I need your love - i'm a broken rose

di flyingangel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Prologue- ***
Capitolo 2: *** Chapter one ***
Capitolo 3: *** Chapter two ***
Capitolo 4: *** Chapter three ***
Capitolo 5: *** Chapter four ***
Capitolo 6: *** Chapter five ***
Capitolo 7: *** Chapter six ***
Capitolo 8: *** Chapter seven ***
Capitolo 9: *** Chapter eight ***
Capitolo 10: *** Chapter nine ***
Capitolo 11: *** Chapter ten ***
Capitolo 12: *** Chapter eleven ***
Capitolo 13: *** Chapter twelve ***
Capitolo 14: *** Chapter thirteen ***



Capitolo 1
*** -Prologue- ***


I NEED YOUR LOVE – I’M A BROKEN ROSE

Prologue -


 

Ricordo ancora le tue parole, Nana. Voglio vedere il mare…

 
Sai, Hachi…

quando la brezza marina mi accarezza…

il rumore delle onde è come un dolce invito.

Eppure, non riesco mai a buttare via questa vita…

che tu hai salvato.
 

NANA  ~ .}{

 
Ogni volta che levavo il capo al cielo pensavo a

quanto mi piacesse cantare. Sentivo qualcosa

prendermi dentro, che era inspiegabile.

Sorrisi.
 

Mi sentivo una stupida.
 

Voltai il capo ed incontrai lo sguardo dolce di Hachi.

Le rivolsi un sorriso e mi avvicinai a lei, che mi stava ricambiando.

“Hai visto che bella conchiglia, Nana?” mi disse.

E parvero spuntarle due orecchie da cagnolino sulla testa.

Sbuffai. “Ce ne saranno mille”.

“Dai Nana!” esclamò Hachi “Dì che è bella!”.

“È bellissima, Hachi” le sorrisi, guardandola.
 

HACHI  ~ .}{

 

Quando Nana quel giorno, al mare, mi sorrise…

sentii qualcosa dentro che non potrei identificare.

Ma eravamo come due bambine che cercano di

acchiappare un sogno, tra i ciottoli, le conchiglie

e la sabbia.

Quella spiaggia, Nana, la ricordi?

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Capitolo 2
*** Chapter one ***


Nota dell'autrice: grazie per i commenti e spero vi piacerà anche il continuo di questa storia !


I Blast hanno già fatto parecchi concerti e ora sono tornati a prendersi una pausa nella baita in cui si erano rifugiati una volta.
Passato qualche tempo, Nana dopo aver debuttato come solista, è tornata sui suoi passi, e ora la band continuerà insieme la sua avventura nel mondo musicale.
Nella baita però albergano solo Yasu, Nana e Nobu. Shin, ancora si trova fuori città, dopo esser stato scarcerato, dopo possesso di stupefacenti.  
'After- Italian series'

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it’s better this way


Nana e Yasu – Baita, in un luogo imprecisato del Giappone
 
“Nana” mormorò Yasu, entrando nella stanza.
“Che c’è?”
“Ma che è successo qua dentro?” bofonchiò Yasu, trattenendo un sorriso.
“Nulla. Non farti gli affari miei” mormorò Nana.
“D’accordo” disse semplicemente lui, sedendosi a tavola. “E che si mangia oggi?”
Nana gli rivolse un’occhiataccia. “Ma vergognati, Yasu”.
“Eddai Nana”.
Nana assottigliò lo sguardo in quello di lui. Gli mise un piatto davanti. “Tieni. Mangia e non fare storie”.
Yasu sbuffò in un sorriso, rischiando di intossicarsi dal fumo della sigaretta che teneva tra le labbra. “Stai tranquilla”
Nana lo guardò ancora. “E non fare scherzi!”
Yasu sgranò gli occhi, la sigaretta in bocca. “Ti pare che io, faccia scherzi?” chiese con espressione innocente.
Nana lo guardò di sbieco. “Mmm… sarà meglio”.
“Su, avanti, Nana. Rilassati”
“Mi manca Hachi”
“Allora diglielo”
“Non posso”.
“Perché?”
“Perché lei vuole vedermi cantare e per raggiungere il nostro sogno devo continuare per questa strada, anche se questo significa separarmi da lei”
“Avanti, la rivedrai presto”
“Ma di che parli pelato. Mancherà un mese, non so se ti sei accorto che siamo nascosti in questa maledetta baita”
“Ma certo che lo so. Non mancherà molto, fidati”
“è come parlare con il muro”
“Solo che lui non ti può rispondere” replicò Yasu, trangugiando un piatto di ramen.
“Già e non sa blaterare come te”
Nana gli cacciò un pugno sulla testa, per finta.
“Da quando in qua io blatero?”
“Sta’ zitto, pelato” Nana gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla fronte. “La tua lucidità, in questo momento, è pari alla tua fronte pelata”.
“Già, non ti avvicinare troppo” mormorò Yasu.
Nana si allontanò, sgranando gli occhi. “Vergognati. Lo sai che a volte mi fai proprio paura?”
Yasu le rivolse un’occhiata, tirando dalla sigaretta.
“E dammene una, sono in astinenza” Nana tirò via la sua sigaretta e se la ficcò in bocca.
“Ti ringrazio” fece Yasu.
 
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“Quel sole d’inverno brillava come le tue ultime parole, Reira.
Non mi lasciare mai, Shin”.
 
Shin – Appartamento, vicino Tokyo
 
Shin varcò la soglia del suo appartamento. Ora che i Blast erano famosi aveva potuto permettersi un simile “lusso”.
Finalmente le cose si erano risolte per il meglio, almeno lui era stato scagionato.
Almeno erano ripartiti insieme a suonare. Nonostante tutto, non riusciva ancora a capire le parole di Nana.
 
“Non m’importava di Shin, ma solamente di raggiungere il successo come cantante”
 
Shin appoggiò le chiavi sul tavolino, si tolse la maglia e si accese una sigaretta.
Aspirò e poi si mise su una poltrona. La nuvola di fumo che uscì dalla sua bocca riempì l’aria.
 
-------

Nana e Yasu – Baita, in un luogo imprecisato del Giappone
 
“Senti, io non capisco perché sei così nervosa” disse Yasu. Guardò Nana. Nana con la sigaretta in bocca girava per la stanza. “Lasciami stare” bofonchiò. “La rivedrai presto, avanti” mormorò Yasu, aspirando dalla sigaretta. Nana lo fissò, con gli occhi lucidi. “Non lo so se è così” “Credimi, magari è meglio in questo modo” Nana si fermò, tenendo i pugni serrati.
"Magari la lontananza vi rafforzerà, separatamente”.

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Capitolo 3
*** Chapter two ***


Chapter two

how can you go on, so sweetly?

Nana e Yasu – Baita, in un luogo imprecisato del Giappone

“Hai visto le news?” sbottò Nana, con la sigaretta ficcata in bocca.

“No, che c’è di nuovo?” Yasu sgranò gli occhi.

“Ma come pelato, stanno dando un nostro servizio in tv”
“E dovevo guardare le news per sapere questo?”

“Stupido, stupido” Nana gli arrivò una mano sulla testa.

“Ehi, calmati, sono pure pelato, se mi picchi sulla pelle mi fai male”

“Oh, poverino” Nana si avvicinò delicatamente a lui, dandogli un bacio sulla guancia.

“Nana…” mugugnò Yasu, suonava come un rimprovero.

“Che c’è?” lei alzò le sopracciglia.

