Chuck vs la missione senza dettagli di f_94 (/viewuser.php?uid=207156)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Un'oscura proposta ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Un colore bizzarro ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Un'inconsueta sicurezza ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Un volo di tensione ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Un incontro inatteso ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Un appuntamento disastroso ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Un terribile fallimento ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 - Un'oscura proposta ***
1
Chuck vs la missione
senza dettagli
Capitolo 1 - Un'oscura proposta
Era una mattina come le altre a Burbank e mi stavo preparando
per andare al Buy More, erano le sette
in punto, non avevo tanta voglia di alzarmi quel giorno, poiché tutta la notte non avevo fatto altro che
pensare a quella sera in cui avevo visto Sarah sparare ad un uomo per salvarmi,
o meglio per salvare l’Intersect! Avevo addirittura avuto un sogno che presto
si era tramutato in un incubo; l’agente
segreto più sexy che conosca era nella mia camera da letto e con fare
provocatorio sembrava volesse arrivare a “quello”. Pareva troppo splendido per
essere vero, e quando si avvicinò per baciarmi estrasse un coltello come se
volesse uccidermi e fu a quel punto che aprii gli occhi, fortunatamente. Forse
la mia mente non avrebbe potuto immaginare una tale azione da parte sua nei
miei confronti e preferì svegliarsi.
Ci stavo ancora pensando!Basta! Dovevo piantarla, nel
frattempo erano già passati altri dieci minuti ed ero ancora in mutande! Dopo
essermi sbrigato, corsi giù in cucina dove trovai Fenomeno e mia sorella,
preoccupati del mio urlo mattutino, al fine di quell’incubo. Uscii velocemente
inventando una scusa che non stava molto in piedi , per quel mio strambo tono
di voce che avevano udito precedentemente.
Ero arrivato a lavoro con qualche minuto di ritardo, ma
Morgan riuscì a coprire quella mia mancanza di puntualità, con la sua
parlantina. Quando lo vidi lo ringraziai dandogli una pacca sulla spalla, non
era la prima volta che il mio amico mi parava il di dietro e stavolta infatti
mi chiese spiegazioni, stanco delle mie continue fughe ingiustificate. Gli
dissi che non mi era suonata la sveglia e che non doveva preoccuparsi del mio
comportamento sfuggente, aggiunsi che ero solo stanco perché ultimamente mi ero
portato troppo lavoro a casa. Lui fraintese le mie parole come se stessi
facendo dell’ironia, e dal suo sguardo malizioso mi fece intendere che per
lui fosse Sarah a rendermi così
infiacchito. Glielo lasciai credere, anzi era una menzogna anche più bella da
credere! E subito tornai a fantasticare se quei pensieri di Morgan si fossero
avverati per davvero!Mi lasciai scappare ad alta voce : “Oh mio Dio che miraggi!”
Il mio collega mi guardò insospettito e chiedendomi quali
sogni, visto che avevo già incontrato la donna perfetta. Risi nervosamente e
risposi che avevo avuto delle strane visioni quella notte che poi gli avrei
rivelato all’ora della pausa. Mi allontanai velocemente tanto che sparì in un
lampo alla sua vista.
L’ora di stacco era arrivata, ma non per me, Casey mi aveva richiamato
dicendomi che la Beckman voleva vederci immediatamente, spuntai ad andarmene
così in fretta che il mio amico di sempre non riuscì ad incrociarmi. E vidi da
lontano che chiese a Jeff a Lester dove fossi andato, quelli, essendo sempre nel loro mondo, non
riuscirono a dare delle informazioni utili, inizialmente si guardano e poi
indicarono con gli indici direzioni diverse come una bussola impazzita. Erano
senza speranza! In questo caso per fortuna!
Il rude agente era più imperscrutabile del solito, forse
stavolta non sapeva nemmeno un dettaglio della missione oppure semplicemente ne
era a conoscenza e voleva spaventarmi con il suo sguardo inaccessibile. Sta di
fatto che era riuscito a preoccuparmi e avevo un brutto presentimento.
Finalmente arrivammo alla base, John rimase all’entrata e mi indicò con gli
occhi di proseguire da solo. Ormai ero certo che sapeva cosa bolliva in pentola.
