The ICEHEARTS - I fratelli dal cuore di ghiaccio

di _Iceheart_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- How it ALL began ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Prologo- How it ALL began ***


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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Alexander camminava, avanti ed indietro, lentamente nella sala della sua villa a Londra. Era primavera e cercava di non badare a quello che era successo: il suo cuore batteva.
Era un Dio Celto millenario!
Mai nella sua lunga e faticosa esistenza aveva mai provato una sensazione tanto dolce-amara insieme alla sua famiglia. Mai aveva pensato a loro. Aveva sempre vissuto da solo, s'arrangiava come meglio poteva: una bellissima vita come proprietario di una lunga catena di discoteche nelle più famose città del mondo: Praga, Bonn, Londra, San Fransisco, Los Angeles, Dubai...
Sentiva raramente le sue sorelle, Juliet e Hope.
Avevano vite separate: Juliet, per quanto ne sapeva lui, adorava vivere la vita alla leggera, avendo molti amanti di una notte nel suo letto, che poi uccideva all'alba senza pietà; Hope invece si era fatta una famiglia insieme al Diavolo in persona, Lucifero, anche sprannominato, da sua sorella, Eric. Non sopportava il marito della sorella. E mai lo avrebbe sopportato. Si toccò di nuovo il petto. Non poteva credere che sua madre era stata rapita dalla Morte in persona.
Era una reazione a catena: Una persona della famiglia era in pericolo...tutti ne subivano le conseguenze. Per loro era il loro cuore di ghiaccio che si scioglieva. Cosa terribilmente inaccettabile per una famiglia tanto egoista e fredda.
-E' stata rapita, - Aveva detto Arawn, suo padre -aiutatemi, contro la morte e senza di lei, io sono Nulla...Ho bisogno di lei...per vivere...-
"Sul serio è caduto così in basso?" aveva pensato Alexander "Sul serio ci sta supplicando come un verme viscido?"
-E se noi non volessimo farti vivere?- Aveva risposto Alexander, con un tono acido, di freddo sarcasmo.
Gli balenò in mente come Hope lo aveva rimproverato. Nonostante fosse più piccola di lui, lei sembrava più vissuta. Ed era vero.
Lei aveva un marito e una famiglia. E lui? un'amante ogni tanto...
Poi all'improvviso aveva sentito un terribile dolore al petto. Lo strato di ghiaccio che copriva il cuore e ne impediva il battito si era frantumato in mille pezzettini.
Sentiva le schegge conficcarsi nella carne come piccoli stuzzicadenti. Ricordò di essere svenuto mentre cercava di raggiungere le sue sorelle con le braccia mentre anche loro due gridavano l'agonia che provavano.
E suo padre? suo padre li guardava. Pure lui l'aveva passato.
Alexander sorrise, un sorriso amaro.
Dovevano ritrovare la loro madre...era l'unico modo per riavere il loro cuore di ghiaccio. La sensazione dei battiti era fastidiosa, provare emozioni lo era ancora di più. Non voleva emozioni. No. Erano vietate.Ma come avrebbero potuto fare?
Alexander prese il telefono e compose il numero della sorella. Uno squillo.Due squilli.Tre squilli.
-Pronto?-
-Hope, sono io...Alexander. Volevo parlarti di una cosa...è..-
Hope lo interruppe subito -Alex! Stavo per chiamarti io! Vieni da noi. Juliet, Papà e Moirrioghan sono qui...-e poi chiuse la chiamata.
Moirrioghan? Figlia di Ernmass? La dea celta più potente di tutti i sette mari e di tutti i cieli? a casa di sua sorella? Rimase stupito e in un secondo sparì in una piccola bufera di neve.
***
Hope guardava la sua piccola Rose, la sua ultima nata, giocare tranquillamente insieme ad Eric Jr e Melian, i suoi figli più grandi. Hope era già in doce attesa quando Rose aveva compiuto il suo primo anno di vita, due settimane prima.
- Allora, Hope, ragazza mia, da quanto tempo sei in attesa?- chiese Moirrioghan poggiandole una mano sul ventre ancora piatto.
-Da un mese, mia signora. - Rispose con un sorriso dolce.Moirrioghan ricambiò il sorriso e pronunciò parole sconosciute, di fortuna al nuovo nato. Arawn le guardava, con occhi spenti. Hope fissava Juliet mentre quest'ultima aveva lo sguardo posato fuori dalla finestra. L'atmosfera era triste, cupa, buia.
Solo il ridere della piccola Rose rallegrava di poco la scena. Eric Jr e Melian sorridevano, ma anche i loro occhi smentivano la loro finta gioia.Eric guardava la moglie mentre stava seduto sulla poltrona e cercava un modo di contrattare con il Lord Morte.
Lo conosceva.
Le anime che uccideva finivano direttamente nell'inferno. Se non per alcuni che finivano nel purgatorio e poi nel paradiso terrestre. Ma erano molto pochi. All'impovviso sentirono il ruomore di una piccola bufera di neve e poi videro la sagoma di Alexander comparire. Gli occhi di quest'ultimo incrociarono subito quelli di Eric. Era proprio inevitabile. Il suo odio per lui era qualcosa di naturale.
-Alexander- lo salutò Eric con un cenno del capo
-Eric- disse Alexander indifferente. Andò verso Moirrioghan e si inginocchiò. Lei con la mano gli fece segno di alzarsi, poi iniziò a parlare:-Ora che sei qui, voglio parlarvi di come liberare vostra madre. L'anima di una dea è molto rara da trovare. La morte vi vuole mettere alla prova, famiglia Iceheart...-
-Perchè noi?- chiese Juliet, consapevole di averla interrotta.
-Non c'è un perchè. Lui arriva e prende come vuole. Non c'è un motivo. -Rispose Moirrioghan- Dicevo, l'anima di una Dea è molto importante e rara per lui. Dovete trovare uno "scambio"-
-Uno scambio? Lui può venire e prendere come vuole!- esclamò Alexander, rosso in viso per la rabbia. -La morte è più furba. Il lavoro sporco nessuno lo vuole fare. Perchè dovrebbe farlo solo lui? Ho capito il suo gioco- ribattè la potente Dea con calma -E' per evitare il lavoro. La pigrizia si sta dilagando. Nessuno oramai vuole più fare e fermare-
-Cosa dobbiamo fare per riavere nostra madre?- chiese Hope con altrettanta calma.Moirrioghan li guardò. Arawn aveva uno sguardo attento come tutti gli altri presenti. Anche Eric Jr e Melian, nonostante stessero badando alla sorella minore, avevano gli orecchi attenti. -Uno scambio - iniziò a dire la Dea- è quello che vuole lui. Trovate due anime, una guerriera ed un mercenario, la prima casta, pura. Vergine. Il secondo vittima di un amore non ricambiato. E se per lui non fosse abbastanza trovate anche un'anima ingenua! Non avete molto tempo. Lui potrebbe venire e giocare con il vostro destino in qualsiasi momento...-

