello superiore delle altre, per carità! Anzi, forse potrebbe rivelarsi addirittura peggiore, chissà.
Comunque, non partiamo così scoraggiati: questa fiction è narrata dal punto di vista di Slash Bellicapelli (i quali pensieri diretti sono scritti in corsivo), ambientata nel periodo antecedente di  poco all'uscita di Appetite. Tratta a grandi linee di un grande e strano amore che non doveva essere nato, di una fuga improbabile e ingarbugliata nei posti più remoti per sfuggire a... beh, non posso certo raccontare tutto subito. Il tutto scritto in modo comico-tragico ad alternanza.
Può sembrare una banalissima storia inizialmente, ma vi prometto che a breve la situazione si farà insolita e mooolto movimentata.
Cercherò sempre di aggiornare nel minor tempo possibile, scuola permettendo!

Buona lettura, e lasciatemi qualche recensione, mi raccomando!





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1. Lost in his own mind.




Non c'era niente in quel dannato frigo, niente.
Poteva continuare a guardarlo per ore, ma nessun pezzo di cibo vi sarebbe magicamente comparso dentro, doveva rassegnarsi.
-Duff! Hey! ... Man, ci sei?
-Mmmh. - La voce assonnata dell'amico gli arrivava lontana.
-Alza il culo se non vuoi morire di fame! Già sei brutto, anoressico poi faresti ancora più schifo.
-Fanculo. Forza, andiamo dove devi andare...- Il biondo comparve sulla soglia della cucina, gli occhi strizzati, i capelli più ingarbugliati del solito e con addosso un paio di boxer bianchi e slargati che avrebbero potuto benissimo essere quelli di un pensionato ottantenne. Slash alla sua vista soppresse una risata gonfiando le guance: Duff era particolarmente nervoso da appena sveglio, se gli fosse scoppiato a ridere in faccia dopo averlo scomodato dal suo letto probabilmente l'avrebbe sollevato da terra con una mano sola e l'avrebbe appeso all'attaccapanni.
-Che dici, ce li vogliamo mettere un paio di pantaloni? Io non ho problemi, lo sai man, ma penso che i cassieri del minimarket non gradiranno le tue mutande. - Duff era il gran pensatore del gruppo ma, come a tutti i grandi pensatori succede, molte volte gli sfuggivano le cose più basilari. Duff, che fino a quel momento era rimasto  immobile sullo stipite della porta a fissarlo interrogativo, improvvisamente spalancò gli occhioni, come illuminato dalle parole di Slash. Ricomparve un minuto dopo in pantaloni di pelle e con i capelli bagnati.
-Fai troppo Flashdance...
-Oh ma che cazzo vuoi stamattina!? Che devo fare, andare in un salone di bellezza prima di poter aggirarmi al tuo fianco, sire?!
-Hey, hey, non ti scaldare man. Forza, andiamo al minimarket.
Si era svegliato a mezzogiorno o giù di lì, e perciò aveva una fame assurda. Era talmente tanto affamato che se non avesse ingoiato qualche tramezzino al prosciutto nel giro di pochi secondi avrebbe potuto mangiarsi Duff intero, il che non era certo un'impresa facile, data la stazza del bassista.

-Shaaaron, carissima! - Ammiccò sorridente e gioviale alla cassiera bionda, grassa e bassa che a cose normali non si sarebbe mai filato, ma che siccome gli faceva portar via un sacco di roba gratis riteneva degna di considerazione.
-Lecca poco il culo, prenditi quello che devi prendere e sparisci.
Bah, che gente scorbutica si trova in giro!
-Grazie mille tesoro! - Senza fare troppi complimenti si gettò a capofitto fra gli scaffali. Duff fece per seguirlo, ma la tozza mano dalle unghie laccate di Sharon lo bloccò per un braccio.
-Hey, lui no.
-E chi cazzo sono io, scusa?! Perché lui sì e io no... - Slash, con un'efficacissima mimica facciale, gli fece segno di tacere. Una volta sicuro del silenzio del biondo bassista, continuò il suo viaggio fra gli scaffali, agguantando qualche pacchetto di patatine, un pollo arrosto, una confezione di prosciutto e un cartone di latte. Si prospettava una colazione ricca di proteine.
-Ci vediamo, bellezza! - salutò occhiolinando alla cassiera, che lo guardava con un misto di stupore, pena e intolleranza, dopo aver tirato via per un braccio un Duff stordito.

Stavano mangiando sugli scalini di fronte ad un portone. Sperò che nessuno dovesse uscire o entrare in quel palazzo, perché avevano imbastito una bella apparecchiatura per smantellare la quale non sarebbe bastata mezz'ora. Ma i suoi pensieri non si fermavano al porcile cui stavano dando pian piano vita. I suoi pensieri giravano più che altro intorno allo strano comportamento che il bassista aveva assunto da un paio di settimane a quella parte; quella mattina in particolar modo gli sembrava molto assente, quasi il suo cervelletto pensatore avessa cambiato sede e non si trovasse più nel suo corpo, bensì disperso in un oblio la cui origine a Slash non era data sapere.
-Man, che hai?
Era stato semplice e diretto, come al suo solito, aspettandosi al massimo un "che cazzo te ne frega", o un "niente, che vuoi che abbia". Infondo, non gli sembrava di aver fatto una gran domanda, tantomeno invadente.
Invece Duff si alzò allontanandosi col cartone del latte, lasciandolo lì con un coscio di pollo in mano, in completa solitudine. Si alzò a sua volta, inseguendolo, e abbandonando la spazzatura con i resti di cibo su quei gradini. Lo raggiunse, e lo prese per una spalla.
-E' successo qualcosa? Ti abbiamo fatto qualcosa? - Insistette. Nulla.
-E che cazzo, almeno rispondimi! - Fu un momento e Duff aveva lasciato cadere il latte, impegnando le sue mani per sbattere il chitarrista al muro e tirarlo su di peso.
-Sono stanco, Slash. Stanco. - Gli ringhiò sul viso. La rabbia interiore dell'amico gli era arrivata assieme al calore del suo fiato, altrettanto forte e vicino.
Lo lasciò andare, e i suoi piedi toccarono di nuovo terra. Lo guardò andarsene a passo lento e deciso, con la sua tipica andatura da vichingo troppo magro, ma stavolta non lo seguì.