“Non … vicino” lui la scostò con una mano.

“Oh tutti questi problemi che si fanno i pelati” mormorò a denti stretti.

Yasu la guardò un attimo.

 

 

Shin – Appartamento, vicino Tokyo

Shin aspirò il fumo. Guardò l’orologio. Erano le quattro del pomeriggio.

“E io sono stato qui fermo per due ore?” sgranò gli occhi e si alzò.

“E per di più parlo da solo…” mugugnò, cadenzemente. “Sono uno stupido…” si versò del latte dal cartoccio e lo bevve tutto in un sorso.

 

“La tua bocca accanto alla mia…

 lo vedi, formiamo un cuore!”

 

“Come sei dolce, Reira”.

 

 

Shin guardò il vuoto, serio.

Toc. Toc.

Alzò un sopracciglio, sorpreso. “Sì, chi è?”.

“Sono Misato, Shin. Posso entrare?”

Shin aprì la porta. “Certo, entra pure”.

Misato gli sorrise apertamente.

“Sei un tesoro Misato a passare nel mio appartamento, a trovarmi”.

Misato lo guardò negli occhi. “Oh, Shin è un piacere” quasi fece un inchino, ma venne rimproverata da lui.

“Questi… non c’è bisogno che li fa con me, intesi?”.

“Okay”.

“Ecco, brava” mugugnò Shin toccandole leggermente la testa.

“Allora… mi hai portato il pranzo?” gli occhi di Shin brillarono.

“Veramente no…” Misato sgranò gli occhi.

“Ah… bè, fa niente, non ti preoccupare…”

“D’accordo. Comunque, se vuoi possiamo andare a prendere qualcosa nel negozio qui a fianco”

“Certo, non ci avevo pensato” Shin sorrise, seguendola.

 

Nana e Yasu – Baita, in un luogo imprecisato del Giappone

“Yasu, dov’è quel disgraziato di Nobu?”

“Credo sia a pesca”
Nana sgranò gli occhi. “A pesca a quest’ora?” la sigaretta le penzolò dalle labbra. “Ma sono appena le nove della mattina!”

“Senti, pensa per te che ti svegli per guardare le news…”

Nana lo guardò male, sbattendo i denti. “Come… pelato?”

Yasu scosse la testa. “Nulla… nulla”

“Devo trovare Nobu… torno più tardi, e tu non ti staccare dalla televisione!”

Yasu la guardò fisso, con la sigaretta penzoloni.

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Capitolo 4
*** Chapter three ***


the long distance

Nana – Laghetto della baita, in un luogo imprecisato del Giappone
 
Nana raggiunse il laghetto, poco distante dalla baita. Cacciò uno sbuffo e un’imprecazione, quando vide inginocchiato verso l’acqua, Nobu.
“Che stai facendo?” chiese lei, con tono duro.
Nobu si girò e la guardò. “Sto giocando, non si vede?”
Nana sgranò gli occhi, con la sigaretta penzoloni. “Ma tu e Yasu quanto siete stupidi?”
Nobu sorrise, a denti stretti. “Non quanto te”
“Nobu, se ti prendo ti ammazzo!” gridò Nana.
“Sssh, calmati Nana. Sveglierai tutti i pesci”
Nana aprì la bocca a mezza via, stupita.
Shut up” fece Nobu, sussurrando le parole, con un dito sulla bocca. Non voleva essere per nulla cattivo.
Nana si avvicinò a lui e si inginocchiò al suo fianco. “Ti manca Hachi, vero?”
Lui si voltò fulmineo e le catturò gli occhi. Poi scosse la testa.
“Oh avanti, non essere stupido”
“Tanto lo sono già” Nobu aveva un tono amareggiato.
“Non è vero” sussurrò Nana.
“Ma se hai appena detto di sì” lui la scrutò un istante di sbieco.
Lei alzò le spalle. “Ti manca, allora?”
Nobu annuì con la testa. “Più di quanto vorrei, più di quanto riesco a sopportare”.
Nana lo guardò, capendolo. “Manca anche a me e ti capisco” aggiunse.
Nobu strappò alcuni ciuffi d’erba. “Credi che le cose si sistemeranno?”
Nana lo fissò un istante.
“Dico… in generale”.
Nana alzò le spalle. “Vorrei tanto saperlo”.
 
Shin – Negozio in Giappone, vicino Tokyo
 
“Misato, sei sicura che qui ci sia da mangiare?” borbottò Shin.
Misato annuì con convinzione. “Certo, perché?”
“Perché io voglio il sushi” la faccia di Shin prese una piega inaspettata, spegnendosi e accendendosi negli occhi, ad intermittenza.
Misato lo guardò, sorridendo. “Dai Shin, stai tranquillo che lo troviamo”
Shin smise di fare lo stupido e la guardò, serio. “Come sei dolce, Misato”
Misato lo fissò negli occhi, con ancora il suo sorriso. “Grazie, Shin”.
Shin si ricordò all’improvviso quelle parole… quelle parole che aveva detto a qualcun’altra…
Vagò per così tanti istanti in quei pensieri… che ne aveva perso il conto.
“Allora, lo vuoi sì o no il sushi?” gli chiese Misato, destando la sua attenzione.
Shin ritornò al negozio, e a ciò che aveva davanti agli occhi, nella realtà. Abbozzò un sorriso verso di lei. “Certo che voglio il sushi”.
 
 
Nana – Laghetto della baita, in un luogo imprecisato del Giappone
 
“Uff, è snervante stare a guardare i pesci, almeno vorrei vederli muoversi” sbuffò Nana, accovacciata sulla riva d’erba.
Nobu si voltò verso di lei. “Come mai hai lasciato Yasu da solo?”
Nana gli lanciò un’occhiataccia. “Perché non si arrischia?” sgranò gli occhi, irritata.
“Sì, sì, ci mancherebbe” rispose Nobu, tralasciando il discorso.
“Scusami se sono così antipatica… o così dura”
Nobu si voltò di scatto a guardarla. Era diventata tutto d’un colpo incredibilmente seria, come solo lei sapeva fare…
Nobu scosse la testa, leggermente.
“Vi rompo sempre le scatole, ma non lo faccio perché non vi voglio bene. Sappi, che a me interessa tutto di voi tutti, e ci tengo.
Quando ho detto quelle parole contro di Shin… in realtà, non le pensavo veramente.
Ho sempre saputo dentro di me che avrei voluto fare la cantante e cantare… non mi importava dove, e quando le ho dette, ero talmente arrabbiata. Shin che veniva arrestato era un duro colpo contro la nostra carriera, mi sono sentita cadere e precipitare nell’abisso del mio incubo peggiore.
Sentirmi sola in quel cratere buio, era la peggiore sensazione che potessi immaginare di provare”
Nobu le lanciò un’occhiata, profondamente. “Nana…”
“No, Nobu. è vero, tutto questo è vero, qualsiasi cosa. Non credere a chi mi odia, a chi dice che ho torto e che mi invento sempre tutto. In realtà, mi copro le spalle. Per cercare di non ferirmi, la mia impulsività prende il comando di me e mi fa funzionare al suo cospetto. In realtà, io non sono così cattiva”.
 
