Living in the USA

di KuraiChan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Finalmente siamo qui.... ***
Capitolo 2: *** Una nuova vita ***
Capitolo 3: *** Buon Compleanno ***
Capitolo 4: *** Guten Tag Amerika ***
Capitolo 5: *** Brioches,bugie e nuovi amici ***
Capitolo 6: *** Credo di essere tornata e di dovervi delle scuse ***
Capitolo 7: *** Gocce di pioggia ***
Capitolo 8: *** Ossining to New York for one way travel ***
Capitolo 9: *** I'll be back ***



Capitolo 1
*** Finalmente siamo qui.... ***


1890,periodo delle grandi migrazioni.
Feliciano Vargas era su una nave diretta New York ormai da tre settimane, la meta era ormai vicina e il giovane italiano non stava più nella pelle.
Era carico di speranze e di progetti per il suo futuro,con lui suo fratello Lovino che sperava che la loro vita migliorasse molto di più rispetto a quella condotta fino a quel momento.
"Fratellone quando arriviamo?" domando Feliciano tirando la manica della giacca sgualcita del fratello.
"Tra poco, Vedi! Li c'è la statua della libertà" Disse aiutandolo a salire sulla ringhiera del ponte, si sbagliavano di quattro anni ecco perchè Lovino lo trattava come un bambino, in oltre era l'unico parente che gli era rimasto e perciò anche per questo era iperprotettivo.
Feliciano stringendo la ringhiera disse: " Dove vivremo fratellone?" Lovino lo guardò e gli cinse la vita con un braccio.
"C'è Antonio che ci aspetta,divideremo l'appartamento con lui." Feliciano, che non vedeva lo spagnolo da quando l'avevano rispedito a Madrid, sorrise contento
"Non vedo l'ora di rivederlo!" Lovino lo strinse maggiormente mentre la nave entrava in porto.
Quando arrivarono ci fu il caos più totale la gente spingeva per scendere dalla nave e Feli rischiò più volte di rimanere separato dal maggiore. La parte che più spaventò il minore degli italiani furono i vari controlli a cui venivano sottoposti tutti gli immigrati prima di poter entrare in città.
Lovino passò prima di Feli e preoccupato lo cercò con gli occhi sperando che lo facessero passare. Il moretto si fece spazio a fatica tra la folla e il maggiore lo afferrò immediatamente per la mano molto più sollevato di prima.
"Su andiamo" disse, notando la paura che ancora regnava negli occhi del fratellino. Superato il ponte Lovino riuscì a scorgere Antonio che li salutò sventolando la mano, Feliciano sorrise correndogli incontro. "Antonio!!" Gridò tutto contento stringendosi al ventiduenne .
"Hey piccolo! Come stai? Avete fatto buon viaggio?" Il piccolo italiano annuì sorridendogli mentre Lovino in tutta calma li raggiungeva. "Hola Lovinito, come va tutto bene?" Lovino, che non sorrideva molto spesso, annuì regalandogli appunto uno dei suoi rarissimi sorrisi.
Era davvero felicissimo di vederlo. "Venite andiamo a casa." Disse Antonio stringendo la mano di Feliciano. Dopo una buona mezz'ora a piedi e qualche minuto in tram Feli, ormai stanchissimo, chiese: "Manca ancora molto per arrivare a casa tua?" Antonio sorrise "Non molto,ci siamo quasi."
Disse caricandoselo in spalla come uno zainetto, tenendo un braccio sotto una delle sue ginocchia e con la mano libera la sua valigia.
Era pomeriggio inoltrato quando giunsero ad Harlem, era li che stavano tutti gli immigrati.
Il quindicenne si guardò intorno e disse "Oh Lovi guarda li ci sono delle signore che fanno il ricamo come la nonna" Lovino sbuffò e guardò le tre vecchiette intente a parlare una lingua mai sentita prima dal maggiore. "Guardate quello è il palazzo dove vivo io,anzi dove viviamo noi." Disse lo spagnolo facendo scendere Feli e indicando un palazzo grigiastro malconcio, ma brulicante di vita, poco lontano.
Passarono davanti a varie palazzine in cui davanti ai portoni, sedute in sedie di legno, anziane signore erano intente a ricamare o a cucire all'uncinetto. Antonio si fermò per salutare una delle signore che stava con un'altro gruppetto davanti al palazzo in cui avrebbe vissuto con Lovino e Feliciano.

"E dunque sono arrivati" disse la signora che parlava spagnolo come Antonio, Feli riuscì a riconoscere la lingua solo perchè aveva sentito molte volte Antonio parlarlo. "Si señora, lui è Lovino e il piccolino qui è Feliciano" disse Antonio con il solito tono allegro.
La donna che conosceva un po di italiano chiese cordialmente: "Quanti anni hai Lovino?" L'italiano la guardò e si sforzò di sorridere " Io diciannove e mio fratello quindici" Disse ilmoro prendendo la mano di Feli che si era allontanato di qualche passo per ammirare il lavoro delle anziane signore sedute li vicino."Bueno señora noi andiamo." Disse gentilmente lo spagnolo congedandosi dalla donna. "Se mai vi servisse qualcosa chiedete pure" disse gentilmente l'anziana salutandoli con la mano.
Lovino la ringraziò con un cenno della testa e poi entrò nell'atrio del palazzo pieno di vita.
Salirono fino al quinto piano dove Antonio bussò per poi aprire la porta. "Ricordatevi di bussare sempre perchè viviamo con due anziani e non lamentatevi siamo stati molto fortunati, in alcuni appartamenti vivono addirittura 9 famiglie." Lovi adagiò a terra la sua valigia e quella del fratello guardandosi intorno.
"Sembra davvero grande" disse a bassa voce tra se e se mentre anche Feliciano dava un'occhiata in giro. "Questo è il salotto, questo mobile si apre ed è il nostro letto, li c'è la cucina, a destra il bagno e accanto c'è la porta della lavanderia, infondo ci sono due stanze, una dei due signori che stanno con noi l'altra è ancora in affitto. Siate educati e gentili e cercati di non litigare e non dare fastidio ai nostri inquilini claro?" Feliciano e Lovino annuirono.
"Vale,ora io e Lovinito dobbiamo andare dove lavoro io per chiedere se c'è un posto per lui perciò Feli sistema pure le tue cose e sta qui buono senza combinare guai." Disse ancora lo spagnolo fissando il quindicenne. "Te troverò un lavoro da fare en casa vale? Muy bien" Feliciano annuì e si mise a sedere sul divano.
Lovino si avvicinò e gli baciò la fronte "Torniamo presto,comportati bene ok?" Feli annuì e abbracciò il maggiore.
"Bueno! Vamonos Lovinito." L'italiano annuì e baciò un'ultima volta il capo del minore, "Sistema le nostre cose se vuoi"
Feliciano annuì e prima che i due andassero via abbracciò anche Antonio per poi cominciare a darsi da fare.


Angolino della pazza:

ooook è la mia prima fanfiction perciò vi chiedo due semplici cose:
1 Siate clementi
2 Fate solo recensioni costruttive per me.