Sarebbe andato a farsi un paio di birre da Morgan, e poi sarebbe tornato, ciucco e tranquillo, come faceva sempre quando era nervoso. Intanto lui se ne era andato a casa. Non c'era anima viva, quel giorno. ...Ma dove diavolo sono finiti tutti? Non c'è più senso dell'unità in questo gruppo!
Detto fatto, la porta di quella specie di casa-garage si aprì, e ne accapò Steven con Izzy al suo seguito.
Ed ecco che cominciava la quotidiana confusione: Steven aveva perso i calzini, Izzy gli offriva i suoi, Steven aveva perso anche le mutande, Izzy non gli offriva le sue, e Steven se ne aveva a male.
Nulla di insolito, ma qualcosa non gli tornava. Dapprima, aveva pensato che fosse il vuoto che regnava in casa, poi però, con l'arrivo dei due confusionari coinquilini quel senso di stranezza non se n'era andato, anzi. Qualcosa gli mancava.
Ma certo. Duff.
Duff era sempre accanto a lui, e lui erano sempre accanto a Duff. Andavano in giro in coppia, facevano qualsiasi cosa in coppia, e quando non c'era era come perdere un pezzetto di se. Un pezzetto di se che per di più stava soffrendo in qualche bettola infestata dalle piattole che vendeva birra e alcolici ad un prezzo più basso del normale.
E lui? Che aveva fatto? Aveva girato sui tacchi e se ne era andato via, non essendogli sembrato il caso di continuare a insistere, vista la reazione dell'amico. Ma che imbecille! Avrebbe dovuto continuare, continuare ad insistere anche a costo di prenderle, pur di estorcere a Duff il motivo del suo nervosismo, della sua rabbia, del suo star male.
Corse fuori di casa, attraversando l'isolato per andare ad affacciarsi alla vetrina del loro bar di fiducia. Era un posto un po' sgangherato, vecchio e piccolo, gestito unicamente da un anziano signore di colore, il loro più intimo confidente al di fuori della band, Morgan. Morgan era un tipo estremamente cordiale e socevole, e non c'era giorno che passasse senza che rivangasse di una qualche assurda storiella capitata secoli prima a lui e a quello che de definiva suo amicone fidato, Louis Armstrong. Per dare prova che non raccontava solo fantasiose baggianate, aveva affisso in bella vista una foto in bianco e nero, logorata dal tempo, proprio in mezzo allo specchio lercio che copriva la parete davanti al bancone, nella quale erano ben distinguibili un giovane e sorridente Louis Armstrong e un altrettanto giovane Morgan.
Ed eccolo lì, il vecchio Morgan, chino sul bancone con uno straccio in mano, accovacciato di fronte a Duff che, singhiozzante e a testa bassa, sembrava brocciolare parole insensate, forse più a se stesso che all'anziano barista.
Gli faceva tanta pena l'amico, quando aveva di quei momenti. Sembrava tornare bambino, e allora a quel punto era Slash a dover diventare l'adulto e sorreggerlo, dargli una mano. E non era certo bravo nel farlo, anzi, era abbastanza penoso e poco credibile.
Magari se avesse capito qualcosa, anche solo una cosuccia piccina piccina, giusto un indizio, di quella situazione forse sarebbe stato tutto un po' più facile.
Entrò e si sedette sullo sgabello accanto allo spilungone che, ripiegato sempre nella solita posizione, sembrava non essersi nemmeno accorto del suo arrivo, continuando a farfugliare frasi sconnesse.
-Io... non so.... rovinato, rovino tutto.... schifo... Mandy... non posso, no, non posso... mi farò ammazzare...
-Hey... Man?
-...Ma perché? Eh?!- Si voltò di scatto, finalmente, prendendo Slash per la maglietta e tirandolo a se. Per un momento credette che volesse baciarlo! Ma il suo sguardo, notò il riccioluto, era quello di un disperato che aveva perso il senno.
-Perché... cosa? Diavolo Duff, vuoi parlare o vuoi fare l'uomo del mistero per il resto dei tuoi cazzo di giorni?!
Duff fece quello che sembrava essersi trattenuto tanto, troppo a lungo dal fare, e che il moro non si aspettava certo che facesse, almeno non davvero, almeno non in pubblico. Scoppiò in lacrime e l'abbracciò. Il suono fragoroso del suo pianto riempì il locale, che fortunatamente era vuoto, come quasi sempre del resto. Praticamente lo stipendio a Morgan glie lo davano loro cinque. Forse era per quello che aveva così tanta pazienza...
Il biondo non accennava a smettere, e il suo pianto diventava sempre più forte e lamentoso di secondo in secondo. Sembra uno gnu che gnua... gnua... si dice gnua? ...Già, ma che verso fa lo gnu?
Il suo migliore amico era sull'orlo dell'esaurimento nervoso, sciolto in lacrime fra le sue braccia, e lui stava a pensare agli gnu. Si diede nuovamente dell'imbecille.
Non sapeva più che pesci prendere... forse Morgan sapeva qualcosa. Forse aveva capito i farfuglii confusi di Duff. Voltò a lui il suo sguardo. Stava asciugando un bicchiere bagnato con uno straccio, guardandolo intensamente, eppure si accorse immediatamente dell'occhiata del giovane. Poggiò il bicchiere e mise le mani chiuse a pugno sul bancone, come ad appoggiarsi, e si avvicinò al riccioluto chitarrista.
-C'è una signorina di mezzo. Una signorina che gli ha preso il cuore e se l'è portato via. Peccato che questa signorina si debba sposare fra un mese con un ragazzo... decisamente poco amichevole, diciamo.


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ULTIMO AVVERTIMENTO (poi vi prometto che non rompo più le palle, giuro!):
I personaggi femminili, spesso ragazzuole fantastiche, surreali, strepitose, amate da tutta la band e dintorni, simpaticissime, intelligentissime, furbissime, bellissime, altissime, purissime e levissime mi schifano profondamente. Quindi non preoccupatevi, non sarà ne l'angelica Barbie ne la rebbel cazzuta e superfiga di turno.
Au revoir!
Vick.

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Capitolo 2
*** 2 - Who's afraid of South Central?! ***


Innanzitutto, grazie mille ad Ormhaxan e ad Amy e Clau, le prime che hanno avuto il coraggio di recensire quest'assurda fanfiction. Buona lettura!






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2. Who's Afraid of South Central?!




-Brutto cretino, stupido, cazzone e imbecille!
-...Falla finita.
-Falla finita un paio di coglioni! Ma che ti dice quella testaccia?! - Era strano. Stranissimo. Quel giorno era tutto al contrario. Duff disperato, Duff che si ubriacava, lui che lo soccorreva, lui che poi gli faceva la ramanzina.
Ma quella non era una ramanzina. Quella era una sfuriata, e che sfuriata!
-Ma io non lo so! Se ripenso a stamattina.. anzi, a tutta la settimana! E anche a quella prima! ...Ah, mi verrebbe da staccarti tutti quei brutti fottutissimi capelli ossigenati che hai in testa, uno ad uno! Idiota! - non ci poteva credere. Tutte quelle giornate di mistero, di apatia, di nervosismo... per una donna.
-Ti ho detto di farla finita.
-Oh no che non la faccio finita! Ti rendi conto?! Ma che dico, tu non ti rendi conto proprio di un cazzo.. io stamattina stavo per prenderle! Da te! E per cosa? ...per una figa!
-Slash, non sai di cosa parli. - Il riccio gli si girò contro, e alzò un sopracciglio. Quello era il suo campo lavorativo. Non poteva dargli dell'ignorante nella sua materia.
-Amico, - riprese più pacato - al mondo siamo sette miliardi. Sette-miliardi. Ma lo sai quante fighe ci sono in sette miliardi di persone?! Tu sei malato! Un fottutissimo complessato! E poi Mandy, dove la metti?!
Così dicendo, aprì la porta di quella che chiamavano casa. Erano stati un'ora da Morgan per capire cos'aveva, finché, dopo la grande rivelazione, Slash non l'aveva fatto smettere di piangere a scapaccioni (rischiando di nuovo di prenderle da quell'armadio, ma ormai la rabbia gli aveva dato alla testa e non glie ne importava più niente) e l'aveva trascinato via.
Tutto spedito si buttò sul divano sgangherato, mentre il biondo per niente vitale richiuse la porta.
-Ci siamo persi qualche cosa, sicuramente. - disse Axl dopo aver trangugiato il suo caffè corretto.
-Tranquilli, non vi siete persi nulla! Solo un coglione!
All'ennesimo suo insulto, il biondo si ridestò dal torpore che l'aveva lasciato fermo sull'usciò e si infilò in camera sua, sbattendo la porta già malandata che minacciava di venir giù da un momento all'altro, ora più che mai.
-Starà andando in andropausa...- sbuffò di nuovo Axl.
-Povero Duff! Così giovane! - a quanto pareva Steven non aveva afferrato l'ironia, e si rammaricava per l'amico.
Accese la televisione, scansandosi i ricci dal viso per riuscire a vedere qualche cosa. Quando finalmente sembrò trovare un bel documentario sulla fauna dello Zimbabue degno della sua attenzione, le note del ritornello di Save me rimbombarono nella casa ad un volume improponibilmente alto. Pur alzando a manetta il volume della TV non avrebbe potuto contrastare i Queen, ne tantomeno il giradischi infernale di Duff. Spense il televisore, imbestialito.
-Io lo amazzo. Prima o poi giuro che lo faccio. Lo avveleno al Raimbow, così sembrerà colpa del barista e non mi arresteranno... - Immerso nel fiume di minacce destinate al bassista, non si accorse del mesto chitarrista che gli si era seduto accanto.
-Io forse ne so qualcosa più di te. - disse tranquillo. -L'ho vista una volta.
...Allora Izzy era onniscente! E, ovviamente, non ne aveva fatto parola con nessuno. Tipico di Izzy.
-Deve essere un paio di tette con le gambe per aver fatto questo casino nella testaccia di quel... quel...- aveva finito l'archivio di improperi.
-Nah, terza scarsa.
-...Oh. E allora? E' carina? Ti prego, fa che sia almeno scopabile! Non come quella punkettona di Camden coi capelli fuxia che ci riportò a casa per la sua ultima sbandata...
-No, no, niente di preoccupante, anzi. Non è carina. Ha molto... fascino, ecco.
-...Ok, è un cesso, ho capito.
-Bah, vedila come ti pare. Per me, è un po' tipo una femme fatale. E' bella, Slash.
-Oooh.
-E tutte le donne belle sono come la droga, portano solo un sacco di guai. E ammazzano i cuori dei bassisti.
Slash rifletté. Forse Duff aveva bisogno davvero dell'aiuto di qualcuno. Non poteva essere sempre lui il crocerossino di tutti, a volte anche lui doveva essere soccorso.
-Izzy, se vuoi scusarmi ho da parlare un po' col re della birra.
-Vedi di dire cose intelligenti, e di essere efficace. Non se ne può più..
Bussò alla porta, dubitando che il biondo potesse sentirlo. Provò ad urlare "Duff", ma niente, provò ad aprire, ma la porta era chiusa a chiave. Fortunatamente le porte di quel posto avevano delle serrature che facevano ridere i polli, quindi con una leggera spallata fece cedere la chiusura.
Duff giaceva sul letto col suo basso sulla pancia, strimpellando note che non c'entravano niente con la canzone suonata dal giradischi. Si avvicinò al diabolico affare, e non sapendo come spegnerlo tolse via il disco e lo volò per terra.
-Esci. Rimetti i Queen ed esci. Voglio soffrire in solitudine.
Slash, a sentirlo dire quelle parole, si spiaccicò sonoramente la mano sugli occhi in segno di disperazione. Sarà più dura del previsto.
-Avanti man, non fare così. Scusa se non ti ho capito, ma... dai, lo sai come sono fatto... sai che le cose che io considero serie sono diverse da quelle che tu consideri serie...
-Le tue sono perlopiù boiate.
-Effettivamen... No no no, non è questo il punto! Senti man, io ti voglio aiutare, davvero... ma non so come, nessuno di noi sa come, e non ce la facciamo più a vederti in questo stato...- A sopportarti, in questo stato...
-Semplicemente non puoi. Non c'è possibilità. Sono fottuto, Slash. Fottuto dall'amore.
-Eeeeh, amore, che paroloni! Senti, ma Mandy? La povera cara Mandy che dovresti anche sposare? Dove diavolo è andata a finire Mandy?
Silenzio. Duff avrebbe dovuto sposarsi con Amanda entro un paio di mesi. E pensare che era stato lui a chiederglielo... sembrava essersene totalmente dimenticato.
-Mandy non è niente.
-...Eccoci. E ora ci salta tutto.
Il biondo scoppiò in un'inaspettata risata isterica, seguita da un singhiozzo che, guardando la bottiglia di vodka vuota sul comò accanto al letto, Slash potè interpretare come segno di ubriachezza.
Forse, stando così le cose, qualcosa per Duff avrebbe potuto fare...
-Sì sì, molto divertente, sì... senti man, dove hai detto che abita la tua nuova amica? - Era risaputo che il bassista da ubriaco non solo diventava più lunatico di Axl, ma toglieva anche qualsiasi freno alla lingua.
-South Central... la via fra la seconda e la terza, numero 317... - South Central?!? Col cazzo! Non sarebbe mai e poi mai andato in quel postaccio. I primi tempi in cui si era trasferito a Los Angeles ci era entrato tranquillamente, ignaro della fama del luogo, e per poco non ci aveva lasciato la pelle.
-Ah... ehm, ok, senti, cerca di dormirci un po' su, eh? - Lasciò l'amico mezzo collassato sul letto.

