Shatter: After (and before) life chronicles

di Rainie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. [GrimmNel] Call shamelessly my name at 2am ***
Capitolo 2: *** 02. [TsukiRiru] Slipping out of my existence ***
Capitolo 3: *** 03. [Isshin/Masaki] Till death do us apart ***
Capitolo 4: *** 04. [UlquiHime] If he could return back to life ***
Capitolo 5: *** 05. [IchiRuki] Afterlife rendezvous ***
Capitolo 6: *** 06. [GinRan] The aftermath of unpleasant memories ***



Capitolo 1
*** 01. [GrimmNel] Call shamelessly my name at 2am ***


01. GrimmNel
Call shamelessly my name at 2am
 
Neliel aveva la curiosa abitudine di chiamare Grimmjow per cognome.
Non se n’era mai accorta, ma un giorno realizzò che non chiamava nemmeno Nnoitra – che poteva essere normalissimo – in tale modo. E neanche l’altro Espada che allora era il numero 9 si risparmiava ad indirizzarla con il nome proprio. Le giornate si erano sempre susseguite con “Jaegerjaques, fai questo” e “Non rompere il cazzo, Oderschwank”, che riecheggiavano nei corridoi di Las Noches.
Quella volta in cui Neliel si diresse, stanca, verso i suoi alloggi reduce dall’ennesima sfida contro Nnoitra ed incrociò Grimmjow non era da meno.
«Che diamine ci fai ancora sveglio a quest’ora, Jaegerjaques?» chiese lei, richiamando alla mente il fatto che dopo sei ore di insistente combattimento erano almeno le 2 di notte – sempre se di giorno e notte si potesse parlare, in quell’edificio. Lo sguardo corrucciato dell’Espada dai capelli assurdamente azzurri era sempre presente sul suo volto quando disse: «Non sono affari tuoi, Oderschwank». Lei sospirò e, chiudendo gli occhi, poggiò le dita fra le sopracciglia aggrottate, cominciando a massaggiare lentamente nel tentativo di sopprimere il mal di testa che si stava espandendo sul capo. Prima quell’assillante ottavo Espada, ed adesso quel suo irritante compagno… Voleva solo dormire.
«Allora levati dai piedi» ringhiò con un tono basso, sfiorando istintivamente la propria spada con la mano libera. Grimmjow rimase invece con i piedi piantati in quel posto, un ghigno che si espandeva sul viso strafottente, che la sfidava dicendo “E se non volessi?”. Riaprendo gli occhi, Nel si chiese perché mai la sua mano volesse intraprendere un altro confronto di spade – quella di Nnoitra era una spada? – quindi la spostò via dall’impugnatura e riprese a camminare, superando Grimmjow, ignorando completamente quello sguardo. Pochi passi dopo, sentì la voce di quest’ultimo riecheggiare nel corridoio, «Scommetto che quel pazzo di Nnoitra ti ha dato del filo da torcere, questa notte».
Lei si fermò e voltò violentemente il busto verso di lui. «Tch, come se uno come lui possa mettermi in difficoltà» rispose con fierezza.
«Zoppichi» constatò piatto il nono Espada, guardandola negli occhi. Finora non se n’era accorta, ma all’improvviso Neliel sentì il proprio piede sinistro farle male. Fece del suo meglio per nascondere una smorfia, «Ti sbagli» disse.
«Non mi sbaglio.»
«Sì, invece.»
«No.»
«Piantala, Jaegerjaques, non mi portare al tuo livello.»
Ora consapevole della sua condizione, Nel si girò nuovamente e fece del suo meglio per far sì che la sua camminata irregolare non salti all’occhio. Sperava e sperava e sperava, il suo orgoglio da terza Espada le diceva di fare ciò.
Fu alcuni passi dopo che una forte ma attenta presa si fece strada nei nervi sul suo braccio. La ragazza si mise sulla difensiva all’istante, soprattutto quando un’altra mano scivolò sul suo fianco. Scoccò uno sguardo che avrebbe potuto uccidere il più brutale dei predatori animali a Grimmjow, ma quest’ultimo non se ne accorse nemmeno (o lo ignorò), intento a far scivolare il braccio appena catturato sulla propria nuca. «Toglimi le tue mani di dosso» sibilò pericolosamente Neliel, ma l’altro Espada le disse «No» con lo stesso tono basso, cominciando a camminare tirandosela dietro verso i suoi alloggi.
Non dissero niente per tutto il percorso. Minuti di silenzio, nei quali non ci furono minacce – Nel si era arresa alla fine – né battute maliziose – Grimmjow si concentrava solo nel riportare la ragazza alla sua camera. Quando infine la raggiunsero, il silenzio divenne difficile da sopportare e anche lievemente imbarazzante. «Immagino che possa lasciarti qui» le disse semplicemente. Lei si chiese il motivo di quel gesto; non erano mai andati d’accordo, dopotutto. Avevano sempre usato parole dure e taglienti con l’altro. Se si fosse scoperto che avevano condiviso un momento – tanto intimo – quella notte, Nel ne era sicura, non sarebbe riuscita a guardare in faccia tutti gli altri compagni per la vergogna.
«Sì», rispose. Dopo un secondo di esitazione, continuò con un tono pieno di disagio: «Non avrai intenzione di dire che sono rientrata in queste condizioni, soprattutto a Nnoitra, non è vero?»
Nessuno avrebbe saputo di quei minuti.
«Probabilmente me ne dimenticherò domattina» rispose l’altro, sospirando. Poi fece per ritornare sui suoi passi, così Neliel poté finalmente posare una mano sul petto in segno di sollievo.
«Buonanotte, Neliel.»
Il fatto che egli non solo le augurò buonanotte, ma la chiamò anche per nome sorprese non poco la terza Espada. Sarà perché era notte fonda, sarà perché era ritornato il silenzio, sarà perché lui se ne stava andando, ma lei gli rispose: «Buonanotte – uhm – Grimmjow, e grazie». “Solo per questo momento”, pensò.
Lui si voltò appena per guardarla, e le diede un cenno. «Di niente.»
Nel non seppe mai perché, quella notte, Grimmjow fosse stato ancora alzato.