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Quando Hope, Alexander e Juliet rimasero da soli, la sorella più piccola incominciò a parlare:
-Dove li troviamo un mercenario ed una guerriera con tali cratteristiche? E l'anima ingenua cosa potrebbe mai essere?... E' impossibile!-
Alexander la interruppe alzando la mano.
-Per prima cosa mia cara sorella, non è un "Dove li troviamo..." io, te e Juliet, ma è un "Dove li troviamo" Io e Juliet. E' pericoloso per te ora. Sei incinta. Seconda cosa, non è impossibile, niente è più impossibile in questo mondo...- Disse ALexander.
-Alex ha ragione - approvò Juliet - Tu rimani a casa Hope. Ce ne occuperemo noi due. E quando li avremo trovati, riprendermo nostra madre e il nostro cuore di ghiaccio. E' una promessa.- Hope li guardò, non potendo replicare in nessun modo.
Alexander camminò verso la porta che portava al corridoio principale e si recò verso la stanza della piccola. Aprì lentamente l'immenso portone e vide solo un armadio, la culla e dei giocattoli sparsi per terra.
La finestra aperta leggermente lasciava entrare dentro la stanza una dolce fresca brezza primaverile che muoveva, in un ballo lento, le tende e faceva filtrare i raggi della luna che coloravano la culla e il pavimento di argento.
Alexander trovò immediatamente quel posto rilassante, tranquillo. Camminò verso la culla e vide la bambina dormire beatamente.
Rimase incantato da quel che vedeva.
Era una visione guardarla sonnecchiare: i corti boccoli setosi color biondo, sotto i raggi della luna, sembravano fili d'oro; la pelle pallida sembrava risplendere, la bocca semi-chiusa sembrava baciare l'aria .Meravigliosa. Non poteva scegliere aggettivo più perfetto per la figlia di Hope.
-E' bellissima non è vero?- disse, quasi sussurrando, Hope, che era appoggiata allo stipite del portone e guardava suo fratello -Una splendida neonata, creata dal fuoco e dal ghiaccio. Quale mix più perfetto?-
-Sarebbe perfetto se il fuoco non fosse tuo marito.- disse acido Alexander - che lo sia qualcun'altro!-
Hope sospirò e se ne andò da Juliet senza più proferire parola.
La dea lussuriosa sedeva tranquillamente sul divano, con le gambe accavallate, senza neanche accorgersi di mostrare bene la coscia nuda.
Juliet sorrise alla sorella.
Da quando il suo cuore si era sciolto, la parola "dolce" non le infastidiva più. Neanche la "pietà". Hope si sedette di fianco a lei e posò la testa sulla sua spalla.
-Ti ricordi- iniziò la sorella più piccola -quando mamma ci insegnava a controllare il ghiaccio? Eri così brava che io...ero molto invidiosa..-Juliet ghignò e guardò la sorella.
-Eri molto brava anche tu, Hope-
-Lo so ma...non ero te...- Sospirò e poi sorrise dolcementeJuliet rise. Era a prima volta che sentiva la sorella parlare in quel modo. Nessuno riconosceva nessuno. Il loro pensiero stava mutando: da freddo a caldo. Prima non si sarebbero mai sognati di essere così umani. Ogni cosa umana per loro era patetica. Dalla vita alla morte. Ora per loro era tutto...normale...Ma loro non erano ancora in grado di fermare questo processo di "umanizzazione".
Juliet si mise a ripensare alla sua vita prima di quel che era accaduto: Discoteca, ragazzi e ragazze, sesso, vita e morte.
Passava le sue nottate a sedurre uomini e donne di ogni età adulta per poi infine uccidere le sue "prede" subito dopo aver giocato con i loro corpi per una notte. Si parlava spesso di omicidio, ma nessuno sapeva veramente che era lei "l'assassino".Odiava definirsi "assassino", ma era più forte di lei. Uccidere le procurava sadico piacere ed immensa goduria.
Ma poi se ne pentiva amaramente.
Si chiedeva spesso come sua sorella potesse fare sesso solo con suo marito. Si chiedeva se avrebbe mai trovato un uomo che le facesse lo stesso effetto di Eric su Hope.
Vedeva la sorella guardare suo marito con occhi adoranti e lo stesso valeva per Eric: solo una volta aveva provato a sedurlo, e non ci era riuscita.
Quel che aveva ottenuto era una furiosa lite con la sorella minore ed un rifiuto amaro dal diavolo.
-Juliet, Juliet, Juliet....- disse tra se a se - Dovresti pensare a tua madre in pericolo ed invece dai retta all'invidia...-
-Invidia?- Hope guardò la sorella con occhi curiosi: di cosa doveva essere invidiosa lei? era dannatamente perfetta.
-Si, invidia. Di quel che sei riuscita, tu Hope, ad ottenere da una vita che sembrava destinata ad essere buia, oscura e fredda...-
-Che vuoi dire?- chiese Hope sempre più confusa.
-Guardati Hope. Sei una potente dea tentatrice, figlia di Criside e Arawn. Hai un "marito" e dei figli. Sei felice. Hai provato tutto ciò che io desidero. Come sei riuscita ad avere tutto questo?- Domandò Juliet guardandola con occhi che non aveva mai mostrato: occhi vuoti. Hope sorrise amara. Non pensava che sua sorella, la reincarnazione di tutte le fantasie maschili e femminili, potesse essere gelosa di lei.
-Vuoi sapere come ho fatto?-
-Si-
-Ho aperto me stessa- disse Hope - ho buttato via la maschera della donna fredda e ho mostrato la mia vera anima-
-Tu sei una Iceheart! resterai sempre fredda!- esclamò Juliet.
-Non hai mai sentito parlare della nostra dolce ed affettuosa nonna Aine? non hai mai sentito parlare di genetica? Ora invece di chiederti che cosa sia la genetica, pensa a come trovare un guerriero vittima di un'amore non ricambiato perchè, fossi in te, comincerei subito- ribattè Hope. -Risparmia queste prediche per tuo marito! So bene cosa fare!- disse Juliet, irritata.
Camminò veloce verso l'uscita e con furia uscì e si diresse verso la macchina. Salì sulla sua porche e sfrecciò verso le strade notturne di Londra in cerca di una discoteca.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Alexander era nel suo ufficio, di una delle tante discoteche di cui lui era proprietario, seduto alla scrivania. Giocherellava con la targa del nome mentre pensava al da farsi. 

