Shatter: After (and before) life chronicles di Rainie (/viewuser.php?uid=109701)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. [GrimmNel] Call shamelessly my name at 2am ***
Capitolo 2: *** 02. [TsukiRiru] Slipping out of my existence ***
Capitolo 3: *** 03. [Isshin/Masaki] Till death do us apart ***
Capitolo 4: *** 04. [UlquiHime] If he could return back to life ***
Capitolo 5: *** 05. [IchiRuki] Afterlife rendezvous ***
Capitolo 6: *** 06. [GinRan] The aftermath of unpleasant memories ***
Capitolo 1 *** 01. [GrimmNel] Call shamelessly my name at 2am ***
01.
GrimmNel
Call
shamelessly my name at 2am
Neliel
aveva la curiosa abitudine di chiamare Grimmjow per cognome.
Non
se
n’era mai accorta, ma un giorno realizzò che non
chiamava nemmeno Nnoitra – che
poteva essere normalissimo – in tale modo. E neanche
l’altro Espada che allora
era il numero 9 si risparmiava ad indirizzarla con il nome proprio. Le
giornate
si erano sempre susseguite con “Jaegerjaques, fai
questo” e “Non rompere il
cazzo, Oderschwank”, che riecheggiavano nei corridoi di Las
Noches.
Quella
volta in cui Neliel si diresse, stanca, verso i suoi alloggi reduce
dall’ennesima
sfida contro Nnoitra ed incrociò Grimmjow non era da meno.
«Che
diamine ci fai ancora sveglio a quest’ora,
Jaegerjaques?» chiese lei, richiamando
alla mente il fatto che dopo sei ore di insistente combattimento erano
almeno
le 2 di notte – sempre se di giorno e notte si potesse
parlare, in
quell’edificio. Lo sguardo corrucciato dell’Espada
dai capelli assurdamente
azzurri era sempre presente sul suo volto quando disse: «Non
sono affari tuoi,
Oderschwank». Lei sospirò e, chiudendo gli occhi,
poggiò le dita fra le sopracciglia
aggrottate, cominciando a massaggiare lentamente nel tentativo di
sopprimere il
mal di testa che si stava espandendo sul capo. Prima
quell’assillante ottavo
Espada, ed adesso quel suo irritante compagno… Voleva solo
dormire.
«Allora
levati dai piedi» ringhiò con un tono basso,
sfiorando istintivamente la
propria spada con la mano libera. Grimmjow rimase invece con i piedi
piantati in
quel posto, un ghigno che si espandeva sul viso strafottente, che la
sfidava
dicendo “E se non volessi?”. Riaprendo gli occhi,
Nel si chiese perché mai la
sua mano volesse intraprendere un altro confronto di spade –
quella di Nnoitra
era una spada? – quindi la spostò via
dall’impugnatura e riprese a camminare, superando
Grimmjow, ignorando completamente quello sguardo. Pochi passi dopo,
sentì la
voce di quest’ultimo riecheggiare nel corridoio,
«Scommetto che quel pazzo di
Nnoitra ti ha dato del filo da torcere, questa notte».
Lei
si
fermò e voltò violentemente il busto verso di
lui. «Tch, come se uno come lui
possa mettermi in difficoltà» rispose con fierezza.
«Zoppichi»
constatò piatto il nono Espada, guardandola negli occhi.
Finora non se n’era accorta,
ma all’improvviso Neliel sentì il proprio piede
sinistro farle male. Fece del
suo meglio per nascondere una smorfia, «Ti sbagli»
disse.
«Non
mi
sbaglio.»
«Sì,
invece.»
«No.»
«Piantala,
Jaegerjaques, non mi portare al tuo livello.»
Ora
consapevole della sua condizione, Nel si girò nuovamente e
fece del suo meglio
per far sì che la sua camminata irregolare non salti
all’occhio. Sperava e
sperava e sperava, il suo orgoglio da terza Espada le diceva di fare
ciò.
Fu
alcuni passi dopo che una forte ma attenta presa si fece strada nei
nervi sul
suo braccio. La ragazza si mise sulla difensiva all’istante,
soprattutto quando
un’altra mano scivolò sul suo fianco.
Scoccò uno sguardo che avrebbe potuto
uccidere il più brutale dei predatori animali a Grimmjow, ma
quest’ultimo non
se ne accorse nemmeno (o lo ignorò), intento a far scivolare
il braccio appena
catturato sulla propria nuca. «Toglimi le tue mani di
dosso» sibilò
pericolosamente Neliel, ma l’altro Espada le disse
«No» con lo stesso tono
basso, cominciando a camminare tirandosela dietro verso i suoi alloggi.
Non
dissero niente per tutto il percorso. Minuti di silenzio, nei quali non
ci
furono minacce – Nel si era arresa alla fine –
né battute maliziose – Grimmjow
si concentrava solo nel riportare la ragazza alla sua camera. Quando
infine la
raggiunsero, il silenzio divenne difficile da sopportare e anche
lievemente
imbarazzante. «Immagino che possa lasciarti qui» le
disse semplicemente. Lei si
chiese il motivo di quel gesto; non erano mai andati
d’accordo, dopotutto.
Avevano sempre usato parole dure e taglienti con l’altro. Se
si fosse scoperto
che avevano condiviso un momento – tanto
intimo – quella notte, Nel ne era sicura, non
sarebbe riuscita a guardare
in faccia tutti gli altri compagni per la vergogna.
«Sì»,
rispose. Dopo un secondo di esitazione, continuò con un tono
pieno di disagio:
«Non avrai intenzione di dire che sono rientrata in queste
condizioni,
soprattutto a Nnoitra, non è vero?»