~ 779 words ~

N/A: Si spera che questa raccolta non finisca nel dimenticatoio, sebbene in questo momento sia tanto presa dal fandom che ne dubito fortemente.
Signori, ho il piacere di annunciarvi che questa è la prima crack pairing che sostengo. È da ieri sera che sto cercando fan art e fan fiction su di loro. Peccato che non ce ne siano molte D: Il mio cuore sta esplodendo.
E, il capitolo di Bleach di questa settimana è stupendo. QUELLA SPADA DEVE PER FORZA ESSERE DI GRIMMJOW O NON MI DARÒ PACE. Ed è stato un sollievo che sia uscito ieri, ma adesso come farò a passare la settimana senza l’anime? Mi ci ero affezionata!
Ho come la sensazione che succederà qualcosa di brutto a Rukia o nei prossimi capitoli, o in quelli finali del manga. Spero che mi stia sbagliando.
Accetto consigli per le pairing su cui scrivere! Niente shounen-ai o shoujo-ai, prego. Solo pairing het. E non è detto che lo scriva di sicuro, vi avverto (:
Spero che apprezziate questo capitolo. Alla prossima!
Noth.
P.S.: Fandom di Bleach, rivivisci! [cit.]

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Capitolo 2
*** 02. [TsukiRiru] Slipping out of my existence ***


02. TsukiRiru
Slipping out of my existence
 
Se si trattava di uno shinigami, Ginjou non avrebbe mollato, di questo Riruka era più che sicura. E proprio per questo non doveva intromettersi, non avrebbe avuto senso, inoltre sarebbe tornato tutto come prima, come se niente fosse successo.
La ragazza si stava ripetendo quel mantra da ormai ore. Sin da quando il piano di Ginjou per entrare in possesso dei poteri di un certo Ichigo Kurosaki era stato svelato a tutti i membri della Xcution, lei non aveva potuto far altro che rimanere in silenzio a riflettere. Aveva provato a fare una passeggiata, ad andare alla sua pasticceria preferita, ad ammirare tutte le cose carine che possedeva, eppure non riusciva ancora a rilassarsi. “È un piano come tutti gli altri, solo un altro sotterfugio per sottrarre i poteri ad uno shinigami” si era stampata in testa, ma nelle profondità della sua mente sapeva che non era ‘un piano come tutti gli altri’.
Ritornò alla base della Xcution, stanca di forzare sé stessa a rilassarsi. Chiese a Giriko di prepararle un the, uno qualsiasi, e si sedette su una delle tante poltrone presenti. Non sentì nemmeno la voglia di provare la torta ai frutti di bosco che aveva acquistato.
«Riruka-san, deve scusarmi un momento. Spero non le dispiaccia rimanere sola per un po’ mentre vado a fare compere» disse il maggiordomo, poggiando la tazza fumante di the sul tavolo. Il piattino, venuto a contatto con la superficie dura, produsse un secco rumore che risvegliò Riruka dal suo treno di pensieri. «Ah. Yukio non è qui?» chiese.
«Lui e Jackie-san sono usciti un’ora fa, non ho idea di dove fossero diretti» rispose l’altro, tornando dietro al bancone per radunare le proprie cose e poi dirigendosi verso l’uscita. «Può lasciare la tazza direttamente lì dopo che ha finito. Me ne occuperò io dopo. Buona serata.» E detto ciò, la porta si aprì e si chiuse, lasciando Riruka avvolta nelle tenebre se non fosse per le poche luci provenienti dal bancone e dal soffitto. “Perché qui dentro è sempre così buio?” si chiese stizzita, prendendo un sorso di the. Non riuscì a riconoscere l’infuso che Giriko aveva usato, ma non era mai stata un’esperta comunque.
In qualche modo, dopo un paio di minuti riuscì a sciogliersi un po’, quella giornata l’aveva fatta esaurire nervosamente. Non si era mai sentita tanto rigida dal giorno in cui aveva liberato quell’uomo dal proprio Fullbring. Si morse il labbro, non doveva pensarci. Non dopo tanti anni di duro lavoro per non farle venire in mente quell’amaro ricordo.
La porta si aprì e si chiese se Jackie o Yukio fossero ritornati. Si volse verso la figura che si stagliava contro il cielo color arancio, e si accorse che non era né la prima né il secondo. Ginjou non era con lui, eppure era sicura che fosse andato via assieme a Tsukishima dopo l’incontro con Ichigo Kurosaki a quel negozio – com’è che si chiamava?
«Già di ritorno?» borbottò portandosi di nuovo la tazza alla bocca, irrigidendosi un’altra volta. L’interpellato le rivolse un sorriso enigmatico, prima di chiudere la porta ed addentrarsi sempre di più nella stanza. «Sì, ci siamo occupati di quell’amico con gli occhiali di Kurosaki» rispose semplicemente. Ma non tanto semplice fu la reazione di Riruka, che quasi si strozzò con la bevanda andatole di traverso. Cominciò a tossicchiare, «Credevo che aveste – cough – intenzione di attuare il piano fra qualche giorno.»
«Ci siamo imbattuti in lui dopo aver fatto un salto al negozio di quel tizio, Urahara, quindi Ginjou ha insistito di entrare in azione» disse noncurante, fermandosi vicino alla poltrona dove era seduta la ragazza, che sospirò. «Oh, capisco.»
Non si sentiva del tutto sicura mentalmente. Sentiva un lieve disagio nel sapere che ciò sarebbe accaduto in qualche istante, e non riusciva ad accettarlo. Quando sentì Tsukishima chiederle se fosse pronta, lei esitò. «Mi chiedo» cominciò, «come ci si senta. Essere sicuri di ritrovarsi all’altro mondo quando invece non ci sarà alcuna ferita.» Voleva prendere tempo, scolpirsi quel momento nella mente per poi sotterrare il ricordo da qualche parte, per preservarlo in caso non ci fosse un ritorno. Anche se sapeva che sarebbe stato inutile, non avrebbe ricordato niente. «Quanto tempo hai detto ci vorrà perché il tuo Fullbring abbia effetto?»
«Dipende da persona a persona» rispose l’uomo, «Probabilmente voi ne sarete affetti nel giro di una notte, dal momento che è da tanto che ci conosciamo.» Lei annuì.
Sicuramente né Jackie o Yukio o Giriko avrebbero avuto problemi ad identificare Tsukishima come un pericolo, ma per lei era diverso. Si chiese se il ricordo di quei secondi – tutta la sua esitazione – avrebbe cominciato a far capricci nel momento meno opportuno. Forse solo Shishigawara si sarebbe sentito come lei… ah, già, avevano deciso che lui sarebbe stato dalla parte del suo futuro nemico. «Va bene» disse infine, alzandosi. Prima di chiudere gli occhi, l’ultimo oggetto su cui li posò fu il segnalibro che stava mutando in spada.
Si rincuorò con il pensiero che sarebbe ritornato tutto come prima, e che lei avrebbe ricordato Tsukishima senza rancore ancora una volta.