Spero vi piaccia anche se non sono un'asso,non vorrei deprimervi troppo
ma non sapendo scrivere cose allegre ho pensato di fare un misto tra romantico
e drammatico spero che vi piaccia comunque e non appena possibile posterò il secondo capitolo..
Baci Kurai chan

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Capitolo 2
*** Una nuova vita ***


Dopo che il fratello e lo spagnolo uscirono per recarsi a lavoro Feli iniziò a sistemare le poche cose
che lui e suo fratello avevano dentro le valigie dentro i vari cassetti. Quando ebbe finito non sapendo che altro
fare si mise a letto e fissando per ore la parete bianca finì per addormentarsi.
Ci vollero diverse ore prima che Lovino e Antonio tornassero a casa stanchi per la lunga camminata.
"Per fortuna ti hanno dato il lavoro,mi raccomando non fare lo scontroso come è tuo solito fare o ti buttano fuori"
Disse lo spagnolo entrando in casa insieme a Lovi che per prima cosa cercò Feliciano con lo sguardo notandolo accovacciato sul letto.
Si avvicinò a lui e lo coprì "Mi chiedo come diavolo faccia a dormire così tanto. Sono sicuro che si sia addormentato almeno quattro ore fa."
Disse Antonio divertito "Abbiamo viaggiato tre settimane su una nave e lui soffrendo il mal di mare ha dormito poco e niente, direi che 
una buona dormita gli è concessa no?"Scontroso come sempre il giovane italiano si sdraiò accanto al minore per coccolarlo un poco.
"Già,vado a cucinare qualcosa ok?" Lovino annuì rimanendo li sul letto accanto a Feliciano aspettando che si svegliasse. Quando ciò
accadde Feli trovò il sorriso stanco di Lovino ad aspettarlo, si vedeva lontano un miglio che il minore aveva pianto ore e prima e Lovino sfiorandogli
la guancia chiese "Perchè hai pianto Feli?" Il minore si strinse ricominciando "Mi manca casa,voglio tornare a Palermo" disse poi lo guardò
"Mi mancano i miei amichetti e mi mancano il nonno e la nonna." Lovino sospirò accarezzandogli il capo e lo guardò con dolcezza, cosa che
raramente succedeva. "Lo so ma li non avevamo nulla,vedrai che qui le cose andranno molto meglio e poi non sei solo ci siamo io e Antonio
e sono certo che conoscerai tantissime altre persone con cui stare." Feli si asciugò gli occhi e annuì guardando gli occhi verdi del fratello.
"Ti hanno dato il lavoro fratellone?" Lovino annuì e gli scompigliò i capelli "Dai vieni Antonio ha cucinato delle cose buonissime e sono sicuro
che hai fame. "Feli si alzò e andò in bagno a lavarsi la faccia prima di raggiungere Lovino e Antonio in cucina.
Vide che non erano soli e così con un lieve cenno della testa salutò i due anziani che stavano seduti li con il fratello e lo spagnolo.
"S..salve...." disse timidamente avvicinandosi e prendendo posto accanto a Lovino "Lui dev'essere Feliciano allora" Disse la donna 
e Lovino annuì sorridendo "Si lui è il piccolo." disse Antonio servendolo, Feliciano sorrise cordialmente e iniziò a rispondere alle
varie domande che gli venivano fatte raccontò di come si fosse divertito sulla nave anche se non aveva dormito bene e di come
fosse rimasto meravigliato una volta fatto un giro del quartiere con Antonio e Lovino al loro arrivo. Dopo cena andarono nel piccolo
salotto continuando a parlare finchè l'orologio a pendolo non segnò le undici. "Forza Feli metti il pigiama e fila di corsa a letto."
Disse Lovino al minore che lo guardò male "Ma io voglio stare ancora un po alzato" disse sbuffando,Lovino che perdeva facilmente
la pazienza lo guardo, "Non voglio ripeterlo una terza volta veloce....spicciti e non peddiri tempu*" disse usando il dialetto
per rinforzare il concetto. Feli si alzò sbuffando e 
andò verso la camera da letto. "Vado anche io scusatemi e buona notte." disse Lovino qualche minuto dopo alzandosi per andare a lavarsi
prima di mettersi a letto accanto al minore. Qualche ora dopo anche lo spagnolo si mise a letto accanto ai due che già dormivano beatamente.
Durante la notte Lovino si girò e rigirò più volte agitato per la giornata del giorno successivo in cui anche lui avrebbe cominciato a lavorare, alle sei era già in piedi per il nervosismo che aveva in corpo,
decise di preparare la colazione. Quando Tonio uscì dal bagno dopo essersi lavato disse "ce n'è un po anche per me?" Lovino annuì
versando il caffè in una tazzina passandola allo spagnolo. "Senti ma il signor Mario non viene a lavorare con noi?" chiese Lovino riferito all'anziano spagnolo
che divideva con loro l'appartamento. Il giovane spagnolo scosse la testa sbadigliando e disse: "No è invalido lavora sua moglie in una sartoria qui vicino." Poco prima
di uscire Lovino fissò Feliciano che dormiva "Cosa farà 12 ore solo a casa mentre noi lavoriamo?" chiese preoccupato per il il fratellino.
"Se avessi abbastanza soldi lo manderei a scuola,ma non è un posto per gente come noi....non posso permettermelo." disse tristemente.
Lo spagnolo sorrise "vedrai che starà bene ,sa dipingere no? Gli troveremo un qualcosa da fare in cui serve dipingere." Lovino lo guardò male
e acido disse: "Non voglio che lavori è solo un bambino." Lo spagnolo sorrise scuotendo la testa "Direi che non lo è più e mi ricordo che a Palermo
c'erano sono bambini di sei anni che lavorano." Il diciannovenne guardò Feliciano dormire "Già....ma per me resta sempre un bambino"
Gli spostò i capelli dalla fronte e gliela baciò aspettando che lo spagnolo fosse pronto per poi uscire per andare a lavorare.
Feliciano si svegliò qualche ora dopo costando che non c'era nulla da fare. Vagò per la casa in cerca di qualcosa per dipingere o disegnare ma non trovò nulla
così passò la mattinata ad ascoltare i racconti del signor Mario che però verso le undici decise di uscire per andare a trovare degli amici lasciando l'italiano da solo.
Verso l'ora di pranzo Feli provò a cucinare qualcosa tuttavia fu abbastanza complicato visto che non ci aveva mai pensato da se
successivamente decise di fare un giro del palazzo per vedere se incontrava altri ragazzi della sua età o giù di li.
Ne incontrò un paio ma non erano italiani e quindi la loro conversazione non fu molto lunga. Esasperato tornò a casa e si sdraiò nuovamente
a letto, quando vide Lovino e Antonio aprire la porta si lanciò sul fratello "FRATELLONE!!" Gridò contentissimo di vederlo.
"Ahio! cazzo Feli fa attenzione." Urlò Lovino che era distrutto per la lunga giornata di lavoro in miniera. "S....scusa....s..sei stanco?" Lovi lo fulminò con lo sguardo.
"No sono fresco e riposato....Tu chi dici? Pensi ca m'addivittii?**" disse sarcastico e Antonio lo riprese semplicemente chiamando il suo nome.
"Dai Feli lasciamo Lovino in pace per un po andiamo a preparare la cena." disse gentilmentre prendendo l'italiano per mano mentre Lovino
si chiedeva come facesse Antonio ad avere tutte quelle energie anche dopo dodici maledette ore di lavoro. Sentì il minore lamentarsi del fatto
che veniva sempre trattato male da lui e che preferiva lo spagnolo, quelle parole lo ferirono profondamente anche se poi sentì lo spagnolo gli disse
che stava esagerando e che Lovino era semplicemente stanco per via del lavoro. Dopo cena Feli andò a letto, Lovino lo raggiunse subito dopo
troppo stanco per pensare che probabilmente l'indomani sarebbe andata ancora peggio. "Scusami se ti ho sgridato" disse sfiorando la guancia del minore.
"Scusa se ho detto che preferisco Tonio a te" replicò subito il minore prima di crollare tra le braccia del fratello. Lovino sorrise e gli baciò la fronte "Sono un pessimo fratello, mi spiace Feliciano. Vorrei che tu fossi felice e invece ti tratto sempre male." disse con amarezza addormentandosi poco dopo di lui.
Verso le undici e mezza lo spagnolo li raggiunse sdraiandosi accanto a loro cercando di non disturbare il loro sonno.
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Allora essendo siciliana e non sapendo il dialetto napoletano ne tanto meno quello veneziano
ho deciso che i due fratelli Vargas hanno origini PaleMMitane ahahaha.
(Anche se io sono di Catania credo che Palermo sia più conosciuta in quanto capoluogo della Sicilia, tutta via i due dialetti presentano delle differenze notevoli perchè il dialetto Palermitano ha molto più spagnolo e arabo in mezzo mentre quello catanese ha un mix di spagnolo, francese, greco e arabo ergo qui troverete quello catanese, essendo il mio, di quando in quando. )