Nessuno avrebbe
saputo di quei minuti.
«Probabilmente
me ne dimenticherò domattina» rispose
l’altro, sospirando. Poi fece per
ritornare sui suoi passi, così Neliel poté
finalmente posare una mano sul petto
in segno di sollievo.
«Buonanotte,
Neliel.»
Il
fatto che egli non solo le augurò buonanotte, ma la
chiamò anche per nome
sorprese non poco la terza Espada. Sarà perché
era notte fonda, sarà perché era
ritornato il silenzio, sarà perché lui se ne
stava andando, ma lei gli rispose:
«Buonanotte – uhm – Grimmjow, e
grazie». “Solo per questo momento”,
pensò.
Lui
si
voltò appena per guardarla, e le diede un cenno.
«Di niente.»
Nel
non
seppe mai perché, quella notte, Grimmjow fosse stato ancora
alzato.
~ 779 words ~
N/A:
Si spera che questa raccolta
non finisca nel dimenticatoio, sebbene in questo momento sia tanto
presa dal
fandom che ne dubito fortemente.
Signori,
ho il piacere di annunciarvi
che questa è la prima crack pairing che sostengo.
È da ieri sera che sto
cercando fan art e fan fiction su di loro. Peccato che non ce ne siano
molte D:
Il mio cuore sta esplodendo.
E,
il
capitolo di Bleach di questa settimana è stupendo. QUELLA
SPADA DEVE PER
FORZA ESSERE DI GRIMMJOW O NON MI DARÒ PACE. Ed
è stato un sollievo che sia
uscito ieri, ma adesso come farò a passare la settimana
senza l’anime? Mi ci
ero affezionata!
Ho
come la sensazione che succederà
qualcosa di brutto a Rukia o nei prossimi capitoli, o in quelli finali
del
manga. Spero che mi stia sbagliando.
Accetto
consigli per le pairing su cui
scrivere! Niente shounen-ai o shoujo-ai, prego. Solo pairing het. E non
è detto
che lo scriva di sicuro, vi avverto (:
Spero
che apprezziate questo capitolo.
Alla prossima!
Noth.
P.S.: Fandom di Bleach,
rivivisci!
[cit.]
|
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Capitolo 2 *** 02. [TsukiRiru] Slipping out of my existence ***
02.
TsukiRiru
Slipping
out of my existence
Se
si
trattava di uno shinigami, Ginjou non avrebbe mollato, di questo Riruka
era più
che sicura. E proprio per questo non doveva intromettersi, non avrebbe
avuto
senso, inoltre sarebbe tornato tutto come prima, come se niente fosse
successo.
La
ragazza si stava ripetendo quel mantra da ormai ore. Sin da quando il
piano di
Ginjou per entrare in possesso dei poteri di un certo Ichigo Kurosaki
era stato
svelato a tutti i membri della Xcution, lei non aveva potuto far altro
che rimanere
in silenzio a riflettere. Aveva provato a fare una passeggiata, ad
andare alla
sua pasticceria preferita, ad ammirare tutte le cose carine che
possedeva,
eppure non riusciva ancora a rilassarsi. “È un
piano come tutti gli altri, solo
un altro sotterfugio per sottrarre i poteri ad uno shinigami”
si era stampata
in testa, ma nelle profondità della sua mente sapeva che non
era ‘un piano come
tutti gli altri’.
Ritornò
alla base della Xcution, stanca di forzare sé stessa a
rilassarsi. Chiese a
Giriko di prepararle un the, uno qualsiasi, e si sedette su una delle
tante
poltrone presenti. Non sentì nemmeno la voglia di provare la
torta ai frutti di
bosco che aveva acquistato.
«Riruka-san,
deve scusarmi un momento. Spero non le dispiaccia rimanere sola per un
po’
mentre vado a fare compere» disse il maggiordomo, poggiando
la tazza fumante di
the sul tavolo. Il piattino, venuto a contatto con la superficie dura,
produsse
un secco rumore che risvegliò Riruka dal suo treno di
pensieri. «Ah. Yukio non
è qui?» chiese.
«Lui
e
Jackie-san sono usciti un’ora fa, non ho idea di dove fossero
diretti» rispose
l’altro, tornando dietro al bancone per radunare le proprie
cose e poi
dirigendosi verso l’uscita. «Può
lasciare la tazza direttamente lì dopo che ha
finito. Me ne occuperò io dopo. Buona serata.» E
detto ciò, la porta si aprì e
si chiuse, lasciando Riruka avvolta nelle tenebre se non fosse per le
poche
luci provenienti dal bancone e dal soffitto.
“Perché qui dentro è sempre
così
buio?” si chiese stizzita, prendendo un sorso di the. Non
riuscì a riconoscere
l’infuso che Giriko aveva usato, ma non era mai stata
un’esperta comunque.
In
qualche modo, dopo un paio di minuti riuscì a sciogliersi un
po’, quella
giornata l’aveva fatta esaurire nervosamente. Non si era mai
sentita tanto
rigida dal giorno in cui aveva liberato quell’uomo dal
proprio Fullbring. Si
morse il labbro, non doveva pensarci. Non dopo tanti anni di duro
lavoro per
non farle venire in mente quell’amaro ricordo.
La
porta si aprì e si chiese se Jackie o Yukio fossero
ritornati. Si volse verso
la figura che si stagliava contro il cielo color arancio, e si accorse
che non
era né la prima né il secondo. Ginjou non era con
lui, eppure era sicura che
fosse andato via assieme a Tsukishima dopo l’incontro con
Ichigo Kurosaki a
quel negozio – com’è che si chiamava?