~ 843 words ~
N/A: Mi correggo, la GrimmNel non è la prima crack pairing che shippo. C’è anche la France/Jeanne D’Arc di Hetalia, anche se non sono sicura che sia completamente crack, ma non importa D:
HAPPY BIRTHDAY ICHIGOOOOOOO. Ora in Giappone è il 15 luglio. Anche se la fan art per celebrare il suo compleanno non è ancora terminata, ah ah. Avrei voluto scrivere qualcosa, ma dal momento che avevo già deciso ho lasciato stare.
Questa fan fiction temporalmente è situata nel pomeriggio in cui Ishida è stato attaccato. Ho dovuto scrivere due volte questo missing moment perché la prima volta era incentrata troppo sulla Xcution, quindi sarebbe stata troppo lunga. Cerco di mantenermi fra le 500 e 1000 parole.
Non avevo mai pensato a questa coppia, ma dopo il penultimo capitolo della Lost Substitute Shinigami Arc, vedendo Riruka piangere, questa shipping mi ha ispirata tantissimo.
Sì, ho cambiato titolo, questo di adesso mi garba molto. Dal momento che riesco a scrivere senza tanti problemi i capitoli di questa fan fiction, credo che aggiornerò spesso. La prossima sarà una IchiRuki, mentre il quarto racconto sarà incentrato sulla ByaHisa. Scriverò anche un po’ sulla Isshin/Masaki, dal momento che in questi giorni sono particolarmente ispirata. Ho anche in mente una one shot a parte, in questi ultimi tempi tutte le storie che scrivo mi soddisfano assai.
Grazie mille per le recensioni e l’aggiunta alle seguite della fan fiction, m’impegnerò affinché possiate continuare ad avere piacevoli letture! Era da tanto che non scrivevo una long, quindi la cosa mi fa emozionare particolarmente.
Alla prossima, Noth.

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Capitolo 3
*** 03. [Isshin/Masaki] Till death do us apart ***