-Hey, Izzy, come si chiama questa?
-Un nome strano... Tamara, Rimira... Amira!
-Amira? Bah...
Era deciso. Sarebbe andato a parlarci, a sistemare le cose al posto di Duff, visto che lui sembrava non poterne (e non volerne) uscire vivo. Voleva sapere come stavano le cose e che intenzioni aveva col biondo, anche se comportava dover entrare in South Central. Ormai era irremovibile.
Prese le chiavi della vecchia Chevy rossa di porprietà comune, parcheggiata dirimpetto alla strada, ed uscì.
Guidò per una ventina di minuti, pensando e ripensando a se stesse facendo la cosa giusta o meno. Forse quelle cose, le cose amorose, dovevano essere risolte fra i due innamorati della situazione, pensò. Al diavolo! Ci pensa Slash!!
Eccolo, il cartello sgangherato e bucato, probabilmente da un proiettile, che segnava l'entrata di South Central; con la paura alla vista del cartello anche le sue budella cominciarono ad agitarsi. Ma ormai non sarebbe tornato indietro ...anche se ho bisogno di un bagno!
-Seconda, Terza... Ecco il vicolo! - Prometteva poco di buono. Un paio di tizi dall'aria losca stavano discutendo per dei soldi, a quanto poteva capire dal finestrino aperto.. Si fece coraggio, e inforcò la via.
-311, 313, 315... 317! - Accostò al marciapiede. Un portone di legno massiccio mezzo marcio e dipinto da bombole spray lo attendeva, imponente. Scese dalla macchina (assicurandosi di averla chiusa a chiave), e con mani tremanti batté tre colpi sull'uscio.
Niente. Oh, quasi quasi ci speravo... Bene Slash, hai fatto ciò che dovevi, hai cercato di aiutare Duff ma, guarda un po', hai sbagliato i tempi! Però adesso hai la coscienza apposto, quindi puoi anche andartene via e tornartene a casuccia!
Sebbene la sua parte ragionevole gli dicesse di andarsene a gambe levate prima che qualche brutto ceffo sbucato da chissà dove lo menasse a sangue, una vocina, quella che lui odiava tanto, gli urlava dal profondo di insistere, se aveva un cuore, tant'è che non poté fare a meno di ascoltarla.
Bussò più deciso e con più vigore alla porta. -Heiiii c'è nessuno?!?- aveva persino attaccato ad urlare.
Preso dal suo bussare frenetico, non si accorse che il legno duro gli era venuto a mancare da sotto le nocche, lasciando il posto ad una figura umana.
Quando se ne accorse e mise a fuoco la situazione, per un attimo gli mancò la terra da sotto i piedi.


No... non era decisamente ciò che si aspettava fosse la musa ispiratrice di Duff.







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Nota dell'autrice:
Tenete duro ancora un po' nella battaglia contro la sonnolenza, nel prossimo capitolo comincia l'azione!

Au revoir!
Vick.

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Capitolo 3
*** 3 - The beginning ***


Oh voi tutti che avete recensito e che seguite questa novella, grazie di cuore!
Chiedo umilmente scusa per il ritardo nel postare questo capitolo (aumentando indecentemente la suspense), ma fra scuola, gruppo e tutto quanto ho a malapena il tempo di dormire di notte :)

Buona lettura!





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3. The beginning





Era semplicemente impensabile. In qualunque modo stessero realmente le cose, si sarebbe sempre rifiutato di crederci, sempre.
Duff era il suo compare da una vita, abitava sotto il suo stesso tetto, erano stati amici per tanto, troppo tempo, affiatati come pochi. Una scoperta del genere avrebbe potuto mandarlo in coma per un periodo indeterminato e fargli passare il resto della sua vita da sveglio in un centro di igiene mentale.