«Già
di
ritorno?» borbottò portandosi di nuovo la tazza
alla bocca, irrigidendosi
un’altra volta. L’interpellato le rivolse un
sorriso enigmatico, prima di
chiudere la porta ed addentrarsi sempre di più nella stanza.
«Sì, ci siamo
occupati di quell’amico con gli occhiali di
Kurosaki» rispose semplicemente. Ma
non tanto semplice fu la reazione di Riruka, che quasi si
strozzò con la
bevanda andatole di traverso. Cominciò a tossicchiare,
«Credevo che aveste –
cough – intenzione di attuare il piano fra qualche
giorno.»
«Ci
siamo imbattuti in lui dopo aver fatto un salto al negozio di quel
tizio,
Urahara, quindi Ginjou ha insistito di entrare in azione»
disse noncurante,
fermandosi vicino alla poltrona dove era seduta la ragazza, che
sospirò. «Oh,
capisco.»
Non
si
sentiva del tutto sicura mentalmente. Sentiva un lieve disagio nel
sapere che
ciò sarebbe accaduto in qualche istante, e non riusciva ad
accettarlo. Quando
sentì Tsukishima chiederle se fosse pronta, lei
esitò. «Mi chiedo» cominciò,
«come ci si senta. Essere sicuri di ritrovarsi
all’altro mondo quando invece
non ci sarà alcuna ferita.» Voleva prendere tempo,
scolpirsi quel momento nella
mente per poi sotterrare il ricordo da qualche parte, per preservarlo
in caso
non ci fosse un ritorno. Anche se sapeva che sarebbe stato inutile, non
avrebbe
ricordato niente. «Quanto tempo hai detto ci vorrà
perché il tuo Fullbring
abbia effetto?»
«Dipende
da persona a persona» rispose l’uomo,
«Probabilmente voi ne sarete affetti nel
giro di una notte, dal momento che è da tanto che ci
conosciamo.» Lei annuì.
Sicuramente
né Jackie o Yukio o Giriko avrebbero avuto problemi ad
identificare Tsukishima
come un pericolo, ma per lei era diverso. Si chiese se il ricordo di
quei
secondi – tutta la sua esitazione – avrebbe
cominciato a far capricci nel
momento meno opportuno. Forse solo Shishigawara si sarebbe sentito come
lei…
ah, già, avevano deciso che lui sarebbe stato dalla parte
del suo futuro
nemico. «Va bene» disse infine, alzandosi. Prima di
chiudere gli occhi, l’ultimo
oggetto su cui li posò fu il segnalibro che stava mutando in
spada.
Si
rincuorò con il pensiero che sarebbe ritornato tutto come
prima, e che lei
avrebbe ricordato Tsukishima senza rancore ancora una volta.
~ 843 words ~
N/A:
Mi correggo, la GrimmNel non
è la prima crack pairing che shippo. C’è anche la
France/Jeanne D’Arc di Hetalia, anche se non sono sicura
che sia completamente crack, ma non importa D:
HAPPY
BIRTHDAY ICHIGOOOOOOO. Ora in
Giappone è il 15 luglio. Anche se la fan art per celebrare
il suo compleanno
non è ancora terminata, ah ah. Avrei voluto scrivere
qualcosa, ma dal momento
che avevo già deciso ho lasciato stare.
Questa
fan fiction temporalmente è
situata nel pomeriggio in cui Ishida è stato attaccato. Ho
dovuto scrivere due
volte questo missing moment perché la prima volta era
incentrata troppo sulla
Xcution, quindi sarebbe stata troppo lunga. Cerco di mantenermi fra le
500 e
1000 parole.
Non
avevo mai pensato a questa coppia,
ma dopo il penultimo capitolo della Lost Substitute Shinigami Arc,
vedendo
Riruka piangere, questa shipping mi ha ispirata tantissimo.
Sì,
ho cambiato titolo, questo di
adesso mi garba molto. Dal momento che riesco a scrivere senza tanti
problemi i
capitoli di questa fan fiction, credo che aggiornerò spesso.
La prossima sarà
una IchiRuki, mentre il quarto racconto sarà incentrato
sulla ByaHisa. Scriverò
anche un po’ sulla Isshin/Masaki, dal momento che in questi
giorni sono
particolarmente ispirata. Ho anche in mente una one shot a parte, in
questi
ultimi tempi tutte le storie che scrivo mi soddisfano assai.
Grazie
mille per le recensioni e l’aggiunta
alle seguite della fan fiction, m’impegnerò
affinché possiate continuare ad avere
piacevoli letture! Era da tanto che non scrivevo una long, quindi la
cosa mi fa
emozionare particolarmente.
Alla prossima, Noth.
|
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Capitolo 3 *** 03. [Isshin/Masaki] Till death do us apart ***
03.
Isshin/Masaki
Till
death do us apart
Anche
quell’anno era lì, davanti alla pietra che aveva
la dicitura “Kurosaki Masaki,
amata moglie, madre e amica” incisa sulla superficie.
“Mi
chiedo come sette anni possano passare tanto velocemente”
pensò Isshin, con la
sua solita stecca di sigaretta tra le labbra. Al contrario
dell’anno passato,
quel giorno non aveva piovuto, ed il cielo senza alcuna nuvola era
illuminato
dal tramonto che colorava di rosso il prato appena tagliato dietro la
fila di
lapidi. Il suo sguardo continuava a fissare quella di sua moglie,
seguendo ogni
tratto delle parole scavate nella superficie liscia.
