I need your love - i'm a broken rose di flyingangel (/viewuser.php?uid=56857)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Prologue- ***
Capitolo 2: *** Chapter one ***
Capitolo 3: *** Chapter two ***
Capitolo 4: *** Chapter three ***
Capitolo 5: *** Chapter four ***
Capitolo 6: *** Chapter five ***
Capitolo 7: *** Chapter six ***
Capitolo 8: *** Chapter seven ***
Capitolo 9: *** Chapter eight ***
Capitolo 10: *** Chapter nine ***
Capitolo 11: *** Chapter ten ***
Capitolo 12: *** Chapter eleven ***
Capitolo 13: *** Chapter twelve ***
Capitolo 14: *** Chapter thirteen ***
Capitolo 1 *** -Prologue- ***
I NEED YOUR
LOVE – I’M A
BROKEN ROSE
Prologue -
Ricordo
ancora le tue parole, Nana. Voglio vedere il
mare…
Sai, Hachi…
quando
la brezza marina mi accarezza…
il
rumore delle onde è come un dolce invito.
Eppure,
non riesco mai a buttare via questa
vita…
che tu hai salvato.
NANA ~
.}{
Ogni volta che levavo il capo al cielo pensavo a
quanto mi piacesse cantare. Sentivo qualcosa
prendermi dentro, che era inspiegabile.
Sorrisi.
Mi sentivo una stupida.
Voltai il capo ed incontrai lo sguardo dolce
di Hachi.
Le rivolsi un sorriso e mi avvicinai a lei,
che mi stava ricambiando.
“Hai visto che bella conchiglia,
Nana?” mi disse.
E parvero spuntarle due orecchie da cagnolino
sulla testa.
Sbuffai. “Ce ne saranno
mille”.
“Dai Nana!”
esclamò Hachi “Dì che è
bella!”.
“È bellissima,
Hachi” le sorrisi, guardandola.
HACHI ~ .}{
Quando Nana quel giorno, al mare, mi
sorrise…
sentii qualcosa dentro che non potrei
identificare.
Ma eravamo come due bambine che cercano di
acchiappare un sogno, tra i ciottoli, le
conchiglie
e la sabbia.
Quella spiaggia, Nana, la ricordi?
|
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Capitolo 2 *** Chapter one ***
Nota dell'autrice: grazie per i
commenti e spero vi piacerà anche il continuo di questa
storia !
I Blast hanno già
fatto parecchi concerti e ora sono tornati a prendersi una pausa nella
baita in
cui si erano rifugiati una volta.
Passato
qualche
tempo, Nana dopo aver debuttato come solista, è tornata sui
suoi passi, e ora
la band continuerà insieme la sua avventura nel mondo
musicale.
Nella
baita però
albergano solo Yasu, Nana e Nobu. Shin, ancora si trova fuori
città, dopo esser
stato scarcerato, dopo possesso di stupefacenti.
'After-
Italian series'
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it’s better this way
Nana
e Yasu – Baita, in un luogo imprecisato del
Giappone
“Nana”
mormorò Yasu,
entrando nella stanza.
“Che
c’è?”
“Ma
che è successo qua
dentro?” bofonchiò Yasu, trattenendo un sorriso.
“Nulla.
Non farti gli affari
miei” mormorò Nana.
“D’accordo”
disse
semplicemente lui, sedendosi a tavola. “E che si mangia
oggi?”
Nana gli
rivolse un’occhiataccia.
“Ma vergognati, Yasu”.
“Eddai
Nana”.
Nana
assottigliò lo sguardo
in quello di lui. Gli mise un piatto davanti. “Tieni. Mangia
e non fare storie”.
Yasu
sbuffò in un sorriso,
rischiando di intossicarsi dal fumo della sigaretta che teneva tra le
labbra. “Stai
tranquilla”
Nana lo
guardò ancora. “E
non fare scherzi!”
Yasu
sgranò gli occhi, la
sigaretta in bocca. “Ti pare che io, faccia
scherzi?” chiese con espressione
innocente.
Nana lo
guardò di sbieco. “Mmm…
sarà meglio”.
“Su,
avanti, Nana. Rilassati”
“Mi
manca Hachi”
“Allora
diglielo”
“Non
posso”.
“Perché?”
“Perché
lei vuole vedermi
cantare e per raggiungere il nostro sogno devo continuare per questa
strada,
anche se questo significa separarmi da lei”
“Avanti,
la rivedrai presto”
“Ma
di che parli pelato.
Mancherà un mese, non so se ti sei accorto che siamo
nascosti in questa
maledetta baita”
“Ma
certo che lo so. Non
mancherà molto, fidati”
“è
come parlare con il muro”
“Solo
che lui non ti può
rispondere” replicò Yasu, trangugiando un piatto
di ramen.
“Già
e non sa blaterare come
te”
Nana gli
cacciò un pugno
sulla testa, per finta.
“Da
quando in qua io
blatero?”
“Sta’
zitto, pelato” Nana
gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla fronte.
“La tua lucidità, in questo
momento, è pari alla tua fronte pelata”.
“Già,
non ti avvicinare
troppo” mormorò Yasu.
Nana si
allontanò, sgranando
gli occhi. “Vergognati. Lo sai che a volte mi fai proprio
paura?”
Yasu le
rivolse un’occhiata,
tirando dalla sigaretta.
“E
dammene una, sono in
astinenza” Nana tirò via la sua sigaretta e se la
ficcò in bocca.
“Ti
ringrazio” fece Yasu.
-------
“Quel
sole d’inverno
brillava come le tue ultime parole, Reira.
Non mi lasciare
mai, Shin”.
Shin
– Appartamento, vicino Tokyo
Shin
varcò la soglia del suo
appartamento. Ora che i Blast erano famosi aveva potuto permettersi un
simile “lusso”.
Finalmente le
cose si erano
risolte per il meglio, almeno lui era stato scagionato.
Almeno erano
ripartiti
insieme a suonare. Nonostante tutto, non riusciva ancora a capire le
parole di
Nana.
“Non
m’importava di Shin, ma solamente di raggiungere
il successo come cantante”
Shin
appoggiò le chiavi sul
tavolino, si tolse la maglia e si accese una sigaretta.
Aspirò
e poi si mise su una
poltrona. La nuvola di fumo che uscì dalla sua bocca
riempì l’aria.
-------
Nana
e Yasu – Baita, in un luogo imprecisato del
Giappone
“Senti, io non capisco
perché
sei così nervosa” disse Yasu. Guardò
Nana.
Nana con la sigaretta in
bocca girava per la stanza.
“Lasciami
stare” bofonchiò.
“La
rivedrai presto, avanti” mormorò
Yasu, aspirando dalla sigaretta.
Nana lo
fissò, con gli occhi lucidi. “Non
lo so se è così”
“Credimi,
magari è meglio in questo
modo”
Nana si
fermò, tenendo i pugni serrati.
"Magari la
lontananza vi rafforzerà,
separatamente”.
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Capitolo 3 *** Chapter two ***
Chapter
two
how can you go on,
so
sweetly?
Nana
e Yasu – Baita, in un luogo imprecisato del
Giappone
“Hai
visto le
news?” sbottò Nana, con la sigaretta ficcata in
bocca.
“No,
che c’è di
nuovo?” Yasu sgranò gli occhi.
“Ma
come pelato,
stanno dando un nostro servizio in tv”
“E dovevo guardare le news per sapere questo?”
“Stupido,
stupido”
Nana gli arrivò una mano sulla testa.
“Ehi,
calmati, sono
pure pelato, se mi picchi sulla pelle mi fai male”
“Oh,
poverino” Nana
si avvicinò delicatamente a lui, dandogli un bacio sulla
guancia.
“Nana…”
mugugnò
Yasu, suonava come un rimprovero.
“Che
c’è?” lei alzò
le sopracciglia.
