Per sempre insieme

di Lost in Moments
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La proposta di Nagisa ***
Capitolo 2: *** I primi due mesi ***
Capitolo 3: *** Inquietudine ***
Capitolo 4: *** La rinuncia ***



Capitolo 1
*** La proposta di Nagisa ***


«Vorrei un bambino.»

Quella strana richiesta mi aveva sorpreso. Fino a quel momento io e Nagisa ci eravamo messi insieme e poi ci eravamo sposati; vivere con lei mi sembrava ancora un sogno. La amavo come non mai ed ero nel momento più felice della mia vita: niente mi avrebbe potuto portare via la mia Nagisa. Avevamo preso un piccolo appartamento, lavoravo come elettricista al fianco di Yusuke Yoshino e la mia amata aveva appena preso il diploma. Ero felice anche nei piccoli momenti quotidiani, soprattutto quando al ritorno dal lavoro mia moglie mi accoglieva a braccia aperte e mi raccontava le cose che le erano successe nella giornata. Mi cantava quella adorabile canzoncina dei Dango. Adoravo quella ragazza. Avrei fatto qualsiasi cosa purché fossimo stati sempre insieme, spensierati.
E poi arrivò il momento fatidico.

«Vorrei un bambino.»

Fui entusiasta. Il mio sogno di costruire una famiglia con Nagisa si stava finalmente avverando. Avremmo avuto uno o più figli, e ci saremmo sempre aiutati l’un l’altra, consolidando ancora di più il fortissimo legame che avevamo stretto fino a quel momento. Perciò accettai, esuberante come non mai per il futuro che ci attendeva.

Io e Nagisa eravamo destinati a stare insieme. Per sempre.

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Capitolo 2
*** I primi due mesi ***


E così decidemmo di compiere il grande passo. Nagisa lo comunicò ai genitori, che si congratularono con entrambi. Non potevano nascondere un po’ di sorpresa, e soprattutto un po’ di emozione. Vidi che a Sanae, la madre di Nagisa, sfuggì una lacrima. Akio, mio suocero, dopo aver scherzato un po’ con Nagisa, mi prese in disparte.
 
«Ascolta, Tomoya. Sai che Nagisa ha un corpo molto debole, quindi pensate bene a cosa fare. Non vorrei mettere a repentaglio la vostra vita di famiglia, tuttavia sono convinto che se faremo le giuste scelte, vostro figlio potrebbe nascere con un parto sicuro. L’importante è che voi non vi sentite forzati ad avere o non avere un figlio. Ti raccomando solo di proteggere Nagisa da eventuali pericoli.»
«Hai ragione. Nagisa ed io avremo un figlio, e ti assicuro che ce la metterò tutta per proteggere mia moglie. Considerala una promessa.»
 
Akio mi fece silenziosamente un leggero cenno col capo. Tornai da Nagisa, sempre sorridente. Durante il tragitto Nagisa mi chiese:
 
«Perché non pensiamo a un nome per il nostro bambino?»
«Ottima idea. Mi piacerebbe molto un nome simile al tuo, Nagisa.»
«Uhm… sei sicuro che voglia chiamarlo con un nome che rimandi al mio?» domandò lei.
«No, già prenderà il cognome Okazaki, quindi scegli tu il nome» affermai con sicurezza.
«Mi piacerebbe molto chiamarlo Ushio, che andrebbe bene sia per un maschietto che per una femminuccia» propose.
 
Era un nome bellissimo. Ushio, io e Nagisa. Mi sarebbe piaciuto avere una femminuccia tra noi, e Nagisa pensò lo stesso. Provai ad immaginare la nostra vita da genitori, con un figlio da amare, da aiutare, da sostenere.
Il primo mese passò in fretta. Il lavoro andava sempre meglio e Nagisa non si sentiva malissimo. Decidemmo di partorire in casa, con un’ostetrica, per rendere il momento più intimo e accogliente. E poi, Nagisa desiderava che fossi io il primo a tenere tra le braccia il bambino; d’altro canto, io non desideravo altro che avere una moglie ed una bambina felici. Anche i rapporti tra me e i miei suoceri migliorava ulteriormente. Passavo i pomeriggi a giocare a baseball con Akio, che, battendomi, voleva migliorarmi non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. Sanae era sempre più gentile, ci incontravamo spesso e stavamo insieme a Nagisa nei momenti più difficili. Ottenni una promozione al lavoro, e ciò mi permise di comprare dei regali a mia moglie. Spesso uscivamo insieme a fare shopping e lei mi cantava la canzoncina “Dango” quando andavamo a passeggiare. Dopo otto mesi saremmo diventati una vera famiglia.