"Dove trovo una guerriera...vergine? Pensa Alexander, pensa...

"Dopo un'ora, stando con le mani sulla nuca  i piedi alzati sulla scrivania, trovò una soluzione: corso avanzato di scherma.Alzò la cornetta del telefono e chiamò la sua segretaria Marianne, una signora vissuta.

-Marianne, chiami subito il centro sportivo e dica al direttore che farò io da sostituto all'istruttore di scherma...per un mese-
 -Subito, sign.Iceheart- rispose la segretaria e riagganciò.

Il giorno dopo Alexander si ritrovò come istruttore di Scherma avanzata a delle bellissime fanciulle. La battaglia di Troia alla fine poteva dare i suoi frutti.

 -Singorine! Disciplina! Prontezza e Velocità!-  Disse con tono autoritario, alzando un pò la voce, mentre entrava nella palestra con una vera spada che avrebbe potuto trapassare chiunque nella mano sinistra mentre nella mano destra la lista dei nomi.

 "15 bellissime ragazze e fra queste... ce ne sarà una da sacrificare!" pensò Alexander mentre leggeva i nomi per formare le coppie:

-Dato che siete in quindici  ogni 2 minuti cambierò compagna e passerò alla prossima così come farete voi 7: mrs Collin, mrs Lefeve, mrs Courbet, mrs White, mrs Mc'kenzie, mrs Danvil e mrs Whinerouge. Le altre 8 si mettano in fila orizzontalmente, allargate le braccia, formate una "T".  Il braccio e la vostra spada non devono toccare nessuno! Formate le coppie su! ed Iniziamo! Non pensatelo come un riscaldamento signorine! Dovete sempre pensare alla vittoria!-
Dopo 10 minuti di amichevoli con le ragazze, Alexander passò alla terz'ultima ragazza. Le fece togliere la maschera per vedere la sua faccia e davanti a se trovò una bellissima donna dai capelli lunghi e corvini, gli occhi verdi di cerbiatto e le labbra non troppo carnose, perfettamente disegnate dal lucida-labbra trasprente. Era un peccato non vederla con dei vestiti un pò più adatti a lei...