“Non
… vicino” lui
la scostò con una mano.
“Oh
tutti questi
problemi che si fanno i pelati” mormorò a denti
stretti.
Yasu la
guardò un
attimo.
Shin
– Appartamento, vicino Tokyo
Shin
aspirò il
fumo. Guardò l’orologio. Erano le quattro del
pomeriggio.
“E
io sono stato
qui fermo per due ore?” sgranò gli occhi e si
alzò.
“E
per di più parlo
da solo…” mugugnò, cadenzemente.
“Sono uno stupido…” si versò
del latte dal
cartoccio e lo bevve tutto in un sorso.
“La tua
bocca accanto alla mia…
lo
vedi, formiamo un cuore!”
“Come sei
dolce, Reira”.
Shin
guardò il
vuoto, serio.
Toc. Toc.
Alzò
un
sopracciglio, sorpreso. “Sì, chi
è?”.
“Sono
Misato, Shin.
Posso entrare?”
Shin
aprì la porta.
“Certo, entra pure”.
Misato gli
sorrise
apertamente.
“Sei
un tesoro
Misato a passare nel mio appartamento, a trovarmi”.
Misato lo
guardò
negli occhi. “Oh, Shin è un piacere”
quasi fece un inchino, ma venne
rimproverata da lui.
“Questi…
non c’è
bisogno che li fa con me, intesi?”.
“Okay”.
“Ecco,
brava”
mugugnò Shin toccandole leggermente la testa.
“Allora…
mi hai
portato il pranzo?” gli occhi di Shin brillarono.
“Veramente
no…”
Misato sgranò gli occhi.
“Ah…
bè, fa niente,
non ti preoccupare…”
“D’accordo.
Comunque, se vuoi possiamo andare a prendere qualcosa nel negozio qui a
fianco”
“Certo,
non ci
avevo pensato” Shin sorrise, seguendola.
Nana
e Yasu – Baita, in un luogo imprecisato del
Giappone
“Yasu,
dov’è quel
disgraziato di Nobu?”
“Credo
sia a pesca”
Nana sgranò gli occhi. “A pesca a
quest’ora?” la sigaretta le penzolò
dalle
labbra. “Ma sono appena le nove della mattina!”
“Senti,
pensa per
te che ti svegli per guardare le news…”
Nana lo
guardò
male, sbattendo i denti. “Come… pelato?”
Yasu scosse
la
testa. “Nulla… nulla”
“Devo
trovare Nobu…
torno più tardi, e tu non ti staccare dalla
televisione!”
Yasu la
guardò
fisso, con la sigaretta penzoloni.
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Capitolo 4 *** Chapter three ***
Nana
– Laghetto della baita, in un luogo imprecisato del Giappone
Nana
raggiunse il
laghetto, poco distante dalla baita. Cacciò uno sbuffo e
un’imprecazione,
quando vide inginocchiato verso l’acqua, Nobu.
“Che
stai facendo?”
chiese lei, con tono duro.
Nobu
si girò e la
guardò. “Sto giocando, non si vede?”
Nana
sgranò gli occhi,
con la sigaretta penzoloni. “Ma tu e Yasu quanto siete
stupidi?”
Nobu
sorrise, a denti
stretti. “Non quanto te”
“Nobu,
se ti prendo ti
ammazzo!” gridò Nana.
“Sssh,
calmati Nana.
Sveglierai tutti i pesci”
Nana
aprì la bocca a
mezza via, stupita.
“Shut up” fece Nobu, sussurrando
le parole, con un dito sulla bocca.
Non voleva essere per nulla cattivo.
Nana
si avvicinò a lui
e si inginocchiò al suo fianco. “Ti manca Hachi,
vero?”
Lui
si voltò fulmineo e
le catturò gli occhi. Poi scosse la testa.
“Oh
avanti, non essere
stupido”
“Tanto
lo sono già”
Nobu aveva un tono amareggiato.
“Non
è vero” sussurrò
Nana.
“Ma
se hai appena detto
di sì” lui la scrutò un istante di
sbieco.
Lei
alzò le spalle. “Ti
manca, allora?”
Nobu
annuì con la
testa. “Più di quanto vorrei, più di
quanto riesco a sopportare”.
Nana
lo guardò,
capendolo. “Manca anche a me e ti capisco” aggiunse.
Nobu
strappò alcuni
ciuffi d’erba. “Credi che le cose si
sistemeranno?”
Nana
lo fissò un
istante.
“Dico…
in generale”.
Nana
alzò le spalle.
“Vorrei tanto saperlo”.
Shin
– Negozio in Giappone, vicino Tokyo
“Misato,
sei sicura che
qui ci sia da mangiare?” borbottò Shin.
Misato
annuì con
convinzione. “Certo, perché?”
“Perché
io voglio il
sushi” la faccia di Shin prese una piega inaspettata,
spegnendosi e
accendendosi negli occhi, ad intermittenza.
Misato
lo guardò,
sorridendo. “Dai Shin, stai tranquillo che lo
troviamo”
Shin
smise di fare lo
stupido e la guardò, serio. “Come sei dolce,
Misato”
Misato
lo fissò negli
occhi, con ancora il suo sorriso. “Grazie, Shin”.
Shin
si ricordò
all’improvviso quelle parole… quelle parole che
aveva detto a qualcun’altra…
Vagò
per così tanti
istanti in quei pensieri… che ne aveva perso il conto.
“Allora,
lo vuoi sì o
no il sushi?” gli chiese Misato, destando la sua attenzione.
Shin
ritornò al
negozio, e a ciò che aveva davanti agli occhi, nella
realtà. Abbozzò un sorriso
verso di lei. “Certo che voglio il sushi”.
Nana
– Laghetto della baita, in un luogo imprecisato del Giappone
“Uff,
è snervante stare
a guardare i pesci, almeno vorrei vederli muoversi”
sbuffò Nana, accovacciata
sulla riva d’erba.
Nobu
si voltò verso di
lei. “Come mai hai lasciato Yasu da solo?”
Nana
gli lanciò un’occhiataccia.
“Perché non si arrischia?”
sgranò gli occhi, irritata.
“Sì,
sì, ci mancherebbe”
rispose Nobu, tralasciando il discorso.
“Scusami
se sono così
antipatica… o così dura”
Nobu
si voltò di scatto
a guardarla. Era diventata tutto d’un colpo incredibilmente
seria, come solo
lei sapeva fare…
Nobu
scosse la testa,
leggermente.
“Vi
rompo sempre le
scatole, ma non lo faccio perché non vi voglio bene. Sappi,
che a me interessa tutto
di voi tutti, e ci tengo.
Quando
ho detto quelle
parole contro di Shin… in realtà, non le pensavo
veramente.
Ho
sempre saputo dentro
di me che avrei voluto fare la cantante e cantare… non mi
importava dove, e
quando le ho dette, ero talmente arrabbiata. Shin che veniva arrestato
era un
duro colpo contro la nostra carriera, mi sono sentita cadere e
precipitare nell’abisso
del mio incubo peggiore.
Sentirmi
sola in quel
cratere buio, era la peggiore sensazione che potessi immaginare di
provare”
Nobu
le lanciò un’occhiata,
profondamente. “Nana…”
“No,
Nobu. è vero,
tutto questo è vero, qualsiasi cosa. Non credere a chi mi
odia, a chi dice che
ho torto e che mi invento sempre tutto. In realtà, mi copro
le spalle. Per
cercare di non ferirmi, la mia impulsività prende il comando
di me e mi fa
funzionare al suo cospetto. In realtà, io non sono
così cattiva”.
Shin
– Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
“Mmm…
che profumino,
Misato!”
Misato
gli sorrise. “Shin,
tu apparecchia la tavola”
Shin
fece cenno con la
testa. “Certo, ho una fame!”
Shin
guardò Misato che
cucinava, e le si avvicinò gradualmente.