Non poteva essere... Duff... non poteva essere... GAY!!!
Di fronte a lui, un ragazzone in boxer, sudaticcio e nerboruto, dal naso schiacciato, gli occhi neri come la pece, i pettorali gonfi e tesi, la pelle colorita e un grosso tatuaggio tribale su un braccio si stagliava imponente, con un'espressione tutt'altro che cordiale.
-E tu chi cazzo sei. - La voce roca e profonda non aveva dato a quelle parole l'intonazione di una domanda, bensì di una minaccia.
Ora, è risaputo che in momenti del genere le persone con buonsenso trovano le scuse più disparate e fantasiose per togliersi di mezzo da eventuali situazioni spiacevoli, molto spesso riuscendoci pure.
Così come è altrettanto risaputo che Slash di buonsenso non ne aveva neanche un pochino.
-Sono... Sono Slash... Stavo cercando... A-Amira?? O... o Amiro... - La sua voce lasciava limpidamente intuire la sua spavalderia pari a quella di un coniglio. Non si era ripreso nemmeno un po' dallo shock causato dalla scoperta del nascosto orientamento sessuale del suo bassista, che non aveva per niente giovato alla sua situazione mentale già complessa di per sé.
Il ragazzone gli rivolse un'occhiata da far gelare il sangue nelle vene, un misto d'odio, disprezzo, fastidio, pena e furia incontenibile per l'appellativo di "Amiro" che quello sconosciuto gli aveva affibbiato.
-Che cazzo vuoi da Amira.
Toh, che carino! Frocio, e parla pure di sé in terza persona! Duff... Duff, amico mio, che soggetti ti sei ritrovato a frequentare...
-Hei, che succede? - Una voce femminile, proveniente dall'interno della casa, risuonò nelle orecchie del riccio, che sentì la speranza tornare a farsi spazio nel suo cervelletto.
-Mi hai chiamato? - Una signorina in desabillé, dalla pelle pallidissima e i capelli lunghissimi accapò da dietro alla montagna umana.
Slash, vedendo la sua speranza trovare conferma e i suoi perggiori e orribili dubbi essere smentiti, per la gioia saltò addosso ai due sconosciuti abbracciandoli senza ritegno, concentrandosi poi sulla ragazza.
-Oh cazzo! Oh santissimo Signore benedetto, grazie!! Grazie, cazzo! Oooh, tu devi essere Amira! Quale splendida bellezza, Izzy diceva bene! Fiù, che sollievo tesoro, pensa che per un attimo ho pensato che Duff se la facesse con un uomo! Ahahah, che idiota, eh?
Si rese conto solo dopo aver chiuso quella sua boccaccia di che cosa poteva aver combinato.
La pelle da nativo d'America del giovane diventò ancor più rossa di quello che già era, mentre gli occhi glaciali della giovane si piantarono dritti nei suoi.
Oh. Merda.
Col pretesto di aiutare Duff, l'aveva appena rovinato con le sue stesse mani.
La tartaruga e i bicipiti di Mr Steroidi sembravano contrarsi sotto la pelle ad un ritmo frenetico, le sopracciglia arcuate in un cipiglio cattivo e i pugni stretti. Lentamente si voltò verso la ragazza. A quel punto Slash decise definitivamente di togliersi di mezzo, pensando di aver fatto abbastanza guai. Girò sui tacchi e fece per aggrapparsi alla portiera della Chevy, ma qualcosa lo afferrò per il braccio strattonandolo indietro, fino a ritrovarsi naso a naso col giovane uomo furibondo.
-Chi cazzo è Duff. - gli chiese a denti stretti. -Chi cazzo è Duff! - Stavolta urlò, facendo quasi saltare un timpano a Slash, evidentemente con l'intento di farsi sentire dalla ragazza. -Portami da lui! Dimmi dove cazzo è! - Slash scosse il capo. Mai avrebbe fatto una cosa del genere, soprattutto dopo aver già combinato uno sfacelo di tali dimensioni.
-Oh, forse vuoi che sistemi prima te, brutto rotto in culo! Alla puttana e all'altro stronzo ci penserò dopo... - spostò il braccio vigoroso dietro di se, pronto ad assestargli un sinistro dritto nella mascella, quando un suono di vetri che si infrangono riecheggiò nel viale. Dietro di lui, la ragazza gettò a terra il collo di quella che un attimo prima doveva essere stata una bottiglia di birra. Il nerboruto si portò entrambe le mani dietro la nuca e grugnendo si appoggiò con la fronte al muro della casa. Un rantolo di rabbia e di dolore raccapricciante gli uscì dalle labbra.
-Apri la macchina, muoviti. Apri ti ho detto!
Slash, che ancora non era riuscito a trovare un filo logico in tutta quella storia, non connetteva più molto bene. Svegliatosi dalla trance si catapultò sulla Chevy con la fanciulla al posto del passeggero, e partì sgommando (per quanto il catorcio glie lo permettesse). Dagli specchietti retrovisori, però, poté scorgere la montagna umana salire su una Corvette nera.
-Oh cazzo! Oh cazzo, quello ci prende e ci ammazza! - la macchina andava al massimo a sessanta chilometri orari; se avesse premuto un altro po' sul pedale del gas si sarebbe ritrovato col piede fuori dal parafanghi. La Corvette era partita. La Corvette si stava avvicinando. Stavano uscendo da South Central. Si erano immessi su una strada principale.
In tutta quella situazione, la ragazza se ne era stata in silenzio con la testa poggiata al finestrino e gli occhi fissi nel vuoto.
La Corvette era a meno di quindici metri da loro.
-Oooh vai, vai catorcio, ti prego! Non voglio morire, non voglio morireee! - Si mise a piagnucolare disperato sul volante. Sicuramente li avrebbe sorpassati, li avrebbe fatti frenare, sarebbe sceso, l'avrebbe preso e torturato e poi, una volta morto, lo avrebbe legato come un'arista e buttato di sotto da un guardrail. Dopodiché sarebbe risalito a Duff tramite la sua donna e avrebbe ucciso anche lui. Lo sapeva, sarebbe andata così, ne era certo.
La Corvette era dietro di loro. Poteva vedere gli occhi neri di Mr Steroidi dallo specchietto.
Era talmente impegnato a fare congetture sulla sua morte futura e a consumarsi la suola dello stivale sull'acceleratore che scansò appena in tempo una povera vecchia che tentava di attraversare le strisce pedonali.
Il caso volle che Nerboruto non riuscisse a fare altrettanto e avesse preso in pieno il piede dell'anziana signora che, sdraiata a terra ma col bastone in alto, inveiva ferocemente contro di lui, che non si era nemmeno fermato per offrirle il suo aiuto. Sempre il solito caso volle che proprio dietro di lui si trovasse la volante della polizia, che a sirene spiegate partì all'inseguimento all'omissore di soccorso. Allora siamo davvero in un fottuto film!

-Senti, visto che stavo per morire voglio almeno sapere per cosa lo stavo facendo! Sei tu quell'Amira che va con Duff?
-Sì, pensavo si fosse capito.
-E di grazia, potrei sapere cosa c'è che non va? Voglio dire, uomo e donna, tu glie la dai e lui te lo da.. cosa c'è che non torna?!
-E' più difficile di così. Ci sono delle complicazioni...
-Del tipo?!
-Del tipo lo scimmione che ci sta inseguendo e che io non posso mollare.. sempre che voglia rimanere viva, ovviamente.
La volante si contrappose, forse per volere divino, fra la Corvette e la Chevy. Oh signore, grazie di nuovo! Ti prometto che nella mia prossima vita andrò in chiesa!
Orangotango fu costretto ad accostare, e Slash lo seminò in un batter d'occhio. Sia lui che lei tirarono un respiro di sollievo. Uno di quei silenzi soffocanti, e ancor di più imbarazzanti, calò nella vettura. Fu la fantomatica lady McKagan a rompere il ghiaccio inaspettatamente.
-Ti giuro che stavo per farmela addosso. - disse con voce scherzosa. Non suonava molto veritiera, ma Slash apprezzava l'impegno nel socializzare.
-Ah, tu eh? E io, poverino, che dovrei dire?! Sempre nei guai per quello spostato.. - la finta disapprovazione verso il biondo la fece ridere un po' più sinceramente.
-Di un po', com'è che hai conosciuto McKagan?
-In giro...
-Non ne vuoi parlare? Guarda che ti puoi fidare del vecchio Slash!
La giovane tirò un sospiro.
-A giugno, in un caffè parecchio chic di Beverly Hills.. Non frequento certe zone, ma quel giorno non sapevo dove andare a fare un giro.. Insomma.. oh, cazzo, dov'ero rimasta?
-Eravate in un caffè, a Beverly Hills... - Ma è normale questa? ..No, ovviamente no, non si sarebbe scelta Duff se lo fosse stata.
-..Oh, giusto, dicevo.. e ho visto questo ragazzone biondo, gigantesco, che sembrava uscito da un film splatter, e che non c'entrava niente con quel posto..
-Ma che bella descrizione.
-..Lì per lì ho pensato che fosse bellissimo, e come se mi avesse letto nel pensiero mi si è avvicinato e mi ha detto che ero la cosa più bella che i suoi occhi avessero mai visto..
-Ah, solita checca!
-Invece è stato molto gentile. Mi hanno colpito molto i suoi modi di fare.. Così diversi da quelli degli altri.. Da quelli di Sam..
-Sam è il bestione?
-Sì.
-Ma perché diavolo ci stai insieme allora?! Ti piace Duff, molli il tizio e ti metti con Duff, è tutto così... così fottutamente matematico!
-Non me lo permetterebbe. Hai visto come ha reagito?!
-Ma allora perché ti sei messa con quel maniaco?! Cosa ti venne in mente quel maledetto giorno?!
Slash non capiva. Amira sembrava una ragazza tutto sommato per bene, per quel che la conosceva. Se davvero il carattare di quel Sam era così tramendo, perché ci si era fidanzata? E soprattutto, cosa avrebbe mai potuto farle se lo avesse lasciato?
Amira sospirò per l'ennesima volta e chiuse gli occhi. Si portò una mano alla testa e vi si appoggiò. Passò qualche minuto prima che rispondesse. Parlò solo quando la macchina fu parcheggiata di fronte alla casa.
-Prepara la tua roba e dillo anche agli altri. Io do una mano a Duff. - disse, scendendo dalla macchina seguita da lui.
-Preparo la mia roba? Ma per portarla dove?! ...Ma che stai dicendo, donna?! - Caffé di Beverly Hills un paio di coglioni, questa Duff l'ha tirata fuori dal manicomio!
La ragazza gli si avvicinò bloccandolo.
-Sam è un pezzo grosso della criminalità organizzata di Los Angeles. Quando sono arrivata in questa città, due anni fa, ero sola, senza il becco di un quattrino, e non potevo permettermi un'abitazione in un quartiere decente.. anzi, non potevo proprio permettermi un'abitazione. Poi trovai lui, e mi sembrò che fosse un buon partito. Protetta da tutto, rispettata da tutti, con casa, soldi e tutto quanto. Lui controlla tutto. Non c'è un malfattore a L.A. che non sia anche al suo servizio. E voi siete i Guns n' Roses, non poi così difficili da rintracciare, non trovi?
Era caduto in una specie di trance. Cosa voleva dire con quel discorso?
...
-Se vi trova, vi fa il culo. Lo capisci il concetto ora?!