03. Isshin/Masaki
Till death do us apart
 
Anche quell’anno era lì, davanti alla pietra che aveva la dicitura “Kurosaki Masaki, amata moglie, madre e amica” incisa sulla superficie.
“Mi chiedo come sette anni possano passare tanto velocemente” pensò Isshin, con la sua solita stecca di sigaretta tra le labbra. Al contrario dell’anno passato, quel giorno non aveva piovuto, ed il cielo senza alcuna nuvola era illuminato dal tramonto che colorava di rosso il prato appena tagliato dietro la fila di lapidi. Il suo sguardo continuava a fissare quella di sua moglie, seguendo ogni tratto delle parole scavate nella superficie liscia.
«Ciao, Masaki» iniziò a dire. Non aveva mai perso quell’abitudine di parlare alla sua amata il giorno in cui andava a trovarla. Ogni anno, per sette anni, nessun rimpianto per tutto l’amore che la donna avrebbe potuto regalargli ancora. Fece un sorriso sghembo, «Come al solito, non so proprio cosa dirti» cominciò. «Sono già passati sette anni. Mi sembra che sia stato solo ieri il giorno in cui ti ho proposto di sposarmi. Il tempo passa così veloce qui, non so se da te è lo stesso.»
Poi all’improvviso sentì nostalgia. Avrebbe voluto dirle che gli dispiaceva, che si pentiva di non essere riuscito a salvarla dalle grinfie del destino, che mai avrebbe voluto che fosse successo tutto così all’improvviso. Decise di continuare a comportarsi come al suo solito, quel giorno, in quel luogo, come tanti anni prima, come se niente fosse cambiato dopo tutto quel tempo. No, Isshin non avrebbe mai desiderato che la sua amata Masaki si preoccupasse per lui. Prese una boccata di sigaretta. «Yuzu e Karin stanno bene. Sono cresciute molto e continuano ad essere forti. Vorrei che tu le vedessi ora e che le abbracciassi, ma sono sicuro che a te ora va bene anche solo vegliare su di loro.» “Ci sono io a proteggerle” pensò in silenzio. «A proposito, sai che abbiamo avuto anche una terza figlia per un periodo?» continuò allegro, «Rukia-chan è stata davvero molto carina quando era a casa nostra, ha aiutato Yuzu con i lavori domestici anche se era maldestra e Karin era piuttosto soddisfatta nel sapere che c’era una ragazza capace di tener testa ad Ichigo.» Nel menzionare il figlio maggiore, Isshin si incupì leggermente. Erano passati ormai sei mesi. «Mi ha ricordato un po’ di te. Mi chiedo se non si senta troppo solo ora che se n’è andata. Certe volte lo guardo e lo trovo a fissare fuori dalla finestra, come se cercasse un indizio che gli riferisse che i suoi poteri stanno ritornando.» Un’altra boccata di fumo si espanse nell’aria, disegnando curiosi ghirigori in contrasto con il cremisi del cielo. La sigaretta sarebbe presto finita, e lui se ne sarebbe dovuto presto andare. «Qualche giorno fa mi ha chiesto se tu fossi alla Soul Society. Quando gli ho detto che non lo sapevo, mi è sembrato un po’ sorpreso.» Rise, «A dirla tutta, vorrei sapere pure io se sei lì. Mi piacerebbe molto venirti a trovare, anche se non credo che mi lascerebbero passare facilmente.» Si chiese se non fosse suonato troppo malinconico. Sorrise, restando in silenzio a fissare il marmo lucido mentre la sigaretta si consumava poco a poco, in un lento valzer con la cenere che volteggiava nell’aria. Si sentiva un po’ meglio in quel momento, avendo riferito alla sua compagna tutto ciò che, negli ultimi giorni, aveva messo sottosopra i suoi pensieri.
«Sai a cosa stavo pensando? Il fatto che io sia in verità già morto dovrebbe rendere la frase “Finché morte non ci separi” completamente inutile» notò a voce alta, con le labbra sempre incurvate in un sorriso. Riusciva benissimo a vedere la moglie di fronte a lui, un’immagine nitida che mai era scomparsa dalla sua mente, il suo sorriso che non si era ancora spento dopo tutti gli eventi che si erano susseguiti. «Forse è per questo che non ho mai smesso di amarti sin dal giorno in cui ci siamo conosciuti» disse in un’ultima nuvola di fumo, facendo cadere la cicca per terra e spegnendola con la suola della scarpa.
«Non vedo l’ora di rivederti di nuovo, Masaki.»









~ 681 words ~
N/A: Uhm, è stato piuttosto difficile scrivere su Isshin e Masaki, dal momento che, sinceramente, non ho mai letto alcuna fan fiction su questa coppia e ce ne sono davvero poche sul web.
Avevo detto che la terza sarebbe stata una IchiRuki, ma quell’idea volevo preservarla per un’altra one-shot che non so se pubblicherò, dal momento che non sono riuscita a scrivere molto. Però, sono piuttosto contenta di aver scritto qualcosa sui genitori di Ichigo. Dal momento che sono sicura che Masaki non è completamente umana, non penso che sia andata alla Soul Society.
Questa è solo la prima delle missing moments ambientate durante i 17 mesi di timeskip, e penso che anche la prossima sarà ambientata nello stesso periodo di tempo. Vi sfido ad indovinare su che coppia scriverò, anche se ce ne sono così tante in questo fandom! Certe volte è davvero incredibile, i fan tirano fuori delle supposizioni a cui scommetto nemmeno Kubo aveva pensato. Mi chiedo perché ne faccia ancora parte D:
Altra news: mi sta venendo in mente una fantastica long fiction, ma non sono sicura di volerla pubblicare. Credo che comincerò a scrivere prima i primi 2 o 3 capitoli per vedere se riesco ad andare avanti. Ad ogni modo, sono sicura che sarà epica (per me). Le parole, in questo momento, mi si stanno formando magicamente nella testa.
Ad ogni modo, per chi ha letto Kaleidoscope, sono felice di annunciare che ci sarà presto una versione inglese postata su FanFiction.net! Ho trovato una beta reader che mi sta correggendo piano piano la fan fiction, anche se non l’ho ancora interamente tradotta. È una versione molto più ricca di quella italiana, sebbene la storia sia sempre la stessa. Ho semplicemente corretto un po’ di cose ed aggiunto altre per far sì che la lettura sia morbida e naturale. Credo che il lavoro di beta reading finirà verso settembre/ottobre, ma non assicuro niente.
Dal momento che ho scritto troppo nelle note d’autore, mi fermo qui. Alla prossima!
Noth.