Vocabolario Siciliano - Italiano
*Spicciti e non peddiri tempu = Sbrigati e non perdere tempo
**Tu chi dici? Pensi ca m'addivittii? = Tu che dici? Pensi che mi sia divertito?


Angolo della pazza

Gnaaaa non sapendo che cavolo fare ho scritto il secondo capitolo....
no ok,,,,ammetto che l'avevo già scritto tempo fa così come il primo.
Allora come avete visto in questo capitolo abbiamo Lovi e Feli
alle prese con la loro nuova vita.Ho cambiato lo stile di scrittura
sperando che vi risulti meno pensante da leggere.
Come a solito vi supplico siate clementi con una povera
pazza alle prime armi.Vi aspetto al terzo capitolo
Bacioni Kurai Chan


 

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Capitolo 3
*** Buon Compleanno ***


La mattina dopo Feliciano si svegliò sbadigliando pigramente,il fratello e lo spagnolo erano già usciti da un pezzo.
Feli trovò un quarto di dollaro e un foglietto sul cuscino.Lovino glieli aveva lasciati dicendogli di conservarli o di 
spenderli come più gli aggradava.L'italiano sorrise felicissimo e dopo essersi lavato e vestito corse giù in strada
e una volta adocchiato l'uomo con in carretto di brioches si avvicinò e ne domandò una.L'uomo gliela diede tornandoglia
anche qualche centesimo di resto.Feliciano si mise a sedere sulle scale addentando la calda brioche con le 
gocce di cioccolato,guardò affascinato una bambina che stava dipingendo.Si avvicinò cautamente e la salutò
sperando che fosse italiana,purtroppo era greca ma riusciva a farsi capire bene o male a gesti.Le offrì un pezzo
della sua brioche che quella accetto volentieri e alla fine della giornata scoprì che si chiamava Megara e che veniva
da Atene.Anche lui si presentò le disegnò vari monumenti italiani per fargli capire da dove veniva,mentre i due bambini
disegnavano una voce chiamò la piccola rossa che salutò Feli con un gesto della mano e dopo aver raccolto i pastelli
e i fogli corse dentro casa;anche Feli si avviò verso il portone del palazzo rientrando a casa.Stava morendo letteralmente
di fame così decise di cucinarsi qualcosa con ottimi risultati.
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(Intanto ai piani alti...)

Diciamo che quella dannata situazione la odiava a morte,stupidi stranieri che venivano vomitati in massa dalle navi sulla sua magnifica terra.
Si era questo che pensava Alfred F. Jones quando gli si chiedeva un parere su quelle immigrazioni di massa da ogni dove del pianeta in America.
Greci,Spagnoli,Italiani,Portoricani,Cubani certe volte persino Cinesi e Russi.Un conto erano i ricchi che venivano da lui a spendere soldi e a divertirsi,
ma un conto erano i poveri che elemosinavano lavoro e carità in casa sua;come sei lui non avesse già abbastanza problemi.
Sorseggiava il suo brandy parlottando al telefono con Arthur che cercava di comprendere la sua situazione,dopotutto anche lui c'era passato
durante il periodo di colonizzazione dell'india e delle guerre dell'oppio in cina.
"Sai Alfred,spero solo che la situazione non ti sfugga di mano,per me sei troppo caritatevole." Disse l'inglese dall'altro capo del telefono.
"Per Dio Arthur non dire così,io cerco solo di dare una mano a dei poveri disadattati,anche tu lo facevi con gli indiani e i cinesi no?" urlò 
furibondo l'americano che se avesse potuto avrebbe fulminato l'inglese con lo sguardo.
L'inglese annuì lanciando un piccolo verso d'assenzo alle sue parole. "Well maybe is that the point,siamo troppo buoni"
Alfred sospirò massaggiandosi le tempie e poi disse con tono pacato come al solito." Ho delle faccende da sbrigare,a presto dude"
Disse per poi riagganciare il telefono e sedersi dietro la scrivania imprecando leggermente.
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(torniamo a piani bassi)

Feliciano era felicissimo di vedere il fratello ,che finalmente dopo settimane, aveva preso il suo primo stipendio.
Gli saltò praticamente addosso quando lo vide e gli baciò dolcemente la guancia,quel giorno era un giorno speciale
era il compleanno dei due fratelli che benchè avessero diversi anni di differenza erano nati lo stesso giorno per una mera coincidenza.
Lovino si mise a sedere sul letto invitando Feli a sedersi accanto a lui,gli baciò dolcemente la fronte accarezzandogli i capelli.
"Sei uno stronzetto insopportabile,e certe volte mi fai davvero infuriare ma ad ogni modo....auguri Feliciano."
Gli porse una busta,Feliciano ne estrasse immediatamente il contenuto erano dei pennelli e dei colori insieme ad un album
da disegno,Lovino ci aveva speso più della metà del suo stipendio ma almeno avrebbe visto il fratellino felice dopo settimane
intere in cui per passare il tempo si stava impegnando a imparare a leggere da solo.Almeno adesso avrebbe potuto fare la cosa
che sapeva fare meglio,cioè riempire tele di colore e dei sentimenti profondi che provava.