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Capitolo 4
*** 4 - Goodbye Sweet Times ***


Scuuuuuuuuuuuusatemi per l'ennesima volta per il ritardo. La volontà di aggiornare velocemente c'è, ma mancano i fattori concreti per poter effettuare la cosa.
In più c'è stata anche la tragica scomparsa del mitico SuperSic che, a discapito dei ragazzini che lo hanno idolatrato immensamente soltanto post mortem, per me era tutto. Era il motociclismo, il futuro del motociclismo, lo sportivo con la testa a casa e i piedi per terra, la persona che nonostante la fama rimane genuina, il ragazzo perfetto. Ho iniziato a seguire le moto da quando ho scoperto che ci correva lui, questo ragazzone che quando lo vidi per la prima volta, con quel suo cespuglio dei capelli, il naso da cagnolone e il sorriso da bambino mi conquistò. Io e mio babbo ci mettevamo tutte le domeniche sul divano a guardare il GP, lui a tifare Vale e io a tifare Sic.
Mi colpiva sicuramente più di tutto la sua incredibile somiglianza con Tim Buckley... Hey.. Conoscete Tim Buckley? Lo conoscete... vero?! Ecco, se non lo conoscete datevi mentalmente degli ignoranti (su, dai, un po' di autocritica fa bene alla persona) e filatevene sul Tubo a sentire uno dei due cantanti più straordinari al mondo. (L'altro è suo figlio, Jeff.) ...Sto tergivisando ancora.
Non c'entra niente di niente ne coi Guns n' Roses (dei quali peraltro conosceva il nostro Slash), ne con le fanfiction, ma mi pareva giusto spendere due parole per quel ragazzo che ha compiuto il miracolo non solo di far appassionare un'antisportiva come me a quello che comunque è uno sport, ma anche quello di racchiudere carriera, amore, passione e principi in un'unica personalità, una personalità di quelle che non se ne trovano tutti i giorni. Tutta Italia (e tutto il mondo) lo piange ormai da quattro giorni, "Esagerato." direbbero alcuni. Direbbero coloro che sono convinti che se ne sia andato un ragazzo di 24 anni (che dispiace ovviamente, ma non a certi cinici) come tanti e non un simbolo, un modello o un idolo qual'era.

Beh, spero anche stavolta di farvi fare due risatine, come piacevano tanto anche a quell'amabile testone.
Buona lettura!

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4. Goodbye Sweet Times








-E sta' zitto un attimo, non ho capito un accidente... Ferma il tuo culo e parla normale... Allora, che succede?
Era entrato in casa di corsa, agitato e piagnucolante, urlando parole disperate ad una velocità impressionante, saltellando come una pulce. Mentre Izzy e Steven lo guardavano interrogativi (o almeno più interrogativi del solito), Axl cercava di trovare un senso a quel suo confusionato discorso.
-Ci cercano! Ci cercano! Ci troveranno! ...TUTTI MORTI!
-Slash, chi cazzo ci cerca?!- Urlò Axl, ormai spazientito.
-Ah, forse i tipi che ci hanno lasciato questo. - Per una volta, Steven esordì dicendo qualcosa di giusto. Slash gli si avvicino e gli tolse un volantino dalle mani.
-E questo cos'è? - Chiese, interrompendo il suo sproloquio.
-Oh, boh, l'hanno infilato da sotto la porta un paio di minuti fa, poco prima che arrivassi tu a fare casino...

Slash leggeva e rileggeva quelle quattro parole scritte su uno dei volantini pubblicitari dei Guns che circolavano per Los Angeles, con su una loro foto, il loro logo e data e ora del concerto al Rainbow fissato proprio per quella sera.
-...Saranno fan. - Continuò il rosso, che vedeva Slash non dare più segni di vita.

"Sappiamo chi siete.
Aspettateci."


Le mani gli presero a tremare, da prima impercettibilmente, poi violentemente. Alzò lentamente lo sguardo sui tre bandmates piùttosto sconcertati.
-CI AMMAZZERANNO!!! CI AMMAZZERANNO TUTTI!!! Sono dei killer, sanno chi siamo, dove trovarci, e vogliono ucciderci!
-Amico, cambia spacciatore.. - lo canzonò Izzy, tornandosene alla sua sigaretta.
Axl sembrava una statua di cera; conoscendolo, pensò il chitarrista, entro pochi secondi sarebbe esploso, e tutta quella rigidità si sarebbe riversata in un paio di isteriche grida e una scenata lunga tre ore.
Il tutto fu interrotto dal vocione urlante di Duff proveniente dalla stanza accanto.
-CHE CAZZO HA FATTO?!?! - Ciò bastò a far immobilizzare gli altri in cucina, e a far iniziare Axl e Izzy a preoccuparsi seriamente.
Il silenzio tombale generatosi dalla curiosità di loro quattro (soprattutto il suo, principale disfattista della situazione), tutti intenti a cercare di captare qualche parola qua e là, fu a sua volta infranto dalla figura imponente del bassista, che col viso paonazzo, camicia e capelli bagnati e l'aria incazzata, gli rivolse un'occhiata truce (che definire truce è come definire le ascelle di Steven coperte da leggera peluria), emise la sentenza definitiva.
-Ragazzi.. dobbiamo andarcene.
Duff non era Slash. Duff doveva essere preso sul serio.

Fu allora che si scatenò l'inferno.