-Signorina....Nicole Leanne Lee, giusto? Bene, iniziamo.-

Alexander tenne pronto la spada, lei non aveva neanche avuto il tempo di rimettersi la maschera che che lui le era già addosso. Era finita per terra, con il suo viso vicino. Riusciva a sentire il suo respiro inebriante. Nicole aveva il battito del cuore accellerato. Non riusciva a crederci. Gli occhi di Alexander erano due pezzi di ghiaccio. E lei aveva l'impressione di riuscire a scioglierli.

-Velocità e Prontezza- sussurrò Alexander mentre si alzava e si girava -non saprà mai che cosa le tiene da parte il futuro...- Nicole si sentii umiliata. Non era lì per essere umiliata. Si alzò di scatto e attaccò Alexander alle spalle.
Ma lui aveva dei riflessi sovrannaturali ed ebbe il tempo di girarsi e di fermare il suo attacco a sorpresa.Ma la ragazza sapeva bene cosa fare dalla sua parte.Agitò la spada contro la sua e lo portò in alto. Quando la spada di Alexander fu in alto, lei con un veloce movimento ritirò la sua spada e fece finta di infilzarlo nel torace di Alexander. Doveva prevederlo lui...che sciocco! Per un secondo il tempo si fermò. Alexander fissò gli occhi di Nicole e vide fiamme.
 Era lei.
Non sapeva quale compito avrebbe portato a fine nella sua vita, ma sapeva che lei doveva farne parte. Nicole si tolse la maschera così come tutte le sue altre compagne. Il respiro della ragazza era accellerato, si vedeva bene il muoversi del suo petto.
-Bene- disse Alexander -vedo che siete ben riscaldate. Iniziamo la lezione-

 

                                                        ***
 

-Uuuuuh Nicole ha fatto colpo con il sign Iceheart!- Disse una delle compagne della ragazaa mentre erano nello spogliatoio a cambiarsi.

-Taci tu!- rise Nicole gettandole addosso la sua maglietta.

 -Andiamo, ma non l'hai visto? E' tanto sexy...- Disse l'altra abbassando la voce in un tono più accattivante con un sorriso malizioso stampato sulle labbra.

-E avrà al massimo due o tre anni in più di te, forza Nicole! Provaci!- Le altre risero di gusto mentre Nicole aveva finito di cambiarsi e prepararsi.-Continuate pure a sognare mie care!- disse Nicole prendendo l'ombrello dal porta-ombrelli
-ci si vede domenica!- Nicole uscì dalla porta  sul retro della palestra e vide Alexander con una sigaretta non accesa in mano.

 -Ehi, ho da accendere se vuoi...- disse Nicole prendendo il suo accendino e mostrandoglielo. Alexander notò un'anello di purità e sorrise maligno. Guardò Nicole con occhi pieni di malizia. La ragazza lasciò cadere l'accendino e cominciò ad andare via.Erano in un lungo vicolo cieco...e non c'era nessuno. Nicole promise a se stessa che sarebbe sempre uscita dalla porta principale. Alexander era sicuro che era lei e non le dette il tempo di fare il sesto passo che le congelò i piedi e le gambe. Dalla terra uscirono fili d'acqua che si arrampicarono sulle sue gambe e si congelarono.Alexander si avvicinò a lei lentamente, con un passo duro e netto.

-non provare ad urlare...non ti sentirebbe nessuno. E metti via quel cellulare...qui non c'è campo.-Nicole sospirò.
Doveva giocare d'astuzia...

-Che cosa vuoi da me?- gli chiese con un tono di voce normale.

Alexander ghignò.

-Voglio che vieni con me. Se non opporrai resistenza non ti ucciderò e non ti farò niente di male. Mi servi per una questione. da qui a qualche giorno ritornerai libera-
 E prima che Nicole potesse replicare, Alexander le toccò il braccio e si dissolse, insieme a lei, in una nube di neve.Si materializzarono nei sotterranei della sua villa e gettò Nicole in un angolo.
-Rimmarrai qui finchè non lo dico io. Una cameriera ti darà tutto quello che vuoi e farà tutto quello che desideri. Ovvio non ti darà la libertà...- le spiegò Alexander per poi sparire di nuovo e lasciando Nicole nella cella. La sua.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Hope stava nella stanza di Eric Jr insieme a lui.

-EJ devo chiederti un enorme favore...- iniziò a dire lei tenendo le mani di suo figlio.

-Tutto quello che vuoi mamma...- disse Eric Jr che guardava la madre preoccupato.