Prima che potessi rendermene conto, un dubbio incominciò ad aleggiare nella mia mente.

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Capitolo 3
*** Inquietudine ***


Il Sole era già tramontato. Non so dire perché ero così turbato: fatto sta che mia moglie era incinta e che avevamo deciso che avesse dovuto partorire a casa nostra. La cosa mi preoccupava non poco, e volevo discutere con Nagisa di questo.
 
«Sai... forse effettuare il parto in casa non sarebbe la scelta migliore» esordii.
«Come mai ti preoccupa? E poi volevo che fosse stato mio marito la persona che per prima avesse preso Ushio in braccio.»
«Ascolta, Nagisa, tu hai un corpo debole e se non adottiamo certe precauzioni... beh... potresti adartene durante il parto. Tutto ciò che voglio è che il nostra bambino nasca in modo sicuro, senza che tu soffra troppo» ribattei.
«Capisco...» disse alla fine.
 
Dal suo viso traspariva un’evidente delusione, e per questo cercai di rincuorarla. Ma l’ultima cosa che volevo era perdere mia moglie. Avremmo raggiunto l’ospedale, e lì sarebbe nato il nostro Ushio. Alla fine, non mi importava molto essere la prima persona a stringere nostro figlio. Tuttavia, anche dopo questo dialogo ero abbastanza insicuro. Parlai anche con Akio a proposito di questo argomento. Mi diede ragione, forse perché durante l’infanzia di Nagisa aveva passato non poche sofferenze legate a sua figlia. Fortunatamente il giorno dopo Nagisa tornò a sorridere come sempre. Bastava il suo sguardo per tranquillizzarmi da tutto.
Ma le condizioni di Nagisa peggioravano poco a poco. Lasciò il lavoro, e doveva stare a casa per tutto il tempo; quando io ero al lavoro era badata da sua madre, che in quel difficile periodo mi aiutava anche nei più  piccoli problemi quotidiani. Ancora oggi non so aprei come ringraziarla per tutto il supporto che ci diede.
Il rapporto tra me e Nagisa era diventato intenso come non mai: si alzava dal letto quando rincasavo - era abbastanza raro che lo facesse - e io trascorrevo tutti i miei momenti liberi accanto al suo letto, stringendo la sua dolce e fragile mano. Forse era in quei giorni che il mio amore verso Nagisa cresceva sempre di più. Io avevo bisogno di lei, e lei aveva bisogno di me.
Dopo qualche settimana accadde un imprevisto. La febbre di Nagisa diventava sempre più forte, e proprio in quel periodo mi presi una settimana di ferie per starle vicino. Si sentiva sempre più debole e stanca, e come se non bastasse avrebbe dovuto partorire nella stagione più fredda, il che era alquanto pericoloso, visto il numero delle volte che si ammalava durante quell’arco di tempo negli anni passati. Così ritornò il mio senso di inquietudine iniziale, che crebbe dopo l’incontro con il medico.
 
«Ascolti, la salute di sua moglie non è delle migliori, considerando che siamo quasi al terzo mese di gravidanza. Durante il parto potrebbe... soffrire davvero tanto.»
«Non ho parole...» risposi sconcertato.
«Siete ancora in tempo per decidere se avere o no il bambino... pensateci bene.»
«No, non abbiamo intenzione di abbandonare proprio ora...» replicai abbattuto.
«Avete ancora poco tempo per prendere una decisione. Per qualsiasi cosa mi contatti, e io sarò subito da voi.»
 