-Come andarcene?! Ma perché?!
-Voglio delle motivazioni, cazzo! Che diavolo significa andarcene?!
-E con la etichetta, eh?! Come la mettiamo con la Geffen?! Gli diciamo "Scusate ma dobbiamo sparire perché ce l'ha detto il bassista"?!
-QUALCUNO MI SPIEGHI COSA CAZZO STA SUCCEDENDO, ORA!!!
Silenzio. La pazienza del rosso era esaurita. Tutti loro si ridestarono, finendola di strillare logorroicamente, e guardandosi in giro, cercando di fare il punto della situazione. Nel trambusto generale del suo arrivo, nessuno si era accorto di una ragazza entrata e andata di corsa in camera di Duff, che adesso si trovava di fianco proprio al bassista appoggiata allo stipite della porta, come un'allucinazione; si spaventarono nel vedere quell'improvvisa presenza estranea materializzatasi da chissà dove in casa loro, arrivando persino a credere che non fosse reale.
-E lei... lei sarebbe...? - La voce di Axl tremava, mentre cercava di ridarsi un contegno (con poco successo), almeno davanti a una signorina.
-Amira - rispose Duff - Sta con me.
Slash notò gli occhi della ragazza volgersi verso il bassista, che a sua volta le rivolse uno sguardo. Non avrebbe saputo definire quell'occhiata, c'era qualcosa di insolito, di strano. Qualcosa che era sicuro di non aver mai visto prima, o di non esservisi mai trovato in mezzo. Stupore, complicità, sicurezza.
Boh.
-Ma che... che cazzo dici? Tu stai con Mandy. Sei quasi sposato con Mandy... - il rosso si fermò un attimo, come colto da un illuminazione. -Oooh. Oh. Ho capito, sai... Ho capito tutto. Tu vuoi ucciderti! Autodistruggerti! E nel peggiore dei modi! - E scoppiò a ridere.
I presenti in stanza lo guardarono come si guarda un povero pazzo.
-Tu vuoi rovinare tutto! Siccome ti senti così... così idiota, sei stanco di vivere, allora vuoi ammazzarti! Prima ti sfasci la vita sentimentale, poi la carriera... Ma non riuscirai a coinvolgermi nel tuo diabolico piano! Non riuscirai a portarmi al baratro per compiacere i tuoi istinti suicidi... Io ti ammazzo prima!
-Ok, sta delirando. - Mentre Izzy prendeva atto del fatto che fosse giunta l'ora del suo intervento, non fece in tempo a prendere in mano la situazione che Axl schizzò dritto al collo di Duff, cingendoglielo con entrambe le mani, e facendolo andare all'indietro finché la sua testa non sbatté contro il muro.
Lui ed Izzy si catapultarono ad acciuffarlo prima che ci scappasse il morto, mentre Steven continuava tranquillo a smangiucchiare un biscotto. La ragazza, che era la più vicina ai due litiganti, ebbe il coraggio di intervenire per prima, e senza remore conficcò le unghie di entrambe le mani nel braccio destro del cantante.
I chitarristi riuscirono a buttarlo sul divano e quindi a staccarlo dal biondo, che appena tornato in posizione eretta si accasciò di nuovo sul pavimento, stavolta per vomitare. Non si è ancora ripreso dall sbronza...
Slash se lo sentiva, se lo era sentito da subito che quella sarebbe stata una giornata no.
Axl , furibondo e costretto sul divano da Izzy, scrutava sempre più in collera prima Duff poi quella ragazza del mistero.
-Axl... Axl, ascoltami, ti spiego tutto io se ti dai una calmata... - tentò il chitarrista ormai sfiancato a forza di trattenere quella furia.
Dopo qualche minuto il cantante cedette, e ordinò a tutti di sedersi attorno a lui su qualsiasi superficie orizzontale disponibile, poco importava, l'importante era fare una bella riunione di gruppo, o di famiglia, era lo stesso.
Slash, ovviamente, da bravo fifone qual'era insisteva per agire subito.
-Ma che seduti e seduti, qui ci vogliono spellare al più presto, credi che ci sia tempo per le sedute spiritiche?! Forza, forza, ognuno raduni la sua roba...
-Slash.
-Che c'è?!
-Sta'. Seduto. Qui. - Il tono di voce gelido e la faccia di Axl lo portarono dritto dritto col culo sul divano, zitto ed obbediente come un cagnolino.
Duff prese la parola.
-Allora, intanto questa è Amira... Amira, il gruppo... Izzy già lo conosci.
-Piacere.
Il rosso si voltò di scatto verso l'amico.
-Tu sapevi...?
Izzy annuì, e Axl mise su il broncio. Non gli piaceva essere l'ultimo a venire al corrente delle cose, tantomeno di cose del genere, lo conosceva bene.
Duff riprese la parola facendo finta di niente.
-Io e lei ci... frequentiamo da un paio di mesi.
-Quindi metti le corna a Mandy?? - intervenne un incredulo Steven, non riuscendo però ad ottenere l'attenzione del bassista che continuava il suo racconto.
-E' logico che nessuno di voi lo sappia, sicuramente la cosa sarebbe arrivata alle orecchie di Mandy in qualche modo, e non sarebbe proprio stato il massimo, visto che ci saremmo dovuti sposare fra poco.
-...Che significa "ci saremmo dovuti"?! Non dirmi che hai buttato tutto a monte per una scopata McKagan! - Parlò Axl, arrabbiato per quelle che riteneva le stupide e avventate decisioni prese dal biondo.
Il viso di quest ultimo s'indurì, assumendo una smorfia abbastanza inquietante.
Mamma mia, com'è brutto... Che ci troverà quella povera donna in lui... io sono molto più bello e sexy...
-Io la amo. E' bene mettere subito in chiaro questa cosa. - Era quasi furioso mentre lo diceva, e quelle parole dal significato normalmente dolce e romantico avevano stranamente preso la forma di un proiettile, qualcosa di inaspettato che piombava addosso a tutti loro cinque e li annientava con un solo sparo. Duff proseguì più pacato.
-Ma il problema non è Mandy.
-Ma dai?! Che genialità, e io che pensavo che Mandy si fosse trasformata in un'assassina spietata, vendicativa e assetata di sangue! - Non poté resistere dal pungerlo col suo cinismo, era più forte di lui. L'amico biondo lo ammutolì rifilandogli un calcio.
-Potete smetterla di interrompermi?!
-Ok capo, ricevuto.
-Oh, bene. Stavo dicendo, il problema non è Mandy. Il problema è che Amira è nella mia stessa situazione, cioè deve sposarsi a breve con un altro uomo.
-Ahahah, che bella coppia di cornuti che avete fatto! Perché non gli organizzate un incontro?
-Steven, non sei per niente simpatico.
-Uffa...
-Ora stai zitto, per favore! Ehm Ehm... Dov'ero rimasto?... Ah, sì. Si da il caso che il nostro qui presente amico Slash, giusto qualche oretta fa, abbia avuto la brillante idea di andare a casa del suddetto uomo, e gli abbia esplicitamente detto che la sua donna se la fa con me, credendo che il tizio fosse il suo coinquilino gay o chissà cos'altro.
Silenzio. Ma che palle, sembra sempre che sia tutta colpa mia! Voglio il mio avvocato!
-Scusa, non capisco dove stia il problema. Tutto questo casino per quello che alla fine si risolverà con una scazzottata? Hai paura di un occhio nero, McKagan? Tzk, l'ho sempre detto che sei una fighetta di merda... Assemblea sciolta... - Axl si alzò, ma Duff si alzò con lui e lo prese per le spalle, portandoselo vicino al viso in modo che potesse sentirlo ancora meglio.
-Sai chi è il fidanzato di Amira?
Il rosso non rispose e continuò a tenere gli occhi dall'espressione interrogativa piantati in quelli dell'altro, in cerca della risposta che probabilmente avrebbe fatto luce su tutta quella storia.
-Samuel Alterfield. - Scandì quel nome in un modo strano, e Axl sembrò svegliarsi dalla trance. Axl... lo conosceva? Eppure Slash era sicuro che i Guns non ci avessero mai avuto nulla a che fare, con quello lì... Qui qualcosa non quadra...

-Ragazzi, Duff e Slash dicono bene, bisogna sloggiare, e anche di corsa. Forza, fate le valigie.
Prima guardò Izzy dirigersi mestamente verso camera sua, poi guardò Steven dirigersi al lavello della cucina...?!?, poi guardò Axl sparire chissà dove, e poi chiese a Duff:
-Chi cazzo è Samuel Falterine?
-Samuel Alterfield, Slash.
-Sì beh, quello che è...
-E' un tipo pericoloso, te l'ha già detto Amira!
-Ok che non sono il massimo della furbizia, ma non sono scemo; Axl lo conosce, l'ho visto.
Duff gli fece cenno di uscire; lasciarono Amira nel soggiorno e sbucarono nel fazzoletto di terra adibito a discarica che doveva essere il loro cortile.
-Ti ricordi quando Axl un paio di anni fa finì in gattabuia?
-Quale delle tante volte?
-Una, Slash, non fare troppe domande! - il biondo si interruppe, si voltò alle sue spalle e vomitò di nuovo. Slash storse il naso inorridito.
-Ah, amico! Ma che schifo!
-Vogliamo parlare di quando ti pisci addosso e stai tutta la notte coi pantaloni zuppi? Sentissi la mattina che odorino!
-Il mio piscio non puzza! Profuma di rose! Comunque finisci velocemente, che devo andare a sgombrare camera..
-Axl conobbe questo tizio, un certo Sam, che quella notte casualmente si trovava in cella con lui. Cercavamo un buco dove andare a stare allora, e Axl, dopo che il tipo gli aveva detto di far parte di un giro piùttosto grosso, e di avere parecchi agganci e proprietà, gli chiese di affittargliene uno per lui e una sua fantomatica ragazza che non aveva, infatti poi ci siamo andati ad abitare noi.
-Era la Hell's House?!
-Esatto, la Hell's House è roba sua. E noi non ce ne siamo andati da lì perché Axl era allergico ai cani dei vicini, quella era una palla a cui avete creduto te, Steve e Izzy... che probabilmente in quel momento era troppo fatto per non accorgersi della stronzata gigantesca che era quella scusa... In realtà un subordinato di Sam aveva detto ad Axl di liberare velocemente la casa perché serviva ad uno di loro... Axl non aveva assentito, ovviamente, e un bel giorno un tizio gli si è parato davanti, gli ha puntato una pistola alla gola e lo ha minacciato.
-E che gli ha detto?
-Gli ha detto che se non sloggiavamo ci facevano la festa. Quella gente non scherza..
-Oh... E quindi... Quindi noi avremmo...
-Sì, abbiamo già dei precedenti con loro, e sì, sanno benissimo dove, come e quando trovarci. Infatti sapevano anche dove abitiamo, se ci hanno imbucato quel volantino da sotto la porta... A Sam è bastato telefonare a uno dei suoi e fare due nomi. Detto fatto, ecco la minaccia degli scagnozzi.
-Oh cazzo! Cazzo Duff! Come cazzo facciamo?! Cazzo cazzo cazzo!
-Avrai detto "cazzo" mezzo miliardo di volte nell'ultima ora. Andiamo, gli altri stanno già preparando tutto.
Tornarono in casa. Sentiva che la testa gli girava vorticosamente. Poteva essere ucciso a sangue freddo da un momento all'altro, quando meno se l'aspettava. Io, il grande Slash, che mi ero immaginato di morire con onore, per una nobile causa, brandendo fieramente una chitarra, fatto fuori come un moscerino per colpa di un coglione...

Nella cucina intanto, un siparietto allestito da Axl e Steven stava prendendo luogo.
-Dove diavolo stai andando con quello straccio in mano?!
-A pulire... - rispose il povero Steven, con aria innocente e con un cencio bagnato e grondante in una mano.
-A pulire cosa?!
-Il vomito di Duff... Questa settimana toccava a me pulire il vomito, ricordi?
-Ma che te ne fotte del vomito, mica hai da tornarci qui! Posa quell'affare e prendi le tue cianfrusaglie più indispensabili.
-Già fatto! - con fare fiero Steven gonfiò il petto sorridendo e indicando un borsone di pelle logoro, veramente enorme.
-Allora, qui c'è da organizzarsi. - Izzy sbucò dal corridoio. -Se portiamo la roba, non entriamo in macchina. Se stiamo noi in macchina, non portiamo la roba.
Il panico più totale scese sui ragazzi. Come avrebbero fatto con gli strumenti?
-Tu sei fuori, amico! Se pensi che io lasci qua vestiti e stivali hai preso un granchio! - Lo rimbeccò Axl.
-Ma cosa pensi, che sia facile per me separarmi da tutte le mie adorate camicie?! Bisogna fare dei sacrifici. Steven, svuota il tuo borsone e lasciaci solo qualche paio di mutande, dovrà essere il bagaglio comune.
-Non ho altre paia di mutande fuorché quelle che ho addosso!
-Oh. Beh... Meglio così, c'è più posto per noi.