Shin – Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
 
“Mmm… che profumino, Misato!”
Misato gli sorrise. “Shin, tu apparecchia la tavola”
Shin fece cenno con la testa. “Certo, ho una fame!”
Shin guardò Misato che cucinava, e le si avvicinò gradualmente. “Sai… è adorabile guardarti cucinare” le mormorò all’orecchio.
Lei avvampò e lo guardò ad occhi sgranati.
“Ops, scusa” fece Shin, notando che lei si era scottata. “Mi dispiace, aspetta”.
“No, no. Fa nulla, Shin”
“Aspetta, ti ho detto” Shin frugò in un cassetto e ne levò una sfilza di cerotti, prendendone uno.
“Vieni che te lo incollo” mormorò. Prese il suo dito e glielo leccò delicatamente, poi le mise il cerotto, legandoglielo lentamente tutt’attorno.
“Ma Shin sei troppo premuroso con il mio dito” sussurrò Misato, guardandolo ad occhi aperti.
Shin sorrise. “Oh non essere sciocca”.
 

 

 

Spazio autrice ; D XD

Thankious…

Per hachi : grazie mille che continui a seguire! e per i complimenti!! mi dispiace che sei una fan di reira… purtroppo questa ff non parla di reira e shin nel presente insieme, ma va avanti.. spero ti piaccia ugualmente  e che la potrai sempre apprezzare!

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Capitolo 5
*** Chapter four ***



before you, my night was starsless

Nana – Laghetto della baita, in un luogo imprecisato del Giappone
“Allora, hai freddo?” disse Nobu, rivolto a Nana.
Lei lo guardò negli occhi. “Va tutto bene Nobu, almeno per stasera”.
“Ne sono contento” mormorò Nobu, dando un giro di chitarra.
“A quanto sei arrivato, nell’imparare la nostra nuova canzone?”
Nobu tirò dalla sigaretta, poi se la rimise in bocca e fece un altro giro di corde. “A buon punto, ho quasi finito. È uno spettacolo”.
“Già” Nana lo guardò, a denti stretti. “Tu non ti smentisci mai”.
“Cioè?” Nobu tirò ancora e la fissò, corrugando lo sguardo.
“Se vuoi finire una cosa, la fai, la finisci”.
“Ah, sì?” lui abbassò lo sguardo sulla sua chitarra, e ricominciò a suonare la canzone. “Non me n’ero accorto”.
Nana gli lanciò un’occhiata veloce.
“Sì” mormorò, abbassando anche lei lo sguardo su qualcosa di imprecisato.
 
Nana e Yasu– Baita, in un luogo imprecisato del Giappone
 
“Nana mi hai portato la cioccolata?”.
Nana si voltò fulminea verso Yasu. “Pelato, ti ha dato di volta il cervello?”
Yasu alzò un sopracciglio, mettendosi una sigaretta in bocca. “Dormiamo insieme?”
Nana sgranò gli occhi, anche lei la sigaretta in bocca.
Gli sferrò un ceffone. “Devo ripetere l’ultima domanda?”
Yasu la strinse a sé. “Lo so cosa senti, Nana”.
Nana sussultò a contatto con la sua camicia.
“Le persone che ci mancano di più sono quelle che più amiamo e le persone che vogliamo accanto sono quelle che si allontanano di più da noi”.
Nana guardò la sua camicia bianca e vi appoggiò una mano, poi la testa.
Yasu la tenne dolcemente contro di sé. “Ma non bisogna aver paura. E tu sai che Hachi non è poi così tanto lontana da te”.
Nana sfiorò il naso contro la sua camicia e vi si abbandonò per un lungo istante. “Ma che ti è preso che ti metti a fare di questi discorsi?”. Alzò le sopracciglia, scostandosi un attimo.
“So quanto sei tesa, lo avverto. Rilassati”.
“è una parola” mormorò Nana, spegnendo la sigaretta nel posacenere.
“E comunque non mi manca solo Hachi” lo guardò. “Spesso mi manchi anche tu”.
Yasu la guardò, sorpreso. Nana si voltò verso la porta.
 
Shin e Misato – Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
“D’accordo, dunque questo sushi era spettacolare, bisogna dirlo!” biascicò Shin, seduto a tavola.
Misato lo guardò compiaciuta. “Sono davvero contenta che ti piaccia”.
Shin le rivolse un sorriso, di sbieco.
“Sono davvero contenta che tu stia meglio” Misato gli lanciò un’occhiata, ricambiando il suo sguardo.
Shin la fissò.
“Bè, direi che è ora che vada” riprese Misato, alzandosi da tavola. Shin le si parò davanti, lentamente.
“No, resta. Sono stato così bene con te”.
 
Nobu – Laghetto, in un luogo imprecisato del Giappone
 
“Nobu, come mi piace tenere la tua mano! “
“Hachi, non abbandonarla mai”
 
Nobu strimpellò altre note dalla sua chitarra. Guardò per un po’ i pesci che nuotavano nel lago che pareva di ghiaccio, sotto i suoi occhi. Sfiorò la superficie dell’acqua, ma era fredda.
Premette altre corde sulla chitarra e ne produsse un suono che lo soddisfò. Sorrise, guardando oltre il lago.
“Ehi” Yasu lo raggiunse, accovacciandosi a fianco di lui. “Come andiamo?”
Nobu gli gettò un’occhiata. “Sto componendo”.
“Lo vedo” Yasu lo guardò compiaciuto. “E come sta venendo?”
Nobu abbassò lo sguardo sulla chitarra, e strimpellò le stesse note di prima. “Direi bene. Che ne pensi?”
Yasu l’ascoltò per alcuni secondi. “Fantastica”.
Nobu sbuffò un sorriso e gli gettò uno sguardo. “Guarda quanti pesci Yasu” sorrise ancora.
Yasu ricambiò, dando un tiro alla sigaretta.
 
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SPAZIO AUTRICE: Scusatemi per il ritardo, ma ho dovuto occuparmi dell’altra mia fanfic, e allora mi sono un po’ ritardata a scrivere questa ^_^’  spero comunque qualcuno leggerà e gli piacerà…
 
per hachi: grazie mille ! ;=)

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Capitolo 6
*** Chapter five ***


i have to get you out of my mind

Nana e Yasu– Laghetto della baita, in un luogo imprecisato del Giappone
 
“Puoi anche dirmelo Yasu, se non ti va bene la zuppa di miso” sbottò Nana, guardandolo negli occhi.
Yasu ricambiò lo sguardo, scuotendo la testa. “Certo, che va bene. Non ti preoccupare, Nana”.
“Mi preoccupo sempre per nulla” anche lei scosse la testa.
“Lo so”.
“Hai da fare oggi?” Nana lo scrutò a lungo.
Yasu si accese una sigaretta. “No, a parte stare qui e cercare di trovare qualche buona melodia decente, proprio come te”.
Nana sbuffò e uscì fumo dalla sua bocca, dalla sigaretta.
“Perché, dove vuoi andare?”
“A fare un giro”.
Yasu le lanciò un’occhiata e bevve un sorso dal bicchiere. “Non è prudente”.
“Non me ne frega un cazzo se non è prudente. Voglio andare”.
“Sei testarda come un mulo”.
“Come te”.
 