«Ciao,
Masaki» iniziò a dire. Non aveva mai perso
quell’abitudine di parlare alla sua
amata il giorno in cui andava a trovarla. Ogni anno, per sette anni,
nessun
rimpianto per tutto l’amore che la donna avrebbe potuto
regalargli ancora. Fece
un sorriso sghembo, «Come al solito, non so proprio cosa
dirti» cominciò. «Sono
già passati sette anni. Mi sembra che sia stato solo ieri il
giorno in cui ti
ho proposto di sposarmi. Il tempo passa così veloce qui, non
so se da te è lo
stesso.»
Poi
all’improvviso sentì nostalgia. Avrebbe voluto
dirle che gli dispiaceva, che si
pentiva di non essere riuscito a salvarla dalle grinfie del destino,
che mai avrebbe
voluto che fosse successo tutto così
all’improvviso. Decise di continuare a
comportarsi come al suo solito, quel giorno, in quel luogo, come tanti
anni
prima, come se niente fosse cambiato dopo tutto quel tempo. No, Isshin
non
avrebbe mai desiderato che la sua amata Masaki si preoccupasse per lui.
Prese
una boccata di sigaretta. «Yuzu e Karin stanno bene. Sono
cresciute molto e continuano
ad essere forti. Vorrei che tu le vedessi ora e che le abbracciassi, ma
sono
sicuro che a te ora va bene anche solo vegliare su di loro.»
“Ci sono io a
proteggerle” pensò in silenzio. «A
proposito, sai che abbiamo avuto anche una terza figlia per un
periodo?»
continuò allegro, «Rukia-chan è stata
davvero molto carina quando era a casa
nostra, ha aiutato Yuzu con i lavori domestici anche se era maldestra e
Karin
era piuttosto soddisfatta nel sapere che c’era una ragazza
capace di tener
testa ad Ichigo.» Nel menzionare il figlio maggiore, Isshin
si incupì
leggermente. Erano passati ormai sei mesi. «Mi ha ricordato
un po’ di te. Mi
chiedo se non si senta troppo solo ora che se n’è
andata. Certe volte lo guardo
e lo trovo a fissare fuori dalla finestra, come se cercasse un indizio
che gli
riferisse che i suoi poteri stanno ritornando.»
Un’altra boccata di fumo si
espanse nell’aria, disegnando curiosi ghirigori in contrasto
con il cremisi del
cielo. La sigaretta sarebbe presto finita, e lui se ne sarebbe dovuto
presto
andare. «Qualche giorno fa mi ha chiesto se tu fossi alla
Soul Society. Quando
gli ho detto che non lo sapevo, mi è sembrato un
po’ sorpreso.» Rise, «A dirla
tutta, vorrei sapere pure io se sei lì. Mi piacerebbe molto
venirti a trovare,
anche se non credo che mi lascerebbero passare facilmente.»
Si chiese se non
fosse suonato troppo malinconico. Sorrise, restando in silenzio a
fissare il
marmo lucido mentre la sigaretta si consumava poco a poco, in un lento
valzer
con la cenere che volteggiava nell’aria. Si sentiva un
po’ meglio in quel
momento, avendo riferito alla sua compagna tutto ciò che,
negli ultimi giorni,
aveva messo sottosopra i suoi pensieri.
«Sai
a
cosa stavo pensando? Il fatto che io sia in verità
già morto dovrebbe rendere
la frase “Finché morte non ci separi”
completamente inutile» notò a voce alta,
con le labbra sempre incurvate in un sorriso. Riusciva benissimo a
vedere la
moglie di fronte a lui, un’immagine nitida che mai era
scomparsa dalla sua
mente, il suo sorriso che non si era ancora spento dopo tutti gli
eventi che si
erano susseguiti. «Forse è per questo che non ho
mai smesso di amarti sin dal
giorno in cui ci siamo conosciuti» disse in
un’ultima nuvola di fumo, facendo
cadere la cicca per terra e spegnendola con la suola della scarpa.
«Non
vedo l’ora di rivederti di nuovo, Masaki.»
~ 681 words ~
N/A:
Uhm, è stato piuttosto
difficile scrivere su Isshin e Masaki, dal momento che, sinceramente,
non ho
mai letto alcuna fan fiction su questa coppia e ce ne sono davvero
poche sul
web.
Avevo
detto
che la terza sarebbe stata una IchiRuki, ma quell’idea volevo
preservarla per
un’altra one-shot che non so se pubblicherò, dal
momento che non sono riuscita
a scrivere molto. Però, sono piuttosto contenta di aver
scritto qualcosa sui
genitori di Ichigo. Dal momento che sono sicura che Masaki non
è completamente
umana, non penso che sia andata alla Soul Society.
Questa
è
solo la prima delle missing moments ambientate durante i 17 mesi di
timeskip, e
penso che anche la prossima sarà ambientata nello stesso
periodo di tempo. Vi sfido
ad indovinare su che coppia scriverò, anche se ce ne sono
così tante in questo
fandom! Certe volte è davvero incredibile, i fan tirano
fuori delle supposizioni
a cui scommetto nemmeno Kubo aveva pensato. Mi chiedo perché
ne faccia ancora
parte D:
Altra
news: mi sta venendo in mente una fantastica long fiction, ma non sono
sicura
di volerla pubblicare. Credo che comincerò a scrivere prima
i primi 2 o 3
capitoli per vedere se riesco ad andare avanti. Ad ogni modo, sono
sicura che
sarà epica (per me). Le parole, in questo momento, mi si
stanno formando
magicamente nella testa.