Un po’ smarrito proseguii il cammino e non trovai nessuno nella stanza. L’unica
voce che udì fu quella del generale sul monitor. Cominciò la conversazione
chiedendomi se mi sentivo in forma. Era alquanto sospetto da parte sua
domandarmi una simile curiosità. Risposi dopo qualche esitazione con sincerità -
: “In verità non molto generale, ho avuto delle giornate un po’ pesanti da
gestire”. Non specificai altro poiché mi vergognavo ad ammettere che quei
giorni furono di tensione e disagio per colpa dell’agente Walker. Continuò il
dialogo esprimendo un po’ di apprensione e infine ritornò ad essere più dura e
senza alcun giro di parole aggiunse che mi aveva mandato a chiamare perché era
arrivato il momento della MSD! Subito la interruppi e mi precipitai a chiarirmi
questa sigla. “Si tratta di una missione senza dettagli Chuck” – controbatté
lei con altrettanta velocità e proseguì : “Sarai perfettamente in grado di
condurre questa situazione visto che sei l’Intersect, non hai motivo di avere
preoccupazioni di alcun tipo. Sia Casey che Walker hanno già effettuato questo
test tempo fa. Se vuoi dimostrarmi fino in fondo il tuo valore di spia, sappi
che questa è una tappa obbligatoria, se rifiuti sarò costretta a sollevarti
dall’incarico finché non sarai pronto. Hai tre giorni per decidere, altrimenti
sei fuori!”.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 - Un colore bizzarro ***
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Capitolo 2 - Un colore bizzarro
Era stata abbastanza rigida, ma quel giorno era ancora più
severa del solito. Non avevo scelta dovevo accettare, ma allo stesso tempo
pensai di non esserne assolutamente in grado. Dopo queste brevi riflessioni,
replicai di doverci pensare. Nel frattempo, non mi ero accorto che Sarah mi
aveva lasciato un messaggio sul mio iphone : “ Sono in missione, Casey sta per
raggiungermi, torno tra tre giorni se non ci sono imprevisti”. Perfetto, ero
rimasto solo, volevo parlarne con lei, era la persona giusta con cui discuterne
visto che il colonnello non era esattamente un tipo socievole e mal volentieri
parlava del suo passato. Un dialogo ravvicinato con lui era escluso, visto che
in una delle ultime missioni l’avevo baciato in bocca, credendo di salvarlo.
Oddio, se ci ripenso mi risale quello che avevo mangiato quel giorno! C’e
l’aveva ancora a morte con me per quel dannato gesto!
Dovevo aspettare tre giorni? Erano un’eternità. Avevo sempre
Ellie e Morgan, ma con loro non potevo discutere di queste faccende ovviamente.
Potevo architettare un giro di parole senza far capire di parlare di robe da
spia! Ma la fantasia quel giorno non era proprio nelle mie corde. Ero in piena
disperazione, ritornai al lavoro, appena finito il turno Morgan mi raggiunse,
era amichevole come sempre e mi invitò a casa sua per una partita ad Halo,
diceva che per noi era come una medicina. Non riuscii a rifiutare, meditai che
fosse una buona idea per svagarmi, avevo altri due giorni per pensarci in
fondo. Dovevo assolutamente svuotare la mente solo per qualche ora, la mia vita
non era solo fare la spia. Ogni tanto era giusto liberare il nerd che c’era in
me.
“Ci sto amico!”- affermai deciso, battendo il cinque contro
la sua mano. “Evvai Chuck, così mi piaci amico!”- dichiarò soddisfatto del mio
entusiasmo.
Quella sera passo in fretta, anche se giocammo ben oltre le 3
ore. Ogni tanto però i miei pensieri tornavano alla MSD, e purtroppo furono
conseguenza di qualche sconfitta di troppo. Di questo Morgan ne rimase stupito,
abitualmente ero io il più bravo. C’erano sempre più dettagli che facevano di
me una persona diversa e non sapevo se in quel periodo lui si fosse già accorto
che era cambiato qualcosa nella mia esistenza. Anche lui aveva i suoi problemi,
Anna l’aveva mollato a Natale, per la sua totale mancanza di maturità; non
riusciva ad immaginarsi accasato con lei e per questo motivo non era riuscito a
trovare un nido d’amore, anzi aveva fatto di peggio, aveva utilizzato i soldi
prestatogli da Devon per comprarsi una De Lorean. Per me era comunque un grande!
Era già l’una di notte, gli dissi che mi aveva fatto piacere
passare la serata così. Lo ringraziai, lo salutai e mi avviai verso casa. Avevo
gli occhi stanchi, dovevo necessariamente riposare. Riuscii ad addormentarmi
molto più velocemente di quanto pensassi. Passò la notte, sorse il sole e mi
svegliai improvvisamente sbattendo la testa contro il muro, probabilmente avevo
di nuovo avuto dei sogni movimentati. Da quel poco che ricordo, c’era di mezzo
qualche missione pericolosa ed io ero solo e forse ci restavo secco!
Scrollai la testa e cercai di non ricordare nulla di
quell’incubo. Andai in bagno per una doccia rinfrescante scaccia-pensieri.
Rimasi molto tempo sotto l’acqua, che bagnava il mio corpo ancora tremante e
sudato dalla paura. Quando uscii, successe qualcosa che davvero non mi sarei
aspettato di vedere. Il vetro dello specchio era ancora appannato dal vapore,
ma subito notai uno strano colore sulla mia testa. Passai la mano velocemente a
destra e a sinistra per togliere quell’offuscamento e non potevo crederci! Ero
più rosso della Medusa di Stan Lee! Non riuscivo a capire cosa era successo,
avevo usato lo stesso shampoo solo pochi giorni fa! Perché mai Fenomeno o Ellie
avrebbero dovuto farmi uno scherzo del genere? Ero furioso, uscii di corsa dal
bagno ancora tutto sgocciolante e infatti inciampai sulla mia stessa saponata.