Shin e Misato – Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
Misato raggiunse la camera da letto. “Ma come mai dormi in questo buco?” ansimò, voltandosi verso di lui.
Shin fece una smorfia e sorrise. “Non è un buco, è la mia casa” sbottò, avvicinandosi a lei.
Misato si chinò verso il computer. “Bello questo portatile” sbuffò .
Shin la guardò, di poco distante. Misato alzò gli occhi su di lui e li sgranò. “Comunque, non è così male come casa” disse, infine.
Shin annuì e le si fece accanto. Le sfiorò una mano, lungo il corpo e Misato fremette. “Sei sempre lo stesso Shin di sempre?” mormorò lei, socchiudendo di poco le labbra.
Lui annuì ancora, sempre rivolto ai suoi occhi, come se la stesse scrutando troppo…
Misato mancò un battito.
“Perché?” chiese Shin.
Misato sgranò lievemente gli occhi, persi nei suoi. Poi scosse la testa. “Nulla, è che non mi eri mai stato così vicino”.
Shin sbuffò in un sorriso. “Oh avanti. Le cose capitano lo stesso” mormorò a un soffio da lei.
“Che cosa vuoi dire?” Misato alzò un sopracciglio, seria.
“Che… anche se non sono mai capitate, non vuol dire che non possano capitare o non capitano” riassunse lui, chiudendo gli occhi verso i suoi capelli ricci e biondi.
“Hai un profumo…” sussurrò.
Misato fremette ancora.
 
Nana e Yasu– In giro a far compere, in un luogo imprecisato del Giappone
 
“Poi, ti ricordo, che prima non hai menzionato allo shopping” mormorò Yasu, sfilandosi la sigaretta dalle labbra e buttandola a terra. La calpestò.
Nana sbuffò, guardandolo. “Pelato, quando imparerai le buone maniere?”
Yasu alzò un sopracciglio, confuso.
“Rispettare il volere delle donne. Portarle a fare shopping”.
“Da quando in qua sei una maniaca dei saldi?”
“Da quanto so l’importanza dei soldi” Nana gli sorrise, voltandosi ad incontrare il suo sguardo.
“Intendevo… da quando in qua ti piace far compere”.
Nana sbuffò. “Da sempre, stupido pelato”.
Yasu voltò lo sguardo alla strada, e poi ai negozi. “E che cosa vorresti comprare?”
“Hai presente la mia giacca rossa col cuore? Ecco, vorrei un pezzo simile” mormorò Nana, attenta alle vetrine. Si staccò la sigaretta dalle labbra e la buttò a terra, imitando Yasu. “Uno pari. Meglio smettere di fumare”.
Yasu sbuffò un sorriso, seguendo Nana dentro al negozio.
 
Shin e Misato – Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
“Reira, i tuoi capelli brillano alla luce del sole… è fantastico.”
 
Misato indietreggiò fino al letto e sentì il bordo sfiorarle le gambe. “Shin…” mormorò, alzando una mano e mettendola contro il suo petto.
Shin aveva un espressione seria, mentre le avanzò contro. “Ho sentito… che tu sei una brava ragazza” mormorò, con le labbra socchiuse, facendo pressione verso di lei.
Il suo movimento, però, era dolce.
Misato si sentì il cuore accelerarle i battiti nel petto. “M-ma che dici?”
“Sempre presente, sempre gentile. Che c’è sempre quando gli altri han bisogno” Shin fece una pausa. “Adoro questo di te”.
Misato non capì. “Che vuoi dire?”
“Che voglio baciarti”.
 
 
SPAZIO AUTOR:  :d
PER HACHI: grazie mille ancora per commentarmi e mi scuso per il ritardo! mi fa davvero piacere che ti piace leggere la mia ff J, eh già è vera quella frase…. e anche triste…
ehm ehm Nana e Yasu! haha XD J
 

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Capitolo 7
*** Chapter six ***


this is gonna take control of my life

Nana e Yasu– In giro a far compere, in un luogo imprecisato del Giappone
 
“Oh Yasu!” esclamò Nana, paralizzandosi davanti a una sfilza di giacche appese agli attaccapanni, sotto a delle gonne.
“Che c’è?” mormorò Yasu.
“Vieni a guardare, Yasu! C’è qualcosa di simile alla giacca a cuore che ti dicevo, a quella che ho io” Nana fece una pausa, prendendo la giacca con l’attaccapanni “Allora, ti piace?”.
Yasu guardò la giacca; era gialla e aveva un piccolo cuoricino sul lato sinistro del colletto, con cuciture nere.
“Allora, che te ne pare?” ripetè Nana, aspettandosi la sua risposta.
“Molto bella”.
Nana rise. “è fantastica!”.
 
Shin e Misato – Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
 
Shin si chinò su Misato e la baciò dolcemente. La sua lingua sfiorò le sue labbra.
“Shin… cosa stai facendo?” mormorò Misato, stupita.
Shin continuò a baciarla, non curandosene. Mise una mano tra i suoi capelli, attirandola ancora più a sé, e chiuse gli occhi, muovendo la lingua contro la sua, il più dolcemente che conoscesse.
“Ti voglio bene, Misato” sussurrò, vicino al suo orecchio. “Grazie per esserti ricordata di me”.
Misato sgranò gli occhi e lo guardò. “E come potevo scordarmi di te?”
Shin sorrise di sbieco. “Non ne ho idea”.
 
Hachi – Appartamento in Giappone
 
“Takumi… preferirei fare un giro, ora” mormorò Hachi, guardandolo.
Takumi girò lo sguardo su di lei e aspirò dalla sigaretta. “Che sciocchezze dici, amore”.
“Ho bisogno di uscire. L’aborto non è stato facile, lo sai, ho bisogno di prendere aria”.
Takumi le lanciò un’occhiata, mentre lei si richiudeva la porta alle spalle.
 
Nana e Yasu– In giro a far compere, in un luogo imprecisato del Giappone
 
“4500 yen!” mormorò Yasu, riprendendo dalla tasca una sigaretta.
“E per questo, torni a fumare?” sbottò Nana, sgranando gli occhi.
“No, goditi la tua nuova giacca”.
Nana prese fuori dalla sportina la giacca. “Ah, è bellissima”. La indossò.
“Ti sta davvero bene”.
Nana guardò Yasu e abbozzò un sorriso sincero.
“E ora dove andiamo?” chiese Yasu, gettandole un’occhiata.
Nana corrugò lo sguardo. “Abbiamo lasciato Nobu solo con sé stesso e le sue pericolose canzoni…”
“Dai” sbuffò Yasu “secondo me, se la sta cavando… magari quando torniamo, ha pure un pezzo nuovo”.
“Non ci sperare troppo” disse Nana, a denti stretti.
Yasu sorrise, aspirando dalla sigaretta.
“No, scherzavo. Nobu è un genio” mormorò Nana, dando un’occhiata a Yasu.
 
Hachi – Appartamento 707
“Piacere, Nana”
“Come? Ti chiami come me!”
 
Hachi buttò la chiave sopra al tavolino. Si guardò intorno; la stanza era completamente vuota e immersa nel buio. L’atmosfera era malinconia, e la sentì gravare su sé stessa, mentre stava al centro di quel pavimento spoglio.
“Che posto lugubre che è diventato” mormorò, con voce cupa e bassa. Non sapeva se era stata una buona idea ritornarci; si mise una mano sulla pancia, automaticamente. Era piatta e quasi vuota. Come quella stanza.
Si girò e raggiunse la cucina. Le mensole erano vuote, e l’unica cosa che rimaneva sopra il ripiano era un bicchiere trasparente con le fragole disegnate sopra.
“Nana…”
 
 
SPAZIO COMMENTI, AUTRICE:
per hachi:  *me commossa* grazieee mille! *O* mi fa piacere che ti sia piaciuto! a me è piaciuto particolarmente scrivere questo capitolo … a presto! ; )
 
 
 

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Capitolo 8
*** Chapter seven ***


love, don’t come so easily

Nana e Yasu– Baita, in un luogo imprecisato del Giappone
 
“Nobu?” esclamò Nana, entrando nella baita, con in mano la sportina.
Yasu entrò dopo di lei.
“Dove sarà?” Nana sgranò gli occhi, facendo una strana espressione. Controllò in tutte le stanze.
Si diresse nel piccolo giardino laterale, e vi trovò Nobu chinato sulle piante.
“Nobu? Che fai?”
Nobu si voltò verso di lei e le diede un’occhiata, nessuna espressione sul volto.
“Nulla. Cos’è?” chiese lui, scrutando la sportina.
“Ah” Nana guardò la sportina “ho preso una nuova giacca” la tirò fuori e gliela mostrò.
 Nobu sorrise. “Molto bella, davvero”.
“Già. Tutto bene?”
Nobu la guardò malinconico. “Hachi ha abortito”.
La sportina cadde dalle mani di Nana.
 