“Sai… è adorabile guardarti
cucinare”
le mormorò all’orecchio.
Lei
avvampò e lo guardò
ad occhi sgranati.
“Ops,
scusa” fece Shin,
notando che lei si era scottata. “Mi dispiace,
aspetta”.
“No,
no. Fa nulla, Shin”
“Aspetta,
ti ho detto”
Shin frugò in un cassetto e ne levò una sfilza di
cerotti, prendendone uno.
“Vieni
che te lo
incollo” mormorò. Prese il suo dito e glielo
leccò delicatamente, poi le mise
il cerotto, legandoglielo lentamente tutt’attorno.
“Ma
Shin sei troppo
premuroso con il mio dito” sussurrò Misato,
guardandolo ad occhi aperti.
Shin
sorrise. “Oh non
essere sciocca”.
Spazio autrice ;
D XD
Thankious…
Per
hachi
: grazie mille che continui a
seguire! e per i complimenti!! mi dispiace che sei una fan di
reira… purtroppo
questa ff non parla di reira e shin nel presente insieme, ma va
avanti.. spero
ti piaccia ugualmente e
che la potrai
sempre apprezzare!
|
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Capitolo 5 *** Chapter four ***
before you, my night was starsless
Nana
– Laghetto della baita, in un
luogo imprecisato del Giappone
“Allora,
hai freddo?” disse Nobu, rivolto a Nana.
Lei
lo
guardò negli occhi. “Va tutto bene Nobu, almeno
per stasera”.
“Ne
sono
contento” mormorò Nobu, dando un giro di chitarra.
“A
quanto
sei arrivato, nell’imparare la nostra nuova
canzone?”
Nobu
tirò
dalla sigaretta, poi se la rimise in bocca e fece un altro giro di
corde. “A
buon punto, ho quasi finito. È
uno
spettacolo”.
“Già”
Nana
lo guardò, a denti stretti. “Tu non ti smentisci
mai”.
“Cioè?”
Nobu tirò ancora e la fissò, corrugando lo
sguardo.
“Se
vuoi
finire una cosa, la fai, la finisci”.
“Ah,
sì?”
lui abbassò lo sguardo sulla sua chitarra, e
ricominciò a suonare la canzone.
“Non me n’ero accorto”.
Nana
gli
lanciò un’occhiata veloce.
“Sì”
mormorò, abbassando anche lei lo sguardo su qualcosa di
imprecisato.
Nana
e Yasu– Baita, in un luogo
imprecisato del Giappone
“Nana
mi
hai portato la cioccolata?”.
Nana
si
voltò fulminea verso Yasu. “Pelato, ti ha dato di
volta il cervello?”
Yasu
alzò
un sopracciglio, mettendosi una sigaretta in bocca. “Dormiamo
insieme?”
Nana
sgranò
gli occhi, anche lei la sigaretta in bocca.
Gli sferrò un ceffone. “Devo ripetere
l’ultima domanda?”
Yasu
la
strinse a sé. “Lo so cosa senti, Nana”.
Nana
sussultò a contatto con la sua camicia.
“Le
persone
che ci mancano di più sono quelle che più amiamo
e le persone che vogliamo
accanto sono quelle che si allontanano di più da
noi”.
Nana
guardò
la sua camicia bianca e vi appoggiò una mano, poi la testa.
Yasu
la tenne
dolcemente contro di sé. “Ma non bisogna aver
paura. E tu sai che Hachi non è
poi così tanto lontana da te”.
Nana
sfiorò
il naso contro la sua camicia e vi si abbandonò per un lungo
istante. “Ma che
ti è preso che ti metti a fare di questi
discorsi?”. Alzò le sopracciglia,
scostandosi un attimo.
“So
quanto
sei tesa, lo avverto. Rilassati”.
“è
una
parola” mormorò Nana, spegnendo la sigaretta nel
posacenere.
“E
comunque
non mi manca solo Hachi” lo guardò.
“Spesso mi manchi anche tu”.
Yasu
la
guardò, sorpreso. Nana si voltò verso la porta.
Shin
e Misato – Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
“D’accordo,
dunque questo sushi era spettacolare, bisogna dirlo!”
biascicò Shin, seduto a
tavola.
Misato
lo
guardò compiaciuta. “Sono davvero contenta che ti
piaccia”.
Shin
le
rivolse un sorriso, di sbieco.
“Sono
davvero contenta che tu stia meglio” Misato gli
lanciò un’occhiata, ricambiando
il suo sguardo.
Shin
la
fissò.
“Bè,
direi
che è ora che vada” riprese Misato, alzandosi da
tavola. Shin le si parò
davanti, lentamente.
“No,
resta.
Sono stato così bene con te”.
Nobu
– Laghetto, in un luogo
imprecisato del Giappone
“Nobu,
come mi piace tenere la tua
mano! “
“Hachi,
non abbandonarla mai”
Nobu
strimpellò altre note dalla sua chitarra. Guardò
per un po’ i pesci che
nuotavano nel lago che pareva di ghiaccio, sotto i suoi occhi.
Sfiorò la
superficie dell’acqua, ma era fredda.
Premette
altre corde sulla chitarra e ne produsse un suono che lo
soddisfò. Sorrise,
guardando oltre il lago.
“Ehi”
Yasu
lo raggiunse, accovacciandosi a fianco di lui. “Come
andiamo?”
Nobu
gli
gettò un’occhiata. “Sto
componendo”.
“Lo
vedo”
Yasu lo guardò compiaciuto. “E come sta
venendo?”
Nobu abbassò lo sguardo sulla chitarra, e
strimpellò le stesse note di prima. “Direi
bene. Che ne pensi?”
Yasu
l’ascoltò
per alcuni secondi. “Fantastica”.
Nobu
sbuffò
un sorriso e gli gettò uno sguardo. “Guarda quanti
pesci Yasu” sorrise ancora.
Yasu
ricambiò, dando un tiro alla sigaretta.
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SPAZIO AUTRICE: Scusatemi per
il ritardo, ma ho
dovuto occuparmi dell’altra mia fanfic, e allora mi sono un
po’ ritardata a
scrivere questa ^_^’ spero
comunque
qualcuno leggerà e gli piacerà…
per
hachi:
grazie mille ! ;=)
|
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Capitolo 6 *** Chapter five ***
i have to get you out of my mind
Nana
e Yasu–
Laghetto della baita, in un luogo imprecisato del Giappone
“Puoi
anche
dirmelo Yasu, se non ti va bene la zuppa di miso”
sbottò Nana, guardandolo
negli occhi.
Yasu
ricambiò lo sguardo, scuotendo la testa. “Certo,
che va bene. Non ti
preoccupare, Nana”.
“Mi
preoccupo sempre per nulla” anche lei scosse la testa.
“Lo
so”.
“Hai
da
fare oggi?” Nana lo scrutò a lungo.
Yasu
si
accese una sigaretta. “No, a parte stare qui e cercare di
trovare qualche buona
melodia decente, proprio come te”.
Nana
sbuffò
e uscì fumo dalla sua bocca, dalla sigaretta.
“Perché,
dove vuoi andare?”
“A
fare un
giro”.
Yasu
le
lanciò un’occhiata e bevve un sorso dal bicchiere.
“Non è prudente”.
“Non
me ne
frega un cazzo se non è prudente. Voglio andare”.
“Sei
testarda come un mulo”.
“Come
te”.
Shin
e Misato – Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
Misato
raggiunse la camera da letto. “Ma come mai dormi in questo
buco?” ansimò,
voltandosi verso di lui.
Shin
fece
una smorfia e sorrise. “Non è un buco,
è la mia casa” sbottò, avvicinandosi a
lei.
Misato
si
chinò verso il computer. “Bello questo
portatile” sbuffò .