-Devi seguire tuo zio Alexander e tua zia Juliat, e devi darmi notizie su di loro. Non voglio che cadano in tentazione...so che lo faranno... Non hanno mai affrontato il cuore di un'umano, e ho paura per loro. Per quanto possono essere freddi...sono vulnerabili ora. Il loro cuore è fragile...non sanno cosa significa "sacrificio"...- disse Hope.

-Farò quel che mi hai chiesto...- disse il ragazzo annuendo, poi si alzò ed uscì dalla stanza. 

Hope si smaterializzò da Rose. La piccola giocherellava tranquillamente con i suoi giochi. "Il mio piccolo angelo..." pensò lei e la prese in braccio.Rose sorrise e le accarezzò la guancia. Hope la guardava, incantata. Non riusciva ancora a credere di aver preso parte nella creazione di una creatura tanto perfetta.

 -Amma....- disse la piccola.

-Si, tesoro mio?-

-Ecchè siete tutti trani?- chiese Rose con una vocina bassa.

-Perchè è un momento molto brutto...la nonna...sta male...-Hope sorrise dolcemente, cercando di mascherare anche i suoi occhi dalla tristezza e dalla paura. All'improvviso gli occhi della bambina si illuminarono. Guardò il vuoto aprendo leggermente la bocca poi guardò la madre con occhi pieni di speranza.

-Allora io posso fare Appuccetto Rosso, vado a trovare la onna e le potto un cesto pieno di pappa buona!- suggerì Rose battendo le manine felice.Hope rise e coccolò teneramente la piccola.

-Certamente! ma devi fare attenzione al lupo cattivo!- disse Hope baciandole la fronte -Altrimenti prende te e la nonna e vi mangia tutte e due! In un solo boccone!-

Rose scosse la testa e fece "No" con il dito. Hope la guardò confusa.

-Non fa iente...- sussurrò la piccola

-Vuoi essere mangiata dal lupo cattivo?-

-Anto poi arrivate tu e papà a salvarmi...- sussurrò ancora Rose.

Hope sorrise e strinse la piccola tra le braccia. La sua tenerezza era un attacco invincibile al suo cuore. Oppure era solo l'affetto materno? Se non fosse stata sua figlia avrebbe reagito allo stesso modo? Il suo cuore di ghiaccio glielo avrebbe permesso?

Quando la piccola si addormentò e lei uscì dalla sua stanza per andare nella camera da letto, Hope ragionò sulla risposta a quelle domande...ma non riuscì a trovarne una.

 

 ***

 

Juliet era nel suo appartamento.

Si stava preparando per un'altra serata in discoteca: stivali con tacco alto, minigonna di pelle nera e top attillato con una profonda scollatura. Intimo? non ce n'era bisogno. Sarebbe stato solamente d'intralcio. Si truccò, prese le chiavi della macchina e sfrecciò per le strade di Londra.

Guardava lo specchietto retrovisore. Una macchina nera non voleva staccarsi da lei.

Era familiare a lei...ma non dette improtanza alla cosa.

"Probabilmente è un'altro interessato alla discoteca come me! Lascialo perdere..." pensò lei sorridendo.Parcheggiò la sua chevrolet ed entrò nella discoteca dirigendosi subito verso il bancone.

-'Sera bellezza, cosa posso farti?- disse il barman

-Mmm un vodka alla fragola e se vuoi faccio io qualcosa per te...- disse Juliet ammiccando.

Il barman rise.

-Scusa bellezza, ma sono di servizio ora. Magari più tardi...- le fece l'occhiolino prima di iniziare a preparare il suo vodka.

 Arrivò un'altro barman con un bicchiere di Highland Busby 8 che non aveva ordinato.

-Da parte di quel signore laggiù e mi ha detto di dirle che gli hai mandato a fuoco i pantaloni per quanto sei bollente...- disse mezzo divertito.

-Deve essere un lavoraccio dire tutti questi messaggi imbarazzanti...- tirò fuori due banconote e le mise nel taschino del barman -magari dopo mi aiuti con un messaggio...da me a te...-  si leccò le labbra e lo avvicinò prendendolo dal cravattino, poi lo spinse via e lo lasciò al suo lavoro.

-Ecco a te il tuo vodka alla fragola!- disse l'altro barman.

Juliet prese il bicchiere e lo alzò in alto mentre sorrideva maliziosa al barman. -A me!- disse e sorseggiò il vodka. Poi si gettò nella pista in mezzo agli altri che ballavano con le mani in alto. Iniziò a ballare con fare sensuale ed eccitante, muovendo fianchi e braccia al ritmo della musica  in modo da essere notata.  

E fu così.

 Due ragazzi la circondarono. Erano entrambi alti, uno moro, l'altro biondo. Juliet si spinse verso quello biondo e sfregò il suo sedere contro i suoi pantaloni. Lui per tutta risposta mise una mano sul suo fianco e l'altro sotto il suo seno. Iniziò a palparla rudemente. Il suo alito fetido che puzzava di alcool le dava la nausea. Era ubriaco fradicio così come lo era il suo amico. Le mani del ragazzo biondo iniziarono a farsi più spinte, iniziando a toccarla nella sua femminilità con più decisione.