Shin e Misato – Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
 
Shin spalancò gli occhi, quando Misato si ritrasse dal terzo bacio. “Direi che è meglio che vada” sussurrò.
Shin la guardò malinconico.
“Ma tornerò presto, lo prometto”. Misato sorrise.
 “Okay”.
Misato lo guardò, amareggiata. “Dai, non essere triste.”
Shin le arrivò accanto, accarezzandole i capelli, la testa di lei contro il suo petto. “Non lo sono”. Le diede un bacio.
Misato lo fissò, stupita.
 
Nana e Nobu– Baita, in un luogo imprecisato del Giappone
 
“Che vuoi dire?” biascicò Nana, le parole non volevano uscire come un unico fluido liquido, era piuttosto agitata.
Nobu non trattenne una lacrima. “Nana, mi manca Hachi”.
Nana lo guardò ad occhi sgranati. Nobu stava piangendo sotto ai suoi occhi. “Nobu…”
Nobu le si avvicinò e le si buttò tra le braccia, singhiozzando.
“Nobu…”
Nobu continuò a piangere contro la sua spalla, incurante di nulla. Le braccia di Nana ricadevano accanto ai suoi fianchi, incapaci di abbracciarlo.
“Hachi ha abortito?” disse, gli occhi come due fessure.
Nobu annuì contro la sua spalla e sentì i suoi singhiozzi muoverla a sincrono.
Nana guardò l’orizzonte con una faccia triste.
 
Hachi – In giro, Giappone
 
Hachi si strinse nelle spalle, il freddo pungente di quella giornata le entrava da sotto il vestito e gli stivali di camoscio. Sospirò e una nuvoletta si formò dalle sue labbra.
Guardò il cielo, triste. Sentiva tanti brividi scuoterla dentro, e paura. Aveva fatto bene?
E dov’era Nana in quel momento?
Sentiva così tanto la sua mancanza, che quasi le mancava il respiro. Aveva bisogno di lei, aveva un’incredibile bisogno di lei. Pianse.
Nana, dove sei? Dove sei? Perché mi hai lasciato da sola?
Aspirò quell’aria fredda che le entrò nei polmoni. La testa le girava, come un moto che non si fermava.
Nana...
Aveva bisogno di lei, non poteva farne a meno. Come avrebbe fatto, senza di lei? L’amore non arrivava così facilmente… l’amore per chiunque, l’amore sincero e più profondo… non arrivava così facilmente.
 
Shin – Appartamento in Giappone, vicino Tokyo
 
Shin si buttò sul letto e si fermò a guardare il soffitto, nel silenzio più assoluto del suo appartamento. Allargò le braccia e occupò l’intero spazio delle lenzuola, sospirò.
Il soffitto aveva tante venature ed era imperfetto, come lo era lui. Si sentiva così perso… e così solo.
Misato aveva avuto paura di lui? Nana, Hachi, Nobu, Yasu dov’erano? Perché lui era lì da solo? Aveva paura, così da solo.
 
Nana Nobu– Baita, in un luogo imprecisato del Giappone
 
“Nana, scusa se ti ho pianto contro la spalla. Sarai tutta bagnata” mormorò Nobu scostandosi da lei e asciugandosi gli occhi con le maniche della maglia.
Nana scosse la testa e si toccò sulla spalla. “Solo un po’. Hai fatto bene”.
Nobu la guardò, tremante. “Voglio Hachi”.
Nana ricambiò l’occhiata, profonda. “Lo so.
 

 

spazio ringraziamenti…
 
hachi: grazie mille J spero ti piaccia anche questo
 
 



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Capitolo 9
*** Chapter eight ***


strong is the heart, more than anything else

Nana e Yasu. Baita, in un luogo imprecisato del Giappone

 

“Hachi,

se mi avessi detto che avresti abortito, ti avrei tenuto la mano….”

 

 

Nana: “Cerchiamo sempre quello che non possiamo avere, almeno al momento.  è proprio vero…”

 

 

“Allora, che cosa c’è per colazione?” Yasu lanciò un’occhiata al tavolo.

“Un attimo, sto preparando pelato. Abbi pazienza” mormorò Nana, intenta ai fornelli. Indossava un grembiule giallo e rosa con le fragole e stava spostando alcune pentole.

“Uhm, che profumino. Avrai mica bruciato qualcosa?” Yasu la guardò con due occhioni e Nana prima lo incendiò con lo sguardo, poi scoppiò a ridere.

“Direi proprio di no” affermò.

“Allora, è la prima volta” Yasu allargò il sorriso.

Nana lo squadrò velocemente, poi tornò alle sue uova. “Hai sentito Nobu?”

Yasu scosse la testa. “Come va? Ieri ho visto che parlavate di fuori”.

“Hachi ha abortito. Dovrei raggiungerla, andare da lei”.

Yasu socchiuse le labbra e la sigaretta andò penzoloni. La guardò con espressione seria. “Sì, forse dovresti. Fai quello che ti senti”.

Nana annuì. “Intanto, mangiamo!”.

Yasu la guardò:  indossava la nuova giacca gialla col cuore. Sorrise.

 

Hachi – In giro, Giappone

 

“Prego,  222 yen” disse la commessa.

Hachi la guardò, poi aprì la borsetta con le perline e le porse i soldi.

“Torni a trovarci” la salutò la commessa. Hachi uscì dal negozio, e la porta produsse uno scampanellio mentre se la richiudeva alle spalle. Respirò l’aria fresca di dicembre, Natale era alle porte.

Doveva assolutamente comprare qualcosa di carino, di kawaii da aggiungere alla sua collezione, da mettere sul tavolo… qualcosa che desse un’atmosfera natalizia e familiare. Qualcosa di speciale. Almeno persa in quei pensieri, non le veniva in mente ciò che la tormentava di più…

 

Shin – Appartamento in Giappone, vicino Tokyo

 

Drin. Drin.

“Pronto?” mormorò Shin, appena alzato dal letto.

“Pronto Shin, sono Nobu”.

“Nobu! Ciao, come va?”

“Così, tu?”

Shin alzò le spalle e poi rispose. “Sì, anch’io così”.

“Ti vengo a trovare se vuoi”.

Shin sbuffò in un sorriso. “A tua scelta”.

Anche Nobu sorrise. “Ti devo parlare”.

Shin si fece un po’ più serio. “D’accordo, ti aspetto”.

Nobu chiuse la chiamata.

 

Nana e Yasu– Baita, in un luogo imprecisato del Giappone

 

“Nobu?” esclamò Nana, bussando alla sua camera.