Ero ancora nudo, e dopo questo scivolone mi misi l’asciugamano attorno alla
vita e scesi di corsa le scale. La coppia era già seduta a fare colazione.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 - Un'inconsueta sicurezza ***
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Capitolo 3 - Un'inconsueta sicurezza
“Ehi fratellino che è successo? Abbiamo sentito un gran
botto” – mi chiese mantenendo dei toni seri per trattenere uno sghignazzo
dovuto al mio nuovo look. La reazione di Devon fu diversa : “Ehi Chuck ma che
ti è successo?Come mai questo cambiamento, te la chiesto la tua ragazza? Cosa
si fa per amore, io ne so qualcosa!” – enfatizzò in modo ironico fissando la
mia capigliatura divertito. “Quindi vorreste farmi credere che voi non
c’entrate niente con tutto questo?” – reclamai indicandomi la chioma tinta.
Entrambi scossero la testa come segno di dissenso. Poi mia
sorella andò a controllare in bagno il contenuto di quello shampoo e mi
rassicurò che non c’era niente di insolito nelle componenti. Uscirono di casa
per andare a lavoro e addirittura lei si portò un campioncino di quella
sostanza per farla analizzare. Sembravano sinceri, quindi pensai che potesse
essere stato Morgan, ma ancora non ne capivo il motivo. Andai nella mia stanza
e cercai un cappello lo trovai me lo misi e uscì per andare al Buy More. In realtà si notava ugualmente quel colore e
infatti gli impiegati mi osservavano incuriositi, Lester era dietro di me e mi
tolse il berretto senza che io me ne accorgessi. Jeff invece si trovava di
fronte e quando mi vide pronunciò queste esatte parole : “Ehi Ariel, ma dov’è
la tua coda?”. Il suo amico scoppio in una sonora risata e poi mi confessò ruotando
gli indici verso il capo che la sera prima avevano fatto i bagordi , e ancora non
ci stavano con la testa, specialmente l’altro. Non gli diedi retta e andai in
contro all’omino barbuto. Anche lui rise di me e mi giurò che non ne sapeva
niente di questa storia. Mandai tutti al diavolo in mente, non ero certo il
tipo da fare quelle affermazioni ad alta voce. In seguito chiamai John, e dal
suo tono di voce capii che era disgustato dalla mia situazione, attestò che
poteva trattarsi della CIA e mi confidò che probabilmente erano entrati in casa
di notte e avevano messo qualcosa nello shampoo, e che magari l’avevano fatto
per facilitarmi qualche missione. Quelle parole furono così convincenti che ci
avevo creduto subito. “Era possibile” – ragionai tra me e me. Poi riattaccò
facendo un grugnito, lamentandosi che aveva sprecato troppo tempo con me e che
stava lavorando. Rimasi ugualmente stupito che si era degnato di darmi delle
spiegazioni nonostante la sfuriata finale, che caratterizzava la sua
personalità da Marine insensibile.
Non me la sentivo di disturbare anche Sarah, perciò presi
quella decisione da solo. Volevo intraprendere questa sfida che mi aveva
proposto la Beckman. Ormai ero sicuro, tanto che andai a comunicarglielo, anche
se in realtà mi rimaneva ancora un giorno per pensarci. Il generale restò
entusiasta della mia spavalderia e sicurezza che difficilmente mostravo e mi
enunciò : “Ottimo Bartowski, abbiamo
già fatto per te il biglietto diretto in Scozia, Edinburgo, ormai penso avrai
capito che i tuoi capelli non sono diventati rossi per caso!”. “Già, ci sono
arrivato da solo, avevo capito fin da subito che fosse roba vostra, cosa
credeva?” – sostenni grattandomi la testa dal nervosismo, per la frottola
appena pronunciata. “Bene, questo era l’unico dettaglio che potessi rivelarti,
fatti trovare in aeroporto alle 6:30 fra due giorni.” – mi avvisò inarcando le
sopracciglia, forse sospettosa della mia perspicacia.