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Grazie mille a chi sta leggendo sono felicissima che qualcuno lo faccia.
Il capitolo forse è più breve degli altri ma almeno sto imparando ad usare i dannati codici
del sito :P 
Ad ogni modo presto si aggiungeranno alla storia due bei tedeschi e un francese.
Che dire ancora grazia a tutti :)

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Capitolo 4
*** Guten Tag Amerika ***


Quella mattina anche due giovani tedeschi si sarebbero aggiunti alla nuova vita dei due Italiani,solo che loro non lo sapevano ancora.
Feli si era svegliato tardi quella mattina,era quasi mezzogiorno in effetti.Sbadigliò pigramente stiracchiandosi per poi alzarsi e andare
verso il bagno.Riempi la vasca e vi si immerse restandoci dentro finchè le dita delle mani non si raggrinzirono tutte. Uscì e dopo essersi
vestito e aver allacciato le scarpe afferrò l’album nuovo e i colori sdraiandosi a terra nel soggiorno iniziò a disegnare uno schizzo a matita
per poi ripassare il tutto con i vari colori che aveva scelto.Era incredibile come un ragazzino che non era mai stato a scuola sapesse dipingere
così bene,Lovino all’inizio era geloso ma poi iniziò a pensare che era un dono e che lui ne aveva un altro che a suo parere era anche più
importante e difficoltoso da mantenere.Quando tornò all’ora di cena stava litigando con lo spagnolo,urlava come un pazzo.
“Non ho alcuna intenzione di dividere la casa con due maledetti crucchi.Mi stanno sul cazzo,non li sopporto con la loro mania della perfezione.”
Lo spagnolo sospirò guardandolo e aprendo la porta di casa.”Suvvia nene non dire così,sono bravi ragazzi e sono certo che staranno simpatici
anche a te.” Lovino sbuffò ed entrò sedendosi sul divano ”Feliciano rimetti subito in ordine qui.” Urlò spazientito iniziando a prendersela con il
minore che ovviamente non aveva fatto nulla di male. La testolina del minore fece capolino dalla porta della cucina.”Hai detto qualcosa fratellone?”
Corse ad abbracciarlo e quando venne spinto via capì che non era proprio di ottimo umore,così si affrettò a levare di torno le sue cose per poi
tornare in cucina a preparare la cena.
Intanto al porto un giovane albino tenendo per mano un ragazzino dalla carnagione chiara e i capelli biondi si avviava verso il quartiere di Harlem
dove una nuova casa e una nuova vita li attendevano.

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Intanto Alfred faceva su e giù per il salotto aspettando il resoconto da parte di uno dei suoi funzionari,l’inglese era comodamente seduto
sull’elegante divano e lo guardava divertito sorseggiando un po di brandy.
“Oh Alfred Come on,non farti rodere il fegato per così poco,non saranno più di 10 milioni di persone.Cosa vuoi che siano per una nazione
grande come la tua my friend”
Disse ridacchiando guardando il biondo ravvivarsi i capelli con la mano.
“Shut the fuck up england,non hai idea di come mi senta in questo momento, mi bastano già gli abitanti che si lamentano non mi servono
anche gli immigrati che tormentano me e la brava gente degli stati uniti.”
Urlò spazientito l’americano continuando a fare su e giù per la stanza.Quando il funzionario entrò gli strappò praticamente di mano il foglio
con il resonconto e imprecò a bassa voce.”Fuck,sempre peggio.” Congedò il ragazzo e passò il foglio all’inglese che lo lesse sospirando.
“Quante storie america non sono poi così tanti.”
L’americano lo fulminò con lo guardo sedendosi accanto a lui.
“Oh Gosh”
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Quando i due tedeschi arrivarono Lovino per tutta risposta gli sbattè la porta in faccia.Lo spagnolo sospirò e riaprì la porta sorridendo come sempre
“Scusatelo non si è ancora abituato all’idea di dividere casa con altre due persone.Vero Lovinito?” Quello per tutta risposta lo guardò con freddezza
“Testa di cazzo….” Disse a bassa voce guardandolo malissimo.Tirò a se il fratellino squadrando i due fratelli,il biondino sicuramente aveva l’età di Feliciano.
“Hey crucchi state alla larga da mio fratello chiaro?” Neanche finì di dirlo che Feli si fiondò subito sul biondo che si nascose dietro il fratello maggiore.
“Ciao io sono Feliciano e tu come ti chiami?” Chiese tutto contento guardando i suoi occhini azzurri sorridendo dolcemente.Il biondo lo guardò  timidamente
“Ludwig.” Disse semplicemente rimanendo nascosto dietro il maggiore che stava parlando con lo spagnolo “Dai Lud spostati entra e non fare così”
Sospirò guardando il ragazzo.”Scusatelo è un po timido.” Concluse chiudendo la porta e iniziando a sistemarsi con il minore nella stanza infondo al corridoio.
Prima di andare a letto Lovi aiutando Feliciano a sistemarsi per la notte lo guardò e freddamente gli disse.”Guai a te se ti vedo dietro a quel moccioso crucco.
Ni capemu?*” Feliciano anche se non capiva il motivo annuì,baciò la guancia del fratello e andò a mettersi a letto ripensando a tutto quello che era successo durante quella
Lunghissima giornata.


*Ni capemu?= Ci siamo capiti?


Angolo della pazzoide:
Scusate l'assenza gente ma ho avuto a che fare con gli esami di riparazione.
Ad ogni modo non è che questo capitolo mi piace troppo però penso sia ottimo per
introdurre Gilbert e Ludwig.A breve troverete anche il caro francia che ovviamente 
sarà un personaggio dei piani alti come America e Inghilterra.
Bene grazie mille a chi ha letto fin qui *^* Vi adoro tutti.
Kurai <3

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Capitolo 5
*** Brioches,bugie e nuovi amici ***


