De Jeiro.

di Chambertin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** the way things are # alisia ***
Capitolo 2: *** she is a rock, he is a asshole # yanel ***
Capitolo 3: *** beginning of miracle # kat ***



Capitolo 1
*** the way things are # alisia ***


The paradise.
The way things are # alisia.

 
Così vanno le cose a De Jeiro.
Le case diroccate, i pavimenti oramai diventati dei prati a volte anche fioriti, come adesso è quel masso dove lo lasciammo.
Non potevamo tornare indietro, se l’avessimo fatto saremmo morti anche noi, eppure a volte rimpiango di non averlo fatto, di non essere morta con lui.
Il cielo è azzurro, non c’è neppure una nuvola. E questa luce che oltrepassa le fronde verdi degli alberi, crea sui sassi bianchi ombre che giocano a rincorrersi fra loro con un moto quasi ipnotizzante; le libellule blu svolazzano sopra raganelle gialle e le farfalle si rincorrono girando in spirali fra loro.
Sì, la natura comanda gli uomini e gli uomini comandano altri uomini. Sì, così vanno le cose a De Jeiro.
Alla fin fine, vedi, non è cambiata molto.
Credevamo che avremmo potuto salvarla dalla rovina, dal male dei mali, solo noi quattro contro l’intera società.
L’acqua è cristallina, gelida al tatto, un tempo era usata come polla per fare il bagno, un’alternativa valida – e tonificante – al mare; ora gli unici che vedi aggirarsi a quell’acqua sono soprattutto lupi, che hanno sovrappopolato i nostri boschi, ma potresti incontrare anche qualche nostro alleato che sbuca fuori da dietro un albero e va a rifugiarsi in scivolata sulla ghiaia in una grotta sotterranea fra piccole rapide e ragnatele.
Così vanno le cose a De Jeiro.
La vedi quella centrale elettrica mezza crollata? Là, proprio là sul fianco di quel monte a destra? La vedi? Ecco, lì ci incontrammo per la prima volta, durante la fuga della Quinta Epidemia proveniente da quelle fosse a valle, quei gas maledetti che uccidono la gente fra agonie e deliri impressionanti, e neanche farlo apposta scoprimmo che i nostri genitori ci mandarono su in cima per scampare ai gas. Ma in realtà a De Jeiro era normale che i genitori mandassero via i propri figli per salvarli.
Le acque a valle sono stagnanti, non come quassù che sono limpide e pure. Laggiù i colori che prevalgono sono il marrone delle paludi e il grigio del resto; quassù i colori sono il verde e l’azzurro.
L’ho detto a De Jeiro è la natura che comanda gli uomini, viviamo in funzione di essa, se lei decide di ucciderci, possiamo scappare quanto vuoi ma ci uccide; se vuole che sopravviviamo ci fornisce i mezzi necessari per salvarci. Eppure è anche vero che a De Jeiro gli uomini sono comandati da altri uomini, e pure se la natura decide di salvarti ma un uomo decide che devi morire, muori lo stesso.
Così vanno le cose a De Jeiro.

 

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Capitolo 2
*** she is a rock, he is a asshole # yanel ***