Ero pronto, sarei partito quel giorno stesso se me l’avesse
chiesto. Tutta questa fiducia in me stesso mi ricaricò l’umore e mi fece quasi
obliare quello che avevo passato pochi giorni fa con Sarah. Improvvisamente
sentii vibrare la tasca dei pantaloni : era lei e mi precipitai a rispondere :
“Ciao Sarah, che bella sorpresa!Missione in pausa?”. “Si Chuck, volevo dirti
che Casey me l’ha detto, mi dispiace, ma sapevo che prima o poi il generale ti
avrebbe affidato questo tipo di incarico. Posso assicurarti che non sarà niente
di terribile, almeno a me è andato bene, non è stato poi così difficile. Però
io non ero l’Intersect!” – mi espose tutto d’un fiato. “Non so se essere
sollevato o preoccupato!?” – asserii schiarendomi la gola. “Tranquillo, andrà
tutto bene ne sono certa!” – mi rassicurò. Nonostante quella frase, capivo che
in lei c’era un minimo di inquietudine e interresse verso di me. Questo mi
rendeva in parte felice, perché un lato di me era convinto che quei baci
scambiatoci non erano solo finzione. Specialmente il primo, quando stavamo per
morire entrambi. Mi strinse con voga e mi portò nella sua bocca facendomi
sentire suo. Quel momento non l’avrei mai cancellato e ogni volta che mi diceva
che eravamo solamente una coppia di copertura, io ritiravo in ballo quel bacio
e da parte sua ricevevo solo un cambio di rotta di conversazioni.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 - Un volo di tensione ***
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Capitolo 4 - Un volo di tensione
Quel giorno tanto sospirato ed atteso era arrivato. Mi
trovavo sull’aereo e mi ero seduto nel posto assegnatomi. Improvvisamente,
ritornarono dei pensieri negativi : “Accidenti, sono davvero solo su
quest’aereo? Nessuna spia che mi protegga? Come sono arrivato a questo punto?
Non dovevo accettare e probabilmente dovevo abbandonare per sempre questa
doppia vita. Ci lascerò la pelle e non ho nemmeno salutato le persone che mi
stanno a cuore come si deve.”
Notai con la coda dell’occhio che il tipo accanto a me, mi
fissava incuriosito, forse aveva fatto caso al mio viso, che era in preda di
tic nervosi dovuti all’ansia e che era invaso da qualche goccia di sudore, che
scendeva dalla mia fronte. Così, imboccò
una conversazione tipica del passeggero vissuto : “Va tutto bene? E’ la prima
volta che prende l’aereo? Non si preoccupi, viaggio spesso con questa compagnia
e non ho mai riscontrato problemi.” Prima di potermi esprimere, mi apparve un
flash su quell’uomo che mi bloccò. Il suo nome era Barney Walsh e a quanto pare
aveva compiuto diversi omicidi di uomini con i capelli rossi, era un ex spia e
aveva una moglie infedele. “Ecco i dettagli, se li collego tra loro, capirò
come muovermi” - ragionai dopo la visione.
Tuttavia ero nel panico : ero il suo prossimo bersaglio, visto i suoi
precedenti e la mia nuova colorazione. “S..Si è la prima volta, non ho mai
avuto l’esigenza di spostarmi … c…con questo mezzo!” – incespicai cercando di
essere convincente. “Ah, beh! C’è sempre una prima volta! Il primo giorno di
scuola, la prima cotta … il primo omicidio!” Sbiancai eccessivamente e sentii il
mio cuore rallentare quando spiccicò quelle ultime parole con tono sadico e mi
lasciai scappare una risatina isterica. “Sto scherzando naturalmente, era per
smorzare la tensione!” – chiarì sogghignando dopo qualche secondo di silenzio, rigirando
la frittata (che ormai era fatta).
Il suo aspetto, non faceva presagire nulla di malvagio. Era
una persona qualunque : capelli brizzolati, corti, occhi marroni circondato da
qualche ruga, un naso importante e una bocca sottile. Perfino il suo nome non
era minaccioso : Barney, mi ricordava solo il personaggio dei Flinstones! L’unico
indizio era un tatuaggio sul polso destro, che raffigurava una pistola rossa
con scritto : “Non volevo farlo, ma sono stato costretto”. Questo particolare
era inequivocabile. Secondo me, chiunque l’avrebbe visto avrebbe sospettato che
c’era qualcosa di losco in quel tizio. Ero combattuto, non sapevo cosa fare, cosa
dire, avevo paura di commettere qualche sbaglio che lo avrebbe fatto dubitare
di me, perciò andai in bagno. Magari lì avrei potuto riflettere meglio, senza
quegli occhi assassini colmi di sangue.