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Capitolo 4
*** 04. [UlquiHime] If he could return back to life ***


04. UlquiHime
If he could return back to life
 
Quel giorno era speciale.
«Hime, sicura che non vuoi che ti accompagni a casa?» chiese premurosa Tatsuki all’amica. Quella scosse la testa, facendo scorrere un sorriso sulle labbra. «Sto bene così» la rassicurò, terminando di mettere i libri nella borsa. La ragazza dai capelli corvini continuò a mantenere lo sguardo su di lei, così Orihime prese la borsa e cercò di rassicurarla ancora, «Non ti preoccupare, starò bene. E poi, so pur sempre difendermi da sola!» rise. Ed era vero, gli Shun Shun Rikka erano sempre d’aiuto in certe situazioni. Continuò a sorridere radiosa alla propria migliore amica fino a quando ella non si arrese, sbuffando. «Va bene, ma chiamami se hai bisogno di aiuto» le riferì, «Io intanto vado.»
«D’accordo, ci vediamo» la salutò lei. Quando sparì dietro la porta, Orihime si lasciò scappare un sospiro di sollievo. Tatsuki si era comportata in quel modo sin da quando lei era ritornata da Hueco Mundo. Era passato ormai un anno, e si era accorta che poteva ricordare quel periodo senza paura – non ne aveva mai avuta. Forse solo quella di perdere i propri compagni.
Uscendo dall’edificio scolastico, si guardò attorno pensando di scorgere qualcuno, ma in fatto nessuno si fece vedere; non seppe se esserne felice o triste. “Che sciocca” si rimproverò, “ho detto a Tatsuki-chan di non disturbarsi ad accompagnarmi a casa e guarda a cosa sto pensando.” Presto il sole sarebbe calato, e lei doveva ancora passare al supermercato a causa del suo frigorifero quasi vuoto. “Così mi distraggo un po’” si disse mentalmente.
Una volta ritornata a casa, preparò silenziosamente la cena – non sapeva nemmeno come intitolare quel piatto – e andò a farsi a doccia. Quando il momento della sua quotidiana conversazione con il fratello arrivò, esitazione scivolò sul suo cuore, e cominciò a parlare stupidamente della scuola. «Oggi Tatsuki-chan sembrava tanto preoccupata» disse alla foto sorridente di Sora, «vorrei davvero che capisse che ora sono qui e non me ne andrò via.»
Fece una pausa. C’erano tante cose che avrebbe voluto dire, ma voleva solo parlare dell’essenziale. «Da quando sono ritornata qui, sembra che tutti si preoccupino più del dovuto. Ricordi che ti ho detto che a gennaio tutti mi stavano alle calcagna, come se dovessi sparire all’improvviso?» Rise forte, torturandosi la nuca con la mano come se il fratello potesse vederla. Era imbarazzata, tanto, perché non sapeva come andare a parare la questione. «Un anno fa ho riferito a Kurosaki-kun che lo amo. Probabilmente non lo sa» disse. Era giusto parlare di ciò ad un anno di distanza? Orihime non lo sapeva. Non capiva nemmeno perché volesse tanto parlarne, forse per ricordare con affetto coloro che l’avevano portata via dal mondo umano (il colmo!), forse perché aveva semplicemente bisogno di dirlo a qualcuno. «Mi chiedo cosa starebbe facendo Ulquiorra-kun se fosse ancora vivo» disse a voce bassa.
Sin dal giorno in cui era ritornata a casa, non si era mai perdonata per non essere riuscita a salvarlo. Ci aveva pensato e pensato e pensato, ed alla fine era giunta alla conclusione che avrebbe potuto dire a Shun’o e Ayame di curarlo, di non farlo sparire sottoforma di ceneri spostate via dal vento. Ma non lo fece.
Non aveva sentito quella sensazione da quando il fratello era morto.
«Una volta ho sognato che lui ritornava, venendo a Karakura e frequentando la mia scuola» confidò con voce sommessa; non era mai stata brava a confessare i segreti. La foto di Sora continuava a fissarla silenziosamente, mentre lei lottava contro la voglia di versare lacrime. «Vorrei davvero trovare un modo per farlo ritornare qui. Vorrei davvero sapere se c’è un modo.»
Quella notte, Orihime aprì l’armadio e lo disfò, ed alla fine prese quella piccola scatola di cui nessuno sapeva l’esistenza, nemmeno Ichigo o Tatsuki, e la aprì dopo un anno in cui era stato sepolto sotto pile e pile di vestiti. Il braccialetto scintillò alla luce della luna che brillava, splendida, in alto nel cielo.
Che fosse innamorata di Kurosaki-kun, non importava in quel momento. Voleva… cosa voleva? Sapeva che non sarebbe riuscita a farlo rivivere stringendo a sé quel bracciale, sapeva che il reiatsu che voleva immettere in esso non bastava per far ritornare indietro una vita – quella di Ulquiorra non poteva essere altro che una vita, una preziosa.
Eppure desiderava ancora provarci, magari avrebbe funzionato, magari lui avrebbe avuto una seconda vita e lei gli avrebbe detto “Bentornato” e gli avrebbe sorriso raggiante.
Quando se lo mise sul polso, il braccialetto le stava ancora alla perfezione.