powerhouse.
she is a rock, he is a asshole # yanel

 
La prima cosa che vidi fu un soffitto diroccato. Dove mi trovavo?
Poggiai una mano a terra e oltre alla polvere, sentii anche un leggero prurito. Tastai ancora più in là e trovai un lembo di tessuto. È vero, ora ricordavo: la Quinta Epidemia.
Richiusi gli occhi e mi girai su un fianco, portandomi sulle spalle il cappotto che per tutta la notte era stato come una coperta.
Avevo negli occhi ancora quelle immagini strazianti, di quelle persone – uomini, donne, bambini, anziani, era indifferente – che per la follia provocata da quei gas erano morte. Cataste di cadaveri ai bordi delle strade, e militari con maschere antigas che uccidevano chi ne fosse infetto.
Di fianco a me Kat si rigirò nel sonno, mettendomi un braccio sopra per sentire la mia presenza. Alzai leggermente la testa per guardarmi intorno e dall’altra parte dell’edificio, verso nord, notai la ragazza e il ragazzo di ieri intenti a improvvisare un fuoco per cucinare.
Decisi di alzarmi, facendo scivolare sulla mia schiena il braccio di Kat che dormiva ancora beatamente.
Il ragazzo era seduto su un pezzo di muro crollato chissà quanto tempo prima, la ragazza invece a gambe incrociate che faticava ad usare due pietre per accendere il fuoco.
Serve aiuto? chiesi avvicinandomi ancora e i due mi guardarono in silenzio. Se si parlavano voleva dire o che si conoscevano da prima oppure che avevano stretto amicizia durante la notte, e allora perché con me non fiatavano?
La ragazza fece correre lo sguardo fra me e l’altro, poi si alzò e mi porse le pietre.
Come si accendeva un fuoco con due pietre, non lo sapevo neanch’io, così improvvisai leggermente sotto pressione per via degli sguardi dei due.
Non riesco a concentrarmi, dissi, se mi fissate così.
Poi da dietro mi sentii tirare la maglietta e Kat mi fece cenno di passargli le pietre.
Kat non parlava, non ha mai parlato da quando lo conoscevo, e lo conoscevo da molto tempo; era leggermente più piccolo di me, con gli occhi scuri e i capelli castano chiaro, tendente al rossiccio, non come i miei, rossi.
In un batter d’occhio si abbassò al livello della legna e con due colpi sulle pietre creò delle scintille che andarono subito ad appiccare il fuocherello.
Bravo, pensai. Poi se ne tornò al suo giaciglio e cominciò a contemplare le crepe.
La ragazza poco dopo mi disse di chiamarsi Yanel e che l’altro era Andrè.
Andrè e Yanel si conoscevano da tempo anche se non sapevano granché l’uno dell’altro, per via del lavoro del padre di lui. Essendo un dipendente della valle, ogni tot di tempo lo mandavano in città per dei controlli e un periodo di riposo, poi di nuovo dopo la chiamata del capo, si tornava giù.
Ascoltai le parole di Yanel poi le dissi che io mi chiamo Alisia e mio fratello, Kat. Spiegai che Kat soffre di mutismo dovuto agli shock vissuti in città, dai deliranti nelle scuole ai flagellanti per le strade. Anche per quello i nostri genitori ci mandarono via, su in cima alle montagne, dove è solo la natura che comanda gli uomini.