Continuavo a ripetermi di stare calmo, solo rilassandomi
avrei potuto trovare una soluzione valida. Feci dei lunghi respiri e lasciai
che i miei polmoni si riempissero nuovamente di ossigeno. Il mio rituale di
rilassamento, fu interrotto dal bussare di qualcuno. Sicuramente aveva
“bisogni” più grandi dei miei, perciò uscii e ritornai a sedermi vicino a quel
criminale. Aveva chiuso le palpebre, sembrava riposasse. “Meglio così, almeno
non dovrò dire niente!” – riflettei rincuorato. Le ore passavano incessanti e
lancette scandivano il tempo come se mi incitassero a escogitare qualcosa per
arrestare quell’individuo. Decisi che quando si sarebbe svegliato, mi sarei
dimostrato amichevole e cordiale, per iniziare una finta amicizia, da
continuare anche al di fuori del veicolo, visto che era il mio obiettivo e
dovevo fermarlo. Sperimentai dei dialoghi tra me e me nella mia testa e quando
si svegliò, iniziai la mia parte. “Ci volevo un bel sonnellino signor …” esternai
fermandomi al nome come se non lo sapessi. “Walsh o se preferisce può darmi del
tu e chiamarmi Barney” – si presentò, facendomi capire di preferire la seconda
opzione. Anche lui voleva diventare mio amico, così gli sarebbe stato più
facile uccidermi, perché non me lo sarei aspettato e magari mi avrebbe portato
in qualche sua base da ex spia, così segreto, che il mio corpo non sarebbe più
stato ritrovato. Per chi non lo conosceva, non poteva capire che dietro quei
mezzi sorrisi in ogni sua frase, si nascondeva un pazzo persecutore di fulvi!
Non so se era ricercato, presumibilmente aveva falsificato la sua morte o aveva
cambiato identità, qualsiasi cosa che avrebbe potuto far perdere le sue tracce
perfino dalla CIA. Nonostante tutto, il generale Beckman l’aveva trovato e si
era rivolta a me per catturarlo? Doveva aver perso la trebisonda oppure
finalmente aveva acquistato una grande fiducia in me e io indubbiamente non
potevo mancare questo credito.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 - Un incontro inatteso ***
cap6
Allora da più d'un mese non
aggiornavo questa storia, un po' per mancanza d'ispirazione, un po'
perché non ho visto molto interesse da parte degli utenti. In
questi ultimi giorni, invece, c'è stato un incremento e un utente
,sarina_sara, ha aggiunta la mia ff tra le preferite e seguite e la
ringrazio naturalmente :)
Dunque la voglia di proseguire è ritornata ed ecco qui il nuovo
capitolo, spero vi piaccia ;) Già dal titolo, aspettatevi un
colpo di scena!
Capitolo 5 - Un incontro inatteso
Il volo stava per
terminare, avevamo parlato del più e del meno, ad un certo punto della
discussione, mi rivelò il suo mestiere, naturalmente falsificando la realtà, :
avvocato divorzista. Io però, durante il flash, avevo visto che quel lavoro
apparteneva alla sua defunta moglie. Non
feci capire di sentirmi impacciato per quella bugia, in fondo ero abituato,
anch’io mentivo di continuo ultimamente, ma era costretto a farlo per questioni
di sicurezza, anche lui aveva i miei stessi motivi, ma per diversi scopi molto
più immorali. Io dichiarai il mio vero
lavoro, o meglio il mio primo lavoro, quello che mi faceva guadagnare sei dollari
l’ora : riparatore di computer. Quando stavamo per scendere, ci siamo scambiati
i numeri. “Tra tre ore mi trovi al bar Sean’s
, ti aspetto, se vuoi ci prendiamo qualcosa, mi hai detto di essere single, lì
di belle ragazze ne trovi quante ne vuoi, magari abboccano!” – aggiunse lui
facendomi l’occhiolino, scoppiando in una fragorosa risata. “Certo contaci!Ci
sarò, sai sono un po’ a digiuno negli ultimi tempi … in tutti i sensi!” –
risposi stando al suo gioco, cercando di essere il più naturale possibile. Non
ero certo il tipo da fare frasi ambigue, ma mi adattai per l’occasione, poi lo
salutai con una lieve pacca sulla spalla e gli misi una cimice nel collo della
camicia. Voltai dalla parte opposta alla sua e mi allontanai dirigendomi verso
una fermata, dove si prendevano i taxi. Dopo qualche minuto riuscii a prenderne
uno e dissi al conducente di portarmi al “Raddison Blu Hotel”. Era un albergo a
cinque stelle, uno dei più famosi e lussuosi della città. La CIA spendeva
davvero tanto, lo faceva sempre, ma non mi aspettavo che anch’io, seppur da
solo, avevo ricevuto gli stessi trattamenti. Ne ero felice, purtroppo non sarei
rimasto a lungo lì, comunque cercavo di immaginare di godermi al massimo il
piacevole “vacanza” offertomi.
Arrivai alla mia
stanza, la 100b, girai la chiave e non potei credere ai miei occhi. “Sorpresa!