Ad
ogni
modo, per chi ha letto Kaleidoscope,
sono felice di annunciare che ci sarà presto una versione
inglese postata su
FanFiction.net! Ho trovato una beta reader che mi sta correggendo piano
piano
la fan fiction, anche se non l’ho ancora interamente
tradotta. È una versione
molto più ricca di quella italiana, sebbene la storia sia
sempre la stessa. Ho semplicemente
corretto un po’ di cose ed aggiunto altre per far
sì che la lettura sia morbida
e naturale. Credo che il lavoro di beta reading finirà verso
settembre/ottobre,
ma non assicuro niente.
Dal
momento che ho scritto troppo nelle note d’autore, mi fermo
qui. Alla prossima!
Noth.
|
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Capitolo 4 *** 04. [UlquiHime] If he could return back to life ***
04.
UlquiHime
If
he could return back to life
Quel
giorno era speciale.
«Hime,
sicura
che non vuoi che ti accompagni a casa?» chiese premurosa
Tatsuki all’amica.
Quella scosse la testa, facendo scorrere un sorriso sulle labbra.
«Sto bene
così» la rassicurò, terminando di
mettere i libri nella borsa. La ragazza dai
capelli corvini continuò a mantenere lo sguardo su di lei,
così Orihime prese
la borsa e cercò di rassicurarla ancora, «Non ti
preoccupare, starò bene. E
poi, so pur sempre difendermi da sola!» rise. Ed era vero,
gli Shun Shun Rikka
erano sempre d’aiuto in certe situazioni. Continuò
a sorridere radiosa alla
propria migliore amica fino a quando ella non si arrese, sbuffando.
«Va bene,
ma chiamami se hai bisogno di aiuto» le riferì,
«Io intanto vado.»
«D’accordo,
ci vediamo» la salutò lei. Quando sparì
dietro la porta, Orihime si lasciò
scappare un sospiro di sollievo. Tatsuki si era comportata in quel modo
sin da
quando lei era ritornata da Hueco Mundo. Era passato ormai un anno, e
si era
accorta che poteva ricordare quel periodo senza paura – non
ne aveva mai avuta.
Forse solo quella di perdere i propri compagni.
Uscendo
dall’edificio scolastico, si guardò attorno
pensando di scorgere qualcuno, ma
in fatto nessuno si fece vedere; non seppe se esserne felice o triste.
“Che
sciocca” si rimproverò, “ho detto a
Tatsuki-chan di non disturbarsi ad
accompagnarmi a casa e guarda a cosa sto pensando.” Presto il
sole sarebbe
calato, e lei doveva ancora passare al supermercato a causa del suo
frigorifero
quasi vuoto. “Così mi distraggo un
po’” si disse mentalmente.
Una
volta ritornata a casa, preparò silenziosamente la cena
– non sapeva nemmeno
come intitolare quel piatto – e andò a farsi a
doccia. Quando il momento della
sua quotidiana conversazione con il fratello arrivò,
esitazione scivolò sul suo
cuore, e cominciò a parlare stupidamente della scuola.
«Oggi Tatsuki-chan
sembrava tanto preoccupata» disse alla foto sorridente di
Sora, «vorrei davvero
che capisse che ora sono qui e non me ne andrò
via.»
Fece
una pausa. C’erano tante cose che avrebbe voluto dire, ma
voleva solo parlare
dell’essenziale. «Da quando sono ritornata qui,
sembra che tutti si preoccupino
più del dovuto. Ricordi che ti ho detto che a gennaio tutti
mi stavano alle
calcagna, come se dovessi sparire all’improvviso?»
Rise forte, torturandosi la
nuca con la mano come se il fratello potesse vederla. Era imbarazzata,
tanto,
perché non sapeva come andare a parare la questione.
«Un anno fa ho riferito a
Kurosaki-kun che lo amo. Probabilmente non lo sa» disse. Era
giusto parlare di
ciò ad un anno di distanza? Orihime non lo sapeva. Non
capiva nemmeno perché
volesse tanto parlarne, forse per ricordare con affetto coloro che
l’avevano
portata via dal mondo umano (il colmo!), forse perché aveva
semplicemente bisogno
di dirlo a qualcuno. «Mi chiedo cosa starebbe facendo
Ulquiorra-kun se fosse
ancora vivo» disse a voce bassa.
Sin
dal
giorno in cui era ritornata a casa, non si era mai perdonata per non
essere
riuscita a salvarlo. Ci aveva pensato e pensato e pensato, ed alla fine
era
giunta alla conclusione che avrebbe potuto dire a Shun’o e
Ayame di curarlo, di
non farlo sparire sottoforma di ceneri spostate via dal vento. Ma non
lo fece.
Non
aveva sentito quella sensazione da quando il fratello era morto.
«Una
volta ho sognato che lui ritornava, venendo a Karakura e frequentando
la mia
scuola» confidò con voce sommessa; non era mai
stata brava a confessare i
segreti. La foto di Sora continuava a fissarla silenziosamente, mentre
lei
lottava contro la voglia di versare lacrime. «Vorrei davvero
trovare un modo
per farlo ritornare qui. Vorrei davvero sapere se
c’è un modo.»
Quella
notte, Orihime aprì l’armadio e lo
disfò, ed alla fine prese quella piccola
scatola di cui nessuno sapeva l’esistenza, nemmeno Ichigo o
Tatsuki, e la aprì
dopo un anno in cui era stato sepolto sotto pile e pile di vestiti. Il
braccialetto scintillò alla luce della luna che brillava,
splendida, in alto
nel cielo.
Che
fosse innamorata di Kurosaki-kun, non importava in quel momento.