Dopo un'ora di urla e baruffe per decidere cosa mettere nella valigia generale, i cinque inforcarono i propri strumenti e li caricarono sulla Chevy, che Slash aveva portato nel cortile. Tamburi della batteria e amplificatori vennero gettati nel cassone, coperti da un telone di incerato verde, che faceva molto commercio di contrabbando; tutto il resto stava dentro, un po' sotto i sedili, un po' in braccio ai proprietari.
Axl, Izzy e Steven si avvicinarono a Duff.
-Ma... la ragazza ora... torna dal tipo?
-Ma siete matti?! Per vedere se l'ammazza! Viene con noi!
-E dove la mettiamo?!
-A un caso lasciamo a piedi Steve.
-Hey!

Decisero di mettere Izzy alla guida, il più lucido di testa, con Axl (che aveva deciso tassativamente di stare davanti) e Slash accanto, mentre dietro Amira se ne doveva stare fra Steven e Duff.
I sei si stiparono in quel catorcio, più rosso di ruggine che di vernice, e col serbatoio per la prima volta nella storia pieno e l'adrenalina a mille, si imbarcarono in quello che sarebbe stato il viaggio più improtante e turbolento delle loro vite.



*



-Oh cazzo, ragazzi! I miei calzini! I miei calziniii! - La testa di Steven riemerse da sotto ai sedili. -Ecco dov'erano finiti! Piccolini di papà! - Insisteva, sventolando i suoi trofei per aria.
Vuoi per l'odore che le suddette calze emanavano, vuoi per la nausea post-sbornia, il bassista tirò giù il finestrino, cacciò la testa fuori e vomitò anche l'anima.
Non sarà un'esperienza felice...






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Capitolo 5
*** 5 - No Joke ***


...No, non sono morta, anche se ogni indizio poteva portare a pensarlo. Finalmente ho ripreso questa storiella che, per il bene di tutti, cercherò di concludere entro la fine dell'estate.
Ringrazio di cuore tutti coloro che, ere geologiche fa, recensirono il quarto capitolo. Eccovi il quinto!
(Non fatevi imbrogliare dal titolo, non si parla assolutamente delle funny jokes di Duff).
Buona lettura e perdonatemi per l'incresciosa attesa.
Vick.
-



5. No Joke.
 




 
Ore 10:30 p.m.
 
 
Il motore strombazzava.
Izzy sbadigliava.
Slash russava.
Axl si imbronciava.
Duff pensava.
Amira dormiva.
E Steven puzzava.
 
Da quando erano partiti non avevano ancora mai fatto una fermata, e man mano che il serbatoio della benzina si svuotava, quello della loro pipì cominciava ad essere pieno fino all'orlo.
Stavano seguendo una superstrada che portava non si sapeva bene dove, semplicemente proseguivano senza sosta e senza meta, finché non trovarono una stazione di servizio. Una pompa di benzina rugginosa e ovviamente self service, con accanto una vecchia utilitaria parcheggiata, faceva da entrata ad un triste e scuro locale, con dietro al bancone una triste e scura donnina che versava nella tazza dell'unico cliente (probabilmente il proprietario dell'utilitaria) del triste e scuro caffè.
 
-Accosta accosta!
 
Izzy parcheggiò sul retro. -Ragazzi, scendete voi, io mi faccio una dormita.
Slash, che non si era accorto di niente, rimase beato e russante a far compagnia ad Izzy, assieme ad Amira, che Duff stette attento a non svegliare, poggiandola delicatamente sui sedili.
Lui, Axl e Steven entrarono nel bar. Alla donnina quasi venne un colpo nel vedere quei tre loschi figuri presentarsi davanti al bancone.
-Ditemi...
-Voglio un caffè, e anche bello forte, non quella brodaglia. - Disse indicando la tazza dell'uomo seduto poco più in là, e dopo essersi raschiato la gola sputò per terra.
-Io voglio un dolcetto! Voglio un dolcetto!
Duff era abituato a trovarsi in situazioni simili. E adesso, come al solito, toccava a lui riportare un po' più in alto l'immagine degradante che gli altri avevano dato di loro stessi.
-Li scusi, signora, sono molto stanchi e stanno poco bene... Gentilmente, c'è un telefono da qualche parte, qui dentro? Avrei bisogno di fare una chiamata urgente.
La signora, ancora spaurita, non aprì bocca, e si limitò ad indicare una porticina a lato del bancone.
-Grazie.
Il biondo vi sparì dentro. C'era un'altra porta, che si apriva su delle scale. Duff le salì, e si ritrovò in una specie di sgabuzzino, con un telefono malconcio appeso al muro.
Alzò la cornetta e digitò il numero.
Tu Tu Tu
-Pronto?
-Hey, Morgan... Sono Duff.
-Ciao Michael! ...Hai superato la crisi di stamane?
Silenzio.
-A dire la verità, ci sono caduto dentro... Senti, puoi farmi un favore?
-Certo.
-Se vedi... Mandy... Cioè, se mi cerca e passa di lì... Digli che me ne sono andato per un po', e che non possiamo vederci.
Ancora silenzio.
-Michael, sei sicuro di quello che stai facendo? Sei convinto che sia la cosa giusta?
...
-...Sì. Sì Morgan, lo è.
-Beh, ragazzo, sei sei felice così a me non può far altro che piacere. Ma quella povera ragazza... chiamala, chiamala tu. Sarebbe meglio...
-No. Non ce la faccio, almeno non ancora. Per favore, dammi una mano. Diglielo.
-Ok amico.
-Grazie mille Morgan. Ti sono debitore!
-Allora stammi bene! E fatti sentire qualche volta, ragazzaccio!
 
Riappese la cornetta. Si voltò per tornarsene dai ragazzi, ma il cuore gli perse un battito quando si ritrovò, in quella penombra, faccia a faccia con Axl.
-Oh cazzo, vuoi farmi crepare?!
-No man, quello è il tuo lavoro. - Gli rispose con un'ironia che il biondo non apprezzò.
-Dai, andiamo.
-No, non andiamo. Parliamo.
-Ti si fredderà il caffè...
-Non dire stronzate McKagan, non è il momento.
Duff ammutolì. Poteva, mentre lo scrutava, distinguere gli occhi chiari e turbati del frontman, difficilmente confondibili con quelli di qualcun altro, che lo facevano sembrare in quel momento il più alto fra i due, sovrastando di gran lunga il bassista, se non fisicamente almeno mentalmente. Si sentiva oppresso, schiacciato dalla presenza di Axl.
-Ora, tralasciando per un istante che stiamo mandando a puttane tutto, per te.
Quelle parole lo colpirono come uno schiaffo in pieno volto.
-...Parliamo di Mandy. Amanda.
Secondo schiaffo.
-Dove sono finiti i tuoi buoni propositi, eh?! Ed il tuo "grande amore"?! Tutte stronzate, come al solito! Che cazzo ti ha fatto per illuderla in questo modo? Avevi davvero così bisogno di scoparti un'altra e infilarti nella merda per poterti sentire soddisfatto? Ok farle le corna, quello posso capirlo benissimo, ma perché con lei?! Conoscevi meglio di chiunque altro la sua situazione, l'hai sempre conosciuta. Eppure ti sei voluto rovinare la vita con le tue mani, non pensando che così facendo stavi rovinando anche la nostra, e peggio ancora, quella di una donna innamorata di te, alla quale hai mentito spudoratamente. E adesso non hai nemmeno il coraggio di affrontarla per telefono! Bravo McKagan!
Lo aveva lasciato parlare troppo a lungo, troppi schiaffi lo avevano colpito, troppo affondo era arrivata la lama del coltello di Axl.
Lo afferrò per la canotta nera, lo sbatté al muro e lo fissò in quelle iridi incandescenti.
Ultimamente gli veniva bene di sbattere la gente al muro...
Verde scuro contro verde chiaro. Ma nel suo verde scuro non c'era furia. C'era disperazione, consapevolezza, rabbia repressa. Aprì bocca per parlare ma non gli uscì un suono. Allora Axl cambiò atteggiamento.
-Senti, se ci stai ripensando, possiamo sempre tornare indietro... Un modo lo troviamo, riportiamo la ragazza al legittimo proprietario, e poi ripartiamo da dove eravamo rimasti, a costo di passare tutta la fottuta vita sotto la protezione di una scorta che ci guardi il culo anche mentre andiamo al cesso.
 ...
-Axl...
-Che c'è?
-...Perché non capisci?
Sembrava uno zombie.
- Perché, Axl? Stai... Stai parlando di lei come fosse un pacco. Non puoi essere così ottuso, Axl. Com'è possibile che tu non riesca a vederla?
La sua posizione e la sua espressione non erano cambiate, e le parole gli sgorgavano dalle labbra sotto forma di rantolo monocorde, che riusciva perfino a far barcollare la sicurezza di Axl Rose.
-Come fai... Come fai a non accorgerti della creatura meravigliosa che è? Basta che tu la guardi negli occhi. Lei parla, con gli occhi. Lei ride con gli occhi. E quel sorriso... Potrei morire felice vedendola sorridere. Quando mi parla, quando mi dice che mi ama... So che lei mi dice la verità, lo vedo. E lei sa che è quel che faccio anch'io. Non ci sono bugie fra di noi, non c'è mai bisogno di nascondersi niente. Io con lei mi sento pulito. Mi sento bene, capisci? Bene. Non ho bisogno di bere fino a mandarmi in coma il fegato quando sono insieme a lei, e non ho bisogno di fingere di essere un cazzuto bassista che suona in una cazzuta rock band di Los Angeles. E lei... Oh, lei non ha bisogno di dimostrarmi quanto è bella dentro, lo capisco da... da come si muove, come parla, quello che dice e che fa... il modo in cui abbassa gli occhi quando si sente in colpa, o quello in cui chiede scusa, o quello in cui si incazza,o quello in cui si chiude in camera da sola quando si sente male. Ogni giorno che passo con lei, so di essere migliorato un po' di più. Ma allo stesso modo, so di star facendo del male a Mandy. Se l'avessi lasciata, cosa le avrei detto? Che mi sarei inventato? Le voglio troppo bene per sbatterle un vaffanculo in faccia senza una cazzo di motivazione. Quindi non credere che io non stia male. Sto male, sto malissimo perché ho dovuto ferire l'unica donna alla quale abbia mai voluto veramente bene, e perché per tutto il tempo ho dovuto dividere con un uomo della più vile razza l'unica donna che abbia mai amato. E adesso che gliel'ho portata via, non tornerò mai indietro, a costo di farmi ammazzare. Hai capito, Rose?
 