Secondo te, torneremo mai a casa? chiese Yanel e il ragazzo in uno scatto di rabbia si alzò da dove si era nuovamente seduto e le urlò contro che era tutto finito, che questa volta l’epidemia avrebbe ucciso tutti tranne forse noi quattro, perché era dispersiva e non sussultoria. Ma questi termini non si usavano per i terremoti? pensai ma sapendo che il padre di Andrè lavorava nel settore, forse sapeva di che parlava.
Yanel invece era frutto di un rapporto incestuoso fra sua madre e suo padre, fatti sposare per mantenere la razza. Per fortuna, mi disse, non ebbe altri fratelli, solo una sorella, Erel, morta durante la Quarta Epidemia, otto anni prima, altrimenti sarebbe toccata anche a lei la stessa fine dei genitori.
Aveva lunghi capelli neri raccolti alla bell’e meglio in una treccia che le ricadeva su una spalla dove teneva, abbassato, l’Hijab; mentre Andrè era biondo leggermente arruffato, con gli occhi verdi e profonde occhiaie.
Kat mi si avvicinò nuovamente e tirandomi per la maglietta mi portò verso una finestra, indicando una polla d’acqua dove si abbeverava un lupo dal manto bianco a chiazze grigie. Quando alzò lo sguardo notai che aveva un occhio azzurro e uno giallo. Era un esemplare splendido, anche se oramai quei boschi ne erano pieni.
In paese c’era una credenza popolare, che per me è una sciocchezza, e dice che quando una persona affetta dalla Sindrome della Valle, muore fra agonie e supplizi, la natura decida di farlo rinascere lupo, in modo da non esserne nuovamente affetto e vivere una vita pura come quella che non ha potuto avere.
Io credo piuttosto che siccome sui monti l’aria è pulita e nessuno pensa più ad uccidere gli animali perché più preoccupati a salvare loro stessi, i lupi abbiano finalmente trovato pace alle battute di caccia.
Yanel disse di andare a prendere qualcosa da mangiare. Sì, ma cosa? Bacche e radici? La salutai con un cenno della mano e un mezzo sorriso. Speriamo bene, pensai.
Andrè era ancora seduto lì, col broncio, che con un bastone disegnava nella polvere a terra per poi cercare di tenere il fuoco acceso. Doveva morire di caldo fra il calore del fuocherello e la temperatura estiva. Da fuori si sentivano le cicale frinire e come sempre pensai che fosse un suono meraviglioso, rilassante, specialmente se ti sdrai sotto un albero.
Ma perché restavamo dentro quella centrale elettrica? Fuori potevamo uscire, eppure era come se ci sentissimo più sicuri lì dentro. Al riparo da chissà quali pericoli.
Dopo una decina di minuti passati in silenzio, a giocare a morra cinese con Kat, Yanel tornò con in grembo sia nuova legna da ardere – visto che non faceva già troppo caldo, panni imbevuti di acqua fredda del ruscello qua sotto, e frutti vari, dei quali non sapevo neanche il nome.
Due li cucinammo e altri tre li mangiammo a crudo e bevemmo un po’ di acqua fresca.
Notai solo dopo che Yanel aveva un graffio anche abbastanza vistoso che le partiva dalla tempia fino alla guancia.
Cos’è successo? le chiesi immediatamente porgendole un panno umido per tamponarsi il sangue.
Oh, non me ne sono accorta, devo essermi graffiata con i rami, rispose lei sorridendo.
La notte giunse di nuovo e dopo aver messo Kat a letto, mi sedetti vicino agli altri due per capire cos’avremmo fatto, dato che eravamo insieme.
Nessuno rispose, forse perché non lo sapevano neanche loro. Ma sono sicura che Andrè sa più di quel che vuol far sembrare riguardo alle valli.
Buona notte.