Nobu ne venne fuori, con le sopracciglia alzate. “Sì?”

“è pronto. Vieni a mangiare” il tono duro di Nana si disciolse quando lo guardò negli occhi.

Nobu annuì. “Dopo devo uscire, ma i tuoi manicaretti non me li perdo per nulla al mondo”.

Nana gli lanciò un’occhiataccia, poi gli si avvicinò e gli diede un abbraccio, scompigliandogli i capelli. “Sei più grande di quello che pensavo”.

Nobu le sorrise contro la spalla e i capelli. “Bene”.

“Ora staccati e mangia. Poi vai” Nana sorrise, guardandolo negli occhi.

“Ti voglio bene, Nana”.

 

Hachi – In giro, Giappone

 

Hachi infilò nella sportina il suo ultimo acquisto: una figura natalizia di porcellana con i brillantini.

Sospirò e guardò le decine di vetrine che le si ergevano davanti, ancora inesplorate. Fece un sorriso e decise che doveva entrarvi, in tutte. Ora toccava agli abiti…

Decise che qualcosa del suo stipendio, doveva pure risparmiarlo però…

 


Ringraziamenti a chi legge e continua a leggere questa ff, e a:

hachi, ancora una volta grazie mille per commentare, sei davvero gentile! *_* e grazie mille per i complimenti, mi commuovono.

Mi scuso comunque per il ritardo e a presto con un nuovo capitolo,
a.



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Capitolo 10
*** Chapter nine ***


everytime we touched, I got that feeling…

Nana e Yasu. Baita, in un luogo imprecisato del Giappone

 

“Nobu è andato da Shin?” chiese Yasu. Nana lo guardò e annuì.
Yasu si fumò la sua sigaretta, poi si mise il giornale davanti agli occhi e Nana non vide più il suo sguardo per tutta la mattinata.
“è andato a dirgli dell’aborto?” domandò ancora Yasu, dopo un po’. Nana, che stava mangiando, appoggiò il cucchiaio con i cereali alle labbra, sentendone il freddo acciaio. “Sì”.
La televisione accesa nella stanza trasmetteva le notizie del mattino, in cui i Blast apparivano in testa alle classifiche dei singoli venduti, ma venivano dati come nascosti alla stampa e ai fan.
Nana scosse la testa, cupamente, pensando che i loro fan erano la ragione per cui potevano andare avanti, per cui potevano ancora stare nascosti in quella baita, per poi proseguire con il loro ascendente successo.

 

Shin – Appartamento in Giappone, vicino Tokyo

 
Qualcuno bussò piuttosto duramente alla porta. Shin, steso sul letto, chiuse i pugni e corrugò le sopracciglia. Con un balzo, si alzò in piedi, stancamente e si avviò alla porta. L’aprì.
“Nobu, ciao”.
Nobu strinse gli occhi, e lo abbracciò.
Shin spalancò la bocca, e rimase stupito. Solo dopo un attimo chiuse le braccia sulla schiena di Nobu, per ricambiare il gesto.
“Hachi ha abortito” sussurrò Nobu all’orecchio di Shin, mentre si stava commuovendo delle sue stesse parole e da tutti quei pensieri che teneva repressi da troppo, troppo tempo.
Shin rimase in silenzio, ma le braccia che chiudevano l’abbraccio di Nobu, strette alla sua schiena, scivolarono nel nulla, accanto alla sua esile figura.
Una sigaretta cadde.

Hachi – In giro, Giappone


“Eccole qua il resto signorina” disse la commessa del negozio d’abbigliamento nella quale era appena entrata.
“Grazie, arrivederci” mormorò Hachi, facendo un piccolo inchino. In un istante fu fuori, e respirò quell’aria profumata di Natale e di fresco. Si immerse ancora nella folla di Tokyo, lasciandosi trasportare verso nessuna direzione.

 

Shin e Nobu – Appartamento in Giappone, vicino Tokyo

 

“Come può essere? E ora? Dov’è Hachi?” chiese Shin, guardando Nobu che si stava asciugando il viso con il lembo della manica.
Nobu scosse la testa. “Non lo so, vorrei andare a cercarla. Vorrei trovarla e confortarla, stringerla tra le mie braccia”.
“Come ti capisco” disse Shin, guardandolo negli occhi. “Anch’io lo vorrei fare”.
Nobu ricambiò lo sguardo. “Sì, ma tu in un altro modo”.

 

Nana e Yasu. Baita, in un luogo imprecisato del Giappone

 
Driin. Un telefono squillò. Nana spostò lo sguardo dalla televisione al tavolino. Si alzò e lo prese, spinse un tasto. “Pronto?”
“Nana, sono io, Nobu. Senti, io e Shin andiamo a cercare Hachi”.
Nana sgranò gli occhi e fece per aprire la bocca e dire qualcosa, ma le parole non le uscirono.
“Tu cosa vuoi fare?”
Nana guardò il muro davanti a sé e si ricordò di Yasu alle sue spalle, si girò e lo fissò. Lui ricambiava l’occhiata, perplesso, la sigaretta in bocca.
“Come?” disse Nana, non ancora realizzando che cosa le aveva detto Nobu.
“Dicevo… tu che vuoi fare? Vuoi venire con noi?”
“Andate a cercare Hachi?”
“Già…” rispose Nobu, abbassando il tono. “Mi hai sentito?”
Nana non sapeva cosa dire. Dentro di sé le emozioni erano troppe da gestire, e i pensieri volavano alla velocità della luce.
“Nana?” ripetè Nobu, dall’altra parte dell’apparecchio.
“Vengo anch’io, Nobu. Aspettatemi”.




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Mi scuso ancora per il ritardo, ma non riesco ad essere troppo puntuale, anche se ci provo :) e un grazie a chi ha la pazienza di seguire questa ff!!

grazie mille hachi, e spero ti sia piaciuto anche questo ;) buon Natale e buone feste,  a tutti!
Un ringraziamento a chi continua a leggere questa ff, sarei felice se chi legge mi vorrebbe far sapere che cosa ne pensa .

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Capitolo 11
*** Chapter ten ***


Any moments of your distance, I felt them in my heart.

Hachi , in giro, Giappone



Hachi uscì dall’ultimo negozio d’abbigliamento che aveva visitato, quel giorno. Aveva perso parecchio tempo tra un negozio e l’altro, ed era davvero esausta. Forse, quel vuoto che sentiva in ventre, le dava una sensazione di maggior fatica e… nausea. Ci ripensò un istante. I medici attorno a lei, gli infermieri, e la segretaria. Tutti che le mettevano fretta, e che poi in un mormorio le chiedevano se stesse bene. Si mise una mano sulla pancia, e sentì il vero vuoto che l’aveva riempita. In quel tempo trascorso per negozi, non si era nemmeno soffermata a pensare se avesse sbagliato o no ad abortire. Perse i pensieri tra gli abiti e gli accessori che le piacevano tanto, ricordandosi quando ancora desiderava di incontrare l’uomo della sua vita. Eppure, quel bambino… quel bambino mai nato che era di Takumi, che cosa le aveva dato? Takumi non poteva essere l’uomo della sua vita… e c’era qualcuno a quel mondo, che potesse esserlo per lei?