Quella mattina l'italiano,lo spagnolo e il teutonico uscirono presto per andare a lavoro lasciando
il biondino e il moretto da soli al tavolo della colazione.Feliciano teneva gli occhioni assonnati sulla
tazza ancora piena di latte e Ludwig faceva lo stesso.
Il moretto sospirò pesantemente e lo guardò non sapendo bene come cominciare il discorso e dire
che era molto difficile far tacere il piccolo italiano.
"Ehm.....t...ti manca la Germania Lud?" Chiese senza spiegarsi il perchè del rossore che colorò sia 
le sue guance sia quelle del giovane tedesco."Tanto" disse il biondo fissando la tazza e decidendosi
finalmente a vuotarla in due sorsi."A me manca l'italia però ho il mio fratellone con me quindi penso 
che alla fine qui ho tutto quello che voglio e che mi serve." Disse sorridendo allegramente,il tedesco
lo liquidò con un'alzata di spalle come a dire Non me ne frega niente.L'italiano sospirò e svuotò la tazza.
Nel frattempo ai piani alti,li dove tutto veniva manovrato con fili invisibili così come si fa con le marionette,
nel corridoio della casa bianca rieccheggiavano i passi lenti e tranquilli di un giovane di una bellezza 
impossibile da paragonare con qualunque altra.Il giovane e piacente ragazzo continuò a camminare
e poi aprì la porta della stanza.Il suo viso venne invaso dalla luce che entrava dalla grande finestra,
si guardò intorno e rise divertito guardando l'americano e l'inglese litigare.Non aveva mai visto una
scena più divertente di quella.Sospirò entrando e scuotendo la testa e con la sua voce suadente disse.
"Mes amies,mes amies vi prego non litigate sono solo le nove e mezza e non ho ancora digerito la colazione"
Arthur lo guardò mollando il collo dell'americano e avvicinandosi disse "Che cazzo centra la tua colazione
fucking idiot che non sei altro?" Il francese gli sorrise sfiorandogli una guancia "Ah mon chere il tuo buon giorno
mi lascia ogni volta sempre più sorpreso di come uno che si definisce un gentleman possa essere così rude"
L'inglese lo fulminò con lo sguardò e poi tornò a guardare Alfred additandolo "Guai a te se osi mollare quegli
sporchi immigrati spagnoli e greci nella mia nazione brutto bastardo.Tu hai una nazione che è quattro volte la mia
percui non lamentarti delle tue disgrazie e non scaricarle sugli altri." Così detto afferrò il lavoro all'uncinetto con
cui trafficava poco prima e tornò a sedersi sul divano spazientito incominciando a sferruzzare.
Françis Bonnefoy ,così si chiamava il giovane biondo francese, scoppiò a ridere guardando il biondino seduto
composto sul divano."Bien mon chere Alfred,qual'è il problema?Se proprio non vuoi quegli adorabili spagnoli
ci penserà il fratellone Françis" Alfred lo guardò con una luce di immensa gratitudine negli occhi e gli prese le mani.
"Ah Francis Thanks,Thanks" disse contentissimo.Il francese gli sorrise e si allontanò per contemplare il panorama 
fuori dalla finestra. "Vedi mon petit Angleterre,è così che ci si comporta con les amies" disse e per tutta risposta 
Arthur gli lanciò contro il gomitolo di cotone che stava nella busta accanto a lui sul divano "Taci stupido mangia rane"

Tornando ai piani inferiori vi dico con rammarico che il piccolo Feliciano aveva ancora qualche difficoltà.....ok...ok molte
difficoltà con il biondino.Gli aveva proposto mille cose da fare ma lui preferiva stare nell'angolo del salotto da solo a sfogliare
il suo libro illustrato con la storia di cappuccetto rosso.Feli decise allora di fargli un ritratto per passare tempo,afferrò l'album
e il carboncino e si mise nell'angolo opposto della stanza iniziando a passarlo sapientemente sul foglio candido.
Quando il tedesco ,dopo una buona mezz'ora, lo vide trafficare sul foglio bianco alzò la testa e incuriositò disse: "Che fai....
n....non che mi voglia fare gli affari tuoi....." Feli lo interruppe subito con un gesto della mano,sporca di carboncino, "Fermo
non muoverti ancora due minuti e potrai vedere." disse passando le dita sapientemente sul foglio per sfumare il carboncino.
Dopo qualche istante sorrise soddisfatto e voltò il foglio facendogli segno di avvicinarsi con il ditino nero.Il biondo posò a terra
il libro e si avvicinò gattonando e appena vide il disegno rimase meravigliato arrossendo un pochino.
"Sei davvero molto bravo......" Rimase a contemplare il foglio e poi timidamente chiese "Ne hai fatti altri Feliciano?" 
Il moretto tutto contento annuì e se lo trascinò in cucina per fargli vedere gli altri disegni che aveva sparpagliati qua e la.
Passarono delle ore a parlare di quella pochissima arte che avevano visto nella loro città di orgine il tuo mangiando
le calde brioches che erano rimaste dalla colazione.Mentre i due bambini parlavano nel cantiere dove Antonio,Lovino e Gilbert
lavoravano le cose non andavano molto bene,infatti, fin da subito Lovino aveva iniziato a sparlare del tedesco tanto odiato
con quei due amici precisi che si ritrovava li in mezzo e forse tra le cose che aveva detto aveva detto una bugia più grossa di
altre che presto o tardi l'avrebbe messo in guai grossi con l'albino che però in quel momento lavorava diligentemente sorridendo
a tutti.
"Guarda quel bastardo crucco con i suoi muscoli da macho,Dio che odio" disse allo spagnolo che scoppiò a ridere scompigliandogli
i capelli un po sporchi di fuligine. "Vamos Lovinito sono certo che presto o tardi farai amicizia con lui e cambierai idea."
L'italiano fulminò lo spagnolo e disse: "Fottiti coglione".
A fine giornata i tre tornarono a casa trovando i due bambini che dormivano teneramente sul divano,uno accanto all'altra con il libro
illustrato davanti sotto le manine piccole sporche di zucchero a velo delle brioches che stavano su un piatto sul tavolino li accanto.
Lovino ribollì di rabbia ma appena vide che il biondino dormiva in maniera così innocente suo malgrado si ammorbidì un po mandandosi 
a quel paese da solo nella sua testa.


Angolino della pazza

Penso di aver scritto un po più del solito e spero che vi piaccia 
questo capitolo pubblicato molto prima di quanto avessi previsto.
Grazie a tutti per i commenti (ultimamente tutti positivi devo dire)
Be...continuate a leggere.
Baci Kurai

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Capitolo 6
*** Credo di essere tornata e di dovervi delle scuse ***


Salve giovincelli. Volevo chiedervi umilmente perdono per essere completamente sparita.
In questi annetti di silenzio ho fatto tante cose, ho visto altrettante cose e solo da poco
ho ricominciato a scrivere sentendone davvero il bisogno. Non penso che sarò attiva come 
quattro anni fa ma vi prometto di aggiornare al più presto questa fan fiction che in tanti 
avete seguito aspettando con ansia i nuovi capitoli.
Vi ringrazio sempre per la vostra dolcezza nel recensirmi e per il vostro affetto che mi fa sentire a casa.
Sono migliorata parecchio con la scrittura quindi lo stile dei prossimi capitoli sarà leggermente diverso ma spero che
continuerà a piacervi ciò che scrivo. Inoltre presto posterò il primo capitolo di una nuova storia che ho scritto in questi
anni e spero vivamente possa appassionarvi.
Baci Kurai Chan

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Capitolo 7
*** Gocce di pioggia ***