Shin
la
guardò, di poco distante. Misato alzò gli occhi
su di lui e li sgranò. “Comunque,
non è così male come casa” disse,
infine.
Shin
annuì
e le si fece accanto. Le sfiorò una mano, lungo il corpo e
Misato fremette. “Sei
sempre lo stesso Shin di sempre?” mormorò lei,
socchiudendo di poco le labbra.
Lui
annuì
ancora, sempre rivolto ai suoi occhi, come se la stesse scrutando
troppo…
Misato
mancò un battito.
“Perché?”
chiese Shin.
Misato
sgranò lievemente gli occhi, persi nei suoi. Poi scosse la
testa. “Nulla, è che
non mi eri mai stato così vicino”.
Shin
sbuffò
in un sorriso. “Oh avanti. Le cose capitano lo
stesso” mormorò a un soffio da
lei.
“Che
cosa
vuoi dire?” Misato alzò un sopracciglio, seria.
“Che…
anche
se non sono mai capitate, non vuol dire che non possano capitare o non
capitano”
riassunse lui, chiudendo gli occhi verso i suoi capelli ricci e biondi.
“Hai
un
profumo…” sussurrò.
Misato
fremette ancora.
Nana
e Yasu– In
giro a far compere, in un luogo imprecisato del Giappone
“Poi,
ti
ricordo, che prima non hai menzionato allo shopping”
mormorò Yasu, sfilandosi
la sigaretta dalle labbra e buttandola a terra. La calpestò.
Nana
sbuffò,
guardandolo. “Pelato, quando imparerai le buone
maniere?”
Yasu
alzò
un sopracciglio, confuso.
“Rispettare
il volere delle donne. Portarle a fare shopping”.
“Da quando in qua sei una maniaca dei saldi?”
“Da
quanto
so l’importanza dei soldi” Nana gli sorrise,
voltandosi ad incontrare il suo
sguardo.
“Intendevo…
da quando in qua ti piace far compere”.
Nana
sbuffò. “Da sempre, stupido pelato”.
Yasu
voltò
lo sguardo alla strada, e poi ai negozi. “E che cosa vorresti
comprare?”
“Hai
presente la mia giacca rossa col cuore? Ecco, vorrei un pezzo
simile” mormorò
Nana, attenta alle vetrine. Si staccò la sigaretta dalle
labbra e la buttò a
terra, imitando Yasu. “Uno pari. Meglio smettere di
fumare”.
Yasu
sbuffò
un sorriso, seguendo Nana dentro al negozio.
Shin
e Misato – Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
“Reira,
i tuoi capelli brillano alla luce del sole… è
fantastico.”
Misato
indietreggiò fino al letto e sentì il bordo
sfiorarle le gambe. “Shin…”
mormorò, alzando una mano e mettendola contro il suo petto.
Shin
aveva
un espressione seria, mentre le avanzò contro. “Ho
sentito… che tu sei una
brava ragazza” mormorò, con le labbra socchiuse,
facendo pressione verso di
lei.
Il
suo
movimento, però, era dolce.
Misato
si
sentì il cuore accelerarle i battiti nel petto.
“M-ma che dici?”
“Sempre
presente, sempre gentile. Che c’è sempre quando
gli altri han bisogno” Shin
fece una pausa. “Adoro questo di te”.
Misato
non
capì. “Che vuoi dire?”
“Che
voglio
baciarti”.
SPAZIO
AUTOR: :d
PER
HACHI: grazie mille
ancora per commentarmi e mi scuso per il
ritardo! mi fa davvero piacere che ti piace leggere la mia ff J, eh
già è vera quella frase…. e
anche triste…
ehm
ehm
Nana e Yasu! haha XD J
|
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Capitolo 7 *** Chapter six ***
this is gonna take control of my life
Nana
e Yasu– In giro a far compere,
in un luogo imprecisato del Giappone
“Oh
Yasu!” esclamò Nana,
paralizzandosi davanti a una sfilza di giacche appese agli
attaccapanni, sotto
a delle gonne.
“Che
c’è?” mormorò Yasu.
“Vieni
a guardare, Yasu! C’è qualcosa
di simile alla giacca a cuore che ti dicevo, a quella che ho
io” Nana fece una
pausa, prendendo la giacca con l’attaccapanni
“Allora, ti piace?”.
Yasu
guardò la giacca; era gialla e
aveva un piccolo cuoricino sul lato sinistro del colletto, con cuciture
nere.
“Allora,
che te ne pare?” ripetè
Nana, aspettandosi la sua risposta.
“Molto
bella”.
Nana
rise. “è fantastica!”.
Shin
e Misato – Appartamento in
Giappone, vicino Tokyo
Shin
si chinò su Misato e la baciò
dolcemente. La sua lingua sfiorò le sue labbra.
“Shin… cosa stai facendo?”
mormorò Misato, stupita.
Shin
continuò a baciarla, non
curandosene. Mise una mano tra i suoi capelli, attirandola ancora
più a sé, e
chiuse gli occhi, muovendo la lingua contro la sua, il più
dolcemente che
conoscesse.
“Ti
voglio bene, Misato” sussurrò,
vicino al suo orecchio. “Grazie per esserti ricordata di
me”.
Misato
sgranò gli occhi e lo guardò. “E
come potevo scordarmi di te?”
Shin
sorrise di sbieco. “Non ne ho
idea”.
Hachi
– Appartamento in Giappone
“Takumi…
preferirei fare un giro, ora” mormorò Hachi,
guardandolo.
Takumi
girò lo sguardo su di lei e aspirò dalla
sigaretta. “Che sciocchezze dici,
amore”.
“Ho
bisogno di uscire. L’aborto non è stato facile, lo
sai, ho bisogno di prendere
aria”.
Takumi
le lanciò un’occhiata, mentre lei si richiudeva la
porta alle spalle.
Nana
e Yasu– In giro a far compere,
in un luogo imprecisato del Giappone
“4500
yen!” mormorò Yasu, riprendendo dalla tasca una
sigaretta.
“E
per questo, torni a fumare?” sbottò Nana,
sgranando gli occhi.
“No,
goditi la tua nuova giacca”.
Nana
prese fuori dalla sportina la giacca. “Ah, è
bellissima”. La indossò.
“Ti
sta davvero bene”.
Nana
guardò Yasu e abbozzò un sorriso sincero.
“E
ora dove andiamo?” chiese Yasu, gettandole
un’occhiata.
Nana
corrugò lo sguardo. “Abbiamo lasciato Nobu solo
con sé stesso e le sue
pericolose canzoni…”
“Dai”
sbuffò Yasu “secondo me, se la sta
cavando… magari quando torniamo, ha pure un
pezzo nuovo”.
“Non
ci sperare troppo” disse Nana, a denti stretti.
Yasu
sorrise, aspirando dalla sigaretta.
“No,
scherzavo. Nobu è un genio” mormorò
Nana, dando un’occhiata a Yasu.
Hachi
– Appartamento 707
“Piacere,
Nana”
“Come?
Ti chiami come me!”
Hachi
buttò la chiave sopra al tavolino. Si guardò
intorno; la stanza era
completamente vuota e immersa nel buio. L’atmosfera era
malinconia, e la sentì
gravare su sé stessa, mentre stava al centro di quel
pavimento spoglio.
“Che
posto lugubre che è diventato” mormorò,
con voce cupa e bassa. Non sapeva se
era stata una buona idea ritornarci; si mise una mano sulla pancia,
automaticamente. Era piatta e quasi vuota. Come quella stanza.
Si
girò e raggiunse la cucina. Le mensole erano vuote, e
l’unica cosa che rimaneva
sopra il ripiano era un bicchiere trasparente con le fragole disegnate
sopra.