Lo so, è una follia essere qui, però ero troppo in ansia, non potevo lasciarti
da solo!” – mi spiegò Sarah, mentre stava nascondendo delle armi sotto il
letto. Era in uno stato d’imbarazzo davvero evidente, forse era la prima volta
che la vidì così, sicuramente aveva fatto male i calcoli e si era ritrovata lì
in anticipo. Io rimasi di sasso, non ero affatto dispiaciuto nel vederla, però
da un lato ne fui infastidito, perché ero convinto che lei pensasse che io non
fossi abbastanza abile per poter lavorare da solo. Dalla mia bocca uscì solo la
parte nervosa di me e sbraitai : “Tu non puoi essere qua!Non devi proteggermi
anche stavolta!Tutto quel discorso sulla prima missione senza dettagli,eh? Tu
hai agito per conto tuo mi sembra … o mi sbaglio? Mi avevi rassicurato sul
fatto che io fossi l’Intersect e che quindi avevo una marcia in più ”. Le sue
sopracciglia cambiarono lentamente forma ad ogni parola che aggiungevo alla mia
lamentela; da curve e rasserenanti ad inarcate e diffidenti . Poi si decise a
controbattere : “Ok Chuck, pensala come vuoi! Io volevo solo farti tornare vivo
per la tua famiglia. Non c’è altro, ti lascerò muoverti da solo, ti seguirò da
lontano per assicurarmi che ogni cosa vada per il meglio, tutto qui. Non farti
strane idee, sto solo facendolo il mio lavoro e non illuderti che sia
interessamento personale”. Era stata abbastanza convincente, si era espressa
tutta d’un fiato e questa sua freddezza mi lasciò l’amaro in bocca, non mi
aveva neppure guardato in viso. Io non commentai, riuscii solo a scuotere la
testa in segno di confusione. In seguito riuscii a replicare in maniera sarcastica,
ma non troppo palese: “Bene, mi fa piacere saperti qui solo per questo!”. Feci
una pausa e continuai risoluto: “E..e hai ragione!Voglio fare tutto da solo,
dovrò pur imparare a cavarmela?Questa è l’occasione giusta .. me lo sento!”.
Finalmente incrociò il mio sguardo quando le risposi a tono, poi brandì le sue
armi, alcune delle quali le nascose sotto i vestiti, figurando involontariamente
una scena provocante, che mi mandò in pappa il cervello. Prima di uscire dalla
camera, me la trovai faccia a faccia e mi informò che per quella notte sarebbe
rimasta in quella accanto per sorvegliarmi e aggiunse una specie di
avvertimento : “Se farai qualcosa di stupido e io non ci sarò, solo perché non
mi hai voluta intorno, ricorda che la colpa sarà tua!”. Deglutii rumorosamente
a quella raccomandazione, che appariva piuttosto rude e poco amichevole.
Nonostante la sua presenza, in quel momento immaginai il volto di Casey, considerato
che quei modi di fare mi riconducevano a lui. Fu una visione raccapricciante, poiché
il corpo era rimasto quello di Sarah. Quando varcò la porta, rividi il suo vero
aspetto e gli augurai un buon soggiorno e lei ricambiò solo con un distaccato:
“Anche a te”.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 - Un appuntamento disastroso ***
cap6
Capitolo 6 - Un appuntamento disastroso
Mi cambiai gli abiti,
e mi misi qualcosa di più elegante: un completo grigio (giacca e pantaloni),
una camicia bianca e le mie solite sneakers blu, immancabili. Mi aggiustai leggermente i
capelli, che erano rimasti arruffati dopo la discussione con Sarah, perché
dalla rabbia mi era messo le mani in testa. Ok, diciamo che per i miei standard
potevo ritenermi presentabile, forse qualche ragazza mi avrebbe trovato
attraente. Il problema stava nel fatto che non dovevo essere me stesso, Barney
mi aveva invitato in quel locale per rimorchiare. Io non ne ero di certo
capace, o perlomeno quando ci provavo ricevevo sempre un bel due di picche,
perché mi mettevo a raccontare ogni volta la mia storia finita male con Jill.
Forse risultavo noioso, ma era stata la relazione più importante della mia
vita, un capitolo difficile da poter dimenticare e da non poter menzionare.
Quel giorno però, avrei tralasciato quella
lagna, dovevo apparire un tipo affascinante, quindi dovevo far credere di
essere pieno di soldi, con una villa da sballo e tutte quelle cose che
farebbero crollare quel genere di ragazze ai piedi di un uomo così. C’era
ancora un altro ostacolo che poteva rovinare la mia copertura da Don Giovanni:
il ballo. Fenomeno mi aveva insegnato solo il tango, per giunta la parte
femminile! Avrei dovuto improvvisare, era l’unica soluzione. Mancavano pochi
minuti all’appuntamento, qualche altre esitazione in più e sarei arrivato in
ritardo.
Quando arrivai al
posto, lo vidi già al bancone, stava bevendo qualcosa e appena si accorse di
me, ordinò per due, facendomi segnale che offriva lui. “Grazie, non era
necessario, potevamo dividere!”. – sorrisi, dandogli una pacca sulla spalla,
controllando che avesse ancora la cimice. “Oh, tranquillo la prossima volta
offri tu, e ti porto in un posto più costoso! – mi canzonò, ricambiando la
manata. “Ehi guarda laggiù! Da quando sei entrato non ha smesso di fissarti, io
ci proverei e poi la sua amica carina, sembra essere della mia età!Che ne dici?”