Nana, Shin e Nobu alla ricerca di Nana , in giro, Giappone

“Nana!”
Nana si voltò all’istante, la sigaretta in bocca. Guardò alcuni secondi, senza dire nulla. “Che c’è?”
“Aspettaci. Stai guardando in questo negozio da un bel po’, ormai” borbottò Nobu, affaticato.
Nana scrollò la testa.
“Guarda che siamo tutti in pensiero per trovare Hachi…” cominciò Shin, lanciandole un’occhiata.
“Stavo guardando questo gioiello. Mi piacerebbe regalarglielo” mormorò Nana, prendendo in mano un grosso ciondolo violetto.
Shin sbuffò quasi, sorridendo. “Ma dai, ne avrete mille di questi affari…”
Nana si voltò, fulminandolo con un’occhiata. “Non è vero” disse.
Shin alzò le mani in segno di resa.
“D’accordo” disse Nobu “ma dovremo incamminarci di nuovo, non pensi?”
“Volevo prenderle un regalo, visto che fra poco la rivedrò…”
Shin annuì, facendosi accanto a lei. “Per me questo è molto bello”
Nobu guardò da sopra le spalle di Nana. “è davvero grazioso”.
Nana li guardò ad uno ad uno, alle sue spalle, poi sorrise, fissando il gioiello. “Lo penso anch’io”.

“Dai, forza allora. Dobbiamo trovarla” disse Nobu, quando furono fuori dal negozio.
“Credete che sarà molto distante?” Nana si rabbuiò, incontrando i loro occhi.
Shin scosse la testa.
Poi un cellulare vibrò. Shin controllò le tasche, accorgendosi che era il suo. Aprì lo sportelletto e si annunciò.
“Pronto, ciao Shin. Sono Misato. Senti, qui c’è Nana con me”
“Cosa intendi con Nana?” Shin socchiuse le labbra, la sigaretta in bocca. Nana e Nobu lo fissarono, attendendo che continuasse.
“Voglio dire c’è qui Hachi con me. Hachi. Pensavo la steste cercando… insomma, pareva così sola. L’ho trovata fuori da alcune vetrine. Non è molto distante da dove abitate voi”
Shin sorrise, socchiudendo gli occhi. “Dammi l’indirizzo, arriviamo subito”.

*

Eccomi con un nuovo chapter, dopo tanto tempo. Mi sono presa una lunga pausa, causa problemi personali.
Spero di aggiornare presto, e a qualcuno verrà ancora voglia di controllare e leggere questa fan fic
vi ringrazio tutti ;)

F. a

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Capitolo 12
*** Chapter eleven ***


Chapter 11 -


When what you're dreaming of, become real...


Quando aspetti qualcuno che vuoi vedere da tempo, la tua mente non riesce a pensare a nient’altro che a quella persona. Quello era ciò che provavo aspettando Nana. Ogni secondo, ogni attimo era rivolto a lei. Pensavo che si sarebbe arrabbiata a morte con me per non aver tenuto il bambino. Ma che cosa avrei potuto fare allora?

Le gocce di pioggia di quel giorno mi riempirono le guance e lo stomaco vuoto. Sentii che nonostante tutto, quella era stata la decisione migliore per me stessa.


Hachi si affacciò alla finestra, scostando la tenda color rosa pesca. “Grazie Misato” mormorò.

Misato allungò uno sguardo verso di lei, provando ad entrarle nei pensieri. “Non essere preoccupata per come reagirà.”

Hachi scosse lievemente la testa. “Ho solo paura che non capisca.”

Misato le andò vicino, provando a sorriderle. “Cosa hai comprato di bello oggi?”

Hachi ricambiò, lasciando che la tenda coprisse la visuale. Il rumore della pioggia quasi coprì il sussurro. “Dei nuovi abiti” Provò ad alzare la voce, e a schiarirsela. “Forse potrei regalarti qualcosa. Sei stata così gentile con me.”

Misato fece di no. “Non è stato un problema, avresti fatto lo stesso con me, Hachi.” La vide sorridere dopo molto tempo. Annuì.

Il campanello annunciò l’arrivo di Nana, Nobu e Shin. Hachi si affrettò alla porta, tenendosi la pancia. Vuota.

La aprì. “Hachi” sussurrò Nana, prendendola tra le braccia. “Sei più magra del solito.” La sigaretta penzolò dalle labbra socchiuse.

Nana” sorrise Hachi “sono contenta di vederti.”

Che hai fatto?” Nana la scrutò.

Hachi si mordicchiò le labbra, prima di rispondere. “Ho abortito, Nana. Non c’è più.”

Nana, seguita da Nobu e Shin con l’espressioni sbigottite, rimase a guardarla dimenticandosi di togliere la sigaretta dalla bocca. Lo fece, dopo alcuni istanti. “Che hai fatto?” ripetè, con un tono più alto e sbilanciato.

Non sentivo che era giusto…” ricominciò Hachi, quasi senza voce. Provò di nuovo a schiarirsela. “Nana…”
Nana la abbracciò di nuovo, questa volta tenendola premuta verso di sé. “Se lo volevi, hai preso la decisione migliore.”

Hachi sorrise, appoggiata sulla sua spalla.

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Capitolo 13
*** Chapter twelve ***


Chapter 12


- When I hear you screaming, my heart feels your pain –


A volte non ci accorgiamo che ciò che abbiamo davanti agli occhi è tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Ci inoltriamo nei meandri della nostra mente, scavalcando spazi che altrimenti resterebbero oscuri. Forse, che avrebbero dovuto rimanere tali. Ciò di cui veramente andiamo sognando, notte dopo notte, non è altro che un'espressione di quello che troviamo al nostro risveglio e che mai, mai ammetteremo che è stato sempre lì, proprio dove non abbiamo mai cercato.


HACHI – In quel di Tokyo

Le folte chiome degli alberi, quando è primavera, mi spaventano un po' all'inizio. Non so mai abituarmi a loro. Le vedo come padrone del cielo, della terra. Poi, invece, mi accolgono e stupidamente, sembra quasi che mi invitino a guardarle.

Ho come l'impressione che farò tardi” mugunò Hachi, tenendo stretto a sé un pezzo di foglio. Lo rilesse per l'ennesima volta.

Dove sei diretta?” chiese Misato, l'espressione corrucciata in modo delicato. I ricci le contornavano magnificamente il viso.

Hachi la guardò, con affetto. Le porse il biglietto. “Nana me l'ha mandato ieri.”

Una parte era svanita, perchè Hachi l'aveva aperto e richiuso un milione di volte. Ma diceva più o meno cosi:

Hachi, come stai? È una settimana che ci siamo perse di vista, e dopo... bè, dopo ciò che è successo, vorrei avere più tempo con te. Le prove sono terminate per ora, ci vediamo sotto i Sakura a Shinjuku. Con amore, Nana.

Le piaceva perdersi negli istanti passati con Nana, ma tutto ciò di cui aveva bisogno era guardare al presente. Avrebbe avuto altri momenti con lei. La loro amicizia si sarebbe intensificata, come sognava da sempre.


NANA. Ogni qual volta dovevo incontrare Hachi, avevo sempre quel piccolo timore. Il timore che si ha quando si incontrano le persone che amiamo, di cui veramente non vediamo l'ora di trascorrerne il tempo insieme. Il timore che risiede dentro al nostro cuore, quello stupido riflesso delle nostre paure, che dovremmo cancellare, in un modo nell'altro. La paura che quella persona si allontani, che quella sia l'ultima volta che la possa vedere.

Nana e Hachi – Sotto i Sakura, Shinjuku (Tokyo)

Ho capito...” sbuffò Nana, tenendo il cellulare ad un soffio dall'orecchio. “Senti, Yasu, sarò lì fra qualche giorno.”