~ 751 words ~
N/A: Questa è scritta davvero molto di getto. Ho avuto l’illuminazione all’improvviso ed è uscita fuori questa fan fiction.
In realtà, non doveva andare esattamente così, ma più o meno l’idea era la stessa: il ricordo di Orihime su Ulquiorra. Mi piace un sacco il legame che si era creato fra loro due. Chissà, magari un giorno lui ritornerà veramente nel manga e capiremo che siamo stati tutti trollati da Kubo. Anche se lo dubito D:
Quindi, sto cominciando a scrivere una long fiction su Bleach ed ho capito che gli incipit filosofici proprio non fanno per me. Ma non importa, l’idea per la trama mi sembra abbastanza stabile. Riesco a prevedere che sarà lunga tipo un venti capitoli, ma non ne sono ancora del tutto sicura, ci sono un po’ di idee confuse nella mia testa che aspettano di essere messe nero su bianco ed un Ichigo che parla francese mi intriga assai.
Ad ogni modo, [CAPITOLO 502 SPOILERSPOILERSPOILERSPOILER] BYAKUYA. Dimmi che non sei morto per davvero. Dimmelo. NON PUOI MORIRE, CRISTO! Chi accompagnerà Rukia sull'altare quando sposerà Ichigo?! [cit.] [FINE SPOILER]
Spero che abbiate apprezzato questa shot. Alla prossima!
Noth.

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Capitolo 5
*** 05. [IchiRuki] Afterlife rendezvous ***


05. IchiRuki
Afterlife rendezvous
 
«Rukia» chiamò Ichigo, «come funziona il ciclo della vita e della morte?»
Era curioso. La shinigami non gliene aveva mai parlato, e quella domanda gli era frullata in testa sin da quando, 17 mesi prima, lei si era volatilizzata davanti a lui.
Rukia alzò lo sguardo dal rapporto che stava scrivendo al comandante Yamamoto. «In che senso?» gli chiese, con gli occhi che domandavano spiegazioni. Ichigo le ritornò l’occhiata interrogativa con una sua svogliata. «Intendo» ricominciò, «cosa se ne fa la Soul Society degli spiriti? Non succede qualcosa una volta che restano lì per anni?»
L’altra aggrottò le sopracciglia in un’espressione pensosa, prima di abbassare lo sguardo e ritornare a scrivere il rapporto richiestole. Il ragazzo dai capelli color arancio non le disse niente, sapendo benissimo che la compare stava riflettendo. Si conoscevano da due anni oramai, ed il loro rapporto non era mai potuto crollare, nemmeno dopo quei mesi di vuoto. Uno sguardo solo bastava a riempirli tutti quanti.
Lui continuò a scrutarla con la coda nell’occhio, sfogliando pigramente una rivista che si trovava per caso nella stanza. Urahara aveva detto: “Non dovresti passare un po’ di tempo con Rukia-san? Sono sicuro che avrete tante, tante cose da dirvi e da fare”, indicandogli la stanza e sorridendo con malizia. Aveva subito capito a cosa alludeva, e gli diede un’occhiataccia quasi imbarazzato, ma aprì la porta della stanza lo stesso e si trovò di fronte una Rukia concentrata nello scrivere. Lei lo aveva accolto con un borbottio, ed Ichigo era rimasto in silenzio fino a quando quella domanda non era spuntata sulle sue labbra.
Non era cambiata tanto, solo i capelli più corti e un po’ più bassa di come si ricordava (o forse era lui che era cresciuto?), ma gli occhi erano sempre rimasti gli stessi. Riusciva ad intravedere decisione, orgoglio, irremovibilità nelle sue iridi color blu metallico.
«Non ho sentito tanto a proposito» la voce di Rukia irruppe nella tranquillità della camera. Posò giù il pennello ed alzò gli occhi su di lui, e questi poté leggere una certa pensierosità nell’occhiata che gli diede. «Sembra che le anime si possano ricostruire da sole.»
Questa volta fu Ichigo che fece un’espressione perplessa. Rukia si alzò, stiracchiando tutto il corpo. Di sicuro, era rimasta in quella stanza per almeno mezz’ora, e di certo scrivere un rapporto non era così rilassante. Fece ricadere lo sguardo sul sostituto shinigami. «Sai che le anime, morendo alla Soul Society, si disintegrano in milioni di particelle, no? La stessa cosa succede a quelle che non trovano la morte lì.»
La ragazza si avvicinò al compagno e si sedette al suo fianco, appoggiando la testa al muro. Ichigo sentì il reiatsu di Rukia vibrare gentilmente accanto al proprio, e si sentì rassicurato da quella sensazione. Dopo così tanto tempo, essa aveva finalmente fatto capolino nel suo corpo ancora una volta.
Lei continuò: «Solo i capitani sanno come procede esattamente. Ho sentito accennare dal capitano Ukitake che gli spiriti, una volta restati alla Soul Society per tanto tempo, vengono richiamati nella Seireitei, e c’è una macchina nei quartieri della dodicesima divisione che procede a dividerli in particelle spirituali. Non so di preciso cosa facciano, ma sembra che le particelle di una stessa persona possano attraversare il Senkaimon, ripulendosi dai vecchi ricordi, e riunirsi in un nuovo individuo. Probabilmente per questo gli umani non riescono a richiamare alla mente le loro vite passate».
Ichigo ascoltò attentamente ogni parola. «Reincarnarsi» sussurrò, e la shinigami annuì. Restarono in un confortevole silenzio, prima che il ragazzo si voltasse verso di lei e le chiedesse: «Secondo te ci siamo incontrati in un’altra vita? O, almeno, alla Soul Society?»
Sorpresa esplose negli occhi di Rukia. Ichigo si accorse solo un secondo dopo di ciò che aveva detto, e si maledì per il rossore che stava attraversando il suo viso. «No, niente— lascia stare.»
Seppellì la propria attenzione nella rivista che stava ancora tenendo in mano, sperando che potesse essere abbastanza da farle lasciar stare quell’imbarazzante domanda. Ringraziò il cielo che la rivista non fosse su donne nude – in qualche modo, aveva una… certa opinione sul proprietario di quel negozio.
Ad ogni modo, continuò a sentire lo sguardo di Rukia su di lui, e finalmente riuscì a ritrovare il coraggio di guardarla e dirle in tono stizzito: «Cos’hai da fissare?»
«Ichigo,» chiamò il suo nome, come se fosse qualcosa su cui aggrapparsi, «è probabile ci siamo incontrati tanto tempo fa.»
Il ragazzo la guardò con uno sguardo forse addolcito, mentre lei scontrava le sue iridi color delle profondità marine contro le sue ambrate. Lei decise di distogliere lo sguardo. «Forse in un’altra vita siamo stati amici come ora o forse abbiamo avuto un rapporto di odio, forse siamo cresciuti insieme» disse ancora, chiudendo gli occhi. «Forse abbiamo fatto qualcosa di cui siamo pentiti, forse dovevamo rimanere lì senza far niente e basta.»
Restarono incastrati in quelle parole per qualche confortevole secondo. «Non dovresti pensarci tanto, sono cose passate ormai» disse lei, in un timido sospiro. «Ora è il presente.»
Ichigo non poté far altro che essere d’accordo con quella frase. Lei si alzò pronta a ritornare al suo compito, mentre l’amico si sentì di dover dire qualcosa. «Non credo di avertelo detto ancora. Bentornata, Rukia, pensavo di doverti rincontrare tra una vita.»
Lei, voltandosi, addolcì i suoi lineamenti con un veloce sorriso. «Grazie, Ichigo.»