Voleva… cosa
voleva? Sapeva che non sarebbe riuscita a farlo rivivere stringendo a
sé quel
bracciale, sapeva che il reiatsu che voleva immettere in esso non
bastava per
far ritornare indietro una vita – quella di Ulquiorra non
poteva essere altro
che una vita, una preziosa.
Eppure
desiderava
ancora provarci, magari avrebbe funzionato, magari lui avrebbe avuto
una
seconda vita e lei gli avrebbe detto “Bentornato” e
gli avrebbe sorriso
raggiante.
Quando
se lo mise sul
polso, il braccialetto le stava ancora alla perfezione.
~ 751 words ~
N/A:
Questa è scritta davvero
molto di getto. Ho avuto l’illuminazione
all’improvviso ed è uscita fuori
questa fan fiction.
In
realtà,
non doveva andare esattamente così, ma più o meno
l’idea era la stessa: il
ricordo di Orihime su Ulquiorra. Mi piace un sacco il legame che si era
creato
fra loro due. Chissà, magari un giorno lui
ritornerà veramente nel manga e
capiremo che siamo stati tutti trollati da Kubo. Anche se lo dubito D:
Quindi,
sto cominciando a scrivere una long fiction su Bleach ed ho capito che
gli incipit
filosofici proprio non fanno per me. Ma non importa, l’idea
per la trama mi
sembra abbastanza stabile. Riesco a prevedere che sarà lunga
tipo un venti
capitoli, ma non ne sono ancora del tutto sicura, ci sono un
po’ di idee
confuse nella mia testa che aspettano di essere messe nero su bianco ed
un
Ichigo che parla francese mi intriga assai.
Ad
ogni
modo, [CAPITOLO 502 SPOILERSPOILERSPOILERSPOILER] BYAKUYA. Dimmi che
non sei
morto per davvero. Dimmelo. NON PUOI MORIRE, CRISTO! Chi
accompagnerà Rukia sull'altare quando sposerà
Ichigo?! [cit.] [FINE SPOILER]
Spero
che abbiate apprezzato questa shot. Alla prossima!
Noth.
|
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Capitolo 5 *** 05. [IchiRuki] Afterlife rendezvous ***
05.
IchiRuki
Afterlife
rendezvous
«Rukia»
chiamò Ichigo, «come funziona il ciclo della vita
e della morte?»
Era
curioso. La shinigami non gliene aveva mai parlato, e quella domanda
gli era
frullata in testa sin da quando, 17 mesi prima, lei si era
volatilizzata
davanti a lui.
Rukia
alzò lo sguardo dal rapporto che stava scrivendo al
comandante Yamamoto. «In
che senso?» gli chiese, con gli occhi che domandavano
spiegazioni. Ichigo le
ritornò l’occhiata interrogativa con una sua
svogliata. «Intendo» ricominciò,
«cosa
se ne fa la Soul Society degli spiriti? Non succede qualcosa una volta
che
restano lì per anni?»
L’altra
aggrottò le sopracciglia in un’espressione
pensosa, prima di abbassare lo
sguardo e ritornare a scrivere il rapporto richiestole. Il ragazzo dai
capelli color
arancio non le disse niente, sapendo benissimo che la compare stava
riflettendo. Si conoscevano da due anni oramai, ed il loro rapporto non
era mai
potuto crollare, nemmeno dopo quei mesi di vuoto. Uno sguardo solo
bastava a riempirli tutti quanti.
Lui
continuò a scrutarla con la coda nell’occhio,
sfogliando pigramente una rivista
che si trovava per caso nella stanza. Urahara aveva detto:
“Non dovresti
passare un po’ di tempo con Rukia-san? Sono sicuro che avrete
tante, tante cose da dirvi e da
fare”,
indicandogli la stanza e sorridendo con malizia. Aveva subito capito a
cosa
alludeva, e gli diede un’occhiataccia quasi imbarazzato, ma
aprì la porta della
stanza lo stesso e si trovò di fronte una Rukia concentrata
nello scrivere. Lei
lo aveva accolto con un borbottio, ed Ichigo era rimasto in silenzio
fino a
quando quella domanda non era spuntata sulle sue labbra.
Non
era
cambiata tanto, solo i capelli più corti e un po’
più bassa di come si
ricordava (o forse era lui che era cresciuto?), ma gli occhi erano
sempre
rimasti gli stessi. Riusciva ad intravedere decisione, orgoglio,
irremovibilità
nelle sue iridi color blu metallico.
«Non
ho
sentito tanto a proposito» la voce di Rukia irruppe nella
tranquillità della
camera. Posò giù il pennello ed alzò
gli occhi su di lui, e questi poté leggere
una certa pensierosità nell’occhiata che gli
diede. «Sembra che le anime si
possano ricostruire da sole.»
Questa
volta fu Ichigo che fece un’espressione perplessa. Rukia si
alzò, stiracchiando
tutto il corpo. Di sicuro, era rimasta in quella stanza per almeno
mezz’ora, e
di certo scrivere un rapporto non era così rilassante. Fece
ricadere lo sguardo
sul sostituto shinigami. «Sai che le anime, morendo alla Soul
Society, si disintegrano
in milioni di particelle, no? La stessa cosa succede a quelle che non
trovano
la morte lì.»
La
ragazza si avvicinò al compagno e si sedette al suo fianco,
appoggiando la
testa al muro. Ichigo sentì il reiatsu di Rukia vibrare
gentilmente accanto al
proprio, e si sentì rassicurato da quella sensazione. Dopo
così tanto tempo, essa
aveva finalmente fatto capolino nel suo corpo ancora una volta.