“Nana…”
SPAZIO
COMMENTI, AUTRICE:
per
hachi: *me
commossa* grazieee mille! *O* mi fa
piacere che ti sia piaciuto! a me è piaciuto particolarmente
scrivere questo
capitolo … a presto! ; )
|
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Capitolo 8 *** Chapter seven ***
love,
don’t come so easily
Nana
e Yasu– Baita,
in un luogo
imprecisato del Giappone
“Nobu?”
esclamò Nana, entrando nella baita, con in mano la
sportina.
Yasu
entrò dopo di lei.
“Dove
sarà?” Nana sgranò gli occhi, facendo
una strana
espressione. Controllò in tutte le stanze.
Si
diresse nel piccolo giardino laterale, e vi trovò Nobu
chinato sulle piante.
“Nobu?
Che fai?”
Nobu
si voltò verso di lei e le diede un’occhiata,
nessuna
espressione sul volto.
“Nulla.
Cos’è?” chiese lui, scrutando la
sportina.
“Ah”
Nana guardò la sportina “ho preso una nuova
giacca” la
tirò fuori e gliela mostrò.
Nobu sorrise.
“Molto
bella, davvero”.
“Già.
Tutto bene?”
Nobu
la guardò malinconico. “Hachi ha
abortito”.
La
sportina cadde dalle mani di Nana.
Shin
e Misato –
Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
Shin
spalancò gli occhi, quando Misato si ritrasse dal terzo
bacio. “Direi che è meglio che vada”
sussurrò.
Shin
la guardò malinconico.
“Ma
tornerò presto, lo prometto”. Misato sorrise.
“Okay”.
Misato
lo guardò, amareggiata. “Dai, non essere
triste.”
Shin
le arrivò accanto, accarezzandole i capelli, la testa di
lei contro il suo petto. “Non lo sono”. Le diede un
bacio.
Misato
lo fissò, stupita.
Nana
e Nobu– Baita,
in un luogo
imprecisato del Giappone
“Che
vuoi dire?” biascicò Nana, le parole non volevano
uscire
come un unico fluido liquido, era piuttosto agitata.
Nobu
non trattenne una lacrima. “Nana, mi manca Hachi”.
Nana
lo guardò ad occhi sgranati. Nobu stava piangendo sotto
ai suoi occhi. “Nobu…”
Nobu
le si avvicinò e le si buttò tra le braccia,
singhiozzando.
“Nobu…”
Nobu
continuò a piangere contro la sua spalla, incurante di
nulla. Le braccia di Nana ricadevano accanto ai suoi fianchi, incapaci
di
abbracciarlo.
“Hachi
ha abortito?” disse, gli occhi come due fessure.
Nobu
annuì contro la sua spalla e sentì i suoi
singhiozzi
muoverla a sincrono.
Nana
guardò l’orizzonte con una faccia triste.
Hachi
– In giro,
Giappone
Hachi
si strinse nelle spalle, il freddo pungente di quella
giornata le entrava da sotto il vestito e gli stivali di camoscio.
Sospirò e
una nuvoletta si formò dalle sue labbra.
Guardò
il cielo, triste. Sentiva tanti brividi scuoterla
dentro, e paura. Aveva fatto bene?
E
dov’era Nana in quel momento?
Sentiva
così tanto la sua mancanza, che quasi le mancava il
respiro. Aveva bisogno di lei, aveva un’incredibile bisogno
di lei. Pianse.
Nana,
dove sei? Dove sei? Perché
mi hai lasciato da sola?
Aspirò
quell’aria fredda che le entrò nei polmoni. La
testa le
girava, come un moto che non si fermava.
Nana...
Aveva
bisogno di lei, non poteva farne a meno. Come avrebbe
fatto, senza di lei? L’amore non arrivava così
facilmente… l’amore per
chiunque, l’amore sincero e più
profondo… non arrivava così facilmente.
Shin
–
Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
Shin
si buttò sul letto e si fermò a guardare il
soffitto, nel
silenzio più assoluto del suo appartamento.
Allargò le braccia e occupò l’intero
spazio delle lenzuola, sospirò.
Il
soffitto aveva tante venature ed era imperfetto, come lo
era lui. Si sentiva così perso… e così
solo.
Misato
aveva avuto paura di lui? Nana, Hachi, Nobu, Yasu dov’erano?
Perché lui era lì da solo? Aveva paura,
così da solo.
Nana
Nobu– Baita,
in un luogo
imprecisato del Giappone
“Nana,
scusa se ti ho pianto contro la spalla. Sarai tutta
bagnata” mormorò Nobu scostandosi da lei e
asciugandosi gli occhi con le
maniche della maglia.
Nana
scosse la testa e si toccò sulla spalla. “Solo un
po’.
Hai fatto bene”.
Nobu
la guardò, tremante. “Voglio Hachi”.
Nana
ricambiò l’occhiata, profonda. “Lo so.
spazio
ringraziamenti…
hachi:
grazie
mille J
spero
ti piaccia anche questo
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Messaggio No Profit:
Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.
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Capitolo 9 *** Chapter eight ***
strong
is the heart, more than anything else
Nana
e Yasu. Baita,
in un luogo
imprecisato del Giappone
“Hachi,
se mi avessi detto che avresti abortito, ti
avrei tenuto la mano….”
Nana:
“Cerchiamo sempre quello che
non possiamo avere, almeno al momento.
è
proprio vero…”
“Allora,
che cosa
c’è per colazione?” Yasu
lanciò un’occhiata al tavolo.
“Un
attimo, sto
preparando pelato. Abbi pazienza” mormorò Nana,
intenta ai fornelli. Indossava
un grembiule giallo e rosa con le fragole e stava spostando alcune
pentole.
“Uhm,
che
profumino. Avrai mica bruciato qualcosa?” Yasu la
guardò con due occhioni e
Nana prima lo incendiò con lo sguardo, poi
scoppiò a ridere.
“Direi
proprio di
no” affermò.
“Allora,
è la prima
volta” Yasu allargò il sorriso.
Nana lo
squadrò velocemente,
poi tornò alle sue uova. “Hai sentito
Nobu?”
Yasu scosse
la
testa. “Come va? Ieri ho visto che parlavate di
fuori”.
“Hachi
ha abortito.
Dovrei raggiungerla, andare da lei”.
Yasu
socchiuse le
labbra e la sigaretta andò penzoloni. La guardò
con espressione seria. “Sì,
forse dovresti. Fai quello che ti senti”.
Nana
annuì.
“Intanto, mangiamo!”.
Yasu la
guardò: indossava
la nuova giacca gialla col cuore.
Sorrise.
Hachi
– In giro,
Giappone
“Prego, 222 yen” disse
la commessa.
Hachi la
guardò,
poi aprì la borsetta con le perline e le porse i soldi.
“Torni
a trovarci”
la salutò la commessa. Hachi uscì dal negozio, e
la porta produsse uno
scampanellio mentre se la richiudeva alle spalle. Respirò
l’aria fresca di
dicembre, Natale era alle porte.
Doveva
assolutamente comprare qualcosa di carino, di kawaii da aggiungere alla
sua
collezione, da mettere sul tavolo… qualcosa che desse
un’atmosfera natalizia e
familiare. Qualcosa di speciale. Almeno persa in quei pensieri, non le
veniva
in mente ciò che la tormentava di più…
Shin
–
Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
Drin. Drin.
“Pronto?”
mormorò
Shin, appena alzato dal letto.
“Pronto
Shin, sono
Nobu”.
“Nobu!
Ciao, come
va?”
“Così,
tu?”
Shin
alzò le spalle
e poi rispose. “Sì, anch’io
così”.
“Ti
vengo a trovare
se vuoi”.
Shin
sbuffò in un
sorriso. “A tua scelta”.
Anche Nobu
sorrise.
“Ti devo parlare”.
Shin si
fece un po’
più serio. “D’accordo, ti
aspetto”.
Nobu chiuse
la
chiamata.
Nana
e Yasu– Baita,
in un luogo
imprecisato del Giappone
“Nobu?”
esclamò
Nana, bussando alla sua camera.