Lasciò andare il cantante paralizzato, colpito da quello che Duff gli aveva appena detto. Non era mai stato così esplicito e così aperto con lui. Nessuno lo era mai stato. E adesso aveva capito. Una volta che il bassista si fu staccato da lui, vide che non erano più soli, forse anche da un bel po'. sulla porta erano comparsi uno Slash e un Izzy parecchio assonnati, e anche Amira, che se ne stava con le braccia conserte appoggiata per metà a quest'ultimo. Le si fermò proprio davanti, le cinse le spalle, e lei in risposta gli fece una carezza di incoraggiamento sulla guancia e gli baciò rapidamente il petto, punto più alto di lui dove poteva arrivare senza doversi arrampicare.
-Non c'è modo di stare da soli in questo cazzo di posto..
Dopodiché si avviarono giù, seguiti a ruota dal resto della ciurma, per andare a vedere se la cameriera fosse caduta in balia dei folleggiamenti di Steven.
 
 
 
 
-
 
Accidenti, che situazione... Bah, beviamoci su.
Slash aveva, prima con ammicchi sensuali e poi con minacce e intimidazioni, convinto la donnina, ancora viva dopo la loro invasione, a cedergli la bottiglia di Jack che teneva dietro al bancone, e se l'era già trangugiata tutta. Decise, con quella poca lucidità rimastagli, di provare a conquistare anche la vodka.
Axl aveva protestato per il caffè freddo e "acquitrinoso", Steven aveva finito tutte le ciambelline glassate, Izzy si stava fumando una sigaretta nella penombra alla porta sul retro, mentre Amira era andata in bagno a darsi una sciacquata seguita da Duff, stando ben attenta a non farsi vedere dalla cameriera, che non avrebbe potuto sopportare oltre quei cinque animali, figurarsi trovarsi davanti anche una signorina mezza nuda.
 
-Credo sia il caso di trovarti dei vestiti, prima che Slash ti dichiari suo patrimonio individuale... Ho visto come ti guarda, sai.
-E tu lascialo guardare. ...Poi cos'è questo patrimonio individuale? Hai una laurea in economia nascosta nella custodia del basso?
-Sono un economista nato, io. Te l'ho detto, ho amministrato una famiglia di dieci persone tutto da solo quando ero piccolo!
-Oh, sì, certo.
Il bassista incrociò le braccia al petto e mise su un broncio contorto che di tenero non aveva niente, sembrava più una zucca di Halloween. Non poté non strapparle un bacio.
Amira si staccò da lui. Con gli occhi abbassati sulle mattonelle, si poteva notare bene il suo tormento.
-Hey, rilassati.
-Rilassati? Come diamine dovrei fare a rilassarmi, spiegamelo! - Sbottò.
Non seppe come risponderle.
-Senti, io sono convinto che tutto finirà bene.
-Ho messo nei casini una band.
-A dire la verità è stato Slash, ha fatto tutto lui...
-Andiamo, sai cosa intendo.
-Sì, lo so, volevo sdrammatizzare un po'. Ma poi, perché "hai"? Abbiamo, se mai! Non puoi sempre prenderti tutti i meriti! - Le fece il solletico. Lei lo allontanò un attimo, tornando seria.
-Quelle cose che hai detto prima… Beh, è stato bello.
-Che cosa è stato bello?
-Sentirtele dire.
-Come se fosse la prima volta.- Si baciarono di nuovo, con più trasporto, più a lungo e con tanto amore... Quando Izzy piombò in bagno.
-RAGAZ... Oh... Scusate, ma è una situazione di emergenza. E non è il caso di mettersi a sfornare bassistini proprio adesso. Dicevo... Ci sono visite fuori.
-Che vuol dire visite fuori?!
-Ci sono gli amici del nostro inseguitore che sentivano la nostra mancanza. Ora capisci cosa voglio dire?!
-Oh porco di un cane..
Usciti dal bagno trovarono Steven in agitazione, Slash in condizioni deplorevoli spaparanzato su uno sgabello, e Axl in preda a una crisi di nervi.
-Oh cazzo cazzo cazzo, oh santo cazzo. Calma, respira, calma. CALMA UN CAZZO!!!
Duff sparì per un momento, per poi tornare con una giacca brutta e malconcia e un paio di jeans larghi, che porse ad Amira.
-Magari non ti far vedere dalla cameriera, sarebbero suoi. Axl, vieni qua.
Axl gli si avvicinò di corsa.
-Ascoltami, quell'uomo ha le chiavi della sua auto accanto a lui, sul bancone, le vedi? Ecco, prendile.
Axl, senza troppi problemi, passò accanto all'uomo intento a bere, gli sfilò le chiavi da sotto il naso e andò a caricarsi Slash in spalla.
-Hooo tante noci di cocco splendideee!
-Slash, falla finita!
Izzy si accorse che la cameriera aveva visto tutto, il furto di chiavi e di vestiti, ma era rimasta troppo sconvolta per muovere anche solo un dito. Meglio così.
-Steven, dammi una mano, muoviti!
Il batterista prese Slash per l'altro braccio, aiutando a trasportarlo fuori, Amira si infilò la giacca, Izzy prese le chiavi da Axl e Duff spinse tutti fuori.
Uscirono dalla porta anteriore proprio mentre quattro brutti tipi entravano da quella sul retro, dopo aver controllato (e devastato) quella che doveva essere la macchina delle loro prede.
L'utilitaria era già aperta: Axl e Steven, con Slash a carico ed Amira, si buttarono sui sedili posteriori, Izzy al volante e Duff al posto del passeggero.
-Metti in moto, metti in moto! …AAAAH!
Un brutto ceffo era a due metri da loro, e stava tirando fuori da sotto la giacca quella che sembrava un'arma da fuoco, ma erano riusciti a sgommare via prima che il malfattore potesse inquadrarli e premere il grilletto verso la testa del povero Izzy. Il colpo, partito ugualmente, colpì per fortuna il paraurti posteriore.
Si ritrovarono di nuovo a sfrecciare sulla superstrada. Per colpa del terrore che li aveva attanagliati, nessuno di loro riuscì ad aprire bocca finché non ebbero percorso almeno una ventina di chilometri.
 
-Ragazzi... Io... Io credo di essermela fatta addosso.
-Oh no, Steven! Che schifo, cazzo!
Il senso di disgusto generale nei confronti delle perdite del batterista li risvegliò tutt'ad un tratto.
-Porca puttana! - Esclamò Axl. Tutti gli prestarono attenzione, interrogativi.
-Gli strumenti!
...
E dopo, fu il Panico.
 
Una sequela di bestemmie, ingiurie, improperi di ogni genere si levò dai ragazzi, aumentando di intensità quando realizzarono che assieme alla strumentazione, nel pick-up avevano anche i soldi, carte di credito comprese.
-Presto, chiama Niven e fa' bloccare le carte di credito!
-E con cosa lo chiamo, imbecille?! Il telefono era alla stazione di servizio che abbiamo appena abbandonato di corsa, non credo proprio ce ne siano altre nelle vicinanze, e nel caso ci fossero, non penso neanche di volermici fermare!
 

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