– riprese, indicandomi le prede. “Bhé
, direi che .. ci sto! – risposi facendolo pazientare qualche secondo. Ci
avvicinammo a loro, senza perdere un istante l’attenzione del loro sguardo. Lui
iniziò la conversazione con una di quelle frasi ad effetto : “Ma tuo padre era
un ladro? No, perché ha rubato 2 diamanti per metterteli nei tuoi occhi".
Lei sembrava essere rimasta particolarmente colpita ed accettò di rivelargli il
suo nome : “Questa non l’avevo mai sentita! Comunque mi chiamo Debra e tu,
poeta?”. “Barney, splendore!”. Dopodiché i due intavolarono un discorso e io
ancora ero rimasto in silenzio a sorridere come un ebete alla ragazza. Dovevo
sfoderare una cosa del genere anch’io, perciò ci provai ripensando ad una frase
di Morgan, solo che non mi ricordavo se avesse funzionato : “I tuoi vestiti
starebbero benissimo sul pavimento della mia camera da letto..”. Mi zittii
subito capendo di aver fatto una cavolata colossale e sicuramente mi aveva
preso per un maniaco e cercai di rimediare inventandomi qualcosa di banale,
però indubbiamente meno rozza : “Chissà quante volte hai sentito questa
frase?!Ma io ne ho una migliore … ecco infatti non volevo certo rimorchiarti
con questa, ma piuttosto … il sole ha perso uno dei suoi raggi più splendenti,
io ho avuto la fortuna di sapere dov’è finito!”. Lei non cambiò espressione,
sembrava ancora disgustata e delusa, perciò si mostrò sincera : “Senti bello,
io non sono né una tipa da frasi volgari, né una da frasi sdolcinate, prese da
qualche scatola di San Valentino! Perciò ti conviene cambiare tattica, cerca di
essere naturale, magari così capisco come sei!”.
Barney si accorse
della mia imbranataggine e iniziò ad essere sospettoso della mia nomina, mi
richiamò in disparte e mi suggerì con un tono leggermente arrogante, di dirgli
cosa stava succedendo e per quale motivo non sembravo a mio agio. Allora gli
inventai una frottola, sempre assumendo un atteggiamento smargiasso, che non si
addiceva lontanamente alla mia vera personalità: “Sai amico, ho un piccolo
segreto … solo l’alcool riesce a farmi fare miracoli con le donne!Per questo
non ho ancora … carburato!”. Mi scrutò
per un po’ senza dire niente, dopodiché alzò un braccio verso il barista,
richiamandolo di portarci altri drink. Cavolo, mi era intortato con le mie
stesse mani! Non reggevo per niente gli alcolici e non sapevo cosa sarebbe potuto
accadere, se mi fossi lasciato andare, soprattutto la missione sarebbe andata a
farsi benedire! Tuttavia in quel momento non connettevo, ero troppo agitato e
mi feci scappare la prima cosa pensata al momento, il problema era che lui
aveva preso alla lettera le mie parole e mi incoraggiò sorso dopo sorso. Dopo
questo episodio: blackout. Mi svegliai in una
camera d’albergo, presumibilmente quella in cui avevo sistemato i bagagli,
prima di andare in quel maledettissimo locale. C’era una acconto a me. Ma cosa
diamine era successo prima?
Allora, aggiorno proprio il giorno
prima, del mio primo giorno di scuola. No, non è uno
scioglilingua, ma la verità XD. Chuck è proprio un
imbranato (forse un po' troppo?), però infondo stiamo parlando
del Bartoswki della 2 stagione, e diciamocelo nei primi episodi era
ancora parecchio acerbo come spia, figuriamoci da solo! Se il suo
linguaggio risulta un po' diverso dal suo solito i motivi sono due :
1)non si sentono mai i pensieri di Chuck, cioè non detti
ad alta voce,2) se avete avuto l'occasione (e aggiungerei la fortuna)
di vedere qualche episodio in lingua originale noterete che non sempre
il nostro nerd utilzza espressioni tanto pulite. Comunque qui ho
utilizzato solo termini come maledettisima, diamine, insomma niente di
così scurrile infondo. Questa era una semplice precisazione nel
caso in cui qualcuno avesse qualcosa da ridire sul suo personaggio,
niente di più ;)
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 - Un terribile fallimento ***
7
Capitolo sette - Un terribile fallimento
Era quasi impossibile ricostruire quello che era accaduto quella
notte! Mi ritrovai con un mal di testa talmente forte, che alzandomi persi
l’equilibrio e caddi con la faccia sul pavimento. Dopo essermi ricomposto, mi
resi conto che non ero solo in quella stanza: al lato destro del letto c’era
una ragazza, anzi quella ragazza che avevo tentato di abbordare per fare la mia
parte da playboy. Questo era tutto ciò che ricordavo, nient’altro. Ci pensò lei
a rinfrescarmi la memoria, mi prese il viso con entrambe le mani e mi schioccò
un bacio sulla bocca esclamando: “Ehi, buongiorno!Complimenti davvero, stanotte
sei stato fantastico!”. Io mi pietrificai e allontanandomi dalle sue effusioni
riuscii solo a dire: “Eh, eh si! Mi … mi fa piacere, adesso devi scusarmi, ma
devo andare in bagno!”. Entrai frettolosamente e mi diressi subito al water,
per … bhé insomma, dopo una sbornia del genere, era ovvio che dovessi farlo!