 -Non toccarmi...- disse Juliet, spingendo via le sue mani.

Il ragazzo non aveva capito, sotto effetto dell'alcool, e così le tirò su la gonna per aver miglior accesso alla sua pelle più sensibile. Juliet rimase scioccata. Lo spins via con più forza ma lui non aveva proprio intenzione di lascialra stare. Si avvinghiò a lei.

Poi tutto fu veloce.

Il ragazzo moro dette un pugno in faccia al suo amico che cadde a terra con il naso sanguinante.

Tutti smisero di ballare e guardarono la scena. Gli occhi di Juliet incontrarono subito gli occhi del suo "salvatore".Erano spenti e vuoti. Lui era meno ubriaco del suo amico che si stava rotolando sul pavimento con entrambe le mani sul naso che cercavano di bloccare la fuoriuscita di sangue. I due furono sbattuti fuori.  Il ragazzo rideva, lei lo fissava con curiosità.

-Beh cos'hai da ridere? ci hanno appena sbattuto fuori! Il tuo amico mi ha rovinato la serata!- disse Juliet irritata.L'altro continuava a ridere. 

-Hai solo da ridere tu eh?-Il ragazzo si avvicinò a Juliet, la avvicinò alle sue labbra e la baciò con foga. Lei si lasciò baciare...

"Wow! Nessuno mi aveva mai baciata così bene..." Contiunò a premere le labbra contro quelle del ragazzo con passione. Sentiva scintille da tutte le parti...-E' un grande piacere fare la tua conoscenza...sono Brian..Brian..Collins...- disse lui tra un bacio e l'altro.

-Juliet...Iceheart...piacere mio...- ansimò lei...In mezz'ora erano già nell'apparamento di lei.

Le labbra morbide di Juliet baciavano il collo di Brian...Il respiro di lui era dolce...si sentiva giusto quel pizzico di alcool che riuscivano ad eccitarla...Brian si sentì per un momento stordito dalla dolcezza di Juliet. Sentiva il suo respiro gelido..non caldo...gli ricordò la fresca brezza primaverile soffire tra i pineti nelle montagne...Era paradisiaco.Si lasciò andare e si concentrò sulle attenzioni di quella donna tanto sexy e "predatrice"Si lasciò trasportare da quelle emozioni e pian piano sentiva il respiro di Juliet diventare tiepido...

Esplorò le curve del meraviglioso paesaggio che era il suo corpo, assaggiò ogni singola parte di lei, leccando e baciando.Stessa cosa per Juliet.

Si divertì immensamente con lui....Giocarono per l'intera serata, cadendo piano nel sonno accogliente e piacevole della notte.Juliet si sveglio all'alba, come una sveglia. Guardò Brian, sdraiato a pancia in giù. La coperta gli copriva solo dai fianchi fino alle caviglie,  mettendo in mostra dei muscoli ben delineati. La luce soffusa che penetrava dalla finestra gli illuminava la schiena e i capelli mori.

Nonostante fosse tanto bello guardarlo, la mano di Juliet corse comunque sopra il comodino per prendere il cotellino che usava per uccidere le sue vittime. Posò il suo sguardo di nuovo su Brian mentre prendeva il coltellino.

"Sta dormendo così profondamente che non noterà nemmeno che lo sto uccidendo..."Lentamente, tracciò con il coltellino una "X" sulla sua schiena. Brian si svegliò di scatto e si girò. Vide Juliet con l'oggetto in mano e cercò di scendere dal letto, ma lei fu più veloce e lo bloccò sul letto. Entrambe le sue mani erano bloccate sopra la sua testa dalla mano di Juliet. Era incredibilmente forte. Le gambe erano legate al letto mentre lei era a cavalcioni sui suoi fianchi come la sera scorsa.

-Non provare ad urlare o altro...-disse Juliet puntando il coltellino alla sua gola -mi toglieresti il divertimento...-

 -Che cosa vuoi da me?- disse Brian corrugando la fronte -tu sei una pazza maniaca!- Juliet rise.-Farò qualsiasi cosa tu voglia...soldi, sesso...tutto! ma lasciami andare! Ti prego...che giorno è oggi?-  Brian si agitò ancora sotto il corpo irrealmente forte-4 Aprile...perchè? vuoi ricordarti nell'aldilà il giorno in cui sei morto?- domandò divertita Juliet.-No..oggi ho un'appuntamento con una ragazza...-si dimenò di nuovo -ci sto provando con lei da quando eravamo ragazzini di 11 e 12 anni! Quindi se permetti ritornerei dopo a morire!-esclamò Brian ironico.Juliet rimase sorpresa e le sue risate si mutarono in domande-Che cosa? tu ci stai provando con quella ragazza da così tanto tempo? Mi stai prendendo in giro?-

-No... non ti sto prendendo in giro...Io la amo...- disse Brian sospirando.

"Un'amore non ricambiato...ed è pure uno che "combatte" da così tanto tempo...per una ragazza che di sicuro non lo merita..." pensò Juliet.