Nana, comprendo che tu voglia stare con Hachi. Non è ciò che sto mettendo in discussione. Vorrei solo non dimenticassi che abbiamo dei concerti in programma a fine mese. Abbiamo bisogno di provare ancora.” La voce di Yasu risuonò tuonante nella sua testa.

Non adesso. Abbiamo provato abbastanza, per il momento.” Nana richiuse la chiamata, chiedendosi se Yasu non si sarebbe offeso dal suo gesto.

Appena alzò gli occhi sui Sakura, rosa più che mai, incontrò quelli di Hachi, che si stava facendo spazio in mezzo alla folla. Non potè non riconoscerla. Il suo sguardo vago, i capelli lisci e di quel castano così familiare, come le noci. I suoi gesti dolci, anche se solo per mettersi in ordine il vestito azzurro.

Nana!” urlò, facendosi sentire da più persone di quante avesse pensato.

Nana le sorrise, e si tolse per un attimo la sigaretta dalla bocca. “Hachi, che bello rivederti. Come stai?” le chiese, mentre Hachi le piombava addosso in un attimo.

Sto bene!” ululò. “E tu?” la sua espressione assomigliava davvero a quella di un cagnolino che ha appena ritrovato il padrone, in mezzo alla strada.

Nana annuì, tenendola abbracciata. “Quello scemo di Yasu mi ha appena rotto le scatole. Vuole proseguire con le prove.”

Hachi si accigliò. “E come mai?”

Nana scosse la testa. “Ma niente... abbiamo dei concerti in programma prossimamente.”

Che coosa?” Hachi la guardò, impaziente. “E perchè non mi hai detto nulla? È fantastico, Nana! La gente potrà ancora ascoltarti!”

“Sì, ma... non so se mi sento pronta per cantare ancora davanti a tante persone. Gli ultimi concerti che abbiamo fatto erano abbastanza sottopopolati. Non fraintendermi, Hachi... amo cantare sopra ogni altra cosa...”

Hachi sorrise, mentre Nana le diede una carezza sulla pancia, sorprendendola. Non c'era più nulla lì dentro.

“A volte, cerchiamo troppo ciò che arriverà comunque.” disse Nana, affondando i suoi occhi in quelli di Hachi. Hachi non seppe cosa aggiungere a quell'affermazione.

Si limitò solo a ricambiare lo sguardo, e poi ad abbracciarla ancora.

“Tutto quello che desideri, Hachi, arriverà a tempo debito. Me lo sento, come sento che noi due ci incontreremo sempre. In un modo o nell'altro.”

Tutto l'affetto che Hachi provava per lei, si condensò in quell'affettuoso momento. Stringeva la giacca di Nana sotto le sue dita, credendo che per un attimo il tempo si fermasse a cogliere i Sakura in fiore, e quella giornata attorno a loro.




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Capitolo 14
*** Chapter thirteen ***


CHAPTER 13.

Gently, my arms hold you tight, and I can hear you whispering.


NANA- La perfetta mattina di Primavera è quella in cui sento la musica nelle mie orecchie. Mi prende una gran voglia di cantare, e nel sogno, afferro il microfono con quanta grinta trovo dentro di me, e urlo: “Ancora una canzone, gente!”


Yasu afferrò il bollitore e passò a Nana una tazzina di tè. “Questo per il tuo mal di pancia” sussurrò, mentre Nana lo guardava in modo storto.

Non vorrei che diventassi troppo gentile, pelato”.

Yasu sbuffò un sorriso, trangugiando un sorso. “Smettila di essere sempre così sicura di te”.

Nana sorrise di sbieco e prese una sigaretta. “Il mal di pancia è finito. Ora ho bisogno di questa” la indicò e se la accese.

Non in questa stanza!” esclamò Yasu. “L'ho decorata apposta per essere una stanza meditativa. Me la stai rovinando”.

Meditativa?! Un accidente! Tu non hai nulla di meditativo se non la tua pelata e quella non mi ispira per nulla” urlò lei, ironicamente.

Yasu si offese un po' all'inizio, poi come al solito, abbassò la testa sulla sua tazzina, soffiandoci sopra e dimenticò le sue parole.

Nana si alzò e lo raggiunse, appoggiandogli le mani sulle spalle. “Mi manca Ren” sussurrò, più a sé stessa, egoisticamente, che a lui.

Yasu annuì. Lo sapeva. Lo sapeva da sempre. “Lo incontrerai presto”.

Questo presto non arriva mai. Mi sono stancata di aspettare il domani”.

Perchè non scrivi una canzone?” le chiese lui, afferrandogli la mano e lasciandola sorpresa.

Una canzone sul mio stato d'animo attuale?” la buttò lì lei, senza essere pienamente convinta.

Lui fece un cenno di assenso, ancora. “Sarà una gran canzone. Me lo sento. Poi è da tanto che non ti cimenti con il songwriting. Datti da fare”.

Nana si tolse la sigaretta dalla bocca, aspirando. “Pelatino, mi sa che hai ragione”.

Lui la guardò, e appoggiò la testa sulla sua pancia. Il momento finì subito, e lui si alzò per lavare la tazza.

Nana sorrise e guardò la schiena di lui, curva sul lavandino. “Magari includo anche te nella canzone”.

Yasu si voltò. “O magari... ne puoi scrivere un'altra su di me. Non credo di centrare nulla con Ren.”

Nana era riluttante sulla sua risposta, ma gli dette ragione. Gli fece una smorfia ed uscì dalla stanza.


HACHI- Tutto ciò che faccio è dimenticare. Dimentico Takumi nella mia testa, poi dimentico Nobu. E anche se provo a convincermi che ci sono riuscita, so che è tutta una balla.


Ne voglio ancora un po', Misato!” urlò Hachi, esultando alla vista di un'altra fetta di dolce, pronta per lei.

Misato la raggiunse sul divano, e le passò il piatto. La torta era di cioccolata, crema e fragole, la sua preferita.

Hachi fece un ampio sorriso. Poi prese il cellulare. Partì la chiamata.

Pronto?” una voce assonnata insorse dall'altro capo.

Nana! Ti ho svegliata?” esclamò Hachi, tenendo la cornetta come se stesse tenendo qualcosa di estremamente prezioso. Era troppo felice di sentirla.

Hachi! No, sono contenta che tu mi abbia chiamato”.

Come vanno le prove?”

Bè... per la verità, non abbiamo ancora provato” ammise Nana, con tono un po' distante.

Nana, sono sicura che tutto andrà bene! Tornerai a cantare, persino meglio di prima”

Sto scrivendo una canzone... sai?”

Hachi fece silenzio per un istante. “Ma è fantastico! Da dove hai tratto ispirazione?”

Dalla mancanza... di qualcuno accanto a me” mormorò Nana.

Hachi sorrise amaramente. “Spero che questo non includa me”.

Nana spezzò la tensione. “Affatto” anche lei sorrise. “Senti qua...”

Cominciò a cantare, teneramente, strimpellando la chitarra e Hachi potè sentire la sua candida passione ravvivarsi e trapelare dalla cornetta. Era da tempo che sognava di sentirla ancora cantare così.

And gently I hold you... gently I hold you tight. Baby, cause I missed you and nothing was alright.”

Nana, è bellissima. Spero terrai queste parole nella versione completa”.

Nana continuò a cantare quella strofa. “Ci vediamo nel pomeriggio, Hachi”.

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