~ 890 words ~
Rendezvous: incontro, luogo d’incontro nel gergo militare; incontro segreto tra amanti.
N/A: SONO COSÌ BELLI INSIEME.
So di averci impiegato un po’ di tempo per pubblicare questa shot, ma non sapevo bene su che coppia  scrivere. Alla fine, dato che ho sempre avuto un certo fetish per le anime gemelle e la reincarnazione, ho optato per l’IchiRuki, incoraggiata anche da Fade to Black.
Solitamente mi vengono in mente sempre un sacco di cose da dire per le note d’autore, ma oggi è bianco assoluto, ahah. Penso che in questa raccolta, nei prossimi capitoli, ci saranno come ospiti (?) la GinRan, HistuHina, ByaHisa (devo assolutamente scrivere su di loro), e, rullo di tamburi, RenTatsu, completamente ed assolutamente crack. Ho letto un paio di fan fiction che avevano dentro loro come coppia, e mi sono piaciuti tantissimo insieme. Lo so, sono la peggiore :’D Penso anche di scrivere sulla IchiHime. Così, perché ne ho voglia.
Fatemi sapere.
Noth.
PS: e mi piace ommioddio un sacco la parola “rendezvous”.

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Capitolo 6
*** 06. [GinRan] The aftermath of unpleasant memories ***