Lei
continuò: «Solo i capitani sanno come procede
esattamente. Ho sentito accennare
dal capitano Ukitake che gli spiriti, una volta restati alla Soul
Society per
tanto tempo, vengono richiamati nella Seireitei, e
c’è una macchina nei
quartieri della dodicesima divisione che procede a dividerli in
particelle
spirituali. Non so di preciso cosa facciano, ma sembra che le
particelle di una
stessa persona possano attraversare il Senkaimon, ripulendosi dai
vecchi
ricordi, e riunirsi in un nuovo individuo. Probabilmente per questo gli
umani
non riescono a richiamare alla mente le loro vite passate».
Ichigo
ascoltò attentamente ogni parola.
«Reincarnarsi» sussurrò, e la shinigami
annuì. Restarono in un confortevole silenzio, prima che il
ragazzo si voltasse
verso di lei e le chiedesse: «Secondo te ci siamo incontrati
in un’altra vita?
O, almeno, alla Soul Society?»
Sorpresa
esplose negli occhi di Rukia. Ichigo si accorse solo un secondo dopo di
ciò che
aveva detto, e si maledì per il rossore che stava
attraversando il suo viso. «No,
niente— lascia stare.»
Seppellì
la propria attenzione nella rivista che stava ancora tenendo in mano,
sperando
che potesse essere abbastanza da farle lasciar stare
quell’imbarazzante
domanda. Ringraziò il cielo che la rivista non fosse su
donne nude – in qualche
modo, aveva una… certa opinione sul proprietario di quel
negozio.
Ad
ogni
modo, continuò a sentire lo sguardo di Rukia su di lui, e
finalmente riuscì a
ritrovare il coraggio di guardarla e dirle in tono stizzito:
«Cos’hai da
fissare?»
«Ichigo,»
chiamò il suo nome, come se fosse qualcosa su cui
aggrapparsi, «è probabile ci
siamo incontrati tanto tempo fa.»
Il
ragazzo la guardò con uno sguardo forse addolcito, mentre
lei scontrava le sue
iridi color delle profondità marine contro le sue ambrate.
Lei decise di
distogliere lo sguardo. «Forse in un’altra vita
siamo stati amici come ora o
forse abbiamo avuto un rapporto di odio, forse siamo cresciuti
insieme» disse
ancora, chiudendo gli occhi. «Forse abbiamo fatto qualcosa di
cui siamo
pentiti, forse dovevamo rimanere lì senza far niente e
basta.»
Restarono
incastrati in quelle parole per qualche confortevole secondo.
«Non dovresti
pensarci tanto, sono cose passate ormai» disse lei, in un
timido sospiro. «Ora è
il presente.»
Ichigo
non poté far altro che essere d’accordo con quella
frase. Lei si alzò pronta a
ritornare al suo compito, mentre l’amico si sentì
di dover dire qualcosa. «Non
credo di avertelo detto ancora. Bentornata, Rukia, pensavo di doverti
rincontrare
tra una vita.»
Lei,
voltandosi, addolcì i suoi lineamenti con un veloce sorriso.
«Grazie, Ichigo.»
~ 890 words ~
Rendezvous:
incontro, luogo d’incontro nel gergo militare; incontro
segreto tra amanti.
N/A:
SONO COSÌ BELLI INSIEME.
So
di
averci impiegato un po’ di tempo per pubblicare questa shot,
ma non sapevo bene
su che coppia scrivere.
Alla fine, dato
che ho sempre avuto un certo fetish per le anime gemelle e la
reincarnazione,
ho optato per l’IchiRuki, incoraggiata anche da Fade to Black.
Solitamente
mi vengono in mente sempre un sacco di cose da dire per le note
d’autore, ma
oggi è bianco assoluto, ahah. Penso che in questa raccolta,
nei prossimi
capitoli, ci saranno come ospiti (?) la GinRan, HistuHina, ByaHisa
(devo assolutamente scrivere su di
loro), e,
rullo di tamburi, RenTatsu, completamente ed assolutamente crack. Ho
letto un
paio di fan fiction che avevano dentro loro come coppia, e mi sono
piaciuti
tantissimo insieme. Lo so, sono la peggiore :’D Penso anche
di scrivere sulla
IchiHime. Così, perché ne ho voglia.
Fatemi
sapere.
Noth.
PS: e
mi piace ommioddio un sacco la parola
“rendezvous”.
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Capitolo 6 *** 06. [GinRan] The aftermath of unpleasant memories ***
06.
GinRan
The
aftermath of unpleasant memories
Anche
quel
giorno l’altro lato di quel letto improvvisato era vuoto.
Rangiku
rimase seduta per qualche minuto, a fissare il pavimento di legno su
cui appena
il giorno prima Gin le aveva augurato la buonanotte, come ogni sera. Ma
quella
mattina non c’era.
Non
che
non fosse abituata a ciò. Solo che sperava che, almeno quel
giorno, non se ne
fosse andato. Certe mattine spariva all’improvviso e tornava
allo stesso
improvviso modo, altre invece la svegliava ed avrebbero mangiato
ciò che
rimaneva del cibo che avevano reperito nei giorni precedenti.
O
forse
era solo il fatto di star comportandosi da gran egoista che la
disturbava.
Dopotutto, Gin non aveva alcuna ragione per continuare a stare al suo
fianco, e
si aspettava che, un giorno o l’altro, se ne sarebbe andato
lasciandola di
nuovo sola come un cane.