Nobu ne
venne
fuori, con le sopracciglia alzate. “Sì?”
“è
pronto. Vieni a
mangiare” il tono duro di Nana si disciolse quando lo
guardò negli occhi.
Nobu
annuì. “Dopo
devo uscire, ma i tuoi manicaretti non me li perdo per nulla al
mondo”.
Nana gli
lanciò un’occhiataccia,
poi gli si avvicinò e gli diede un abbraccio,
scompigliandogli i capelli. “Sei
più grande di quello che pensavo”.
Nobu le
sorrise
contro la spalla e i capelli. “Bene”.
“Ora
staccati e
mangia. Poi vai” Nana sorrise, guardandolo negli occhi.
“Ti
voglio bene,
Nana”.
Hachi
– In giro,
Giappone
Hachi
infilò nella
sportina il suo ultimo acquisto: una figura natalizia di porcellana con
i
brillantini.
Sospirò
e guardò le
decine di vetrine che le si ergevano davanti, ancora inesplorate. Fece
un
sorriso e decise che doveva entrarvi, in tutte. Ora toccava agli
abiti…
Decise che
qualcosa
del suo stipendio, doveva pure risparmiarlo però…
Ringraziamenti a chi
legge e continua a leggere questa ff, e a:
hachi,
ancora una volta grazie mille per commentare, sei davvero gentile! *_*
e grazie mille per i complimenti, mi commuovono.
Mi scuso comunque per il ritardo e a presto con un nuovo capitolo,
a.
|
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Capitolo 10 *** Chapter nine ***
everytime
we touched, I got that feeling…
Nana
e Yasu. Baita,
in un luogo
imprecisato del Giappone
“Nobu
è andato da
Shin?” chiese Yasu. Nana lo guardò e
annuì.
Yasu si fumò la sua
sigaretta, poi si mise il giornale davanti agli occhi e Nana non vide
più il
suo sguardo per tutta la mattinata.
“è andato a dirgli
dell’aborto?” domandò ancora Yasu, dopo
un po’. Nana, che stava mangiando,
appoggiò il cucchiaio con i cereali alle labbra, sentendone
il freddo acciaio.
“Sì”.
La televisione
accesa nella stanza trasmetteva le notizie del mattino, in cui i Blast
apparivano in testa alle classifiche dei singoli venduti, ma venivano
dati come
nascosti alla stampa e ai fan.
Nana scosse la
testa, cupamente, pensando che i loro fan erano la ragione per cui
potevano
andare avanti, per cui potevano ancora stare nascosti in quella baita,
per poi
proseguire con il loro ascendente successo.
Shin
–
Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
Qualcuno bussò
piuttosto duramente alla porta. Shin, steso sul letto, chiuse i pugni e
corrugò
le sopracciglia. Con un balzo, si alzò in piedi, stancamente
e si avviò alla
porta. L’aprì.
“Nobu, ciao”.
Nobu strinse gli
occhi, e lo abbracciò.
Shin spalancò la
bocca, e rimase stupito. Solo dopo un attimo chiuse le braccia sulla
schiena di
Nobu, per ricambiare il gesto.
“Hachi ha abortito”
sussurrò Nobu all’orecchio di Shin, mentre si
stava commuovendo delle sue
stesse parole e da tutti quei pensieri che teneva repressi da troppo,
troppo
tempo.
Shin rimase in
silenzio, ma le braccia che chiudevano l’abbraccio di Nobu,
strette alla sua
schiena, scivolarono nel nulla, accanto alla sua esile figura.
Una sigaretta
cadde.
Hachi
– In giro,
Giappone
“Eccole qua il resto
signorina” disse la commessa del negozio
d’abbigliamento nella quale era appena
entrata.
“Grazie,
arrivederci” mormorò Hachi, facendo un piccolo
inchino. In un istante fu fuori,
e respirò quell’aria profumata di Natale e di
fresco. Si immerse ancora nella
folla di Tokyo, lasciandosi trasportare verso nessuna direzione.
Shin
e Nobu –
Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
“Come
può essere? E
ora? Dov’è Hachi?” chiese Shin,
guardando Nobu che si stava asciugando il viso
con il lembo della manica.
Nobu scosse la
testa. “Non lo so, vorrei andare a cercarla. Vorrei trovarla
e confortarla,
stringerla tra le mie braccia”.
“Come ti capisco”
disse Shin, guardandolo negli occhi. “Anch’io lo
vorrei fare”.
Nobu ricambiò lo
sguardo. “Sì, ma tu in un altro modo”.
Nana
e Yasu. Baita,
in un luogo
imprecisato del Giappone
Driin. Un telefono
squillò. Nana spostò lo sguardo dalla televisione
al tavolino. Si alzò e lo
prese, spinse un tasto. “Pronto?”
“Nana, sono io,
Nobu. Senti, io e Shin andiamo a cercare Hachi”.
Nana sgranò gli
occhi e fece per aprire la bocca e dire qualcosa, ma le parole non le
uscirono.
“Tu cosa vuoi fare?”
Nana guardò il muro
davanti a sé e si ricordò di Yasu alle sue
spalle, si girò e lo fissò. Lui
ricambiava l’occhiata, perplesso, la sigaretta in bocca.
“Come?” disse Nana,
non ancora realizzando che cosa le aveva detto Nobu.
“Dicevo… tu che
vuoi fare? Vuoi venire con noi?”
“Andate a cercare
Hachi?”
“Già…” rispose
Nobu, abbassando il tono. “Mi hai sentito?”
Nana non sapeva
cosa dire. Dentro di sé le emozioni erano troppe da gestire,
e i pensieri
volavano alla velocità della luce.
“Nana?” ripetè
Nobu, dall’altra parte dell’apparecchio.
“Vengo anch’io,
Nobu. Aspettatemi”.
------
Mi scuso ancora per il ritardo, ma non riesco ad essere troppo
puntuale, anche se ci provo :) e un grazie a chi ha la pazienza di
seguire questa ff!!
grazie mille hachi,
e spero ti sia piaciuto anche questo ;) buon Natale e buone feste,
a tutti!
Un ringraziamento a chi continua a leggere questa ff, sarei felice se
chi legge mi vorrebbe far sapere che cosa ne pensa .
|
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Capitolo 11 *** Chapter ten ***
Any
moments of your distance, I felt them in my heart.
Hachi , in giro, Giappone
Hachi uscì dall’ultimo negozio
d’abbigliamento che aveva visitato, quel giorno. Aveva perso
parecchio tempo tra un negozio e l’altro, ed era davvero
esausta. Forse, quel vuoto che sentiva in ventre, le dava una
sensazione di maggior fatica e… nausea. Ci
ripensò un istante. I medici attorno a lei, gli infermieri,
e la segretaria. Tutti che le mettevano fretta, e che poi in un
mormorio le chiedevano se stesse bene. Si mise una mano sulla pancia, e
sentì il vero vuoto che l’aveva riempita. In quel
tempo trascorso per negozi, non si era nemmeno soffermata a pensare se
avesse sbagliato o no ad abortire. Perse i pensieri tra gli abiti e gli
accessori che le piacevano tanto, ricordandosi quando ancora desiderava
di incontrare l’uomo della sua vita. Eppure, quel
bambino… quel bambino mai nato che era di Takumi, che cosa
le aveva dato? Takumi non poteva essere l’uomo della sua
vita… e c’era qualcuno a quel mondo, che potesse
esserlo per lei?
Nana,
Shin e Nobu alla ricerca di Nana , in giro, Giappone
“Nana!”
Nana si voltò all’istante, la sigaretta in bocca.
Guardò alcuni secondi, senza dire nulla. “Che
c’è?”
“Aspettaci. Stai guardando in questo negozio da un bel
po’, ormai” borbottò Nobu, affaticato.
Nana scrollò la testa.