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Capitolo 3
*** beginning of miracle # kat ***


chemical weapon
beginning of miracle # kat

 
Quando mi svegliai, non lo feci come al solito, ma a causa di quei rumori infernali che provenivano dal cielo.
Tuoni a ciel sereno, li definivo. Questi uomini che s’improvvisano portatori di ali come gli uccelli. Mi avvicinai alla finestra, dove c’erano già Kat, Yanel e Andrè, e osservai la scena: centinaia di elicotteri militari setacciavano la zona in cerca di infetti della Sindrome per eliminarli.
Ecco perché restiamo qua dentro e non usciamo allo scoperto, aveva detto Andrè serio, altrimenti ci ucciderebbero a suon di mitragliate. Kat fece finta di sparare con una mitragliatrice, poi alzò lo sguardo su di me e con un cenno basso della mano gli dissi di smettere.
Ma noi non siamo infetti, rispose Yanel preoccupata, ma Andrè rimase zitto.
Sentivo la rabbia salire secondo dopo secondo, fremevo solo il pensiero di vibrare un pugno contro quel bel faccino angelico. Lo spinsi a terra e gli misi un piede sullo sterno mentre lui un po’ cercava di liberarsi, un po’ gemeva per il dolore.
Adesso ci dici quello che sai. ordinai perentoria fissandolo negli occhi verdi con cattiveria.
Yanel provò a fermarmi spaventata, ma Kat la trattenne per un braccio. Lei lo guardò, lui guardò lei e indietreggiarono entrambi di qualche passo.
Cosa vuoi dire? chiese allora Andrè dietro un altro gemito. Tu sai più di quanto vuoi farci credere. mi mise una mano intorno alla caviglia, ma io resistetti a tenerglielo premuto sopra, volevo sapere la verità. Allora parli o no? glielo chiesi la prima volta e lui rimase in silenzio. Parli o no? glielo chiesi la seconda volta e finalmente mormorò un “va bene” strozzato. Solo a quel punto tolsi il piede e lo aiutai a rialzarsi fra i colpi di tosse.
Va bene, vi dirò quello che so, anche se non è molto. andò a sedersi al suo solito posto e cominciò a parlare.
Disse che a valle avvengono esperimenti chimici. In che senso? Nel senso che provano a creare armi chimiche. È per quello che ogni tot anni avviene una nuova Epidemia, per testare l’arma.
Non sapevo cosa dire, Andrè si gratto la testa sconsolato, guardando una pietra particolarmente affascinante alla sua destra, Yanel tratteneva le lacrime al pensiero che sua sorella fosse morta per una prova, tenendo una mano sulla bocca e l’altra intenta a stringere la mano di Kat che invece come al solito non mostrava cenni d’interesse e restava impassibile a fissare il vuoto.
Abbassai lo sguardo, non sapevo cosa dire e in quel momento restare in silenzio era la cosa che mi dava più fastidio in assoluto, i singhiozzi strozzati di Yanel mi davano su i nervi, il rumore degli elicotteri sopra di noi erano insopportabili.
Ti chiedo una cosa: sai il perché di queste armi? Yanel si asciugava gli occhi, con voce tremante. Andrè scosse la testa. Dopo tutti questi anni passati a fare su e giù dalla valle non hai sentito neanche un frammento di conversazione su questo argomento? fece poi avanzando un passo. Non sarei qui a raccontarti queste cose, non credi?
In effetti non ha tutti i torti: se avessero scoperto che sapeva anche solo queste cose che ci ha raccontato, con molta probabilità lo avrebbero…
Il botto che provenne da fuori sembrò far cedere il pavimento, ma non fu quello a cedere, bensì un’altra parete non portante.
Ci scansammo tutti dai detriti, io mi lanciai a fare da scudo a Kat, tenendolo sotto di me, e lui mi guardava alzando a malapena un sopracciglio o schiudendo leggermente le labbra. Maledetto a te, perché non parli e non mi dici se ti sei fatto male? Glielo avrei voluto urlare, ma mi limitai a piangere e a fargli cadere le lacrime sulle gote rosee, a causa del dolore sulla schiena provocato da una maceria; Yanel si accovacciò a terra portandosi le braccia sulla testa e Andrè – l’unico col sangue freddo a quanto pare – si lanciò a sistemarsi sotto l’angolo dei muri portanti, proprio come quando a scuola fanno le prove antisismiche.
Quando la polvere si depositò fra colpi di tosse e quant’altro Andrè aiutò prima Yanel a rialzarsi, poi venne da me e mi tolse quella pietra  che avevo sulla schiena lasciando scoperta la ferita che mi aveva fatto. Non sentivo particolarmente dolore, solo del bruciore.
Sotto di me Kat era l’unico il quale non aveva neanche un graffio, solo un po’ spettinato.
Cos’è successo? chiese spaventata Yanel, zoppicando leggermente. Kat e Andrè si avviarono verso la finestra e notarono che poco più in cima al monte era precipitato un aereo paramilitare – o almeno credo.
Stai perdendo molto sangue, Alisia. constatò Yanel, io mi limitai a ridere sguaiatamente, oh andiamo! non ho neanche male! neanche farlo apposta in quel momento mi venne una fitta allucinante che mi partiva dalla spalla sinistra e mi prendeva tutto il braccio.
Sentite, in città non possiamo tornare altrimenti ci scambiano per appestati e ci ammazzano, io vado a vedere là dentro se c’è qualcosa che può esserci d’aiuto, magari anche del cibo.
Andrè sembrava sicuro di sé, Yanel lo guardò sconvolta scuotendo la testa.
E se ci fossero militari anche là dentro? Credi che non ti sparerebbero?
Con una caduta del genere o si saranno paracadutati prima dell’impatto oppure saranno morti.
Andrè uscì dalla centrale abbandonata e nonostante i miei richiami a Kat vidi allontanarsi anche lui con l’altro. Giuro che se gli succede qualcosa… ma prima che sparisse dalla mia vista si voltò a sorridermi. Kat che sorride? Che sia l’inizio di un miracolo?

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