-Tu vieni con me- disse la ragazza e si smaterializzò con lui nella villa di suo fratello Alexander prima delle domande e delle spiegazioni non necessarie per Juliet...

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Nicole stava sdraiata sul letto nella sua "cella".

 Non sembrava una prigione.

Il letto era molto morbido, nonostante il colore molto triste delle coperte, uno schifoso grigio topo.

La cameriera, Ester, era molto simpatica e parlava molto di Alexander. Da giorni ormai era lì. Non poteva uscire fuori. Si stava dimenticando il colore del cielo e il profumo della libertà.

Tutto era un ricordo sfumato.

-E' un uomo pieno di sorprese. Appena iniziai a lavorare qui non mi dava molti ordini. Molto spesso sto ad ascoltarlo. La solitudine è una cosa che lo deprime. Forse, è per questo che sei qui...- disse Ester.

-Ester, mi devi credere, quando mi ha rapita mi ha congelato le gambe! ho visto ghiaccio arrampicarsi sui miei polpacci e bloccarmi... Tu sai "che cosa è" lui?-

 -Il Sir Alexander Lachlain Iceheart è... qualcosa di sovrannaturale mia cara... Io lo vedo giocare con il ghiaccio, trasformarlo in acqua con un gesto e poi ghiacciarlo con le sue mani. Ha questo grande potere... ma non ne abusa mai... Forse ha deciso che sei tu la sua compagna e ti ha preso contro la tua volontà. Non ho mai visto belle donne in questa casa. Solo le sue sorelle e i suoi nipoti ogni tanto si fanno vive- rispose Ester, sorridendo tranquillamente.

-Non hai paura di loro?- chiese la ragazza leggermente sorpresa.

-Perchè dovrei? Non mi hanno mai fatto niente e Hope, una delle sue sorelle, immagino la più piccola, è molto dolce. Mi fa sempre molti complimenti su come riesco a mantenere il mio viso senza tante rughe a questa età.- la signora rise.

Nonostante avesse la chioma ormai bianca, la sua energia la riportava indietro nel tempo a quando aveva dei occhi giovani, più vivi. La vecchiaia aveva spento quei bellissimi occhi color grigio che in tenera età dovevano essere meravigliosi. 

Nicole si chiese cosa avesse lei che le altre non avevano.

Strano, di solito le ragazze si chiedono che cosa non hanno che le altre hanno, e si ritrovan in un mare di disperazione.

Nicole si guardò attorno. La sua prigione oscura aveva un tocco antico. Forse Alexander era un tipo molto all'antica.

Forse, se si sarebbe donato a lui, avrebbe potuto provare con lui le vecchie emozioni. Le sensazioni dovute al romanticismo...

Ma cosa le passava per la mente? Era una ragazza con delle priorità.  

La stanza si fece all'improvviso fredda. Nicole si strinse nelle braccia prima di vedere la sagoma di Alexander formarsi davanti a lei. La ragazza si tirò indietro, spingendosi verso l'altra parte dell'enorme letto. 

Alexander si sedette sulla poltrona mentre le guardava con insistenza. I suoi occhi di ghiaccio continuavano a scrutarla con avidità. Nicole si sentiva frastornata e inebriata...e non sapeva perchè.

-Che cosa vuoi da me Alexander?- chiese Nicole con la massima calma.

-La tua vita- disse lui freddo. Si alzò dal suo posto e si avvicinò a lei. Le carezzò il viso e i capelli corvini. Quanto avrebbe voluto...ma il suo desiderio era più forte del suo volere?

-La mia vita?- borbottò Juliet, guardando la sua mano. Era gelida....

-Morirai per salvare una vita a me...cara...-Alexander disse l'ultima parola digrigando i denti. Era difficile per lui ammettere le sue emozioni.

Nicole si bloccò. 

"No.." 

Le lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi come un fiume in piena. Ogni singola goccia lasciava una scia trasparente ed infuocata sulla sua pelle.

Ogni goccia era un grido, un grido silenzioso. Il suo corpo esile tremò ed iniziò a singhiozzare come una bambina...Alexander la prese di scatto e la guardò negli occhi. Rovistò nei suoi ricordi e vide una bambina legata ad una sedia, una donna e tre uomini che tenevano la donna per le braccia e la gola.

 

 "Piccola Nicole...guarda la tua mamma! uuuh quanto sangue che le esce dalla gola non è vero?"

Le urla strazianti di una bambina.

"Di ciao alla tua mammina piccola Nicole!"

Le risate di malviventi

. "N-nico-le...f-fai la b-ra-v-va..."

una voce che tace, un cuore che si ferma, una vita che si spegne.

 

Alexander smise di guardare e invece di spingerla via...la strinse forte...Delicata come un fiore.Sentì il bisogno di proteggerla, ma sapeva che non era possibile.

Lei era il sacrificio.

Lei avrebbe messo apposto tutto.  

Nicole si lasciò abbracciare. Aveva un bisogno urgente di comprensione. E chissà quale contradditorio pensiero le aveva suggerito di cercarlo in lui.