Dopo essermi “liberato” mi guardai allo specchio e cominciai a parlare da solo:
“Bene Chuck, questa è la tua prima missione e se il generale dovesse scoprire
come sta procedendo, probabilmente sarà anche l’ultima! Quindi cerca di
ricomporti, aggiusta le cose e … beviti un caffè!”. Uscii dalla toilette e
farfugliai qualcosa del tipo “che avevo urgenza di andare via per una telefonata
importante” e lei continuava a supplicarmi di restare. Io la ignorai e me ne
andai. Correndo per le scale dell’hotel incrociai una Sarah particolarmente
irritata e sfuggente : “Che ci fai ancora qui? Dovresti seguire tu sai chi!” –
mi bisbigliò all’orecchio per non farsi sentire dalle altre persone che
passavano. Scesi qualche gradino prendendola per mano e la portai all’uscita
così da poter parlare indisturbati. “Ascolta Sarah, c’è stato un piccolo
imprevisto!Ecco … credo di aver comminato un casino! Ti prego ho bisogno del
tuo aiuto!”. Appena dissi quelle parole mi trovai davanti quella ragazza con
cui avevo passato la notte : “Ehi, Chucky pensavo te ne fossi scappato amore
mio, e questa chi è?”. Guardai Sarah mentre cercavo di inventarle una scusa,
lei mi osservò con disgusto e imbarazzo nello stesso tempo. “Ti presento mia
sorella S..andra!Adesso dobbiamo proprio andare, sai devo accompagnarla a ..
casa!”. La brunetta di cui ancora non sapevo nemmeno il nome, mi lanciò uno sguardo
diffidente, ma mi lasciò andare ugualmente. Finalmente potevo stare con la mia
collega tranquillamente, anche se non le enunciai tutta la verità o meglio,
solo quella che ricordavo. La gelida agente rimase molto delusa e mi promise
che d’ora in poi avrebbe collaborato alla missione per tentare di rimediare e
mi ribadì : “Chuck tu sei la mia missione, non devo far altro che proteggerti pure
in questi casi!”.
Per un attimo mi sentivo al sicuro, anche se nello stesso tempo ero
alquanto in imbarazzo per il casino che avevo comminato, dovevo sempre
dipendere da lei e adesso questi panni cominciavano a starmi un po’ stretti.
Avevo avuto la mia occasione per fare vedere quanto valessi come spia da solo e
avevo fallito miseramente in meno di 48 ore. L’unica cosa che avevo rimediato era una notte
di passione, che nemmeno avevo presente a causa del troppo alcool. Non avevo
neppure tracce del mio obiettivo, probabilmente la cimice non era più al suo
posto. La mia missione era esattamente ripartita da zero, tutto da rifare
insomma, però stavolta avevo Sarah al mio fianco, ed ero sicuro che sarei
riuscito a farcela. Improvvisamente mi squillò il cellulare: era lui. Voleva
sapere come erano andate le cose con la mia “conquista” e mi invitò ad una
partita di golf al parco principale della città, naturalmente accettai e gli comunicai
che tra me e lei era andata alla grande. Ovviamente la bella bionda non poteva
farsi vedere allo scoperto con me, perché già una volta lei e la sua squadra
avevano tentato di arrestarlo, quindi si infiltrò sottocopertura e con un
travestimento da renderla irriconoscibile (parrucca castana a caschetto, lenti
a contatto marroni e plastica in viso per cambiare i lineamenti) si presentò come
mia assistente per l’attrezzatura da golf, che dovemmo pure comprare a spese
della C.IA. “Come hai intenzione di agire?” – le domandai all’improvviso
durante un silenzioso tragitto di
vergogna. “Credo proprio che lo farò dormire un po’!” – mi espresse con
indifferenza mentre si limava un unghia. “Cosa?Potresti spiegarti meglio?” – esigetti
curioso e preoccupato. “E’ semplice Chuck, tu non devi far altro che giocare,
io mi occuperò del resto!Vi verrà sete,no? Nel suo bicchiere metterò un
abbondante dose di sonnifero, al resto ci penso dopo.” – mi tranquillizzò ancora
con atteggiamento disinteressato. Cominciava davvero ad infastidirmi questa sua
freddezza, utilizzava tutte le frasi escludendo in noi, come se la cosa non
riguardasse anche me, mi stava tagliando fuori, adesso era evidente che era
realmente arrabbiata con me, me l’avrebbe fatta pagare prima o poi, ne ero
certo!
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