L'americano quella mattina si era svegliato di pessimo umore come accadeva ormai da troppe mattine, scese dal letto infastidito dalla luce che filtrava dalle tende che aveva dimenticato di tirare la sera precedente. Portò le mani aperte sul viso sospirando profondamente dalle narici, un'altra giornata, un'altra nave sicuramente piena di immigrati al porto di Ellis Island attraverso la foce del suo amato fiume Hudson. Alfred si decise finalmente ad alzarsi andando vicino alla grande finestra per osservare il panorama, era andato di corsa a New York per sistemare quel casino e il viaggio da Washington D.C lo aveva letteralmente distrutto, odiava i viaggi in auto più quanto odiasse viaggiare in treno. 
Entrò in bagno guardando il proprio riflesso allo specchio, non si riconosceva nemmeno lui, davanti a se non c'era lo splendido ragazzo sempre sorridente con i grandi occhi celesti luccicanti e splendenti; al contrario davanti gli si presentò un giovane pallido con i capelli color grano spettinati sul viso, due profondi cerchi neri segnavano il contorno di entrambi gli occhi spenti, pallidi, inespressivi.
Le labbra erano screpolate e spaccate nei punti in cui più volte le aveva morse fino a farle sanguinare, si guardò chiedendosi chi fosse  quel giovane davanti a se... Stentava a credere di essere davvero in quello stato, provò diverse volte a sorridere al proprio riflesso ma ne uscivano solo dei ghigni contorti che dimostrava quanto in quel momento stesse soffrendo. Nemmeno l'acqua gelida che venne 
fuori dal rubinetto lo aiutò a tornare se stesso, si lavò meccanicamente, si vestÌ senza prestare davvero attenzione a cosa stesse indossando, lesse il giornale con disinteresse e non toccò niente di quello che gli venne servito per colazione eccetto il caffè che corresse con del whiskey che versò da una fiaschetta che teneva nella tasca interna della propria giacca. 

***

L'orologio segnava le 11 quando finalmente decise che era il momento di raggiungere l'inglese e il francese nella grande sala delle riunioni per decidersi sul da farsi era stanco di quella situazione, era stanco di dover accogliere altri profughi, altri poveri che scappavano dalle loro nazioni, era stanco di doversi far carico da solo di un problema tanto grave come quello senza che i  potenti delll'Europa muovesse un dito per aiutarlo. Ma infondo se l'era meritato no? Aveva fatto il gradasso dicendo di potercela fare da solo e adesso era ridotto in quello stato pietoso.
Quando entrò nella grande stanza il francese era seduto comodamente sul divano a sfogliare uno dei tanti giornali americani mentre l'inglese stava danti alla finestra a fissare lo scorrere ritmico e tranquillo del fiume Hudson.
"Buongiorno mon amie, vedo che stai peggio del solito!" Esclamò il francese con fare sarcastico senza staccare gli occhi dal giornale, non serviva guardare l'americano per capire quanto male stesse in quel momento "Emani un'aura nera fastidiosa lo sai?" Disse l'inglese voltandosi per incontrare
lo sguardo spento del ragazzo che si accasciò sul divano sospirando, si sentiva a pezzi. "Scusa tanto, cercherò di darti meno fastidio vecchio mio."
Il tono dell'americano era stanco e non aveva nemmeno voglia di cominciare una lite inutile, si limitò a guardarsi intorno come se vedesse quella stanza per la prima volta in vita sua. "Allora cosa vuoi fare Alfred? Non puoi cacciare quelli che sono già qui, puoi solo chiudere le frontiere e impedire che altri arrivino, posso prendermene cura io per un po anche se la mia nazione è certamente più piccola della tua mon amie."
Francis era andato dritto al punto, Alfred posò lo sguardo sull'amico che lo guardava con serietà per una volta non prendeva la cosa come un gioco.
"I hope you're joking!" tuonò Arthur avvicinandosi ai divani guardando il francese "Hai idea di quanto soffrirebbe la tua nazione? Credi di poter aiutare Alfred quando hai il medesimo problema con i profughi delle tue colonie in Africa? Sei davvero un bastardo esibizionista Francis... Non ti 
permetterò di fare una cosa simile solo per poter, un giorno, rinfacciarlo ad Alfred in cambio di qualche sporco favore!" L'inglese non era mai stato cosÌ protettivo nei confronti di Alfred da quando quella situazione era cominciata.
 "Arthur, Arthur cheriè non sono meschino come qualcuno, di cui non farò il nome." puntò il dito contro l'inglese sorridendo "Se pensi che voglia  solo trarre vantaggio da questa spiacevole situazione non mi conosci affatto e ammetto che questo mi rattrista parecchio." 
Francis accavallò le gambe sospirando irritato "Il mio interesse è semplicemente personale ovvero mi interessa solo aiutare un caro amico in difficoltà. Cazzo guardalo! Non dorme da settimane non credo che i tuoi modi di fare lo aiutano. Più fatti e meno parole Angleterre."

***
Francis e Arthur passarono ore a litigare su cosa andava fatto ma Alfred era in un'altro posto mentalmente, aveva smesso di ascoltarli ore prima quando la conversazione aveva raggiunto dei toni che l'americano non era riuscito più a sopportare. Si alzò irritato guardando i due ragazzi con
sguardo di ghiaccio da dietro gli occhiali da vista: "Non mi state aiutando, nessuno dei  due. Sono stufo di sentirvi urlare, andatevene me la sbrigherò da solo come ho sempre fatto da quando sono diventato indipendente."
Con quelle parole si congedò dai due giovani uscendo dalla stanza andando verso il suo studio, ci si chiuse dentro ebbe l'impressione che la testa stesse per esplodergli mentre si arrovellava per trovare una soluzione a quel dannatissimo problema.
Nel frattempo, non troppo lontano da li nel quartiere di Harlem, il giovane Feliciano stava seduto alla finestra a contemplare le grosse nuvole  grigie portare giù litri di acqua in una pioggia scrosciante, il rumore costante della pioggia che batteva sui davanzali della finestra veniva, di quando in quando, sovrastato dal rumore assordante dei tuoni. Un tempo lo spaventavano a morte i temporali ma crescendo aveva imparato ad amare il modo in cui cambiavano il paesaggio anche se, quando i tuoni erano troppo forti, trasaliva comunque.
Si voltò per guardare il giovane tedesco che continuava a dormire della grossa sul divano chiedendosi come fosse possibile che i tuoni tanto fragorosi non lo disturbassero nemmeno un po'; il suo sguardo vagò ancora per la stanza posandosi sull'orologio a pendolo del salotto che segnava gi le 19:30 tornò a guardare la finestra nella speranza di veder tornare Lovino, Antonio e Gilbert ma di loro non c'era nessuna traccia. Sospirò sperando che si fossero fermati in qualche bar a ripararsi dalla pioggia. "Spero stiano bene..." sussurrò tra se e se contemplando la strada al di sotto della finestra rigata dalle gocce di pioggia. 


 
  


 
 
Angolo della follia

E rieccoci dopo secoli. Vi chiedo umilmente perdono per questo enorme ritardo
Qualcuno mi aveva chiesto di dare un po' di spazio all'asse anglofrancoamericano (??? Si dice cosÌ????)
Ad ogni modo spero che questo capitolo vi piaccia è stato scritto un po di getto
questa mattina e revisionato, cancellato e  riscritto mille volte. Come sempre aspetto il vostro giudizio
e per favore non siate troppo duri.

Kurai Chan ~  

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Capitolo 8
*** Ossining to New York for one way travel ***


"La Valle delle Ceneri era un paesaggio grottesco.
La discarica di New York, a metà strada tra West Egg e la città, dove le scorie del carbone bruciato
per fornire energia all'impetuosa crescita della città, venivano scaricate da uomini che nel pulviscolo
apparivano offuscati e precocemente sfibrati.
Su quell'irreale agglomerato vigilava perennemente il dottor T. J. Eckleeulg,
un oculista dimenticato, i cui occhi si ergevano meditabondi su tutto, come gli occhi di Dio."