Nonostante fossi rinfrancato dalla disponibilità del medico, ero sempre più preoccupato. Passavo ore a piangere durante il lavoro, e cercavo di nascondere la cosa a Nagisa, perennemente sorridente ma sempre più debole, per non farla deprimere. Mi consultai con Sanae. Rimase anche lei davvero sorpresa. Quando mi disse che la decisione finale spettava solo a noi, non mi aiutò, anzi fece sì che fossi sempre più insicuro e disperato.
Nostro figlio nascerà prematuramente o no? E Nagisa rischierà la propria vita durante il parto, specialmente se in quel periodo si ammalerà nuovamente? Come farò senza la sua presenza, il suo sostegno e il suo amore?
Decisi di affrontare quest’altra questione con Nagisa.
 
Mi dispiace, Ushio. Cerca di perdonare papà.

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Capitolo 4
*** La rinuncia ***


Avevo paura. Tanta paura. Rimaneva poco tempo per decidere se Ushio dovesse nascere o no. Ero davvero in uno stato di confusione e disperazione totale, soprattutto quando Nagisa mi dichiarava la sua felicità per l’avere un bambino. Ma io cominciavo a temere la perdita del mio unico sostegno e quello che era diventato per me ragione di vita: proprio mia moglie. Da quando il medico mi aveva detto che ci sarebbero stati grossi rischi per Nagisa durante il parto, sono diventato più nervoso. Avevo deciso di parlare di questo con Nagisa, sperando che anche lei concordasse con il mio parere. Ma più i giorni passavano, più la vedevo sorridente e spensierata: e tutto ciò mi faceva stare male. Alla fine, trovai il coraggio per affrontare l’argomento.
 
«Ma... ti rendi conto di che cosa stai dicendo? Vorresti rinunciare ad una gioia così grande come quella che avremo tra sei mesi?»
«Nagisa… sai che io per primo volevo avere un figlio, ma la discussione con il medico mi ha lasciato dedurre che... che la tua vita sarà in pericolo durante il parto...» risposi.
«Ma... non possiamo abbandonare proprio ora... sono incinta da quasi tre mesi...»
«Vedo... vedo che la tua salute peggiora di settimana in settimana, e al nono mese rischi di essere al limite, soprattutto perché è inverno. Siamo giusto in tempo per abortire: non voglio assolutamente che tu corra un rischio così grande... ma se vuoi assolutamente avere Ushio, io sarò sempre accanto a te... sappi che non ti lascerò mai» Conclusi.
«Tomoya... grazie per preoccuparti così tanto per me... forse hai ragione...» Detto questo si lanciò su di me in cerca d’affetto, piangente.
 
Così decidemmo di abortire. Per quella sera non ci scambiammo più una parola. Quello che seguì non fu un periodo semplice: il lavoro cominciava a stancarmi sia fisicamente che psicologicamente, il rapporto con i genitori di Nagisa era notevolmente scemato e mia moglie non era più la stessa. Mi sentivo distrutto. Piangevo silenziosamente ogni sera, convincendomi ogni volta che quella fosse la decisione giusta. Non uscivo spesso, giusto per andare al lavoro, ma in quei mesi non andai più da nessuna parte solo per svago, anche se avevo abbastanza tempo libero.
La vita in casa era diventata pesante. Nagisa spesso andava dai genitori, i quali non si fecero vedere spessissimo da me. Nagisa non cercava più il mio affetto. Non sorrideva più. Anche io, con il passare del tempo, ero sempre più stanco per via del lavoro e dei favori che facevo a Nagisa. Come se non bastasse, mia moglie si ammalò gravemente, proprio nel periodo in cui avrebbe dovuto far nascere Ushio, ma stavolta eravamo molto più freddi tra di noi. La vedevo sempre piangere, e non aveva più l’espressione serena di un tempo che mi aveva fatto innamorare di lei. Verso di lei provavo comunque un sentimento che non si può descrivere con delle semplici parole, ma era come se ella stesse cambiando.
Comunque, durante quella malattia un parto molto probabilmente avrebbe peggiorato la situazione – già critica – di Nagisa. La portammo di corsa all’ospedale.
 
«Nagisa… scusa» le dissi una volta mentre ero vicino al suo letto, abbattuto.
«Per… per cosa… ti stai scusando?»
«Per tutto. E soprattutto per Ushio...»
 
Lei non rispose. Mi abbracciò, anche stavolta piangendo.
 
Il medico mi aveva detto che probabilmente quella era l’ultima volta in cui l’avrei vista.

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