“Guarda che siamo tutti in pensiero per trovare
Hachi…” cominciò Shin, lanciandole
un’occhiata.
“Stavo guardando questo gioiello. Mi piacerebbe
regalarglielo” mormorò Nana, prendendo in mano un
grosso ciondolo violetto.
Shin sbuffò quasi, sorridendo. “Ma dai, ne avrete
mille di questi affari…”
Nana si voltò, fulminandolo con un’occhiata.
“Non è vero” disse.
Shin alzò le mani in segno di resa.
“D’accordo” disse Nobu “ma
dovremo incamminarci di nuovo, non pensi?”
“Volevo prenderle un regalo, visto che fra poco la
rivedrò…”
Shin annuì, facendosi accanto a lei. “Per me
questo è molto bello”
Nobu guardò da sopra le spalle di Nana.
“è davvero grazioso”.
Nana li guardò ad uno ad uno, alle sue spalle, poi sorrise,
fissando il gioiello. “Lo penso anch’io”.
“Dai, forza allora. Dobbiamo trovarla” disse Nobu,
quando furono fuori dal negozio.
“Credete che sarà molto distante?” Nana
si rabbuiò, incontrando i loro occhi.
Shin scosse la testa.
Poi un cellulare vibrò. Shin controllò le tasche,
accorgendosi che era il suo. Aprì lo sportelletto e si
annunciò.
“Pronto, ciao Shin. Sono Misato. Senti, qui
c’è Nana con me”
“Cosa intendi con Nana?” Shin socchiuse le labbra,
la sigaretta in bocca. Nana e Nobu lo fissarono, attendendo che
continuasse.
“Voglio dire c’è qui Hachi con me.
Hachi. Pensavo la steste cercando… insomma, pareva
così sola. L’ho trovata fuori da alcune vetrine.
Non è molto distante da dove abitate voi”
Shin sorrise, socchiudendo gli occhi. “Dammi
l’indirizzo, arriviamo subito”.
*
Eccomi con un nuovo chapter, dopo tanto tempo. Mi sono presa una lunga
pausa, causa problemi personali.
Spero di aggiornare presto, e a qualcuno verrà ancora voglia
di controllare e leggere questa fan fic
vi ringrazio tutti ;)
F. a
|
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Capitolo 12 *** Chapter eleven ***
Chapter
11 -
When
what you're dreaming of, become real...
Quando
aspetti qualcuno che vuoi vedere da tempo, la tua mente non riesce a
pensare a nient’altro che a quella persona. Quello era
ciò che
provavo aspettando Nana. Ogni secondo, ogni attimo era rivolto a lei.
Pensavo che si sarebbe arrabbiata a morte con me per non aver tenuto
il bambino. Ma che cosa avrei potuto fare allora?
Le
gocce di pioggia di quel giorno mi riempirono le guance e lo stomaco
vuoto. Sentii che nonostante tutto, quella era stata la decisione
migliore per me stessa.
Hachi
si affacciò alla finestra, scostando la tenda color rosa
pesca.
“Grazie Misato” mormorò.
Misato
allungò uno sguardo verso di lei, provando ad entrarle nei
pensieri.
“Non essere preoccupata per come
reagirà.”
Hachi
scosse lievemente la testa. “Ho solo paura che non
capisca.”
Misato
le andò vicino, provando a sorriderle. “Cosa hai
comprato di bello
oggi?”
Hachi
ricambiò, lasciando che la tenda coprisse la visuale. Il
rumore
della pioggia quasi coprì il sussurro. “Dei nuovi
abiti” Provò
ad alzare la voce, e a schiarirsela. “Forse potrei regalarti
qualcosa. Sei stata così gentile con me.”
Misato
fece di no. “Non è stato un problema, avresti
fatto lo stesso con
me, Hachi.” La vide sorridere dopo molto tempo.
Annuì.
Il
campanello annunciò l’arrivo di Nana, Nobu e Shin.
Hachi si
affrettò alla porta, tenendosi la pancia. Vuota.
La
aprì. “Hachi” sussurrò Nana,
prendendola tra le braccia. “Sei
più magra del solito.” La sigaretta
penzolò dalle labbra
socchiuse.
“Nana”
sorrise Hachi “sono contenta di vederti.”
“Che
hai fatto?” Nana la scrutò.
Hachi
si mordicchiò le labbra, prima di rispondere. “Ho
abortito, Nana.
Non c’è più.”
Nana,
seguita da Nobu e Shin con l’espressioni sbigottite, rimase a
guardarla dimenticandosi di togliere la sigaretta dalla bocca. Lo
fece, dopo alcuni istanti. “Che hai fatto?”
ripetè, con un tono
più alto e sbilanciato.
“Non
sentivo che era giusto…” ricominciò
Hachi, quasi senza voce.
Provò di nuovo a schiarirsela.
“Nana…”
Nana la abbracciò
di nuovo, questa volta tenendola premuta verso di sé.
“Se lo
volevi, hai preso la decisione migliore.”
Hachi
sorrise, appoggiata sulla sua spalla.
|
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Capitolo 13 *** Chapter twelve ***
Chapter
12
-
When I hear you screaming, my heart feels your pain –
A volte
non ci accorgiamo che ciò che abbiamo davanti agli occhi
è tutto
ciò di cui abbiamo bisogno. Ci inoltriamo nei meandri della
nostra
mente, scavalcando spazi che altrimenti resterebbero oscuri. Forse,
che avrebbero dovuto rimanere tali. Ciò di cui veramente
andiamo
sognando, notte dopo notte, non è altro che un'espressione
di quello
che troviamo al nostro risveglio e che mai, mai ammetteremo che
è
stato sempre lì, proprio dove non abbiamo mai cercato.
HACHI
– In quel di Tokyo
Le folte
chiome degli alberi, quando è primavera, mi spaventano un
po'
all'inizio. Non so mai abituarmi a loro. Le vedo come padrone del
cielo, della terra. Poi, invece, mi accolgono e stupidamente, sembra
quasi che mi invitino a guardarle.
“Ho come
l'impressione che farò tardi” mugunò
Hachi, tenendo stretto a sé
un pezzo di foglio. Lo rilesse per l'ennesima volta.
“Dove
sei diretta?” chiese Misato, l'espressione corrucciata in
modo
delicato. I ricci le contornavano magnificamente il viso.
Hachi la
guardò, con affetto. Le porse il biglietto. “Nana
me l'ha mandato
ieri.”
Una parte
era svanita, perchè Hachi l'aveva aperto e richiuso un
milione di
volte. Ma diceva più o meno cosi:
Hachi,
come stai? È una settimana che ci siamo perse di vista, e
dopo...
bè, dopo ciò che è successo, vorrei
avere più tempo con te. Le
prove sono terminate per ora, ci vediamo sotto i Sakura a Shinjuku.
Con amore, Nana.
Le piaceva
perdersi negli istanti passati con Nana, ma tutto ciò di cui
aveva
bisogno era guardare al presente. Avrebbe avuto altri momenti con
lei. La loro amicizia si sarebbe intensificata, come sognava da
sempre.
NANA. Ogni qual
volta dovevo incontrare Hachi, avevo sempre quel piccolo timore. Il
timore che si ha quando si incontrano le persone che amiamo, di cui
veramente non vediamo l'ora di trascorrerne il tempo insieme. Il
timore che risiede dentro al nostro cuore, quello stupido riflesso
delle nostre paure, che dovremmo cancellare, in un modo nell'altro.
La paura che quella persona si allontani, che quella sia l'ultima
volta che la possa vedere.
Nana e
Hachi – Sotto i Sakura, Shinjuku (Tokyo)
“Ho
capito...” sbuffò Nana, tenendo il cellulare ad un
soffio
dall'orecchio. “Senti, Yasu, sarò lì
fra qualche giorno.”