Nick Carraway (The Great Gatsby - Francis Scott Fitzgerald)

La giornata in miniera era stata una delle più dure di sempre,
Lovino entrò nello spogliatoio buttandosi su una delle panchine bestemmiando contro tutti i santi del paradiso che gli vennero in mente in quel momento, fissò il soffitto respirando con leggero affanno sentendo ogni osso del corpo dolergli come se fosse stato investito in pieno da un tram.
Sollevò leggermente la canotta bianca, sporca di carbone, fino alla fronte per asciugare il sudore che colava ai lati delle tempie; si tirò a sedere troppo stanco per poter fare qualunque cosa e apr il proprio armadietto in cerca di vestiti puliti con cui cambiarsi una volta fatta la doccia.
Antonio entrò pochi secondi dopo imprecando in spagnolo contro qualcosa che Lovino non comprese, lo guardò alzando il sopracciglio
“Cosa? Solo a te è permesso imprecare?”
Chiese nervoso lo spagnolo rovistando nelle tasche dei pantaloni per uscire un pacchetto malconcio di Camel blu,
ne tirò fuori due dal pacchetto lanciandone una al moro italiano che l’afferrò al volo accendendosela
avvicinandosi allo spagnolo per condividere la fiamma dell’accendino.
Lo spagnolo aspirò una grande quantità di fumo facendola poi uscire lentamente dalle narici
mentre tirava fuori dall’armadietto un asciugamano pulito con cui iniziò a pulirsi collo e viso dalla fuliggine del carbone.
“Lovinito, sbrigati con la doccia perché fuori piove da cani e se non facciamo in fretta perdiamo l’ultimo treno.
Quando piove così riducono il servizio”
Disse il moro dalla pelle scura tirandosi indietro i capelli guardandosi la fronte per assicurarsi che fosse pulita o quanto meno che non fosse nera, poggiò per un istante la sigaretta sulla mensola dell’armadietto andando verso i lavandini per darsi una lavata veloce mentre vide l’italiano spegnere la sigaretta ed entrare nella zona delle docce.
Antonio si guardò allo specchio soddisfatto, avrebbe fatto una vera doccia una volta giunto a casa, prese ciò che rimaneva della sua sigaretta finendola prima di spegnerla in uno dei posacenere strapieni di cicche che come sempre nessuno si degnava di svuotare.
Si stiracchiò sbadigliando sonoramente mentre aspettava l’italiano che ci mise più del previsto quando finalmente uscirono da quella “dannata trappola del cazzo”, come la definiva Lovino, fuori trovarono Gilbert ad aspettarli con un ombrello fin troppo piccolo per uno figuriamoci per tre.
“Scusate è il massimo che sono riuscito a rimediare, andiamo l’ultimo treno passa di qui tra cinque minuti.”
Disse sorridendo cordialmente spegnendo la sigaretta lasciando il mozzicone a terra,
i tre un po troppo stretti sotto quell’ombrello si affrettarono ad attraversare per entrare alla stazione di Ossining.
Il treno arrivò puntualissimo nonostante la pioggia e alle 18.45, perfettamente in orario con la sua tabella di marcia, li lasciò alla Grand Central corsero fino alla fermata del tram arrivando sulla Seconda strada ad angolo con la Settima, poco lontano da dove vivevano,
tuttavia la pioggia divenne talmente forte che i tre dovettero fermassi nella bottega di un panettiere aspettando che scampasse, con quella scusa comprarono alcune cose.
Solo verso le 19:35 riuscirono a fare ritorno a casa.
Quando la porta venne aperta Ludwig e Feliciano intenti a giocare a carte sollevarono la testa guardando i tre fradici dalla testa ai piedi e scattarono in piedi per accoglierli mostrando tutta la loro preoccupazione
Feliciano guardò il fratello maggiore sorridendogli “Sei stanco fratellone? Aspetta ti prendo un asciugamano”
Disse gentilmente correndo in bagno seguito a ruota dal giovane Ludwig che ne prese una per il fratello, la serata proseguì con una lentezza incredibile mentre i due quindicenni leggevano un libro aiutandosi a vicenda con la pronuncia delle parole Gilbert, Lovino e Antonio stavano seduti in cucina a fare i conti per l’affitto. 10$ erano davvero troppi in quegli anni e benché gli stipendi fossero bassi in un modo o nell’altro i 3 ragazzi riuscirono racimolare i 30$ necessari per pagare il le loro stanze.
“Mancano solo i 10 del signor Mario, a meno che non li abbia già consegnati al proprietario. Lovinito quanto ci resta per la spesa?”
chiese lo spagnolo guardando l’italiano che esasperato con le mani nei capelli contava banconote e monete a bassa voce.
“Abbiamo ancora 25$ e 75, dovrebbero bastare per la spesa di questo mese ma non sono sicuro che bastino per le spese giornaliere minori perciò dovremmo ridurre le spese inutili come le sigarette. Ne compriamo un pacchetto la settimana e le dividiamo. Sei sigarette a testa sono più che sufficienti.”
disse seri separando le monete dalle banconote.
Gilbert sospirò poggiando la fronte contro il tavolo di legno “Che palle!!! Un stramaledetto lavoro pagato come si deve è impossibile da trovare. Che darei per essere nato ricco.”
Lovino lo guardò accendendosi una sigaretta “ Crucco se fossi nato ricco non saresti qui ti pare? A proposito è il tuo turno di lavare i piatti perciò alza il culo e comincia”
disse lasciandogli una sigaretta sul tavolo, si alzò stiracchiandosi.
“Vado a fare un bagno e poi credo che mi metterò a letto. Buona notte.” Disse sfiorando la spalla dello spagnolo prima di uscire dalla cucina, raggiunse il minore guardandolo mentre ancora una volta chiudeva vittorioso la partita a scala 40.
“Feli, tra venti minuti voglio trovarti con i denti lavati e il pigiama sotto le coperte. Perciò sistemate tutto e fila. Veloce! In lavanderia c’è il pigiama pulito.”
Aspirò il fumo facendolo uscire in piccole nuvolette mentre parlava prima di sparire in bagno.
Feliciano guardò Ludwig che aveva cominciato a sistemare, gli bloccò gentilmente la mano sorridendo
“ Ci impiega sempre almeno 40 minuti in bagno perciò rivincita?”
Il biondo mischiò le carte sorridendogli
“Tanto sta volta ti batto!”