06. GinRan
The aftermath of unpleasant memories
 
Anche quel giorno l’altro lato di quel letto improvvisato era vuoto.
Rangiku rimase seduta per qualche minuto, a fissare il pavimento di legno su cui appena il giorno prima Gin le aveva augurato la buonanotte, come ogni sera. Ma quella mattina non c’era.
Non che non fosse abituata a ciò. Solo che sperava che, almeno quel giorno, non se ne fosse andato. Certe mattine spariva all’improvviso e tornava allo stesso improvviso modo, altre invece la svegliava ed avrebbero mangiato ciò che rimaneva del cibo che avevano reperito nei giorni precedenti.
O forse era solo il fatto di star comportandosi da gran egoista che la disturbava. Dopotutto, Gin non aveva alcuna ragione per continuare a stare al suo fianco, e si aspettava che, un giorno o l’altro, se ne sarebbe andato lasciandola di nuovo sola come un cane.
Stanca di pensarci, Rangiku si alzò, sistemandosi i capelli e lo yukata alla bell’è meglio. Il freddo cominciava a farsi sentire, e quel giorno di fine settembre aveva preso il colore delle foglie autunnali – il rosso, giallo e marrone che cominciavano a danzare appena il vento le staccava dai rami. Aprendo la porta scricchiolante, Rangiku inspirò a lungo l’aria che circondava quel distretto di Rukongai in quel nuovo giorno. Era un peccato che non si fosse svegliata prima, avrebbe potuto guardare il sole alzarsi sull’orizzonte come aveva fatto un paio di volte assieme a Gin. A quel pensiero, la ragazza s’incupì ancora una volta.
Proprio in quel momento, una chioma argentata fece capolino nel suo campo visivo, e lei non poté far altro che sorridere per il fatto che non l’aveva lasciata sola per davvero. Fece un sospiro di sollievo.
Poco dopo si sedettero sul pavimento legnoso a mangiare qualche pezzo di pane che il ragazzo era riuscito ad avere tra le mani quella mattina. Non si dissero tante cose, ma il silenzio che si creava di tanto in tanto era rassicurante, rilassante. Nonostante ciò, Rangiku non riusciva proprio a chiedersi perché il compagno prendesse a volte distanze con lei.
«Voglio mostrarti una cosa» disse all’improvviso Gin, una volta che quella povera colazione fu finita. Radunò il pane rimasto in un pezzo di stoffa, di cui legò con cura i lembi e lo posizionò vicino ai loro letti.
La ragazza lo guardò con un pizzico di curiosità, prima di seguirlo fuori dalla capanna in cui abitavano. Lasciarono il distretto in cui essa era situata, entrando in una nuova e camminandoci per  un paio di minuti, prima di addentrarsi in una piccola foresta che Rangiku aveva semplicemente guardato con indifferenza le volte in cui passava di lì. Passo dopo passo, gli scricchiolii delle foglie secche sotto i loro sandali, l’odore di erbe sconosciute nell’aria.
Le piaceva camminare fianco a fianco con Gin. Si sentiva bene, come quel giorno in cui l’aveva conosciuto. Il passato, ormai, non aveva importanza, ciò che vedeva davanti era un radioso futuro, senza alcuna preoccupazione e senza alcun dolore. A meno che il compagno non se ne fosse andato senza avvertirla, per sempre.
«Gin, dove stiamo andando?» chiese infine, vinta dalla perplessità. L’altro, a fianco a lei, aveva sempre la stessa espressione passiva sul volto, nel risponderle «È un segreto». Per la prima volta nella vita, Rangiku si rese conto del fatto che non aveva mai saputo tanto sul ragazzo, che lui era sempre stato un mistero ai suoi occhi.
Gin intanto la stava guidando tra gli alberi, i quali avevano il fogliame dai caldi colori di un’estate spenta. Alla fine, lei si arrese al fatto che in quel giorno stava semplicemente pensando troppo.
Più in là s’intravedeva un campo, e a Rangiku cominciò a battere forte il cuore. Era una sorpresa? Il ragazzo non aveva detto niente per tutta la durata della camminata, e nessuno, fin’ora, le aveva mai fatto una sorpresa, o almeno, questo era ciò che riusciva a ricordare.
Ma quando quel piccolo campo di fiori si estese davanti ai suoi occhi, sapeva cosa stava sentendo dentro di lei: incredulità, ed una gran contentezza. Voltò il viso meravigliato verso l’amico, che nel frattempo aveva rotto la sua espressione senza emozioni in una goffa smorfia imbarazzata. «Ho visto che ultimamente eri giù di corda. Volevo farti sorridere, ma non sapevo come» la informò, mentre lo sguardo si posava sui fiori che prendevano un allegro color giallo, con qualche sprazzo di rosa pesca qua e là. «Poi ho trovato questo, ed ho pensato che magari ti sarebbe piaciuto.»
Passò qualche secondo di silenzio, prima che Gin allungasse i lembi della bocca in quello che doveva essere un sorriso, «Buon compleanno, Rangiku».
La bionda non riusciva a capacitarsi di tutta la gioia che stava sentendo in quel momento. Pensò che certe volte non era male che l’altro non le dicesse niente. Anche lei, guardandolo nei suoi occhi ridotti a due fessure, gli regalò un sorriso.
Finalmente uno sincero, dopo tutti quei giorni.












~ 812 words ~
N/A: È una sorta di odi et amo con questa shot. Ma mi piace molto la frase finale, e leggere i capitoli Deicide 17 e 18 è straziante a dir poco.
Dunque, ecco una GinRan. Ora non ho tantissimo da dire, sono le 1 di notte e vorrei continuare a scrivere la mia altra fanfiction. Di notte ho sempre molta più ispirazione, so già su che coppia e cosa scrivere per il prossimo capitolo. Ad ogni modo, ho un paio di teorie sul passato di Rangiku, che è pericolosamente stretta a quella di Gin e, rullo di tamburi, Isshin e Masaki. Ma ora non ho voglia di elencarle.
E comunque, credo che questa raccolta avrà solo una decina di capitoli. Così, giusto per informarvi (:
Ah, un po’ di spam, ora. *laughs* Ho creato una pagina Facebook su Bleach per tenere aggiornati i fan di questo manga sulle sue ultime news (ed altre inutili cose mie LOL). Se vi va, potete venire a trovarmi qui: CLICK!
Okay, ho finito. Al prossimo capitolo!

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