“Nana,
comprendo che tu voglia stare con Hachi. Non è
ciò che sto mettendo
in discussione. Vorrei solo non dimenticassi che abbiamo dei concerti
in programma a fine mese. Abbiamo bisogno di provare ancora.”
La
voce di Yasu risuonò tuonante nella sua testa.
“Non
adesso. Abbiamo provato abbastanza, per il momento.” Nana
richiuse
la chiamata, chiedendosi se Yasu non si sarebbe offeso dal suo gesto.
Appena
alzò gli occhi sui Sakura, rosa più che mai,
incontrò quelli di
Hachi, che si stava facendo spazio in mezzo alla folla. Non
potè non
riconoscerla. Il suo sguardo vago, i capelli lisci e di quel castano
così familiare, come le noci. I suoi gesti dolci, anche se
solo per
mettersi in ordine il vestito azzurro.
“Nana!”
urlò, facendosi sentire da più persone di quante
avesse pensato.
Nana le
sorrise, e si tolse per un attimo la sigaretta dalla bocca.
“Hachi,
che bello rivederti. Come stai?” le chiese, mentre Hachi le
piombava addosso in un attimo.
“Sto
bene!” ululò. “E tu?” la sua
espressione assomigliava davvero
a quella di un cagnolino che ha appena ritrovato il padrone, in mezzo
alla strada.
Nana
annuì, tenendola abbracciata. “Quello scemo di
Yasu mi ha appena
rotto le scatole. Vuole proseguire con le prove.”
Hachi si
accigliò. “E come mai?”
Nana
scosse la testa. “Ma niente... abbiamo dei concerti in
programma
prossimamente.”
“Che
coosa?” Hachi la guardò, impaziente. “E
perchè non mi hai detto
nulla? È fantastico, Nana! La gente potrà ancora
ascoltarti!”
“Sì, ma... non
so se mi sento pronta per
cantare ancora davanti a tante persone. Gli ultimi concerti che
abbiamo fatto erano abbastanza sottopopolati. Non fraintendermi,
Hachi... amo cantare sopra ogni altra cosa...”
Hachi sorrise, mentre Nana le diede
una carezza
sulla pancia, sorprendendola. Non c'era più nulla
lì dentro.
“A volte, cerchiamo troppo
ciò che arriverà
comunque.” disse Nana, affondando i suoi occhi in quelli di
Hachi.
Hachi non seppe cosa aggiungere a quell'affermazione.
Si limitò solo a
ricambiare lo sguardo, e poi
ad abbracciarla ancora.
“Tutto quello che
desideri, Hachi, arriverà
a tempo debito. Me lo sento, come sento che noi due ci incontreremo
sempre. In un modo o nell'altro.”
Tutto l'affetto che Hachi provava
per lei, si
condensò in quell'affettuoso momento. Stringeva la giacca di
Nana
sotto le sue dita, credendo che per un attimo il tempo si fermasse a
cogliere i Sakura in fiore, e quella giornata attorno a loro.
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Capitolo 14 *** Chapter thirteen ***
CHAPTER
13.
Gently,
my arms hold you tight, and I can hear you whispering.
NANA-
La perfetta mattina di Primavera è quella in cui sento la
musica
nelle mie orecchie. Mi prende una gran voglia di cantare, e nel
sogno, afferro il microfono con quanta grinta trovo dentro di me, e
urlo: “Ancora una canzone, gente!”
Yasu
afferrò il bollitore e passò a Nana una tazzina
di tè. “Questo
per il tuo mal di pancia” sussurrò, mentre Nana lo
guardava in
modo storto.
“Non
vorrei che diventassi troppo gentile, pelato”.
Yasu
sbuffò un sorriso, trangugiando un sorso.
“Smettila di essere
sempre così sicura di te”.
Nana
sorrise di sbieco e prese una sigaretta. “Il mal di pancia
è
finito. Ora ho bisogno di questa” la indicò e se
la accese.
“Non in
questa stanza!” esclamò Yasu. “L'ho
decorata apposta per essere
una stanza meditativa. Me la stai rovinando”.
“Meditativa?!
Un accidente! Tu non hai nulla di meditativo se non la tua pelata e
quella non mi ispira per nulla” urlò lei,
ironicamente.
Yasu si
offese un po' all'inizio, poi come al solito, abbassò la
testa sulla
sua tazzina, soffiandoci sopra e dimenticò le sue parole.
Nana si
alzò e lo raggiunse, appoggiandogli le mani sulle spalle.
“Mi
manca Ren” sussurrò, più a
sé stessa, egoisticamente, che a lui.
Yasu
annuì. Lo sapeva. Lo sapeva da sempre. “Lo
incontrerai presto”.
“Questo
presto non arriva mai. Mi sono stancata di aspettare il
domani”.
“Perchè
non scrivi una canzone?” le chiese lui, afferrandogli la mano
e
lasciandola sorpresa.
“Una
canzone sul mio stato d'animo attuale?” la buttò
lì lei, senza
essere pienamente convinta.
Lui fece
un cenno di assenso, ancora. “Sarà una gran
canzone. Me lo sento.
Poi è da tanto che non ti cimenti con il songwriting. Datti
da
fare”.
Nana si
tolse la sigaretta dalla bocca, aspirando. “Pelatino, mi sa
che hai
ragione”.
Lui la
guardò, e appoggiò la testa sulla sua pancia. Il
momento finì
subito, e lui si alzò per lavare la tazza.
Nana
sorrise e guardò la schiena di lui, curva sul lavandino.
“Magari
includo anche te nella canzone”.
Yasu si
voltò. “O magari... ne puoi scrivere un'altra su
di me. Non credo
di centrare nulla con Ren.”
Nana era
riluttante sulla sua risposta, ma gli dette ragione. Gli fece una
smorfia ed uscì dalla stanza.
HACHI-
Tutto
ciò che faccio è
dimenticare. Dimentico Takumi nella mia testa, poi dimentico Nobu. E
anche se provo a convincermi che ci sono riuscita, so che è
tutta
una balla.
“Ne
voglio ancora un po', Misato!” urlò Hachi,
esultando alla vista di
un'altra fetta di dolce, pronta per lei.
Misato
la raggiunse sul divano, e le passò il piatto. La torta era
di
cioccolata, crema e fragole, la sua preferita.
Hachi
fece un ampio sorriso. Poi prese il cellulare. Partì la
chiamata.
“Pronto?”
una voce assonnata insorse dall'altro capo.
“Nana!
Ti ho svegliata?” esclamò Hachi, tenendo la
cornetta come se
stesse tenendo qualcosa di estremamente prezioso. Era troppo felice
di sentirla.
“Hachi!
No, sono contenta che tu mi abbia chiamato”.
“Come
vanno le prove?”
“Bè...
per la verità, non abbiamo ancora provato” ammise
Nana, con tono
un po' distante.
“Nana,
sono sicura che tutto andrà bene! Tornerai a cantare,
persino meglio
di prima”
“Sto
scrivendo una canzone... sai?”
Hachi
fece silenzio per un istante. “Ma è fantastico! Da
dove hai tratto
ispirazione?”
“Dalla
mancanza... di qualcuno accanto a me” mormorò Nana.
Hachi
sorrise amaramente. “Spero che questo non includa
me”.
Nana
spezzò la tensione. “Affatto” anche lei
sorrise. “Senti
qua...”
Cominciò
a cantare, teneramente, strimpellando la chitarra e Hachi
potè
sentire la sua candida passione ravvivarsi e trapelare dalla
cornetta. Era da tempo che sognava di sentirla ancora cantare
così.
“And
gently I hold you... gently I hold you tight. Baby, cause I missed
you and nothing was alright.”
“Nana,
è bellissima. Spero terrai queste parole nella versione
completa”.
Nana
continuò a cantare quella strofa. “Ci vediamo nel
pomeriggio,
Hachi”.
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