-Non è mai più tornata...mi aveva promesso che sarebbe tornata...- disse Nicole tra i singhiozzi.

-Non ritornerà Nicole...non può...-

-Perchè io? Perchè non qualcun'altra?-Nicole quasi gridò. Non voleva suscitare la sua pietà. Non ne aveva bisogno.Alexander la guardò. Il concetto non le era chiaro. Si materializzarono all'ultimo piano. Entrarono dentro una porta e Nicole vide una cupola da dove si potevano vedere le stelle... Alexander guardò il viso della ragazza e la portò al centro della stanza, proprio sotto la cupola.

-Ho capito come sei...- disse lui e alzò il viso di Nicole in modo che lei vedesse bene il cielo stellato -vedi lì, quella stella?Quella che s'illumina più delle altre?-

Nicole era confusa. -Si la vedo...-

-Bene. Quella sei tu.-

-Io. Perchè?-

-Perchè sei l'unica... -

 

***

 

 -Alexander Lachlain Iceheart! Fermati!- gridò Hope mentre caminava velocemente per raggiungere il fratello

-Cosa vuoi Hope?- chiese Alaxander con un tono menefreghista.Hope agitò la mano e fece apparire attorno ad Alexander piccoli pezzetti di ghiaccio. 

Lui si fermò e scrollò le spalle.

-Non puoi...io dico NON PUOI! non puoi innamorarti di lei! Come credi che andrà a finire eh?- gridò Hope Alexander si girò verso la sorella e con un tono minaccioso sibillò le sue parole.

 

-Andrà come io deciderò!-

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


 
Vivianne attendeva seduta sulla panchina davanti al parco. Di Brian nessuna traccia.
Non che le importasse qualcosa...
Era in ritardo di diaci minuti. Niente di che.
Si alzò di scatto, irritata e prese il cellulare.
Compose il numero di Brian freneticamente e gli fece uno squillo. Quandò scattò la segreteria quasi urlò. 
Non poteva credere che le avesse dato buca! Era la prima volta che uscivano insieme da soli senza impiccioni tra i piedi e lui si permetteva di mancare!
Si era preparata a quell'incontro come se dovesse incontrare la regina d'inghilterra! Indossava un abitino da cocktail rosso fuoco molto elegante con degli stivali neri alti fino al ginocchio. In testa un cerchietto molto dolce e indossava pure le lenti a contatto!
Chiamò Nicole, la sua compagna di stanza. Da una settimana era via! Non poteva crederci! Aveva già chiamato la polizia ma niente! 
Era scomparsa come un fiocco di neve che si scioglie...
-Pronto?-
Vivianne sgranò gli occhi -Nicole ma dove cazzo sei? Ti rendi conto che mi hai fatto venire un infarto?-
Alexander guardava Nicole. Il telefono era in viva voce.
Lui era muto ed era lì solo per controllare la telefonata.
-Senti Vivianne, non so quando torneò, ma mi farò viva okay?- disse Nicole con naturalezza menre guardava dritto negli occhi di Alexander. 
-Beh almeno potresti dirmi dove sei!- urlò Vivianne. Quella ragazza era parecchio isterica.
-Scusami....senti ti richiamo...ciao-
-Non ti azzardare a chiudere Nicole Leanne Lee! Nicole! Ugh!-
Vivianne spense il telefono e lo gettò nella borsa tra i trucchi e i suoi altri effetti personali. SI guardò attorno. Niente: Brian le aveva dato buca! 
***
-Hope...- 
Eric abbracciò la moglie da dietro, stringendola fra le sue braccia calde. Hope sorrise dolcemente e girò la testa di lato per fargli vedere il suo profilo e per vedere le sue spalle larghe
-Diavolo...- disse Hope stringendosi a lui. Eric le accarezzò il ventre e le baciò il collo.
La sue mani vagavano senza meta sui suoi fianchi. Lei gemeva dolcemente, lui iniziava a scendere con la mano. 
-Non riuscirai mai a sciogliere un cuore di ghiaccio...nemmeno con le fiamme eterne dell'inferno...- sussurrò Hope accarezzandogli l'inguine. Sentiva un principio di erezione nei suoi pantaloni. Eric respirava sul suo collo: il suo fiato caldo contro la sua pelle fredda era un brivido di piacere immenso...
-E tu non riuscirai mai a congelare un cuore di fuoco...neanche con il ghiaccio più freddo dell'artico...- Lui le leccò il collo prima di morderlo dolcemente.
Hope si girò verso lui e gli abbassò i pantaloni. SI abbassò anche lei ed iniziò a compiacere suo marito...
Gli ansimi, i gemiti, la goduria e la passione li aveva travolti come un'onda in un mare molto agitato...
Il giorno dopo si risvegliarono abbracciati, l'uno nelle braccia dell'altro. Succedeva sempre così: un bacio tirava l'altro...
Eric la guardava mentre lei fingeva di dormire tenendo gli occhi chiusi. Le baciò le palpebre poi la fronte.
-Ti amo-

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