Stanca
di pensarci, Rangiku si alzò, sistemandosi i capelli e lo
yukata alla bell’è
meglio. Il freddo cominciava a farsi sentire, e quel giorno di fine
settembre
aveva preso il colore delle foglie autunnali – il rosso,
giallo e marrone che
cominciavano a danzare appena il vento le staccava dai rami. Aprendo la
porta
scricchiolante, Rangiku inspirò a lungo l’aria che
circondava quel distretto di
Rukongai in quel nuovo giorno. Era un peccato che non si fosse
svegliata prima,
avrebbe potuto guardare il sole alzarsi sull’orizzonte come
aveva fatto un paio
di volte assieme a Gin. A quel pensiero, la ragazza
s’incupì ancora una volta.
Proprio
in quel momento, una chioma argentata fece capolino nel suo campo
visivo, e lei
non poté far altro che sorridere per il fatto che non
l’aveva lasciata sola per
davvero. Fece un sospiro di sollievo.
Poco
dopo si sedettero sul pavimento legnoso a mangiare qualche pezzo di
pane che il
ragazzo era riuscito ad avere tra le mani quella mattina. Non si
dissero tante
cose, ma il silenzio che si creava di tanto in tanto era rassicurante,
rilassante. Nonostante ciò, Rangiku non riusciva proprio a
chiedersi perché il
compagno prendesse a volte distanze con lei.
«Voglio
mostrarti una cosa» disse all’improvviso Gin, una
volta che quella povera
colazione fu finita. Radunò il pane rimasto in un pezzo di
stoffa, di cui legò
con cura i lembi e lo posizionò vicino ai loro letti.
La
ragazza lo guardò con un pizzico di curiosità,
prima di seguirlo fuori dalla
capanna in cui abitavano. Lasciarono il distretto in cui essa era
situata, entrando
in una nuova e camminandoci per un
paio
di minuti, prima di addentrarsi in una piccola foresta che Rangiku
aveva
semplicemente guardato con indifferenza le volte in cui passava di
lì. Passo
dopo passo, gli scricchiolii delle foglie secche sotto i loro sandali,
l’odore
di erbe sconosciute nell’aria.
Le
piaceva camminare fianco a fianco con Gin. Si sentiva bene, come quel
giorno in
cui l’aveva conosciuto. Il passato, ormai, non aveva
importanza, ciò che vedeva
davanti era un radioso futuro, senza alcuna preoccupazione e senza
alcun
dolore. A meno che il compagno non se ne fosse andato senza avvertirla,
per
sempre.
«Gin,
dove stiamo andando?» chiese infine, vinta dalla
perplessità. L’altro, a fianco
a lei, aveva sempre la stessa espressione passiva sul volto, nel
risponderle «È
un segreto». Per la prima volta nella vita, Rangiku si rese
conto del fatto che
non aveva mai saputo tanto sul ragazzo, che lui era sempre stato un
mistero ai
suoi occhi.
Gin
intanto
la stava guidando tra gli alberi, i quali avevano il fogliame dai caldi
colori
di un’estate spenta. Alla fine, lei si arrese al fatto che in
quel giorno stava
semplicemente pensando troppo.
Più
in
là s’intravedeva un campo, e a Rangiku
cominciò a battere forte il cuore. Era
una sorpresa? Il ragazzo non aveva detto niente per tutta la durata
della
camminata, e nessuno, fin’ora, le aveva mai fatto una
sorpresa, o almeno,
questo era ciò che riusciva a ricordare.
Ma
quando quel piccolo campo di fiori si estese davanti ai suoi occhi,
sapeva cosa
stava sentendo dentro di lei: incredulità, ed una gran
contentezza. Voltò il
viso meravigliato verso l’amico, che nel frattempo aveva
rotto la sua espressione
senza emozioni in una goffa smorfia imbarazzata. «Ho visto
che ultimamente eri
giù di corda. Volevo farti sorridere, ma non sapevo
come» la informò, mentre lo
sguardo si posava sui fiori che prendevano un allegro color giallo, con
qualche
sprazzo di rosa pesca qua e là. «Poi ho trovato
questo, ed ho pensato che
magari ti sarebbe piaciuto.»
Passò
qualche secondo di silenzio, prima che Gin allungasse i lembi della
bocca in
quello che doveva essere un sorriso, «Buon compleanno,
Rangiku».
La
bionda non riusciva a capacitarsi di tutta la gioia che stava sentendo
in quel
momento. Pensò che certe volte non era male che
l’altro non le dicesse niente. Anche
lei, guardandolo nei suoi occhi ridotti a due fessure, gli
regalò un sorriso.
Finalmente
uno sincero, dopo tutti quei giorni.
~
812
words ~
N/A:
È una sorta di odi et amo
con questa shot. Ma mi piace
molto la frase finale, e leggere i capitoli Deicide
17 e 18 è straziante a dir poco.
Dunque,
ecco una GinRan. Ora non ho tantissimo da dire, sono le 1 di notte e
vorrei continuare
a scrivere la mia altra fanfiction. Di notte ho sempre molta
più ispirazione,
so già su che coppia e cosa scrivere per il prossimo
capitolo. Ad ogni modo, ho
un paio di teorie sul passato di Rangiku, che è
pericolosamente stretta a
quella di Gin e, rullo di tamburi, Isshin e Masaki. Ma ora non ho
voglia di
elencarle.
E
comunque,
credo che questa raccolta avrà solo una decina di capitoli.
Così, giusto per
informarvi (:
Ah,
un
po’ di spam, ora. *laughs* Ho creato una pagina Facebook su
Bleach per tenere
aggiornati i fan di questo manga sulle sue ultime news (ed altre
inutili cose
mie LOL). Se vi va, potete venire a trovarmi qui: CLICK!
Okay,
ho finito. Al prossimo capitolo!
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