Angolo della pazza

Salveeee, ho scritto il nuovo capitolo sta mattina
riuscendo a pubblicarlo solo nel pomeriggio, chiedo
venia. Ad ogni modo due settimane fa sono stata a NY
per una settimana e quindi ho visto i posti che troverete
spesso descritti nella fanfic. Il fatto di esserci stata davvero
mi ha permesso di continuare a scrivere questa storia con
la conoscenza esatta di quello che stavo scrivendo.
So gli orari dei treni, quanto ci vuole per arrivare da
Grand Central ad Irvington, Terrytown, Sleepy Hollow,
ho attraversato Central Park, camminato
per Broadway, traghettato sul fiume Hudson,
visto il museo dello sbarco ad Ellis Island e pianto
come mai in vita mia davanti al 9/11 Memorial Museum
dove al posto delle Twin Towers sorgono ora la Freedom Tower
e due splendide fontane dedicate a coloro che hanno perso la vita.
Insomma grazie a questo viaggio ho deciso di mostrarvi questa
stupenda metropoli, cosi' come è stata mostrata a me, attraverso gli occhi
dei personaggi in un contesto storico che in quella settimana li
ho approfondito e vissuto grazie a racconti e musei.
Se la storia continua a piacervi (o se l'avete appena scoperta
e volete darmi un parere) e vi piacerebbe darmi consigli, idee
o semplicemente un giudizio lasciatemi pure
una recensione mi premurerò
di rispondervi il prima possibile :)

Kurai Chan

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Capitolo 9
*** I'll be back ***


Nel corso dei mesi, Lovino, aveva imparato a tollerare Gilbert; a volte lo trovava addirittura simpatico. Strano eh?

Ad ogni modo aveva completamente dimenticato l'enorme bugia che aveva raccontato su di lui i primi giorni ed era sicurissimo che tutti l'avessero dimenticata, ma non fu così. 
In qualche modo era giunta fino ai capi che avevano seriamente parlato per settimane per decidersi sul da farsi, Gilbert era un'ottimo lavoratore,
si faceva sempre in quattro per aiutare gli altri ma se ciò che si diceva era vero, se davvero era scappato dalla Germania perchè aveva ucciso qualcuno 
allora la faccenda era seria abbastanza da costargli il posto.
Fu proprio quella mattina, quando lui, Antonio e Lovino raggiunsero la miniera, che Jonathan Watson chiamò Gilbert nel suo ufficio e gli comunicò la sua decisione.
Il tedesco non la prese affatto bene, tuttavia uscì con la testa bassa dall'ufficio per non creare problemi e non dar credito a quelle voci, prese le sue cose guardando Lovino e Antonio senza proferire parola e si congedò, cosa avrebbe fatto adesso? Cosa avrebbe detto a Ludwig? 
La sua fortuna fu non avere abbastanza denaro per andare a comprarsi da bere, si accese una sigaretta incamminandosi verso casa in cerca di un'idea che potesse aiutarlo a riottenere il proprio posto di lavoro, non sospettava nemmeno che dietro quell'immensa calunnia ci fosse uno dei suoi unici amici. 
Se anche glielo avessero detto probabilmente non ci avrebbe nemmeno creduto

Intanto al quartier generale degli Stati Uniti d'America Alfred aveva rogne più grandi da pelare, dopo la sua lite con Arthut e Françis la situazione si era aggravata al punto che aveva dovuto implorare i due di perdonarlo ed aiutarlo in un qualsiasi modo, aveva applicato severe leggi e controlli per gli addetti al porto di Ellis Island: chi non rispettava determinati criteri, nonostante avesse viaggiato per mesi o settimane, veniva immediatamente rispedito nel posto da cui era venuto, se non si avevano 50 centesimi per la tassa di ingresso si veniva mandati indietro e se non si era in grado di lavorare e provvedere a se stessi, con alcune eccezioni ovviamente, si veniva mandati indietro. 
Gli Immigration Acts che Alfred aveva fatto nel corso di quegli anni erano serviti a ben poco; aveva certo sistemato la situazione per un po' e fatto da toppa a quell'enorme problema ma questo continuava a persistere.

"I really don't know what to do!"

Disse, un pomeriggio, all'inglese. La sua voce era stanca, esasperata, si capiva benissimo che la sua frustrazione aveva raggiunto il livello massimo, alcuni immigrati erano stati mandati in Inghilterra e in Francia ma questo non aveva dato alcun conforto all'americano perchè ogni giorno giungevano in porto nuove navi, nuove persone bisognose, reietti, assassini, criminali, povera gente. Come potevi decidere chi mandare via e chi no? Nonostante le leggi che aveva fatto le persone trovavano il modo di entrare anche in modi meno leciti, nonostante le leggi lui stesso si sentiva un bastardo per aver imposto una tassa di ingresso e dei test di intelligenza, se non eri intelligente abbastanza tornavi a casa... come aveva potuto partorire un'idea del genere? Era disumana e crudele eppure era il solo mezzo che aveva per far si che il suo paese non crollasse sotto il peso di quella situazione che diventava ogni giorno peggiore. Decise che sarebbe andato presto nei quartieri più in crisi per vedere con i suoi occhi ciò che stava accadendo.

***

Quando Feliciano sentì il rumore delle chiavi che giravano nella toppa non si aspettava certo di veder spuntare Gilbert, nessuno di loro tornava prima delle 19 e quindi cominciò a porsi delle domande, Ludwig sollevò il viso dal suo libro osservando il fratello maggiore che per non farlo preoccupare gli sorrise teneramente spiegandogli che per quel giorno erano al completo e lui non serviva, non voleva dirgli la verità anche perchè ancora non ci credeva nemmeno lui. In quella calunnia, dovete sapere, c'era un piccolo fondo di verità; ovviamente l'italiano non lo sapeva quando l'aveva detta, lui aveva solo inventato una bugia per far cacciare il tedesco. 
Correva l'anno 1889, Gilbert era impiegato in una fabbrica dell'acciaio a Berlino, nonostante lavorasse era difficile mantenere se stesso e un fratello minore ancora incapace di lavorare e ciò lo spinse a rubare del denaro dall'ufficio del suo supervisore, quando fu scoperto scoppiò una lite tra lui e il supervisore e in preda alla rabbia colpì l'uomo alla testa uccidendolo, era stato un incidente, non voleva certo farlo ma fu questo evento a spingerlo a fuggire dalla Germania e cercare rifugio negli Stati Uniti insieme al minore.
I sensi di colpa lo logoravano ancora nonostante fosse passato un'anno; non lo aveva mai confessato a Ludwig quindi non capiva come la cosa fosse venuta fuori e giunta alle orecchie del suo nuovo capo.

"Ich komme wieder."*

Disse il giovane tedesco a se stesso mentre cercava una soluzione a quell'enorme problema, non sapeva però che quello era solo l'inizio, un'enorme e terribile burrasca incombeva su tutti loro e presto la loro pace giornaliera sarebbe stata interrotta, i malintesi si sarebbero moltiplicati e tra lui e Lovino si sarebbe creato un abisso di diffidenza e odio che nemmeno lo spagnolo avrebbe potuto appianare. 


* "Ritornerò"

Angolo della pazza:
WOOOOW non aggiornato da un bel po'. 
Mi dispiace tanto essere così scostante gente 
purtroppo non riesco a dedicare alle FF abbastanza tempo, non quanto vorrei.
Grazie mille ancora a chi mi segue e a chi mi ha aiutata a crescere e migliorare nel 
corso di questi anni. Siete splendidi, il capitolo è un po' cortino ma segna la metà 
della storia e l'arrivo delle tematiche più pesanti e drammatiche. 
That's all. Baci
Kurai Chan.

 

 

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